Nihil durare potest tempore perpetuo: cum bene sol nituit, redditur Oceano, decrescit Phoebe, quae modo plena fuit, ventorum feritas saepe fit ...
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Nihil durare potest tempore perpetuo: cum bene sol nituit, redditur Oceano, decrescit Phoebe, quae modo plena fuit, ventorum feritas saepe fit aura levis... Maie niente camparrà pe’ ssempe: ‘o sole ca ncielo sbrennette, torna a se stutà a mmare, ammanca ‘a luna, ca chiatta e ttunnulella fuie, e ‘a tempestata ‘e viento spisso addeventa nu sciatillo doce... Nulla può durare in eterno: il sole che già brillò, torna a tuffarsi nell’oceano, decresce la luna che già fu piena, la violenza dei venti spesso diventa lieve brezza... [La scritta venne scoperta da Matteo della Corte, iniziatore della scienza epigrafica, il 25 febbraio 1913, sulla parete esterna della bottega di Successus, negli scavi di Pompei. È riportata in C.I.L. (Corpus Inscriptionum Latinarum), IV, 9123]
in copertina John Martin coordinamento editoriale La distruzione di Pompei maria sapio e Ercolano, particolare Londra, Tate art director enrica d’aguanno a pagina 4 Plinio il Vecchio, da Cesare Cantù, 1859 alle pagine 10/11 Didier Barra finito di stampare Il Borgo di Loreto con il Vesuvio nel gennaio 2018 in eruzione, particolare per conto di prismi editrice collezione privata politecnica napoli srl a pagina 45 stampa e allestimento Camillo De Vito effegi S.r.l., portici (na) Eruzione del Vesuvio del 1820 particolare Napoli, Museo di San Martino L’autore ringrazia l’Ente Parco del Vesuvio per aver a pagina 46 concesso l’uso del logo e, Giambernardino Giuliani arte’m rigorosamente in ordine Trattato del monte Vesuvio è un marchio registrato di alfabetico, il suo presidente, Napoli 1632, particolare prismi dottor Agostino Casillo, certificazione qualità il professor Giuseppe a pagina 52 ISO 9001: 2008 Luongo, vulcanologo, e il Frontespizio da Gaetano www.arte-m.net direttore generale del Parco d’Amato, Divisamento critico, Archeologico di Pompei, 1756, particolare stampato in italia professor Massimo Osanna, © copyright 2018 by per aver sostenuto senza a pagina 58 prismi riserve e impreziosito il Eruzione del Vesuvio nel 1754, editrice politecnica napoli srl lavoro con egregi contributi particolare dell’incisione dalla tutti i diritti riservati scientifico-culturali voce Volcans nell’Encyclopédie
gaio plinio cecilio secondo detto il giovane comme s’arricettaie zizío ovvero le lettere a tacito sulla morte di plinio il vecchio tradotte in napoletano con testo latino a fronte a cura di carlo avvisati
sommario 6 presentazione agostino casillo 8 prefazione massimo osanna 11 comme s’arricettaie zizío 12 nota 14 ‘a primma léttera 30 ‘a siconna léttera 45 le lettere in italiano 47 la prima lettera 53 la seconda lettera 59 l’eruzione del vesuvio del 79 ad giuseppe luongo 64 bibliografia essenziale
agostino casillo presidente parco nazionale del vesuvio presentazione “Mi chiedi che io ti esponga la morte di mio zio, per poterla tramandare con una maggiore obiettività ai posteri. Te ne ringrazio, in quanto sono sicuro che, se sarà celebrata da te, la sua morte sarà destinata a gloria immortale”. Immortale, Plinio il Vecchio, come le sue gesta e la sua morte, raccontate da Plinio il Giovane a Tacito nelle due lettere qui tradotte dal latino al napoletano. Immortale come la più dettagliata ed accattivante descrizione dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Plinio il Vecchio, in vacanza nella sua villa di Miseno, dopo aver ricevuto la richiesta di aiuto di Rettina, terrorizzata dal pericolo incombente, prende il largo verso la costa del Vesu- vio. Giunto in prossimità della costa e resosi conto che sa- rebbe stato impossibile l’attracco, vira verso Stabia. Plinio morirà, in spiaggia, per asfissia. Parte da qui il racconto di Plinio il Giovane, documento di straordinario valore per la complessità e la precisione della descrizione non solo della morte dello zio, ma anche e so- prattutto di quei fenomeni naturali senza eguali, mai visti prima di allora e inizialmente non attribuiti al Vesuvio. I terremoti, le fiamme, l’odore dello zolfo, la nube a forma di pino che svetta in cielo e poi si dilata come una chioma, il manto di cenere candido come neve, a volte. 6
Duemila anni dopo, le lettere di Plinio restano ancora la più emozionante delle testimoniante dell’epoca, soprattutto per noi vesuviani. Leggerle in napoletano crea una empatia profonda tra il let- tore, la sua terra, le sue radici, ed il vulcano sulle cui ceneri è rinata la sua civiltà. Il dialetto napoletano ha una caratteristica che lo contraddi- stingue più di ogni altro: la musicalità. E proprio grazie a que- sta sua peculiarità che il napoletano rende la lettura ancor più gradevole e affascinante. Entrambi insigniti di riconoscimenti UNESCO, il dialetto napoletano ed il Vesuvio, necessitano di tutela e valorizzazione. La breve opera letteraria che segue, in poche ma brillanti pagine, fa esattamente questo: tutela e valorizza il nostro territorio ed il nostro dialetto avvicinandoli alla gente. 7
massimo osanna direttore generale del parco archeologico di pompei prefazione La traduzione delle Lettere di Plinio in dialetto napoletano di Carlo Avvisati ben si inserisce in un florido filone sviluppato- si negli ultimi anni di riproposizione delle opere fondamentali della letteratura sia antica sia contemporanea in napoletano, dalle Lettere a Lucilio di Seneca al Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry. Ma queste traduzioni in napoletano dei capo- lavori della letteratura hanno origini lontane, già alla fine del ’600 infatti troviamo una prima versione in napoletano della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso e dell’Eneide di Virgilio e, nel ’700, questa corrente continuò con traduzioni delle Bu- coliche, delle Georgiche e di opere filosofiche come il Manuale di Epitteto. Il napoletano oggi è ormai considerato una vera e propria lin- gua, oggetto di esami e di insegnamenti universitari non solo in Italia ma anche all’estero, in Francia e nel Regno Unito. È una lingua che già dal ’700 era impiegata in ambito diplomatico e che vanta una sua ricca tradizione artistica, un patrimonio fat- to non solo di letteratura ma anche di musica e teatro, e che ha portato il napoletano ad essere riconosciuto dall’Unesco come una lingua a tutti gli effetti. L’opera di Avvisati attinge proprio a questa ricchissima e secolare tradizione fatta di testi originali e di traduzioni, per avvicinare al pubblico napoletano le lettere che Plinio il Giovane scrisse a Tacito per descrivere 8
la morte dello zio durante la tragica eruzione del 79 d.C. che portò alla distruzione di Pompei e di Ercolano. La lingua usata dall’autore è un napoletano vivo, forte, lontano da termini rari e desueti che spesso si incontrano in imprese di questo tipo, è una lingua in grado di descrivere in modo potente e suggestivo un evento tremendo che si svolse proprio nel territorio napole- tano e destinato a segnarne per sempre il paesaggio, portando a un nuovo profilo del Vesuvio che diventerà parte integrante dell’immaginario collettivo come simbolo della baia di Napoli. La lingua di Plinio, inoltre, con la sua immediatezza e appa- rente semplicità, ben si presta ad essere tradotta in dialetto napoletano e dopo aver studiato il testo originale latino non si può che apprezzare l’accurato lavorato svolto da Avvisati per rendere al meglio questo testo, nel rispetto dello spirito originale di Plinio e contemperandolo con l’espressività del na- poletano. Questa traduzione infatti mostra un’attenta ricerca di corrispondenze tra il testo latino e il napoletano non solo letterario ma anche colloquiale, quotidiano, in pochi casi con qualche manipolazione per rendere la lettura più piacevole. Questo testo di Avvisati è in definitiva, come molte traduzio- ni, un gesto d’amore: verso un grande scrittore del passato e soprattutto verso la sua lingua, il napoletano, e per un territo- rio come quello vesuviano che per decenni ha raccontato ed esplorato tanto nella sua contemporaneità quanto nella sua storia più lontana. 9
comme s’arricettaie zizío ovvero le lettere a tacito sulla morte di plinio il vecchio tradotte in napoletano a cura di carlo avvisati
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