Monitoraggio Ambientale delle Grandi Opere - Quaderno Tecnico - Sersys Ambiente

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Monitoraggio Ambientale delle Grandi Opere - Quaderno Tecnico - Sersys Ambiente
Quaderno Tecnico

Monitoraggio
Ambientale
delle Grandi Opere
Monitoraggio Ambientale delle Grandi Opere - Quaderno Tecnico - Sersys Ambiente
Monitoraggio Ambientale delle Grandi Opere - Quaderno Tecnico - Sersys Ambiente
Indice
         3 Introduzione
         4 Il Contesto
         6 Cos’è il Monitoraggio Ambientale
         9 Come funziona il Monitoraggio Ambientale
         15 Case History 1: Torino 2006
         18 Case History 2: Ponte sullo stretto di Messina
         23 Comunichiamo l’importanza del monitoraggio ambientale

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Monitoraggio Ambientale delle Grandi Opere - Quaderno Tecnico - Sersys Ambiente
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Monitoraggio Ambientale delle Grandi Opere - Quaderno Tecnico - Sersys Ambiente
Introduzione
                          Accompagnare la crescita infrastrutturale dell’Italia attraverso monitoraggi ambientali
                          puntuali. Garantire un contributo di alto valore professionale e tecnico nell’intercetta-
                          re e prevenire prima, durante e dopo la costruzione di un’opera i possibili impatti che
                          essa potrebbe avere sul territorio e sul tessuto sociale in cui andrà a inserirsi. È questo
                          il modello su cui punta Sersys Ambiente e che raccontiamo in questo quaderno tecnico.

                          Nel farlo partiamo da una fotografia del nostro Paese: un immenso cantiere aperto
                          nel quale il monitoraggio ambientale diventa sempre più determinante nel fare
                          la differenza tra ciò che è rimasto incompiuto e ciò che, invece, viene costruito
                          e si pone da volano per la crescita dei territori e per il benessere delle collettività
Marco Steardo             che li abitano.
Amministratore Delegato
Sersys Ambiente
                          Si passa, poi, alla spiegazione di cos’è un monitoraggio ambientale. Se ne analizzano
                          gli step in ante operam, corso d’opera e post operam: dalla circoscrizione delle aree
                          di indagine alle rilevazioni e ai campionamenti, dall’individuazione dei possibili impatti
                          all’elaborazione dei dati e alla loro divulgazione. E se ne descrive il quadro normativo
                          di riferimento comunitario e nazionale: da un lato le direttive in materia fino all’ulti-
                          ma, la 2014/52/UE; dall’altro il Testo Unico Ambientale che attribuisce al monitoraggio
                          ambientale la valenza di vera e propria fase del processo di VIA (Valutazione d’Impatto
                          Ambientale).

                          I focus su due case history d’eccezione permettono di toccare con mano il lavoro svolto
                          in campo dai nostri professionisti. Il primo riguarda i monitoraggi ambientali effettuati
                          in preparazione delle Olimpiadi Invernali di Torino del 2006, pagina memorabile
                          dello sport italiano nonché esempio di organizzazione efficiente di una manifestazio-
                          ne seguita in tutto il mondo. Il secondo ripercorre gli studi effettuati per valutare
                          i potenziali impatti sul territorio in cui è stata progettata la realizzazione del Ponte
                          di collegamento tra Villa San Giovanni e Messina. È un caso molto interessante dal
                          quale emerge, in particolare, l’importanza del monitoraggio sociale quale strumento
                          indispensabile per tastare il polso dell’opinione pubblica e instaurare un clima
                          di fiducia reciproca con le comunità locali.

                          Nell’insieme questi elementi aiutano a comprendere l’importanza del monitoraggio
                          ambientale. Si tratta di un tassello fondamentale sul quale può e deve poggiare
                          lo sviluppo sostenibile del nostro Paese. Da questa prospettiva tutti potremo
                          guardare con maggiore ottimismo a quel grande cantiere aperto che è l’Italia
                          di oggi.

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Il Contesto
      Cantiere Italia
              Strade, ferrovie, metropolitane, e ancora ponti, dighe e scuole. Sono disseminati da nord
              a sud i lavori in corso nel nostro Paese. Infrastrutture strategiche che dopo essere state
              costruite vanno monitorate nel tempo. Per sostenere lo sviluppo economico e tutelare
              l’ambiente

              Un enorme cantiere aperto, con lavori in corso distribuiti da nord a sud, è questa l’immagine
              dell’Italia che emerge incrociando gli ultimi dati resi noti dal Ministero delle Infrastrutture
              e dei Trasporti (MIT), pubblicati sulla piattaforma OpenCantieri e nella nota di aggiornamen-
              to dell’Anagrafe delle opere pubbliche incompiute di interesse nazionale. Su OpenCantieri
              in totale sono evidenziati 32 interventi di interesse nazionale in fase di realizzazione:
              12 per il settore strade, 11 per le ferrovie, 8 metropolitane e il MOSE (progetto finalizzato
              alla difesa di Venezia e della sua laguna). Il costo contrattuale complessivo è di circa 71
              miliardi di euro, con una disponibilità di fondi stanziati dal CIPE (Comitato Interministeriale
              per la Programmazione Economica) che al momento si aggira attorno ai 48 miliardi.

      Lavori in corso
              In generale lo stato di avanzamento dei lavori di tutte queste opere viaggia a una media
              del 58%. Per quanto riguarda la TAV Torino-Lione, finanziata per il 40% dall’Unione Europea
              e per il restante 60% da Italia e Francia, per la parte italiana la stima è che i lavori si conclu-
              deranno entro il 2028, mentre l’opera sarà completamente in esercizio entro il 2029. Sempre
              per il settore ferrovie un’altra opera particolarmente attesa è la nuova linea ad alta velocità
              del Terzo Valico dei Giovi, finalizzata a migliorare i collegamenti del sistema portuale ligure
              con le principali linee ferroviarie del Nord Italia e con il resto d’Europa. La sua entrata
              in funzione è prevista a partire dal maggio del 2022.

              Per il MOSE, sistema di barriere e paratoie collocate alle bocche di porto di Lido, Malamocco
              e Chioggia in grado di separare la laguna dal mare e difendere Venezia dagli allagamenti
              e inondazioni straordinarie, lo stato di avanzamento dei lavori è all’89%, con la messa
              in esercizio dell’opera prevista per il 2021.

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Infine, per l’A2 “Autostrada del Mediterraneo” che collega Salerno a Reggio Calabria, in
        esercizio dal novembre del 2017, Anas ha lanciato a inizio ottobre il progetto “Smart Road”.
        L’obiettivo è sviluppare la connettività tra utenti, operatori, veicoli e territori attraversati
        dall’autostrada al fine di incrementare la sicurezza stradale, gestire al meglio eventi
        di straordinaria criticità e garantire un maggior comfort di viaggio.

Opere incompiute

        Altri dati interessanti sono emersi nel luglio scorso dall’aggiornamento dell’Anagrafe delle
        Opere pubbliche Incompiute di interesse nazionale, elenco compilato dalle Regioni, dalle
        Provincie autonome e dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti attraverso il SIMOI
        (Sistema Informatico di Monitoraggio delle opere incompiute) e riferito a tutto il corso
        del 2017. Dallo studio è emerso che, rispetto al 2016, è stata registrata una contrazione
        del numero delle opere incompiute, passate da 752 a 647 (- 14%), confermando una ripresa
        del completamento delle opere che era già stata registrata nel 2016. Si va dai raccordi strada-
        li alle dighe, dai ponti alle scuole, e ancora caserme e impianti sportivi. La stima dei costi
        che bisognerebbe sostenere per trasformare da incompiute a compiute il complesso delle
        opere presenti in Italia è scesa tra il 2016 e il 2017 di 400mila euro (-8%). Per completarle
        serviranno ancora 3,9 miliardi di euro.

Partenariato Pubblico-Privato
        Rispetto alla realizzazione di grandi opere, altro dato interessante riguarda l’andamento
        del mercato del Partenariato Pubblico-Privato (PPP). Secondo il Rapporto PPP 2017, realizzato
        da CRESME Europa Servizi attraverso l’elaborazione dei dati forniti dall’Osservatorio Nazio-
        nale del Partenariato Pubblico-Privato, nel periodo preso in riferimento tra il 2002 e il 2016
        il PPP è passato da 331 gare dell’importo di 1,4 miliardi del 2002 a 3.187 gare dell’importo
        di oltre 13 miliardi di euro nel 2016, il valore più alto dal 2002. I principali committenti di
        operazioni di PPP sono i Comuni (81% per numero di bandi e 37% per importo, ne fanno
        ricorso soprattutto per interventi di riqualificazione urbana), seguiti da altri enti (15%
        per numero di bandi e 34% per importo) e gestori di reti, infrastrutture e servizi pubblici
        (4% per numero di bandi e 29% per importo). I settori in cui la formula del PPP è stata mag-
        giormente utilizzata sono stati energia, strutture cimiteriali, impianti sportivi e parcheggi.
        Mentre, sul piano economico, i settori in cui sono stati fatti maggiori investimenti sono stati
        trasporti (14,7 miliardi di euro), ambiente (2,9 miliardi di euro), energia e telecomunicazioni
        (2,8 miliardi euro).

Cosa dice la nota di aggiornamento del DEF
        Nella nota di aggiornamento del DEF 2018 (Documento di Economia e Finanza), deliberata
        dal Consiglio dei Ministri il 27 settembre scorso, il Governo ha comunicato l’intenzione
        di rilanciare gli investimenti per lo sviluppo delle infrastrutture del Paese. Uno sforzo,
        si legge nella nota, che “dovrà coinvolgere non solo tutti i livelli delle amministrazioni
        pubbliche, ma anche le società partecipate o titolari di concessioni pubbliche che hanno,
        in numerosi casi, beneficiato di un regime di bassi canoni ed elevate tariffe, rinviando
        i programmi di investimento previsti nei piani economici finanziari”.

        In quest’ottica, la strategia del Governo prevede una serie di punti a cui dare priorità.
        Tra questi vi sono interventi per risolvere “il problema dei ritardi nella infrastrutturazione”
        e per assicurare “forme più incisive di controllo dello stato di avanzamento delle opere
        realizzate”. C’è, inoltre, l’intenzione di sottoporre a una “rigorosa analisi costi-benefici
        e a un attento monitoraggio delle grandi opere in corso”. Le infrastrutture citate nella
        nota sono la Gronda autostradale di Genova, la Pedemontana lombarda, il Terzo Valico,
        il collegamento tra Brescia e Padova e la tratta Torino-Lione. In generale, gli obiettivi che

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in tema di infrastrutture intende perseguire l’esecutivo sono la promozione del trasporto
              ferroviario regionale e l’interscambio con altri mezzi, la riduzione del numero di vittime
              della strada, la promozione della mobilità sostenibile e il sostegno all’edilizia pubblica.
              Interventi che, viene sottolineato nel documento, dovranno essere orientati il più possibile
              alla sostenibilità ambientale e allo sfruttamento di energie alternative.

              Infine, per Genova così come per le zone dell’Italia centrale e per l’isola di Ischia colpiti
              recentemente da eventi calamitosi, il governo ha approvato il cosiddetto Decreto emer-
              genze. L’obiettivo è “uscire dalla logica emergenziale” motivo per cui sono state approvate
              “norme con finalità di prevenzione, volte al monitoraggio delle infrastrutture a rischio”.
              Nella Legge di Bilancio 1,5 miliardi verranno devoluti alla messa in sicurezza e alla manuten-
              zione di viadotti, ponti e gallerie. Si riveleranno investimenti oculati solo se i lavori verranno
              preceduti, accompagnati e seguiti da monitoraggi puntuali.

Cos’é il monitoraggio ambientale
      In cosa consistono i processi che consentono di valutare l’impatto ambientale
      delle opere: compiti, quadro normativo di riferimento e obiettivi
              L’impatto di un’infrastruttura nell’area in cui viene costruita viene valutato costantemente
              da uno specifico processo chiamato monitoraggio ambientale. La sua mission è controllare
              costantemente il livello degli impatti ambientali che un’opera provoca in un territorio sia
              nel momento in cui viene costruita sia nelle fasi successive quando, una volta terminata, vie-
              ne resa operativa e gestita.

              Inoltre, il monitoraggio ambientale fornisce la reale misura dell’evoluzione dello stato
              dell’ambiente nelle vare fasi di attuazione dell’opera consentendo all’autorità competenti
              di individuare i segnali necessari per attivare preventivamente e tempestivamente eventuali
              azioni correttive qualora le “risposte” ambientali non siano rispondenti alle previsioni effet-
              tuate nell’ambito della VIA.

              I controlli del monitoraggio ambientale riguardano tutte le componenti ambientali che pos-
              sono essere impattate dai lavori di realizzazione dell’opera di riferimento, quali ad esempio
              acque superficiali, acque sotterranee, atmosfera, rumore, vibrazioni, campi elettromagnetici,

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suolo e sottosuolo, flora e fauna, paesaggio. La tipologia dei parametri da monitorare
e la durata del monitoraggio sono proporzionati alla natura, all’ubicazione, alle dimensioni
del progetto e alla significatività dei suoi effetti sull’ambiente.

Come detto, l’azione del monitoraggio ambientale deve essere continuo, nel senso che deve
accompagnare l’opera lungo le fasi della sua progettazione, della sua realizzazione e della
sua messa in esercizio. Ci sarà pertanto un monitoraggio ambientale ante operam, per valu-
tare lo scenario ambientale di riferimento prima della realizzazione dell’opera e individuare
punti e sistemi di monitoraggio; in corso d’opera, per verificare l’idoneità dei punti di moni-
toraggio, gli effetti sull’ambiente generati durante l’avanzamento dei lavori e per valutare
eventuali misure integrative di monitoraggio o intervenire per risolvere delle criticità riscon-
trate; post operam, per un confronto con le misurazioni effettuate ante operam e per una
valutazione dell’efficacia degli eventuali interventi di mitigazione messi in atto per limitare
gli impatti ambientali che possono derivare dall’esercizio dell’opera stessa.

Ricapitolando, il monitoraggio ambientale prevede 4 fasi principali:

• monitoraggio, vale a dire l’insieme delle misure effettuate, periodicamente o in maniera
 continua, attraverso rilevazioni nel tempo (prima e dopo l’attuazione del progetto)
 di determinati parametri biologici, chimici e fisici che caratterizzano le sorgenti di contami-
 nazione/inquinamento e/o le componenti ambientali impattate dalla realizzazione
 e/o dall’esercizio delle opere;

• valutazione della conformità con i limiti di legge e con le previsioni o aspettative delle
 prestazioni ambientali effettuate in fase di verifica della compatibilità ambientale
 del progetto;

• gestione di eventuali criticità emerse in sede di monitoraggio e che non erano state
 previste in fase di verifica della compatibilità ambientale del progetto con la definizione
 di azioni appropriate da intraprendere;

• comunicazione dei risultati delle attività di monitoraggio, valutazione e gestione all’auto-
 rità competente e alle agenzie interessate.

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Il Piano di Monitoraggio Ambientale
           L’insieme delle azioni previste nell’attuazione delle varie fasi del monitoraggio ambientale
           si concretizza all’interno del PMA, ovvero il Piano di Monitoraggio Ambientale, che ha per
           oggetto la programmazione del monitoraggio delle componenti/fattori ambientali per i qua-
           li, in coerenza con quanto documentato nel SIA (Studio di Impatto Ambientale), sono stati
           individuati impatti ambientali significativi generati dall’attuazione dell’opera. L’attuazione
           del PMA è di competenza del soggetto che gestisce l’opera il quale, attraverso l’elaborazione
           di questo Piano, esegue un’azione di autocontrollo degli impatti previsti e valuta l’efficacia
           delle azioni di mitigazione messe in atto.

           Il PMA può anche essere impostato per ogni singola matrice ambientale, dunque aria,
           radiazioni, rumore, vibrazioni, acque, suolo e sottosuolo. Il PMA deve avere contenuti effica-
           ci, chiari e sintetici, riferiti esclusivamente alle sue finalità operative; deve essere commisura-
           to alla significatività degli impatti ambientali previsti nel SIA (estensione dell’area geografica
           interessata e caratteristiche di sensibilità/criticità delle aree potenzialmente soggette ad
           impatti significativi; ordine di grandezza qualitativo e quantitativo, probabilità, durata, fre-
           quenza, reversibilità, complessità degli impatti); conseguentemente, l’attività di monitorag-
           gio ambientale da programmare dovrà essere adeguatamente proporzionata in termini di
           estensione delle aree di indagine, numero dei punti di monitoraggio, numero e tipologia dei
           parametri, frequenza e durata dei campionamenti, ecc. Inoltre, deve essere uno strumento
           flessibile, nel senso che deve sapersi adattare a un’eventuale riprogrammazione o integrazio-
           ne dei monitoraggio.

           In generale, deve porsi i seguenti obiettivi:

           • nella fase di ante operam verificare lo scenario ambientale di riferimento utilizzato nello
             SIA (Studio di Impatto Ambientale), caratterizzare le condizioni ambientali dello scenario
             di base in modo da poterle poi confrontare con le successive fasi di monitoraggio;

           • nelle fasi di corso d’opera e post operam verificare le previsioni degli impatti ambientali
            contenute nel SIA e delle variazioni dello scenario di base. Queste attività consentiranno di
            ridurre gli impatti ambientali individuati in fase di cantiere e di esercizio, individuare even-
            tuali impatti ambientali non previsti o di entità superiore rispetto alle previsioni
            e programmare le opportune misure correttive per la loro gestione e risoluzione;

           • comunicare gli esiti di queste attività alle autorità preposte ad eventuali controlli.

           Senza dimenticare che il PMA deve essere, ove possibile, coordinato o integrato con le reti
           e le attività di monitoraggio svolte dalle autorità istituzionalmente preposte al controllo
           della qualità dell’ambiente. Tale condizione garantisce che il monitoraggio ambientale effet-
           tuato dal proponente non duplichi o sostituisca attività svolte da altri soggetti competenti
           con finalità diverse dal monitoraggio degli impatti ambientali generati dall’opera in proget-
           to.

    Il quadro normativo comunitario e nazionale
           Il ruolo e le finalità del monitoraggio ambientale, considerati come parte integrante del
           processo di Autorizzazione Integrata Ambientale per l’esercizio di un impianto, sono stati
           introdotti a livello comunitario dalla direttiva 96/61/CE (sulla prevenzione e sulla riduzione
           dell’inquinamento per talune attività industriali ed agricole) e dalla direttiva 2001/42/CE
           (sulla valutazione ambientale strategica di piani e programmi). Nella fattispecie, con la prima
           di queste due direttive sono stati introdotti i principi generali del monitoraggio ambientale
           definiti nel Best Reference Document “General Principles of Monitoring” per assolvere agli
           obblighi previsti dalla direttiva in merito ai requisiti di monitoraggio delle emissioni industriali

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alla fonte. Con la direttiva 2014/52/UE il monitoraggio ambientale è stato riconosciuto come
             uno strumento “finalizzato al controllo degli effetti negativi significativi sull’ambiente derivan-
             ti dalla costruzione e dall’esercizio dell’opera, all’identificazione di eventuali effetti negativi
             significativi imprevisti e all’adozione di opportune misure correttive”.

             A livello nazionale, invece, la norma ambientale di riferimento è il Testo Unico Ambientale -
             D.Lgs.152/2006 che rafforza la finalità del monitoraggio ambientale attribuendogli, come
             detto, la valenza di vera e propria fase del processo di VIA. Nell’art.28 del D.Lgs. vengono
             elencate le finalità del monitoraggio ambientale: controllo degli impatti ambientali signifi-
             cativi provocati dalle opere approvate; verifica della corrispondenza alle prescrizioni espresse
             sulla compatibilità ambientale dell’opera; individuazione tempestiva degli impatti negativi
             imprevisti per consentire all’autorità competente di adottare le opportune misure correttive;
             informazione al pubblico sulle modalità di svolgimento del monitoraggio, sui risultati e sulle
             eventuali misure correttive adottate, attraverso i siti web dell’autorità competente e delle
             agenzie interessate.

             Nell’art. 25 il D. Lgs prescrive che la tipologia dei parametri da monitorare e la durata
             del monitoraggio devono essere proporzionati alla natura, all’ubicazione, alle dimensioni
             del progetto ed alla significatività dei suoi effetti sull’ambiente.

Come funziona il Monitoraggio Ambientale
      Come funziona un monitoraggio ambientale: cose da sapere
             Dall’individuazione delle aree di indagine alle tecniche per la rilevazione, il campionamento
             e l’elaborazione dei dati. Il processo spiegato dall’A alla Z. Senza dimenticare due aspetti
             fondamentali: le competenze dell’uomo e il rapporto con il territorio

             Per una funzionale predisposizione di un Piano di monitoraggio ambientale (PMA), è pos-
             sibile individuare un percorso metodologico da seguire. Si tratta di un iter particolarmente
             dinamico e articolato che in corso d’opera deve sapersi dimostrare in grado, se necessario,
             di “cambiare rotta” in cerca di soluzioni a impatti ambientali non previsti nella fase di pro-
             gettazione.

             Lungo questa strada, il supporto degli strumenti di misura e la loro costante innovazione
             tecnologica nelle fasi di rilevazione dei parametri da monitorare, così come nell’individuazio-
             ne tempestiva di eventuali anomalie e nell’attuazione di misure correttive, è fondamentale.
             Ma per il buon esito di un servizio complesso come questo deve essere anzitutto l’uomo
             a far girare a regime l’intera macchina. Un compito non semplice che può essere portato
             a termine solo attraverso un’attenta pianificazione del lavoro da svolgere e un’organizzazio-
             ne delle risorse e delle competenze a disposizione che abbia ben chiari, sin da principio,
             quali sono gli obiettivi che si intendono raggiungere.

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1) Le azioni impattanti
             Nella gestione di un PMA il primo passaggio da compiere consiste nell’identificazione
             di quelle azioni che in ognuna delle fasi di realizzazione di un’opera (ante operam, in corso
             d’opera, post operam) potrebbero generare degli impatti ambientali significativi sul territo-
             rio in cui vengo effettuati i lavori. Ognuna di queste azioni dovrà essere caratterizzata. Così
             facendo si potranno localizzare le sorgenti emissive di possibili impatti ambientali e determi-
             nare i parametri da monitorare.

             Prendiamo il caso delle attività svolte all’interno di un cantiere. In questo contesto il PMA
             dovrà individuare: il numero e la tipologia dei mezzi che verranno impiegati durante le varie
             fasi dei lavori; il numero dei viaggi giornalieri effettuati dai mezzi per trasportare il mate-
             riale all’interno del cantiere e per portare all’esterno del cantiere il materiale di risulta; la
             tipologia e il quantitativo di emissioni (PM10, NOx, CO, IPA) rilasciate dai motori dei mezzi
             nell’atmosfera. Per tutti i fattori individuati potenzialmente impattanti, dovranno essere
             ricercate preventivamente delle misure di mitigazione la cui efficacia sarà poi testata grazie
             ai monitoraggi ambientali.

     2) L’individuazione delle aree di indagine
             Successivamente il PMA dovrà prevedere l’individuazione delle aree di indagine all’interno
             delle quali verranno programmate le attività di monitoraggio e dove verranno posizionati
             le stazioni e i punti di monitoraggio che consentiranno di effettuare i campionamenti dei
             parametri individuati, sulla base delle indicazioni riportate nel SIA. L’area di indagine dovrà
             essere estesa anche alle porzioni di territorio dove non sono attesi impatti ambientali signi-
             ficativi, ma la cui tracciabilità è necessaria per caratterizzare l’intero contesto ambientale in
             cui verranno effettuati i lavori.

             Nell’individuazione dell’area di indagine un elemento di cui si dovrà tenere conto è la
             presenza di “ricettori”, vale a dire i potenziali “bersagli” dei possibili impatti ambientali dei
             lavori: la popolazione, i beni immobili, le attività economiche, i servizi pubblici (in particolare
             i più sensibili quali ad es. scuole ed ospedali), i beni ambientali e culturali. La “sensibilità”
             di un ricettore viene definita in relazione alla tipologia di pressione a cui è esposto, (ad
             esempio per le emissioni sonore sarà ricettore sensibile una scuola), al suo valore sociale,
             economico, ambientale, culturale (ad esempio un’area naturale protetta avrà un valore
             superiore); alla sua vulnerabilità, ossia propensione del ricettore a subire gli effetti negativi
             determinati dall’impatto in relazione alla sua capacità (o incapacità) di fronteggiare
             la specifica pressione ambientale; e alla sua resilienza, ossia alla sua capacità
             di ripristinare le sue caratteristiche originarie dopo aver subito l’impatto.

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3) I parametri analitici e i campionamenti
        Nella pianificazione del PMA dovranno essere stabiliti i parametri analitici utili per ottenere
        una descrizione dello stato qualitativo e quantitativo delle componenti e dei fattori ambien-
        tali considerati sensibili all’interno dell’area di indagine. In questo modo se ne potrà control-
        lare il comportamento nelle varie fasi dei lavori, la coerenza rispetto alle previsioni effettua-
        te nel SIA e si potrà valutare l’efficacia delle misure di mitigazione che verranno adottate in
        caso di comportamenti anomali. Per ciascun parametro analitico individuato per caratteriz-
        zare sia lo scenario di base delle diverse componenti/fattori ambientali (monitoraggio ante
        operam) che gli effetti ambientali attesi (monitoraggio in corso d’opera e post operam)
        il PMA dovrà indicare nello specifico:

         • i valori limite previsti dalla pertinente normativa di settore, se esistenti; in assenza di
           termini di riferimento saranno indicati i criteri e le metodologie utilizzati per l’attribuzio-
           ne di valori standard quali-quantitativi; questi ultimi casi sono generalmente riferibili alle
           componenti ambientali Vegetazione, Flora, Fauna, Ecosistemi, Paesaggio e beni culturali;

L’importanza del team e dei rapporti con il territorio
        Nella gestione di un monitoraggio ambientale, oltre alla centralità delle procedure metodo-
        logiche e delle tecnologie di cui si può usufruire per effettuare rilevazioni, campionamenti
        ed elaborazioni dei dati, un elemento fondamentale è rappresentato dall’organizzazione
        delle risorse e delle competenze del team di lavoro.

        • Le competenze richieste devono essere amministrative, tecniche e legali (per conoscere
         la normativa ambientale di riferimento a partire dal Testo Unico Ambientale con approfon-
         dimenti su radiazioni ionizzanti, amianto, atmosfera, ambiente idrico, biodiversità, rumo-
         re).

        • Nella gestione delle risorse umane; è infatti fondamentale stabilire quante e quali risorse
         dovranno essere impiegate per l’attività, quali dovranno essere le competenze necessarie
         per l’espletamento del servizio richiesto, quali le turnazioni ed i relativi costi.

        • In parallelo si procederà con la pianificazione delle attività di monitoraggio sulla base
         delle previsioni del Piano di Monitoraggio Ambientale ed alla valutazione degli aspetti
         tecnico-scientifici dell’operazione.

        • Nell’ottica del rispetto del Protocollo di Legalità, nel cui ambito si inseriscono le misure atte
         ad evitare che nelle opere pubbliche vi siano infiltrazioni mafiose e della criminalità orga-
         nizzata, si dovrà procedere alla gestione in trasparenza dei flussi finanziari attivi e passivi,
         alla valutazione ed alla gestione dei termini contrattuali, alla gestione dei fornitori, alla
         gestione di ricavi e costi del servizio offerto ed alla loro rendicontazione.

        • In tutte e tre le fasi della realizzazione di un’opera (ante operam, corso d’opera e post
         operam) particolare rilievo assumeranno infine le capacità del team di lavoro di relazionarsi
         con il territorio, e dunque con gli Enti Locali e con le comunità dei residenti delle aree in cui
         si andranno a effettuare i lavori. Questo aspetto rappresenta un fattore chiave per predi-
         sporre al meglio l’operatività del monitoraggio ambientale (installazione degli strumenti
         di rilevazione, allacci elettrici, riconoscimento di indennizzi per i privati), per garantire un
         servizio di qualità in linea con le aspettative del cliente e instaurare un clima di serenità e
         reciproca fiducia lungo tutto l’arco dello svolgimento dei lavori.

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• il range di naturale variabilità dei parametri, stabiliti in base ai dati contenuti nel SIA,
       integrati, ove opportuno, da serie storiche di dati, desunti da studi ed indagini a caratte-
       re locale, analisi delle condizioni a contorno (sia di carattere antropico che naturale) che
       possono rappresentare nel corso del monitoraggio ambientale cause di variazioni e scosta-
       menti dai valori previsti nell’ambito del SIA;

     • i valori “soglia” derivanti dalla valutazione degli impatti ambientali effettuata nell’am-
       bito del SIA, che, una volta superati, possono implicare l’insorgere di situazioni anomale,
       indicatrici di potenziali situazioni critiche in atto, non necessariamente attribuibili all’ope-
       ra ma meritevoli di adeguati approfondimenti volti ad accertarne le cause e/o di eventuali
       interventi correttivi.

     Oltre ai parametri analitici, dovranno essere definite: le tecniche di campionamento, misura
     e analisi; la strumentazione da utilizzare per questi campionamenti; la frequenza dei cam-
     pionamenti e la durata complessiva dei monitoraggi; le metodologie di controllo di qualità,
     validazione, che devono essere chiaramente stabilite nell’ambito di uno specifico “protocol-
     lo” in cui sono indicate, oltre alle modalità operative, i ruoli e le responsabilità di ciascuna
     figura facente parte del gruppo di lavoro preposto al monitoraggio ambientale, eventual-
     mente integrato da altri soggetti esterni (es. audit da parte di soggetti terzi con compiti di
     sorveglianza e controllo quali ARPA, Osservatori Ambientali, ecc.). Particolare importanza per
     la validazione dei dati risiede nell’accuratezza dell’operatore che effettua il monitoraggio
     nel corredare il campionamento e le analisi con tutte le possibili indicazioni sulle situazioni a
     contorno che possono condizionare la significatività del dato rilevato, sia di natura antropica
     (presenza di pressioni ambientali localizzate/diffuse, stabili/temporanee) che naturale (ad es.
     condizioni meteo climatiche per la qualità dell’aria, il rumore, l’ambiente idrico, il suolo).

     Il PMA indica oltre ai criteri da utilizzare per l’analisi ed l’elaborazione dei dati del monito-
     raggio anche eventuali azioni da intraprendere in caso di anomalie o criticità; ad esempio
     l’eventualità di inoltrare delle comunicazioni alle autorità competenti, l’opportunità di
     avviare indagini integrative sulle dinamiche territoriali e ambientali, l’aggiornamento
     del programma lavori o, più in generale, del PMA.

     Nell’analisi dei dati derivanti dal monitoraggio ambientale, uno degli aspetti più complessi
     da affrontare consiste nella capacità di saper riconoscere la presenza di pressioni ambientali
     “esterne” sia di origine antropica che naturale che non sono imputabili alla realizzazione
     o all’esercizio dell’opera. Si tratta di un aspetto di fondamentale importanza. Conoscendo
     queste cause esterne, si potrà infatti avere un quadro chiaro che consentirà di distinguere
     gli impatti provocati dall’opera e quelli provocati, invece, da altre sorgenti di impatti.

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L’osservatorio ambientale

       L’osservatorio ambientale è lo strumento attraverso il quale viene svolto l’accompagnamento
       ambientale e viene garantita la trasparenza e la diffusione delle informazioni per opere
       complesse e di particolare rilevanza territoriale.

       L’accompagnamento ambientale è un processo che comprende le valutazioni ambientali
       preventive, le verifiche di ottemperanza delle prescrizioni impartite dall’ente autorizzatore,
       la condivisione dell’impostazione del piano monitoraggio ambientale, la valutazione
       dei dati di monitoraggio, la verifica delle azioni correttive a seguito di eventuali anomalie
       e la capitalizzazione dell’esperienza maturata.

       L’accompagnamento ambientale è efficace se alcune precondizioni necessarie vengono
       rispettate, ossia:

       • le misure di compatibilità ambientale del progetto (o le prescrizioni delle autorità compe-
        tenti) devono essere espresse in modo chiaro;

       • il progetto di monitoraggio ambientale (PMA) deve identificare chiaramente ogni parame-
        tro rilevato e il suo sistema di valutazione dei dati;

       • i ruoli dei diversi soggetti coinvolti nell’accompagnamento ambientale devono essere chiari.

       Le attività di accompagnamento devono essere articolate in funzione del tipo di progetto,
       delle criticità ad esso legate, delle ricadute sul territorio ed in funzione di richieste ed emer-
       genze specifiche.

       In Italia i soggetti e le loro responsabilità vengono definiti di volta in volta in ragione della
       diversa storia dell’iter amministrativo e tecnico del progetto.

       I soggetti responsabili coinvolti in queste fasi sono:

       • le autorità competenti (autorità ambientali e autorità che autorizzano o controllano
         il progetto);

       • il proponente o il realizzatore dell’opera (in particolare progettisti, direzione lavori,
         direzione tecnica di cantiere e responsabili del sistema di gestione ambientale);

       • varie autorità e soggetti coadiuvanti o cooperanti a seconda delle loro specificità e compe
         tenze tecniche a amministrative.

       ARPA, così come l’ISPRA, rappresentano la struttura tecnica terza, che interviene sia su aspet-
       ti metodologici (ad es. modalità di monitoraggio e di campionamento, scelta dei parametri,
       scale di valutazione dei risultati) che nel merito delle rilevazioni condotte (ad es. verifica dei
       dati, analisi delle anomalie) o della conduzione dei lavori (ad es. verifiche in campo con ruolo
       ispettivo).

       Dal punto di vista legislativo, il recente D.lgs 104/2017, di recepimento della nuova Direttiva
       europea, concernente la valutazione di impatto ambientale, richiama l’accompagnamento
       ambientale negli articoli 10 e 17.

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4) sorgenti di impatti.
             Una volta effettuati i campionamenti ed acquisiti i relativi dati, si dovrà procedere al con-
             trollo dell’affidabilità dei dati raccolti e, in seguito, alla loro elaborazione. Questi passaggi
             dovranno essere descritti nel PMA, così come il passaggio successivo, vale dire le modalità
             di restituzione dei dati stessi per documentare il modo in cui il monitoraggio ambientale
             è stato effettuato e gli esiti cui è arrivato. Possono essere rilasciati dei rapporti tecnici perio-
             dici descrittivi delle attività svolte e dei risultati del monitoraggio ambientali. In alternativa,
             i dati del monitoraggio possono essere strutturati in formati idonei alle attività di analisi
             e di valutazione da parte dell’autorità competente. I dati, inoltre, possono essere elaborati
             per utilizzi ancor più specifici: quelli territoriali, ad esempio, possono essere georeferenziati
             consentendo la geolocalizzazione su mappe tematiche degli elementi più significativi emersi
             dal monitoraggio ambientale.

             Al pari degli altri momenti salienti del processo di VIA (consultazione, decisione), anche
             le attività e gli esiti del monitoraggio ambientale sono oggetto di condivisione con il pubbli-
             co; per garantire tale finalità è fondamentale definire formati con cui le informazioni ed
             i dati contenuti nel PMA e per quelli derivanti dalla sua attuazione dovranno essere forniti
             dal proponente per la comunicazione e per l’informazione ai diversi soggetti interessati
             (autorità competenti, comunità scientifica, imprese, pubblico) e per il riuso degli stessi per
             altri processi di VIA o come patrimonio conoscitivo comune sullo stato dell’ambiente e delle
             sue evoluzioni.

             Strumenti estremamente potenti per la gestione dei dati sono i Sistemi Informativi Territoria-
             li (SIT) che, attraverso anche i servizi GIS (sistemi informativi geografici), ne consentono una
             consultazione dinamica e possono essere anche condivisi con il pubblico. L’utilizzo dei SIT
             consente anche di mantenere i dati del monitoraggio a disposizione e di utilizzarli per accre-
             scere le conoscenze sullo stato e sull’evoluzione di un ambiente a seguito della costruzione
             di un’opera, o riutilizzati per predisporre degli studi ambientali. Il risultato è una riserva di
             informazioni utili per le comunità interessate dalla realizzazione di un’opera e fondamentale
             per la salvaguardia dell’ambiente in cui vivono.

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Case History 1: Torino 2006
      Giochi indimenticabili
              Le Olimpiadi Invernali di Torino del 2006 sono ricor-
              date ancora oggi per l’organizzazione efficiente. Un
              grande momento di sport reso possibile anche grazie
              al lavoro effettuato per l’individuazione di possibili
              impatti ambientali

              Nell’archivio dei ricordi dei grandi momenti vissuti
              negli ultimi anni dallo sport italiano, la XX edizio-
              ne dei Giochi Olimpici Invernali di Torino merita un
              posto d’onore. La manifestazione, ospitata dal 10 al
              26 febbraio del 2006 nel capoluogo piemontese e in
              altre otto località della regione, viene infatti ricordata
              oggi, a dodici anni di distanza, come un evento per-
              fettamente riuscito.

              Lo dicono i numeri di questo evento: il record di 80
              Comitati Olimpici Nazionali che hanno partecipa-
              to ai Giochi, 2.633 atleti in gara, 2.500 tra tecnici e
              accompagnatori delle nazionali, 2.300 rappresentanti
              del Comitato Olimpico Internazionale, dei Comitati
              Olimpici Nazionali e delle federazioni sportive, 650
              tra giudici e arbitri. E lo conferma l’enorme numero
              di persone che dal vivo, e collegate da tutto il mondo,
              hanno seguito queste Olimpiadi Invernali.

              Se tutto ciò è stato possibile, e se l’Italia attraverso
              l’organizzazione di questo evento ha potuto mandare
              al mondo intero un messaggio di professionalità
              e serietà, è stato anche grazie a quelle realtà che,
              con le loro competenze e con le loro strumentazioni
              tecnologiche, hanno pianificato al meglio e nei mini-
              mi dettagli questo evento. Tra queste realtà c’è anche
              il Gruppo Fenice EDF, da cui è nata Sersys Ambiente,
              societa specializzata nei servizi ambientali e waste
              management.

              Facendo proprio lo slogan dei Giochi Olimpici Inverna-
              li di Torino, “Passion lives here”, il Gruppo ha messo
              a disposizione le proprie competenze per l’esecuzione
              del Piano di Monitoraggio Ambientale che hanno con-
              sentito all’organizzazione dei Giochi stessi di definire
              e coordinare una serie di azioni finalizzate a garantire
              le migliori condizioni possibili per la buona riuscita
              della manifestazione sportiva, nel rispetto dei più alti
              standard ambientali, preservando la storia e la cul-
              tura del territorio in cui costruire o implementare gli
              impianti dove si sono svolte le le competizioni.

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Lo svolgimento dei monitoraggi
             I monitoraggi in ante operam, corso d’opera e post operam sono stati effettuati tra il mag-
             gio del 2003 e il novembre del 2006. È stata identificata una serie di indicatori di qualità
             per ognuna delle componenti ambientali analizzate: atmosfera, rumori e vibrazioni, acque
             superficiali e sotterranee e suolo.

             I punti di monitoraggio, individuati in collaborazione con ARPA Piemonte, hanno avuto
             come target i lavori effettuati all’interno dei cantieri; la posizione dei cantieri e il loro poten-
             ziale impatto sulle aree circostanti; l’identificazione di possibili “ricettori” (bersagli di impat-
             ti) di prossimità, passaggio necessario per installare nuove stazioni di monitoraggio in corso
             d’opera; l’identificazione di ricettori in siti remoti (lontani rispetto alle aree oggetto dell’
             opera), ma considerati comunque interessanti ai fini delle indagini nel loro complesso.

             Nell’area metropolitana di Torino, in Val di Susa, nella Valli Chisone e Germanasca e a Pinero-
             lo sono stati monitorati gli impianti per l’erogazione di neve artificiale, gli impianti di risali-
             ta, le piste da sci, gli impianti sportivi, le infrastrutture realizzate o implementate per i Giochi
             e i villaggi olimpici.

             Per il monitoraggio delle località di montagna è stato predisposto un totale di 59 stazioni
             in sei distinte aree territoriali: Sagna Longa-Claviere (7 stazioni), Sestriere (13), Pragelato (7),
             Oulx-Sauze Oulx (12), Cesana-Sansicario (16), Bardonecchia (4). Per il monitoraggio dei lavori
             stradali, invece, sono state predisposte in totale 17 stazioni: 9 per la variazione della linea
             e per il tunnel di Strada Porte, 3 per la strada statale 23 di S. Germano-Perosa Argentina,
             5 per la strada statale 23 Perosa Argentina-Cesana Torinese.

     Scopi e obiettivi
             Scopo dei monitoraggi è stato quello di fornire dati e informazioni utili per permettere
             alla macchina organizzativa di adottare eventuali azioni di mitigazione in modo da garanti-
             re la conformità con le norme vigenti e pertanto valutare le prestazioni ambientali del piano
             olimpico.

             Man, mano che i monitoraggi venivano effettuati, coerentemente con le pianificazioni,
             le relative valutazioni ed elaborazioni dei dati erano inoltrate all’Agenzia Torino 2006 e
             ad ARPA Piemonte, il cui compito è stato quello di attivare misure specifiche per risolvere
             i problemi di impatto rilevati. Dati di cui ARPA, dopo il termine dei Giochi, ha potuto conti-
             nuare a disporre per la valutazione della qualità ambientale delle montagne in cui si è ga-
             reggiato. Questa è stata una delle tante eredità positive che questo grande evento sportivo
             ha lasciato a Torino, al Piemonte e all’Italia.

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Le matrici monitorate
       Gli indicatori presi in riferimento per i monitoraggi dell’atmosfera, effettuati attraverso
       un laboratorio mobile per il controllo della qualità dell’aria, sono stati: polveri totali sospese
       (TSP), particelle fini sospese (PM10), deposizione di polveri (DP), fibre di amianto totali
       e disperse (analisi MOCF), fibre di amianto (analisi SEM), sostanze inquinanti emesse dai vei-
       coli (ossido di azoto, anidride solforosa, monossido di carbonio, ozono, benzene e composti
       organici volatili).

       Un laboratorio mobile è stato anche utilizzato per rilevare rumore e vibrazioni causati
       dal traffico dei veicoli e dalle attività di costruzione all’interno dei cantieri.

       Per le acque superficiali sono state effettuate in situ misurazioni sui parametri idrologici,
       fisici e chimici (livello di erogazione, potenza nominale media, aria e temperatura dell’ac-
       qua, colore, conduttività, pH, potenziale Redox, ossigeno disciolto). In laboratorio sono stati
       compiuti campionamenti e test su parametri fisici e chimici (solidi sospesi, durezza, nitrato
       d’ammonio, azoto nitrico, azoto nitroso, cloruri, solfati, BOD5, COD), mentre in campo
       si è effettuata l’identificazione dell’Indice Biotico Esteso (IBE - Valutazione della composizio-
       ne delle comunità di macroinvertebrati).

       Per le acque sotterranee le attività di monitoraggio hanno incluso: misurazioni del livello
       statico piezometrico e, in situ, dei principali parametri idrologici, fisici e chimici (temperatu-
       ra, pH, colore, conduttività, potenziale Redox, ossigeno disciolto, sostanze organiche volatili);
       in laboratorio campionamenti e test su parametri fisici e chimici (misura dei solidi disciolti
       totali, cloruri, azoto ammoniacale, olii minerali, solventi organici e solventi organici clorurati,
       coliformi totali, coliformi fecali, streptococchi fecali, idrocarburi policiclici aromatici).

I monitoraggi in numeri
       - Il punto più alto in cui è stato effettuato un campionamento è stato a Tana della Volpe,
         2.560 metri rispetto al livello del mare;

       - Per i campionamenti sono stati utilizzati contemporaneamente 4 laboratori mobili;

       - In totale, sono state effettuate oltre 2.000 misurazioni di fibre di amianto aerodisperse
         ed oltre 800 misurazioni di polveri.

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Case History 2: ponte sullo Stretto di Messina
      Un’opera a prova di monitoraggio
             Ripercorriamo gli studi effettuati per valutare i potenziali impatti sul territorio del Ponte
             di collegamento tra Villa San Giovanni e Messina. Una ricerca a 360 gradi che ha posto
             al centro dell’indagine il benessere delle comunità locali e la salvaguardia dell’ambiente

             Gli studi effettuati sul progetto dell’”Attraversamento stabile” (il Ponte) dello Stretto
             di Messina sono indubbiamente uno degli esempi più significativi di quanto possa essere
             complesso, articolato e profondo un monitoraggio ambientale. Per verificare la fattibilità
             dell’opera – consistente oltre che nella realizzazione del Ponte anche dei relativi collegamen-
             ti stradali e ferroviari sul versante calabrese e su quello siciliano - nel corso del triennio 2009
             -2012 è stato effettuato un monitoraggio ambientale territoriale e sociale. L’indagine è stata
             dunque strutturata per verificare sia i potenziali effetti ambientali che il Ponte avrebbe avu-
             to sul territorio circostante, sia le ripercussioni che un’opera di questo tipo avrebbe generato
             sul tessuto economico e sociale dell’intera area interessata direttamente e indirettamente
             dai lavori di costruzione e dalla futura gestione dell’infrastruttura, nonché monitorare
             l’opinione pubblica sulla realizzazione dell’opera al fine di fornire gli strumenti più opportu-
             ni alla Concessionaria per una corretta comunicazione e coinvolgimento degli staleholder.

             L’opera non è mai stata realizzata e l’indagine ambientale non è mai andata oltre la
             fase di ante operam, ma è indubbio che durante la fase di progettazione del Piano
             di monitoraggio la concessionaria abbia prestato massima attenzione all’ambiente permet-
             tendo di giungere alla piena consapevolezza delle caratteristiche ambientali del territorio.
             In più il contratto prevedeva anche che al termine delle attività la strumentazione utilizzata
             “in campo” rimanesse in capo alla concessionario e quindi a beneficio della comunità anche
             dopo la realizzazione dell’opera, condizione che è non è stata condizionata dall’interruzione
             del contratto.

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Il raggruppamento di imprese e il team di lavoro
        Il monitoraggio ambientale è stato affidato a un raggruppamento temporaneo di imprese
        (A.T.I.) guidato da FENICE S.p.A. (mandataria, specializzata in servizi in campo energetico
        e ambientale) e costituito da società che vantavano esperienze importanti in questo speci-
        fico settore a livello nazionale e internazionale: Agriconsulting S.p.A. (specializzata nella
        consulenza e nello sviluppo di attività agricole e ambientali), Gfk Eurisko (specializzata nella
        conduzione di indagini per la ricerca sociale e di mercato), Theolab S.p.A. (fornitrice di servizi
        analitici avanzati nei settori ambiente e igiene industriale), Nautilus soc. Coop. (fornitrice
        di servizi per l’oceanografia e la gestione delle risorse ambientali).

        Per garantirsi una maggiore e più diretta conoscenza del territorio in cui sarebbe andato
        a operare, il raggruppamento ha deciso di arruolare in squadra un’impresa locale, la Nau-
        tilus, società cooperativa fornitrice di servizi per l’oceanografia e la gestione delle risorse
        ambientali la cui sede si trova a circa 100 km di distanza da Villa San Giovanni, città in cui,
        in base al progetto, è stato individuato l’ingresso al Ponte dal versante calabrese. Il rapporto
        diretto con il territorio è stato rafforzato anche attraverso il coinvolgimento nel team
        di lavoro di un gruppo di accademici, esperti e operatori tecnici locali.
Le attività di monitoraggio
        Considerata la portata dell’opera, il concessionario ha ritenuto opportuno ampliare l’area
        di indagine alla cosiddetta “area vasta”, la cui estensione è andata oltre l’area direttamente
        interessata da cantieri, cave e passaggi continui di mezzi allargandosi ai territori che, tanto
        sul versante calabrese quanto su quello siciliano, sarebbero stati interessati anche solo indi-
        rettamente dalla realizzazione dell’infrastruttura.

        Nella prima fase del monitoraggio (ante operam) attraverso l’individuazione e la caratte-
        rizzazione di specifici indicatori il raggruppamento ha eseguito uno studio del contesto
        ambientale e sociale in cui l’opera sarebbe andata a inserirsi al fine di definire una “fotogra-
        fia” dello stato dell’arte iniziale . La fase centrale del monitoraggio (corso d’opera) è stata
        progettata e pianificata dalla concessionaria nell’ottica di poter verificare le eventuali pertur-
        bazioni generate dai cantieri per la realizzazione dell’opera sulle caratteristiche del territo-
        rio attraverso lo studio degli indicatori identificati e di poter valutare gli esiti di eventuali
        interventi di mitigazione e compensazione in caso di anomalie. La concessionaria ha inoltre
        pianificato la verifica dell’efficacia nel tempo degli interventi eseguiti i per la terza fase
        dei monitoraggi (post operam).

        Le componenti ambientali e territoriali monitorate sono state: qualità dell’aria, ambiente
        marino, acque superficiali, acque sotterranee, suolo e sottosuolo, vegetazione e flora, fauna
        ed ecosistemi , rumore e vibrazioni, paesaggio e stato fisico dei luoghi; completa l’attività
        il monitoraggio della componente sociale. Per tutte e tre le fasi dei monitoraggi è stata po-
        sta (o prevista) particolare attenzione per le aree considerate più sensibili e vulnerabili sotto
        il profilo ecosistemico.

        Uno degli obiettivi più importanti prefissati dal team di lavoro è stato il monitoraggio degli
        impatti sociali causati dalla realizzazione di un’opera tanto potenzialmente strategica per
        lo sviluppo economico del Paese quanto invasiva come il Ponte sullo Stretto di Messina.
        Il progetto negli ultimi decenni è stato a più riprese al centro di un accesso dibattito pubblico
        e politico, incentrato sull’opportunità o meno di realizzare l’opera in un territorio difficile
        come quello dell’attuale area metropolitana dello Stretto (le provincie di Reggio Calabria
        e Messina).

        Nel tentativo di instaurare un clima quanto più possibile di fiducia con le comunità locali,
        figure qualificate del team di lavoro hanno cercato di portare avanti un confronto con
        i residenti, con gli stakeholders. In parallelo, è stato effettuato un monitoraggio costante
        per tastare il polso dell’opinione pubblica nazionale e seguire il comportamento dei media.

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Nella fase iniziale dei monitoraggi (ante operam) è stata diffusa una baseline contenente
              aspettative e previsioni sull’impatto dell’opera. Per la fase di corso d’opera è stata invece pia-
              nificata un’azione di “accompagnamento dei lavori” con l’organizzazione di iniziative mirate
              a osservare e ascoltare il territorio. Passaggi fondamentali per individuare i punti di forza
              e di debolezza del progetto secondo l’opinione pubblica e suggerire al committente even-
              tuali interventi su cui puntare per prevenire o arginare eventuali elementi di criticità.
              A livello locale e nazionale è stato inoltre fornito l’accesso a una serie di dati rendendo così
              pubblica la verifica dello stato degli impatti. Nel complesso, si è trattato di una delle fasi più
              delicate dei monitoraggi, la cui finalizzazione ha consentito di venire a conoscenza di preoc-
              cupazioni e paure dei residenti, di comprendere se e perché questi timori fossero “agitati”
              da interessi esterni, di fornire così al committente un ulteriore strumento utile per la pianifi-
              cazione dei lavori di costruzione dell’opera.

I componenti monitorati
      Qualità dell’aria

              Per il monitoraggio della qualità dell’aria l’attività ha previsto da un lato il censimento
              delle sorgenti di emissione in atmosfera già esistenti con successiva analisi ed elaborazione-
              modellistica per il calcolo delle concentrazioni di inquinanti aerodispersi e dall’altro l’effet-
              tuazione di misure ambientali e meteoclimatiche che hanno richiesto già in fase ante ope-
              ram l’installazione di una rete fissa di monitoraggio costituita da: 2 centraline per la qualità
              dell’aria, 2 stazioni meteo, 3 centraline per il monitoraggio del traffico veicolare sul lato
              siciliano e 1 centralina per la qualità dell’aria, 1 stazione meteo e 2 centraline per il traffico
              veicolare sul lato calabro, oltre all’utilizzo di strumentazione mobile (campionatori sequen-
              ziali, campionatori passivi). I contaminanti analizzati comprendono: biossido di zolfo (SO2),
              biossido di azoto (NO2), ossidi di azoto (NOX), monossido di carbonio (CO), materiale partico-
              lato (polveri PM10 e PM2,5), IPA (idrocarburi policiclici aromatici), BTEX (benzene, toluene,
              etilbenzene e xilene) e Ozono.

      Ambiente marino
              Per il monitoraggio dell’ambiente marino è stato effettuato uno studio della qualità
              dell’acqua, del benthos, dei sedimenti e del biota (organismi viventi ed ecosistemi), attra-
              verso il campionamento e l’analisi di laboratorio per la determinazione dei parametri chi-
              mico-fisici e dei parametri biotici (ricchezza, biodiversità), ecotossicologici e di bioaccumulo.
              Per poter correlare l’andamento dello stato della qualità delle acque con i possibili impatti
              dell’opera è necessario conoscere i movimenti (direzione e velocità) delle masse d’acqua
              (correnti). A tal fine sono stati installati 3 correntometri fissi, unitamente a sonde multipara-
              metriche, nei punti a profondità intermedia dei transetti più prossimi alle aree di cantiere.

              Sono inoltre state effettuate campagne di rilevamento dei banchi delle popolazioni ittiche
              attraverso l’utilizzo di apparecchiature ecosonar e operatori subacquei per il riconoscimento
              delle specie ittiche (“visual census”).

              Completano il monitoraggio della componente le campagne per la raccolta di informazioni
              di base sulla presenza, abbondanza relativa, distribuzione e uso dell’habitat delle principali
              specie di cetacei presenti nell’area in esame. Per le rilevazioni sono state utilizzate una moto-
              nave da ricerca oceanografica, un’imbarcazione, un gommone.

      Acque superficiali
              Per il monitoraggio delle acque superficiali, nella Zona di Protezione Speciale situata
              nell’area Pantani di Ganzirri, un ecosistema particolarmente delicato, è stato effettuato uno
              studio della qualità dell’acqua, dei sedimenti e del biota (organismi viventi ed ecosistemi)
              con analisi di laboratorio sulle acque per verificare la presenza di metalli, idrocarburi poli-

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ciclici aromatici (IPA) e idrocarburi aromatici alogenati. È stato inoltre effettuato
       uno studio di composizione e abbondanza dei macroinvertebrati bentonici, della
       flora acquatica e della fauna ittica. Per le rilevazioni sono stati utilizzati un battello
       pneumatico, delle sonde multiparametriche, un sistema di radiolocalizzazione GPS,
       delle bottiglie di campionamento, una benna di campionamento, un retino per
       zooplancton e un idrometrografo.

Acque sotterranee
       Il monitoraggio delle acque sotterranee è stato effettuato per verificare le condi-
       zioni idrogeologiche e di qualità delle acque di falda, allo scopo di segnalare il co-
       stituirsi di processi critici. Sul versante siciliano, tra Torre Faro e Ganzirri sono stati
       individuati 55 punti di monitoraggio (di questi 20 per la Zona di Protezione Specia-
       le Pantani di Ganzirri). Sul versante calabrese sono stati individuati invece 10 punti
       di monitoraggio nell’area tra Cannitello e Villa San Giovanni. Per le rilevazioni
       è stata allestita una rete di controllo piezometrica che è andata a integrare quella
       già esistente, è stata effettuata la caratterizzazione idrodinamica degli acquiferi
       e delle sorgenti, eseguite campagne di rilievi piezometrici e parametri chimico-fisici
       speditivi, campionamenti e analisi di laboratorio con caratterizzazione chimica
       e microbiologica e monitoraggi della qualità delle acque destinate al consumo
       umano.
Suolo e sottosuolo
       I monitoraggi di suolo e sottosuolo sono stati pianificati per assicurare la difesa
       del suolo dai processi di antropizzazione e per l’accertamento dello stato geoam-
       bientale e morfoevolutivo dell’area interessata dal progetto. A tal fine sono state
       utilizzate immagini satellitari radar, elaborati modelli morfoevolutivi delle aree
       a rischio grazie anche all’allestimento di una rete strumentale costituita da 160
       catene inclinometriche per il controllo in continuo dei fenomeni franosi nei punti
       considerati sensibili, e da 6 stazioni totali servoassistite corredate da 150 prismi
       catadiottrici installati in corrispondenza di strutture o aree di particolare interesse
       o attenzione in termini di possibili spostamenti per il controllo areale . Contempo-
       raneamente si è proceduto nella caratterizzazione ambientale del suolo attraverso
       misure discrete, quali profili pedologici, campionamenti e analisi di terreni.

Vegetazione e flora
       Per vegetazione e flora l’attività di monitoraggio è stata finalizzata alla descrizione
       ed alla valutazione dell’evoluzione dei seguenti aspetti: riduzione dell’areale dei
       consorzi di specie, impoverimento floristico, degrado delle associazioni, scomparsa
       di un determinato gruppo di specie, valutazione dell’opera di mitigazione realizza-
       te. Nella fase di ante operam è stato eseguito su entrambi i versanti un censimento
       delle specie che popolano l’area, effettuati rilievi fitosociologici (inventario della
       specie, copertura areale), stilate carte della vegetazione, analizzate immagini aero-
       fotogrammetriche e satellitari.

Fauna ed ecosistemi
       Per la componente fauna ed ecosistemi sono stati effettuati monitoraggi a livel-
       lo di comunità a livello di specie endemiche o di particolare valore naturalistico
       (come la lepre italica o il coniglio) ed il monitoraggio dell’aviofauna migratrice
       effettuato attraverso osservazioni dirette e rilievi radar. A tale proposito si eviden-
       zia che l’area dello Stretto di Messina costituisce, insieme allo Stretto di Gibilterra
       ed al Bosforo, una delle tre principali rotte migratorie per gli uccelli che nidificano
       in Europa e svernano a sud del Mediterraneo.

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