LO SVILUPPO SOSTENIBILE DEL TERRITORIO: QUALITÀ DELL'ARIA, DELL'ACQUA, DEL SUOLO E FRAGILITÀ - Verona 2040

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LO SVILUPPO SOSTENIBILE DEL TERRITORIO: QUALITÀ DELL'ARIA, DELL'ACQUA, DEL SUOLO E FRAGILITÀ - Verona 2040
CAPITOLO 6

 LO SVILUPPO SOSTENIBILE
 DEL TERRITORIO: QUALITÀ
DELL’ARIA, DELL’ACQUA, DEL
    SUOLO E FRAGILITÀ
LO SVILUPPO SOSTENIBILE DEL TERRITORIO: QUALITÀ DELL'ARIA, DELL'ACQUA, DEL SUOLO E FRAGILITÀ - Verona 2040
Indice
6. Lo sviluppo sostenibile del territorio: qualità dell’aria, dell’acqua, del suolo e
fragilità……………………………………..………………………………………………………………………………………............................….3
       6.1 Verso uno sviluppo sostenibile del territorio regionale………………………………………....3
       6.2 L’obiettivo di riproduzione il capitale naturale, ovvero riduzione
       dell’inquinamento di aria, acqua e terra: come si posiziona la provincia di
       Verona………………………………………………………………………………………………………………………………………………….7

Indice delle figure

Figura 6.1 – Il Veneto nel confronto con l’Italia. Indicatore composito per obiettivo –
Anno 2017……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………4

Figura 6.2 – Produzione di rifiuti urbani pro-capite (Kg per abitante)……………………………………10

Figura 6.3 – Frammentazione del territorio agricolo (%)………………………………………………………………13

Indice delle tabelle

Tabella 6.1. – Efficienza(*) delle reti di distribuzione dell'acqua potabile (%)…………………….8
Tabella 6.2 – Suolo consumato in provincia di Verona……………………………………………………………….12

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6. Lo sviluppo sostenibile del territorio: qualità dell’aria,
           dell’acqua, del suolo e fragilità

                 6.1 Verso uno sviluppo sostenibile del territorio regionale

                    Il 25 settembre 2015 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato l’Agenda 2030
                per lo sviluppo sostenibile (UN Resolution A7RES/70/1, New York ) nella quale si declinano
                gli obiettivi globali per porre fine alla povertà, proteggere il pianeta ed assicurare prosperità
                a tutti. L’Agenda 2030 è costituita da 17 obiettivi che fanno riferimento a diversi domini dello
                sviluppo sociale ed economico.
                    I 17 obiettivi sono declinati in 169 sotto-obiettivi e lo United Nations Inter Agency Expert
                Group on SDGs ha proposto una lista di oltre 230 indicatori necessari per il loro
                monitoraggio. Questo schema costituisce il quadro di riferimento a livello mondiale, anche
                per l’Europa e per i suoi paesi che dal 2015 a oggi si sono attivati per adeguare le politiche
                nazionali verso il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Il Green New Deal (GND),
                approvato nel 2019, ha l'obiettivo generale di raggiungere la neutralità climatica in Europa
                entro il 2050. “I cambiamenti climatici e il degrado ambientale sono una minaccia enorme
                per l'Europa e il mondo. Per superare queste sfide, l'Europa ha bisogno di una nuova
                strategia per la crescita che trasformi l'Unione in un'economia moderna, efficiente sotto il
                profilo delle risorse e competitiva in cui: (1) nel 2050 non siano più generate emissioni nette
                di gas a effetto serra; (2) la crescita economica sia dissociata dall'uso delle risorse; (3)
                nessuna persona e nessun luogo sia trascurato. Il Green Deal europeo è la nostra tabella di
                marcia per rendere sostenibile l'economia dell'UE.
                    La Regione Veneto è tra le prime in Italia ad adeguarsi pienamente questo quadro
                europeo e il 20 Luglio 2020 approva il documento “2030: la strategia regionale per lo
                sviluppo sostenibile (Srsvs)”.
              Viene recepito un concetto di sostenibilità che ruota
              attorno a tre componenti fondamentali:
            •    economica: capacità di generare reddito e nuovo e più
                 qualificato lavoro;
            •    sociale: capacità di garantire condizioni di benessere
                  umano (sicurezza, salute, istruzione, democrazia,
                  partecipazione, giustizia, etc.) distribuito in modo equo;
            •       ambientale: capacità di mantenere nel tempo qualità e
                    riproducibilità delle risorse naturali.
                    Obiettivo è quello di costruire una regione più resiliente, capace di tornare sulla scena
                nazionale e internazionale “più forte di prima” grazie al perseguimento dei 17 Obiettivi di
                sviluppo sostenibile. Il punto di partenza della Srsvs è l’attuale collocazione della regione in
                ambito nazionale rispetto agli indicatori di sviluppo fissati a livello internazionale.

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Figura 6.1. -Il Veneto nel confronto con l’Italia. Indicatore composito per obiettivo – Anno 2017

                Il funzionamento del sistema economico, del sistema formativo e del sistema
            sociosanitario e di protezione civile sono tra i maggiori punti di forza del Veneto. Nello
            specifico, in Veneto si registra: crescita del PIL tra le più elevate d’Italia, sistema di
            istruzione di elevata qualità, rischio di povertà ed esclusione sociale nettamente inferiore a
            quello della media italiana ed europea, ridotta percentuale di giovani che abbandonano il
            sistema scolastico, sistema socio-sanitario regionale eccellente, percentuale di famiglie e
            imprese connesse a banda larga superiore alla media nazionale, elevata percentuale di
            raccolta differenziata dei rifiuti urbani, elevato consumo interno di materie prime e un
            costante aumento di enti pubblici che acquistano beni e servizi adottando criteri ambientali
            minimi (CAM). Inoltre, in calo le emissioni di CO2, stato chimico di laghi e fiumi migliore
            della media nazionale, così come il loro stato ecologico, indice di abusivismo edilizio tra i
            più bassi d’Italia, così come l’indice di delittuosità.
                Dall’analisi del posizionamento emergono alcuni elementi di criticità, soprattutto
            nell’area ambientale, in particolare nel Goal 15 (Vita sulla terra) e nel Goal 6 (Acqua pulita e
            servizi igienico sanitari). Tali criticità vengono di seguito raggruppate secondo le tre
            dimensioni della sostenibilità, a partire da quella ambientale.
                Sostenibilità      ambientale       -    Inquinamento    dell’aria,   elevato    tasso    di
            impermeabilizzazione e di consumo di suolo, scarsa efficienza delle reti idriche, scarsa
            percentuale di trattamento delle acque reflue, bassa percentuale di energia elettrica
            prodotta con fonti rinnovabili ed elevato consumo energetico. Inoltre, per la diffusa
            presenza di colture specializzate, si registra un’elevata concentrazione per ettaro di
            superficie di fertilizzanti e prodotti fitosanitari.
                Sostenibilità sociale – Il tasso di fecondità delle donne è inferiore alla media e il saldo
            della popolazione è ancora negativa, crescita dell’obesità infantile, l’elevato consumo di
            alcol nella popolazione con più di 14 anni.
                Sostenibilità economica - Il tasso di occupazione femminile è piuttosto inferiore rispetto
            a quello maschile. La percentuale di giovani laureati tra i 30-34 anni è ancora lontana dagli
            obiettivi europei. Si rilevano problemi di collegamento con mezzi pubblici nelle zone di
            residenza, peggioramento della durata dei processi civili.

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Questa fotografia risale a prima della pandemia Covid-19 che ha avuto un impatto
            rilevante nella Regione. Gli effetti si tradurranno in una riduzione dell’occupazione, dei
            redditi, dei ricavi e di un aumento del peso dei costi fissi delle imprese.
                Per andare oltre la crisi l’attenzione dovrà essere focalizzata su tre temi cardine: lo
            sviluppo tecnologico, i sistemi socio-sanitari e di protezione civile, la sostenibilità ambientale
            e le energie rinnovabili. La strategia individua sei “macroaree strategiche” dove migliorare la
            qualità delle politiche per la sostenibilità economica, sociale e ambientale, attraverso altre
            38 linee di intervento (che vengono definite tramite piani, programmi e azioni).

                Fonte: Veneto Sostenibile – il futuro lo decidi tu 2020

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Come si collocano i capoluoghi rispetto ai 17 goal?
        Il coinvolgimento delle città è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità.
        Le città sono centri di sviluppo economico, di cultura e innovazione, ma concentrano anche
        molteplici criticità, come traffico, inquinamento, disuguaglianze ed esclusione sociale. È evidente
        come il ruolo delle città sia decisivo anche nel perseguimento degli obiettivi dell’Agenda 2030,
        nell’ottica di uno sviluppo globale. Gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile rappresentano per le città
        una sfida ma anche un’opportunità di rigenerazione che garantisca una dignitosa qualità di vita
        per gli abitanti delle aree urbane. Nelle città venete la performance migliore si registra nel Goal 1
        ”Sconfiggere la povertà”, in quanto il problema della povertà sembra sotto controllo in tutti i
        capoluoghi veneti, mentre il Goal 7 ”Energia pulita e accessibile” risulta il più critico: a parte
        Padova e Verona, che in materia ottengono ottimi risultati, gli altri capoluoghi sono ancora
        indietro. Altre situazioni da bollino rosso riguardano il Goal 10 “Ridurre le disuguaglianze” nelle
        città di Padova e Treviso, entrambe sotto il 10% di raggiungimento, il Goal 13 “Lotta contro il
        cambiamento climatico”, particolarmente negativo a Venezia e Rovigo, il Goal 6 “Acqua pulita e
        servizi igienico-sanitari” a Treviso e il Goal 15 “Vita sulla terra” a Padova. Solo le città di Vicenza e
        Verona non mostrano alcuna criticità molto grave, anche se in alcuni goal i risultati rimangono
        medio-bassi.

        Fonte: Elaborazioni dell’Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati Fondazione Eni Enrico Mattei e SDSN
        Italia

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6.2     L’obiettivo di riproduzione il capitale naturale, ovvero riduzione
           dell’inquinamento di aria, acqua e terra: come si posiziona la provincia di
           Verona
                   L’elevato sviluppo economico e la posizione geografica del Veneto hanno prodotto
               nel tempo effetti sulla conservazione e sull’equilibrio socio-ambientale ed economico del
               sistema. La qualità dell’ecosistema naturale influisce sulla qualità delle condizioni di vita,
               lavoro e salute degli abitanti, nonché sulla fruibilità delle risorse naturali. L’economia
               circolare gioca un ruolo fondamentale in quest’ambito ed è in crescita.
                   Il punto di partenza regionale rispetto a questo obiettivo si misura sulla base di 11
               indicatori significativi (riportati nella tabella che segue), riguardanti 5 goal e confrontati
               con la situazione al 2010. Sono indicatori a scala regionale che, ove possibile, sono stati
               approfonditi a livello provinciale.

               Fonte: Elaborazioni dell'Ufficio di Statistica della Regione Veneto su dati Arpav

                  Acqua pulita e servizi igienico-sanitari
                   Avere acqua pulita e accessibile a tutti è un requisito essenziale del mondo in cui
             vogliamo vivere. L’incremento della popolazione mondiale, i problemi legati
             all’inquinamento, allo scioglimento dei ghiacci e i cambiamenti climatici rendono la
             questione dell’acqua ancora più delicata. L’Italia non è esclusa da questo scenario, avendo
             già sperimentato, soprattutto in alcune zone del Paese, pesanti carenze d’acqua.
                   Nel raggiungimento dell’obiettivo “Acqua pulita e servizi igienico sanitari”, il Veneto
               segnala un leggero peggioramento tra il 2010 e il 2017, mantenendosi tuttavia sempre al
               di sopra della media nazionale. Tra le regioni, il Veneto si colloca all’undicesimo posto,
               laddove le province autonome di Bolzano e di Trento primeggiano.
                   Un aspetto rilevante per la determinazione della qualità delle acque è rappresentato
               dalla qualità delle acque superficiali. Secondo i dati di monitoraggio pubblicati
               nell’ambito della SRSvS in Veneto poco meno del 38% dei corpi idrici ha una buona
               xxxxxxx
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qualità ambientale mentre la media nazionale si attesta al 42%. La regione risulta
               carente rispetto alla media nazionale in termini di trattamento delle acque reflue:
               soltanto il 50% delle acque viene trattato (il dato medio nazionale si attesta al 60%) con
               possibili ripercussioni sullo stato chimico delle acque delle aste fluviali.
                   Per quanto riguarda la provincia di Verona il principale bacino fluviale che ricade nel
               territorio è l’Adige che secondo i dati ARPAV presenta uno indice LIMeco (stato
               ecologico) mediamente buono. Oltre all’Adige la provincia è attraversata dal bacino
               Fissero-Tartaro- Canalbianco che presenta un indice LIMeco mediamente sufficiente
               nella provincia, con una qualità biologica (EQB) scarsa.
                   Il lago di Garda conferma lo stato Buono (stato riscontrato sia a Bardolino che a
               Brenzone), mentre il laghetto del Frassino è risultato in stato Pessimo.
                   Un secondo aspetto legato al raggiungimento dell’obiettivo fissato di avere acqua
               pulita e accessibile a tutti è connesso all’efficienza della rete idrica. A livello regionale
               vengono erogati in media 216 litri/abitante/giorno a fronte di una media nazionale di
               220 litri/abitante/giorno, con un servizio che viene percepito di buona qualità dalle
               famiglie.
                   A livello provinciale nel 2015 il 61,4% dell’acqua immessa nella rete viene erogata,
               ovvero quasi il 40% viene disperso dall’infrastruttura.
               Tabella 6.1. - Efficienza(*) delle reti di distribuzione dell'acqua potabile (%)

               Fonte: Elaborazioni dell'Ufficio di Statistica della Regione Veneto su dati Istat

                  Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili
                   L’Agenda 2030 assegna ai 10 target del Goal 11 il compito di tutelare la vivibilità delle
               persone nelle città, sotto il profilo abitativo, nell’accesso ai servizi pubblici e per la
               sicurezza.
                   L’indicatore composito del Goal 11 mostra per il Veneto un andamento in crescita,
               mantenendosi su valori decisamente superiori alla media nazionale. Rispetto alle altre
               regioni e province autonome italiane il Veneto si colloca al quarto posto, quindi
               complessivamente la situazione relativa a questo Goal è positiva. Gli indicatori
               elementari relativi alle condizioni abitative nel Veneto presentano valori superiori
               rispetto al livello nazionale, se ne rileva anche un netto miglioramento rispetto agli anni
               precedenti. Gli indicatori ambientali evidenziano, invece, alcune problematicità, la
               qualità dell’aria urbana continua ad essere molto critica nell’area padana; nei capoluoghi
               del Veneto sono molto frequenti i superamenti dei limiti giornalieri previsti per il PM10,
               inoltre, peggiora nettamente quella relativa ai superamenti dei limiti imposti dalla legge
               per il biossido di azoto. L’obiettivo di ridurre entro il 2030 l’impatto ambientale negativo
               xx

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pro capite, nelle città del Veneto, evolve invece positivamente per quanto riguarda la
               gestione dei rifiuti, poiché si riduce il conferimento in discarica dal 19,3% del 2010 al
               12,8 del 2017, a favore del recupero differenziato dei diversi materiali.
                   Un tema particolarmente rilevante dunque è l’inquinamento dell’aria determinato
               dall’interazione di varie sorgenti come il riscaldamento, le industrie, l’agricoltura e i
               trasporti. Per quanto attiene il PM10, il trasporto su strada, ad esempio, incide a livello
               nazionale nell’ordine del 13% e nel Veneto il valore corrispondente è del 12,4%; se
               esaminiamo però la situazione ad un dettaglio territoriale inferiore, come il comunale, i
               contributi dei settori emissivi possono tuttavia variare notevolmente. A Verona incide
               per il 35,3% il trasporto su strada, mentre la combustione non industriale
               (essenzialmente gli impianti di riscaldamento) per il 32,6%.
                   Sulla base dei dati pubblicati nel rapporto ARPAV Relazione sulla qualità dell’aria
               nell’anno 2019 per quanto riguarda il biossido di azoto, non vi è stato alcun superamento
               dei limiti di legge presso le stazioni fisse della rete di controllo della qualità dell’aria.
               L’inquinante più critico per la provincia di Verona è l’ozono (O3). Esso è un inquinante
               secondario, che si forma a partire da ossidi di azoto e composti organici volatili, in
               presenza di radiazione solare. Essendo di origine fotochimica, esso manifesta i valori più
               elevati in estate e durante le ore centrali del giorno.
                   Per fornire un’informazione sintetica relativa alla qualità dell’aria, è stato sviluppato
               un indice qualitativo, che tiene conto delle criticità relative ai tre inquinanti principali:
               NO2, PM10 e O3. Questo indice è stato calcolato per la stazione di Verona-Giarol,
               rappresentativa di una situazione di fondo urbano, tipica quindi della pianura veronese.
               In base ad esso, nel 2019, la qualità dell’aria di Verona- Giarol è stata prevalentemente
               accettabile (58% delle giornate), per il 25% dell’anno mediocre, per il 12% buona, per il
               3% scadente e per l’1% pessima. Le situazioni più critiche si sono verificate nei mesi
               invernali a causa delle elevate concentrazioni di polveri sottili, e in estate a causa delle
               elevate concentrazioni di ozono. Lo stesso indice, calcolato per la stazione di Bosco
               Chiesanuova, fornisce un’indicazione della qualità dell’aria nella zona delle prealpi
               veronesi, dove le situazioni peggiori si verificano in estate, a causa delle elevate
               concentrazioni di ozono: l’analisi dei dati indica che anche presso questa stazione la
               qualità dell’aria è stata prevalentemente accettabile (70%), per il 4% buona, per il 18%
               mediocre e per il 4% scadente. L'analisi dell'andamento delle concentrazioni medie
               annue dei principali inquinanti, registrate dalle stazioni della provincia di Verona tra il
               2005 al 2019, evidenzia una generale tendenza al miglioramento della qualità dell'aria.
               Fa eccezione solo l’ozono, per il quale nel 2019 sono stati raggiunti i valori più elevati
               dell’ultimo decennio.
                  Consumo e produzione responsabili
                    I modelli di economia circolare, attraverso il riuso e il riciclo prevedono la
               moderazione dei consumi e il recupero delle materie di scarto tramite una gestione dei
               rifiuti attenta ed oculata.

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A livello regionale, nel 2017, il Veneto è la terza regione italiana dopo il Trentino Alto
               Adige e la Lombardia considerando l’indicatore globale. Un contributo a questa
               collocazione viene dal fronte di quelle imprese che in questi anni hanno sottoposto la
               propria attività a una valutazione ambientale e migliorato le loro performance in questo
               ambito (EMAS). Si assiste inoltre alla continua diminuzione della quantità dei rifiuti
               urbani per abitante e, nel contempo, all’aumento della raccolta differenziata, che nel
               2017 raggiunge un buon 73,6% del totale, a fronte del 55,5% della media italiana.
                   Secondo i dati ARPAV la produzione di rifiuti urbani pro-capite in provincia di Verona
               è superiore alla media regionale e si attesta nel 2018 a 524 kg per abitante (a fronte di
               466 kg per abitante a livello regionale). Problemi a scala urbana si registrano in termini di
               raccolta differenziata dei rifiuti: soltanto il 49% dei rifiuti cittadini viene differenziato
               mentre in provincia la situazione è più sostenibile.

               Figura 6.2 – Produzione di rifiuti urbani pro-capite (Kg per abitante)

               Fonte: Elaborazioni dell'Ufficio di Statistica della Regione Veneto su dati Istat e Arpav

                  Lotta contro il cambiamento climatico
                   Il Goal 13 impone l’adozione di misure atte a contrastare il cambiamento climatico e
               le relative conseguenze. La principale causa del riscaldamento globale è l’aumento delle
               emissioni di gas serra nell’atmosfera, che devono pertanto essere tenute strettamente
               sotto controllo.
                   Per il Goal 13 l’ASviS non ha calcolato l’indicatore composito a livello regionale. Si
               analizzano pertanto gli indicatori elementari che contribuiscono al monitoraggio
               dell’obiettivo, due dei quali sono relativi al rischio di frane e di alluvioni ai quali è esposta
               la popolazione; un ulteriore indicatore riguarda le emissioni di gas ad effetto serra.
                   Nella provincia di Verona la probabilità che si verifichino eventi franosi è bassa, in
               funzione di un territorio prevalentemente pianeggiante e collinare. Tuttavia, dal
               momento che negli ultimi anni è cresciuto il numero di abitazioni costruite in zona
               collinare - montagnosa, il rischio che questi fenomeni possano accadere e causare
               maggiori danni di quelli attuali, risulta sempre più alto.
                   Il rischio idraulico è invece molto più grave: quasi l’8% della superficie provinciale ha
               un rischio di alluvione molto elevato (con tempi di ritorno inferiori a 50 anni) e qui
               risiede il 3,6% della popolazione.

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Scheda provinciale del rischio alluvione

                 Fonte: ISPRA - elaborazione 2018

                   Scheda provinciale del rischio frana

                   Fonte: ISPRA - elaborazione 2018
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      Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile degli ecosistemi terrestri,
                  gestire in modo sostenibile le foreste, combattere la desertificazione, arrestare e
                  invertire il degrado del territorio e arrestare la perdita di biodiversità
                   L’indicatore composito mostra un andamento in lieve peggioramento nel tempo sia
               in Italia che in Veneto, ossia un allontanamento dall’obiettivo. Il Veneto si mantiene
               inoltre su livelli decisamente inferiori alla media nazionale, evidenziando una situazione
               più critica.
                   Le aree protette sono riserve naturali abitate da diverse specie animali e vegetali che
               hanno la funzione di mantenere l’equilibrio ambientale. In generale, il sistema italiano
               delle aree protette è a un buon livello, dal momento che si estende sul 21,6% del
               territorio nazionale e in Veneto tocca il 23%. L’impermeabilizzazione del suolo, ovvero la
               copertura artificiale del terreno con asfaltature o cementificazione che lo rendono inerte
               e improduttivo, è una forma particolare di distruzione di risorse non rinnovabili e per
               questo soggetta a monitoraggio. In Italia il territorio impermeabilizzato è pari al 7,7% del
               totale, mentre in Veneto supera il 12%, seguendo il trend del Nord-Est dove mediamente
               si concentrano i valori più elevati e gli incrementi più consistenti. Una delle conseguenze
               del consumo di suolo è la frammentazione del territorio naturale e agricolo, che porta
               alla riduzione della continuità di ecosistemi, habitat e paesaggio; questo si traduce nella
               riduzione della capacità del territorio di fornire servizi ecosistemici e nel precludere
               l’accesso alle risorse da parte della fauna, incrementandone l’isolamento e quindi la
               vulnerabilità. Nel 2018 la frammentazione riguarda ben il 58,1% del territorio veneto,
               mentre a livello nazionale si attesta al 38,8%.
                   Uno degli aspetti fondamentali per la protezione degli ecosistemi terrestri è dunque
               il consumo di suolo. Secondo i dati pubblicati da ISPRA nel 2018 il 13,7% del territorio
               provinciale, pari a 423 kmq, è utilizzato ai fini antropici (edilizia, strade, parchi urbani
               ecc) e questa percentuale arriva al 28,6% nel Comune di Verona.

               Tabella 6.2 – Suolo consumato in provincia di Verona

               Fonte: Elaborazione Cresme su dati ISPRA 2018

                  Dal punto di vista della presenza di aree protette la situazione provinciale è buona. La
               Regione Veneto ha individuato 67 zone di protezione speciale e 100 siti di importanza
               comunitaria La provincia di Verona è ampiamente al di sotto della percentuale regionale.

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Un aspetto in cui la provincia di Verona ma più in generale la regione è carente è la
           frammentazione del territorio agricolo. La frammentazione del territorio è il processo di
           riduzione della continuità di ecosistemi, habitat e unità di paesaggio a seguito di fenomeni
           come l’espansione urbana e lo sviluppo della rete infrastrutturale, che portano alla
           trasformazione di patch (Aree non consumate prive di elementi artificiali significativi che le
           frammentano interrompendone la continuità) di territorio di grandi dimensioni in parti di
           territorio di minor estensione e più isolate. Il 39% del territorio nazionale risulta nel 2018
           classificato a elevata e molto elevata frammentazione. Le regioni con maggior copertura
           territoriale (> 20%) a frammentazione molto elevata sono Veneto (29,82%), Lombardia
           (29,73%) e Friuli- Venezia-Giulia (25,45%), tale dato conferma la stretta corrispondenza tra
           frammentazione e densità di urbanizzazione.

            Figura 6.3 – Frammentazione del territorio agricolo (%)

              Fonte: elaborazione CRESME su dati ISPRA 2019

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