PARLIAMO DI TERREMOTI - www1957sismicgeneration

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PARLIAMO DI TERREMOTI - www1957sismicgeneration
PARLIAMO DI TERREMOTI
http://www.distav.unige.it/rsni/ITA/didattica/didattica.html
link a studio utility da questo sito
Da un'idea di P.Augliera,
la versione corrente di questa sezione
è gestita dal personale della RSNI

Immagine tratta da: http://nisee.berkeley.edu/kozak/
"Images of Historical Earthquakes"
The Jan T. Kozak Collection
Affresco del 1361 nella Cappella di S. Maria (Karlstein Castle, Praga)
 che illustra i danni subiti dal Castello di Arnoldstein
a causa del terremoto di Villach (Austria) del 25 Gennaio 1348.
Ci e' sembrato utile inserire qualche pagina che parlasse un po' in generale
del fenomeno terremoto, all'interno del sito dedicato alla Rete Sismica
dell'Universita' di Genova.
L'impostazione delle pagine riprende in gran parte i temi trattati in: "About
Earthquakes: Lecture on Plate Tectonics" sviluppato da John Louie
del "Nevada Seismological Laboratory at the University of Nevada,
Reno" (http://www.seismo.unr.edu/).
Per quanto riguarda gli effetti del terremoto si e' utilizzato principalmente un
report scritto da Jean-Pierre Bardet della University of Southern California,
Los Angeles per il terremoto di Kobe del 17/1/1995.
Li ringraziamo per il permesso accordatoci per la riproduzione dei loro testi e
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delle loro figure.
Thank's are due to J.Louie and J-P. Bardet for permission to use text and
slides of their web pages for educational purpose.
La trattazione e' rivolta ad un pubblico di non addetti ai lavori e speriamo che
sia utile e comprensibile.
Ovviamente, ci scusiamo fin d'ora se sono sfuggiti qua e la' un po' di termini
tecnici non spiegati ed incomprensibili o "sismologismi" vari.
Inoltre, alcuni collegamenti "spediscono" a siti con testo in inglese.
Due testi molto agili che possono servire come ulteriore approfondimento (per
non citare i soliti testi sacri della sismologia) sono:
- Anatomy of seismograms di Ota Kulhaneh, Elsevier (1990)
- Il centro della terra di J.P. Poirier, Il Saggiatore (1998)
Molto interessanti anche la serie di "Le Scienze: quaderni". Ad esempio il
numero 24 (I terremoti, maggio 1985) ed il numero 59 (Il rischio sismico,
aprile 1991).
In Internet c'e' veramente moltissimo materiale riguardante i terremoti. Un
ottimo punto di partenza e' rappresentato da: Surfing the Internet for
Earthquake Data (by Steve Malone) che è l'elenco dei link a tutti i maggiori
siti riguardanti sismologia e reti sismiche.

Definizione del fenomeno terremoto

Immagine tratta da: http://nisee.berkeley.edu/kozak/
Images of Historical Earthquakes
The Jan T. Kozak Collection
Affresco nella Basilica Inferiore ad Assisi mostrante la miracolosa
rinascita di un fanciullo ucciso da un terremoto
(Scuola di Giotto, XIV secolo, Italia)
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Concetti Fondamentali

I terremoti vengono spesso definiti come catastrofi naturali. Questa
definizione non e' del tutto esatta; quasi sempre gli aspetti catastrofici sono
legati alle condizioni di impreparazione al terremoto in cui si trovano le opere
costruite dall'uomo e ad una serie di omissioni dell'uomo rispetto all'ambiente
costruito; questo vale anche per gli altri tipi di cosiddette catastrofi naturali
(frane, alluvioni, etc.).
Il terremoto di per se' e' un fenomeno naturale che fa parte del complicato
funzionamento della "macchina" chiamata Terra e gli effetti sismici sono la
prova piu' evidente della dinamica ancora attiva nel nostro pianeta.
I terremoti sono eventi naturali che avvengono nell'interno della Terra e che,
in un tempo estremamente rapido, liberano energie considerevoli. Da un
punto di vista comune, il terremoto (chiamato anche scossa tellurica, evento
sismico, sisma; l'origine del termine deriva dal greco scuotimento) e' definito
come una serie di rapidi movimenti del terreno causati da fratture che si
verificano (principalmente nelle rocce che costituiscono la litosfera - si
vedano le sezioni "Tettonica a Zolle" e "Struttura Interna della Terra") in
seguito all'accumulo di forti tensioni nel tempo (dalle decine alle migliaia di
anni).
Il rilascio di energia puo' avvenire con una distribuzione temporale
estremamente varia. Ad esempio:

  * scossa principale - repliche (mainshock-aftershocks)
    La scossa principale e' quella ad energia liberata superiore mentre le
repliche liberano minore energia ed il loro numero descresce nel tempo;
  * precursori - scossa principale - repliche (foreshocks - main - aftershocks)
    i precursori sono scosse di energia inferiore rispetto alla principale, ed a
volte in numero crescente man mano che si avvicina la scossa principale;
  * sciami di terremoti (swarms)
    serie di scosse nelle quali non si riesce a distinguerne una principale; a
volte si osserva un aumento e poi una diminuzione della loro frequenza.

Sarebbe opportuno definire repliche le scosse che nel linguaggio comune e
giornalistico vengono definite di assestamento. In realta', infatti, non vi e' nulla
che si assesti, ma si ha un continuo rilascio di energia.
L'energia che libera un terremoto si propaga in tutte le direzioni sotto forma di
onde elastiche, comunemente chiamate onde sismiche. Il modo in cui si
propagano le onde sismiche dipende in gran misura dal meccanismo di
rottura e dalle caratteristiche dei mezzi attraversati.
In questo senso le scosse possono manifestarsi come oscillazioni orizzontali
(il "terribile" termine scosse ondulatorie), ovvero come scosse verticali (l'altro
"terribile" termine scosse sussultorie); un terremoto genera entrambi i tipi di
oscillazioni per cui non e' molto corretto parlare di scosse ondulatorie o
sussultorie.
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I parametri piu' importanti per caratterizzare un terremoto sono l'ipocentro,
l'epicentro, la magnitudo e l'intensita'.
L'ipocentro, o fuoco del terremoto, e' il luogo (per comodita' spesso pensato
come un punto) esatto in cui avviene la rottura, da cui partono le prime onde
sismiche. In realta', la frattura avviene lungo un piano piu' o meno vasto
(anche qualche centinaio di chilometri), per cui pensare ad un punto e'
estremamente semplificativo. I terremoti si classificano a seconda della
profondita' dell'ipocentro in superficiali (sotto i 70 km), intermedi (tra 70 e 300
km) e profondi (oltre i 300 km, ed in genere al massimo, a causa delle
proprieta' reologiche della terra, sino a 600-700 km). L'epicentro di un
terremoto e', invece, il punto sulla superficie terrestre situato sulla verticale
dell'ipocentro. I sismogrammi sono le registrazioni grafiche del movimento
della terra effettuate dagli strumenti chiamati sismografi.
Comunemente, le distanze tra fuoco (ipocentro) e stazione registratrice si
esprimono con l'angolo (denotato con Delta) formato dall'arco compreso tra le
congiungenti il centro della terra con la sorgente ed il ricevitore (1 grado = 111
km). In sismologia si parla di terremoti locali per gli eventi che distano fino a
1000 km (circa 10 gradi) dall'epicentro del terremoto, di terremoti regionali
fino a circa 2000 km (20 gradi) e di telesismi per gli eventi oltre questa
distanza. Alcuni autori pongono il limite per gli eventi regionali a 3000 km.
Per quel che riguarda magnitudo ed intensita' troverete una descrizione nelle
successive sezioni.

Tettonica a zolle: la causa dei terremoti
Ogni anno, il pianeta terra subisce alcune decine di terremoti distruttivi che
causano la morte di migliaia di persone ed hanno disastrosi effetti economici
sulle aree colpite.
La teorie della Tettonica a Zolle (Plate Tectonics) spiega le cause dei
terremoti. Secondo questa teoria la parte superiore della terra e' considerata
suddivisa in due strati con differenti proprieta' deformative. Lo strato superiore
rigido, chiamato litosfera e' spesso circa 100 km sotto i continenti e circa 50
km sotto gli oceani ed e' costituito dalla crosta e dalla parte sottostante rigida
del mantello superiore (vedere Sezione Interno della Terra). Lo strato
sottostante, l' astenosfera si estende sino a 700 km di profondita' ed e'
caratterizzato da rocce meno fragili, cioe' meno deformabili in confronto a
quelle della litosfera. La litosfera rigida e' suddivisa in una dozzina di placche
maggiori (che non coincidono necessariamente con i continenti) ed un gran
numero di placche secondarie. Le placche litosferiche non sono stazionarie,
al contrario esse "galleggiano" in modo complesso con velocita' dell'ordine
dei 2-10 cm/anno sullo strato di rocce "soffici" della sottostante astenosfera,
immaginiamo delle zattere in un lago.
L'idea delle placche "erranti" e' stata originalmente proposta nel 1912 dallo
scienzato tedesco A. Wegener.
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L'immagine satellitare qui sotto mostra le isole vulcaniche dell'hotspot (punto
caldo) delle Galapagos.
Gli hotspots sono le aree in cui l'astenosfera risale sino alla superficie
("bucando" la litosfera). Sono estremamente importanti per valutare il moto
relativo delle placche litosferiche (un esempio molto studiato è ad esempio
quello delle Isole Hawaii).

(da NASA)

Solo nella litosfera, a comportamento fragile, si ha la possibilita' di avere un
terremoto.
La mappa sotto illustra la posizione dei terremoti nel globo. Essi non sono
distribuiti a caso: le zone di contatto tra le varie placche sono quelli in cui
sono concentrate il maggior numero di scosse. La posizione dei terremoti
aiuta quindi a definire i margini di zolla (o delle placche):
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(da USGS)

La Terra rilascia il suo calore interno attraverso la convezione, immaginiamo il
fenomeno come se riscaldassimo una pentola di budino sui fornelli (solo un
americano puo' una fantasia tale da pensare ad un esempio del genere .... ,
ndr). Il mantello astenoferico caldo risale verso la superficie e si espande
lateralmente trasportando con se oceani e continenti come su un lento nastro
trasportatore. La velocita' di questo movimento e' di circa qualche centimetro
per anno, per avere un'idea piu' o meno quanto crescono le unghie delle dita!
La nuova litosfera, creata dall'apertura dell'oceano, si raffredda quando
invecchia ed alla fine diventa densa abbastanza per tornare nel mantello. La
crosta subdotta rilascia acqua per formare al di sopra le catene di isole
vulcaniche, e dopo alcune migliaia di milioni di anni verra' riscaldata e
riciclata in un nuovo processo di apertura. Vediamo da questo come la
dinamica del pianeta terra sia estremamente "viva".

Nell'immagine successiva vediamo un altro esempio della dinamica della
terra, una "Moderate-resolution Imaging sectroradiometer (MODIS)" presa da
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satellite il 22 luglio 2001, notate la colonna di cenere e lapilli causata
dall'eruzione vulcanica dell'Etna.

(da Earth Observatory, NASA GSFC)

Terremoti in differenti settori delle zolle
La mappa della superficie solida della Terra mostra molte delle caratteristiche
dovute alla tettonica a zolle. Le dorsali oceaniche sono i centri di espansione
astenosferica, ove si crea cioe' nuova crosta oceanica. Le zone di
subduzione appaiono come profonde fosse oceaniche. La maggior parte
delle catene si sono formate nelle zone di compressione delle zolle. I quadrati
bianchi evidenziano i differenti ambienti tettonici e sismici che illustreremo in
seguito.
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(da NOAA)

                                       Il movimento delle placche (o zolle) e'
                                       classificato in tre differenti categorie. I
                                       limiti (boundaries) di due placche
                                       convergenti sono definiti come
                                       "trenches" (fosse), si parla invece di
                                       "ridges" (dorsali) se le placche sono
                                       divergenti; nel caso di due placche che
                                       si muovono orizzontalmente l'una
                                       rispetto all'altra si parla di "transfoms"
                                       (transformi). I trenches sono margini di
                                       placca distruttivi. Una delle placche
                                       sottoscorre l'altra e discende nella
                                       "soffice" e calda astenosfera, questo
                                       processo si chiama subduzione .
I ridges al contrario sono margini costruttivi. L'apertura della zona ove le
placche divergono e' continuamente riempita dal materiale del mantello in
risalita. Se andiamo a guardare invece la tipologia dello stress, dovuto alle
azioni che avvengono lungo le faglie, si hanno i tre tipi principali di
meccanismi di rottura per i terremoti (faglie dirette o distensive, inverse o
compressive, trascorrenti e, naturalmente, tutte le loro possibili
combinazioni). Collegandovi qui potete vedere un'animazione del movimento
dei differenti tipi di faglia.
La mappa topografica, qui illustrata, della dorsale di Juan de Fuca, poco al di
fuori della costa nel N-W del Pacifico, mostra la comparsa del margine nel
centro di espansione. La crosta allontanandosi dal margine si raffredda e
sprofonda. Gli spostamenti laterali rispetto alla dorsale sono dovute alle faglie
trasformi.
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(da RIDGE, LDEO/Columbia Univ.)

Una veduta da satellite del Sinai mostra i due bracci del Mar Rosso che altro
non sono che due centri di espansione esposti sulla superficie terrestre.

(da NASA)

Esistono dorsali estensionali ovunque, anche in altri pianeti, ma non
raggiungono mai l'estensione che abbiamo ad esempio per la dorsale
atlantica e per quella pacifica nella Terra. In quest'immagine di un vulcano su
Venere notiamo un rift ai fianchi delle sue pendici.
PARLIAMO DI TERREMOTI - www1957sismicgeneration
(da NASA/JPL)
                                               (da USGS)

                                               Nelle zone di "spreading"
                                               (apertura), o in zone di contatto
                                               estensionale, i terremoti sono
                                               superficiali (al massimo
                                               generalmente 25 km di
                                               profondita') ed allineati lungo
                                               l'asse di apertura con chiari
                                               meccanismi di trascorrenza
                                               ("strike-slip"). I terremoti in
                                               regime estensionale su faglie
                                               trasformi generalmente hanno
                                               una magnitudo inferiore ad 8.5
                                               (guardate la sezione magnitudo
                                               per una definizione di tale
                                               termine).
                                                 La faglia di S. Andreas in
                                                 California, che separa la placca
                                                 del Pacifico e quella del Nord
America, e' un esempio di trasforme. Nelle zone caratterizzate da trasformi le
placche scorrono l'una accanto all'altra lateralmente, producendo meno
sprofondamento o risalita di materiali rispetto a quanto avviene per gli
ambienti estensivi o compressivi. I punti gialli localizzano i terremoti lungo
alcuni elementi di questo sistema di faglie nell'area della baia di S.
Francisco.
(da NASA/JSC; topografia da NOAA)

                                                 Per i margini compressivi i
                                                 terremoti avvengono a
                                                 profondita' diversificate, dalla
                                                 superficie fino a dove la
                                                 "fredda" placca subducente e'
                                                 ancora in grado di subire
                                                 deformazioni fragili (ricordiamo
                                                 che piu' si "scende all'interno
                                                 della terra piu'aumentano
                                                 temperatura e pressione; l'una
                                                 favorisce mentre l'altra inibisce
                                                 i processi di fratturazione e dal
                                                 loro complesso rapporto che
                                                 dipende la possibilità di avere
                                                 o meno un sisma) e quindi
                                                 terremoti, generalmente fino
                                                 ad un massimo di 700 Km. Nei
                                                 margini compressivi troviamo
                                                 gli eventi che hanno dato
                                                 luogo ai maggiori terremoti, gli
                                                 eventi nelle zone di
                                                 subduzione dell'Alaska e del
                                                 Cile hanno superato anche
                                                 valori di magnitudo 9.

                                                 In questa visione da satellite,
                                                 obliqua da est sopra
l'Indonesia, vediamo tra le cime annuvolate una catena di grossi vulcani. La
topografia sotto mostra la placca Indiana, striata da tracce di punti caldi e
cicatrizzata dalle faglie trasformi, che subduce la fossa di Java.

Talvolta sezioni continentali di placche collidono, ma sono troppo leggere
perchè si abbia subduzione. Nell'immagine vediamo le pieghe e le
ondulazioni nella stratificazione delle "Zagros Mountains" nell'Iran
meridionale, ove la Placca Arabica collide con la Placca Iraniana.
(da NASA/JSC)

Come esempio di una situazione piu' complessa, ed in omaggio a J. Louie
della Nevada University dal cui sito ho tratto la maggior parte del materiale
(come in gran parte dei siti su questi argomenti in circolazione nel web, anche
se quasi nessuno cita la fonte originale; ndr) consideriamo il caso del
Nevada, ove si ha una combinazione di tettonica estensionale e con faglie
transformi.
Il "Great Basin" ha in comune alcune caratteristiche con i plateau Tibetano ed
Anatolico. Tutti e tre hanno infatti vaste area di alta quota e mostrano
differenti percentuali di rifting e di estensione ditribuite nella regione. Cio' non
accade invece nelle zone di vera e propria apertura oceanica, ove il rifting e'
strettamente concentrato nella zona di contatto tra le placche. Le numerose
catene montuose orientate nord-sud che dominano il paesaggio da Reno a
Salt Lake City sono la conseguenza di una estensione principalmente diretta
in direzione est-ovest negli ultimi 20 milioni di anni.
(Mappa topografica da Lamont-Doherty Earth Observatory della Columbia
Univ.; vettori di moto aggiunti usando risultati da misurazioni GPS a cura di J.
Louie)

La componente estensiva (rift) pare essere piu' attiva nei margini orientali ed
occidentali. La parte Occidentale del "Great Basin" presenta anche una
significativa componente di transtensione (estensione + compressione)
sovrapposta al rifting. Questo e' dovuto al moto della Placca Pacifica _ Nord
Americana. Il moto totale e' circa 5 cm/anno. Di questo circa 4 cm/anno sono
dovuti al sistema di faglie ben noto della faglia di San Andreas, presso la
costa Californiana, il resto avviene ad est delle montagne della Sierra
Nevada, in una zona che geologicamente e' nota con il termine Walker Lane.

In definitiva, il Nevada ha migliaia di faglie attive di tipo estensionale accanto
ad alcune significative zone dominate da faglie transformi. Anche se non
attivo come la zona attigua della California, il Nevada presenta una sismicita'
estremamente diffusa.
Deformazione sismica
Quando durante un terremoto si forma una frattura si hanno principalmente
due tipi di deformazione: STATICA e DINAMICA.
La deformazione STATICA è rappresentata dallo spostamento permanente
del terreno dovuto all'evento sismico.
Il ciclo sismico progredisce da uno stato in cui si ha una faglia non sottoposta
a stress, verso una faglia sollecitata fino ad arrivare infine alla rottura che da
luogo al terremoto. Tale processo e' guidato dalla tettonica a zolle, ove il moto
delle diverse placche, il loro scontro, le azioni di subduzione ed il moto
relativo di una placca rispetto all'altra caratterizzano la tipologia delle aree
sorgente dei terremoti. La zona interessata dalla frattura subisce una
deformazione permanente ed il ciclo sismico riparte con un nuovo accumulo
di energia.
Rimbalzo Elastico
Per meglio comprendere questa definizione consideriamo una linea di
riferimento rettilinea, come potrebbe ad esempio essere una strada, un
binario etc. ed immaginiamo che una faglia, che si trova nel suo stato di
deformazione pre-rottura, la attraversi.
Una volta avvenuto il terremoto, la deformazione subita viene evidenziata
notando lo spostamento e la deformazione dell'originaria linea di riferimento,
che assume una forma con uno spostamento maggiore nella zona piu' vicina
alla faglia, il riequilibrio delle strutture che fa seguito ad un terremoto e' noto
con il termine di rimbalzo elastico Potete vedere un'animazione molto carina
collegandovi a questo sito.

ONDE SISMICHE
Il secondo tipo di deformazione, il movimento dinamico, è rappresentato
sostanzialmente dalle onde irradiate dal terremoto quando avviene la frattura.
Mentre la maggior parte dell'energia messa in gioco dal movimento delle
placche tettoniche, che sono la causa principale della generazione delle
faglie, viene assorbita dalla deformazione statica, fino al 10% viene dissipata
immediatamente sotto forma di ONDE SISMICHE.

                                                Le proprietà meccaniche delle
                                                rocce che vengono attraversate
                                                dalle onde sismiche
                                                determinano la velocita' con cui
                                                queste viaggiano.
                                                Le onde di compressione,
                                                conosciute anche come primarie
                                                o onde P, viaggiano più
                                                velocemente, ad una velocità
compresa tra 1,5 e 8 Km/s nella crosta terrestre. Le onde di taglio,
conosciute anche come secondarie o onde S viaggiano più lentamente circa
il 60 % della velocità delle onde P (il valore del rapporto Vp/Vs, in solidi
"poissoniani" e' generalmente pari alla radice quadrata di 3 = 1.732...).
Le onde P scuotono il terreno nella direzione della loro propagazione, mentre
la onde S perpendicolarmente e trasversalmente alla loro direzione di
propagazione. Mentre la velocità delle onde varia di un fattore 10 o più
all'interno della Terra (si pensi che al confine mantello nucleo la velocita' delle
onde P e' di poco superiore ai 13 km/s), il rapporto tra le velocità medie delle
onde P e delle onde S risulta circa costante, in special modo nel settore
crostale.
Questo risultato autorizza i sismologi per una prima stima qualitativa a
calcolare semplicemente il ritardo tra l'arrivo delle onde P e l'arrivo delle onde
S per valutare la distanza del terremoto dalla stazione registratrice. Basta
moltiplicare il cosiddetto tempo S-P (differenza tra il tempo d'arrivo della fase
S e della fase P) espresso in secondi per un fattore pari ad 8 km/s per avere
la distanza approssimata in km della stazione dalla sorgente (per percorsi nel
settore crostale).
Le onde P ed S sono anche chiamate onde di volume (body waves). Accanto
alle onde P ed S esistono altri tipi di onde: le onde superficiali. Esse si
generano quando le onde di volume raggiungono una qualunque
discontinuita' della terra (molto spesso leggerete su altri siti che le onde
superficiali si hanno solo quando le onde di volume raggiungono la superficie
della terra..). I due fondamentali tipi sono le onde di Rayleigh (che tra l'altro
non si propagano solo nei mezzi stratificati!!!) e quelle di Love.
Non entriamo nella descrizione di questa tipologia di onde, esse sono
comunque molto importanti ed i sismogrammi di eventi superficiali sono
spesso dominati da questo tipo di onde che presentano inoltre maggiori
ampiezze, in questo caso, delle onde di volume.
Per concludere, possiamo dire che le onde sismiche rappresentano dei
fenomeni transienti.
A partire dalla sorgente del terremoto, si propagano in tutte le direzioni
all'interno della Terra. Ne consegue che, dato un sensore abbastanza
sensibile, e' possibile registrare le onde sismiche di eventi, anche piccoli, che
avvengono in qualsiasi parte del globo. I trattati che bandiscono i test nucleari
confidano infatti nella nostra abilita' di riconoscere le esplosioni nucleari, che,
mediamente, sono equivalenti ad un sisma di magnitudo 3.5 (ed e' soprattutto
lo studio ed il riconoscimento delle esplosioni nucleari che, in clima di guerra
fredda, ha determinato un clamoroso fiorire di ricerche in campo sismologico,
ndr).
SISMOGRAFI E SISMOGRAMMI
                                                   I sismometri sono gli
                                                   strumenti principali per coloro
                                                   che studiano i terremoti.
                                                   Migliaia di stazioni sismiche
                                                   operano in tutto il mondo, ed
                                                   alcuni strumenti sono stati
                                                   trasportati sulla Luna, su
                                                   Marte e su Venere.
                                                   Fondamentalmente si puo'
                                                   pensare ad un sismometro
                                                   come un semplice pendolo.
                                                   Quando il terreno si muove la
                                                   base e la struttura si
                                                   muovono con esso, ma
                                                   l'inerzia mantiene la massa
                                                   del pendolo in posto: sembra
                                                   cosi' che esso si muova
                                                   relativamente al terreno.
                                                   Muovendosi registra come
cambiano nel tempo gli spostamenti del pendolo, se "trasformiamo" il moto
del suolo in una registrazione su un qualsiasi supporto (un tempo
generalmente su carta fotosensibile o su carta, attualmente su supporto
"informatico" di vario genere) otteniamo quello che viene definito un
sismogramma (i sismografi sono i "registratori" del moto del suolo acquisito
dai sismometri). I sistemi di registrazione normalmente in uso oggi operano
con concetti un po' diversi.
Il piu' semplice trasduttore e' uno strumento elettromagnetico
(elettrodinamico) ove una bobina si muove in un campo generato da un
magnete permanente, come in un altoparlante. In un sismometro passivo
convenzionale, la forza inerziale prodotta dal moto del suolo a causa del
terremoto sposta la massa dalla sua posizione di equilibrio, e lo spostamento,
o la velocita', della massa e' convertita in un segnale elettrico. Questo
principio viene oggi generalmente utilizzato solo per i cosiddetti sismometri a
corto-periodo.
I sismometri a lungo periodo o broadband sono costruiti in accordo con il
principio del "bilanciamento delle forze". Significa che la forza inerziale è
compensata (o bilanciata) da una forza elettricamente generata in modo che
la massa si muova il meno possibile. Occorre che vi sia un certa percentuale
di movimento altrimenti non sarebbe possibile osservare la forza inerziale.
Per una trattazione
                                                     analitica e piu' completa
                                                     (ovviamente abbastanza
                                                     complicata ed in inglese!)
                                                     ecco uno dei
                                                     possibili siti da visitare.

Torniamo a concetti piu' semplici anche se ovviamente un po' piu'
"approssimati".
Una stazione sismica avente tre differenti "pendoli" (nella strumentazione
moderna si tratta di altri apparati...) sensibili ai movimenti nelle tre direzioni
principali (N-S, E-W, e verticale o Z), registrera' sismogrammi da cui e'
possibile stimare distanza, direzione, magnitudo e, attraverso opportune
considerazioni sul verso del moto ad esempio del primo arrivo P, anche il tipo
di faglia che ha causato il terremoto (non entriamo nel merito del calcolo dei
cosiddetti meccanismi focali, cioe' la rappresentazione che ci permette di
definire il tipo di fagliazione per non appesantire ulteriormente la trattazione).
I sismologi usano naturalmente piu' di una stazione per localizzare un
terremoto e meglio stimare anche gli altri parametri. Esaminando
sismogrammi registrati a differenti distanze dal terremoto e' possibile definire
situazioni schematizzate come nel disegno sotto:
Da questo esempio risulta evidente come le onde sismiche impieghino piu'
tempo per arrivare alle stazioni situate piu' lontano. La velocita' media delle
onde e' rappresentata dalla pendenza della retta che unisce gli arrivi della
stessa fase, ovvero dal rapporto tra la variazione della distanza e la
variazione del tempo di arrivo. Le variazioni di pendenza rivelano variazioni
nella velocita' sismiche delle rocce attraversate dai raggi sismici. Da notare
che, in genere per eventi superficiali, gli arrivi delle onde S hanno ampiezze
molto maggiori rispetto alle onde P.
Poiche' le frequenze delle onde sismiche (facendo una brutale
semplificazione e tanto per dare un ordine di grandezza per eventi locali ci
troviamo con frequenze dominanti tra 2 e 10 hz per le principali fasi) sono al
di sotto del range di frequenze dell'udibile umano (Il campo uditivo dell'uomo
si estende da circa 20 Hz fino a 20.000 Hz. Ma l'orecchio umano, oltre a non
percepire tutte le variazioni di pressione e di frequenza, non è sensibile a
tutte le frequenze nello stesso modo, ma è più sensibile nel campo compreso
tra 2000 e 5000 Hz, mentre lo è meno alle frequenze basse ed elevate.)
occorre "aumentare" la velocita' di un sismogramma
per ascoltarlo completamente. Notate che vi e' una sovrapposizione tra
campo dell'udibile e range di frequenze dei terremoti. A volte gli eventi
caratterizzati da alte frequenze (molto "piccoli", di bassa magnitudo e
superficiali) sono "udibili", tipo un colpo di martello su un incudine (come mi e'
capitato di sentire durante la sequenza Umbro Marchigiana a Colfiorito nel
1997...). Inoltre le onde sismiche oltre a propagarsi nel suolo eccitano lo
strato atmosferico propagandosi nell'aria sottoforma di onde acustiche.
Cliccando in una delle icone sottostanti potete "sentire" il sismogramma
relativo al terremoto di Landers (Sud California) del 1992 registrato dai
sismologi dell'USGS a Mammoth Lakes. La registrazione originale, lunga 800
secondi, e' stata velocizzata 80 volte.

LOCALIZZAZIONE DEI TERREMOTI
Uno dei principali scopi di una rete sismica e' definire la posizione
dell'ipocentro del terremoto ed il suo "tempo origine" cioe' quando e' partita la
fratturazione, queste operazioni vanno sotto il termine: localizzare un
terremoto. Sebbene sia possibile stimare la localizzazione di un evento dalla
registrazione di una singola stazione, e' piu' accurato usare almeno tre o piu'
stazioni. Oltre che per poter meglio definire la zona in cui ci aspettiamo i
maggori danni, e' importante localizzare la sorgente di un terremoto per poter
mettere in relazione i danni subiti ed, ad esempio, la situazione geologica dei
differenti siti (effetti di amplificazione o attenuazione del moto del suolo dovuti
a particolari percorsi delle onde sismiche o a particolari caratteristiche dei
suoli).
                             Data una singola stazione sismica, il
                             sismogramma fonira' una misura dei tempi di
                             arrivo delle P e delle S e quindi la distanza tra la
                             stazione e l'evento. La differenza dei tempi di
                             arrivo delle P e delle S moltiplicata per il fattore 8
                             Km/s fornisce, come abbiamo gia' visto, la
                             distanza in chilometri. A questo punto si disegna
                             un cerchio con centro coincidente con la
                             posizione della stazione e raggio uguale alla
                             distanza calcolata. L'evento puo' essere
                             localizzato in uno qualsiasi dei punti sulla
circonferenza.
Utilizzando lo stesso procedimento per almeno altre due stazioni si ottengono
altri due cerchi. L'intersezione dei tre cerchi identifichera', se le letture che
abbiamo effettuato dei tempi P ed S sono corrette e se la nostra
semplificazione del modello crostale attraversato dalle onde sismiche non si
allontana troppo dalla situazione reale, un solo punto che rappresenta la
posizione dell'evento. Magari tutto fosse cosi' semplice! In realta' sulle
metodologie di localizzazione dei terremoti la situazione e' ben diversa da
quella qui ipotizzata. Esistono numerosi algoritmi e procedure di calcolo
alquanto piu' complicate che tengono conto della reale complessita' della
struttura interna della terra e del percorso dei raggi sismici in modelli anche
tridimensionali. Quanto abbiamo visto e' una semplificazione per permetterci
di capire a grandi linee le linee guida del problema di localizzare un
terremoto.
Nell'esempio illustrato sono utilizzate le stazioni di Boston, Edinborough e
Manaus. L'evento e' localizzato dall'intersezione dei cerchi nella dorsale
Medio Atlantica.

Cos'e' la magnitudo ?

Risposta breve:
I sismologi usano la Magnitudo per avere delle indicazioni sull'energia
rilasciata da un terremoto.
Qui di seguito sono riportati gli effetti tipici di un terremoto in relazione ai
valori di magnitudo:
 Magnitudo Effetti
Minore di
            Generalmente non risentito, ma registrato.
3.5
3.5-5.4     Spesso sentito, ma raramente causa danni.
            Leggeri danni in costruzioni con buon disegno strutturale. Possono causare
Sotto 6.0   danni significativi in edifici mal costruiti o vecchi, generalmente in aree
            ristrette
6.1-6.9     Possono essere distruttivi in aree fino a 100 km di estesione.
7.0-7.9     "Major earthquake". Possono causare danni enormi su vaste aree
Maggiori di "Great earthquake". Possono causare seri danni in aree ampie anche
8           migliaia di km.

Sebbene ogni terremoto abbia una sua magnitudo, gli effetti varieranno
enormemente in funzione della distanza, delle condizioni del terreno, dagli
standard costruttivi ed altri fattori. Per esprimere gli effetti del terremoto su
cose e persone si utilizza una scala di Intensita' (vedi sezione L'Intensita').

Ovviamente ogni terremoto e' caratterizzato da un rilascio energetico ben
definito, ma i valori di magnitudo possono variare da stazione a stazione e da
osservatorio ad osservatorio. Questo fatto non deve stupire. Innanzitutto
occore distinguere di che magnitudo si stia parlando. In effetti esistono
differenti tipologie. In generale si sente sempre parlare di Magnitudo Richter
ma questa scala e' stata definita per la California (come sara' spiegato piu'
avanti). Il simbolo generalmente utilizzato per la Magnitudo Richter e' ML (che
sta per magnitudo locale). Senza entrare nel dettaglio esistono diversi tipi di
magnitudo che dipendono dalla frequenza delle onde di cui misuriamo
l'ampiezza. Ad es., misurando al massima ampiezza delle onde con periodo
di 20 secondi si ottiene la cosiddetta Ms, mentre su onde con periodi minori si
calcola la cosiddetta Mb (la b sta per body).
Inoltre il valore misurato dell'ampiezza delle fasi sismiche dipende fortemente
dalle caratteristiche "geologiche" del sito di misura. Per semplificare
possiamo pensare che una stazione posizionata su roccia tenda a restituire il
segnale senza particolari amplificazioni (vedere sezione Gli effetti di un
terremoto) mentre su terreni incoerenti in generale si possono avere effetti di
amplificazione del segnale.

Risposta estesa:
Uno dei maggiori contributi dati da Dr. Charles F. Richter e' stato quello di
riconoscere che le onde sismiche irradiate dai terremoti possono fornire una
stima diretta della loro "forza".
Egli raccolse registrazioni di onde sismiche da un elevato numero di terremoti
e sviluppo' e calibro' un sistema di misura della loro "magnitudo".
Richter collego' direttamente il fatto che maggiore fosse l'energia intrinseca
rilasciata dal terremoto e maggiore risultasse l'ampiezza del movimento del
suolo ad una data distanza.
Calibro' la sua scala di "magnitudo" misurando l'ampiezza massima delle
onde di taglio (onde S vedi sezione Onde Sismiche) registrate da sismometri
particolarmente sensibili alle onde di taglio con periodo di circa 1 secondo.
In particolare utilizzo' i sismometri Wood-Anderson e terremoti registrati nella
Caifornia del Sud. Da questo si comprende che occorre adattare la scala di
Magnitudo Richter al tipo di strumentazione utilizzata ed al luogo in cui si
registrano i terremoti.
Da qui il termine piu' corretto di Magnitudo locale quando si utilizza la
massima ampiezza delle onde di volume (onde P ed S).
Nel diagramma sottostante vediamo come si ricavi la magnitudo dal valore di
ampiezza massima.
Dal nomogramma possiamo facilmente capire che il valore di magnitudo
ricavata dipende dalla distanza della stazione e dall'ampiezza massima
registrata.
Vedete che in maniera approssimativa invece della distanza possiamo
utilizzare il tempo che intercorre tra l'arrivo S e l'arrivo P (che 'e funzione della
distanza del terremoto).
L'equazione per la Magnitudo Locale e':
ML = log10A(mm) + (fattore correttivo per la distanza)
Qui A e' l'ampiezza, in millimetri, misurata direttamente dalla registrazione.
Richter defini che un terremoto ha magnitudo pari a 3 quando un evento
registrato a 100 km di distanza con un sismometro di tipo Wood-Anderson
con periodo proprio di 0.7 secondi (e non entriamo nel dettaglio della
sismomentria per capire cosa significhi periodo proprio di un sismometro...) e
2800 ingrandimenti da luogo ad una ampiezza massima di 1 millimetro.
Notate che il valore della magnitudo dipende dal logaritmo in base 10
dell'ampiezza. Quindi tra un terremoto di magnitudo 4 ed un terremoto di
magnitudo 5 l'ampiezza varia di 10 volte!!
Momento sismico
I sismologi hanno di recente sviluppato una scala standard di magnitudo che
e' completamente indipendente dal tipo di strumento utilizzato
definita Magnitudo Momento derivata dal momento sismico.
Per avere un'idea del momento sismico riprendiamo un attimo i concetti di
fisica elementare e pensiamo a cosa sia il momento. Il momento e' definito
come la forza per la distanza dal centro di rotazione di un sistema, quindi il
momento = forza x braccio. Immaginiamo due differenti blocchi di una faglia a
contatto ed in moto relativo l'uno rispetto all'altro. Il momento di un terremoto
puo ' essere espresso da:
(Momento)=(Rigidita')x(Area della Faglia)x(Spostamento sulla superficie di
faglia; ovvero M0 = mu A d
La rigidita' viene intesa come resistenza al taglio (forza su unita' di superficie)
L'unita' di misura del momento sono dyne-cm
C'e' un metodo standard per convertire il momento sismico in un valore di
magnitudo, l'equazione e':
Mw = (2/3)(log10(M0(dyne-cm)) - 16.05)
Proviamo a vedere a che magnitudo corrisponda la rottura di un provino di
roccia in laboratorio con una pressa (forza dell'ordine di 3e13 (dyne-cm) ove
3e13 significa 3 moltiplicato 10 elevato alla 13).
Mw = (2/3)(log10(3e13(dyne-cm)) - 16.0) = (2/3)(13.5 - 16.0) = -1.7
Abbiamo un valore di magnitudo negativo! Cio' non ci deve stupire, la
magnitudo puo' assumere valori negativi (ricordatevi che Richter utilizzo la
sua definizione di magnitudo con strumenti in uso negli anni 30 e taro' la sua
scala con un terremoto magnitudo 3 che dava un ampiezza di 1 mm per "un
particolare tipo di sismometro ad una certa distanza; ora e' possibile
registrare anche terremoti estremamente piccoli da cui viene fuori una
magnitudo negativa. Anche in siti molto "seri" di istituzioni internazionali a
volte leggerete che la magnitudo va da 0 a 9. Non vi fidate ... sbagliano!ndr.
La magnitudo non ha un significato "fisico" e' semplicamente un numero che
mette in relazione differenti ampiezze del segnale, e' una scala relativa).
Energia Sismica
Sia la magnitudo che il momento sismico sono in qualche modo relazionabili
all'energia irradiata da un terremoto. Richter e Gutenberg svilupparono per
primi una relazione tra magnitudo ed energia, del tipo:
logES = 11.8 + 1.5M
ove l'energia ES e' in erg.
Notate che tale energia non e' l'energia totale espressa da un terremoto, gran
parte dell'energia e' dissipata in calore.
Piu' recentemente , Hiroo Kanamori ha sviluppato una relazione tra
momento sismico ed energia delle onde sismiche.
Energia = (Momento)/20.000
Il momento e' in unita' di dyne-cm e l'energia in ergs.
Nella tabella sotto vediamo di avere un'idea dell'energia rilasciata dai
terremoti per classi di magnitudo:
                Equivalente in TNT
Magnitudo                                         Esempio approssimativo
              (quantita' di esplosivo)
    -1.5              0.08 gr             Rottura di un provino roccioso in laboratorio
    0.2                30 gr                 Bomba a mano di grosse dimensioni
    1.0               477 gr
    1.5               2.68 kg
    2.0                15 kg                    Esplosione per scavi di palazzi
    2.5                85 kg
    3.0               477 kg                          Esplosione di cava
    3.5               2.68 ton
                                         Esplosione alla centrale nucleare di Chernobyl
    4.0               15.1 ton
                                                         (circa 9.5 ton)
    4.5               84.8 ton
    5.0               477 ton               Es.: terremoto del 2000 nel Monferrato
    5.5              2682 ton
                                             Bomba atomica "Little Boy" esplosa a
    6.0              15080 ton
                                                        Hiroshima
Es.: terremoto del 1887 nel Mar Ligure o del
    6.5              84802 ton
                                                        1980 in Irpinia
    7.0             476879 ton               Es.: terremoto del 1908 di Messina
    7.5           2.68 milioni ton      Es.: terremoto del 1992 a Landers, California
                                          Es.: terremoto del 1906 a San Francisco,
    8.0            15 milioni ton
                                                          California
                                          La piu' potente bomba all'idrogeno testata
    8.5           84.8 milioni ton
                                                     (Tsar) (50 milioni ton)
                                        Es.: terremoto del 2004 a Sumatra (magnitudo
    9.0          476.9 milioni ton
                                                             9.1)
    9.5           2.68 miliardi ton            Es.: terremoto del 1960 in Cile
                                         Stima dell'impatto del meteorite che creo' il
   12.55        100 mila miliardi ton
                                            cratere Chicxulub 65 milioni di anni fa

Un'altra misura per un terremoto
Come abbiamo gia' detto in altri punti, i sismologi usano un metodo differente
per stimare gli effetti di un terremoto, la sua intensita'. L'intensita' non deve
essere confusa con la magnitudo. Sebbene un terremoto abbia un'unica
magnitudo i suoi effetti (cioe' la sua intensita') variano da punto a punto (vedi
sezione Intensita').
Effetti del terremoto
Gli effetti di qualsiasi terremoto dipendono da tutta una serie di fattori
estremamente variabili. Questi fattori sono di tipo:
      •Intrinseco al terremoto, vale a dire la sua magnitudo, il tipo di
      fagliazione, la profondita';
      •geologico, cioe' legati alle condizioni geologiche ove l'evento viene
      risentito - distanza dall'evento, percorso dei raggi sismici, tipologia e
      contenuto in fluidi del suolo;
      •sociali, cioe' dipendenti dalla qualita' delle costruzioni,preparazione
      della popolazione a fronteggiare un evento sismico, ora del giorno (ad
      es. ore di punta, evento di notte).

Si puo' mettere in relazione il numero di vittime causate da un sisma con la
combinazione dei fattori sopra citati. Come esempio possiamo considerare il
terremoto avvenuto il 17 ottobre del 1989 a Loma Prieta nell'area meno
popolata della penisola di San Francisco, rispetto alle zone adiacenti
estremamente urbanizzate.
La magnitudo del terremoto (ML) e' stata stimata in 7.1 (per avere un'idea
dell'energia, oltre 30 volte superiore rispetto ai due eventi principali della
sequenza umbro marchigiana del 1997). Gli standard costruttivi dell'area
erano estremamente alti e la popolazione era preparata a fronteggiare
l'emergenza terremoto. Tuttavia la zona della Baia di San Francisco e'
caratterizzata dalla presenza di suoli soffici ed altamente saturi in acqua e
questo ha causato spettacolari collassi strutturali in alcune delle vie di
comunicazione, seppur lontane rispetto all'area epicentrale. Inoltre l'evento e'
avvenuto in un'ora di punta con traffico ancora piu' intenso del consueto a
causa della gara di apertura delle "World Series" che si stava effettuando
quel giorno. Nonostante questi fattori negativi il numero di vittime e' stato
limitato a 75.
Poco tempo prima, il 7 dicembre 1988 si era avuta una scossa di magnitudo
pressoche' equivalente in Armenia settentrionale, nella zona di confine tra
ex-Unione Sovietica e Turchia (in Italia e' comunemente conosciuto come
terremoto di Spitak). In questo caso pero' l'evento si e' verificato in un'area
estremamente urbanizzata e le caratteristiche costruttive degli edifici erano
assolutamente precarie. L'evento si verifico' inoltre di notte. Molte delle
costruzioni collassarono ed il numero di morti supero' le 25.000 unita'.

Il Terremoto del 17 Gennaio 1995 (Hyogo-Ken Nanbu Earthquake)
Piu' di 5000 persone perirono a causa di questo terremoto (M w = 6.9)
avvenuto nella prefettura di Hyogo, la maggior parte nella citta'di Kobe, il
maggior porto del Giappone (in Italia questo terremoto e' noto infatti con il
nome di terremoto di Kobe). La perdita di cosi' tante vite in un paese che tutti
credevano assolutamente preparato a fronteggiare eventi catastrofici
provoco' un'emozione intensa nella comunita' internazionale (da noi in Italia si
dice comunemente che il Giappone e' preparatissimo a fronteggiare le
catastrofi naturali come i terremoti, favoleggiando su case di carta etc.,
dimenticandosi di quanto avvenne in questo recente caso). Le dimensioni di
questa catastrofe sono dovute a tutta una serie di terribili coincidenze ed
all'influenza di vari fattori sismologici e sociali le cui concause si chiariranno
meglio entrando nel dettaglio attraverso la serie di immagini e le descrizioni
successive.
(fonte USGS)

Kobe e' piu' lontana rispetto ad altre principali citta' del Giappone dalla
pericolosa zona di intersezione di tre placche tettoniche : Pacifica,
Euroasiatica e delle Filippine.
Questa tripla giunzione rappresenta il punto di incontro di 3 zone
compressive di subduzione. Nella figura le zone tratteggiate in rosso
rappresentano le parti delle faglie in subduzione che sono state interessate
dai forti terremoti avvenuti nel 1944 e nel 1946. L'area di Kobe e' inoltre
interessata anche da un sistema di faglie trascorrenti (la cosiddetta "Median
TectonicLine" in giallo in figura nella parte a terra. Le altre linee in giallo nella
zona a mare (quelli con le "barbette", come vengono gergalmente a volte
chiamati i triangolini gialli) rappresentano i fronti delle placche in subduzione.

                                      (da Earthquake Research Institute, Tokyo)

                                       La mappa a lato mostra gli epicentri delle
                                       repliche (aftershocks) registrati nei due
                                       giorni successivi all'evento principale.
                                       L'osservazione della distribuzione degli
                                       eventi successivi al cosiddetto "main
                                       shock" (evento principale) resta tuttora
                                       uno degli indicatori fondamentali per
                                       capire l'estensione del settore di faglia
                                       coinvolto nella rottura principale. Notiamo
                                       come in questo caso gli eventi indichino
                                       una rottura trasversale alla "Awaji Island"
che attraversa la baia di Honshu direttamente al di sotto della citta' di Kobe. Il
fatto che l'evento si sia verificato proprio in corrispondenza di un centro
abitato ha esaltato le caratteristiche distruttive dell'evento, venendo a
mancare la mitigazione dovuta all'attenuazione dell'energia sismica durante
la propagazione per eventi che si verificano a maggiori distanze.
Effetti diretti
L'effetto dei terremoti sulle strutture e sul paesaggio puo' sostanzialmente
dividersi in due tipologie: effetti diretti e secondari. Gli effetti diretti sono
collegati alla deformazione del suolo in corrispondenza della faglia la cui
rottura ha generato l'evento sismico. Tali effetti sono limitati esclusivamente
all'area interessata dalla rottura. La maggior parte delle rotture causate dei
terremoti, che possano essere relazionate direttamente con la faglia
principale, raggiungono raramente la superficie. Il terremoto di Kobe non
sfugge a questa regola, si sono osservati effetti della superficie di rottura
esclusivamente in un'area rurale dell'Awaji Island, con spostamenti relativi
fino a 3 metri. Le strutture localizzate lungo la superficie di faglia, passibili
quindi di essere direttamente danneggiate dallo spostamento sono limitate in
confronto alle reali dimensioni della faglia stessa. In particolare in questo
caso si sono avute evidenze di danni dovuti allo spostamento diretto del
suolo su recinti, servizi fognari o di rete del sottosuolo e canali di irrigazione.
Alcune evidenti disclocazioni sono state osservate anche in corrispondenza
di risaie.

                         (da Geographical Survey Institute of Japan)

Veduta aerea della rottura dovuta alla faglia nella zona settentrionale di Awaji
Island, ripresa il 18 gennaio 1995, giorno successivo all'evento. Da sinistra a
destra possiamo notare una frana che interrompe una strada, una scarpata di
faglia all'interno di una risaia, uno spostamento laterale destro in una strada
rurale (vedi dettagli nel riquadro) ed altri 3 punti ove sono visibili gli
spostamenti diretti. Notate come siano limitati i danneggiamenti visibili alle
case, anche se molto vicine rispetto alla superficie di faglia.
                                  (da un report di J.-P. Bardet et al. per la Gifu Univ.;
                                  riproduzione autorizzata )

                                  Vista lungo la scarpata di faglia ad Awaji
                                  Island. La parte della risaia a destra risulta
                                  sollevata di piu' di un metro. Notate anche
                                  la strada "tagliata" sullo sfondo. E' spesso
                                  possibile misurare gli spostamenti e le
                                  lunghezza dei settori di faglia esposti in
                                  superficie. Da questi si puo' stimare lo
                                  spostamento e l'area della faglia sepolta
                                  (non visibile in superficie) ed ottenere una
                                  stima, indipendente dalle registrazioni
                                  sismometriche,      della    magnitudo     del
                                  terremoto.

Foto da un settimanale giapponese che mostra la scarpata di faglia. Notate lo
spostamento sia verticale che orizzontale mostrato dall'argine della risaia.
Strutture ben costruite resistono spesso a collassi strutturali, anche nelle
immediate vicinanze di una faglia sismogenetica.

"Rimbalzo elastico", la deformazione permanente del suolo causata dalla
rottura di faglia puo' estendersi diversi chilomentri dalla faglia stessa ed e'
spesso misurabile, anche se la rottura rimane sepolta. Nel passato
igeodeti hanno effettuato accurati e costosi sopralluoghi, visitando migliaia di
siti per misurare direttamente le deformazioni in un'area colpita da terremoto
(da GeographicalSurvey Institute of Japan e
                                                 National Space Development Agency of
                                                 Japan)

                                                In seguito e' stato sviluppato un
                                                metodo      piu'    rapido    che
                                                permette di ottenere mappe
                                                della deformazione utilizzando
                                                la interferometria radar. Con
                                                questa      tecnica      vengono
                                                comparate        immagini       di
                                                microonde-radar, in una data
                                                regione, prima e dopo l'evento
                                                sismico. Nella figura sopra,
relativa sempre alla Awaji Island, a colore uguale corrisponde ugual
spostamento ed ogni frangia di colore equivale ad uno spostamento verticale
di 11 cm. Si notano oltre 8 differenti frange dando luogo ad uno spostamento
massimo dell'ordine del metro causato dal terremoto. A sinistra,due frange
parallele alla costa nella citta' di Kobe che indicano uno spostamento
superiore ai 20 cm direttamente osservabile nella citta' causato dalla faglia
sepolta.

Effetti Secondari

La maggior parte dei danni correlati ai terremoti risulta dagli effetti secondari,
quelli cioe' che non sono necessariamente dovuti dal movimento della faglia
ma risultano dalla propagazione delle onde sismiche a partire dalla zona di
rottura. Gli effetti secondari risultanti dal passaggio temporaneo delle onde
sismiche possono interessare aree anche molto vaste, causando un diffuso
danneggiamento. Tali effetti includono: scuotimento, frane, liquefazioni,
subsidenza, fessurazioni.

Scuotimento Sismico

(da Architecture Dept. of Tokyo Metro. Univ.)

Possiamo immaginare le onde sismiche che si dipartono dalla zona sorgente
della rottura in modo simile alle onde che si generano in uno stagno quando
vi lanciamo un sasso.
L'altezza dell'onda generata si attenua via via che ci sia allontana dalla
sorgente. Un effetto simile si ha per le onde sismiche. Nel grafico sopra e'
riportata la variazione dell'accelerazione del suolo in funzione della distanza
come misurata direttamente per il terremoto di Kobe.
Una accelerazione di 1000 gal equivale a quella di gravita', basta comunque
un valore anche del 50 % rispetto all'accelerazione di gravita' per rovesciare
degli oggetti. Notate come vi sia una grande dispersione nei valori osservati,
con variazione di 2 o 3 volte per la stessa distanza.
Sono dovute ad effetti locali, e non a problemi di determinazione dei valori di
accelerazione osservati, come chiariremo tra poco.
(Earthquake Research Institute, Tokyo)

In questa mappa sono mostrate le differenze significative, anche per localita'
estremamente vicine, causate dagli effetti secondari (piu' chiaramente dal
passaggio delle onde sismiche) per le accelerazioni e le velocita' del moto del
suolo misurate strumentalmente. Tali variazioni di ampiezza nei segnali
registrati sono correlate a condizioni geologiche locali, alle differenti
composizioni litologiche ed ai diversi spessori dei suoli, e prendono il nome
di effetti di sito.

(da Architecture Dept. of Tokyo Metro. Univ.)

I sismogrammi sopra raffigurati rappresentano le registrazioni in due differenti
siti a Kobe. A sinistra i tre sismogrammi (ognuno rappresenta il moto del
suolo lungo 3 differenti componenti : la componente verticale, quella orientata
in direzione nord-sud e quella nella direzione perpendicolare est-ovest)
mostrano impulsi netti ed il contenuto in frequenza del segnale e'
maggiormante spostato verso le alte frequenze. Nella figura a destra notiamo
una maggiore componente a bassa frequenza, oltre ad una durata maggiore
degli impulsi ad ampiezza maggiore. Il primo sito e' su roccia, il secondo e'
localizzato vicino alla costa su un suolo soffice, spesso e saturo in acqua.
Quest'ultima zona soffre dei maggiori danni a causa del terremoto. Vediamo
quindi come le condizioni del sito (da qui il nome di effetti di sito) giochino un
ruolo fondamentale nel danno sofferto dalle strutture a parita' di altre
condizioni (quali magnitudo, tipologia di costruzione etc.)

(da un report di J.-P. Bardet et al. della Univ. of South. California per Gifu Univ., Japan)

La maggior parte dello scuotimento sismico e' di tipo di taglio (l'espressione
"side-to-side" degli autori anglosassoni rende molto bene l'idea dello
scuotimento). Le costruzioni sono propense a resistere molto meglio alle
sollecitazioni verticali (si pensi infatti che sono progettate per resistere alla
forza di gravita', al loro stesso peso) che non a quelle di taglio. Inoltre e' molto
piu' difficile deformare per taglio un triangolo che non un rettangolo. Per tali
motivi il design di strutture antisismiche prevede rinforzi e sagomature di
forma triangolare per resistere alle sollecitazioni di taglio.

(Kobe University)

Questa casa in legno e' collassata a causa dello scuotimento sismico. E'
lecito supporre che il tetto con tegole in ceramica ha sopportato piu' sforzo di
taglio di quanto potesse reggere la struttura della casa in legno. Questa
tipologia di costruzione e' molto comune in Giappone.
(da un report di J.-P. Bardet et al. della Univ. of South. California per Gifu Univ., Japan)

Accanto a questa costruzione completamente collassata c'e' un edificio in
cemento armato che non ha sofferto danni strutturali. Il grande numero di
case in legno collassate a seguito del terremoto di Kobe rispetto alle
costruzioni in cemento armato ha stupito molti osservatori, poiche' si pensa
comunemente che le case in legno resistano meglio agli sforzi di taglio. Le
case in c.a. hanno pero' un miglior disegno strutturale e sono state costruite
tenendo anche conto della loro maggiore altezza (insomma devono essere
state costruite con criteri di ingegneria sismica). Le case in legno hanno
inoltre proporzionalmente dei tetti estremamente piu' pesanti.

(Kobe Univ.)

Un'altra anomalia del terremoto di Kobe e' rappresentata dall'alto numero di
case a piu' piani, costruite circa 20 anni prima, in cui ha collassato il quinto
piano. La spiegazione e' semplice, si tratta di sopraelevazioni di edifici
preesistenti che erano originalmente di 5 piani.
(Kobe Univ.)

Questa foto illustra l'estremo pericolo rappresentato dal trovarsi in strada
durante un terremoto. Segnali stradali, finestre e l'intera facciata di un edificio
hanno collassato sulla strada.
Durante un terremoto e' usualmente piu' sicuro rimanere all'interno di un
edificio che slanciarsi all'aperto. Per non parlare del pericolo rappresentato
dall'utilizzare scale ed ascensori durante una scossa.

Effetti sulle linee di comunicazione
La gran quantita' di detriti e materiali che hanno invaso le strade e' stata una
delle coincidenze che hanno reso drammatico il bilancio in vite umane di
questo terremoto. Quasi tutte le strade, le ferrovie, il porto e tutte le vie di
comunicazione della citta' hanno sofferto ingenti danni strutturali causando
inoltre un grosso ritardo nella possibilita' di offire soccorso. La maggior parte
delle strade di Kobe erano state costruite 20-30 anni fa prima che le moderne
tecniche costruttive prendessero campo.

(da un report di J.-P. Bardet et al. della Univ. of South. California per Gifu Univ., Japan)

Questa strada sopraelevata forma un pendolo rovesciato, le colonne di
supporto non possono resistere allo scuotimento generato dalle onde di
taglio.
(da un report di J.-P. Bardet et al. della Univ. of South. California per Gifu Univ., Japan)

Il pilastro soprariprodotto mostra un tipico collasso delle piu' vecchie strutture
in cemento armato. I ferri (cioe' le aste verticali in acciaio) sostengono il peso
della struttura. Durante lo scuotimento causato dal terremoto rivestono una
grossa importanza le staffe (l'armatura orizzaontale) che come possimao
vedere dalla foto, in questo caso sono sottodimensionate. Ovviamente pilastri
piu' resistenti sono piu' costosi.

(da un report di J.-P. Bardet et al. della Univ. of South. California per Gifu Univ., Japan)

Larghe sezioni dell'arteria principale ("Hanshin Express way") si sono
rovesciate. Tale fatto e' accaduto sovente ove la strada attraversava aree con
suolo meno consistente e piu' soffice ove lo scuotimento e' stato piu' intenso
ed ha inoltre avuto una maggiore durata.
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