RICONOSCERE E DENUNCIARE - UNA BREVE GUIDA SUI CRIMINI D'ODIO - LGBT HATE CRIME
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Autore dei paragrafi 1, 3, 4 e 8 versione originale: Tomas Vytautas Raskevičius Traduttrice dei paragrafi 1, 3, 4, 8 e autrice del capitolo 2 della versione italiana: Paola Parolari Autore del paragrafo 5 versione italiana: Avv. Marco Geremia Autrice del paragrafo 6 versione italiana: Avv. Francesca Rupalti Autore del paragrafo 7 versione italiana: Avv. Michele Poté Designer grafico: Anaida Simonian www.lgbthatecrime.eu Questa pubblicazione è stata prodotta nell’ambito del progetto “Come Forward: Empowering and Sup- porting Victims of Anti-LGBT Hate Crimes”, finanzia- to dal “Rights, Equality and Citizenship Programme” (2014-2020) dell’Unione Europea (JUST/2015/ RACC/AG/VICT/8957). Il partner italiano, nonché coordinatore, del progetto è l’Università degli Stu- di di Brescia. I contenuti di questa pubblicazione sono esclusiva responsabilità degli autori e non possono essere considerati espressione delle idee della Commissione Europea. 2
indice 1. Cos’è un crimine d’odio? 4 2. È illegale? 10 3. Cosa fare dopo l’aggressione? 12 4. Perché denunciare? 18 5. Denunciare alle forze di polizia 22 6. Cosa viene dopo: indagini preliminari e procedimento penale 29 7. I tuoi diritti durante il procedimento penale 33 8. Nel caso tu non voglia denunciare alle forze di polizia 36 9. Contatti utili 38 3
1. Cos’è un crimine d’odio? I crimini d’odio sono atti di rilevanza pe- nale motivati dal pregiudizio verso un particolare gruppo di persone. Per essere con- siderato crimine d’odio, un atto deve avere due caratteristiche: deve costituire reato in base al diritto penale e deve essere motivato dal pre- giudizio. Le motivazioni basate sul pregiudizio posso- no essere definite come opinioni negative pre- concette, assunzioni stereotipate, intolleranza o odio nei confronti di un gruppo di persone che condividono una particolare caratteristica come, ad esempio, razza, etnia, lingua, religio- ne, nazionalità, orientamento sessuale, genere. Anche le persone con disabilità possono esse- re vittima di crimini d’odio. I crimini d’odio possono colpire non solo le persone che effettivamente appartengano a un gruppo protet- to, ma anche persone che, a torto o a ragione, sono ritenute membri di quel gruppo. I crimini d’odio la cui motivazione rinvia all’orientamento sessuale e/o 4
all’identità di genere sono definiti, rispettivamente, omofobici/bifobici o transfobici. I crimini d’odio possono assumere diverse forme: ▪ Violenza fisica; ▪ Violenza sessuale; ▪ Incitamento all’odio; ▪ Bullismo, molestie, intimidazioni, minacce; ▪ Vandalismo o danneggiamenti alla pro prietà; ▪ stalking (condotte persecutorie, ad esempio messaggi o chiamate continue). Queste sono le forme più comuni di crimini d’odio, ma può costituire crimine d’odio qualsiasi altro reato che sia commesso con l’intenzione di esprimere odio contro una persona o un gruppo in ragione di una loro caratteristica protetta. I crimini d’odio di natura omofobica, bifobica e trans- fobica possono colpire non solo le persone lesbiche, gay, bisessuali o transgender, ma anche persone che si battono per i diritti delle persone LGBT, persone che si ritiene appartengano alla comunità LGBT, o persone 5
che sono percepite in qualche modo come associate ad essa. Ciò che rende tale un crimine d’odio è infatti la motivazione che muove chi lo commette, non il reale orientamento sessuale o l’effettiva identità di genere della vittima. In che modo i crimini d’odio si differenziano dagli altri reati? Un crimine d’odio ha un impatto maggiore di quello che deriva dal danno fisico o materiale in sé, perché prende di mira una parte fondamentale dell’identità di una persona e provoca quindi un danno emotivo e psicologico profondo. Può anche accrescere la sen- sazione di vulnerabilità, perché una persona non può cambiare ciò che è, e le caratteristiche che hanno fatto di lei un bersaglio. Inoltre, i crimini d’odio non sono diretti solo contro una persona in particolare, ma anche contro tutte le persone che appartengo- no al suo stesso gruppo o alla sua stessa comunità. I crimini d’odio di natura omofobica, bifobica e trans- fobica mandano un messaggio negativo all’intera comunità LGBT. 6
A volte la reale motivazione del reato rima- ne nascosta. Ad esempio, un ragazzo gay è stato picchiato di fronte a un club gay, ma l’aggressore è stato punito per distur- bo della quiete pubblica. In questo caso, la reale motivazione del reato non è stata riconosciuta. Crimine d’odio: sei stato aggredito perché sei “un frocio” 7
Ovviamente, non tutti i reati compiuti contro una persona che appartiene a un gruppo vulnerabile de- vono essere considerati crimini d’odio. Un reato è un crimine d’odio solo se la motivazione del reato è proprio il pregiudizio nei confronti delle persone che appartengono ad uno specifico gruppo protetto. Non è un crimine d’odio se la violenza fisica viene inflitta durante un alterco sorto a seguito di un inci- dente d’auto, anche se il guidatore di uno dei veicoli coinvolti è gay. Ma è crimine d’odio se una coppia di persone dello stesso sesso viene aggredita sul tram mentre le vengono rivolti insulti omofobici. Non è crimine d’odio se viene rubato un compu- ter nella sede di una organizzazione lesbica. Ma è un crimine d’odio se qualcuno scrive in- sulti omofobici sul muro del palazzo in cui ha sede l’organizzazione. Non è crimine d’odio se una persona trans subi sce maltrattamenti dal/la proprio/a compagno/a. 8
Ma è un crimine d’odio se un gruppo di ragazzi o un membro della sua famiglia la aggrediscono pro- nunciano insulti transfobici. Quanto sono frequenti i crimini d’odio? Secondo le statistiche ufficiali, sono pochi i crimini d’odio di natura omofobica, bifobica e transfobica che si verificano ogni anno. Tuttavia, diverse ricer- che mostrano che la maggior parte dei crimini d’odio non vengono registrati. Questo si deve non soltanto al fatto che molte vittime non denunciano, ma anche al fatto che quelli che dovrebbero essere individuati come crimini d’odio sono spesso trattati dalle forze di polizia come reati “qualunque”, senza che venga dato atto della motivazione d’odio. 9
2. È illegale? Crimini d’odio di natura omofobica, bifobica e transfobica In Italia, le norme penali in materia di discorsi d’odio e di crimini d‘odio, originariamente contenute nella c.d. legge Reale-Mancino, sono recentemente conflui- te nel codice penale. Il decreto legislativo n. 21/2018 ha infatti introdotto gli articoli 604-bis e 604-ter in una nuova sezione del codice dedicata ai “delitti contro l’uguaglianza”. In particolare, l’art. 604-bis punisce gli atti di “propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa”. L’art. 604-ter prevede invece un’aggravante speciale per tutti i reati “punibili con pena diversa da quella dell’ergastolo commessi per finalità di discriminazi- one o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso, ovvero al fine di agevolare l’attività di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i loro scopi le medesime finalità”. Così come la legge Reale-Mancino, anche i nuovi arti- coli 604-bis e 604-ter del codice penale non includo- 10
no l’orientamento sessuale e l’identità di genere tra le caratteristiche protette. Questo però non esclude, ovviamente, che gli atti commessi per finalità di dis- criminazione o di odio di natura omofobica, bifobica o transfobica siano penalmente illeciti ogni qualvolta integrino una fattispecie di reato. Piuttosto, i reati motivati da pregiudizio di natura omofobica, bifobi- ca o transfobica sono punti come reati comuni, in conformità alle norme penali di volta in volta appli- cabili. È bene sapere, inoltre, che alcuni giudici han- no cominciato ad applicare l’aggravante comune dei motivi abietti (art. 60, n. 1 del codice penale) ai reati commessi con motivazione d’odio di natura omofo- bica, bifobica e transfobica. 11
3. Cosa fare dopo l’aggressione? Pensa alla tua sicurezza Se sei stato aggredito o pensi di essere in pericolo immediato, pensa per prima cosa alla tua sicurezza. Se hai bisogno di immediata assistenza da parte delle forze di polizia, chiama il numero di emergenza 112. Se sei testimone di un reato, cerca di essere di aiuto senza mettere a rischio la tua sicurezza. Grida forte, fai qualcosa per attirare l’attenzione di altre persone e, se necessario, chiama il numero di emergenza 112 e informa le forze di polizia. Se vieni aggredito o minacciato, potresti sentire l’impulso di reagire. Tuttavia, così facendo potresti mettere te stesso ancora più a rischio. È meglio infor- mare le forze di polizia e permettere loro di intervenire per gestire la situazione. Evita qualunque scontro non necessario con l’aggressore. Se l’aggressione è avvenuta online (ad esempio, hai ricevuto minacce su Facebook), non affrontare l’autore. Stampa le schermate dei contenuti illegali 12
e, se necessario, blocca il suo account in modo che non possa più contattarti. Se ti hanno aggredito a scuola o in altri istituti di formazione, parla con un insegnante o docente di cui ti fidi o con una ONG che si occupa dei diritti dei bambini/ragazzi. Alcune scuole o istituti potrebbero avere dei servizi di supporto psicologico. Se necessario, chiedi assistenza medica Se sei stato ferito gravemente durante l’aggressione o temi di aver subito lesioni interne, riferiscilo quando chiami il numero di emergenza 112. In questo modo, sul luogo dell’aggressione arriveranno non solo le for- ze di polizia ma anche un’ambulanza. Anche in caso tu non abbia riportato gravi ferite, è comunque raccomandabile cercare l’assistenza di un medico. Recati al più vicino pronto soccorso. Se possibile, fotografa tutte le lesioni visibili. Le foto- grafie potrebbero essere usate in seguito come mezzi di prova. Dopo aver denunciato l’incidente alle forze di polizia, è possibile che anche loro vogliano foto- grafare le lesioni che hai riportato. Se hai ricevuto assistenza medica, chiedi che ti venga consegnata 13
una copia del referto medico, che deve contenere informazioni sulla data e l’ora in cui sei stato visita- to, la descrizione delle lesioni accertate, il nome del personale medico che ti ha assistito e i trattamenti che ti sono stati prescritti. Prendi nota dei dettagli e conserva i dati rilevanti Prendi nota delle cose che ricordi dell’aggressione e di ogni tua osservazione. Fallo il prima possibi- le. È importante scrivere non solo il luogo e l’ora esatti in cui sono avvenuti i fatti, ma anche una descrizione dell’aggressore/degli aggressori. Che aspetto avevano? Come erano vestiti? Avevano qualche caratteristica particolare che può aiutare a identificarli? Se era coinvolto un veicolo, annota la targa e la direzione in cui si è allontanato dal luogo dell’aggressione. Prendi nota anche di ogni possibile testimone. Così come le persone che erano presenti e hanno assis- tito direttamente all’aggressione, anche le persone che abitano nelle case lì intorno potrebbero aver vis- to cos’è successo guardando dalle finestre. Verifica inoltre se c’erano telecamere di sicurezza nei paraggi. Se qualcuno ha assistito direttamente ai fatti, prendi nota dei suoi recapiti (numero di telefono, indirizzo 14
mail...) e, se possibile, chiedigli di scrivere cosa ha visto, di firmare la dichiarazione e di specificare la data. È particolarmente importante annotare cosa l’aggressore/gli aggressori hanno detto o fatto e per- ché pensi che l’aggressione fosse motivata da omo- fobia, bifobia o transfobia: ad esempio, hanno usato insulti omofobici, bifobici o transfobici, sapevano del tuo orientamento sessuale e/o della tua identità di genere, sei stato aggredito presso un luogo di ritrovo della comunità LGBT, ecc. Fai una foto dei danni inflitti dall’aggressore/dagli aggressori a cose di tua proprietà (ad esempio, se la tua macchina è stata rigata con delle chiavi o dan- neggiata in altri modi). Conserva in un luogo sicuro ogni elemento di prova disponibile, come vestiti, fotografie, lettere o email, SMS o MMS. Se esiste la possibilità che l’aggressore/ gli aggressori abbiano lasciato le loro impronte di- gitali da qualche parte, non toccare la superficie e segnalalo agli operatori di polizia che stanno com- piendo le indagini. Tutti i dati che hai raccolto e gli appunti che hai preso devono essere inviati agli operatori di polizia incari- 15
cati delle indagini o al procuratore. Ricorda che puoi farlo non solo nel momento in cui vieni sentito la pri- ma volta dagli operatori di polizia, ma in qualunque momento successivo delle indagini. Dillo a qualcuno Se sei vittima di un crimine d’odio, è importante che tu capisca che non è colpa tua. Tu sei la vittima e non sei responsabile del comportamento di chi, in violazione della legge, ha attentato alla tua dignità, incolumità e sicurezza. Fare esperienza di un crimine d’odio può traumatiz- zarti e farti sentire spaventato, e questo può com- portare gravi conseguenze psicologiche – intensi sentimenti di paura, ansia e insicurezza. È importante che tu non stia da solo quando ti senti così. Parla con le persone care: può essere un amico, un familiare, o qualcun’altro che ti è vicino. Puoi anche chiamare una helpline per un supporto emotivo: ad esempio, contat- ta Gay helpline (800 713 713, http://www.gayhelpli- ne.it/), il contact center antiomofobia e antitransfobia per persone gay, lesbiche, bisex e trans, attivo dal lunedì al sabato dalle 16 ore alle ore 20. Parlare con qualcuno e condividere i tuoi sentimenti a volte può 16
farti sentire meglio. Ma se senti che l’aggressione ti ha scosso profondamente, che parlare con le persone che ti sono care non ti aiuta e che continui a stare male, considera di contattare un servizio di assisten- za per un supporto professionale. Crimine d’odio: hanno detto che ti avrebbero picchiato se non avessi smesso di “mostrare le tue tendenze” 17
4. Perché denunciare? Alcuni di noi hanno subito diverse aggressioni omofobiche, bifobiche o transfobiche, facen- do esperienza di attacchi verbali, minacce, o addirittura violenze fisiche. Spesso scegliamo di non denunciare perché abbiamo paura di non essere presi sul serio, che il nostro orienta- mento sessuale e/o la nostra identità di genere vengano svelati, o che gli operatori di polizia abbiano gli stessi pregiudizi omofobici, bifobici o transfobici di chi ci ha aggredito. A volte non denunciamo perché crediamo di non avere bi- sogno dell’aiuto degli altri, o di non meritarlo. Potrebbe sembrare che non valga la pena di denun- ciare abusi e molestie; che pochi minuti di sofferenza non meritino tutto lo sforzo necessario a denunciare. Tuttavia, denunciare può fare la differenza. Quando denunci, aiuti te stesso a sentirti meno indifeso. Se denunci ciò che è successo significa che stai difen- dendo te stesso e opponendo resistenza a chi pensa che le persone LGBT dovrebbero stare nascoste e 18
vivere nella paura. Quando denunci, stai anche aiu- tando le forze di polizia a fare il loro lavoro in modo migliore, identificando gli autori del reato e assicuran- do la sicurezza dell’intera società. La violenza di natura omofobica, bifobica e transfo- bica è un enorme problema – la maggior parte di noi conosce qualcuno che l’ha subita. Tuttavia, le infor- mazioni su questi reati sono molto limitate, perché molte persone non denunciano ciò che subiscono. Finché le autorità non conosceranno l’effettiva dif- fusione della violenza omofobica, bifobica e trans- fobica, e l’impatto di questa violenza sulla comunità LGBT e sui suoi membri, non si daranno da fare e non attueranno strategie per combattere il fenome- no. Le forze di polizia concentrano le loro risorse su problemi visibili. Se non sanno che il problema esiste, come possono risolverlo? Quindi, ogni volta che denunci, aiuti le forze di polizia a farsi un quadro più chiaro dei crimini d’odio di natura omofobica, bi- fobica e transfobica che vengono commessi nella tua comunità e nella zona in cui vivi. Ci sono inoltre altri vantaggi nel denunciare i crimini d’odio di natura omofobica, bifobica e transfobica alle forze di polizia. Quando parli della tua esperienza e sporgi denuncia, la affronti nel modo più produttivo e utile. Denunciando, sarai in grado di avere una per- 19
cezione più lucida della situazione, perché potresti riuscire a lasciarti alle spalle ogni possibile sentimen- to di rabbia e delusione. Inoltre, denunciando, aiuti anche ad assicurare i colpevoli alla giustizia. Questo contribuirà a dissuadere altri potenziali aggressori (ad esempio, gruppi estremisti) dal maltrattare persone LGBT. Infine, le persone che denunciano crimini d’odio di natura omofobica, bifobica e transfobica diventano un esempio positivo per altre vittime, dando loro il coraggio di parlare della loro esperienza, di chiedere aiuto e di difendere i propri diritti. Indipendentemente dal fatto di aver sporto denuncia alle forze di polizia, vale comunque la pena di segna- lare ciò che è avvenuto, anche anonimamente, ad un’associazione LGBT e ad OSCAD (l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori istituito pres- so il Dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell’Interno). Infatti, OSCAD raccoglie dati su crimini d’odio di natura omofobica, bifobica e transfobica e li trasmette a ODIHR (l’Ufficio per le istituzioni demo- cratiche e i diritti umani dell’OSCE). Ogni segnalazione svolge un ruolo fondamentale nella raccolta di infor- mazioni. Le statistiche sono importanti e forniscono una base per rivendicare azioni volte a cambiare la situazione attuale. 20
Crimini d’odio: per la strada sei stato molestato come “omosessuale”, sei stato insultato e umiliato 21
5. Denunciare alle forze di polizia Quando e dove puoi denunciare? I crimini d’odio commessi in Italia possono essere denunciati: ▪ in forma orale presso gli Uffici di Polizia Giu- diziaria (Carabinieri, Polizia di Stato), i quali avranno cura di redigere verbale di ricezione e di rilasciarne copia agli interessati; ▪ in forma scritta presso gli Uffici di Polizia Giudiziaria; ▪ le persone che, per comprovati motivi, sono impossibilitate a raggiungere gli Uffici di Po- lizia Giudiziaria, possono chiedere di effettu- are la denuncia a domicilio; ▪ alcuni Uffici di Polizia Giudiziaria consento- no, in via sperimentale e limitatamente ad alcune ipotesi criminose (es. furto), di pro- porre una denuncia online, salvo l’obbligo 22
di presentarsi personalmente nelle 48 ore successive per confermare la denuncia; ▪ l’atto di denuncia/querela può essere pre- sentato, inoltre, direttamente presso la Pro- cura della Repubblica presso il Tribunale competente, che rilascerà copia con attes- tazione di avvenuto deposito. Come puoi denunciare alle forze di polizia? Gli atti con i quali si dichiara alla Polizia Giudiziaria che è stato commesso un reato vengono definiti, a seconda dei casi, denuncia oppure querela e l’autorità che è venuta a conoscenza della notizia di reato ha l’obbligo di riferire, senza ritardo, al Pubblico Minis- tero, incaricato di dirigere le indagini. La denuncia contiene l’esposizione dei fatti ed è sot- toscritta dal denunciante. Chiunque sia a conoscenza di un reato può denunciarlo. La querela, invece, è la dichiarazione con la quale la persona che ha subito un reato esprime la volontà che si proceda per punire il colpevole. L’atto di qu- erela è a forma libera ma è necessario che, oltre ad essere descritto il fatto-reato, risulti chiara la volontà 23
del querelante che si proceda per punire il colpevole. Il termine per proporre querela è: ▪ entro 3 mesi dal giorno in cui si ha notizia del fatto che costituisce il reato; ▪ entro 6 mesi per reati contro la libertà ses- suale (violenza sessuale, atti sessuali con minorenne e atti persecutori). È possibile ritirare la querela precedentemente pro- posta, tranne nel caso di violenza sessuale, atti ses- suali con minorenni e, in determinati casi, quando si procede per atti persecutori. La revoca della querela prende il nome di remissione. Affinché la querela sia archiviata, è necessario che la remissione sia accet- tata dal querelato. È sempre opportuno indicare nella denuncia/querela che si vuole essere avvisati della richiesta di archi- viazione eventualmente proposta dal Pubblico Mi- nistero, così come è utile chiedere di essere avvertiti dell’eventuale richiesta di proroga delle indagini. È importante che nella denuncia/querela vengano indicati tutti i dettagli concernenti il modo in cui il reato è stato commesso, le generalità dei testimoni, 24
se presenti, nonché qualsivoglia altro elemento utile alle indagini. È parimenti importante, inoltre, specificare che si tratta di reato commesso per ragioni di odio omo- fobico, bifobico o transfobico. Se denunci di perso- na oralmente, assicurati che questo aspetto venga riportato nel verbale che firmerai. Sebbene, infatti, l’ordinamento penale italiano non preveda ancora il reato/l’aggravante di omofobia, bifobia e transfo- bia, la puntuale descrizione del movente d’odio può aiutare il Pubblico Ministero a delineare in maniera più puntuale la fattispecie penale applicabile al caso concreto. In particolare, assicurati che dalla denuncia/querela emerga chiaramente perché pensi che si sia trattato di un crimine d’odio di natura omofobica, bifobica o transfobica. Sono stati pronunciati insulti omofobi- ci, bifobici o transfobici? Ti stavi tenendo per mano con il tuo partner dello stesso sesso? L’aggressione è avvenuta mentre te ne andavi da un luogo di incontro per persone LGBT (ad esempio, un night club)? Le persone che hanno commesso il reato ti avevano già molestato in ragione del tuo orientamento sessuale e/o della tua identità di genere? 25
Valutazione sull’esistenza di bisogni particolari L’indicazione del movente d’odio assume importan- za anche al fine di garantire una protezione efficace alla vittima, strumento che oggi risulta notevolmente potenziato grazie al parziale recepimento nel nostro ordinamento della Direttiva 2012/29/UE sulle vittime di reato. In effetti, la normativa sovranazionale richiede agli Stati membri di operare una pronta valutazione del livello di vulnerabilità delle vittime dei reati, al fine di poter personalizzare le misure di protezione. La valutazione individuale dovrà, quindi, tenere in debi- ta considerazione le caratteristiche personali della vittima (età, genere, etnia, razza, religione, orienta- mento sessuale, salute, disabilità, ma anche il livello di criminalità presente nella sua zona di residenza), le sue relazioni con la persona indagata, nonché la natura del reato e le sue circostanze. La puntuale descrizione del fatto, con la corretta valorizzazione del motivo d’odio, potrebbe, pertan- to, indurre il Pubblico Ministero ad applicare misure speciali di protezione, arrivando anche a richiedere per la vittima del reato lo status di soggetto partico- larmente vulnerabile. 26
La qualificazione della vittima come soggetto parti- colarmente vulnerabile consente di predisporre in suo favore i particolari strumenti di tutela che il nostro ordinamento riconosce a questa figura, tra i quali, in particolare: ▪ l’assistenza di un esperto in psicologia o psichiatria quando si procede a raccogliere le dichiarazioni della vittima, nelle ipotesi in cui si procede per reati di violenza o sfrut- tamento sessuale; ▪ la piena salvaguardia della vittima garantita evitando, ove possibile, che abbia contatti con l’indagato e che venga chiamata più volte a rendere sommarie informazioni, salvo, ovvia- mente, l’assoluta necessità per le indagini. Le misure speciali di protezioni verranno adattare alla tua situazione e ai tuoi bisogni specifici, oltre che alla natura del reato che hai subito. Se ritieni che deter- minate misure di protezione ti aiuterebbero a ridur- re lo stress legato alle indagini e/o al procedimento penale, informane l’operatore di polizia o il Pubblico Ministero. Se emergono nuovi elementi durante le indagini, la valutazione può essere aggiornata e possono essere disposte nuove misure speciali di protezione. 27
La vittima del reato potrà sempre avere notizie sullo stato del procedimento, chiedendo informazioni alla Procura della Repubblica presso il Tribunale compe- tente, in modo da poter proporre tempestivamente le proprie osservazioni. Crimine d’odio: sulla tua macchina hanno scritto “qui non c’è posto per i froci” 28
6. Cosa viene dopo: indagini preliminari e procedimento penale Come sono condotte le indagini preliminari? La presentazione di una denuncia o di una querela alle forze dell’ordine o alla Procura della Repubbli- ca non significa che verrà necessariamente avviata un’indagine preliminare e quindi un procedimento pe- nale. La decisione di avviare un’indagine verrà presa dal Pubblico Ministero dopo aver valutato le informa- zioni fornite nella denuncia o nella querela. Il denunciante/querelante non viene informato dell’avvio del procedimento. Può però richiedere, con apposita richiesta alla Procura della Repubblica competente per territorio, se vi sono procedimenti nei quali compare come persona offesa dal reato. 29
All’atto della denuncia/querela è possibile scegliere un indirizzo designato per la ricezione di informazi- oni riguardanti l’indagine e chiedere di essere infor- mati della possibile richiesta di archiviazione, al fine di poter proporre opposizione e fornire nuovi spunti d’indagine. Le indagini preliminari sono la prima fase del procedi- mento penale. Il loro scopo è delineare rapidamente e accuratamente tutti i dati rilevanti al fine di indagare sulle circostanze del reato e identificare la persona che l’ha commesso. Il sospettato e i testimoni posso- no essere interrogati. Durante le indagini, il Pubblico Ministero o la Polizia Giudiziaria potranno anche in- terrogare la persona offesa in qualità di persona infor- mata sui fatti. In tal caso essa si dovrà recare presso gli uffici della Polizia Giudiziaria o presso la Procura della Repubblica e rispondere ad alcune domande. Le indagini preliminari sono una fase in cui, salvo al- cune eccezioni, vige il segreto istruttorio. Al termine delle indagini, il Pubblico Ministero, se non ritiene di chiedere l’archiviazione del caso, depositerà le risul- tanze delle indagini preliminari e successivamente richiederà il rinvio a giudizio. Durante tutto il procedimento la persona offesa può essere assistita da un avvocato. A tal fine, può nomi- 30
nare un difensore di fiducia e richiedere, se sussis- tono determinati requisiti di reddito, che l’assistenza legale sia a carico dello Stato. Quando l’indagine rigu- arda determinati reati, particolarmente insidiosi per la vittima (es. stalking o maltrattamenti), il patrocinio a spese dello Stato viene concesso a prescindere dal reddito. Cosa avviene DOPO le indagini preliminari? Una volta concluse le indagini preliminari, ci potrà es- sere l’udienza preliminare, durante la quale il giudice valuterà se vi sono sufficienti elementi di prova per sostenere l’accusa in giudizio. Durante il processo ordinario, in dibattimento e nel contraddittorio fra tutte le parti, verranno assunte le prove. Probabilmente la persona offesa dovrà tes- timoniare durante il processo. In tal caso, ne verrà informata. Di norma le udienze sono pubbliche. Tut- tavia, in alcuni casi, il giudice può decidere che il pro- cesso, o parte di esso, si svolga a porte chiuse (ad esempio, maltrattamenti, violenza sessuale, riduzione o mantenimento in schiavitù). Alla fine, il giudice deciderà se l’imputato è colpevole di aver commesso il reato di cui è stato accusato. La 31
decisione del giudice si baserà sulle prove presentate durante il processo. Crimine d’odio: sei stato perseguitato, hai ricevuto molte telefonate offensive, messaggi o email, che facevano riferimento al tuo orientamento sessuale e/o alla tua identità di genere 32
7. I tuoi diritti durante il procedimento penale A seguito del parziale recepimento della Diretti- va 2012/29/UE, operato con Decreto Legislativo n. 212/2015, tu hai alcuni diritti connessi al modo in cui il procedimento penale viene condotto: ▪ L’art. 90 bis c.p.p. prevede che la vittima rice- va un elenco chiaro ed esaustivo dei diritti e delle facoltà che l’ordinamento le riserva. Tali informazioni devono essere fornite alla vittima in una lingua a lei comprensibile. ▪ L’art. 90 ter c.p.p. stabilisce che nei procedi- menti per delitti commessi con violenza alla persona sono immediatamente comunicati alla parte offesa che ne abbia fatto richi- esta, con l’ausilio della Polizia Giudiziaria, i provvedimenti di scarcerazione e di cessa zione della misura di sicurezza detentiva, 33
ed è altresì data tempestiva notizia, con le stesse modalità, dell’evasione dell’imputato in stato di custodia cautelare o del condan- nato, nonché della volontaria sottrazione dell’internato all’esecuzione della misura di sicurezza detentiva. ▪ L’art. 143 bis c.p.p. prevede che l’autorità procedente nomini un interprete, quando occorra tradurre uno scritto in lingua stra- niera o in un dialetto non facilmente intelle- gibile, ovvero quando la persona che vuole o deve fare una dichiarazione non conosce la lingua italiana. Inoltre, l’autorità procedente nomina, anche d’ufficio, un interprete, qu- ando occorre procedere all’audizione della persona offesa che non conosce la lingua italiana. Infine, la persona offesa che non co- nosce la lingua italiana ha diritto alla tradu- zione gratuita di atti, o parti degli stessi, che contengono informazioni utili all’esercizio dei suoi diritti. ▪ Il D.Lgs. n. 212/2015 ha stabilito che nel cor- so delle indagini preliminari la persona of- fesa particolarmente vulnerabile non deve avere contatti con la persona sottoposta ad indagini e non deve essere chiamata 34
più volte a rendere sommarie informazioni, salvi i casi di assoluta necessità. Inoltre, è preferibile che si proceda all’assunzione del- la testimonianza della persona offesa me- diante incidente probatorio e con modalità protette. ▪ La persona offesa che non conosce la lin- gua italiana, se presenta una denuncia o una querela dinnanzi alla Procura della Repubbli- ca presso il Tribunale, ha diritto di utilizza- re una lingua a lei conosciuta e di ottenere, previa richiesta, la traduzione in una lingua a lei conosciuta dell’attestazione di ricezione della denuncia o della querela. ▪ La persona offesa ha diritto di essere avvi- sata che può accedere, per quanto riguarda l’assistenza legale, al patrocinio a spese dello Stato, ove ne ricorrano le condizioni reddituali. 35
8. Nel caso tu non voglia denunciare alle forze di polizia Anche se hai deciso di non sporgere denuncia, puoi sempre segnalare ciò che è successo ad OSCAD e/o ad un’organizzazione LGBT. Puoi scrivere ad OSCAD all’indirizzo email oscad@ dcpc.interno.it, anche in forma anonima. Verrai con- tattato telefonicamente solo se tu sei d’accordo, e la tua segnalazione verrà trasmessa alle forze di polizia solo se tu vuoi. La tua segnalazione renderà la tua esperienza visibile, contribuendo a raccogliere dati statistici sui crimini d’odio di natura omofobica, bifo- bica e/o transfobica. Se contatti un’organizzazione LGBT, questa potrà for- nirti servizi di supporto o consigliarti su dove puoi ricevere un’assistenza qualificata e specializzata. 36
Ricorda che segnalare l’accaduto a OSCAD e/o ad un’organizzazione LGBT non equivale a sporgere de- nuncia. Nel caso tu stia fronteggiando una minaccia imme- diata, chiama sempre e comunque il numero di emer- genza 112. 37
9. Contatti utili Gay Help Line 800 713 713 Contact center antiomofobia e antitransfobia per persone gay, lesbiche, bisex e trans, gestito dal Gay Center Via Nicola Zabaglia 14 – 00153 Roma Tel.: 800 713 713 e-mail: info@gayhelpline.it Sito web: http://www.gayhelpline.it Arcigay Associazione LGBTI Italiana Via Don Minzoni 18 – 40121 Bologna Tel: 051 0957241 e-mail: info@arcigay.it Sito web: www.arcigay.it Arcilesbica Associazione nazionale delle donne lesbiche italiane e-mail: segreteria@arcilesbica.it Sito web: www.arcilesbica.it 38
MIT (Movimento Identità Transessuale) Via Polese 22 – 40120 Bologna Tel: 051 27 16 66 e-mail: info@mit-italia.it Sito web: www.mit-italia.it Avvocatura per i diritti LGBTI – Rete Lenford Associazione di avvocati e giuristi – consulenza e assistenza legale Via Zambonate 33 24122 Bergamo e-mail per informazioni: info@retelenford.it e-mail per richieste di aiuto: sos@retelenford.it Tel: 035 19904497 Sito web: www.retelenford.it OSCAD Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discri- minatori, istituito presso il Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno e-mail: oscad@dcpc.interno.it http://www.interno.gov.it/it/ministero/osservatori/ osservatorio-sicurezza-contro-atti-discriminatori- oscad 39
www.lgbthatecrime.eu Pubblicato dall’Università degli Studi di Brescia www.unibs.it Le informazioni fornite in questa pubblicazione sono di natura indicativa.
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Questa pubblicazione ti aiuterà a rispondere alle seguenti domande: ▪ Come posso identificare un crimine d’odio di natura omofobica, bifobica o transfobica? ▪ Come posso denunciare un crimine d’odio di natura omofobica, bifobica o transfobica? ▪ Perché dovrei denunciare un crimine d’odio di natura omofobica, bifobica o transfobica? ▪ Quali sono i miei diritti in quanto vittima di un crimine d’odio di natura omofobica, bifobica o transfobica? Speriamo che questa pubblicazione possa aiutarti a sentirti più sicuro e a decidere di non stare in silen- zio. I crimini d’odio di natura omofobica, bifobica e transfobica sono reati, e possiamo combatterli solo insieme! www.lgbthatecrime.eu 4
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