Organizzazione Aziendale - prof. Giovanni Masino AA 2017-2018 - Unife
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DI COSA CI OCCUPEREMO 1_ La teorie del contenuto > Maslow: la gerarchia dei bisogni E N > Alderfer: la ERG theory O ZI > McGregor: Teoria X e Teoria Y VA > Herzberg: la teoria dei due fattori TI O > McClelland: Successo, Affiliazione, Potere M A LL 2_ Le teorie del processo A I > Vroom: la teoria dell’aspettativa IC R > Locke: la teoria del goal setting O TE I C C O R PP A LI G
McGregor “Teoria X e Teoria Y” Locke “Goal setting” Vroom Herzberg “Aspettativa” “Due fattori” McClelland Maslow “Ach-Aff-Pow” Alderfer “Piramide” “ERG model” 1943 1959 1960 1961 1964 1968 1969 4
UN’INTRODUZIONE Capire cosa spinga una persona ad agire non è una cosa semplice. Si tratta di fare i conti, da un lato, con la struttura cognitiva ed emotiva di un individuo e, dall’altro, con i diversi processi che si innescano nella sua mente, nel momento in cui riceve degli stimoli dall’esterno e decide di rispondere ad essi. 5
UN’INTRODUZIONE Possiamo considerare la motivazione come l’insieme dei processi che giustificano > l’intensità > la direzione > la persistenza dello sforzo di un individuo orientato al raggiungimento di un obiettivo. In un contesto organizzativo, >> intensità: la quantità di impegno profuso nel lavoro; >> direzione: l’impegno deve essere indirizzato verso un fine ritenuto vantaggioso per l’organizzazione; >> persistenza: l’impegno deve essere mantenuto per il tempo necessario al raggiungimento dell’obiettivo. 6
LA TEROIA DEI BISOGNI DI MASLOW Le ragioni del comportamento umano sono da ricercarsi nella tensione che accomuna indistintamente ciascun individuo a soddisfare specifici bisogni, biologici o psicologici. L’uomo è dominato da stati di necessità. > La spinta a colmare le carenze avvertite “muove”, anche a livello inconscio, a compiere specifiche azioni. > Il comportamento può essere spiegato (e quindi previsto) a partire dall’analisi dei bisogni sottostanti. 7
LA TEROIA DEI BISOGNI DI MASLOW Bisogni di auto-realizzazione Bisogni di stima Bisogni di appartenenza Bisogni di sicurezza Bisogni fisiologici 8
LA TEROIA DEI BISOGNI DI MASLOW Bisogni fisiologici: (aria, acqua, cibo, sonno, …) sono bisogni primari e fondamentali, intimamente legati alla natura umana. “È vero che l’uomo vive di solo pane, quando non ce n’è. Ma che cosa avviene dei desideri umani, quando c’è abbondanza di pane e quando il ventre è cronicamente pieno? Avviene che subito compaiono altri (e di più alti) bisogni e sono questi a dominare l’organismo invece della fame fisiologica” 9
LA TEROIA DEI BISOGNI DI MASLOW Bisogni di sicurezza: (casa, lavoro, famiglia, ..) sintetizzano la necessità di raggiungere una condizione di stabilità. “L’adulto medio nella nostra società generalmente preferisce un mondo sicuro, ordinato, […] dominato da leggi ed organizzato, su cui possa fare affidamento ed in cui non accadano cose inaspettate, incontrollabili, caotiche o comunque pericolose” 10
LA TEROIA DEI BISOGNI DI MASLOW Bisogni di appartenenza: riguardano il desiderio di essere accolti, accettati, benvoluti. Appartenere ad un gruppo vuol dire, prima di tutto, sentire di essere importanti per qualcun altro. “La mia impressione è che in parte i gruppi giovanili di contestazione siano motivati da un profondo bisogno di raggrupparsi, di essere in contatto, di essere insieme di fronte ad un comune nemico ed un nemico qualsiasi può servire a far formare un gruppo amicale, semplicemente ponendo una minaccia esterna” 11
LA TEROIA DEI BISOGNI DI MASLOW Bisogni di stima: hanno a che fare col desiderio di sentirsi bravi nel realizzare qualcosa, di essere riconosciuti come competenti in un determinato ambito d’azione. “Tutte le persone della nostra società hanno bisogno e desiderio di una valutazione di sé stessi (o autostima) e di una stima da parte degli altri, che sia stabile, ferma e ordinariamente alta” 12
LA TEROIA DEI BISOGNI DI MASLOW Bisogni di auto-realizzazione: riguardano il bisogno di realizzare la propria identità e le proprie aspettative, occupando una posizione ritenuta adeguata nella società. “Si svilupperà un nuovo stato di scontentezza e di irrequietezza, se l’individuo non sarà occupato a fare ciò che egli, individualmente, è adatto a fare. Un musico deve fare musica, un pittore deve dipingere, un poeta deve scrivere, per poter essere definitivamente in pace con se stesso. Ciò che uno può essere, deve esserlo. Egli deve essere come la sua natura lo vuole” 13
LA TEROIA DEI BISOGNI DI MASLOW Alcuni assunti alla base della teoria di Maslow > Il comportamento di una persona scaturisce sempre dalla presenza di un bisogno insoddisfatto > Il bisogno soddisfatto smette di generare azioni, fino al momento in cui non venga nuovamente avvertito. > L’individuo cerca di soddisfare i bisogni della “piramide” secondo una logica ascendente: non si ricerca la soddisfazione di un bisogno di ordine superiore, fino a quando non si è soddisfatto il bisogno di ordine immediatamente inferiore. 14
LA TEROIA DEI BISOGNI DI MASLOW Alcune critiche > La progressione è davvero quella che ipotizza Maslow, oppure l’individuo si concentra su più bisogni contemporaneamente? > Il modo in cui i bisogni vengono avvertiti e le modalità attraverso cui si cerca di soddisfarli possono variare da individuo a individuo? Maslow sembra non considerare le singole peculiarità personali. 15
LA “ERG MOTIVATION THEORY” DI ALDERFER Alderfer “riduce” la piramide di Maslow, considerando che i molteplici bisogni avvertiti dall’individuo possono essere ricondotti a tre grandi categorie: 1) Bisogni di esistenza (Existence needs) 2) Bisogni di relazione (Relatedness needs) 3) Bisogni di crescita (Growth needs) Bisogni di esistenza: coincidenti con quelli che Maslow chiamava “bisogni fisiologici” (cibo, acqua, sonno, …) e “bisogni di sicurezza” (casa, famiglia, lavoro, …). Bisogni di relazione: coincidenti con tutti quei bisogni riconducibili al desiderio di far parte di un tessuto relazionale, in cui si è circondati da simili. Bisogni di crescita: coincidenti con i bisogni di autostima e auto-realizzazione; intimamente legati al desiderio di sviluppare il proprio potenziale. 16
LA “ERG MOTIVATION THEORY” DI ALDERFER Al contrario di quanto afferma Maslow, secondo Alderfer vi è la possibilità che i bisogni si manifestino simultaneamente. Ciò implica che i bisogni di ordine superiore possano manifestarsi anche quando non siano stati ancora soddisfatti quelli di ordine inferiore. Bisogni di crescita Bisogni di relazione Bisogni di esistenza Alderfer Maslow 17
LA “ERG MOTIVATION THEORY” DI ALDERFER Se un bisogno di ordine superiore non viene soddisfatto, l’individuo cercherà di massimizzare la soddisfazione di un bisogno di ordine inferiore. 18
LA “ERG MOTIVATION THEORY” DI ALDERFER Una delle intuizioni più innovative rispetto al modello di Maslow è rappresentata dal concetto di “frustrazione-regressione”. Il mancato soddisfacimento di un bisogno crea uno stato di frustrazione, che può essere attenuato solo regredendo ad un livello di bisogno inferiore. Es. 1: chi vede sbarrato il proprio percorso di carriera cerca di trarre maggiore beneficio dal contesto sociale e relazionale nel quale opera. Es. 2: chi non riesce a soddisfare i propri bisogni sociali nell’ambiente lavorativo, cerca di valorizzare il solo lato economico, o magari aspetti legati alla stabilità. 19
LA TEORIA DEI DUE FATTORI DI HERZBERG Herzberg è stato uno dei più influenti studiosi della motivazione al lavoro. Nel corso della sua lunga carriera, elaborò la famosa teoria nota come “Teoria dei due fattori” o “Teoria igienico-motivante”. Si tratta di una teoria che contiene in sé un’idea rivoluzionaria rispetto alle teorie che l’hanno preceduta: >> il contrario della soddisfazione non è l’insoddisfazione, ma la “non soddisfazione”. Partendo da questo assunto, Herzberg afferma che nell’ambito lavorativo vi sono due categorie di fattori che influiscono sulla motivazione: 1) fattori igienici 2) fattori motivanti 20
LA TEORIA DEI DUE FATTORI DI HERZBERG I fattori che conducono alla motivazione sono separati e distinti da quelli che conducono all’insoddisfazione lavorativa. Fattori igienici: supervisione, stipendio, Fattori motivanti: opportunità di condizioni dell’ambiente di lavoro, carriera, crescita personale, sicurezza, relazioni con i colleghi, … riconoscimento, … Se presenti: non generano motivazione. Se presenti: generano motivazione. Se assenti: generano insoddisfazione. Se assenti: non generano insoddisfazione. 21
LA TEORIA DEI DUE FATTORI DI HERZBERG ASSENZA fattori igienici PRESENZA ASSENZA fattori motivanti PRESENZA Insoddisfazione Motivazione MOTIVAZIONE = 0 INSODDISFAZIONE = 0 Nè motivati Insoddisfatti né insoddisfatti Motivati 22
LA TEORIA DEI DUE FATTORI DI HERZBERG La teoria di Herzberg ha delle chiare implicazioni manageriali. Agire in senso migliorativo sui fattori che possono condurre all’insoddisfazione non significa potenziare la motivazione, ma semplicemente evitare che la soddisfazione vada scemando. In altre parole, agire sui fattori igienici non significa motivare, ma semplicemente “tranquillizzare”. 23
LA TEORIA X E LA TEORIA Y DI McGREGOR Per parlare della motivazione, McGregor fece ricorso ad un’impostazione concettuale molto chiara. Il punto di partenza fu la definizione di due distinte teorie: > la teoria X > la teoria Y Teoria X: i manager ritengono che i dipendenti provino un disprezzo innato per il lavoro. Per questo motivo, è necessario che vengano diretti nello svolgimento del lavoro e, quando necessario, addirittura obbligati. Teoria Y: i manager assumono che i dipendenti considerino il lavoro alla stregua del riposo, vale a dire come un qualcosa di naturale. In questa visione, i lavoratori accettano di buon grado la fatica, sono proattivi, possiedono grandi capacità di problem solving e sono auto-motivati. 24
LA TEORIA X E LA TEORIA Y DI McGREGOR McGregor non raccolse evidenze empiriche sulla validità del primo o del secondo complesso di ipotesi, ma era fortemente incline a credere che la Teoria Y fosse più valida della Teoria X. Ai fini della motivazione, il management deve accettare l’una o l’altra teoria e creare, di conseguenza, delle politiche motivazionali coerenti con ciò che le teorie predicano. Seppur fortemente contrastanti nei contenuti, l’assunzione di una teoria non esclude la possibilità di accettare parzialmente anche l’altra (ad es.: 90% teoria X e 10% Y o viceversa) 25
LA TEORIA X E LA TEORIA Y DI McGREGOR Teoria X = assunzioni pessimistiche >> tutte le azioni lavorative devono essere tracciate (chiara attribuzione di responsabilità) >> ricompense e rimproveri devono dipendere strettamente dall’esito delle azioni lavorative >>> approccio utile in presenza di personale non intrinsecamente motivato
LA TEORIA X E LA TEORIA Y DI McGREGOR Teoria Y = assunzioni ottimistiche >> i lavoratori vengono considerati la risorsa più importante dell’organizzazione >> non si avverte la necessità di una supervisione diretta e costante >> i rapporti tra dirigenti e dipendenti sono declinati in una dimensione maggiormente “personale” (miglioramento del clima organizzativo) >>> approccio utile in presenza di personale intrinsecamente motivato
LA TEORIA X E LA TEORIA Y DI McGREGOR Teoria Y: adottare questa teoria favorisce la soddisfazione dei bisogni di stima e auto- realizzazione. X McGregor Maslow Teoria X: adottare questa teoria non favorisce la soddisfazione dei bisogni di stima e auto-realizzazione. 28
LA TEORIA DEI BISOGNI DI McCLELLAND McClelland si concentra su 3 bisogni specifici, ritenendoli fondamentali per spiegare la motivazione. > Bisogno di successo (Need for Achievement, nAch): l’impulso ad eccellere, a soddisfare degli standard, ad impegnarsi perché le proprie azioni abbiano sempre esito favorevole. > Bisogno di potere (Need for Power, nPow): l’impulso a voler influenzare il comportamento altrui; il voler fare in modo che gli altri si comportino in un modo in cui altrimenti non si comporterebbero. > Bisogno di affiliazione (Need for Affiliation, nAff): l’impulso a voler creare rapporti sociali; il desiderio di avere relazioni interpersonali amichevoli. 29
LA TEORIA DEI BISOGNI DI McCLELLAND Che tipo di comportamenti tende a mettere in atto chi manifesta un elevato grado di …? >> nAch: >>> svolgere compiti che risultino difficili >>> dare risalto alle responsabilità personali >>> non condividere il merito della riuscita di un’impresa >>> ricercare feedback rispetto alle proprie azioni per enfatizzare il successo ottenuto >>> mostrare insofferenza per la routine e una particolare tendenza a voler essere innovativi >>> evitare situazioni di possibili fallimenti 30
LA TEORIA DEI BISOGNI DI McCLELLAND Che tipo di comportamenti tende a mettere in atto chi manifesta un elevato grado di …? >> nPow: >>> imporsi all’attenzione altrui >>> cercare di avere un impatto sulle azioni altrui >>> rimarcare la propria posizione di superiorità >>> ricorrere alla forza o alla persuasione >>> fare quanto necessario per conservare o potenziare lo status raggiunto >>> indirizzare il potere in modo che risulti >> personalizzato: usare il potere per dominare un avversario >> socializzato: usare il potere in maniera paternalistica verso una moltitudine di persone 31
LA TEORIA DEI BISOGNI DI McCLELLAND Che tipo di comportamenti tende a mettere in atto chi manifesta un elevato grado di …? >> nAff: >>> privilegiare e preservare la qualità delle relazioni personali >>> evitare, quando possibile, di prendere decisioni “impopolari” >> ragione per cui chi presenta un elevato bisogno di affiliazione non è adatto a ricoprire ruoli manageriali >>> andare continuamente alla ricerca di prove del fatto di essere amati/accettati >>> vedere gli altri come una fonte di approvazione delle proprie scelte 32
LA TEORIA DEI BISOGNI DI McCLELLAND Supponete di avere di fronte a voi 5 bersagli, da colpire con delle palline. A seconda del bersaglio che riuscite a colpire, riceverete un premio commisurato alla distanza che vi separa dal bersaglio stesso. Probabilità di ca. 100% 80% 50% 10% ca. 1% colpirlo Premio 2€ 4€ 8€ 16 € 32 € A B C D E 2 mt 32 mt 33
LA TEORIA DEI BISOGNI DI McCLELLAND Quale bersaglio sceglie il “lavoratore di successo”? Perché? 34
LA TEORIA DEI BISOGNI DI McCLELLAND La “persona di successo” non ama scommesse con livello di azzardo elevato. Si tratta di individui non interessati al successo legato alla pura casualità. Le probabilità di successo elevate privano la “persona di successo” della possibilità di Perché? mettersi alla prova. 35
LA TEORIA DELL’ASPETTATIVA DI VROOM Secondo l’approccio di Vroom, la motivazione non può essere spiegata ricorrendo alla semplice analisi dei bisogni di un individuo. I comportamenti che le persone mettono in atto sono frutto di scelte consapevoli che non si basano solo sulle necessità avvertite e gli obiettivi desiderati, ma anche su una serie di altri elementi quali la personalità, le competenze, la conoscenza, l’esperienza, …. Secondo Vroom, un individuo è motivato ad agire se avverte che: > vi è una correlazione positiva tra sforzi e performance lavorativa > i risultati lavorativi positivi verranno ricompensati adeguatamente > la ricompensa è utile a soddisfare un bisogno ritenuto importante > il desiderio di soddisfare quel bisogno è forte abbastanza da giustificare lo sforzo che si sta compiendo 36
LA TEORIA DELL’ASPETTATIVA DI VROOM Nello specifico, la motivazione è il risultato della combinazione di tre fattori: > aspettativa > strumentalità > valenza Aspettativa X Strumentalità X Valenza = Motivazione Credere che un certo Credere che ad un La preferenza sforzo porterà a un dato risultato personale verso una determinato livello di corrisponderà una certa ricompensa. performance. certa ricompensa. 37
LA TEORIA DELL’ASPETTATIVA DI VROOM Uno dei presupposti da cui parte Vroom è che gli individui avvertano bisogni differenti e con diversi gradi di intensità. È importante, da questo punto di vista, la soggettività, la percezione, il modo in cui una persona valuta sé stessa, il proprio lavoro e le ricompense ad esso collegate. Motivazione = sintesi di una decisione Quanto impegno profondere in una determinata situazione? Decisione “trifasica”, fondata su ipotesi relative al rapporto: 1) sforzo —> prestazione 2) prestazione —> ricompensa 3) ricompensa —> condizioni personali 38
LA TEORIA DELL’ASPETTATIVA DI VROOM La probabilità Aspettativa (soggettivamente percepita) che un certo sforzo possa portare a un determinato risultato. massima Le percezioni relative all’aspettativa dipendono da: Persona assolutamente > autoefficacia: il complesso delle credenze certa di raggiungere un riguardanti la propria efficacia nella gestione di certo obiettivo. determinati eventi > autostima > capacità possedute Persona assolutamente > esperienza certa di fallire un certo > possesso di sufficienti informazioni per svolgere obiettivo. il lavoro minima > supporto da parte di colleghi/superiori 39
LA TEORIA DELL’ASPETTATIVA DI VROOM Il grado di certezza con cui si percepisce che ad Strumentalità uno specifico livello di prestazione corrisponderà una certa ricompensa. massima L’ottenimento della La performance è strumentale al ricompensa dipende conseguimento di un beneficio? totalmente dalla prestazione. Le percezioni relative alla strumentalità dipendono da: > chiarezza dei sistemi premianti L’ottenimento della > modalità di assegnazione delle ricompensa non dipende in ricompense alcun modo dalla prestazione. > presenza di incentivi minima 40
LA TEORIA DELL’ASPETTATIVA DI VROOM Il modo in cui viene percepita la Valenza situazione derivante dal conseguimento di un certo risultato. Valore soggettivamente assegnato ad massima una certa ricompensa. Forte desiderio di ricevere una certa ricompensa. Le percezioni relative alla valenza dipendono da: Indifferenza nei > valori confronti di una certa > preferenze ricompensa. > bisogni Avversione nei confronti > obiettivi di una certa ricompensa. minima 41
LA TEORIA DELL’ASPETTATIVA DI VROOM Il lavoratore sarà motivato nella misura in cui sentirà di poter rispondere affermativamente alle seguenti domande: 1) Quando la mia prestazione sarà valutata, l’organizzazione riconoscerà che ho profuso il massimo impegno? 2) Se la mia performance sarà valutata positivamente, riceverò un’adeguata ricompensa? 3) Le ricompense che riceverò saranno di mio gradimento? 42
LA TEORIA DELL’ASPETTATIVA DI VROOM Implicazioni per il management > autonomia Rimuovere gli ostacoli al Aspettativa > supporto conseguimento degli obiettivi. > feedback > comunicazione Chiarire i meccanismi decisionali Strumentalità trasparente relativi alle ricompense. > politiche premianti Indagare le preferenze dei > incentivazione Valenza lavoratori. personalizzata 43
LA TEORIA DEL GOAL SETTING DI LOCKE Secondo la teoria del “goal setting”, la motivazione è legata al modo in cui gli obiettivi vengono definiti. Il lavoratore è motivato se ha un obiettivo (goal) da raggiungere. L’obiettivo non deve essere vago, ma corrispondere ad uno specifico livello di performance. Performance A livelli crescenti di difficoltà dell’obiettivo, corrispondono performance migliori, ma solo fino a un certo punto. Oltre un dato livello di difficoltà, infatti, la performance inizia a calare. Difficoltà dell’obiettivo 44
LA TEORIA DEL GOAL SETTING DI LOCKE Il rapporto difficoltà/performance non è vissuto da tutti allo stesso modo. Vi sono delle variabili “moderatrici” che entrano in gioco, come ad esempio: > le competenze > la tipologia delle attività da svolgere L’impostazione concettuale della teoria può essere così riassunta: Performance - livelli di aspirazione troppo bassi inducono ad accontentarsi dei primi risultati utili; - livelli di aspirazione troppo alti sono scoraggianti e inducono a non agire. Difficoltà dell’obiettivo 45
LA TEORIA DEL GOAL SETTING DI LOCKE Perché le persone sono motivate da obiettivi difficili? Perché infondono energia. Perché stimolano la perseveranza. Performance Perché inducono a trovare modi migliori di svolgere un compito. Difficoltà dell’obiettivo 46
LA TEORIA DEL GOAL SETTING DI LOCKE In sintesi: la performance dipende dalla difficoltà degli obiettivi. Un obiettivo è preciso se è … ma non solo: misurabile. la performance dipende anche 1) dal grado di precisione degli obiettivi Gli attori organizzativi sono più motivati se possono partecipare alla 2) dal grado di partecipazione alla determinazione degli definizione degli obiettivi standard. 47
LA TEORIA DEL GOAL SETTING DI LOCKE Precisione Difficoltà degli obiettivi Performance Partecipazione
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