La prima guerra del football - Opinio Juris

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La prima guerra del football

Nella storica estate del 1969, oltre allo sbarco dell’uomo sulla luna e al
Festival di Woodstock, ci fu un altro evento importantissimo, ma
troppo spesso dimenticato: la “Guerra del calcio”, che vide protagoniste
El Salvador e Honduras.

                                           A cura di
                                      Stefano Scarinzi

“Il calcio è la cosa più importante delle cose meno importanti”1: la massima,
coniata da Arrigo Sacchi e utilizzata per circoscrivere i limiti dello
sport più popolare al mondo, acquista significati che vanno al di là
del semplice risultato di una partita se si rapporta alla cosiddetta
“Guerra del calcio”, deflagrata nel corso dell’estate del 1969 tra El
Salvador e Honduras, due piccole nazioni dell’America Centrale.
Il nome del conflitto venne dato dal giornalista Ryszard Kapuściński2,
corrispondente all’estero dal 1960 al 1981 per l’agenzia di stampa
nazionale polacca Pap (Polska Agencja Prasowa).
Nel libro La prima guerra del football e altre guerre di poveri3, Kapuściński
raccoglie le sue esperienze da reporter negli anni che vanno dal 1960
al 1976, passati tra Africa, Centro e Sud America. Come si evince dal
1 Giuseppe Picciano, Italiano, istruzioni per l'abuso, Editrice UNI Service, 2008, p. 13
2 Nato a Pinsk nel 1932 (allora in Polonia, oggi in Bielorussia) e morto a Varsavia il 23 gennaio
2007
3 Scritto nel 1978 ed edito in Italia nel 1990
ISSN 2531-6931

titolo, molta rilevanza viene attribuita al conflitto tra El Salvador e
Honduras, vissuto in prima persona, trovandosi lì nei pochi giorni in
cui si svolsero le ostilità.
Per capire perché i tre match che videro fronteggiarsi le due
Nazionali tra l’8 e il 26 giugno assunsero dimensioni sociali e
politiche, travalicando il mero aspetto sportivo, è doveroso
ricostruire lo sfondo storico in cui essi furono disputati.
I rapporti tra El Salvador e Honduras erano tesi già dal XIX secolo
per via delle rivendicazioni salvadoregne: dichiarato indipendente nel
1838, El Salvador aveva da subito lamentato l’esiguità del proprio
territorio rispetto a quello honduregno, recriminando, inoltre, la
mancanza di uno sbocco sull’Oceano Atlantico e, per quanto
concerne la fascia costiera sul Pacifico, la sovranità dell’Honduras sul
golfo di Fonseca, fondamentale crocevia nei traffici commerciali tra
Nord e Sud America.
A complicare ulteriormente il quadro, ci fu l’intervento degli Stati
d’Uniti d’America, che, nel 1960, promossero la nascita del Central
American Common Market (Mercato Comune Centroamericano),
un’area di libero scambio che comprendeva El Salvador, Guatemala,
Honduras, Nicaragua e, dal 1962, Costa Rica4. In tal modo, gli Stati
Uniti, garantendosi rapporti privilegiati con questi cinque Paesi,
permisero alle proprie multinazionali di installare grandi piantagioni,
specialmente di banane, in ampie distese di terra coltivabile,
sfruttando manodopera a costi risibili.
Le stesse nazioni centroamericane traevano beneficio dalla situazione,
in quanto, grazie agli investimenti statunitensi, potevano uscire
dall’arretratezza agricola in cui si trovavano. Tuttavia, gli investitori,
non controllati in maniera diretta dal governo americano, decisero di
concentrare gran parte delle piantagioni negli Stati tecnologicamente
più sviluppati.
El Salvador, il più avanzato tra i Paesi interessati, ebbe così i maggiori

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https://web.archive.org/web/20090304175023/http:/www.worldtradelaw.net/fta/agreements/c
acmfta.pdf

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benefici, conoscendo un’impetuosa crescita economica e
demografica, conseguenza diretta dell’abbattimento della mortalità, e
diventando la seconda nazione più popolata dell’America centrale,
dietro soltanto al Messico. Però, la ridotta superficie del territorio
provocò un fortissimo aumento del tasso di disoccupazione,
agevolato anche dal fatto che l’agricoltura, base dell’intero apparato
economico salvadoregno, fosse in mano alle multinazionali straniere,
conosciute come United Fruits5, e a un ristretto gruppo di latifondisti
locali, facenti capo a sole quattordici famiglie.
El Salvador, per evitare il collasso economico e le rivolte popolari,
chiese aiuto al confinante Honduras, che, pur versando in condizioni
di estrema indigenza, aveva molti chilometri quadrati di terre incolte.
L’accordo tra i due governi fu ratificato con la Convenzione bilaterale
sull’immigrazione del 1967, tramite la quale fu sancito che i cittadini
salvadoregni avrebbero avuto diritto di residenza e di lavoro qualora
avessero deciso di stabilirsi in Honduras. Emigrarono oltre 300.000
salvadoregni, scatenando la furibonda protesta dei campesiños (i
braccianti) honduregni, scesi in piazza per manifestare il malcontento.
Rivelatasi un completo fiasco la riforma agraria del 1968, Oswaldo
López Arellano, dittatore dell’Honduras dal 1963 con il decisivo
appoggio degli USA, nell’aprile del 1969, attraverso l’Instituto
Nacional Agrario (INA), ordinò sia la confisca delle terre sia
l’espulsione di coloro che non erano nati in Honduras, compiendo un
illecito internazionale per non aver rispettato la Convenzione del 1967 e
rendendo ancora più infuocato il clima.
Alla luce dei molteplici interessi in ballo, appare chiaro come il calcio
abbia rappresentato semplicemente il pretesto giusto per dare inizio
al conflitto.
L’enorme tensione creatasi accompagnò le due Nazionali alle cruciali
sfide valide per le qualificazioni al Mondiale del 1970 in Messico,
primo Paese centroamericano a ospitare la massima kermesse
calcistica. Insieme al Tricolor6, la CONCACAF (organo
amministrativo, organizzativo e di controllo del calcio del Nord e

5https://www.ilpost.it/pierotrellini/2019/07/13/la-guerra-del-calcio/
6Storico soprannome del Messico legato alla sua divisa da gioco, da sempre contraddistinta dai
colori verde (maglia), bianco (pantaloncini) e rosso (calzettoni), gli stessi della bandiera nazionale
ISSN 2531-6931

Centro America e dei Caraibi) poteva qualificare una seconda
selezione al campionato del mondo. La formula prevedeva che le
vincitrici dei rispettivi raggruppamenti della prima fase si
affrontassero nelle semifinali, giocate su un doppio confronto di
andata e ritorno. Un cinico sorteggio mise di fronte El Salvador e
Honduras, accoppiando, dall’altra parte del tabellone, Haiti e Stati
Uniti.
La gara d’andata, prevista l’8 giugno all’Estadio Nacional di
Tegucigalpa, capitale dell’Honduras, fu animata dall’atteggiamento
ostile dei tifosi honduregni, che prima impedirono ai calciatori
salvadoregni di trascorrere tranquillamente la nottata precedente al
match e poi tagliarono le gomme del pullman della Nazionale rivale.
In un’atmosfera surreale, l’Honduras s’impose 1-0 con la rete decisiva
di Leonard Wells a un minuto dalla fine.
Anche il ritorno del 15 giugno all’Estadio Nacional de la Flor Blanca
di San Salvador, capitale di El Salvador, fu caratterizzato alla vigilia da
gravi disordini di ordine pubblico, che portarono alla morte di un
accompagnatore (di nazionalità salvadoregna) dell’Honduras, colpito
mortalmente dai supporter locali durante una sassaiola. Per ragioni di
sicurezza, i calciatori honduregni, rifugiatisi sul tetto dell’albergo che
li ospitava, furono trasferiti nelle case dei connazionali residenti a El
Salvador7.
La sfida fu a senso unico, con i padroni di casa che travolsero 3-0 gli
ospiti, ma a fare notizia furono i fischi all’inno honduregno e la
bandiera strappata da parte di facinorosi salvadoregni, i quali
aggredirono i pochi tifosi dell’Honduras giunti a San Salvador,
causando due morti e centinaia di feriti.
Come se non bastasse, non essendo contemplato dal regolamento di
allora il computo complessivo dei gol segnati, si dovette ricorrere a
uno spareggio in campo neutro.
La sede prescelta fu l’Estadio Azteca di Città del Messico, dove il 26
giugno, al termine di una gara equilibrata, El Salvador vinse 3-2 dopo

7   https://elpais.com/diario/2009/07/20/deportes/1248040816_850215.html

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i tempi supplementari, guadagnandosi l’accesso alla finale contro
Haiti, successivamente battuto, con conseguente prima storica
qualificazione al campionato del mondo.
Nello stadio in cui avrebbero avuto luogo la “Partita del secolo”
(1970, Italia-Germania Ovest 4-3) e il “Gol del secolo” (1986, Diego
Armando Maradona in Argentina-Inghilterra 2-1), malgrado il
dispiegamento di 5.000 poliziotti, le due tifoserie vennero a contatto,
originando una vera e propria guerriglia urbana, allargatasi nelle zone
limitrofe all’Azteca.
Gli scontri spinsero il governo honduregno a rompere
definitivamente le relazioni diplomatiche con El Salvador,
decretando, di fatto, l’inizio della guerra.
Dal 14 al 18 luglio, quando fu deliberato il “cessate il fuoco” da parte
dell’OSA (l’Organizzazione degli Stati americani8), ci furono circa
5.700 morti, la maggior parte dei quali honduregni, 15.000 feriti e
50.000 sfollati.
La decisione del presidente e generale salvadoregno Fidel Sánchez
Hernández di non seguire il diktat dell’OSA9 comportò la condanna
di El Salvador come “Stato aggressore”10. Le sanzioni economiche
comminate dall’OSA velocizzarono il ritiro delle truppe salvadoregne,
avvenuto il 5 agosto, e il ritorno allo “status quo ante bellum”.
Al contempo, l’OSA obbligò l’Honduras a reintegrare e risarcire i
salvadoregni ingiustamente espulsi e a cessare la propaganda contro
El Salvador.
Le relazioni tra i due Paesi sarebbero comunque rimaste complicate
fino al Trattato di Pace del 30 ottobre 1980 e avrebbero trovato una
parvenza di stabilità soltanto nel 1992, allorché la Corte
internazionale di giustizia, principale organo giudiziario delle Nazioni
Unite11, contribuì alla stipulazione di un nuovo trattato inerente i
8 https://it.wikipedia.org/wiki/Organizzazione_degli_Stati_americani
9 La sera del 18 luglio Sánchez Hernández, in attesa di nuovi mezzi bellici provenienti dagli USA,
affermò la volontà di continuare l’occupazione in Honduras facendo leva sul disonore determinato
dall’espulsione dei suoi connazionali. È rimasto celebre il seguente passaggio del proclama: “Noi
difendiamo i valori morali dell'umanità e della civiltà. Com'è possibile che un uomo possa tranquillamente camminare
sulla superficie della Luna, ma non possa, a causa della sua nazionalità, percorrere senza pericolo i marciapiedi
dell'Honduras?”
10       ttps://web.archive.org/web/20140201230957/http://www.latribuna.hn/2013/07/14/la-
guerra-de-1969-ensenanzas-y-valoraciones/
11 https://it.wikipedia.org/wiki/Corte_internazionale_di_giustizia
ISSN 2531-6931

confini nazionali, con El Salvador che riconobbe la sovranità
dell’Honduras sul golfo di Fonseca.

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