LAURA CASTELLI CHE CHIEDE AL PD DI RIFERIRE SULLA RECE CESSIONE, QUANDO SI CONFONDE GOVERNO E OPPOSIZIONE

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LAURA CASTELLI CHE CHIEDE AL PD DI RIFERIRE SULLA RECE CESSIONE, QUANDO SI CONFONDE GOVERNO E OPPOSIZIONE
LAURA CASTELLI CHE CHIEDE AL
PD DI RIFERIRE SULLA RECE
CESSIONE, QUANDO SI CONFONDE
GOVERNO E OPPOSIZIONE
                                       Laura       Castelli,
                                       sottosegretaria
                                       all’Economia in quota
                                       Movimento 5 Stelle, ha
                                       avanzato una richiesta
                                       davvero          molto
                                       particolare, nel corso
                                       di      un’intervista
                                       rilasciata al Corriere
                                       della Sera. Secondo
                                       l’esponente del governo
                                       penta-leghista,
                                       infatti, il Partito
Democratico – una forza politica che si trova all’opposizione
– dovrebbe «riferire in aula» sulla legge di bilancio adottata
dai governi precedenti. «I problemi economici dell`Italia
vengono da lontano” e “paghiamo le scelte sbagliate del Pd»,
ha aggiunto.

La rappresentante del Movimento 5 Stelle, alla domanda della
giornalista Monica Guerzoni che metteva in evidenza la
richiesta del Partito Democratico di sentire Giovanni Tria,
per riferire in aula sul calo del Pil registrato ieri dai dati
dell’Istat e anticipato il giorno prima dal presidente del
Consiglio Giuseppe Conte, ha risposto senza possibilità di
equivoci: «Non abbiamo la paura di riferire in Parlamento
sulle nostre azioni. Piuttosto il Pd riferisca in aula sugli
effetti negativi delle sue misure».

Laura   Castelli,   in   quanto   sottosegretario   al   ministero
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dell’Economia, è un rappresentante del potere esecutivo. Il
Parlamento esercita una funzione di controllo sull’esecutivo,
attraverso gli strumenti delle interrogazioni, delle
interpellanze e delle commissioni d’inchiesta (che, tuttavia,
vengono aperte soltanto in casi particolari, relativi a
materie di pubblico interesse). Le interrogazioni e le
interpellanze sono presentate dai parlamentari che invitano il
governo a riferire in Aula, attraverso una risposta scritta o
orale, su determinate questioni.

Insomma, non è previsto che una forza di opposizione riferisca
in Aula su richiesta del governo. Anche perché, in quanto
forza di opposizione, non può esercitare il potere esecutivo.
Una delle funzioni più importanti del Parlamento, secondo la
Costituzione, oltre a quella legislativa, è quella di
controllo nei confronti del potere esecutivo. Se si sovvertono
questi principi si arriva al paradosso proposto dalla
Castelli. Il M5S non si trova più all’opposizione, ma è parte
del governo. E non può chiedere a una forza di minoranza
di «riferire in Aula» come se quella stessa forza di minoranza
fosse ancora a Palazzo Chigi.

                                         Fonte: Giornalettismo

IL   DECRETO                       DIGNITÀ                 E
L’AUMENTO DEI                      CONTRATTI               A
TERMINE
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“Perché non si dice che
                                     col decreto dignità c’è
                                     stato il boom dei
                                     contratti     a   tempo
                                     indeterminato?”. Così
                                     il ministro 5 Stelle
                                     Alfonso Bonafede in TV
                                     ospite            della
                                     trasmissione Otto e
                                     Mezzo, un paio di
                                     settimane      fa,   ha
                                     cercato di evidenziare
la bontà delle azioni del governo in materia di lavoro.

Oggi l’ISTAT ha diffuso i dati sull’occupazione. Ha
certificato la crescita dei contratti a termine e la
diminuzione di quelli a tempo indeterminato. Il giro di vite
sui rapporti di lavoro a tempo del decreto dignità voluto da
Luigi Di Maio, a quanto pare, non ha portato i frutti voluti.
Gli ultimi dati Istat, riferiti a dicembre 2018 registrano una
crescita dei dipendenti a termine (+1,5%, pari a 47mila unità
in più), che tornano a salire dopo due mesi di calo, e degli
indipendenti (+0,2%, pari a 11mila unità in più). In discesa
netta invece i contratti stabili, ai quali il governo puntava,
che si riducono di 35mila unità in un mese (-0,2%).

Un mix dovuto ai contratti stagionali del periodo natalizio e
alle nuove regole più strette sulla stipula di contratti a
termine, che potrebbe aver guidato nel frattempo a una
risalita degli autonomi: a contatti fatti, mentre i dipendenti
aumentano di 12mila unità, nello stesso mese gli indipendenti
salgono di 11mila unità. Una crescita quasi eguagliata. Di
contro, i contratti stabili arretrano, forse anche in attesa
degli incentivi annunciati nella manovra economica a partire
dal nuovo anno.

In totale l’occupazione fa      registrare una debole crescita
(+0,1%, pari a 23mila unità)   tra novembre e dicembre. Continua
a calare la disoccupazione,     con 44mila disoccupati in meno,
concentrati tra gli uomini     e gli over 35: la contrazione è
pari a 0,3 punti sia tra i     35-49enni e tra i 50-64enni. Ma
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cresce, seppure di poco, il tasso di disoccupazione giovanile,
che risale al 31,9%. In discesa anche gli inattivi, in tutte
le classi d’età tranne una: quella dei 25-34enni, tra i quali
quelli che non hanno un lavoro e non lo cercano sono aumentati
di 28mila unità in un mese.

È tra i 25 e i 34 anni, la fascia di ingresso e
stabilizzazione nel mondo del lavoro, che continua a
concentrarsi gran parte del disagio lavorativo italiano.
Nell’ultimo mese il tasso di occupazione cresce in tutte le
classi di età tranne tra i 25-34enni, per i quali si registra
un calo di 0,4 punti percentuali. Che significa: 31mila
occupati in meno. E lo stesso accade per il tasso di
inattività, che scende nelle classi di età estreme ma cresce
di 0,4 punti, 28mila unità in più, per i 25-34enni. Su base
annua le cose non vanno meglio: il tasso di occupazione cresce
in tutte le classi di età ad eccezione dei 25-34enni e il
tasso di inattività aumenta solo tra i 25-34enni mentre
diminuisce in tutte le altre classi di età.

Quella che viene fuori, insomma, è ancora una scarsa
partecipazione delle classi più giovani a un mercato del
lavoro debole, con dati positivi concentrati soprattutto tra
gli over 50. Un cambiamento fisiologico in atto che il decreto
dignità non è riuscito a invertire: nei dodici mesi la
crescita degli occupati si concentra tra i lavoratori a
termine (+8,9%, pari a +257 mila unità), con un lieve aumento
anche degli indipendenti (+0,6%, pari a +34mila), mentre
calano i dipendenti a tempo indeterminato: 88 mila in meno in
un anno.

                                              Fonte: Linkiesta

LE          VIGNETTE                  DI          RIMA:
LAURA CASTELLI CHE CHIEDE AL PD DI RIFERIRE SULLA RECE CESSIONE, QUANDO SI CONFONDE GOVERNO E OPPOSIZIONE
L’AUTORIZZAZIONE, QUANDO UNA
VOTAZIONE     DIVENTA     UN
LASSATIVO

L’ONOREVOLE 5 STELLE TERESA
MANZO E I 4 STRAFALCIONI IN
UN MINUTO A MONTECITORIO
Il giorno precedente il
                                       voto finale sulla legge
                                       di bilancio, il 29
                                       dicembre         2018,
                                            nell’Aula       di
                                       Montecitorio         la
                                       deputata del M5s Teresa
                                       Manzo teneva il suo
                                       intervento    relativo
                                       alla dichiarazione di
                                       fiducia all’esecutivo
                                       lega-stellato     sulla
                                       cosiddetta Manovra del
                                       Popolo.

Il discorso della pentastellata, però, è risultato pieno di
strafalcioni. Uno dopo l’altro, gli errori e le parole
inventate si sono susseguite a raffica nelle sue
dichiarazioni.

Geppi Cucciari e Giorgio Lauro hanno ironizzato, alla
trasmissione di Rai Radio1 Un giorno da pecora,   sugli
strafalcioni linguistici della deputata grillina. Ne ha
infilati ben quattro in appena un minuto.

Un “popularsi”

Teresa Manzo, con la sua voce che quasi non si sente perché
coperta dal rumore degli applausi scroscianti a lei rivolti,
commette ben quattro strafalcioni linguistici in un solo
intervento. Inizia con il dire che in televisione e sui
giornali vediamo un “popularsi” di opinionisti.

Trovare maggior “dettaglio” in un altro Paese

E ancora: “I giovani se ne sono dovuti andare per cercare
maggior “dettaglio” in un altro Paese”. Qui l’web si è
scatenando. Qualcuno ha scritto su Facebook: “Ha ragione, si
cerca sempre il dettaglio, la cosa che ti manca”.

“A sbaffo”

Continua con il dire che i politici non prenderanno più
pensioni a sbaffo (invece che a sbafo).

Giovani tenuti “a parcheggio”

Infine conclude dicendo che i giovani erano stati messi su un
divano “a parcheggio” (qualunque cosa voglia dire). E anche
qui l’web non l’ha perdonata, in molti hanno ricalcato la
battuta di Geppi Cucciari: “Non si trova mai parcheggio, ora
che lo trovi…”

https://matteoderrico.it/wp-content/
uploads/2019/01/manzo.mp4

Durante il suo intervento, la Manzo è stata interrotta più
volte. E qui nulla di strano. Il problema risiede nel fatto
che le opposizioni sono sembrate interromperla non per
sottolineare i suoi strafalcioni, ma solo perché non
sembravano condividere quello che stava dicendo (come di
consueto).

Pubblichiamo il video integrale dell’intervento per dimostrare
che non è stato montato ad arte.

Teresa Manzo nasce a Castellamare di Stabia il 20 dicembre
1986. Consegue il diploma all’istituto tecnico commerciale,
per poi diventare responsabile zonale di patronato.

Iscritta al Gruppo Parlamentare M5S dal 27 marzo 2018,
sostituisce Vittorio Ferraresi alla Commissione speciale per
l’esame di atti del governo dal 13 al 21 giugno 2018, mentre è
proprio dal 21 giugno dello scorso anno che diventa membro
della V Commissione (Bilancio, Tesoro e Programmazione).

Dal 14 novembre 2018 entra a far parte della Commissione
parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori di
forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, della
quale, il 24 gennaio 2019, diventa vicepresidente.

                                           Fonte: CiSiamo.info
IL LUNEDÌ AMARO DI BEPPE
GRILLO,   FLOP  SU  RAI2  E
CONTESTATO IN TEATRO DAI NO
VAX
                                       Flop per Beppe Grillo
                                       su RaiDue. Il collage
                                       delle sue apparizioni
                                       da comico, che tante
                                       polemiche ha suscitato
                                       per il compenso che va
                                       alla società titolare
                                       dei           diritti
                                       dell’artista, non è
                                       piaciuto al pubblico.
                                       La trasmissione ha
                                       infatti ottenuto solo
                                       un milione 31 mila
                                       spettatori, per uno
                                       share -secondo i dati
dell’Ufficio Stampa della Rai – del 4,33 per cento. Hanno
seguito Grillo soprattutto i più anziani.

E il deputato Pd Michele Anzaldi va subito all’attacco: “Lo
share di Grillo è sotto la media di rete e il peggiore dei
canali Rai e Mediaset. Freccero senza vergogna aveva
giustificato la serata dicendo che serviva a far crescere
ascolti, invece ha trascinato la sua rete in fondo alla
classifica Auditel: ora si dimette?“.

La prima serata televisiva è stata dominata dalla fiction
Rai La compagnia del cigno (con il 23,34 per cento di share),
seguita da Adrian (Canale 5) con il 10,56%. Meglio di RaiDue
hanno fatto anche Italia 1 (con il film Run all night, 5,87%);
Rete 4 con l’informazione di Quarta Repubblica (6,14%) e la
terza rete pubblica con Presa Diretta (al 4,52%).

Il comico e fondatore del Movimento 5 Stelle ieri sera era a
Milano, dove è tornato in scena e dove si è esibito al Teatro
Del Verme. Al termine dello spettacolo, Grillo è stato però
contestato da un gruppo di No Vax delusi dalla firma del
manifesto di Burioni, alcuni in sala gli hanno gridato:
“Buffone!”. Insomma, non proprio un bel lunedì per Grillo…

                                       Fonte: Blitz Quotidiano
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