La performatività della carta per rappresentare mondi di vita
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La performatività della carta per rappresentare ri-vista mondi di vita Daniela Poli DIDA - Dipartimento di Architettura, Universita degli Studi di Firenze, Italia daniela.poli@unifi.it 02 2020 Abstract seconda serie Il presente articolo riflette sul potere performativo della carta e sulle sue differenti applicazioni, nel corso della storia, come linguaggio spaziale portatore di progetto e di azione sociale che ha rappresentato per l’Occidente una delle logiche che più hanno influenzato l’organizzazione sociale, politica, economica delle comunità. L’articolo illustra un’innovazione nelle pratiche di pi- anificazione con la proposta di un ‘processo di rappresentazione patrimoniale del territorio’, ca- pace di includere e di rafforzare il potere decisionale della popolazione locale nel riconoscimento e nella riappropriazione dei suoi valori profondi. Si tratta di un passaggio fondamentale, utile al tempo stesso per contenere l’esuberanza omologante degli strumenti informatici e ridare forma umana al mondo di vita. Keywords Rappresentazione, progetto di territorio, pianificazione, arte, processo. Abstract This article reflects on the performative power of maps and its different applications, throughout history, as a spatial language conveying project and social action, which has represented one of the logics that most influenced the social, political, economic organization of communities in the West. The article illustrates an innovation in planning practices, proposing a ‘process of pat- rimonial representation of territories’ apt to include and strengthen the decision-making power of local populations in the recognition and re-appropriation of their deep values. It is a crucial step, useful at the same time to contain the homologating exuberance of IT tools and restore the human form of life worlds. Keywords Representation, territorial design, planning, art, process. Received: October 2020 / Accepted: November 2020 | © 2020 Author(s). Open Access issue/article(s) edited by QULSO, distributed under the terms of the CC-BY-4.0 and published by Firenze University Press. Licence for metadata: CC0 1.0 80 DOI: 10.13128/rv-9895- www.fupress.net/index.php/ri-vista/
Poli Premessa gi culturali e tecnici attraverso il linguaggio estetico, Nella nota frase di Paul Klee “L’arte non deve ripro- esse non saranno mai frutto dell’arte pura e quindi durre il visibile ma deve rendere visibile”, contenuta dell’inutilità. Il dominio della rappresentazione sto- ne La confessione creatrice (1920), è celato un pro- rica sarà sempre quello della ricerca della bellezza getto importante. Ciò che per Klee è necessario ren- ‘utile’ a fini ricognitivi, conoscitivi, progettuali, una dere visibile è l’invisibile, la struttura delle immagi- bellezza che ha saputo essere a lungo ‘bellezza con- ni che si definisce in un processo di organizzazione testuale’, in grado di dialogare con, e di valorizzare a delle forme elementari della visione. In questo per- fini progettuali, i caratteri locali. corso, aperto all’astrazione e alla percezione, il di- Dopo studi fondativi in ambito geografico come pinto non è più mimesi ma creazione, autonoma dal quello di Harley e Woodward (1987) si è diffusa “la soggetto rappresentato. L’arte per Klee deve esse- consapevolezza che bisognasse interpretare la car- re ‘inutile’: solo l’inutilità è infatti garanzia di liber- tografia storica alla luce delle culture collettive e tà, purezza, profondità dello spirito. Nei suoi diari, delle personalità individuali che l’avevano prodot- al 16 Aprile 1914 Klee scrive: “Il colore mi possiede. ta” (Mangani, 2008, p. 188). La carta è un disposi- Non ho bisogno di tentare di afferrarlo. Mi possiede tivo utile a ‘trattare’ la realtà rappresentata attra- per sempre, lo sento. Questo è il senso dell’ora feli- verso tecniche, posizioni, proporzioni, scelte, sele- ce: io e il colore siamo tutt’uno. Sono pittore”. Klee è zioni, cancellazioni, colori, in una parola attraverso un pittore, certo un pittore riflessivo, ma è appunto le diverse forme di ‘mediazione visuale’. Ogni carta un artista, dedito alla ricerca della bellezza assoluta. è quindi ‘falsa’ come può esserlo qualsiasi strumen- La figura dei cartografi storici, viceversa, sebbene to di mediazione (Harley, 1989; Paba, 1999). Le carte impegnata nel produrre splendide rappresentazioni sono infatti strumenti culturali, argomentativi, rap- dei luoghi, è assai diversa da quella dell’artista pu- presentano la verità del momento, una verità che ro. La formazione dei cartografi è ibrida. I cartografi cambia continuamente. La carta orienta, evidenzia, provenivano da un multiverso di professioni (artisti, suggerisce, nasconde, aggiunge, è uno strumento co- pittori, ingegneri, architetti, incisori, ecc.) e a parti- sciente del progetto che partecipa all’innovazione dei re dalle loro competenze erano impegnati nella re- modelli socio-culturali. La pianificazione e la proget- dazione di carte alle varie scale. Sebbene per lungo tazione territoriale non sono concepite al di fuori di tempo le cartografie abbiano comunicato messag- esse, ma attraverso, dentro e mediante le carte che 81
descrivono il territorio e, inevitabilmente, ne riducono l’organizzazione sociale, politica, economica delle ri-vista la complessità per non perdersi nel labirinto della vita comunità. Il linguaggio cartografico è intimamente vanificando l’efficacia della rappresentazione. portatore di progetto e di azione sociale. Si pensi al- È dunque fondamentale chiederci che ruolo gioca la la grande riforma di Clistene del 508 a.C., che spez- rappresentazione nel progetto di territorio contem- zava le vecchie logiche di potere tribale per procede- poraneo. È determinante inoltre capire cosa abbiamo re verso un’organizzazione democratica incentrata perso nel passaggio dalle modalità storiche a quelle su una vera e propria rivoluzione spaziale. La rifor- attuali del processo di rappresentazione e cosa possa ma è quindi un progetto territoriale che incardina il essere messo a frutto dell’esperienza storica per tor- nuovo potere democratico allo spazio urbano e ter- nare a rappresentare la complessità dei luoghi. ritoriale. Non è possibile in questa sede approfondi- L’articolo che segue ripercorre i punti salienti della re questi aspetti (Poli, 2019), ma mi preme sugge- storia della cartografia con l’obiettivo di far riflette- rire degli esempi storici che mostrano la percezione 02 re sul potere performativo della descrizione, e dun- multidimensionale dello spazio, che dalla moderni- 2020 seconda serie que della sua efficacia nel sostenere scelte implici- tà inizia un processo di assottigliamento arrivato a te di progetto (Dematteis, 2002), puntando l’atten- compimento nella contemporaneità. zione sul pericolo attuale del nesso strutturale fra Sebbene la visione spazializzata del mondo sia insita ‘verità territoriale’ socialmente percepita e forme di nella cultura occidentale in tutte le epoche, giova ri- rappresentazione sempre più neutre e tecnicamen- flettere sul fatto che per lungo tempo non sia esisti- te performanti della cartografia contemporanea. In- ta la concezione di ‘spazio astratto’, neutro e isotropo fine, come antidoto a questa dinamica, propone di cui oggi siamo abituati. Ciò che veniva raccontato nel- usare consapevolmente il potere performativo del- le carte in forma spazializzata era un territorio den- la carta, delineando il passaggio dalla redazione di so di storia, di memoria, di miti. Imbevuti come siamo una serie di prodotti descrittivi alla definizione di un di logica newtoniana, può apparire impensabile che ‘processo di rappresentazione patrimoniale del ter- il concetto di ‘spazio’ come lo ha disegnato Newton, ritorio’, costruito in un dialogo fra saperi esperti e sa- “infinito, assoluto, continuo e omogeneo”, fosse pra- peri contestuali in tutto il percorso di pianificazione ticamente inesistente nel Medioevo. Jérôme Baschet che, dalla descrizione del territorio, arriva alla pro- (2002) ricorda come al posto dello spazio, il Medioevo gettazione di scenari condivisi per continuare poi nel preferisse riferirsi al luogo, inteso come “contenito- monitoraggio delle azioni di pianificazione. re delle cose di cui è luogo”. Nel Medioevo l’estensio- ne spaziale, lo spazio contenitore, che sussiste al di Dal territorio alla cronofagia dello spazio là degli oggetti in esso contenuti, non esiste. L’esten- Che la cartografia sia sempre stata uno strumento sione non è dunque un dato primario, indipendente, il di potere è ormai valutazione condivisa. Le mappe luogo non è mai dunque scollegato dagli oggetti che celano motivazioni politiche, economiche, religiose, vi sono immersi. 1 Quindi per il Medioevo è corretto ri- sociali che si proiettano sullo spazio geografico usa- ferire le rappresentazioni al luogo piuttosto che allo to come sfondo rappresentativo. La decostruzione spazio, al concetto di localizzazione piuttosto che di del suo linguaggio (Harley, 1989) è un passaggio ob- spazializzazione (Baschet, 2002). bligato per comprendere il valore multidimensiona- La modernizzazione contemporanea, come noto, ha le del documento cartografico. La razionalità spa- compresso lo spazio-territorio (Harvey, 1993) in una ziale, e quindi cartografica, rappresenta per l’Occi- sorta di “cronofagia” (Paolucci, 2003) che lo divora 82 dente una delle logiche che più hanno influenzato e lo incardina al tempo presente. Le carte geodeti-
che, che utilizzano la legittimazione della scienza e chi che trascurano le forme, le partizioni territoriali, Poli del dato quantitativo per essere definite ‘oggettive’, la struttura minuta del paesaggio: quante autostra- hanno progressivamente annullato il carattere spe- de hanno impresso segni violenti, incuranti della vi- cifico della carta trasformandola in un foglio bianco ta vissuta nei luoghi? uguale per ogni luogo. E fu proprio con la sparizio- Sebbene appaia affascinante l’ipotesi di Cosgro- ne delle “misure locali [che] sparirono naturalmente ve (2001) e di Sloterdijk (2014) circa il ruolo giocato anche i relativi luoghi” (Farinelli, 1992, p. 52), intesi dalle rappresentazioni storiche dell’intero globo nel- come entità sociali e politiche complesse. la definizione politica della globalizzazione, ritengo Appare rilevante riflettere sul fatto che la carta to- che nel passato, anche nella fase dell’ossessione del- pografica contemporanea continua ad essere per- la misura, vi fossero potenti anticorpi visivi sapien- formativa (non perde cioè il suo carattere fondati- temente usati dai cartografi che riportavano l’atten- vo), ma comunica una concezione dei luoghi ridot- zione costantemente all’osservazione lenta dei luo- ti a puro spazio. La rappresentazione non è infatti ghi, alla loro specificità e rilevanza nella quotidianità. una testimonianza passiva di eventi, ma è un docu- Le carte depurate, i big data satellitari, le immagini mento attivo, è pensiero visivo ‘in azione’: un attore di Google maps consentono invece con un clic di ve- quindi, e non uno spettatore passivo della trasfor- dere per decidere. Gli elementi della rete globale de- mazione (Latour, 1998; Söderström, 2000). finiscono le città come nodi di una rete mondiale, il La carta contemporanea è la testimone del passag- “global urban ecumene” (Söderström, 2011), trami- gio avvenuto verso una rappresentazione oggetti- te immagini che hanno una forte valenza politica e vante e neutra, in cui la mediazione conoscitiva e in- dunque performativa. terpretativa del cartografo storico è stata cancellata. L’urbanizzazione infinita 2, cifra rappresentati- La facilità con la quale è possibile entrare nello spazio va della contemporaneità, ci invita a cercare degli tridimensionale con foto o video satellitari induce al- antidoti a questi processi anche in nuove forme di la redazione di carte descrittive o progettuali senza rappresentazione. sopralluoghi, schemi o schizzi manuali dal vero, arri- vando alla produzione di ‘carte senza cartografo’, au- Ridurre la potenza della misura e dare spazio tomatiche, frutto di rilievi aerofotografici o satellita- all’arte ri, redatte in assenza di controllo visivo, di relazione Le carte topografiche, quali riproduzioni diminuite percettiva e sensibile con il luogo concreto. della realtà, si adattano in maniera esemplare alla La digitalizzazione ha ulteriormente smaterializza- progettazione di spazi funzionali, senza mostrare to la cartografia, consentendo di trattare il territo- alcuna ruvidezza o increspatura. Lo strumento in- rio per strati ‘dis-integrati’, ognuno dei quali ha un formatico è potente nel consegnare una massa ri- valore in sé: solo armatura urbana, infrastrutture, levante e assai utile di conoscenze. Questa elevata insediamenti, rilievi, idrografia, e così via. Il territo- capacità, se non guidata e controllata dall’interpre- rio può essere così smembrato, sezionato, perden- tazione poetica e artistica del progettista (dell’anti- do facilmente di vista i caratteri di unitarietà e d’in- co cartografo storico), dalla volontà di collegarlo ai sieme del luogo. La flessibilità della cartografia au- corrugamenti del territorio, alle sue tante sfumatu- tomatica consiste nella possibilità di interagire col re e asperità, alla progettualità locale, può ancora dato quantitativo, nel continuo aggiornamento, nel creare mostri. confrontare, sovrapporre, riutilizzare. Su tali carte, Alla potenza dello strumento è necessario contrap- all’apparenza neutre, è possibile agire con segni cie- porre allora la ricchezza del territorio, la sensibilità 83
del corpo che percepisce (che indaga, annusa, toc- le autorità cittadine possano connettersi e collabo- ri-vista ca, guarda con stupore) assieme ai tanti sguardi che rare in domini senza scopo di lucro (come il commer- abitano i luoghi. L’unico antidoto è a mio avviso una cio equo e solidale, la collaborazione culturale, ecc.) chiara consapevolezza nella necessità di riempire le e quindi contribuire al rimontaggio del mondo urba- ‘carte di base’ col “mondo di vita” (Poli, 2019), col la- no secondo ciò che desideriamo diventi” (Söders- birinto che proviene dal passato e dal presente, in tröm, 2011, p. 118)3. cui è anche possibile perdersi (Quaini, 1992). Oggi assistiamo a un fiorire di rappresentazioni Molte carte del passato (mappamondi, plantari, ca- apertamente schierate dalla parte del locale (Poli, brei, ecc.) mostravano una ricchezza espressiva og- 2018) che sovvertono il dettato moderno dell’uni- gi inimmaginabile: i luoghi venivano descritti con versalismo e della standardizzazione. Spesso però linguaggi locali che spesso trattenevano il proprio questi documenti cartografici non sono inseriti in un orientamento, collegato al punto di vista del redat- processo che organizza sistematicamente la cono- 02 tore che si muoveva sul territorio; il paesaggio era scenza per il progetto. 2020 seconda serie esaltato dalla capacità del cartografo di sottoline- are specificità locali per sopperire alla mancanza di Il processo di rappresentazione patrimoniale del informazioni e di certezza metrica. È utile allora ri- territorio baltare volontariamente (eticamente) la logica car- Nei processi di pianificazione alle diverse scale la co- tografica per dare spazio all’arte e all’interpretazio- munità locale è (almeno teoricamente) chiamata a ne del cartografo, forzando anche le dimensioni, in- co-produrre il progetto fin dall’inizio del processo in troducendo i fuori scala, sottolineando con ombre e una dialettica costante con gli esperti4. Che tipo di artifici tecnici (che l’informatica avanzata diffonde a rappresentazione è necessaria, allora, per questo piene mani) gli elementi patrimoniali. Appare dun- rinnovato ruolo del progetto di territorio? que fondamentale ridurre volontariamente la cen- Se identità, democrazia e partecipazione sono un tralità della misura per dare spazio alla retro-innova- processo e non un oggetto, anche la rappresenta- zione (Stuiver, 2006) cartografica che seleziona, en- zione patrimoniale del territorio non può che esse- fatizza e valorizza i luoghi con sapienza, come è pos- re un processo. È necessario riferirsi quindi a un ‘pro- sibile riscontrare nelle cartografie dei Piani paesaggi- cesso di rappresentazione patrimoniale’, un conti- stici della Puglia e della Toscana (Lucchesi, 2016; Po- nuo ‘andata-e-ritorno’ fra rappresentazione esperta li, 2016) che hanno sostenuto il valore euristico della e non esperta, fra parola e figura, fra disegno come rappresentazione qualitativa e identitaria. stimolo per lo sguardo e disegno utile. L’identità di un territorio, elemento fondamentale L’incontro fra la spinta partecipativa del piano e la ri- col quale dialogare, è il terreno intermedio fra real- scoperta dei valori patrimoniali ha imposto alla cas- tà e percezione che il cartografo storico ha interpre- setta degli attrezzi dell’urbanista e del progettista tato e può continuare ancor oggi a interpretare. “Di- territoriale un adeguamento importante della tecni- segnare è selezionare, selezionare è interpretare, ca di rappresentazione. Due elementi appaiono fon- interpretare è proporre” (Solà-Morales, 1979), in un damentali a questo fine: entrare dentro il meccani- percorso da farsi però collettivamente, mantenen- smo della performatività della carta e dare spazio do la complessità e la rugosità del territorio. Per con- alla rappresentazione dei valori patrimoniali del ter- trastare l’appiattimento del global urban ecumene ritorio con la riscoperta di tecniche artistiche, per poi sembra utile elaborare “nuove immagini del mondo procedere verso la costruzione di scenari progettua- 84 urbano. Immagini che mostrino come gli abitanti e li condivisi.
La performatività della carta progettuale che seleziona, sistematizza ed integra Poli È necessario ribaltare il problema del ‘potere subìto le conoscenze e gli orientamenti progettuali emer- a causa della carta’, interpretandolo come il ‘pote- si nella fase precedente (Magnaghi, 2007). Senza re performativo della rappresentazione cartografi- la sintesi dello scenario progettuale questi passag- ca’ nel processo di costruzione condivisa del conte- gi potrebbero arrestarsi e non arrivare mai all’ultima sto di vita5. fase, relegando la parte conoscitiva, come accaduto Una nuova forma di rappresentazione può (e deve) per anni, a puro orpello esornativo assieme al contri- quindi utilizzare la grande opportunità offerta dal- buto degli abitanti, percepito di fatto come un fasti- la capacità performativa insita nella carta per comu- dioso intralcio. Nel processo di rappresentazione pa- nicare e stabilizzare messaggi innovativi, ‘poetici’6 trimoniale del territorio si possono quindi individua- che oggi non riescono ancora ad emergere, schiac- re rappresentazioni per: ciati dalla normalizzazione ripetitiva dell’immagine • evidenziare (conoscenza esperta al lavoro) dominante del mondo ancora troppo vicina a quel- • stimolare (avvio del processo conoscitivo) la funzionalista. • far emergere (attivazione del processo conosciti- vo) La rappresentazione patrimoniale • convalidare (sintesi del processo conoscitivo) Il messaggio fondamentale che la descrizione car- • progettare (costruzione del progetto socialmen- tografica deve comunicare è la densità patrimo- te prodotto) niale dei luoghi, sulla quale costruire progetto. Nel • condividere (definizione dello scenario progettua- processo di rappresentazione patrimoniale, la sto- le) ria viene interrogata con l’obiettivo di far emerge- • agire (traduzione operativa del progetto social- re la razionalità insediativa che il susseguirsi dei sa- mente prodotto). peri contestuali ha sedimentato in un determinato Nella ‘rappresentazione per evidenziare’, la cono- contesto, partendo dalle informazioni storiche certe scenza esperta lavora in parallelo su due orizzonti per cogliere “l’ultima immagine di una pellicola che temporali: ci sforzeremo poi di srotolare all’indietro, rassegnati • ricostruzione della struttura patrimoniale di lunga a scoprirvi non poche lacune, ma risoluti a rispettar- durata con i suoi sedimenti materiali (strade, edifi- ne la mobilità” (Bloch, 1973, p. XXIX). ci, città, ecc.) e immateriali (economie, saperi con- Il patrimonio territoriale non è pensato come una se- testuali, culture, mitologie, simboli, ecc.) (fig. 1); quenza di oggetti (castello, strada, ponte, ecc.), ma • ricostruzione delle dinamiche contemporanee come un sistema complesso (Marson, 2016; Poli, per mettere in luce gli elementi di conoscenza di 2017) in cui convergono elementi visibili, come il pae- sfondo, i fattori di criticità nella gestione del patri- saggio agrario o la struttura insediativa, ma anche in- monio territoriale e le energie sociali che si occu- visibili, come la permeabilità ecologica o la biodiversi- pano del suo mantenimento. tà, e soprattutto le relazioni e le logiche che li legano. Nel corso del processo di rappresentazione patrimo- Nella ‘rappresentazione per stimolare’, la finalità è niale del territorio è necessario utilizzare più tecni- quella di alimentare il processo di conoscenza con- che di rappresentazione, calibrate sulle diverse scale diviso con strumenti e materiali diversi (interviste, d’intervento (Gabellini, 1999). Il passaggio fra la fase schizzi, passeggiate, incontri, ecc.) tramite fasi di conoscitiva e quella attuativa richiede poi un fonda- “ascolto attivo” (Sclavi, 2000) dove far affiorare te- mentale anello di congiunzione, dato dallo scenario mi e problematiche rilevanti (fig. 2). 85
ri-vista 02 2020 seconda serie Fig.1 – “Coltivare con l’Arno”: Carta del patrimonio territoriale. Questa e le seguenti immagini che illustrano il “processo di rappresentazione patrimoniale” del territorio sono state prodotte durante il progetto partecipativo “Coltivare con l’Arno. Parco agricolo perifluviale” coordinato dalla scrivente (Poli, 2018a). 86 Fig. 2 – Il processo di progettazione partecipata del Parco agricolo multifunzionale: a. schizzi di lavoro ai tavoli; b. la visione integrata.
Poli Fig. 3 – La mappa comune del cibo locale: a. momenti della realizzazione partecipata; b. graficizzazione con fili di lana e puntine da disegno; c. la carta esito del percorso di progettazione. 87
ri-vista 02 2020 Nella ‘rappresentazione per far emergere’ si utiliz- tere in campo col monitoraggio dei soggetti locali. seconda serie zano tecniche di attivazione della memoria e dei sa- La rappresentazione patrimoniale del territorio è peri, finalizzati alla condivisione della conoscenza in dunque un grande processo sociale, che diffonde modo da far emergere ricordi, problemi, sintetizzati consapevolezza e attiva il patrimonio territoriale in mappe di comunità (fig. 3). (Carandini, 2017; Volpe, 2015) per condividere e da- Nella ‘rappresentazione per convalidare’ si confron- re forma cartografica a scelte progettuali che hanno tano le diverse immagini e le diverse attribuzioni di come obiettivo la valorizzazione dei “mondi di vita” senso patrimoniali (valori e criticità) emerse dalla della popolazione. fase interattiva, per arrivare a un’immagine condivi- sa validata collettivamente (fig. 4). Conclusioni Nella ‘rappresentazione per progettare’ vengono La cartografia storica è un documento denso in cui definite varie ipotesi progettuali (anche conflittuali) converge un multiverso di conoscenze, di tecniche, orientate a risolvere le criticità emerse e mettere in di culture e di intenzionalità di progetto. Molte car- valore i patrimoni riconosciuti con nuovi approfon- te del passato hanno utilizzato consapevolmente e dimenti, sopralluoghi, confronti con esperti (fig. 5). a fini squisitamente politici la performatività insi- Nella ‘rappresentazione per condividere’ prende av- ta nel meccanismo cartografico che porta a sovrap- vio una fase orientata a definire lo scenario proget- porre gli oggetti rappresentati con la realtà esterna tuale condiviso, una ‘carta statutaria e costituente’ e a conferirle valore di ‘verità territoriale’. La raffina- del territorio, in cui il lavoro precedente viene sele- tezza e la bellezza della tecnica di rappresentazione zionato, integrato, sintetizzato e schematizzato e hanno sostenuto la trasmissione sociale del mes- nuovamente condiviso (fig. 6). saggio contenuto nella carta. Anche se depurate e Nella ‘rappresentazione per agire’ gli esperti facili- ammantate di oggettività tecnica, le carte descritti- tatori e i cartografi patrimoniali producono la tradu- ve contemporanee continuano sottotraccia a comu- zione esperta dello scenario progettuale, ‘median- nicare il loro messaggio che parla oggi di oggettività, do’ il linguaggio contestuale con quello tecnico per neutralità, isotropia, consegnando all’immaginario poter dare avvio alla fase operativa della pianifica- tecnico e sociale un territorio senza spessore storico zione e della programmazione, in cui vengono indi- né identitario su cui è possibile operare qualsiasi ti- 88 viduati strumenti, soggetti e finanziamenti da met- po di trasformazione.
Poli Fig. 4 – La sintesi condivisa di valori e problematiche del territorio di progetto. Fig. 5 – Un progetto agro-ambientale per il fiume Arno. 89
ri-vista 02 2020 Negli ultimi anni abbiamo assistito al proliferare di collegata alla fatica degli uffici amministrativi di la- seconda serie nuove forme di rappresentazione orientate alla de- vorare per progetti invece che per settori, rende an- scrizione dei caratteri locali, accompagnate dall’e- cora complicata una traduzione operativa in tempi voluzione legislativa (Convenzione Europea del Pa- brevi di quanto proposto. L’auspicio è che comunque esaggio, Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, l’aver decostruito e guardato da vicino il potere taci- leggi regionali di governo del territorio, ecc.) e da to della cartografia collabori a rendere la performa- un’importante richiesta proveniente dal basso di in- tività della rappresentazione contemporanea utile a clusione e di partecipazione nella cura del territo- rafforzare il potere della popolazione locale nel co- rio (Contratti di fiume, Ecomusei, Osservatori loca- struire progetti che sappiano valorizzare la bellezza li del Paesaggio, cura dei beni comuni, ecc.). Questo e la densità dei loro mondi di vita. cambiamento di contesto richiede un ripensamen- to delle forme di rappresentazione. Appare dunque fondamentale dare forma compiuta a un ‘processo di rappresentazione patrimoniale del territorio’, fi- nalizzato a reinscrivere la costruzione e la manipo- lazione delle carte da parte di urbanisti e pianifica- tori nel tempo millenario della raffigurazione carto- grafica, avendo guardato nel cannocchiale della rap- presentazione dai due lati: quello della comprensio- ne delle ‘logiche cartografiche’ e quello della ‘utili- tà’ delle informazioni in esse contenute in vista di un progetto corale di territorio. Questo processo di rappresentazione mette metaforicamente al lavo- ro l’eredità dei cartografi storici in ambienti proget- tuali interattivi e plurali con competenze ampliate e capacità moltiplicate. La fretta cronica con cui i pia- ni sono concepiti e realizzati, la difficoltà dei deciso- 90 ri politici di accettare contesti decisionali ampliati,
Poli Fig. 6 – Lo scenario strategico del Parco agricolo di Riva sinistra d’Arno. 91
ri-vista Note 1 Lo stesso spatium non è un concetto autonomo, ma si li- lazione risulta così confinato ad alcuni momenti specifici mita ad essere l’intervallo fra due oggetti. Il luogo nel Me- senza che vi sia un reale processo deliberativo che arrivi a dioevo è il contesto fisico dove si trova ciò di cui si parla e incidere sul progetto finale. 02 chi ne parla. Non c’è quindi separazione fra oggetto e sog- 5 Appare utile ricordare come la stratificazione di senso 2020 getto, fra dentro e fuori, fra ambiente esterno e interno, operata dalla descrizione letteraria e iconografica abbia seconda serie fra percezione e realtà. Isidoro di Siviglia (Etymologiae, 2, giocato un ruolo importante nel definire la prima Leg- 26) definisce il luogo come il contesto dove si è, Locus est ge di tutela del paesaggio dello Stato post-unitario, la L. ubi sit, mentre Aristotele definisce il “luogo di una cosa co- 411/1905 “Per la conservazione della Pineta di Ravenna”. me ciò che sta attorno a quella cosa” (Rovelli, 2017). La Legge infatti, fortemente voluta da Luigi Rava, mini- 2 Come noto più della metà della popolazione mondiale stro ravennate, fondava la necessità della tutela sulla vive nelle aree urbane e urbanizzate. La previsione di cre- storia del sito e sulle sue memorie, di cui rilegge i fasti da scita stimata al 2050 indica un aumento ulteriore di 3 mi- Odoacre e Teodorico, alla “divina foresta spessa e viva” di liardi di persone residenti (European Commission, 2018, p. Dante, alla novella di Nastagio degli Onesti del Boccaccio, 9). Le criticità connesse a questo modello di crescita sono a Dryden, a Byron, a Garibaldi, ma anche ai quattro pannel- conosciute e da più parti documentate. Nell’Atlas of the li del Botticelli che illustrano la novella boccaccesca. Oggi il Human Planet 2018, ad esempio, si osserva che “most of rischio è quello contrario, dato che una rappresentazione the urban centres expand over soils with a high agricultur- neutra incide attivamente sull’annullamento sociale del al suitability, posing important challenges and responsi- valore dei luoghi. bilities to careful use of soil resources. Urban centres in 6 Il termine viene usato nel suo senso originario di pŏēsis, Asia, Africa and Oceania have more than half of their ur- che è dal greco ποίησις, derivato di ποιέω con il senso di ban population living below the global average, threaten- fare, produrre. ing access to opportunities, decent housing and adequate standards of living. Urban centres concentrate more than 40% of the global population, in many of them people and assets are exposed to natural hazards. Especially in Asia and Africa, the increase in people exposure is due to natu- ral population increase” (ibidem, p. 7). 3 Traduzione dall’inglese di chi scrive. 4 Recependo la Convenzione Europea del Paesaggio, i va- ri livelli di pianificazione italiani richiedono l’interazione con la popolazione locale. Il Codice dei beni culturali e del paesaggio (42/2004), ad esempio, prevede che nel Piano Paesaggistico (contesto regionale) gli obiettivi di qualità paesaggistica vengano costruiti col contributo della po- polazione, così come molte leggi regionali di governo del territorio prevedono l’interazione con i soggetti locali nel livello metropolitano, provinciale e comunale. Il proble- ma è che nell’applicazione della normativa molte attività sono ridotte alla pura formalità. Il contributo della popo- 92
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