NEL CELESTE IMPERO E' PREVISTA LA FINE DI TUTTO: SPARISCE LA CITTA' PROIBITA INSIEME ALL'ULTIMO IMPERATORE

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NEL CELESTE IMPERO E' PREVISTA LA FINE DI TUTTO: SPARISCE LA CITTA' PROIBITA INSIEME ALL'ULTIMO IMPERATORE
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IL SEGRETARIO GENERALE                                                                         Roma, 17 novembre 2021

         “NEL CELESTE IMPERO E’ PREVISTA LA FINE DI TUTTO:
    SPARISCE LA CITTA’ PROIBITA INSIEME ALL’ULTIMO IMPERATORE”

Premessa

Invece di interessarsi in modo fattivo per abrogare norme obsolete, incostituzionali e utili solo alla
“casta”, norme come l’autodichia, di cui gli italiani non conoscono nemmeno l’esistenza, norme
che fanno comodo solo a “circoli” limitati, la Corte Costituzionale con sentenza n. 262 del 2017, ha
respinto un ricorso di cittadini tendente ad abrogare questa norma che consente, ancora oggi, al
personale del Quirinale, del Parlamento e della stessa Corte Costituzionale di “sentenziare” in casa
propria anche per i propri dipendenti.
 Nella moderna Europa l’autodichia da tempo non esiste più.
Invece la deputata Giorgia Meloni, il 27 ottobre ultimo scorso, è tornata a parlare delle pensioni
d’oro presumiamo senza conoscere esattamente cosa sono, con il risultato di “avvelenare”
nuovamente il clima del Paese rinnovando il discredito su manager di Stato e privati, compresi i
medici tutti definiti eroi, al tempo della pandemia ed ora tornati nullafacenti e sanguisughe, come
definiti anche da Di Maio nella tornata propagandistica del 2017.
Ovviamente, considerato il trattamento economico che percepiscono in servizio, nell’elenco dei
pensionati d’oro entreranno i componenti delle Forze armate e di polizia, in special modo i colonnelli
e i generali, compresi quelli che oggi lavorano attivamente per il Paese e pagano contributi di
“platino”.
E’ una vera vergogna!

Gli stipendi e le pensioni d’oro dei figli dell’autodichia

Sono invece pensioni d’oro quelle liquidate a corrispondenti stipendi d’oro, sproporzionati rispetto
a quelli di tutti gli altri lavoratori: Banca d’Italia, Camera dei Deputati, Senato della Repubblica,
Presidenza della Repubblica etc., ove il parametro di retribuzione di base anche per semplici
impiegati, ausiliari, commessi e uscieri è identico a quello di dirigenti generali pubblici e privati.
E’ evidente il contrasto costituzionale ma come si è detto, l’autodichia, questo mostro sotterraneo
e non evidente ai più, gioca la sua parte. Un esempio è riscontrabile dalla seguente tabella in vigore
puntualmente dall’1 gennaio 2019, mentre gli stipendi ad es. della Presidenza del Consiglio dei
Ministri non sono ancora adeguati, quelli stabiliti dall’1/1/2016 non sono ancora aggiornati.

                                                                                                    Segue tabella pag. 2

                                                                                                                      1
QUADRO DELLE RETRIBUZIONI ANNUE LORDE DEI DIPENDENTI DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
                       SUDDIVISE PER ANZIANITA’ E QUALIFICA (2019)

QUALIFICHE        Retribuzione     Retribuzione    Retribuzione    Retribuzione    Retribuzione       Retribuzione
                  all’ingresso e   dopo il 10°     dopo il 20°     dopo il 30°     dopo il 35° anno   dopo il 40°
                  oneri            anno e oneri    anno e oneri    anno e oneri    e oneri            anno e oneri
                  pevidenziali     previdenziali   previdenziali   previdenziali   previdenziali      previdenziali
OPERATORE
TECNICO           30.576,94        50.961,63         90.317,09     122.729,58      128.368,98         137.368,28

                    5.333,22         8.932,76        15.886,49      21.621,52        22.620,74         24.215,13
ASSISTENTE
PARLAMENTARE      34.825,16        50.961,63         90.317,09     122.729,58       128.368,98        137.368,28

                    6.083,56         8.932,76        15.886,49      21.621,52        22.620,74         24.215,13
COLLABORATORE
TECNICO           30.847,72        61.595,64       102.152,35      137.546,53      147.215,71         154.071,42

                    5.382,39       10.811,69         17.978,52      24.241,83        25.954,76         27.169,39
SEGRETARIO
PARLAMENTARE      35.144,36        61.595,64       106.673,94      140.690,71      150.601,13         157.628,73

                    6.140,90       10.811,69         18.777,30      24.798,57        26.554,69         27.799,46
DOCUMENTARISTA
TECNICO           39.236,66        81.388,26       155.002,80      214.049,82      229.363,78         240.221,91
RAGIONIERE
                    6.862,82       14.306,97         27.314,18      37.762,08        40.475,31         42.398,88
CONSIGLIERE
PARLAMENTARE      65.367,39        146.243,07      230.722,07      321.649,69      344.902,84         361.389,92

                  11.477,63        25.760,13         40.689,88      56.778,26        60.897,84         63.818,78

                                                                                                                      2
A
Si ricorda che, dal periodo d’imposta 2017, sui redditi di importo superiore ai 300.000 euro lordi annui, non
è più prevista l’applicazione di un prelievo aggiuntivo del 3% definito “contributo di solidarietà”, introdotto
dall’art. 2, commi 1 e 2 della legge 148 del 17 settembre 2011 (cd. “manovra di ferragosto”). Questa imposta
riguardava circa 35.000 contribuenti, tutti in grado di fare pressioni sul Governo e sul Parlamento (Grillo
ringrazia!)
                                 FRUTTAVA 321 MILIONI DI EURO ALL’ANNO

B
Il prelievo di cui alla legge 145/2018 comma 61, che ha consentito il drastico taglio sia sulle vere pensioni
d’oro da 91.000 euro al mese sia sulle false pensioni d’oro, sulla media di 10.000 euro mensili al lordo di
5.000 euro di ritenute IRPEF.
      IL TAGLIO SELVAGGIO HA FRUTTATO ALL’ERARIO 76,1 MILIONI DI EURO ALL’ANNO NEL 2019

1.           DAL CEDOLINO DELLE PENSIONI DEL MEF, 11° RATA, NOVEMBRE 2021
            addizionale comunale                                              - 93,51 euro;
            acconto addizionale comunale                                      - 40,05 euro;
            addizionale regionale                                             - 444,75 euro;
             per un totale di euro                                               578,31 euro mensili

         -     riduzione pensione legge 145/2018 comma 261 (taglio)            - 567,05 euro mensili
               questa ritenuta riduce l’imponibile fiscale, è ricordato
               anche dal cedolino del MEF.
         -     IRPEF NETTA annuale sulla pensione (dal cedolino)               - 3.895,53 euro

Si rileva che, su queste pensioni e anche sui redditi, non vengono fiscalmente detratte le spese per
produzione del reddito per nucleo familiare perché superano i 55.000 euro annui lordi, poco più di 2.500
euro mensili netti, quindi redditi e pensioni di benestanti: affermato dai Parlamentari che percepiscono
140.000 euro al mese di reddito, tassati al 18,7%, difesi dall’autodichia è una vera e propria vigliaccheria
coperta anche dall’immunità parlamentare, altra obsoleta norma di favore.

1 bis         Il “taglio” di queste pseudo pensioni d’oro, riduce l’imponibile, come ricorda il cedolino.

Nel caso di specie l’imposta-taglio è di 567,05 euro mensili per il triennio 2018/2021 come si è detto riduce
contemporaneamente l’imponibile fiscale: continuando nei tagli diminuirà sempre contemporaneamente
l’IRPEF fino al punto di non ritorno; alla fine scomparirà sia l’IRPEF sia la pensione.
Cosa rimarrà di utile ai nostri inutili governanti?
Riduce altresì il potere di acquisto dei pensionati e fa venire meno o riduce eventuali versamenti fatti a figli
e nipoti, per evidenti bisogni, crea turbamenti sociali e perdita di coesione del Paese.

N.B. tutti i redditi e le pensioni sono assoggettate all’aliquota fissa IRPEF del 41% se superiori a 55.000 euro
annui lordi, del 43% se superiori a 75.000 annui lordi. Ugualmente tutti i redditi sono soggetti alla ritenuta
fissa del 9,2% per il fondo pensioni; si specifica che questa aliquota 9,2% è superiore a quella francese 6,8%
e a quella spagnola del 4,7%: quando si tratta di tartassare, l’Italia è sempre al primo posto. I redditi e le
pensioni superate, la soglia minima di importo 15.000 euro, pagano ticket di ogni ordine: da quelli scolastici
a quelli sanitari e per quelli più alti scattano addizionali comunali, regionali e provinciali.

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LA FLAT TAX GIÀ ESISTE PER I PARLAMENTARI
                                      REDDITI 2016/2015
 DEPUTATO                 DATI IN EURO MANAGER                                  DATI IN EURO
 Indennità, rimborsi e    235.615            Retribuzione, rimborsi e benefit   235.615
 benefit
 Ritenuta fine mandato      9.410 (-)        Ritenute Tfr                         9.410 (-)
 Ritenuta pensionistica    11.019 (-)        Ritenute pensionistiche             11.019 (-)
 Assistenza sanitaria       3.615 (-)        Assistenza sanitaria                 3.615 (-)
 deducibile                                  deducibile
 Spese documentate         22.140 (-)        Spese documentate                   22.140 (-)
 TOTALE                   189.431            TOTALE                             189.431
 Ulteriori deduzioni        2.705 (-)
 assist. sanitaria
 Benefit deducibili        88.255 (-)
 BASE IMPONIBILE IRPEF     98.471             BASE IMPONIBILE IRPEF             189.431
 Irpef da pagare            35.512           Irpef da pagare                     74.625
 Aliquota media Irpef          18,7%         Aliquota media Irpef                  39,4%
                                                                                          (fonte: Camera Dep. 29.10.2013)

2.    ECCO LE VERE PENSIONI D’ORO, APPANNAGGIO DEL “SOTTOBOSCO” GOVERNATIVO E
      PARLAMENTARE VERE E PROPRIE “PENSIONI DI PLATINO”

Nel 1994 un direttore Generale della RAI, Biagio Agnes, transitato per qualche anno nel ricco fondo
pensionistico dei telefonici, fece scandalo perché percepiva un trattamento pensionistico MENSILE di 40
milioni di lire, 453 mila e 165. Lo scandalo giunto in Parlamento non bloccò o modificò l’impianto
pensionistico della STET, perché il sistema fu sfruttato da politici, grandi burocrati, qualche giornalista e via
dicendo ed è perdurato negli anni fino ad oggi 2021.
Alcuni nomi eccellenti:
    1. Mauro SENTINELLI                                                    91.337,18 euro al mese
    2. Nome misterioso, l’innominabile, non comunicato
        nemmeno a seguito di interrogazione parlamentare
        (Debora Bergamin PDL)                                              66.436,88 euro al mese
    3. Mauro GAMBARO                                                       52.000,00 euro al mese
    4. Alberto DE PETRIS                                                   51.000,00 euro al mese
    5. Germano FANELLI                                                     51.000,00 euro al mese
    6. Alberto GIORDANO e Federico IMBERT ex JP                            45.000,00 euro al mese
    7. Felice CROSTA (cumulo di pensioni): 500.000 euro l’anno             41.000,00 euro al mese

e numerosi altri, tra cui ricorre maggiormente il nome di Vito Gamberale, non tanto per i 45.000 euro al
mese di pensione, ma per l’incarico concomitante di Presidente della Cassa Depositi e Prestiti (235.000
euro all’anno) e per il rimborso elevato del “ristoro monetario” per errori giudiziari subiti. Di Maio dove
era?

2.bis SU QUESTI NOMI SI È GIOCATA LA CAMPAGNA IN MALAFEDE DI POLITICI E DEI
       BENESTANTI VISIR DELLE TV PRIVATE E MEDIASET

Politici senza scrupoli e giornalisti compiacenti hanno contribuito a creare un clima di odio, accompagnato
da ingiurie irripetibili contro manager italiani, che con il lavoro pubblico e privato hanno contribuito allo
sviluppo della Nazione.

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Conduttori televisivi, già muniti di pensione superiore agli 8.000 euro netti mensili, che con l’aggiunta di
collaborazioni anche da un milione o due all’anno, hanno infierito sui pensionati da 120.000 a 140.000 euro
l’anno (i Sentinelli e i Gamberale non si sono presentati in TV).
Perché questi “presentatori milionari” non dichiarano all’inizio di queste loro trasmissioni quali sono i loro
proventi pubblicando le foto dei loro cabinati e aerei di lusso?

3.    FORTE EVASIONE FISCALE DI CHI DI CONSEGUENZA NON PAGA NEMMENO I CONTRIBUTI
      PENSIONISTICI E POI VUOLE LA PENSIONE DI CHI LI PAGA SPALLEGGIATO DA UN GRANDE
      PARTITO: IL PARTITO DELLE PARTITE IVA

Su 60,5 milioni di italiani fanno dichiarazione dei redditi 40,8 milioni.
Di questi, il 44,9% (arrotondiamo a 45) versa il 28% dell’IRPEF totale riscosso.
Risultano povere 5,4 milioni di famiglie, pari a 14,6 milioni di persone (2,7 componenti in media a famiglia,
fonte ISTAT).
Questo dato è sovrastimato perché, se veritiero, da tempo sarebbe avvenuta una rivolta sociale.
Su 40.872.080 contribuenti sono ben 12.579.244 (pari al 30,78% dei contribuenti totali) quelli che
beneficiano di un prelievo IRPEF pari a zero e non pagano contributi pensionistici.
Dei 28.292.836 contribuenti che subiscono un prelievo IRPEF, 18.104.817 lo subiscono in misura reale sino
al 16% sul reddito complessivo, sulla base dell’attuale sistema di aliquote e considerate anche le deduzioni
dall’imponibile le detrazioni di imposta e il “bonus di 80 euro”; solo i restanti 10.188.019 contribuenti
subiscono un prelievo IRPEF sino al 17,35% reale, considerate anche le detrazioni e le deduzioni. I restanti
contribuenti 2.241.974 con reddito complessivo compreso tra 26.000 e 29.000 euro subiscono un prelievo
leggermente maggiore.
I lavoratori autonomi, cari al milanese Salvini, nascondono i 2/3 del loro reddito (MEF).

4.    PUNTI RILEVANTI: NORME INCOSTITUZIONALI
1. L’aliquota del 43% è una vera e propria flat tax per redditi miliardari così come l’aliquota del 18,7% che
   pagano i parlamentari su stipendi da 14.000 euro mensili. D’altra parte i super ricchi possono “dribblare”
   il Fisco, trasferendo all’estero il proprio domicilio fiscale, che consente ad essi di non pagare anche quel
   poco che dovrebbero. L’esempio più eclatante è stato quello di una famosa cittadina italiana moglie di un
   parlamentare, che pur possedendo 1.243 appartamenti, quasi tutti a Roma, non ne dichiarava gran parte,
   avendo domicilio fiscale a Montecarlo.
2. Non va sottaciuto che dal reddito da 55.001 euro lordi annui non si beneficia più della detrazione
   d’imposta ai fini fiscali prevista dall’art. 13 comma 1 bis del DPR 917 del 1986.
3. Si ricorda che, dal periodo d’imposta 2017, sui redditi di importo superiore ai 300.000 euro lordi annui
   non è più prevista l’applicazione di un prelievo aggiuntivo del 3% definito “contributo di solidarietà”,
   introdotto dall’art. 2, commi 1 e 2 della legge 148 del 17 settembre 2011 (cd. “manovra di ferragosto”).
   Questa imposta riguardava circa 35.000 contribuenti, tutti in grado di fare pressioni sul Governo e sul
   Parlamento (Grillo ringrazia!).
4. L’aliquota del 18,7 % relativa ai redditi che riguardano i parlamentari elargiti dal Parlamento agli stessi
   è un’aliquota di maggior favore che non tiene conto della realtà impositiva del Paese. In effetti tale
   aliquota è prevista da un regolamento interno sottoposto alla giurisdizione domestica “autodichia”
   scomparsa da tutta Europa e che sarebbe incostituzionale. Finora nonostante le nostre richieste di
   spiegazioni non abbiamo potuto sapere se il nostro punto di vista è condiviso.

5.    EVOLUZIONE NORMATIVA
La prima Repubblica nella tabella IRPEF in vigore dal 1974 aveva indicato una aliquota iniziale del 10%
destinata alle classi più povere. Aveva poi graduato 32 scaglioni di reddito a cui corrispondevano altrettante
aliquote intermedie, destinate, man mano, a coloro che guadagnavano di più, senza dimenticarsi dei ceti
medi produttivi, cioè di coloro il cui lavoro viene valutato col parametro della “quantità e qualità” previsto
dal dettato costituzionale.
La tabella Irpef del 1974 terminava con una aliquota finale del 72% destinata ai ricchi, i quali possedevano
un patrimonio non comune.

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Siamo arrivati nel 2021, ad una tabella Irpef che ha una aliquota iniziale del 23%,* aliquota che massacra
letteralmente le classi meno abbienti. L’aliquota più alta del 43% *è destinata ai redditi da 75.001 euro
annui lordi ai redditi miliardari, scaturenti da patrimoni altrettanto miliardari che arrivano sino a 35
miliardi di dollari del più ricco d’Italia come Ferrero o Berlusconi che nel 2020 si trova al 6° posto con 7,6
miliardi di dollari (fonte “Forbes 2021).
                                           (*ALIQUOTE INTERMEDIE)
 Scaglioni Irpef 2020                        Aliquota Irpef 2020                    Imposta dovuta
 da 15.001 fino a 28.000 euro                        27%                    3.450,00 + 27% sul reddito che
                                                                                supera i 15.000,00 euro
 da 28.001 fino a 55.000 euro                        38%                    6.960,00 + 38% sul reddito che
                                                                                supera i 28.000,00 euro

                              EUROPA: CONTRIBUTI PENSIONISTICI
                          NAZIONE LAVORATORE DATORE DI LAVORO NOTA
                           ITALIA    9,2%         23,8%        33%
                         GERMANIA    9,8%          9,8%       19,6%
                          FRANCIA    6,8%          9,9%       16,7%
                          SPAGNA     4,7%         23,6%       28,3%

IN ITALIA VERSAMENTI DI CONTRIBUTI: 33% SU TUTTA LA CONTRIBUZIONE.
ADEGUAMENTI PENSIONISTICI: IN MISURA “DECRESCENTE” MAN MANO CHE LA PENSIONE DIVIENE PIU’
ALTA FINO A DIVENIRE “STERILE”.
Limitare la perequazione delle pensioni soltanto a quelle più basse è un assurdo giuridico, economico e
sociale.
I fondi pensionistici dei lavoratori dipendenti sono stati costruiti con l’accantonamento del 33% su TUTTA
LA RETRIBUZIONE di attività e non in percentuale decrescente, come si opera invece con gli adeguamenti.
Gli autonomi che versano il 4/6% di IRPEF e altrettanto di contributi pensionistici come fanno a reclamare
le pensioni che percepiscono gli altri che pagano fior di contributi? Anche in questo caso sono spalleggiati dal
partito delle partite IVA.

                                 6%

                                                                      60% a carico dei lavoratori
                                                                      dipendenti
                     34%
                                                                      34% a carico dei pensionati
                                               60%

                                                                      6% a carico degli autonomi

             GETTITO IRPEF: IDEOGRAMMA – DISTRIBUZIONE DELL’IMPOSTA VERSATA

Legenda ideogramma: come si evince i lavoratori autonomi versano appena il 6% di tutta la “torta” IRPEF, in
questo 6% i lavoratori autonomi erano 7 milioni e mezzo, prima della pandemia, ma stanno tornando a livelli
normali.

                                                                                                              6
335 mila lavoratori autonomi versano sufficientemente gli importi anche sul loro fondo pensioni mentre tutti
gli altri lavoratori autonomi, oltre 7 milioni, non versano sufficientemente né l’IRPEF, né fondo pensioni.
Inoltre, per i dirigenti e i dipendenti privati l’art. 75 della legge 27/12/2000 n. 338, stabilisce che superati i 40
anni di servizio cessa l’obbligo di versare i contributi, resta il fatto comunque che queste pensioni, i cui
contributi sono stati pagati per 40 anni, non sono pensioni d’oro, a meno che non siano pensioni dei
cosiddetti boiardi di Stato.

Quindi, chi non costruisce il proprio fondo pensionistico e non versa sufficienti contributi ma che dirotta i
propri redditi in investimenti e capitalizzazioni, è comunque certo che gli verrà riconosciuto il diritto alla
pensione proprio grazie a quelle tutele normative fatte ad hoc e ai sacrifici di lavoratori dipendenti e
pensionati che sono stati costantemente sottoposti al prelievo.

                                         LAVORATORI AUTONOMI

Solo il 6,75% dei lavoratori autonomi - pari a 335.000 soggetti su 7 milioni e mezzo - paga IRPEF sufficiente
a coprire perlomeno la spesa sanitaria sostenuta dall’Erario per ciascun cittadino pari a 1.830 euro annui

NOTAI                                      318.120
FARMACIE                                   109.700
STUDI MEDICI                                69.800                  il 6,75% degli autonomi 335.000 soggetti
COMMERCIALISTI E CONTABILI                  61.300
AVVOCATI                                    57.600
SALE DA GIOCO                               55.300

     SOLO QUESTI LAVORATORI AUTONOMI PAGANO SUFFICIENTEMENTE IL LORO FONDO PENSIONI
                           COME SI EVINCE DAI REDDITI IN TABELLA.

Gli altri lavoratori autonomi, architetti, fornai, meccanici, imbianchini, muratori, pasticceri, macellai,
alimentari, hanno redditi inferiori a 30.000 euro annui lordi, compresi i gioiellieri che hanno redditi di 17.000
euro annui lordi mentre altri lavoratori autonomi hanno redditi di gran lunga inferiori come bar, gelaterie,
stabilimenti balneari, taxi, autosaloni, affittacamere, ristorazione, pescherie, fiorai, parrucchieri,
profumerie, tintorie, istituti di bellezza etc.

     COME BEN SI EVINCE MILIONI DI QUESTI LAVORATORI AUTONOMI, CAUSA IL BASSO REDDITO
 DICHIARATO, NON POSSONO MATERIALMENTE ARRICCHIRE IL LORO FONDO PENSIONI E GRAVANO SU
                 TUTTI GLI ALTRI LAVORATORI PRETENDENDO PENSIONI PIÙ ALTE.

              CONFLITTO D’INTERESSI DI PARLAMENTARI E POLITICI-LAVORATORI AUTONOMI

            La difesa dei lavoratori autonomi, da parte soprattutto dei politici, non è casuale perché è
emerso, nel periodo della pandemia che diversi parlamentari sono proprietari o comproprietari di esercizi
commerciali, tanto è vero che alcuni di costoro hanno riscosso, perché lo hanno richiesto, il “bonus”
elargito dal Governo per commercianti ed altri autonomi.
Da una indagine effettuata, risulta infatti che un deputato su 4 è titolare, direttamente o indirettamente,
di discoteche, bar, esercizi di vendita di abbigliamento etc.
Il Parlamento ha registrato ben 198 tra deputati e senatori sino a tutto settembre scorso risulta abbiano
aperto studi professionali e attendono il via libera dall’apposito ufficio parlamentare per il “conflitto
d’interessi” che, a quanto risulta non è ancora funzionante.

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LE PENSIONI D’ORO IN GERMANIA NON ESISTONO

In Germania non esistono le pensioni d’oro perché le ritenute pensionistiche sono limitate a 82.500 euro
annui lordi, salvo aggiornamenti annuali per l’inflazione e le pensioni più alte vengono liquidate all’incirca
per 2.500 euro mensili netti.
La parte di retribuzione eccedente 82.500 euro anni lordi è lasciata in disponibilità ai lavoratori, i quali
sono liberi di destinarla ai consumi o di scegliere un fondo pensione assicurativo o bancario cui destinare
tutto o in parte il risparmio che deriva dai non previsti versamenti al fondo pensioni statali della Germania,
che in Italia, invece si ribadisce, il fondo pensioni presso l’Inps è totalmente finanziato col pagamento del
33% su tutta la retribuzione in godimento.

                Di converso Angela Merkel mentre si interessava delle nostre pensioni d’oro italiane, così
malamente descritte dalla Tv, dai nostri governanti nonché dai cani sciolti disinformati, la Merkel aumentava
ai propri pensionati le pensioni del 4% per quelli provenienti dal settore della Germania Est al fine di
perequarle con i pensionati provenienti dalla Germania Ovest ai quali destinava un aumento del 3,5%.
Questa è quella che si chiama sana gestione pensionistica, sconosciuta agli italiani e a molti suoi governanti
i quali soffiano sul fuoco a caccia di consensi elettorali.

La riduzione delle cosiddette pensioni d’oro prevista dalla legge di bilancio 30/12/2018 n. 145, ha colpito
soprattutto pensioni pubbliche e private da 120.000 a 140.000 euro annui lordi ed anche le vere pensioni
d’oro, scaturenti dal Fondo degli Elettrici da 41.000 mila euro al mese a 91.000 euro mensili, attribuite a una
cerchia di eletti, vicini alla classe politica o già appartenenti alla stessa. Tali pensioni (Fondo ex Elettrici)
furono dalla DIRSTAT segnalate sin dal 1994 (Riforma Amministrativa) allorché un Direttore Generale della
RAI, Biagio Agnes, percepiva una pensione mensile di oltre 42 milioni di lire.
D’altra parte, gli italiani sono trattati come “i polli di Renzo” che venivano portati all’Azzeccagarbugli con la
testa in giù e si imbeccavano tra di loro.
Infatti, sono anni che si parla dei super stipendi di dipendenti delle Camere, della Banca d’Italia e della
Presidenza della Repubblica ma nessuno interviene, vuoi perché c’è l’autodichia, sia perché i parlamentari e
gli altri hanno timore che le loro malefatte vengano poi portate a conoscenza del grande pubblico: “il silenzio
è d’oro”.
In un Paese in cui il 75% dei contribuenti paga meno del 15% di IRPEF come si può intervenire se non si pagano
i contributi pensionistici?
Chiedere al Partito delle Partite IVA, per delucidazioni considerato che in Italia esiste una evasione della
stessa IVA di cui abbiamo il primato in Europa.

                                                                              Dott. Arcangelo D’Ambrosio

                                                                                                               8
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