MARKETING PER GLI OTTICI - Una raccolta di post dal Blog Bludata - Un ebook di

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MARKETING PER GLI OTTICI - Una raccolta di post dal Blog Bludata - Un ebook di
MARKETING PER GLI OTTICI
  Una raccolta di post dal Blog Bludata

                Un ebook di
MARKETING PER GLI OTTICI - Una raccolta di post dal Blog Bludata - Un ebook di
INTRODUZIONE

Questo Ebook contiene una raccolta di testi per i centri ottici pubblicati sul​ ​nostro Blog
negli ultimi mesi.

Ci auguriamo che possano essere di supporto e spunto per progettare la "rinascita" del
vostro centro ottico quando la situazione tornerà alla normalità.

Viviamo tempi difficili e senza precedenti, ma da ogni situazione critica nascono
opportunità: prepariamoci a coglierle!

INDICE

  Il neuromarketing e il centro ottico
  Chi è il consumatore moderno
  Come raggiungere i migliori risultati impostando obiettivi S.M.A.R.T.
  Inbound marketing: attirare e coinvolgere i clienti
  Fare content marketing oggi: contenuti originali e di cui sei tu la fonte

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MARKETING PER GLI OTTICI - Una raccolta di post dal Blog Bludata - Un ebook di
Il neuromarketing e il centro
ottico
                                 DI ROSSELLA BIANCHI

Il neuromarketing è una recente (*) disciplina volta ad individuare canali di
comunicazione più diretti ai processi decisionali d’acquisto. Il neuromarketing fonde il
marketing tradizionale con le neuroscienze e la psicologia comportamentale con lo
scopo di verificare le risposte non consapevoli che prendono forma nel cervello delle
persone di fronte a diversi stimoli.

In sostanza, aiuta a comprendere, misurandoli, i meccanismi alla base del processo
decisionale.

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Come si può applicare il neuromarketing ad un centro ottico?

Gli studi sul neuromarketing hanno lo scopo di comprendere quali siano i meccanismi
di decisione d’acquisto dei prodotti, per chiarire cosa ci porta all’acquisto.

Gli acquisti sono spesso frutto di reazioni non consce ed istintive. Le emozioni infatti
giocano un ruolo cruciale: almeno il 70% dell’attività cerebrale avviene senza che la
nostra consapevolezza razionale venga attivata e questo influenza ovviamente anche le
nostre decisioni di acquisto.

L’applicazione del neuromarketing al retail ci permette di capire a livello scientifico quali
soluzioni d’arredo sono più efficaci, quali aree del negozio vengono osservate di più,
quale informazione del nostro sito internet viene maggiormente letta e perché.

Il neuromarketing applica la neuropsicologia alla ricerca di mercato, studiando la risposta
senso-motoria, cognitiva e affettiva dei consumatori agli stimoli di marketing (**).

In pratica, l’informazione o la struttura che usiamo per presentare un messaggio,
spesso incide sull’interpretazione del contenuto da parte dell’interlocutore.

Descrizioni equivalenti della stessa situazione decisionale possono portare a differenti
scelte da parte delle persone che si trovano di fronte a diverse opzioni.

Il neuromarketing approfondisce la modalità con cui le risposte ad uno stimolo possono
essere drasticamente differenti a seconda di come viene comunicata un’informazione o
presentato un prodotto.

Per poter sfruttare le conoscenze offerte dal neuromarketing è possibile effettuare dei
test, prendendo nota ed analizzando gli aspetti emotivi e cognitivi degli utenti. Questa
tecnica viene chiamata think aloud e consiste nel registrare ed analizzare quanto detto
da un utente invitato a verbalizzare le proprie azioni e i propri pensieri durante l’utilizzo
del prodotto o del servizio analizzato.

Alle persone viene chiesto di descrivere o rispondere a domande sulla loro esperienza,

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sia verbalmente che attraverso un questionario scritto.

Questi metodi tuttavia hanno un limite: i partecipanti ai test spesso ci dicono quello che
pensano che vogliamo sentire e talvolta non riescono nemmeno a interpretare i propri
sentimenti abbastanza bene da raccontarli.

Un metodo maggiormente scientifico è il tracciamento degli occhi. Grazie ad esso
possiamo determinare:

   ● Ciò che inizialmente attrae l’attenzione (un prodotto o, se in una pagina internet,
       prezzi, confronto di funzionalità, elementi interattivi, foto, ecc.)

   ● Cosa sostiene l’attenzione degli utenti

   ● Il percorso seguito dagli occhi degli utenti (esempio mentre navigano nel negozio
       online)

Con l’eye tracking vengono registrati e analizzati i movimenti dell’occhio dell’utente e i
risultati sono presentati sotto forma di specifiche mappe di calore (​heat maps​) di
riferimento: le macchie rosse e gialle indicano le aree più visualizzate su un sito dagli
occhi di una persona durante la fruizione. Le macchie verdi indicano invece le aree più
“fredde”, ossia quelle in cui c’è stata meno attenzione o interazione da parte dell’utente.

Esempio di mappa di calore

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Conoscere queste informazioni ci permette di costruire contenuti di marketing che
vengano ascoltati e apprezzati maggiormente dai clienti.

In mancanza di strumentazione tecnica professionale per poter eseguire test sul
tracciamento degli occhi, anche un piccolo centro ottico che già realizza contenuti di
marketing, può fare alcune analisi in linea con i principi del neuromarketing.

Se parliamo ad esempio di newsletter, il sistema di invio Mailchimp offre dei rapporti
analitici delle campagne realizzate.

Nei report di Mailchimp è possibile vedere il movimento del mouse preferito dai nostri
clienti lettori.

Dove hanno cliccato di più i destinatari delle nostre email? Sul logo, sulle informazioni di
contatto del footer, sulla call to action? E in quale percentuale?

Possiamo vedere tutto questo nei report (Mailchimp> campaign>report> click map).

Uno degli strumenti più noti per la visualizzazione delle mappe di calore su pagine
internet è ​Hotjar​, che offre anche un piano gratuito. Lo strumento ovviamente è utile nel
caso di un buon traffico sul sito, perché altrimenti le informazioni risultano
inconsistenti.

Per chi ha un sito internet WordPress è possibile utilizzare diversi plugin che
evidenziano le mappe di calore. Come risorsa gratuita è possibile scaricare e installare
Heatmap per WordPress.

Non vi resta che scegliere uno strumento con il quale analizzare il vostro sito web per
scoprire come gli utenti si comportano su di esso.

(*) Il termine “​neuromarketing​” è stato coniato nel 2002 da Ale Smidts, professore di Marketing Research alla
Rotterdam School of Management (Shiv, B., Bechara, A., Levin, I., Alba, JW, Bettman, JR, Dube, L., Isen, A.,
Mellers, B., Smidts, A., Grant, SJ, & McGraw, AP (2005)

(**)
https://www.researchgate.net/publication/7014653_What_is_’Neuromarketing’_A_Discussion_and_Agenda_for_Futur
e_Research

                                                                                      Marketing Per Gli Ottici - Pag. 5
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Chi è il consumatore moderno
                                 DI ROSSELLA BIANCHI

La vendita al dettaglio sta cambiando a una velocità senza precedenti aprendo grandi
sfide e opportunità.

I ​consumatori sono più informati, ​perché cercano informazioni su molti canali, ma
spesso raccolgono​ dati in modo compulsivo ed eccessivo​.

Le informazioni sono quindi moltissime, generiche, talvolta errate o parziali, per cui
spesso generano opinioni ​superficiali​.

Un’altra caratteristica dei nuovi consumatori è il loro ​desiderio di centralità​.

Spinti dai media che raccontano di successi facili, le persone desiderano essere al
centro di tutte azioni che compiono.

Secondo una recente ​ricerca di Conad​ il 49,5% degli italiani (il 53,3% tra i più giovani)
è convinto che oggi chiunque possa diventare famoso e il 90,9% non ha miti da

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intendersi come modelli a cui riferirsi.

La logica “​io sono il mito di me stesso​” viene nutrita costantemente dall’uso dei molti
device: televisione, computer, tablet, smartphone.

Il comportamento d’acquisto viene cioè fortemente influenzato da web e social.

In relazione all’uso di internet, in Italia si possono stimare in:

   ● 9,7 milioni i ​consumatori compulsivi​, utenti che pubblicano post, foto, video per
     mostrare a tutti quel che fanno ed esprimere le proprie idee, controllando
     continuamente gli aggiornamenti, intervenendo con frequenza, sollecitando
     discussioni e promuovendo iniziative;
   ● 12,4 milioni i ​consumatori pragmatici​, che usano i social dentro i propri circuiti
     relazionali più consolidati, con un certo attivismo;
   ● 13,2 milioni gli ​spettatori​ con logica da fruitori passivi, che leggono i post,
     consultano video e foto degli altri, ma non intervengono mai in prima persona.

Ricordiamo però che ​non sono utenti dei social network il 27,5% degli italiani​, di cui
il 65,7% tra gli anziani, il 13,3% tra i giovani e il 20,1% tra gli adulti.

Inoltre, i consumatori non cercano solo prodotti che soddisfino le loro esigenze, ma
anche che ​riflettano i propri valori​.

Che si tratti di un nuovo paio di jeans o un paio di occhiali, le persone cercano prodotti
di aziende che risuonano con le loro convinzioni.

Questi nuovi comportamenti negli acquisti vanno di pari passo con l’​interesse per i
movimenti di salute e benessere​ e gli atteggiamenti etici (Fonte Euromonitor
International “Top 10 Global Consumer Trends 2020).

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I consumatori cercano brand che….

    Dati emersi dal Global Consumer Study 2020, condotto da IBM in collaborazione con NRF

Percorsi d’acquisto non lineari per cluster differenti di consumatori

Oggi i consumatori vivono la ​multicanalità ​come uno spazio integrato, offline e online,
di interazione con le aziende e i brand. Anche per gli utenti più affezionati al negozio
fisico i ​canali digitali sono diventati un punto di contatto fondamentale​ e l’interazione
con le aziende avviene ovunque, a qualunque ora del giorno e da qualsiasi dispositivo.

Le persone seguono ​percorsi di acquisto non lineari​ in base alle attitudini, ai prodotti di
interesse e al contesto in cui operano.

La ricerca di ​Netcomm​ ​“I​ l consumatore digitale allo specchio – L’impatto del digital sui
nuovi compor​tamenti di consumo​” p     ​ ropone una nuova chiave di lettura sui consumatori
digitali italiani e sui loro percorsi di acquisto. Sulla base di tre dimensioni del
comportamento di acquisto, ossia i touchpoint utilizzati, i trigger (*) e il canale con cui si
è finalizzato l’acquisto (online/offline), sono stati individuati

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8 cluster differenti di consumatore​:

1. One stop shop (39,2%)​: per questo profilo di consumatore, l’acquisto online è la
risposta a un bisogno e non è preceduto da un percorso di orientamento, né offline, né
online.

2. Don Chisciotte (13,1%)​: ha un percorso di orientamento articolato e prevalentemente
online, molto influenzato dagli altri utenti e dalle recensioni.

3. Online, no grazie (12,8%)​: sono quelli che acquistano solo in negozio, mai online.
L’acquisto non è quasi mai preceduto da un processo di orientamento e informazione
ed è “immune” a stimoli push.

4. Da influencer a influenceable (9,5%)​: per questo tipo di consumatore, sia l’acquisto,
sia il processo di orientamento avviene prevalentemente tramite canali offline e media
tradizionali, ed è molto attento al parere degli “esperti”.

5. I stick to the offline (7,7%)​ sono quelli che utilizzano con disinvoltura i touchpoint
digitali per orientarsi nei suoi acquisti offline.

6. Social first (7,7%)​: il percorso di acquisto di questi utenti, sensibili ai trigger online e
offline, è particolarmente influenzato dalle recensioni e dalle opinioni di amici e
influencer.

7. Online, but I need to see it (6,7%)​: la customer journey di questi utenti avviene
prevalentemente offline, anche se i social fanno eccezione. Sono sensibili ai trigger, ma
prima dell’acquisto online necessitano di vedere fisicamente il prodotto in negozio.

8. Informivori (3,1%)​: sono i consumatori molto sensibili ai trigger, il cui percorso di
orientamento è molto articolato e prevede l’attivazione di tutti i touchpoint possibili sia
online che offline.

Questa classificazione, unita alle buyer persona che avremo identificato per il nostro
centro ottico, potrà aiutarci a migliorare le relazioni con i nostri clienti e le vendite del

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nostro negozio.

Il percorso del cliente si costruisce sui dati

Perché le persone prendono decisioni basate su percorsi non lineari e
informazioni sovrabbondanti ma incomplete?

Modernizzazione, globalizzazione, tecnologia, disponibilità. Per tutti questi motivi e per
uno sopra tutti: perché possono farlo.

Quello che dobbiamo ricordare è che la strada bidirezionale per creare il viaggio ​del
cliente si basa sui dati​: i clienti possono trovarci e noi possiamo trovare loro.

La costruzione del percorso del consumatore moderno che giunge al nostro centro
ottico deve essere basata sui dati e ​il motore dell’analisi è il CRM aziendale
(Customer Relationship Management).

Solo con il CRM possiamo infatti ​conoscere i clienti​, le loro necessità e preferenze per
costruire relazioni durature basate su benefici reciproci.

I consumatori non pensano in termini di singoli ​punti di contatto​, valutano la loro
esperienza complessiva.

Un CRM che offre la costruzione di relazioni tramite comunicazioni inviate a molteplici
dispositivi supporta ​percorsi di interazione fluidi multicanale.

*Trigger: dal termine inglese che significa “grilletto” o anche “innesco”, ovvero messaggi o notifiche che si innescano al
verificarsi di determinate condizioni

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Come raggiungere i migliori
  risultati impostando obiettivi
             S.M.A.R.T.
                                DI ROSSELLA BIANCHI

Ti senti mai come se stessi lavorando duro ma non andassi da nessuna parte? Forse
vedi piccoli miglioramenti nei tuoi risultati o forse fai fatica ad immaginare come
realizzerai le tue ambizioni nei prossimi anni. Una strada testata per assicurarti di avere
intrapreso una chiara direzione nella tua attività imprenditoriale è adottare il metodo
S.M.A.R.T. per i tuoi obiettivi.

L’acronimo SMART sta per S
                         ​ pecifico, Misurabile, Azionabile, Realistico e
Temporizzabile​.

                                                                  Marketing Per Gli Ottici - Pag. 11
Gli obiettivi SMART consentono di affrontare le principali responsabilità lavorative o
ottenere miglioramenti nella propria vita privata.

Hanno lo scopo di focalizzare l’attenzione e le risorse su ciò che è più importante, in
modo che tu possa avere successo nel raggiungere i tuoi obiettivi.

Come scrivere i tuoi obiettivi SMART

S = Specifico

Un obiettivo aziendale non può essere vago. Deve essere specifico. Per esempio,
l’obiettivo “voglio avere successo nel 2020” è troppo generico e non definisce che cosa
é il successo. Per una persona il successo può concretizzarsi con il superamento degli
esami e per un’altra potrebbe consistere nel pensionamento dal lavoro. Per un’altra
persona ancora potrebbe essere avere un reddito personale di almeno 40.000 euro
all’anno.

Gli obiettivi specifici hanno una probabilità significativamente maggiore di essere
raggiunti.

Per rendere un obiettivo specifico, dobbiamo porci queste cinque domande:

          1.     Chi:​ chi è coinvolto in questo obiettivo?
          2.     Cosa:​ cosa voglio realizzare?
          3.     Dove:​ dove deve essere raggiunto questo obiettivo?
          4.     Quando:​ quando voglio raggiungere questo obiettivo?
          5.     Perché:​ perché voglio raggiungere questo obiettivo?

M = Misurabile

O​ltre ad essere specifici, gli obiettivi devono essere misurabili. Ad esempio, “aumentare
il fatturato delle vendite di occhiali progressivi di oltre il 10%” oppure “aumentare il
fatturato degli occhiali vista-sole del 20%”. Va da sé che gli obiettivi sono misurabili solo
se i dati sono vengono correttamente inseriti in un software gestionale.

A = Azionabile

In tempi di innovazioni digitali, in cui spesso si parla di raccolta di dati azionabili e
quindi utilizzabili per un determinato scopo, questo aggettivo è facilmente
comprensibile. Non c’è motivo di avere un obiettivo se non è azionabile o attribuibile,

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cioè obiettivi su cui non abbiamo diretto controllo o risultato. Per esempio, sarebbe
sciocco avere un obiettivo per la nostra squadra sportiva preferita se non si potesse
influenzarne il risultato. Se io sono l’allenatore, il proprietario del team o anche un
giocatore, allora l’obiettivo sarà azionabile. Se sono invece solo un fan, niente di quello
che posso fare avrà un impatto sul risultato e quindi l’obiettivo non sarà azionabile.

R = Realistico

Stabilire un obiettivo come ad esempio “voglio essere il miglior cantante del mondo”
non è realistico se non abbiamo mai registrato un disco. Anche se questo fosse il tuo
obiettivo ultimo, sarebbe opportuno procedere per step più piccoli. Per esempio,
potremmo iniziare con l’obiettivo di prendere delle lezioni di canto, formare un gruppo
musicale, scrivere testi e musiche, registrare una canzone. Avere come obiettivo
diventare un cantante di successo mondiale non è una grande idea come primo passo.

T = Temporizzabile

Un obiettivo deve includere una scala temporale e un termine. Per esempio, “ottenere
una promozione” è troppo generico. Sarebbe molto meglio avere come obiettivo “essere
promosso entro dicembre 2020”.

L’importanza dell’impostazione degli obiettivi S.M.A.R.T.

Gli obiettivi SMART ci preparano per il successo rendendolo specifico, misurabile,
realizzabile, realistico e temporizzabile. Definire gli obiettivi in questo modo è utile,
perché elimina le generalità e le congetture, stabilisce un chiaro traguardo e rende
molto più facile tenere traccia dei progressi e identificare gli obiettivi mancati.

Il metodo SMART ci può aiutare a spingerci oltre, indicando una direzione e
supportando l’organizzazione nel raggiungimento degli obiettivi.

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Inbound marketing: attirare e
      coinvolgere i clienti
                                   DI ROSSELLA BIANCHI

L’​inbound marketing​ è il metodo per attirare clienti tramite azioni online, sfruttando cioè
le potenzialità del web.

Il marketing tradizionale (chiamato ​outbound​) si basa su strumenti come le pubblicità
su riviste specializzate, la partecipazione a fiere o il telemarketing. Da tempo ormai
l’outbound non produce più i risultati attesi e il ritorno sugli investimenti (ROI) è molto
basso. L’​inbound marketing, invece, si concentra sulla ​creazione di contenuti
interessanti per i potenziali clienti al fine di attirarli nelle pagine online del centro ottico
e nel negozio.

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Gli strumenti migliori per una campagna di inbound marketing

Landing page

Una landing page (letteralmente “pagina di atterraggio”) è una pagina web,
generalmente scollegata da un sito internet, creata per spiegare nei dettagli che cosa
promettiamo al lead/cliente interessato approdato su di esse. In altre parole, una
landing page è progettata esclusivamente per convertire i visitatori in l​ ead, o
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acquisire dati di potenziali clienti.

Se un visitatore reputerà valida la nostra proposta, potrà decidere di prenotare un
appuntamento, visitare il centro ottico o compilare un modulo online che si troverà nella
landing page. Un ​lead​ ottenuto in questo modo sarà esplicitamente interessato alla
nostra comunicazione, ai nostri prodotti o servizi e per questo sarà più semplice
conquistarlo e fidelizzarlo. Ci sono diversi modi per dirigere i nostri contatti ideali sulla
landing page: gli SMS con landing, le CTA e le pubblicità a pagamento.

SMS con o senza landing page

Spesso si sente dire che gli SMS sono uno strumento obsoleto, retaggio del passato.
Niente di più sbagliato: gli SMS stanno vivendo una nuova età dell’oro, con un enorme
potenziale per i brand. La società di consulenza ​Gartner​ prevede che per il 2019 il ​20%
dei maggiori brand i​ nternazionali abbandoneranno le proprie app a vantaggio di un
sistema di comunicazione più semplice e diretto. L’SMS è dunque una forma di
marketing inbound che ci consente di inviare messaggi agli utenti che hanno già
manifestato interesse per la nostra attività.

Call to action

Una Call To Action (CTA, letteralmente “chiamata all’azione”) è quel bottone, link o
banner che, se cliccato, porta un contatto un po’ più vicino alla nostra offerta. Una CTA
deve essere esplicita, essenziale ed accattivante, e anticipare con poche parole che
cosa troverà il visitatore sulla pagina di atterraggio.

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Pubblicità a pagamento

Le pubblicità a pagamento sono dei servizi messi a disposizione dai social network o
dai motori di ricerca per aiutare gli inserzionisti a far apparire le loro offerte a coloro che
frequentano il luogo virtuale prescelto per l’inserzione. La pubblicità potrà assumere
diverse forme e consentirà di essere efficace su un target di pubblico locale o
particolarmente segmentato. Maggiore sarà la definizione del target e più concorrenti
avremo per una determinata chiave di ricerca, maggiore sarà il costo. Con la pubblicità
online potremo far apparire i nostri messaggi al di sopra degli altri risultati di ricerca.
Con un link o button potremo inoltre portare gli interessati nella nostra landing page.

Blog aziendale

Il blog aziendale è uno degli strumenti più efficaci per creare consapevolezza intorno al
nostro brand. Affinché i contenuti si posizionino sui motori di ricerca, il nostro blog
aziendale deve essere attivo e coerente. In questo modo i post verranno condivisi sui
social, permettendo al brand della nostra azienda di farsi conoscere.

CRM

L’efficacia delle azioni di marketing è legata alla possibilità di utilizzare un ​database​ di
contatti, che non può essere una semplice lista o un adattamento grossolano (fogli di
Excel, elenchi di nomi, ecc…), ma deve essere uno strumento creato esattamente con
questo scopo: il CRM (Customer Relationship Management) è sicuramente l’opzione più
valida, poiché permette di registrare, segmentare e gestire i contatti.

Da questa breve panoramica appare chiaro che la tecnologia è fondamentale per
gestire attività di inbound marketing. Senza di essa, infatti, si possono avere molte
buone intenzioni e conoscenze approfondite, ma non sarà possibile attrarre contatti,
convertirli e segmentarli in maniera ottimale.

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Fare content marketing oggi:
 contenuti originali e di cui sei
          tu la fonte
                                 DI ROSSELLA BIANCHI

La strategia di marketing basata sulla ​creazione di contenuti​ è fortemente cambiata
negli ultimi anni ed è chiaramente in rapida evoluzione.

Lo ​scopo​ per cui un contenuto viene creato è sempre fondamentale per l’efficacia del
risultato. Oggi però la richiesta di u​ tilizzare e integrare più mezzi di informazione​ è
sempre maggiore. I brand desiderano comunicare con una gamma di soluzioni
alternative ideate per rispondere alle esigenze di utenti e clienti versatili e curiosi. Le
immagini, i video, i testi, gli audio vengono mescolati, potenziati e fusi. Di questa
comunicazione dinamica si occupano n         ​ uove figure professionali​ che, con

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specializzazioni trasversali e multidisciplinari, accompagnano un marchio nella
realizzazione di contenuti per promuovere la propria mission e vision, i prodotti e servizi.

L’imprenditore che desideri far realizzare un sito internet, deve ricercare un ​copywriter
per lo storytelling della sua azienda, dei prodotti e dei servizi. Dovrà però cercare una
figura professionale quale lo ​UX writer​ (user experience) per ottimizzare i testi affinché
non siano solo accattivanti, ma anche di immediata comprensione e chiari messaggi di
spinta all’acquisto, all’iscrizione ad una newsletter o alla visita in negozio.

A queste due figure professionali, che hanno caratteristiche di formazione e abilità
diverse, si affianca poi il ​SEO specialist​, colui o colei che conosce i motori di ricerca e la
struttura di un sito internet e può dare indicazioni per come modificarli per migliorarne
l’indicizzazione nei browser.

Google premia la pertinenza

Per posizionarsi al top della URL per una determinata chiave di ricerca non è necessario
scrivere testi molto lunghi. Per Google conta la ​pertinenza​: la parola o le parole chiavi
ricercate devono essere presenti nel titolo, nelle intestazioni e nel corpo del testo.
Rilevante è la ​presenza della chiave, non la percentuale​ di volte in cui è ripetuta​.

Google valuta la q​ ualità di una pagina​ in base allo scopo per cui è stata creata e se
l’argomento viene approfondito. I contenuti semplici e con scarso approfondimento
sono di basso interesse e quindi saranno posizionati in fondo ai risultati di ricerca. I
motori di ricerca cioè valutano positivamente i ​contenuti completi​, che contengono
informazioni in linea con quanto ricercato.

Content marketing​ oggi significa quindi ​rispondere a domande precise​ degli utenti e dei
clienti.

Contenuti multimediali

Avrete avuto modo di vedere che da inizio 2019 è attivo ​Google Discover​, lo strumento
di Google che mostra in rilievo gli articoli basati sugli interessi degli utenti con
un’anteprima delle immagini. Le informazioni visualizzate nella sua schermata vengono

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proposte sulla base dei temi che ciascun utente segue più spesso, sulla base delle sue
abitudini e dei suoi interessi.

La direzione verso cui spingono i motori di ricerca è quella di ​premiare i contenuti che
rispondono in modo completo alle richieste dell’utente​.

Quindi fare content marketing oggi va oltre la scrittura di testi, ma significa creare
contenuti multimediali (​testi, immagini, audio, video​) estremamente precisi e
dettagliati.

Ogni parte del contenuto deve poter essere disponibile su più mezzi.

Essere il punto di riferimento

La conclusione di questa analisi è che oggi l’obiettivo di chi fa content marketing è
quello di diventare un punto di riferimento nel settore di appartenenza tramite i
contenuti.

Fare content marketing significa cioè essere l​ a fonte diretta delle informazioni rilevanti
per l’utente e il cliente​.

Solo così sarà possibile essere in prima linea nel momento in cui un utente cerca
informazioni su quanto proponiamo e solo così sarà possibile raggiungere il risultato di
portare attenzione alla nostra attività, ai nostri prodotti e servizi.

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