PARTE II: METODOLOGIA E TECNICHE DEL KRIYA YOGA

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PARTE II: METODOLOGIA E TECNICHE DEL KRIYA YOGA
PARTE II: METODOLOGIA E TECNICHE DEL KRIYA YOGA

                                          Importante
Le tecniche qui descritte sono esposte solamente per motivi di studio, per servire come
raffronto col lavoro di altri ricercatori. Da questa condivisione spero derivi un feedback
intelligente. Osservazioni, critiche, correzioni e aggiunte saranno ben ricevute. Prima di
cominciare a porvi tutte le domande più strane possibili e immaginabili, leggete
completamente la Parte II e III di questo libro in modo da avere una completa visione
della materia. Scoprirete che molte domande trovano risposta man mano che proseguite
con la lettura.
        Tengo a precisare che questo libro non è un manuale di Kriya Yoga! Forse in
futuro ne scriverò uno e allora affronterò il problema di come dividere l'intero
argomento in diverse lezioni cercando, per ciascuna fase d’apprendimento, di fornire
tutti i consigli necessari. In ogni caso, certe tecniche non possono essere apprese
leggendo un manuale. Ci sono tecniche delicate come per esempio il Maha Mudra, il
Kriya Pranayama, il Thokar, lo Yoni Mudra che è impensabile apprendere senza l'aiuto
di un esperto che controlli la loro esecuzione. Ogni persona è diversa e nessuno può dire
a priori quali saranno gli effetti di una determinata tecnica, soprattutto se praticata in
dosi consistenti.
        L'autore non si assume alcuna responsabilità nel caso di risultati negativi,
particolarmente nel caso in cui uno decida di praticare le tecniche senza aver cercato la
supervisione di un esperto. Coloro che intendono portare avanti questa pratica
dovrebbero farlo con il dovuto senso del sacro e la consapevolezza della ricchezza che
essa potrà portare nella loro vita. Sebbene ognuno ha il diritto e il dovere di controllare
il suo destino, garantirsi il consiglio o la guida di un esperto è indispensabile.

N.B. Quando ci si reca da un esperto, è necessario comunicargli l’esistenza di ogni eventuale
problema fisico, come ipertensione, problemi ai polmoni, segni di iperventilazione… Se avete
particolari problemi fisici, un esperto potrà raccomandarvi una forma delicata di Kriya
Pranayama e dei Mudra ad esso collegati – e se necessario potrebbe raccomandare di praticarli
solo mentalmente.

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PARTE II: METODOLOGIA E TECNICHE DEL KRIYA YOGA
CAPITOLO 6
                        LE TECNICHE DEL PRIMO KRIYA

          Localizzazione dei Chakra e di particolari centri nel cervello

I Chakra sono sottili organi astrali localizzati entro la spina dorsale; gradini
ideali di una scala mistica che porta la coscienza del singolo ad incontrare la più
elevata esperienza estatica. Nel Kriya non cerchiamo di visualizzare un Chakra
ma di percepire approssimativamente la sua sede. La pratica dei diversi livelli del
Kriya Yoga raffinerà questa percezione. Di certo non è possibile eliminare la
visualizzazione del tutto ma se sprecate il vostro tempo nel cercare di ricreare
internamente le immagini suggestive che trovate sui libri New Age, potreste
correre il rischio di perdere l’autentico significato delle tecniche Kriya. Al
contrario, quando certe condizioni particolari si stabiliscono – silenzio mentale,
rilassamento del corpo, intensa aspirazione dell’anima – la pratica del Kriya
Pranayama prende, per così dire, la "strada interiore" e la Realtà Spirituale si
manifesta. Percepirete allora la realtà dei Chakra nella dimensione astrale. Sarete
capaci di ascoltare le loro vibrazioni astrali come pure particolari toni di luce che
emanano dalle loro sedi. Svilupperete l'abilità di distinguere le diverse frequenze
di vibrazione di ciascun Chakra. La pratica del Kechari Mudra (spiegata in
questo capitolo) favorirà questa esperienza specialmente nei momenti in cui il
"vento" del respiro si placherà.
       Perciò non siate maniacalmente precisi sulla sede di ciascun Chakra. Qui
non troverete istruzioni come: ''il terzo Chakra è localizzato presso L3 (terza
Vertebra Lombare) all'altezza dell'ombelico'' or ''il quinto Chakra è localizzato
presso C7'' …. o istruzioni su come visualizzare il loro supposto specifico colore
e il numero dei loro petali, ciascuno decorato con una lettera Sanscrita... Una
eccessiva visualizzazione "creativa" è contraria a mettere in moto il processo del
Kriya.

La natura di ciascun Chakra rivela due aspetti, uno interno e uno esterno.
L'aspetto interno di un Chakra, la sua essenza, è una vibrazione di "luce" che
attrae la tua consapevolezza verso l'alto, verso lo Spirito. L'aspetto esteriore di
un Chakra, il suo lato fisico, è una ''luce'' diffusa che desta e sostiene la vita del
corpo fisico. Ora, quando sali lungo la spina dorsale durante il Kriya Pranayama,
puoi concepire i Chakra come piccole "luci incerte" che illuminano il tubo cavo
che è la colonna spinale. Quando la consapevolezza è poi guidata verso il basso,
i Chakra sono intimamente percepiti come organi che distribuiscono energia (che
scende dall'Infinito sopra di noi) nel corpo. Raggi di luce partono dalla loro sedi,
ravvivando quella parte del corpo che si trova davanti a loro.

II primo Chakra, Muladhara è localizzato alla base della colonna spinale proprio
sopra la regione del coccige; il secondo Chakra, Swadhisthana, si trova nella

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regione sacrale a metà strada tra Muladhara e Manipura; il terzo Chakra,
Manipura, è nella regione lombare all'altezza dell'ombelico. Il quarto Chakra,
Anahata, è nella regione dorsale; la sua sede può essere individuata avvicinando
le scapole e concentrandosi sui muscoli tesi tra di esse. Il quinto Chakra,
Vishuddha, si trova dove il collo si unisce alle spalle. La sua sede può essere
individuata oscillando la testa lateralmente, mantenendo il busto ben fermo,
concentrandoci sul punto dove si percepisce un particolare suono come di un
qualcosa che viene macinato.
        Tramite la pratica del Kriya Pranayama imparerete come individuare la
sede del Midollo Allungato o Medulla (che si trova alla sommità della spina
dorsale). Rimanendo centrati nel Midollo Allungato, convergete lo sguardo
interiore verso Bhrumadhya, il punto tra le sopracciglia e osservate una debole
luce interiore in quella regione. Se venite indietro di otto centimetri dal luogo
dove appare la luce, avrete trovato la sede del sesto Chakra Ajna. Questo
Chakra è considerato la ''sede dell'anima'' ovvero la ''porta che conduce nel regno
dello Spirito.'' Trovando stabilità di concentrazione in tale zona, la luce interiore
del Bhrumadhya si espanderà nell'esperienza dell'occhio spirituale (Kutastha) un
punto luminoso nel centro di un'infinita radianza sferica. Questa esperienza è
l'entrata regale nella Coscienza Divina immanente nell'universo fisico.
Sperimenterete l'intero universo come il vostro corpo. Questa esperienza è anche
detta Kutastha Chaitanya. [Talvolta in termine Kutastha e usato al posto di
Bhrumadhya.]

                           Figura 1. Posizione dei Chakra

L'energia che fluisce attraverso la Nadi della lingua durante il Kechari Mudra
stimola la ghiandola pituitaria. La ghiandola pituitaria, o ipofisi, è una
ghiandola endocrina della dimensione più o meno di un pisello. Essa forma una
protrusione sul pavimento dell'ipotalamo. Si dice essere la sede fisica di Ajna

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Chakra.
       Uno dei più grandi misteri del sentiero spirituale è il ruolo della
ghiandola pineale, o epifisi. Questa è un'altra piccola ghiandola endocrina nel
cervello. Ha la forma di una piccola pigna (simbolicamente, molte
organizzazioni spirituali, hanno usato la pigna come una icona). Essa è situata
dietro la ghiandola pituitaria, nella parte posteriore del terzo ventricolo del
cervello. Avere piena esperienza della bianca Luce spirituale in tale punto è
considerato il sommo dei raggiungimenti della propria Sadhana (pratica
spirituale.)

Nel commento alla Bhagavad Gita di Swami Pranabananda Giri troviamo un
cenno a due ulteriori centri spirituali nel cervello: Roudri e Bama. Roudri si
trova sul lato sinistro del cervello sopra l'orecchio sinistro mentre Bama si trova
sul lato destro del cervello sopra l'orecchio destro. Avremo occasione di
utilizzarli nella pratica di quei Kriya superiori che avvengono nella regione del
cervello sopra il piano ideale contenente Ajna Chakra.

Bindu è localizzato nella regione occipitale. Esso è il punto Sikha dove
l’attaccatura dei capelli forma una specie di vortice. (È qui che alcuni Indù, con
la testa rasata, mantengono una ciocca di capelli.) Durante la prima parte del
Kriya Pranayama, alla fine di ciascuna inspirazione, la coscienza tocca il Bindu
per alcuni istanti. Nelle fasi più elevate del Kriya Pranayama, quando la
consapevolezza trova la Tranquillità in Bindu, diveniamo consapevoli della
Fontanella [ci riferiamo alla Fontanella anteriore detta anche ''Bregma''].
Sahasrara si trova alla la sommità del capo. Esso è percepito come luce che si
irradia dalla parte superiore del cranio. L'ottavo Chakra è il centro spirituale più
elevato di cui ci occuperemo. Esso è situato circa trenta centimetri sopra la
Fontanella.

Posizione Adatta alla Meditazione
Ci si siede rivolti ad Oriente. Secondo Patanjali, la posizione dello Yogi (Asana)
deve essere stabile e comoda.

Mezzo-loto: La maggior parte dei kriyaban si trova a proprio agio sedendo in
questa posizione che è stata utilizzata per la meditazione da tempo immemorabile
perché fornisce una posizione seduta comoda, molto facile da ottenersi. Il
segreto è di mantenere una spina dorsale eretta sedendo sul bordo di uno spesso
cuscino in modo tale che le natiche siano leggermente sollevate. Si può sedere a
gambe incrociate mentre le ginocchia stanno sul pavimento.
        Sollevate il piede sinistro e portatelo verso il corpo in modo che la suola
del piede sinistro aderisca comodamente all'interno della coscia destra. Tirate il
tallone del piede sinistro il più possibile verso l'inguine. La gamba destra è
piegata al ginocchio ed il piede destro è posto comodamente sopra la coscia
sinistra o il polpaccio o entrambi. Il ginocchio destro è abbassato il più possibile

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verso il pavimento.
           La migliore posizione per le mani è con dita intrecciate come si può
    osservare nella famosa foto di Lahiri Mahasaya. Ciò crea un buon equilibrio di
    energie dalla mano destra alla sinistra e viceversa. La posizione delle mani per la
    meditazione e per il Pranayama è la stessa in quanto ci si muove dal Pranayama
    alla meditazione senza soluzione di continuità. Di solito nemmeno ce se ne rende
    conto.
           Quando ci sono problemi di salute o si verificano particolari condizioni
    fisiche, può essere provvidenziale praticare il mezzo loto su una sedia, purché
    non abbia braccioli e sia abbastanza grande. In questo modo, una gamba alla
    volta può essere abbassata e l'articolazione del ginocchio rilassata!

    Siddhasana (Posa Perfetta) è di difficoltà media. La pianta del piede sinistro è
    posta contro la coscia destra mentre il tallone preme sul perineo. Il tallone destro
    è posto contro l'osso pubico. Questa posizione delle gambe, abbinata al Kechari
    Mudra, chiude il circuito pranico e rende il Kriya Pranayama facile e proficuo.
    Si spiega che questa posizione aiuta a divenire consapevoli dei movimenti del
    Prana.

     Padmasana (Posizione del loto) è una posizione difficile, a volte impossibile da
    sostenere oltre pochissimi minuti. Il piede destro è posto sulla coscia sinistra ed
    il piede sinistro sulla coscia destra con le piante dei piedi rivolte verso l’alto. Si
    spiega che, accompagnata dal Kechari e dal Shambhavi Mudra, questa posizione
    crea una condizione energica nel corpo adatta a produrre l'esperienza della luce
    interna che proviene da ciascun Chakra. Essa aiuta a mantenere il torso eretto
    quando, con il raggiungimento del profondo Pratyahara, esso tende a piegarsi o
    a cadere. Sedere in Padmasana (posizione del loto) è incomodo per un
    principiante, le ginocchia e le caviglie danno un dolore intenso. Personalmente,
    non consiglio a nessuno di eseguire questa difficile posizione. Ci sono yogi che
    hanno dovuto farsi togliere la cartilagine dalle ginocchia dopo che per anni
    avevano imposto alle loro membra la posizione Padmasana.

    Otto Tecniche Base del Kriya Yoga 1
    Le seguenti tecniche sono di solito condivise durante la prima iniziazione al
    Kriya Yoga: Talabya Kriya, Om Japa (nei Chakra), Kriya Pranayama (spesso
    indicato semplicemente come Pranayama) in quattro parti, Navi Kriya, Maha
    Mudra, Kriya Pranayama col respiro breve, Pranayama mentale e Yoni Mudra. 2

1
     Mi propongo di migliorare continuamente la spiegazione delle tecniche che seguono. Potete visitare
    almeno una volta all'anno il sito www.kriyayogainfo.net per controllare se ci sono dei raffinamenti nella
    spiegazione delle tecniche.

    2
     La tecnica del Kriya Pranayama con respiro breve potrebbe essere considerata una variante del Kriya
    Pranayama e quindi introdotta nel prossimo capitolo. Ci sono delle buone ragioni per introdurla qui.
    Questa questione verrà affrontata nel prossimo capitolo.

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PARTE II: METODOLOGIA E TECNICHE DEL KRIYA YOGA
1. Talabya Kriya
Comincia con la lingua che si trova in posizione rilassata, con la punta che tocca
leggermente il lato interno dell'arcata superiore dei denti. Ora premi l'intero
corpo della lingua contro il palato superiore per creare un effetto ventosa. Molti
praticano il Talabya Kriya in modo sbagliato poiché volgono istintivamente
indietro la lingua (o la tengono verticale) ma questo annulla completamente
l'intero effetto. È importante far sì che la punta della lingua, prima di essere
premuta contro il palato superiore, tocchi il lato interno dell'arcata superiore dei
denti.
        Mantenendo la lingua premuta sul palato superiore, abbassa la mascella
inferiore finché senti chiaramente l'allungamento del frenulo (il tessuto che
unisce la lingua alla base della bocca). Libera la lingua con uno schiocco, poi
spingila fuori dalla bocca in modo che punti verso il mento. All'inizio non
superare le 10 ripetizioni al giorno onde non sforzare troppo o produrre uno
strappo al frenulo. In seguito si raggiungono le 50 ripetizioni in circa due minuti
(110-120 secondi.)

Dopo mesi di pratica regolare del Talabya Kriya, dovrebbe essere possibile
inserire la lingua nella cavità della faringe nasale (questo è il Kechari Mudra
vero e proprio e verrà descritto nella seconda parte di questo capitolo.)
       Anche dopo aver padroneggiato il Kechari Mudra, il Talabya Kriya non
dovrebbe mai essere messo da parte perché crea un distinto effetto calmante sul
processo di formazione dei pensieri. Non è facile giustificare per quale motivo,
agendo sul frenulo, sia possibile riuscire a calmare il processo di formazione di
pensieri inutili. Sta di fatto che chiunque può osservare questo effetto.

                  Figura 2. Parte più importante del Talabya Kriya

Nota 1
Nei testi di Hatha Yoga ci sono diversi consigli per allungare il frenulo. Uno

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molto noto è avvolgere un pezzo di tela attorno alla lingua e con l'aiuto delle
mani, tirare gentilmente (rilassando e ripetendo diverse volte) la tela sia
orizzontalmente che in su, verso la punta del naso. Lahiri Mahasaya era
assolutamente contrario al taglio del frenulo per ottenere risultati più veloci e più
facili. La tecnica del Talabya Kriya può essere arricchita massaggiando sia i
muscoli della lingua che il frenulo con le proprie dita.

Nota 2
Talabya Kriya e Kechari Mudra sono completamente diversi! Apri la bocca
davanti ad uno specchio durante la prima parte del Talabya Kriya per vedere le
parti concave su ciascun lato del frenulum il quale appare isolato dal corpo della
lingua; invece se state praticando il Kechari Mudra, sarà l'ugola che viene in
avanti e allora solo la radice della lingua sarà visibile!

2. Om Japa nei Chakra
Cominciando col primo Chakra Muladhara, canta il Mantra "Om"
concentrandoti su di esso; poi fai lo stesso con il secondo Chakra e così via fino
al quinto Chakra (Vishuddha), e poi Bindu. Durante la salita, cerca di fare del tuo
meglio per riuscire a toccare intuitivamente il nucleo interiore di ciascun Chakra.
La discesa comincia cantando "Om" nel Midollo Allungato, poi nel Chakra
cervicale e così via scendendo fino al primo Chakra. Durante questa discesa
della consapevolezza, cerca di percepire la sottile radiazione di ciascun Chakra.
       Una salita (Chakra 1, 2, 3, 4, 5 e Bindu) e una discesa (Midollo Allungato,
5, 4, 3, 2, 1) costituiscono un ciclo che dura 25-30 secondi. Fai da 6 a 12 di
questi cicli. Non prestare attenzione al respiro: respira naturalmente. Il Mantra
Om può essere cantato a voce alta durante i primi tre cicli. Nei cicli che
rimangono canta Om mentalmente.

Il Mantra Om non dovrebbe essere pronunciato: "ommm" ma "ooooong", in altre
parole una "o" abbastanza lunga che finisce in una "n" nasale. In questa
procedura "Om" è una pura vocale. Quando si pronunciano i Mantra indiani,
come Om namo bhagavate…, Om namah Shivaya…- la consonante "m" in
"Om" si sente distintamente, qui invece non si sente poiché la "o" è molto lunga
e, sul finire della pronuncia di detta vocale, la bocca non è chiusa
completamente, creando così il suono nasale "ng". Alcuni dicono che la nota
corretta di Om è il SI prima del DO centrale.
        Questo esercizio, eseguito con concentrazione, fa in modo che durante la
tua routine di meditazione tu possa sperimentare la migliore forma di Kriya
Pranayama. Se un ciclo dura 25- 30 secondi, allora ciascun canto di Om dura
circa 2 secondi, la qual cosa va bene. Naturalmente, un ciclo più lungo, per
esempio di 44 secondi, come consigliava Lahiri Mahasaya sarebbe alquanto
opportuno, purché la propria concentrazione rimanga sempre costante. La pratica
ideale è quando un ciclo dura 60 secondi. Ma questo potrebbe tendere a stancare
il praticante e molti tenderebbero a saltare questa procedura introduttiva.

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3. Kriya Pranayama (Respirazione Spinale)
Il Kriya Pranayama è la tecnica più importante. Essa agisce direttamente
sull'energia (Prana) presente nel corpo. Gli insegnanti di Kriya hanno diverse
strategie didattiche per illustrare questa tecnica. Qui io descrivo la mia strategia
personale.

Prima parte: respiro lungo con forti suoni nella gola
Siedi rivolto verso Est. La tua posizione dovrebbe essere stabile e comoda. Tieni
la spina dorsale diritta. A questo scopo puoi utilizzare l'espediente descritto
precedentemente di sedere sul bordo di un cuscino spesso in modo che le natiche
siano leggermente sollevate. Il mento è leggermente rientrato (i muscoli del collo
e della nuca mantengono una costante leggera tensione.) Le dita sono intrecciate
come le tiene Lahiri Mahasaya nella ben nota foto. Applica il Kechari Mudra, se
sei capace di praticarlo; altrimenti tocca con la punta della lingua il palato
superiore nel punto dove il palato duro diventa molle. [Chiamiamo questo: Baby
Kechari.] Questo basta a rendere la mente sufficientemente quieta. La
consapevolezza è tutta nel Midollo Allungato.

Per poter localizzare il Midollo Allungato, solleva il mento e tendi i muscoli del
collo alla base dell'osso occipitale; concentrati sulla piccola cavità che si trova
sotto tale osso.
        Per poter localizzare Ajna Chakra, muoviti da tale punto verso il punto tra
le sopracciglia. Ora, se lentamente oscilli la testa lateralmente (alcuni centimetri
a sinistra e poi a destra) avendo la sensazione di un qualcosa che collega le due
tempie, è possibile identificare la sede di Ajna. Concentra la tua attenzione
presso presso il punto di intersezione di due linee: la linea che collega la cavità
sotto l'osso occipitale con il punto tra le sopracciglia e la linea che collega le due
tempie.

Ora preparati per un respiro addominale dolce e calmo. Questo significa che,
durante la inspirazione, la parte superiore del torace rimane quasi immobile.
       Fai un respiro profondo, poi un altro: non preoccuparti della lunghezza
della inspirazione o della espirazione. Respira varie volte e scoprirai come il
respiro si allunga naturalmente regalandoti sempre una sensazione di
rilassamento confortevole. Immergi la tua consapevolezza nella bellezza di un
profondo respiro. Controlla di nuovo che la respirazione sia prettamente
addominale. Durante l’inspirazione, l’addome si espande e durante l’espirazione,
l’addome rientra. Durante l'inspirazione, la parte superiore dei polmoni è
riempita per due terzi. NON sollevare la cassa toracica o le spalle. Per quanto
riguarda la visualizzazione, abbiamo già sottolineato come sia sufficiente
visualizzare la spina dorsale come un tubo vuoto.

Che cos'è un respiro Kriya?
È una profonda inspirazione attraverso il naso che produce un suono sordo nella
gola (come nell'Ujjayi Pranayama), il quale agisce come una "pompa idraulica"
per sollevare l'energia (Prana) dalla base della spina dorsale fino al Midollo

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PARTE II: METODOLOGIA E TECNICHE DEL KRIYA YOGA
Allungato. Parte dell'energia arriva al Bindu [punto Sikha o, più in generale,
regione occipitale] ma è perfettamente naturale che, quale principiante, tu non
divenga consapevole di questo dettaglio.
        Segue una breve pausa (2-3 secondi) durante la quale il movimento
dell'aria è sospeso. Ciò favorisce la sospensione dell'attività mentale: appare uno
stato di stabilità. Ripeto: non più di 2-3 secondi.
        Segue una espirazione non affrettata attraverso il naso. La sua durata è,
più o meno, la stessa dell’inspirazione. Potrebbe essere più lunga. La espirazione
accompagna il movimento di ritorno dell’energia verso la base della spina
dorsale. Durante l'ultima parte della espirazione, c'è una chiara percezione
dell'ombelico che si muove verso la spina dorsale. Raffinando questa esperienza,
accompagnando con la consapevolezza il movimento dell’ombelico verso
l’interno, si percepisce l’azione dei muscoli del diaframma e si diventa
consapevoli del calore che aumenta nell’ombelico. Tale calore sembra sorgere
dalla parte inferiore dell’addome. Ma questa percezione può richiedere settimane
o mesi prima di apparire.
        Un'altra breve pausa di 2-3 secondi segue. Questa pausa è vissuta
intimamente come un momento di pace confortevole. La mente dinamica diventa
statica e si placa.

Bene, quello che abbiamo descritto è un respiro Kriya. Si raccomanda di
praticare 12 respiri Kriya – se possibile, senza interruzione. La letteratura di
riferimento dice che un Kriya Pranayama perfetto prevede che si facciano 80
respiri in un'ora – circa 45 secondi per respiro. I kriyaban possono raggiungere
questo ritmo solo durante lunghe sedute. Tu completerai 12 respiri in modo
naturale e senza fretta in circa 4-5 minuti. Col tempo completerai 12 respiri in
circa 9 minuti.

Osservazione
Il percorso seguito dall’energia si rivela gradualmente durante la pratica. Non è
necessaria alcuna complicata visualizzazione dell'energia che sale fino al
Midollo Allungato. Durante la pausa, l’irradiazione luminosa del Kutastha appare
come una luce indistinta o un bagliore che permea la parte frontale del cervello.
C'è, talvolta, una leggera sensazione di luce crepuscolare che permea la parte
superiore della testa. In questo dolce modo di incominciare la pratica del Kriya,
l'energia non può raggiunge né il punto tra le sopracciglia, né il Sahasrara;
questo avverrà in seguito.
       Il respiro che usiamo durante il Kriya Pranayama non è un respiro libero
ma un respiro controllato che produce un suono chiaramente udibile nella gola.
Questo suono mentre si inspira è come un tranquillo schhhh… /ʃ/. Il suono è
simile a quello prodotto da un altoparlante che trasmette un rumore di fondo
amplificato; c'è solo un sibilo leggero durante la espirazione. Ci sono tanti video
di Ujjayi Pranayama che viene dimostrato da yogi che producono un orribile
suono durante poiché usano le loro corde vocali: questo non è corretto nel Kriya
Pranayama. Fortunatamente, ci sono anche buone spiegazioni di Ujjayi
Pranayama che segnalo sul mio sito.

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PARTE II: METODOLOGIA E TECNICHE DEL KRIYA YOGA
Consideriamo termini come: "contrazione della laringe" or "inspirazione
che avviene contro la resistenza del canale attraverso cui avviene." Questo è un
modo chiaro di spiegare quello che avviene. Spero che non rimangano altri
motivi che potrebbero generare un equivoco.
         Per essere certo che il suono è corretto, concentrati solo sull'aumentare
l'attrito dell'aria che passa attraverso la gola. Ne nasce un suono sordo e
smorzato. Aumenta la sua frequenza. Se l'ambiente è perfettamente silenzioso,
una persona riuscirà ad ascoltarlo entro un raggio di 4-5 metri – e non sentirà
nulla oltre tale distanza. Comunque non pretendiamo la perfezione del suono
adesso. Quando verrà raggiunto infine il Kechari Mudra, il suono della
espirazione sarà come quello di un flauto, Shiii Shiii. Il significato e le
implicazioni di questo suono sono discusse in seguito.

Durante la inspirazione, noi percepiamo una corrente fresca che sale attraverso la
spina dorsale. O, semplicemente, una diffusa sensazione di fresco. Questo fresco
è come il fresco dell'aria inspirata. Durante la espirazione percepiamo una
sensazione di tepore. Significa forse questo che le correnti Ida e Pingala sono
state attivate e noi le percepiamo? Il nostro scopo è che la nostra energia e
consapevolezza si muovano nel canale spirituale di Sushumna. Stiamo
praticando il Kriya di Lahiri Mahasaya e siamo orgogliosi di muovere la nostra
corrente in Sushumna ...
       No, non pensare in tal modo. Sii umile ed accetta il fatto che all'inizio
l'energia non sta fluendo attraverso Sushumna. Consideri l'idea che la spina
dorsale sia come una cipolla. Mi riferisco alla sua sezione come la sezione di una
cipolla: ci sono molti strati. Noi cominciamo col muoverci lungo gli strati esterni
e lentamente, mese dopo mese, noi logoriamo uno strato dopo l'altro fino a che....
fino a che qualche cosa comincia ad accadere in Sushumna. E questo è un puro
paradiso. Molto raramente questo accade fin dall'inizio. Nelle fasi iniziali,
durante l'inspirazione Prana fluisce in Ida, e durante l'espirazione in Pingala!
       Ma nella letteratura Kriya noi leggiamo che il Prana si muove in
Sushumna – bene, se vuoi pensare questo, credi in questa idea, in questa
illusione. Se questo ti ispira, Ok. Un giorno il Prana si muoverà sicuramente
attraverso Sushumna.

Se invece vuoi produrre un sicuro, tangibile progresso, cerca di praticare sempre
con uno stato d'animo sereno, direi gioioso. Goditi dunque i suoni, le sensazioni,
le pause. Per quanto concerne il valore delle pause, più divieni consapevole di
questi stati di stabilita, più profonda diviene la pratica.

Durante i primi respiri del Kriya Pranayama evita di cantare Om o un altro
Mantra nei Chakra: non disturbare l'impiego di una grande intensità mentale per
seguire tutti i punti precedentemente descritti. Lascia che passino un p' di
settimane o mesi prima di provare la seconda parte del Kriya Pranayama.

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Seconda parte: cantare mentalmente Om in ciascun Chakra e, in
contemporanea, ascoltare i suoni interiori
Dopo alcune settimane sei pronto ad aggiungere ai tuoi 12 respiri Kriya un altro
insieme di 12 respiri che ti porteranno sempre più vicini a quello che Lahiri
Mahasaya chiamava Uttam Pranayama, un forma elevata di Kriya Pranayama. 3
In questo nuovo insieme di respiri Kriya, durante l'inspirazione, Om è cantato
mentalmente (meglio sarebbe dire "posto mentalmente") in ciascuno dei sei
Chakra dal Muladhara al Midollo Allungato. Durante la pausa puoi restare senza
pensieri o cantare un ulteriore Om nel punto tra le sopracciglia. Durante
l'espirazione, canta di nuovo Om nel Midollo Allungato e in tutti gli altri Chakra
scendendo al Muladhara.
        Se questo ti viene naturale, poni Om in ciascun Chakra come se
gentilmente lo "toccassi" da dietro. Quindi, mentre scendi dal Muladhara,
visualizza l'energia che fluisce verso il basso lungo la parte posteriore della spina
dorsale.

Ora introduciamo un dettaglio molto sottile. La tua attenzione dovrebbe essere
focalizzata anche sui suoni sottili che provengono dai Chakra e non solo sul
suono del respiro. Questi suoni non sono suoni fisici; non hanno niente a che
vedere coi suoni prodotti dall'aria nella gola. Essi appaiono in forme diverse
(calabrone, flauto, arpa, tamburo, ronzio come di un trasformatore elettrico,
campana.... ) e catturano la consapevolezza del kriyaban guidandolo verso
maggiori profondità senza alcuna paura di perdersi. Ogni canto mentale delle
sillaba Om dovrebbe essere permeato da una indomita volontà di inseguire l'eco
di questa vibrazione finché diventi consapevole di questa vibrazione. Quello che
è essenziale è portare avanti una continua volontà di ascoltare internamente. Le
proprie capacità di ascolto miglioreranno e la sensibilità ai suoni aumenterà.
       Un fatto molto importante da capire è che l'evento di percepire questi
suoni non nasce dall'intensità di un unico momento di profonda concentrazione,
ma dall'accumulazione dello sforzo manifestato durante le precedenti sedute di
Kriya (lo sforzo è l'attenzione meticolosa a qualsivoglia suono interiore, non
importa quanto debole possa essere).
       Coloro che non sono capaci di sentire alcun suono interiore, non
dovrebbero concludere che qualche cosa non va. Forse hanno fatto un sforzo
enorme i cui frutti saranno goduti durante la pratica del giorno successivo. Un
segnale che uno si sta muovendo verso la direzione corretta è un senso di mite
pressione, come una pace liquida sopra o intorno alla testa spesso accompagnato
da un certo ronzio nella regione occipitale.
       Se la percepisci, non chiederti se questo è il vero suono di Om in quanto
probabilmente è solo un segnale che la vera esperienza si sta avvicinando.
Intensifica la consapevolezza di quella regione, specialmente la parte destra.
3
    Quando, durante il Kriya, il Prana entra nel canale di Sushumna channel, il respiro scompare, non ci
    sono più suoni nella gola e non correnti fredde o tiepide. Questo è chiamato Uttam (elevato)
    Pranayama.

                                                   82
Pazienza e costanza sono di primaria importanza. Un giorno ti sveglierai alla
realizzazione che stai davvero ascoltando un suono di ''acqua che scorre.'' Lahiri
Mahasaya lo descrisse come un suono "prodotto da un gran numero di persone
che continuano a colpire il disco di una campana e continuo come l'olio che
fluisce da un contenitore." Di sicuro, quando ascolti il suono di acque che
scorrono o ad onde che si frangono sugli scogli, puoi essere certo che ti stati
muovendo verso la giusta direzione.
       Una grande esperienza consiste nell'ascoltare un suono distante, come
quello del lungo riverbero di una campana. Quando questo avviene non c'è più
distinzione tra Pranayama e lo stato più profondo della meditazione.

Osservazione
Sia la prima che la seconda parte del Kriya Pranayama sono importanti. Non
ignorate la prima. La prima parte è molto potente perché dedichi la tua attenzione
al suono del respiro finché produci un particolare suono di flauto. Questo stimola
Kundalini e quindi il Samadhi. E, chiaramente, non saltare la seconda parte.
Piuttosto, invece di accontentarti di 12 respiri di tale fase, goditi molti cicli di
essa.
        Lahiri Mahasaya scrisse che procedere senza cantare Om in ogni Chakra,
il tuo Kriya diviene "tamasico" [di natura negativa] e ogni genere di pensieri
inutili sorge. La mente non si concentrerà sul Divino ma ti distrarrà.

Terza parte: centrare la consapevolezza nella parte superiore della testa
Questa terza parte del Kriya Pranayama può essere intrapresa solo quando uno
ha raggiunto un numero giornaliero di 48 respiri Kriya e, possibilmente, quando
ha raggiunto anche il Kechari Mudra. Comincia sempre la tua pratica con la
prima parte del Kriya Pranayama per almeno 12 respiri, poi passa alla seconda
fino ad aver completato 48 respiri Kriya complessivamente (12 of 1st +36 of 2nd.)

Shambhavi Mudra è definito come l'atto di concentrarsi sullo spazio tra le
sopracciglia, portando le sopracciglia verso il centro corrugando lievemente la
fronte. C'è una forma evoluta di Shambhavi Mudra che richiede palpebre chiuse
o chiuse a metà. (Lahiri Mahasaya nel suo ben noto ritratto mostra questo
Mudra.) Gli occhi guardano verso l’alto il più possibile, come se uno volesse
guardare il soffitto ma senza fare alcun movimento della testa. La leggera
tensione che è percepita nei muscoli legati ai globi oculari gradualmente
scompare e la posizione può essere mantenuta abbastanza facilmente. Chi
osserva può vedere la sclera (il bianco dell'occhio) sotto l'iride perché quasi
sempre le palpebre inferiori si rilassano. Per mezzo di questo Mudra, tutto il
proprio Prana si raccoglie in cima alla testa.
       Durante questo Mudra pratica le istruzioni che riguardano la seconda
parte del Kriya Pranayama (canto di Om nei posti prescritti) eccetto il fatto che
ora il centro della consapevolezza è nella parte superiore della testa. Divieni
stabile in questo Mudra e completa il numero di ripetizioni che hai deciso di
praticare (60, 72 o più.)

                                         83
Questa pratica è un vero gioiello, rappresenta la quintessenza della bellezza; con
essa il tempo vola senza accorgersi e quello che potrebbe sembrare un compito
spossante (108 o 144 ripetizioni per esempio) risulta essere facile come un
momento di riposo. Si nota come il respiro rallenta. Gioirai della bella
sensazione di aria fresca che sembra salire attraverso la spina dorsale perforando
ciascun Chakra, come pure del tepore dell'aria espirata che permea ciascuna zona
del corpo dall'alto in basso. Percepirai realmente questo, non sarà
immaginazione!
        Il tuo atteggiamento è apparentemente passivo, in realtà pienamente
sensibile e quindi attivo in modo intelligente. Il suono del respiro è liscio e senza
interruzioni come l'olio versato da una bottiglia. La pratica raggiunge il suo
massimo potere e sembra avere una vita sua propria. A un certo momento avrete
l'impressione di attraversare uno stato mentale che assomiglia all'addormentarsi
per poi riacquistare improvvisamente la piena consapevolezza, scoprendo di star
nuotando nella luce spirituale. È come quando un aereo emerge dalle nubi nel
chiaro cielo trasparente.

Quarta parte: Respiro Interno
Durante l'Iniziazione, non è possibile capire tutti gli aspetti della procedura del
Kriya Pranayama. È parimenti difficile padroneggiarla in pochi mesi, anche se
l'impegno è eccellente.
       I buoni insegnanti, che lasciano intendere che il loro insegnamento prende
origine dal lascito di Lahiri Mahasaya, utilizzano diverse strategie didattiche per
guidare gradualmente i loro discepoli verso livelli sempre più elevati di
esecuzione.
       La mia strategia personale è di presentare il Kriya Pranayama in quattro
parti. Praticando fedelmente le prime tre, un giorno raggiungerai qualche cosa
impossibile da essere afferrato razionalmente. La quarta parte che descriviamo
ora incarna l'essenza del Kriya originale di Lahiri Mahasaya. Ci stiamo
muovendo verso quel livello di pratica dove il respiro scompare e la corrente si
muove da sola. Quello che hai seminato ora è pronto a fiorire. Il tuo sforzo è
necessario per ammirarlo nel pieno splendore.

Rivediamo il percorso seguito fin qui. Nella prima parte ci siamo goduti un dolce e
calmo respiro addominale. Abbiamo percepito sensazioni fresche e tiepide. Poi
Om fu cantato mentalmente in ciascuno dei sei Chakra. Forse questa vibrazione
mentale ha rivelato le più raffinate vibrazioni astrali. Durante la terza parte tutto
il Prana presente nel corpo si è raccolto in cima alla testa. Il respiro è lieve, il
suo suono dolce.

Ora uno fa le prime tre parti simultaneamente in modo quasi automatico e
incomincia a dedicare tutta la sua attenzione ad una nuova forma di espirazione.

[a] Durante l’inspirazione, visualizza una potente vibrazione che parte dalla zona
sessuale, assorbe l’energia proprio da lì e la dirige verso la testa.

                                         84
[b] Prima di incominciare la espirazione rafforza l'intenzione di trovare (o di
aprire) una via interna per raggiungere le cellule del corpo. Neanche la più
piccola parte di vitalità uscirà con l'aria dal naso, tutta rimarrà nel corpo.

       Lasciati inspirare dall'esperienza che Lahiri Mahasaya riferisce nei suoi diari
       quando, un paio di anni dopo la sua iniziazione sull'Himalaya, scrisse: "Dopo un
       Pranayama eccellente, oggi il respiro si è completamente orientato verso
       l'interno. Dopo tanto tempo, lo scopo della mia discesa sulla terra si è
       compiuto"! Cosa significa: ''respiro completamente orientato verso l'interno''? Il
       respiro è stato trasformato in una realtà interiore: una sostanza mentale.

[c] Durante l'espirazione, crea una forte pressione della consapevolezza
sull'intero corpo. Percepisci che il flusso discendente dell'energia permea tutte le
parti del corpo, muscoli, organi interni, pelle, cellule. Infondi dunque energia
nelle cellule del corpo come se il respiro che scende internamente si dividesse in
un numero illimitato di microscopici aghi ipodermici che iniettano energia e luce
in ciascuna cellula. Comunque mantieni una visualizzazione semplice.

[d] Mentre durante la inspirazione, tu espandi l'addome spingendo in fuori
l'ombelico, durante l'espirazione ti concentri intensamente sull'ombelico che si
muove verso la spina dorsale. Abbiamo appreso questo con la prima parte del
Kriya Pranayama: ora questo dettaglio viene intensificato al massimo. Questo
fatto ha come conseguenza che l’espirazione duri più della inspirazione. Quanto
non importa. Respiro dopo respiro avrai l'impressione che la espirazione può
essere allungata indefinitamente. Improvvisamente conoscerai una gioia
irresistibile. Ti troverai a finire questa pratica col mento leggermente abbassato,
attratto verso l'ombelico come se questo fosse un magnete.

Nota
Il mio consiglio ad un principiante è: attendi prima di praticare questa quarta
parte, ma quando incominci, non crearti problemi. Ovvero non preoccuparti sul
come ti riesce. Man mano che certi ostacoli interiori si sciolgono (i Kriya
superiori si occupano di questi ostacoli) sarà sempre più facile padroneggiare
questa procedura.
[Qui finisce la spiegazione del Kriya Pranayama (Respirazione Spinale.) Riprendiamo la descrizione
delle altre tecniche (che vanno praticate dopo il Kriya Pranayama.)]

4. Navi Kriya
Con lo stesso metodo descritto nella tecnica Om Japa, lasciando che il respiro
proceda completamente libero, la consapevolezza sale lentamente lungo la spina
dorsale. Il Mantra Om è posto nei primi cinque Chakra, nel Bindu e nel punto tra
le sopracciglia. Poi il mento è abbassato sulla cavità della gola. Le mani sono
unite con le dita intrecciate, palme in basso e i polpastrelli dei pollici che si
toccano. Om è cantato 75 volte (alcune scuole consigliano 100; diciamo che un
calcolo approssimativo tra 75 e 100 va benissimo) nell'ombelico a voce o
mentalmente. I pollici premono leggermente l'ombelico assieme a ciascun canto

                                               85
di Om. Man mano che si procede, si percepisce che una calma energia si
raccoglie nella parte medio bassa dell’addome (la corrente pranica che vi risiede
è chiamata Samana).
       Il mento è poi sollevato quanto possibile – i muscoli della nuca sono
leggermente contratti. La concentrazione si sposta sul Bindu e poi sul terzo
Chakra (muovendosi verso il basso in linea retta, fuori dal corpo.) Ora le dita
vengono intrecciate dietro con il palmo delle mani rivolto verso l’alto. Om è
cantato – o con la voce, o mentalmente – approssimativamente 25 volte nel terzo
Chakra. Per ciascun Om, i pollici praticano una pressione leggera sulle vertebre
lombari. Ricordiamo che il respiro è libero, che non è in alcun modo coordinato
con il canto di Om.
       La posizione normale del mento è poi ripristinata e Om è cantato
mentalmente in ordine inverso dal punto tra le sopracciglia al Muladhara. Questo
è un Navi Kriya (dura circa 140-160 secondi). Un kriyaban ripete il Navi Kriya
quattro volte.

                                Figura 3. Navi Kriya

5. Maha Mudra
Si incomincia piegando la gamba sinistra sotto il corpo in modo tale che il
tallone sinistro sia il più possibile vicino al perineo, con la gamba destra estesa in
avanti. La posizione ideale (anche se non necessaria) è quando il tallone sinistro
riesce ad esercitare una pressione sul perineo. Questa pressione è il modo
migliore per stimolare la consapevolezza del Muladhara Chakra nella regione
coccigea alla base della spina dorsale.
       Per mezzo di una profonda inspirazione l’energia è sollevata attraverso il
tubo cerebrospinale nel centro della testa (Ajna Chakra). Questa è una
sensazione semplice e facile da ottenere, non c’è bisogno di renderla troppo
complicata.
       Trattenendo il respiro, ci si piega in avanti (in maniera molto rilassata) in
modo che le mani intrecciate riescano ad afferrare il pollice del piede esteso e
serrarsi attorno ad esso. In questa posizione estesa il mento è premuto sul petto in
modo naturale. Continuando a trattenere il respiro, si canta mentalmente Om nel
punto tra le sopracciglia da 6 a 12 volte. Ancora trattenendo il respiro, si ritorna
alla posizione iniziale e con una lunga espirazione, si visualizza l'energia tiepida

                                         86
che scende alla base della spina dorsale.
       Ripeti la procedura nella posizione simmetrica, col tallone della gamba
destra vicino al perineo e la gamba sinistra estesa frontalmente. Ripetila, tenendo
ambo le gambe estese.

Questo è un Maha Mudra; richiede circa 60-80 secondi. Pratica tre Maha Mudra
per un totale di 9 movimenti.

Osservazione
Alcune scuole insegnano, durante l’inspirazione, ad avvicinare il ginocchio della
gamba che sta per essere allungata (o entrambi i ginocchi, prima del terzo
movimento) al corpo, cosicché la parte superiore della gamba è il più possibile
vicina al petto. Le mani, con le dita intrecciate, sono poste attorno al ginocchio
ed esercitano pressione su di esso. Si spiega che questo serve a raddrizzare la
schiena e a far sì che il suono interno del Chakra Anahata divenga udibile.
        Questo Mudra deve riuscire facilmente, uno non deve farsi male! Per
quanto riguarda la distensione in avanti, la maggior parte dei kriyaban non è
capace di raggiungere tale posizione senza farsi male alla schiena o al ginocchio.
Essi non dovrebbero, per alcuna ragione, tenere la gamba diritta, ma piegarla un
po’ al ginocchio nel modo più opportuno! Nella posizione estesa, trattenendo il
respiro, si mantiene una contrazione muscolare alla base della spina dorsale
mentre i muscoli addominali sono leggermente tirati in dentro in modo che
l'ombelico è premuto verso il centro lombare.
        Come abbiamo visto, nella posizione estesa, l’alluce è afferrato con
fermezza. Alcune scuole ritengono che questo dettaglio sia particolarmente
importante. Esse spiegano che ripetendo questa azione su ciascuna gamba
l'equilibrio tra i due canali di Ida e Pingala è rafforzato. Una variante è la
seguente: l’unghia dell’alluce è premuta col pollice della mano destra mentre
l’indice e il dito medio sono dietro di esso e la mano sinistra tiene a mo’ di coppa
la pianta del piede. Quando la procedura è ripetuta con entrambe le gambe
estese, le mani allacciate afferrano entrambi i pollici. (Una variante è che i pollici
di ciascuna mano premono le unghie rispettive degli alluci mentre indice e medio
tengono l’alluce da dietro.)

Il Maha Mudra contiene tutti i tre Bandha. Applicati simultaneamente con il
corpo piegato in avanti, senza usare una eccessiva contrazione, essi aiutano ad
essere consapevoli di entrambe le estremità del Sushumna e producono la
sensazione di una corrente energetica che si muove in alto nella spina dorsale.
Col tempo è possibile percepire l'intera Sushumna come un canale raggiante.

                                         87
Figura 4. Maha Mudra

6. Kriya Pranayama col respiro breve
Le tue sopracciglia sono sollevate per facilitare l'esperienza della Luce divina. La
concentrazione è su Ajna, il centro dell'Anima. La lingua è in Kechari Mudra
oppure baby Kechari.
        Il Pranayama col respiro breve è basati sul lasciare il respiro muoversi
liberamente, sull'osservarlo, sull'essere coscienti di ogni movimento di esso –
pause comprese – e coordinare con esso un particolare movimento dell'energia.
C'è una consapevolezza piena d'amore del respiro. Dopo avere tratto tre profondi
respiri, ciascuno che finisce con una espirazione veloce e completa come un
sospiro, il tuo respiro sarà molto calmo. Il respiro entra attraverso il naso e si
dissolve in Ajna. Se poni il tuo dito sotto entrambe le narici, il respiro che entra
ed esce toccherà appena il dito. Questo è un segnale che il respiro è
interiorizzato.
        Ora, parte della tua attenzione va verso il Muladhara Chakra. Quando
diventa naturale fare una inspirazione, inspira quel poco che serve, tanto
velocemente come l'istinto vuole (circa un secondo), fermati un istante nel
secondo Chakra. Quando ti viene naturale espirare, espira, fermati nel
Muladhara. Quando ti viene naturale inspirare, inspira, fermati nel terzo Chakra.
Quando ti viene naturale espirare, espira, fermati nel Muladhara.
        Continua in tal modo, ripeti la procedura tra il Muladhara e il quarto
Chakra, Muladhara e il quinto Chakra (poi Muladhara Bindu, Muladhara
Midollo Allungato, Muladhara quinto, Muladhara quarto, Muladhara terzo e
Muladhara secondo Chakra). Un ciclo è fatto di 10 respiri brevi. Ripeti più di
un ciclo, finché percepisci che il tuo respiro è molto calmo – quasi
impercettibile.

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Figura 5. Un ciclo di Kriya Pranayama col respiro breve

7. Pranayama mentale
Dimentica totalmente il respiro. Muovi la consapevolezza su e giù lungo la spina
dorsale, fermandoti in ciascun centro spinale. Comincia col primo, fermati in
esso, spostati nel secondo, fermati … e così via. Dopo essere salito al Bindu,
comincia la discesa, fermandoti nel Midollo Allungato, quinto Chakra, quarto
Chakra e così via. È conveniente centrare l'attenzione su ciascun Chakra per 10-
20 secondi. (Om può essere mentalmente cantato in ciascun Chakra ma è meglio
non disturbare il silenzio mentale.)
        Il segreto è di porre e mantenere la consapevolezza in ciascuno di essi fin
quando si percepisce una particolare sensazione di dolcezza, come se quel
Chakra si stesse "sciogliendo". I Chakra sono come dei nodi che possono essere
sciolti "toccandoli" con la concentrazione. Oltre alla sensazione di qualcosa che
si scioglie, si può anche percepire la sottile irradiazione di ciascun Chakra nel
corpo. Fai attenzione che questo non diventi un dettaglio tecnico da applicarsi
usando forza di volontà e la concentrazione. Non disturbare la dolcezza del
processo di assorbimento. Questa è solo una realizzazione spontanea che i
Chakra stanno sostenendo la vitalità di ciascuna parte del corpo.
        Il processo di salire e scendere attraverso i Chakra è portato avanti
fintanto che è confortevole. (Un giro completo dura 2-4 minuti.) Questa è la
parte più piacevole della routine. Un kriyaban non ha la sensazione di star
praticando una particolare tecnica, ma gioisce di momenti di dolce rilassamento.
Questo è il momento in cui un profondo silenzio mentale si stabilisce nella
coscienza e nel corpo. Un senso di tranquillità, "Sthir Tattwa" (Prana calmo,
statico) è sperimentato nel settimo Chakra. Lahiri Mahasaya chiamò questo stato
Paravastha or Kriyar Paravastha – "lo stato che si manifesta dopo la azione del
Kriya". Se, per mezzo del puro potere della volontà, tale stato viene richiamato
alla consapevolezza il più possibile, in mezzo alle attività della giornata, i
risultati sono straordinari.

[Qui finisce la routine principale. Segue la spiegazione dello Yoni Mudra da praticare poco prima di
andare a letto.]

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8. Yoni Mudra
Di notte, prima di andare a letto, incomincia la tua pratica calmando l'intero
sistema psicofisico tramite una breve routine Kriya (per esempio Om Japa nei
Chakra seguito dal Pranayama col respiro breve).
        Poi, per mezzo di una profonda inspirazione solleva l’energia nella parte
centrale della testa. Se sei capace di praticare il Kechari Mudra, premi
fermamente la lingua sul punto più alto all’interno della faringe nasale –
altrimenti lascia che la lingua stia nella sua normale posizione rilassata.
Contemporaneamente chiudi le "aperture" della testa – gli orecchi con i pollici, le
palpebre con gli indici, le narici con i medi, le labbra con l’anulare e il mignolo.
In tal modo il Prana "illuminerà" il punto tra le sopracciglia.
        Durante tutta la pratica, i gomiti sono paralleli al suolo e puntano verso
l'esterno. Non lasciare che scendano, puoi usare un sostegno per essi. Durante
questa speciale azione di osservare la luce, gli indici non devono premere, nel
modo più assoluto, sugli occhi – questo è dannoso e, in ogni caso, di nessuna
utilità! Se anche la lieve pressione esercitata dalle dita sulle palpebre è fastidiosa,
allora gli indici premono sugli angoli degli occhi – o sulla parte superiore degli
zigomi.
        Trattenendo il respiro e ripetendo mentalmente diverse volte Om, osserva
l'intensificazione della luce dell’"occhio spirituale." La luce si condensa in un
anello dorato. Il respiro è trattenuto finché ciò è confortevole, finché la necessità
di espirare richiama l'attenzione. Espira, scendendo con la consapevolezza lungo
la spina dorsale. Yoni Mudra è eseguito, normalmente, una volta sola.
L'istruzione tradizionale è aumentare il numero delle ripetizioni di Om di una al
giorno, fino ad un massimo di 200. Naturalmente, non si deve mai forzare.
        Dopo lo Yoni Mudra, rimani concentrato fin quando ti è possibile al punto
tra le sopracciglia cercando di percepire luce del Kutastha. Poi apri i tuoi occhi e
guarda quello che è di fronte a te senza focalizzarti su nulla in particolare.
Guarda senza guardare. Guida la tua attenzione alla fontanella. Dopo un po'
diventerai consapevole di una sottile linea di Luce bianca, ammorbidita, come
una nebbia, attorno a tutti gli oggetti. La Luce diverrà progressivamente bianca e
più grande. Evita di pensare. Mantieni lo sguardo fisso. Dopo 5 minuti chiudi i
tuoi occhi e rimani fermo un poco prima di alzarti.

                                          90
Figura 6. Yoni Mudra

Osservazione 1
Trattenere il respiro causa un senso di disagio. Per poter diminuire il disagio e
approfondire la pratica, pratica il seguente:

 Alla fine di una moderata inspirazione (non la tipica del Kriya Pranayama, ma
una molto breve), si chiudono fermamente tutte le aperture della testa tranne le
narici, si lascia uscire una piccola quantità di aria, poi immediatamente si
chiudono le narici. Si rilassano i muscoli del torace come se si volesse
incominciare una nuova inspirazione: ciò dà la sensazione che il respiro sia
divenuto calmo nella zona che va dalla gola al punto tra le sopracciglia. In questa
situazione, la concentrazione sul punto tra le sopracciglia e la ripetizione di Om
per diverse volte, può essere portata avanti e goduta al meglio.

                                        91
CAPITOLO 7

        COME GODERSI AL MEGLIO IL PRIMO LIVELLO DEL KRIYA

Il capitolo 6 contiene la descrizione delle tecniche del Primo Livello di Kriya. Un
buon utilizzo di esso è leggere poche pagine alla volta, familiarizzando
pazientemente con ciascuna procedura. Non aspettarti di arrivare
immediatamente ad una "pratica perfetta." Avrai anche molte domande. Molte di
esse troveranno risposta dalla pratica stessa.
        In questo capitolo 7 troverai ulteriore materiale sul Primo Kriya. Lo scopo
principale è incoraggiare un approccio più confortante e rassicurante al Kriya.
L'esperienza con il Kriya Yoga può essere colma di beatitudine purché uno sia
capace di concepire una routine personale, considerando, se necessario,
appropriate varianti delle principali tecniche.

PRIMA PARTE: UN PIANO DI LAVORO

Se sei un principiante assoluto
A mio parere dovresti mettere alla prova la tua predisposizione al Kriya Yoga. A
questo scopo, una routine molto buona da praticare è Nadi Sodhana Pranayama
seguito da Ujjayi Pranayama. Puoi trovare una descrizione di queste due
tecniche nell'Appendice 1 a questo capitolo.

Se vuoi incominciare il Kriya da adesso
Il successo nel Kriya avviene costruendo una fondazione solida. Il primo passo è
liberare la mente da "frenesie ed ossessioni" e studiare nel capitolo 6 una tecnica
alla volta evitando di passare affrettatamente alla prossima finché non ti trovi
bene con quella che stai studiando. Puoi stampare il capitolo 6 e, quando siedi
per la meditazione, mettilo su un leggio di fronte a te come una partitura di
musica.
       In seguito puoi prendere pazientemente in esame questo capitolo 7. Esso ti
aiuterà a progettare la tua routine personale.
       Se non hai idea di quello che intendo per "frenesie ed ossessioni" studia
l'Appendice 2 a questo capitolo.

Perché varianti?
Ci sono tre tradizioni principali del Kriya Yoga: la Scuola Classica; la Scuola di
Swami Hariharananda e la cosiddetta Linea di discendenza Dinastica.
        Quello che descrivo nel capitolo 6 (Primo Kriya) e nel capitolo 8 (Kriya
Superiori) è basato sulla Scuola Classica. Alcune varianti tecniche che mi
accingo a discutere in questo capitolo 7 sono basate sugli insegnamenti di Swami
Hariharananda; altre hanno diverse origini. Alcune hanno un buon collegamento
col Radhasoami Sant Mat, altre con il Kundalini Yoga; alcune tradiscono
l'influsso dell'Alchimia Interiore – Nei Dan, la pratica centrale del Taoismo.

                                        92
Ho citato la Linea di discendenza Dinastica. Questa è descritta solamente
nel capitolo 9. La sua caratteristica principale è che i suoi Kriya superiori sono
basati sul movimento Tribhangamurari. Molti sono entusiasti di questa scuola.

Il mio piano è di portare alla tua attenzione solamente il meglio dalle scuole
secondarie – vedrai che ne vale la pena.

SECONDA PARTE: RIFLESSIONI SULLE TECNICHE & UTILI
VARIANTI

Talabya Kriya
Questa è una tecnica che oltre a servire al raggiungimento del Kechari Mudra,
crea un percepibile effetto rilassante sul processo del pensare. Esso non dovrebbe
essere considerato un semplice esercizio per stirare (allungare) il frenulo della
lingua. Quando la lingua si attacca al palato e la bocca è aperta, in quell'istante la
frattura energica tra il nostro corpo e la riserva di Prana statico localizzato nella
parte superiore della testa è momentaneamente guarita. Questo fatto ti conduce
nel migliore dei modi nello stato meditativo.
       Più in generale, Talabya Kriya e Om Japa guidano il kriyaban entro uno
stato che è considerato una vera "benedizione." Una seduta di meditazione
potrebbe essere composta solamente da queste due tecniche seguite da dieci
secondi di gioire della calma che tramite esse viene indotta. Anche in questo
breve intervallo di tempo, uno può sperimentare una calma molto profonda.
       Un fatto strano è che il Talabya Kriya non richiede concentrazione su
nulla, solo una pura azione fisica. Proprio come semplice tentativo di giustificare
questo, possiamo far notare come la semplice pressione della lingua contro il
palato superiore, mantenendo l'effetto di suzione sul palato per 10-15 secondi,
può, in sé e per sé, generare particolare sensibilità nell'area del Midollo
Allungato, e questo avviene in poco tempo. Anche il dettaglio di estendere la
lingua gioca un ruolo importante. Quando la lingua è pienamente estesa, essa tira
con sé alcune ossa craniali e guida alla decompressione di tutta l'area. Se volete
sapere qualcosa di più sul Kechari Mudra studiate l'Appendice 3 a questo
capitolo.

Osservazione
Alcuni kriyaban non praticano il Talabya Kriya correttamente. Non hanno capito
cosa significa far aderire la lingua al palato come una ventosa, prima di aprire la
bocca e stirare il frenulo. Talvolta, anche se glielo si mostra di persona, non sono
capaci di eseguirlo correttamente. Qui posso sottolineare soltanto che il
principale errore è di concentrarsi troppo su dove porre la punta della lingua. In
un corretto Talabya Kriya, la punta della lingua non ha alcun ruolo! L'effetto
ventosa si ottiene con l'intero corpo della lingua!

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