Madiba Memoria e diritti umani - Michele Freda
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Scuola Media “Mauro Leone” Pomigliano d’Arco - NA TESINA TERZO ANNO Madiba Memoria e diritti umani Michele Freda Classe III sezione E – A.s. 2018/19
Michele Freda Madiba: memoria e diritti umani Indice MOTIVAZIONI SULLA SCELTA DELL’ARGOMENTO ................................................................ 3 STORIA: APARTHEID E NAZISMO A CONFRONTO ................................................................ 4 INTERVISTE ............................................................................................................................... 10 Intervista ad Eli, .......................................................................................................................... 10 Intervista al Prof. Guido D’Agostino ........................................................................................... 12 LETTERATURA: NELSON MANDELA E PRIMO LEVI -‐ AUTOBIOGRAFIE A CONFRONTO ........ 15 LUNGO CAMMINO VERSO LA LIBERTÀ ...................................................................................... 15 TRAMA ....................................................................................................................................... 15 SE QUESTO È UN UOMO ............................................................................................................ 18 POESIA INIZIALE .......................................................................................................................... 20 TRAMA ....................................................................................................................................... 21 RIFERIMENTI ALLA POETICA DI DANTE ....................................................................................... 23 ARTE: IL MEMORIALE DELL’OLOCAUSTO DI BERLINO ....................................................... 25 I TURISTI NEL MEMORIALE ....................................................................................................... 27 MEMORIALE PER GLI OMOSESSUALI E ROM ............................................................................. 28 MUSICA: “AUSCHWITZ” DI FRANCESCO GUCCINI ............................................................. 31 LA MUSICA ............................................................................................................................... 31 TESTO DELLA CANZONE ............................................................................................................ 31 STORIA DELLA CANZONE .......................................................................................................... 33 FRANCESCO GUCCINI ................................................................................................................ 34 RELIGIONE: IL PERDONO NEL PENSIERO DI MANDELA ...................................................... 36 GEOGRAFIA: IL SUDAFRICA ............................................................................................... 39 RAINBOW NATION ................................................................................................................... 39 LA BANDIERA DEL SUDAFRICA .................................................................................................. 41 1
Michele Freda Madiba: memoria e diritti umani TECNOLOGIA: LA SITUAZIONE ENERGETICA DEL SUDAFRICA ............................................ 43 FONTI ENERGETICHE DEL SUDAFRICA: ...................................................................................... 44 Energie rinnovabili ...................................................................................................................... 44 Il carbone .................................................................................................................................... 44 Energia nucleare ......................................................................................................................... 46 SCIENZE: AIDS .................................................................................................................. 49 LA SCONFITTA DI MANDELA ..................................................................................................... 49 HIV E AIDS ................................................................................................................................ 49 IL CONTAGIO ............................................................................................................................ 50 INGLESE: HUMAN RIGHTS -‐ MARTIN LUTHER KING .......................................................... 54 MARTIN LUTHER KING .............................................................................................................. 54 "I HAVE A DREAM ..." ............................................................................................................... 55 FRANCESE: LE RACISME EN FRANCE ................................................................................. 58 LA NEGRITUDE ......................................................................................................................... 58 LE RACISME .............................................................................................................................. 58 L’IMMIGRATION ....................................................................................................................... 59 LA JUNGLE DE CALAIS ............................................................................................................... 59 APPROFONDIMENTO LINGUISTICO: DICHIARAZIONE DEI DIRITTI UMANI ........................... 60 EDUCAZIONE FISICA: IL RUGBY E IL POTERE AGGREGANTE DELLO SPORT ......................... 64 2
Michele Freda Madiba: memoria e diritti umani MOTIVAZIONI SULLA SCELTA DELL’ARGOMENTO Durante la scorsa estate ho visto il film Invictus e mi sono appassionato alla storia di Mandela e del suo paese, il Sudafrica. Successivamente ho letto il libro di Mandela contenente i suoi discorsi di autodifesa durante il processo che è terminato con la sua condanna al carcere a vita (la prigionia è durata 27 anni). Nello stesso periodo ho letto anche l’autobiografia di Primo Levi “Se questo è un uomo” in cui è raccontata la sua esperienza nel campo di concentramento di Auschwitz. Nell’edizione del libro che ho letto, come conclusione c’era l’intervista rilasciata da Primo Levi ad alcuni studenti. In questa l’autore afferma che non ha mai perdonato i suoi oppressori né è disposto a perdonarli ma antepone la giustizia all’odio. Questa frase mi ha ricordato le parole di Mandela che parla di perdono che libera l’anima ed esprime sempre un ostinato senso di giustizia che si può ottenere anche attraverso virtù e generosità. Questi due uomini hanno la mia ammirazione e per questo motivo ho deciso di parlare di loro. Ho intitolato il mio lavoro con il nomignolo di Mandela con il quale veniva chiamato dalla sua tribù di appartenenza. Madiba è un titolo onorifico, adottato dai membri anziani della sua famiglia, che è diventato col passare degli anni sinonimo stesso del suo nome, tanto che anche le più alte personalità politiche mondiali lo hanno spesso chiamato così. 3
Michele Freda Madiba: memoria e diritti umani STORIA: APARTHEID E NAZISMO A CONFRONTO Apartheid è una parola in Afrikaans che significa ‘separazione’ ed è una segregazione razziale messa in atto dal governo del Sudafrica dopo il 1948 verso i cittadini di colore, una discriminazione che separava neri, colorati (minoranze di asiatici o persone di etnia mista) e sudafricani bianchi. Il Sudafrica era stato una colonia olandese dal 1652: gli olandesi, chiamati ‘boeri’, sviluppando una cultura molto particolare dotata di una propria lingua. Nel 1814 il Sudafrica venne ceduto all’Impero Britannico: da allora iniziò a diffondersi l’utilizzo della lingua inglese nel paese, e ci saranno numerosi scontri tra i boeri, che ottengono l’indipendenza in alcune regioni. In questa situazione di contrasti tra boeri ed inglesi, e tra bianchi e neri, il 31 maggio del 1910 viene proclamata l’Unione Sudafricana, un dominio dove soltanto i bianchi (boeri) potevano votare, rappresentati dal SAP (Sounth African Party). Progressivamente la popolazione nera viene privata dei suoi già pochissimi diritti. In questi anni i neri del Sudafrica erano privati dei diritti politici e civili. L'Apartheid durava già da molti anni in Sud Africa, ma nel 1948 venne istituzionalizzata, andando ad investire qualunque aspetto della vita sociale, dal matrimonio al posto di lavoro. L’ apartheid è, quindi, razzismo istituzionalizzato, che viene sancito dalla Costituzione e dalle leggi, giustificato dall' ideologia della superiorità delle persone di estrazione europea su quelle di origine africana. I matrimoni interraziali erano proibiti; i neri non potevano votare, non potevano studiare nelle stesse scuole dei bianchi, non potevano sedersi vicino ai bianchi in un locale pubblico o prendere lo stesso autobus dei bianchi, nei negozi i neri venivano serviti dopo i clienti bianchi, non potevano sostare sugli stessi marciapiedi dei bianchi ed erano tenuti a portare con se' una sorta di pass contenente impronte digitali, foto e informazioni per l'eventuale accesso alle aree vietate ai neri. I neri potevano frequentare solo scuole agricole e commerciali speciali, Persino le squadre sportive non ammettevano giocatori di ‘colori’ diversi. 4
Michele Freda Madiba: memoria e diritti umani I governi erano esclusivamente bianchi, mentre i neri, che vivevano in gran parte in condizioni semi servili, lavoravano in miniere, fabbriche e fattorie. L’8 gennaio 1912, in pieno periodo di apartheid, fu fondato Congresso Nazionale Africano (African National Congress, ANC), il più importante partito politico sudafricano, rimasto ininterrottamente al governo del paese dalla caduta del regime raziale, avvenuta nel 1994, a oggi. Nel 1944 Nelson Mandela entra nell’ANC (Congresso Nazionale Africano), diventando presto leader della sezione giovani. Si trattava di un’organizzazione che lottava per la libertà dei sudafricani neri, che richiedevano pari diritti rispetto ai bianchi. Dal 1950, con l'entrata in vigore del “Population Registration Act”, la registrazione della popolazione richiedeva che i sudafricani venissero classificati in una delle tre categorie: bianco, nero (africani), o di colore (categoria che comprendeva le razze miste e i sottogruppi di origine indiana e asiatica). 5
Michele Freda Madiba: memoria e diritti umani Vi era poi un apposito Dipartimento responsabile della classificazione dei cittadini che puniva severamente il mancato rispetto delle leggi razziali. Nel 1951, le Autorità istituirono i bantustan, cioè dei ghetti per la popolazione nera, in teoria indipendenti, ma in realtà sottoposti al controllo del governo sudafricano; Nel 1952 l'ANC diede vita a boicottaggi e scioperi. Nel 1960, l'ANC iniziò la battaglia contro la Pass Law, la legge che obbligava i neri a portare con sé una tessera da esibire ogni qual volta volessero entrare nei territori riservati ai bianchi, di fatto si trattò di un vero e proprio "passaporto per i neri". Il PAC (Congresso Panafricano, l’ala più radicale della moderata ANC) si impegnò contro la legge con vere e proprie proteste di piazza, nelle quali furono uccisi 69 manifestanti. In conseguenza degli scontri, le organizzazioni per i diritti civili furono bandite e l'ANC fu costretta ad operare in clandestinità, avviando anche azioni violente, comunemente descritte come terroristiche. I leader dell'ANC, ormai in esilio o in clandestinità, decisero di abbandonare l'impegno non violento in stile gandhiano e costituirono nel 1961 le Umkhonto we Sizwe ("Lancia della nazione", è l'ala militare dell'African National Congress), organizzazioni paramilitari con lo scopo di organizzare azioni di sabotaggio. Il leader di queste organizzazioni, Mandela, venne arrestato con l'accusa di terrorismo nel 1962 e condannato al carcere a vita. 6
Michele Freda Madiba: memoria e diritti umani CURIOSITÀ MATEMATICA: LA CRITTOGRAFIA ANTI-APARTHAID Negli anni di prigionia Nelson Mandela ha comunicato con l’ANC grazie a un sistema di crittografia. Tim Jenkin è stato l'inventore della crittografia anti-apartheid di Nelson Mandela Evaso di prigione costruendosi chiavi in legno, è stato il genio che ha permesso all'African National Congress di mantenere comunicazioni segrete tra i leader e i militanti. Il sistema che Jenkin architetta è notevole: i messaggi vengono cifrati usando un computer, trasformati in un suono tramite un modem acustico, il suono viene registrato usando un piccolo registratore per poterlo trasmettere al destinatario. Il mittente si reca a un telefono pubblico e trasmette il suono via telefono al destinatario, lasciandolo in una segreteria telefonica. Il destinatario lo riceve e fa il processo inverso: dal suono risale al messaggio cifrato, lo decifra e per rispondere ripete esattamente i passaggi fatti dal mittente. Il sistema di cifratura usato da Jenkin è il cosiddetto “one-time pad”: chiavi di cifratura lunghe come il messaggio che si vuole criptare e con la chiave che può essere usata solo una volta e poi va distrutta. Si tratta di un sistema che, se usato in modo assolutamente scrupoloso, è invincibile: non c'è modo di forzarlo. Crittografia significa letteralmente «scrittura segreta». La crittografia nasce fin dall’antichità dall’esigenza di possedere metodi efficienti per comunicare in modo segreto e sicuro, avendo la possibilità di inviare messaggi che possano essere letti rapidamente dai destinatari e non decifrati dal nemico, o da chiunque non sia autorizzato. La crittografia, dunque, può essere definita un sistema che tramite l’utilizzo di un algoritmo matematico agisce su una sequenza di caratteri, trasformandola. Tale trasformazione si basa sul valore di una chiave segreta, ovvero il parametro dell’algoritmo di cifratura/decifratura. Proprio la segretezza di questa chiave rappresenta il sigillo di sicurezza di ogni sistema crittografico. In base al genere di chiave utilizzato, è possibile suddividere in due tipologie questo sistema di crittografia informatica: cifratura simmetrica e asimmetrica; quando è presente una chiave singola si parla di crittografia a chiave simmetrica o a chiave segreta (la chiave del mittente e quella del destinatario sono la stessa), quando invece vi sono due chiavi di cifratura distinte si parla di crittografia a chiave asimmetrica o a chiave pubblica (la chiave di cifratura è pubblica, mentre la chiave di decifratura è privata). La lotta all'Apartheid si protrasse per molti anni e vide impegnati sia bianchi che neri. Anche a livello internazionale ci furono proteste e manifestazioni di solidarietà: nel 1961 le Nazioni Unite condannarono pubblicamente le leggi razziali invitando le altre nazioni ad applicare volontariamente l'embargo per la vendita di armi in Sud Africa. Inoltre vennero esclusi dalla partecipazione alle Olimpiadi fino agli anni '80. Gli anni '90, infine, videro la fine dell'Apartheid con la liberazione di Nelson Mandela (dopo 27 anni di carcere) e la sua elezione a capo dello Stato. 7
Michele Freda Madiba: memoria e diritti umani Mandela fu il primo presidente sudafricano a essere eletto con suffragio universale e il primo non bianco a ricoprire tale carica. Protagonista insieme al presidente de Klerk delle trattative che portarono all'abolizione dell'apartheid all'inizio degli anni novanta, venne eletto presidente nel 1994, nelle prime elezioni multirazziali del Sudafrica, rimanendo in carica fino al 1999. Il suo partito, l'African National Congress (ANC), è rimasto da allora ininterrottamente al governo del paese. A Nelson Mandela è stato consegnato il Nobel per la pace nel 1993. Nel 1995 fu approvata la Carta della libertà, la dichiarazione dei principi fondamentali del South African Congress Alliance, di cui fa parte anche l’ANC. Noi Popolo del Sudafrica dichiariamo al paese e a tutto il mondo: che il Sudafrica appartiene a coloro che ci vivono, neri e bianchi, e nessun governo può rivendicare con giustizia la sua autorità se non si basa sulla volontà del popolo; che il nostro popolo è stato derubato del suo diritto innato alla terra, alla libertà e alla pace, da una forma di governo fondata sull'ingiustizia e la disuguaglianza, che il nostro paese non sarà mai prospero o libero fino a che tutto il nostro popolo non vivrà nella fratellanza. Con eguali diritti e opportunità per tutti; che solo uno stato democratico, basato sulla volontà di tutto il popolo, può garantire a ciascuno quanto gli spetta dalla nascita, senza distinzione di colore della pelle, di razza, di sesso o di fede; e pertanto noi, popolo africa, neri e bianchi insieme - eguali, fratelli - adottiamo questa Carta della Libertà. Nel 1999 Mandela lasciò il mandato, pur continuando sempre la sua battaglia a favore dei diritti sociali ed umani. Nel 2008, in occasione del novantesimo compleanno di Mandela, si è svolto un grande concerto all’Hyde Park di Londra: erano presenti circa cinquecentomila persone. Invece, nel 2018, 8
Michele Freda Madiba: memoria e diritti umani per celebrare il centenario dalla sua nascita è nato il “Mandela Day” festeggiato il 18 Luglio, giorno del suo compleanno. La casa in cui il presidente sudafricano visse a Soweto è ora sede di un museo interamente dedicato a lui. Il 27 aprile si celebra l’anniversario delle elezioni a suffragio universale che hanno portato al governo l’African National Congress (ANC) in Sudafrica, ed è appunto considerato il giorno della Festa della Libertà. Tantissimi artisti si sono messi a lavoro per ricordare Mandela e ciò che ha fatto. Tra questi artisti possiamo trovare molti musicisti e scrittori tra i quali I Los Unidados con E-Lo. CURIOSITÀ MUSICALE: ELOELO I Coldplay nel 2018 hanno (momentaneamente) cambiato nome in Los Unidades per partecipare all'iniziativa benefica "Global Citizen EP 1", un EP contenente 4 singoli che uscito il 30 novembre sulla Parlophone records - la stessa etichetta dei Coldplay. La formazione ha pubblicato nella giornata di martedì 27 novembre il singolo "E-Lo". Domenica 2 dicembre è andato in scena da Johannesburg (Sudafrica)” Global Citizen Festival”, l'evento musicale che ha celebrato i 100 anni della nascita di Nelson Mandela. Il ricavato dell'EP sarà completamente devoluto all'organizzazione "Global Citizen" che, dal 2012, si occupa di richiamare l'attenzione dei leader mondiali verso le proprie responsabilità nei confronti degli obiettivi dello sviluppo sostenibile e porre fine allo stato di povertà estrema entro il 2030, ma si batte anche per la parità dei sessi, per la formazione scolastica, l'acqua e l'igiene. ----------------------------------------------- Nel corso della storia purtroppo tanti sono le ideologie che hanno portato alla segregazione razziale. Nella nostra storia c’è stato il nazismo. Il termine nazismo è l'abbreviazione di nazionalsocialismo; definisce l'ideologia e il movimento politico tedesco collegati all'avvento al potere in Germania nel 1933 da parte di Adolf Hitler, conclusosi alla fine della seconda guerra mondiale con la conquista di Berlino da parte delle truppe sovietiche (maggio 1945). Il nazismo trae origine dal partito politico guidato da Adolf Hitler. Hitler conquistò il potere cavalcando l'orgoglio ferito del popolo tedesco, dopo la sconfitta nella prima guerra mondiale Una volta raggiunto il potere tramite una regolare elezione, si trasformò in dittatura, con un programma di eliminazione anche fisica sia degli avversari politici e di persone appartenenti a categorie ritenute nocive per il mondo, quali, ebrei, omosessuali, zingari e disabili. 9
Michele Freda Madiba: memoria e diritti umani Responsabile della morte di milioni di persone, Hitler fu propugnatore di un'ideologia nazionalista e razzista, e di una politica di discriminazione e sterminio che colpì vari gruppi etnici, politici e socialiː popolazioni slave, etnie romanì, testimoni di Geova, omosessuali, oppositori politici, membri della Massoneria, prigionieri di guerra, disabili fisici e mentali, e in particolar modo gli ebrei. Segregati sin dal 1933 dalla vita sociale ed economica del Paese, gli ebrei e le altre minoranze furono oggetto dal 1941 di un piano d'internamento e sterminio noto con il nome di soluzione finale, al quale ci si è riferiti sin dall'immediato dopoguerra con il termine di Shoah od Olocausto. La parola genocidio fu coniata dall'ebreo polacco Raphael Lemkin in un'opera del 1944 sulle politiche di sterminio naziste. I campi di concentramento erano i luoghi in cui avveniva lo sterminio e Auschwitz è un grande complesso di campi e rappresenta il più grande realizzato dai nazisti. -------------------------------------------------------------------- In questa ricerca ho analizzato questi due fenomeni, che hanno lasciato una macchia indimenticabile nella storia, attraverso interviste ad Eleonora, una mia parente abitante in Sudafrica che ha vissuto in prima persona l’Apartheid e il Professor Guido D’Agostino, presidente dell’Istituto Campano della Storia della Resistenza, esperto della storia del 900. INTERVISTE Intervista ad Eli, Sudafricana di 58 anni, bianca, residente a Johannesburg 1. Cosa ricordi degli anni dell’Apartheid? 10
Michele Freda Madiba: memoria e diritti umani Mi ricordo che da bambina andavo allo Zoo e prima di entrare c’era un cartello scritto in Afrikaans “Blanke” (Bianchi) Invece, dall’altra parte un cartello scritto “Nie Blanke” (Non –Bianchi) Mi ricordo anche ogni mattina quando andavo a scuola mi sedevo su una panchina alla fermata dell’autobus e anche la c’era scritto “Blankes” (Bianchi). Le persone di colore non potevano sedersi là. Poi, quando andavamo al mare, c’era la spiaggia solo per i bianchi, ed un una spiaggia molto più lontana per le persone di colore. Da piccola non ci pensavo molto a questo, ma poi da studente all’Università ricordo una grande rabbia dentro di me ogni volta che vedevo un cartello. In tutti i luoghi pubblici c’arano cartelli con scritte a favore dei bianchi. Quei cartelli non dicevano Bianchi o Neri, invece dicevano in Afrikaans “Blankes/Nie Blankes” Bianchi e Non Bianchi, quasi come dire che i neri erano gente invisibile... In Sud Africa si parla Inglese, Afrikaans e 11 dialetti dei neri. Afrikaans e la lingua parlata dagli Olandesi che avevano scoperto e conquistato il Sud Africa e creato l’Apartheid. 2. Chi è Nelson Mandela per i sudafricani? Nelson Mandela è l’eroe e la figura paterna di tutti gli Sudafricani, neri, bianchi, indiani, cinesi etc. Lui trascorse 30 anni in carcere, e con tutto questo e stato capace di unire un paese con lo spirito di perdono e riconciliazione. 3. Come hanno vissuto i Bianchi i sentimenti di amore e fratellanza trasmessi da Mandela? L’Apartheid è complicato da spiegare. Il governo guidava il paese con pugno di ferro, ma nella vita del settore privato, nessuno si preoccupava di essere razzisti. Noi bianchi, vecchi e giovani, bianchi, e neri, eravamo amici e abbiamo tutti lottato molto contro il governo per finire l’Apartheid. Molti Bianchi sono andati in galera per essere stati contro il governo. Sud Africa e una nazione multi culturale. Ci sono Bianchi, Neri, indiani, Cinesi, e diversi religioni. Nessuno di noi voleva una guerra civile e per questo amiamo Nelson Mandela, perché lui capiva i nostri sentimenti e ha portato una nazione alla liberta con la pace. 4. La lotta contro l’Apartheid è stata vinta o esiste ancora un’Apartheid nascosta? 11
Michele Freda Madiba: memoria e diritti umani La lotta contro l’Apartheid è stata maggiormente vinta. Sud Africa è un bellissimo paese con bellissima e bravissima gente. Adesso siamo tutti liberi. Siamo un paese democratico. Però, come tutti i paesi del mondo, rimangono sempre dei gruppi di razzisti. Ogni tanto ci sono quelli che usano il loro odio ed ignoranza per creare caos. 5. Ci sono difficoltà che i neri incontrano a scuola o a lavoro? Il governo sta provando di costruire molte più scuole. Le scuole sono gratis. Anche l’università è gratis per quelli che non possano pagare. Poi per il lavoro il governo ha creato una legge chiamata BEE (Black Economic Empowerment), un programma lanciato dal governo per correggere tutta l’ingiustizia dell’apartheid, dando ai neri, indiani, colorati privilegi economi. Loro devano essere scelti prima dei bianchi nei posti di lavoro. Intervista al Prof. Guido D’Agostino (Presidente Istituto Campano della Storia della Resistenza, “Vera Lombardi” di Napoli) 1. I Tedeschi in Germania sapevano cosa stava accadendo agli Ebrei? È difficile che il popolo tedesco conoscesse in dettaglio ciò che stava accadendo agli ebrei. Erano ben consapevoli e consideravano l’odio e il disprezzo che veniva loro inculcato dal regime e dai suoi capi nei confronti di quelli definiti e individuati come “sotto-uomini”. D’altronde storici e studiosi del tema hanno sostenuto che se gli ebrei non ci fossero stati i tedeschi li avrebbero inventati! Ciò per dire quanto il nazismo avesse tra i punti essenziali della strategia politica e ideologica, coltivata e praticata, la creazione di un “opposto” al tedesco puro (ariano) che servisse proprio a rafforzare identità e riconoscimenti di una presunta superiorità. 2. Cosa sono stati Nazismo e Fascismo per noi Italiani? Per l’Italia il fascismo, innanzitutto, è stato l’insieme di cultura, politica, assetto sociale in cui si sono riconosciuti milioni di italiani dopo le delusioni dell’esito della prima guerra mondiale, le tensioni del “biennio rosso” (1919-1920), l’esaltazione nazionalista, la spinta del futurismo, il desiderio di vedere cambiare lo stato delle cose in cui non si ritrovavano più. Una situazione simile doveva rivelarsi un terreno adatto, sostenuto da pratiche violente e repressive, per 12
Michele Freda Madiba: memoria e diritti umani assicurare molte opportunità ai poteri forti, e di ingenerare nella piccola e media borghesia, ma anche nel mondo rurale, grandi aspettative di rivalsa. Quanto al Nazismo, esso storicamente si afferma diversi anni più tardi rispetto al fascismo e quindi è capitato che Hitler dichiarasse di aver avuto Mussolini come modello e maestro. Nei fatti, i due regimi hanno in comune la fisionomia totalitaria, e più che concorrenza e competizione, si sono trovati ad adottare forme di intesa e collaborazione, sfociate nella tragedia del secondo conflitto mondiale in cui sono stati alleati fino al 1943 ed in pratica hanno mantenuto rapporti di reciproco sostegno, in formato ridotto territorialmente, fino alla primavera del 1945. 3. 7 aprile 2019, Cuneo, quattro studenti fanno saluto fascista davanti al manifesto di una mostra sui lager; 12 marzo 2019, Bologna, festa di liceali con torte naziste; 28 ottobre 2018, Predappio, manifestante con la scritta “Auschwitzland” sulla maglietta; questi sono solo alcuni episodi di manifestazioni neo naziste, ma queste persone non vedono le atrocità della storia? Molte, moltissime le manifestazioni di stampo neo-fascista o post-fascista (come in alcuni casi si preferisce dire). Resta comunque il punto di fondo della intensionale sconoscenza della storia, o se la si conosce allora si fa strumentalmente ricorso all’avallo di esperienze che si giudicano positive e da imitare. 4. Cosa significa parlare oggi di olocausto? Parlare oggi di leggi razziali, o di olocausto, vuol dire richiamare alla mente, suscitare e preservare memoria, di uno dei più orrendi crimini, o delitti, contro l’umanità. Ovviamente, non basta né vale dire che lo si fa per evitare che cose del genere possano ripetersi. Si deve essere convinti che la memoria, e la sua trasmissione, è un diritto, di cui è necessario che le giovani generazioni – venute molto dopo quei fatti – possano fruire. Oggi siamo alle prese con problemi di non accettazione della diversità, e intorno a noi vediamo che si suscitano ad arte paura e odio, timori e insicurezza, 13
Michele Freda Madiba: memoria e diritti umani spingendoci a nutrire sentimenti di avversione nei confronti, ad esempio, dei migranti. Su un altro terreno, si attiva il radicalismo islamico contro i cristiani, i cattolici, gli europei. Forse vale la pena interrogarsi su cosa è stato fatto e cosa non si è fatto in passato, e riflettere come ben spesso il passato si vendichi, scaricando sul presente i frutti avvelenati dei comportamenti di chi è venuto prima di noi. Per comprendere Apartheid e Nazismo analizziamo due autobiografie di chi ha vissuto queste tragedie: “Lungo cammino verso la libertà” di Nelson Mandela e “Se questo è un uomo” di Primo Levi. 14
Michele Freda Madiba: memoria e diritti umani LETTERATURA: NELSON MANDELA E PRIMO LEVI - AUTOBIOGRAFIE A CONFRONTO Un elemento che accomuna i due autori è l’assenza di espressioni di odio e rancore nei confronti dei loro persecutori. Primo Levi, in un’intervista rilasciata ad alcuni studenti afferma che non ha mai perdonato i suoi oppressori né è disposto a perdonarli ma antepone la giustizia all’odio. Non è disposto a perdonare il nemico ma afferma anche che, un nemico che si ravvede cessa di essere un nemico. Allo stesso modo Mandela parla di perdono che libera l’anima ed esprime sempre un ostinato senso di giustizia che si può ottenere anche attraverso virtù e generosità. Dopo 27 anni in carcere esce con la consapevolezza che, se non avesse lasciato lì dentro amarezza e odio, sarebbe rimasto anche lui in prigione. Capì che andare incontro ai suoi nemici considerandolo concittadini avrebbe ottenuto un Sudafrica migliore. La vita di Nelson Mandela è un modello di forza ed eroico coraggio: per questo viene considerato un emblema per le generazioni di tutti i tempi. Monumenti e riconoscimenti gli sono stati attribuiti in tutte le parti del mondo. LUNGO CAMMINO VERSO LA LIBERTÀ Lungo cammino verso la libertà (Long Walk to Freedom, 1995) è un'opera autobiografica scritta da Nelson Mandela, leader del movimento anti-apartheid in Sudafrica e primo presidente del Sudafrica dopo la caduta del regime segregazionista. Il libro ripercorre la vita di Mandela dall'infanzia nel Transkei fino al periodo immediatamente successivo la scarcerazione. Gran parte del materiale fu preparato da Mandela durante i suoi 27 anni di carcere a Robben Island e in altri istituti carcerari del Sudafrica. Mandela in 600 pagine colme di dettagli, racconta la difficile storia del suo popolo, dalla segregazione al riscatto, con uno stile molto semplice. Lo fa in prima persona, da protagonista principale. TRAMA Nelson Mandela è nato nel Transkei, in Sudafrica, il 18 luglio 1918. 15
Michele Freda Madiba: memoria e diritti umani Mandela è il cognome assunto dal nonno paterno. Il nome "Rolihlahla" (letteralmente "colui che provoca guai") gli fu attribuito alla nascita; "Nelson" gli fu invece assegnato alle scuole elementari. Il nomignolo Madiba era il suo nome all'interno della [tribù] di appartenenza, dell'etnia Xhosa. Suo padre Henry era un capotribù presso la sua gente, i Thembu: la famiglia Mandela era imparentata con la famiglia reale Thembu. Nelsonperse il padre all’età di 9 anni e venne adottato da un reggente dei Thembu. In Sudafrica, al tempo della nascita di Mandela; non esisteva il concetto di proprietà, tutto era condiviso. L’idea della famiglia era completamente diversa dalla nostra; “la sorella di mia madre è mia madre, il figlio di mio zio è mio fratello, il figlio di mio fratello è mio figlio ….” Quando arrivarono i bianchi tutto cambiò. Mandela racconta la sua lotta pacifica senza sopraffazione del nemico ma che inevitabilmente passa per dolori e lotte. Mandela affronta tutto senza cadere nell’istinto di odiare. Il segreto di questo atteggiamento è svelato nel suo discorso di insediamento: “Mai dovrà accadere che questa splendida terra conosca di nuovo l’oppressione dell’uomo sull’uomo …….. Che la libertà possa regnare in eterno!”. Mandela fu per tutta la vita un convinto cristiano, di confessione metodista. Sua madre, dopo la conversione al cristianesimo, fece battezzare il piccolo Madiba nella Chiesa metodista, e soprattutto lo iscrisse nelle scuole di questa chiesa: fu proprio la prima maestra a decidere che il nome Rolihlahla era troppo complicato e a ribattezzare il ragazzo con il nome, molto inglese, di Nelson. L'ingresso nella chiesa e nelle scuole metodiste sarebbe stato decisivo per tutta la vita di Mandela. Mandela studiò legge presso la Fort Hare University, e già in questi anni emerse il suo carattere determinato ed anticonformista: Mandela lasciò 16
Michele Freda Madiba: memoria e diritti umani l’università nel 1939 in seguito ad alcune proteste studentesche, rifiutò di sposare la donna che la propria famiglia aveva scelto per lui, e decise di andare a vivere a Johannesburg. Qui riprese gli studi, diventando avvocato nel 1942: per farlo, dovette rinunciare ai propri diritti di capotribù. Nel 1944 Nelson Mandela entra nell’ANC (Congresso Nazionale Africano, l’organizzazione che lottava per la libertà dei sudafricani neri), diventando presto leader della sezione giovani. Inizialmente, Mandela si era ispirato a Gandhi ed alle sue proteste pacifiche in India, convinto del fatto che la non-violenza fosse l’unica strada possibile per risolvere i problemi del Sudafrica (come lui stesso racconta nella sua autobiografia, alla base di queste idee ci sono gli insegnamenti materni e l’educazione familiare). Ma la condizione dei neri peggiorava sempre più e cominciarono gli scontri. Nel 1960 a Sharpeville, nei pressi di Johannesburg, si svolge intanto la protesta contro l’apartheid più drammatica e violenta che si fosse mai vista. La polizia aveva sparato ai manifestanti neri, uccidendone 69, ferendone altri 180. Il principale risultato è che il governo incolpa l’ANC e gli altri partiti antirazzisti per le violenze, e approfitta della situazione per renderli illegali. Agli attivisti come Mandela non resta che la strada dell’illegalità: fondano così l’Umkonto we Siswe (“lancia della nazione”), vero e proprio braccio armato dell’ANC, abbandonando per il momento il pacifismo. Ricercato dalla polizia, Mandela dovette nascondersi ed adottare travestimenti. Mandela venne arrestato con l'accusa di terrorismo nel 1962 e condannato al carcere a vita. Mandela rimase in carcere per più di ventisette anni, durante i quali la sua reputazione come simbolo della lotta anti-apartheid è cresciuta costantemente. Rilasciato nel 1990, Mandela ha vinto il Nobel per la Pace nel 1993. Nel 1994 è stato il primo presidente eletto democraticamente del Sudafrica. 17
Michele Freda Madiba: memoria e diritti umani Sul piano della vita privata, il leader nero ha avuto tre mogli. Della prima consorte, sposata assai giovane, si sa ben poco. La seconda è la celebre Winnie, impalmata nel 1958 e diventata grazie alla sua strettissima unione con il marito sia in campo civile che politico, "madre della nazione africana". Durante gli anni difficili del marito è stata tuttavia travolta da scandali di vario tipo, dal sequestro di persona all'omicidio. Nel 1997 i due si sono ufficialmente separati, con tanto di divorzio legale. Mandela però, sebbene ottantenne, si è poi risposato con la cinquantenne Gracia, vedova del presidente del Mozambico, assassinato in un incidente aereo organizzato dai servizi segreti del regime segregazionista bianco. Mandela è scomparso il 5 dicembre 2013 all’età di novantasette anni. SE QUESTO È UN UOMO Se questo è un uomo è un'opera memorialistica di Primo Levi scritta tra il dicembre 1945 ed il gennaio 1947. Rappresenta la coinvolgente ma meditata testimonianza di quanto vissuto dall'autore nel campo di concentramento di Monowitz. Levi sopravvisse infatti alla deportazione nel campo di Monowitz, lager satellite del complesso di Auschwitz e sede dell'impianto Buna-Werke proprietà della I.G. Farben. Primo Levi nasce a Torino nel 1919 da una famiglia di origine ebraica, nel 1937 si iscrive alla Facoltà di Chimica. L’anno successivo le leggi razziali vieteranno gli studi universitari agli ebrei, ma sarà concesso di continuare a quelli che erano già iscritti. All’armistizio dell’8 settembre 1943 si rifugia in montagna con altri partigiani, ma viene catturato dai fascisti il 13 dicembre e deportato ad Auschwitz il 22 febbraio 1944 Il 27 gennaio 1945 viene liberato dall’esercito russo e l’anno successivo pubblica “Se questo è un uomo”. Muore a Torino nel 1987. Il testo venne scritto non per muovere accuse ai colpevoli, ma come testimonianza di un avvenimento storico e tragico. Lo stesso Levi diceva testualmente che il libro era «nato fin dai giorni di lager per il bisogno 18
Michele Freda Madiba: memoria e diritti umani irrinunciabile di raccontare agli altri, di fare gli altri partecipi» ed è scritto per soddisfare questo bisogno. L'opera, durante la sua genesi, fu comunque oggetto di rielaborazione. Primo Levi afferma – “Se comprendere è impossibile conoscere è necessario”, quindi in primo momento voleva solo dare testimonianza dell’accaduto ma poi si trova un tentativo di elaborare l’esperienza, cercando di trovare una spiegazione delle atrocità vissute. Il manoscritto fu rifiutato da Einaudi in più occasioni e fu pubblicato nell’autunno 1947 dalla piccola casa editrice Francesco De Silva, in sole 2500 copie. Il titolo scelto da Levi, “I sommersi e i salvati”, fu sostituito da Franco Antonicelli, direttore della casa editrice e diventò “Se questo è un uomo”. L’opera ebbe molte recensioni autorevoli tra cui quella di Italo Calvino che lo definì il libro più bello uscito dall’esperienza della deportazione. Nel 1958 il libro fu ristampato da Einaudi nella collana saggi con alcune varianti tra cui il risvolto scritto da Calvino. Da quel momento fu considerato una grande opera letteraria in cui Levi ha saputo comunicare tutta l’essenza del campo di Auschwitz. Dopo i versi introduttivi, la prefazione spiega quanto importante sia stato, per l'interessato, il fatto di essere stato internato solo nel 1944, periodo in cui le condizioni dei prigionieri erano ormai migliorate. L'autore precisa di non aver inventato nessuno degli avvenimenti narrati. Levi con chiarezza, con scrittura rapida, snella ed essenziale, scritta affinché “tutti comprendano”, descrive con attenzione i rapporti sociali, si concentra spesso sulla psicologia e sulle dinamiche di gruppo dei detenuti, indicando come diverse regole della civilizzazione umana vengano, per cause di forza maggiore, messe a tacere, descrive le doti di carattere, gli stratagemmi ed i sotterfugi necessari per appartenere al gruppo dei privilegiati che sopravvivranno, se non all'intera durata della detenzione, almeno al prossimo periodo di crisi e terrore. Ma nel clima di terrore ci sono spesso episodi di amicizia e di dignità, di carità e di solidarietà. Chiara appare il senso di fame che vivevano i prigionieri, l'insensatezza e l'arbitrarietà delle regole e degli ordini che governano la vita nel campo; la concentrazione dei prigionieri sul presente, sulla necessità di 19
Michele Freda Madiba: memoria e diritti umani sopravvivere giorno per giorno, con l'incapacità di raffigurarsi un futuro e la rimozione del passato. Il libro non contiene nessun tipo di giudizio negativo. Si cercherà quindi invano una qualche espressione di rancore nei confronti del nazismo. Levi spiegò in seguito ai lettori che era sua intenzione quella di mantenere un approccio razionale, assumendo il ruolo del testimone e lasciando al lettore il compito di formarsi un'opinione sull'accaduto. Le riflessioni dell'autore permettono al lettore di immedesimarsi con il protagonista ed affiancarlo idealmente nella sua esperienza. Per questo, la lettura del libro è un'esperienza intensa per il lettore. Si tratta inoltre di una esperienza che porta alla riflessione e che non di rado fa sorgere delle domande, per cui Levi ne pubblicò una parte tentando di rispondere. POESIA INIZIALE Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case, Voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango Che non conosce pace Che lotta per mezzo pane Che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, Senza capelli e senza nome Senza più forza per ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d’inverno. Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per via, Coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, La malattia vi impedisca, I vostri nati torcano il viso da voi. Questa poesia precede il racconto e ce ne dà già i caratteri principali, in esso l’autore esprime il proprio pensiero riguardo al tema che andrà a trattare. La poesia si apre con un “voi” che chiama subito in causa il lettore e la sua coscienza. Viene evocata una condizione normale, la sicurezza della nostra vita 20
Michele Freda Madiba: memoria e diritti umani di tutti i giorni. Il v.5 richiama però il lettore all’attenzione e a giudicare quello che si sta per dire. Dal v.6 iniziano infatti una serie di immagini di degradazione che ribaltano l’atmosfera di tranquillità e sicurezza che avevano evocato i primi versi. Richiama l’attenzione sulla condizione disumana di questi uomini e ancor di più sulle donne, senza capelli, senza ricordi e perfino ormai senza senso materno. Dal v. 15 ribadisce l’obbligo di ricordare quello che è stato e tramandarlo ai posteri, affinché l’errore e l’orrore non si ripetano. Nel finale il poeta tocca il tono della maledizione, tipico della Bibbia e del mito classico, una maledizione che colpirà chi non conserverà la memoria TRAMA L'enunciazione di eventi e situazioni segue tendenzialmente l'ordine cronologico, nonostante vi siano numerose eccezioni. Il romanzo comincia nel 1943: è il 13 dicembre quando Primo Levi (partigiano ebreo), autore e protagonista, viene catturato dai nazisti. Verrà portato nel campo italiano di Fossoli, vicino a Modena in attesa di essere trasportato ad Auschwitz, complesso di campi di concentramento, precisamente a Monowitz, un lager satellite. Levi racconta nei minimi dettagli il viaggio straziante e in condizioni disumane. Arrivati a destinazione i prigionieri vengono divisi tra di loro per sesso, età e condizioni fisiche poi vengono lavati, rasati e viene loro tatuato sul braccio un numero che sarà, da ora in poi, il loro “nome”. Levi è il numero 174517. Levi descrive le regole del campo e la vita difficile del lager. La difficoltà più grande è l’assenza di cibo, subito dopo la mancanza di igiene. L’autore sottolinea come non prendersi cura di se stessi è il primo passo verso la depersonalizzazione e la morte. Sporchi, malnutriti, impossibilitati a parlare, i prigionieri perdono qualsiasi tipo di attaccamento o fiducia nella vita. 21
Michele Freda Madiba: memoria e diritti umani Primo Levi durante la sua “vita” nel campo di concentramento rimane ferito ad un piede e viene trasportato al Ka-Be, abbreviazione per Krankenbau: “ospedale”, un’infermeria da campo dove Levi per 20 giorni riesce a non lavorare e a non soffrire il freddo. Dopo la convalescenza Levi viene assegnato al Block 45 dove trova il suo amico Alberto con cui parla dei suoi incubi notturni e della sua paura di dimenticare odori e sapori di casa. Levi lavora duramente. Il suo compito è trasportare traversine di legno per costruire una ferrovia. C’è sempre qualcuno che muore dalla fatica mentre il fumo delle ciminiere di Birkenau dove si bruciano i cadaveri è un monito costante. La vita nel lager è sempre più dura e nonostante tutto i prigionieri cercano di aiutarsi l’un l’altro scambiandosi beni di prima necessità anche se è una pratica molto rischiosa. Primo Levi fa così una distinzione tra i detenuti: i sommersi e i salvati. I primi sono coloro che rispettano le regole ufficiali e, per questo motivo, sono i primi a morire. I salvati invece sono uomini che lottano con tutte le loro forze per la vita e si aggrappano a essa con le unghie e con i denti, costi quel che costi, cercando di assumere una posizione di rilievo lavorativo come quella di Kapo, ossia il comandante e controllore degli altri prigionieri. Proprio per cercare di trovare un lavoro migliore nel campo, Primo Levi e il suo amico Alberto decidono di fare un esame di chimica per lavorare nel laboratorio appena creato dai tedeschi. Si tratta di un esame difficile perché è in tedesco, ma superarlo significa avere un lavoro migliore e quindi una 22
Michele Freda Madiba: memoria e diritti umani maggiore possibilità di sopravvivere. Levi supera l’esame e così inizia il suo lavoro nel laboratorio di chimica e questo per lui significa trascorrere la giornata al caldo. Ogni tanto si ripetono le selezioni per il forno crematorio: coloro che hanno ancora le forze vengono destinati ai lavori del campo, i più deboli, e quindi inutili, al forno crematorio. Fuori continua la guerra e i bombardamenti si sentono anche nel campo. Levi descrive poi la figura di Alberto Dalla Volta, un ebreo di Brescia, amico del protagonista che verrà poi impiccato, ma che prima di morire urlerà “Compagni, io sono l’ultimo” rimarcando il suo attaccamento alla vita e la sua volontà di non piegarsi alla vita del lager. Nell’arco di dieci giorni, poi cambia tutto a causa dell’avanzata dell’Armata Rossa. I nazisti vogliono portare via i prigionieri sani e ucciderli nell’esodo: Primo Levi sarebbe tra questi, ma si trova in infermeria per la scarlattina e quindi non parte. Alberto invece, il suo amico, parte per la marcia della morte e di lui non si saprà più nulla. Primo Levi si salva così rimanendo in infermeria e sopravvivendo ai bombardamenti nascondendosi in una baracca e attendendo l’arrivo dei russi: è il 27 gennaio 1945. RIFERIMENTI ALLA POETICA DI DANTE In “Se questo è un uomo” ci sono molti riferimenti alla poetica dantesca, soprattutto nel capitolo “Il canto di Ulisse”: 1. Il viaggio verso il lager può essere visto come il trasporto delle anime da traghettare verso l'inferno attraversando il fiume Acheronte, laddove un soldato del campo copre un ruolo simile a quello del tremendo nocchiero Caronte all'arrivo ad Auschwitz. A differenza di Caronte, il soldato nazista si esprime con un tono grottescamente cortese per farsi consegnare gli oggetti di valore dei prigionieri. 2. La scritta sul portone di accesso (Arbeit macht frei, il lavoro rende liberi) sembra un riadattamento della descrizione iniziale del canto dell'Inferno: nella cantica dantesca, la frase riferita alla porta di ingresso (Per me si va nella città dolente, per me si va ne l'etterno dolore, per me si va tra la perduta gente) indica che attraverso quell'ingresso si accede al mondo dei dannati. 23
Michele Freda Madiba: memoria e diritti umani 3. Levi afferma che “la vita del Ka-Be (l’infermeria) è un limbo” cioè un posto privo di punizioni vere e proprie e, in un certo senso, un momento di tregua durante l'avventura del lager nazista. 4. Levi, quando sostiene l’esame per svolgere il lavoro di chimico, incontra il dottor Pannwitz, che rassomiglia ad un giudice infernale. Come il Minosse dantesco (che assegna a ciascuna delle anime dannate un determinato cerchio dell'inferno e quindi una punizione), il dottore ha la facoltà di decidere delle mansioni e del destino altrui. I sopravvissuti della Soah come Primo Levi hanno tramandato queste atrocità la cui memoria è presente anche nell’arte e nella musica. Un esempio artistico che commemora gli Ebrei vittime del genocidio nazista si trova nel quartiere Mitte di Berlino. 24
Michele Freda Madiba: memoria e diritti umani ARTE: IL MEMORIALE DELL’OLOCAUSTO DI BERLINO Per molti anni il parlamento e la società tedesca si sono dibattuti se fosse doveroso costruire un memoriale che ricordasse gli ebrei assassinati durante la dittatura hitleriana. Si è giunti solo nel 1999 ad una decisione favorevole a un monumento che avesse questo scopo. Dopo la delibera del Bundestag verso la metà del 2005, al centro di una Berlino ormai riunificata, la memoria si è concretizzata e il Denkmal für die ermordeten Juden Europas, il Memoriale per gli ebrei assassinati in Europa, è diventato realtà. Il Memoriale dell’Olocausto è un monumento situato lungo una sezione di quella che un tempo era la terra di nessuno tra i due lati del Muro, poco lontano dalla Porta di Brandeburgo. Il Memoriale si trova dove, indicativamente, si sarebbe trovato il bunker in cui Hitler si suicidò il 30 aprile 1945. L’opera è dell’architetto newyorkese Peter Eisenman, che si è ispirato alle lapidi collocate nel cimitero ebraico di Praga. L’intero sito viene inaugurato il 10 maggio del 2005 e due giorni dopo ufficialmente aperto al pubblico. Questo 25
Michele Freda Madiba: memoria e diritti umani campo di stele è accessibile 24 ore su 24 da ciascun lato del suo perimetro e di notte è illuminato. Ai rispettivi quattro punti cardinali è possibile trovare sempre tabelle informative sul destino di alcune famiglie nonché sui luoghi dello sterminio. Esternamente appare come una griglia geometricamente precisa: un rettangolo di 19mila metri quadrati suddiviso al suo interno da 2711 blocchi di cemento, le stele, tutte di 2,375 metri di larghezza per 95 cm di lunghezza poste ad una stessa distanza l’una dall’altra, ciò che le diversifica è la loro altezza. Queste lastre di pietra creano un labirinto con stretti cunicoli e sentieri. Oltre all’esterno è possibile visitare anche Il Centro di informazioni nel piano sotterraneo. Esso custodisce documentazioni e testimonianze riguardanti lo sterminio degli ebrei in tutta Europa. Qui, si troverà tutto quello che c'è da sapere su questo momento, anche grazie ad alcune testimonianze vere delle famiglie delle vittime della Shoah. All’ingresso si è accolti da un grafico con la cronologia della persecuzione durante il Terzo Reich. Da qui partono numerose stanze; le prime riassumono in maniera efficace le persecuzioni antiebraiche sia nella Germania nazista sia nei territori via via occupati. I corridoi completano con testi e immagini la cruda realtà di questo capitolo del Novecento. Alcune sale hanno un nome. Nella Sala delle Dimensioni quindici vittime di vari paesi narrano attraverso lettere e diari la situazione di chi sta vivendo la Shoah sulla propria pelle. Gli interrogativi che emergono dalle loro pagine, come ad esempio il perché della persecuzione, inducono a riflettere incessantemente sull’assurdità di alcune scelte umane. Nella Sala delle Famiglie quindici famiglie raccontano anche qui il loro destino attraverso audio, testi e immagini. La Sala dei Nomi recita brevi biografie in tedesco e inglese di ebrei scomparsi o uccisi. Infine c’è la Sala dei Luoghi dove vengono indicati e mostrati i quasi duecento posti in Europa tristemente legati all’Olocausto o ai campi di concentramento. L’intento di questa mostra rispetto al monumento è quello di spiegare i motivi che hanno portato alla distruzione di una generazione ebraica, alla sua storia e alle inevitabili conseguenze. Con i numerosi ingressi i visitatori possono scegliersi la strada attraverso i blocchi; le loro reazioni sono le più disparate. Il complesso può trasmettere un senso di solitudine ed isolamento, ma anche claustrofobia e smarrimento, rafforzato dal fatto che il pavimento non è piano ma ondulante. Il terreno su cui si trova è un continuo sali scendi che riesce a fare perdere ogni punto di 26
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