L'importanza della musica: dal punto di vista didattico e terapeutico - univaq

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Università degli Studi dell’Aquila
                     Dipartimento di Scienze Umane

   Corso di Laurea in Scienze della Formazione e del Servizio Sociale

                                 Tesi di Laurea
                              Michela Lemme

                   L’importanza della musica:
     dal punto di vista didattico e terapeutico
                         Relatore prof. Donella Giuliani

                                                                  Il candidato
Il relatore
                                                              Michela Lemme
Donella Giuliani
                                                           (Matricola: 252088)

                        Anno Accademico 2020/2021
Ai miei genitori e a mia sorella Vanessa,
      perché è solo grazie a loro che oggi posso
    festeggiare questo traguardo così importante.

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Indice

Introduzione....................................................................................................................................................... 3
CAPITOLO 1 – La storia della musica ............................................................................................................. 5
   1.1 L’uomo e le prime forme musicali .......................................................................................................... 5
   1.2 La musica nelle civiltà del passato .......................................................................................................... 6
   1.3 Dal Seicento all’Ottocento...................................................................................................................... 8
   1.4 Dal Novecento ad oggi ........................................................................................................................... 9
   1.5 Le diverse funzioni della musica .......................................................................................................... 12
CAPITOLO 2 – La Music Learning Theory di Edwin E. Gordon .................................................................. 17
   2.1 L’apprendimento della musica come l’apprendimento del linguaggio ................................................. 17
   2.2 Canti melodici e ritmici ......................................................................................................................... 18
   2.3 Il concetto di audiation .......................................................................................................................... 20
   2.4 La guida informale ................................................................................................................................ 21
   2.5 Setting e gioco guidato .......................................................................................................................... 23
CAPITOLO 3 – Una prospettiva globale della musica ................................................................................... 26
   3.1 La musica nella scuola........................................................................................................................... 26
       3.1.1 Scuola digitale: tutti i benefici delle nuove tecnologie nella didattica della musica ...................... 30
   3.2 Musica e DSA........................................................................................................................................ 32
   3.3 La Musicoterapia ................................................................................................................................... 36
       3.3.1 Gli effetti della musicoterapia sull’uomo ....................................................................................... 39
       3.3.2 Gli effetti della musicoterapia sui bambini ..................................................................................... 40
   3.4 La Biomusica ......................................................................................................................................... 42
   3.5 Musicastrocca di Massimiliano Maiucchi ............................................................................................. 44
Conclusione ..................................................................................................................................................... 47
Ringraziamenti ................................................................................................................................................ 50
Bibliografia ...................................................................................................................................................... 52
Sitografia ......................................................................................................................................................... 53

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Introduzione

L’obiettivo della tesi è quello di prendere in considerazione il valore e l’importanza della musica dal
punto di vista didattico, pedagogico, educativo e terapeutico, cercando di andare ad evidenziare le
innumerevoli qualità ed i pregi che vengono apportati allo sviluppo cognitivo, linguistico, fisico ed
emozionale dell’uomo. La musica correlata agli aspetti cognitivi, linguistici e fisici dell’essere
umano è una sfera immensa e ricca di contenuti che sarebbe quasi impossibile includere in un unico
libro. Per questo motivo l’elaborato verterà maggiormente sugli aspetti didattici e terapeutici
nell’ambito musicale.

Nel primo capitolo verrà affrontata l’origine della musica, osservando come l’uomo primitivo
sfruttava ed usava le prime forme musicali. Verrà fatto un excursus storico della musica, dalle
origini con gli strumenti fatti con pietre e sassi fino alla musica di oggi, che può essere mixata e
modificata con l’uso di apparecchiature elettroniche. Quindi, partendo dall'uso della musica nelle
prime civiltà del passato, in Mesopotamia e in Egitto, andremo verso il suo utilizzo nel periodo
classico e romantico, con i massimi esponenti della scena musicale di allora, per poi arrivare ai vari
generi musicali che nascono nel Novecento, quindi alla musica che si articola in molteplici forme e
soprattutto che possiede diverse funzioni. Partiremo dagli scopi che fin dai tempi antichi i filosofi
attribuivano alla musica, fino ad arrivare alle sue funzioni attuali di tipo sociale, ricreativo,
terapeutico, eccetera.

Nel secondo capitolo, invece, verrà affrontata l’importanza della musica per il bambino sotto il
profilo didattico. Verrà trattata la Music Learning Theory (MLT) di Edwin E. Gordon, una delle
teoria dell’apprendimento musicale più note ed importanti, che descrive, fondandosi su osservazioni
ed analisi, le modalità di apprendimento musicale dell’individuo, a partire dal periodo neonatale.
Si analizzeranno le competenze del bambino circa l’approccio alle forme musicali, da prima che il
bambino nasca fino ai laboratori di canto e di ascolto a scuola. Verrà ovviamente spiegato il
concetto di audiation di Gordon. Che rappresenta il contributo più importante e notevole offerto
dall'autore della Music Learning Theory alla didattica musicale, nonché gli assunti relativi al
presupposto fondamentale su cui si basa la MLT, e cioè l’accostamento del procedimento di
acquisizione della sintassi musicale a quello di acquisizione della lingua parlata da parte del
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bambino. Si esaminerà anche il ruolo dell’insegnante che aiuterà il bambino ad avvicinarsi alla
musica, all’interno di un ambiente idoneo, facendogli scoprire le sue capacità innate.

Nel terzo capitolo, infine, si esaminerà una prospettiva globale della musica. Verrà trattata
l’importanza di essa a scuola, con i numerosi benefici che porta, soprattutto con l’introduzione dei
mezzi tecnologici. Inoltre si analizzerà l’aiuto e l’importanza che la musica ha per gli alunni affetti
da DSA, ossia disturbi specifici dell’apprendimento. Un apprendimento musicale diverso, tramite
l’uso di strumenti elettronici e non, che porta però anche a una didattica musicale inclusiva.
Il presente elaborato, quindi, cercherà di affrontare il funzionamento peculiare dei soggetti con DSA
in relazione all’esperienza musicale in generale, per discutere poi dell’efficacia di alcuni strumenti
metodologici e pratici di didattica musicale utilizzabili all’interno di un percorso scolastico, anche
attraverso programmi di scrittura ed editing musicale. Per coloro che sono affetti da DSA, la
musica, è quindi importante sia dal punto di vista didattico, sia dal punto di vista terapeutico.
Si analizzerà inoltre l’importantissimo ruolo che la Musicoterapia sta assumendo negli ultimi anni.
Un vero e proprio approccio terapeutico attraverso la musica, in grado di aiutare grandi e piccini.
Verrà descritta la storia della Musicoterapia: il suo uso dall’antichità fino ad oggi; il suo scopo; e
soprattutto gli effetti che essa ha non solo sull’uomo adulto, ma anche sui bambini.
Infatti, soprattutto per quanto riguarda questi ultimi e le persone affette da malattie, la terapia
musicale è alquanto efficace, perché tramite il gioco, la musica e il movimento, si creano dinamiche
che migliorano la sfera relazionale attraverso un’interazione continua con il musicoterapista e i
componenti del gruppo stesso, favorendo così il benessere psico-fisico di ogni individuo.
Dalla Musicoterapia si sposterà l’attenzione sulla Biomusica, ossia una disciplina che agisce
sull’equilibrio psicofisico dell’individuo, per favorire il suo sviluppo personale e le sue possibilità
evolutive. Due approcci, la Musicoterapia e la Biomusica, fondamentali per lo status dell’essere
umano. Verrà presentata infine la “Musicastrocca”, neologismo coniato dall'artista Massimiliano
Maiucchi che, attraverso spettacoli elettrizzanti nei quali racconta in musica le sue filastrocche, fa
sognare e divertire i bambini di tutta Italia.

Quindi verrà dimostrata l’importanza della musica lungo tutto il percorso di vita dell’essere umano,
sia sotto il profilo didattico, sia sotto quello terapeutico.

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CAPITOLO 1 – La storia della musica

1.1 L’uomo e le prime forme musicali

L’origine della musica è un po’ l’origine dell’uomo. Prima che quest’ultimo arrivasse sul pianeta,
esistevano già numerosi suoni, erano le voci della natura. Il cantare degli uccellini, il soffio del
vento, lo scorrere dell’acqua. Quindi milioni e milioni di anni fa, la musica o meglio la musica della
natura esisteva già. Successivamente apparve l’uomo, che lentamente si adattò, sfruttando la sua
intelligenza per sopravvivere. Egli studiò le stagioni ed i territori, cercando di trarne il maggior
profitto possibile e modellò la sua voce imitando il grido degli animali per attirarli nei suoi tranelli.
A tal proposito, il musicologo italiano Fausto Torrefranca pensa che la musica sia nata dal
rivestimento melodico delle grida primordiali dell’essere umano, quando l’uomo iniziò a
razionalizzarle e a dar loro un “abito” musicale. Nessuno, però, può dire con certezza quali furono
le prime manifestazioni musicali, poiché la musica veniva tramandata oralmente nell’antichità, di
generazione in generazione ed è per questo motivo che non si conoscono bene le melodie musicali
di quel tempo, poiché mutavano. Si ritiene che la musica abbia origini antichissime e ciò lo
testimonia il ritrovamento di antichissimi strumenti musicali, che risalgono al Paleolitico.
Il primo strumento però sono state probabilmente le mani, per imitare il ritmo dei piedi che corrono,
o di un cuore che batte, oppure per rendere meno noioso un lavoro faticoso. Il passo successivo
venne compiuto con l’introduzione di pietre, bastoni, ossa di animali. Dalle grosse conchiglie
marine, dalle corna degli animali uccisi, dalle canne vuote nacquero i primi strumenti a fiato.
Quelli a corda furono invece gli stessi archi con i quali i cacciatori e i guerrieri scagliavano le loro
frecce. Servendosi di tronchi cavi di alberi l'uomo imparò a costruirsi i primi strumenti a
percussione. Più tardi egli perfezionò la canna del proprio flauto, rendendola capace di produrre
suoni diversi, aggiunse altre corde al proprio arco, creando così le prime arpe e quando imparò a
lavorare i metalli si fabbricò le prime trombe. Si passò così dalle grida umane a vere e proprie
melodie prodotte dai primi strumenti, le prime forme musicali in un certo senso. La musica continua
a trasformarsi nel tempo, assumendo molte funzioni differenti nelle diverse società.
In alcune culture non occidentali, in passato, non veniva concepita come “cosa in sé”, ma
riconosciuta in base alle sue funzioni nella vita quotidiana e alle sue manifestazioni concrete legate
ai riti, alle celebrazioni, alle ricorrenze, dove di volta in volta la voce cantata e gli strumenti

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esprimevano le differenti situazioni. Nelle culture occidentali, la musica veniva concepita come la
componente sonora di un insieme di attività. La storia della musica, dal punto di vista occidentale, è
caratterizzata da due approcci, uno razionale che la vede come scienza della combinazione di suoni
secondo regole che ne stabiliscono anche le modalità espressive, e uno soggettivo che si basa sulla
realtà sonora ed esplora le modalità espressive della musica e i suoi effetti sull’ascoltatore.
Ci sono diverse teorie su quale sia l’origine della musica: Charles Darwin, sosteneva che derivasse
dai canti per l’accoppiamento. Secondo Karl Bucher e Richard Wallaschek, invece, partiva dal
ritmo come base di sottofondo per le attività lavorative quotidiane. Jeremy Montagu, ricercatore
dell’università di Oxford, riteneva che la musica fosse apparsa prima della parola.
La sua definizione di musica è “un suono che trasmette emozioni”, come ad esempio il canto di una
madre per calmare il proprio bambino. Secondo Montagu, la ragione principale per cui è nata la
musica è quella di unire le persone. Infatti, egli ritiene che essa crei legami, come quello tra madre e
figlio, o tra gruppi diversi. Aiuta le persone a collaborare, le lega l’una all’altra, rendendole un
gruppo coeso. Se si cerca di definire quando l’essere umano abbia iniziato a produrre musica, la
risposta cambia in base al modo di concepirla.

1.2 La musica nelle civiltà del passato

Presso i popoli più antichi la musica veniva utilizzata prevalentemente nell'ambito di cerimonie
religiose. In Egitto, per esempio, i sacerdoti si tramandavano musiche sacre per accompagnare riti
magici o propiziatori. Gli Egizi cantavano e danzavano, usando anche arpe e flauti durante le
processioni destinate al culto pubblico. La musica era considerata un dono prezioso degli dei, fonte
magica di letizia e di serenità. In Mesopotamia avvenne lo stesso, pur essendosi sviluppato un
sistema di scrittura avanzato. La musica ebraica è particolarmente importante per l'influenza che
avrà anche in Europa. Gli Ebrei attribuivano al canto un'enorme importanza nel campo spirituale.
L'esperienza musicale ebraica, attraverso la produzione di salmi, crea di fatto le basi di quello che
diventerà il canto gregoriano. Alcuni documenti dell'antica musica cinese permettono di stabilire
che, fin dall'antichità più remota, questo popolo impiegò per la sua musica una caratteristica scala di
cinque suoni, corrispondenti agli attuali fa- sol- la- do- re, che determinano la cosiddetta scala
pentafonica; tali suoni corrispondevano rispettivamente all'imperatore, ai ministri, al popolo, ai
servizi pubblici e ai prodotti della terra e del lavoro. Inoltre, i Cinesi costruirono diversi tipi
di strumenti, caratteristico è “il king” formato da pietre sonore fissate a un telaio di legno, percosse
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mediante martelletti. Gli Indiani esercitarono la musica fin dai tempi più antichi. Ebbero una musica
religiosa e una profana destinata ad allietare i banchetti, per accompagnare le danze o le
rappresentazioni teatrali. Sull'esperienza delle altre civiltà, soprattutto quella egizia e quella indiana,
il popolo greco seppe creare le basi teoriche e pratiche da cui si sviluppò in seguito tutta la musica
dei paesi occidentali. In Grecia la musica era considerata uno dei mezzi più efficaci per l'educazione
morale e intellettuale dei cittadini e faceva parte perciò dell'insegnamento scolastico.
Anche nell'antica Roma la musica ebbe una importante funzione, soprattutto quale
accompagnamento nelle feste religiose. I Romani non ebbero uno stile musicale proprio, ma
seppero piuttosto adattare, fondere e sviluppare gli stili delle diverse civiltà con le quali venivano a
contatto. La musica fu però utilizzata dai Romani per rallegrare riunioni e intrattenimenti familiari,
oppure per allietare i sontuosi festini dei patrizi. In quel periodo, il cristianesimo primitivo,
ispirandosi ad elementi musicali di aree diverse dà vita a liturgie differenti, tra cui il canto
gregoriano. Quest’ultimo è un genere musicale vocale, monodico e liturgico. Venne elaborato in
Occidente a partire dall’ VIII secolo, ed è considerato una delle prime e più importanti forme di
canto religioso che deriva dall’unificazione liturgica portata a termine dalla Chiesa di Roma dopo il
pontificato di Gregorio I. Il canto gregoriano è cantato ancora oggi, e viene riconosciuto dalla
Chiesa cattolica come “canto proprio della liturgia romana”. Deve essere cantato a cappella, cioè
senza accompagnamento strumentale, poiché ogni armonizzazione, anche se discreta, ne altera la
struttura. In un certo senso il canto gregoriano è da considerare il canto per antonomasia della
Chiesa e della sua liturgia. Accanto alla musica religiosa, successivamente, si sviluppa una
produzione musicale profana. Quindi, se con il termine musica si definisce un sistema organizzato
di suoni, allora si risale all’Antica Grecia, se invece la si definisce come una semplice riproduzione
volontaria di suoni, si può dire che essa è nata nel Paleolitico. Gli scienziati, infatti, analizzando
crani e mascelle fossili delle prime scimmie, hanno scoperto che l’uomo di Neanderthal era in grado
di cantare. Nell’antichità, la musica veniva tramandata oralmente di generazione in generazione e
non esisteva un modo di scrivere i suoni che costituivano le melodie. Il problema della scrittura
musicale cominciò a presentarsi durante il Medioevo, quando le melodie che venivano tramandate
oralmente cominciarono a diventare sempre più lunghe e complesse. Poco alla volta quindi, sopra i
testi da cantare, vennero messi dei segni chiamati neumi. Questi simboli indicavano ai cantori
l’andamento della melodia, che poteva essere crescente o discendente. Lentamente si passò prima al
tetragramma con Guido D’Arezzo, teorico della musica, intorno all’anno mille e poi si giunse
gradualmente alla notazione musicale odierna, basata sul pentagramma, ovvero un insieme di
cinque righe che identifica la posizione di ciascuna nota musicale. Nel corso del XIV secolo in
Francia e in Italia si afferma l'Ars nova, in cui la nuova musica viene contrapposta a quella dell'Ars

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antiqua. In particolare l'Ars nova italiana, a differenza di quella francese, assume le caratteristiche
principali del dolce stil novo, emergendo per semplicità, genuinità e freschezza.

1.3 Dal Seicento all’Ottocento

Successivamente, con l'avvento dell'ideale barocco, si eleva la musica a disciplina eccelsa
ponendola al centro di numerosi studi e trasformazioni. Il violino, il flauto, l'organo e il
clavicembalo sono gli strumenti che dominano la scena musicale del Seicento e della prima metà
del Settecento italiano ed europeo, attirando l'attenzione dei maggiori musicisti dell'epoca.
A partire della seconda metà del Settecento si assiste, invece, a un rinnovamento totale dei valori
artistici barocchi che culmina in quello che verrà definito periodo classico. Massimi esponenti di
questa nuova corrente musicale, sono Haydn e Mozart che più di altri comprendono il bisogno di
equilibrio artistico, inteso come supremo ideale compositivo, e la necessità di riconquistare quelle
regole fisse spazzate via dagli sconvolgimenti barocchi. Wolfgang Amadeus Mozart è considerato il
rappresentante più geniale della seconda metà del Settecento e certo una delle maggiori personalità
della musica occidentale. Con l'avvento del Classicismo e del suo ordine logico, che di fatto aveva
escluso dall'opera seria ogni intrusione buffa, il comico deve trovare una propria forma di
espressione. Nasce così l'opera buffa, genere musicale destinato a irrompere violentemente nel
panorama musicale difine Settecento. L'impulso romantico, invece, che si era già timidamente
affacciato alla ribalta musicale italiana nel XVIII secolo, trova realizzazione completa nella
produzione sinfonica di Ludwig Van Beethoven. Erede del classicismo viennese di Haydn e Mozart,
egli è anche l'interprete appassionato di un'epoca di cambiamenti e di tensioni. Con Beethoven,
infatti, termina l'età classica, e si apre un nuovo periodo dell'arte musicale, che partecipa agli ideali
e allo spirito del Romanticismo. Verso la seconda metà dell'Ottocento, la corrente romantica si
assesta attorno a valori ben delineati che ritrovano piena applicazione nell'opera di Giuseppe Verdi e
di Richard Wagner. Il primo, muovendosi all'interno della tradizione, affida alla musica il compito
di evidenziare i sentimenti dei protagonisti delle sue opere, ispirate a soggetti diversi per epoca e
ambiente. Il secondo invece, nella duplice veste di compositore e librettista, procede a un completo
rinnovamento dell'opera ispirandosi a soggetti del Medioevo tedesco. Con l'ascesa della borghesia,
che caratterizza tutto il XIX secolo, la musica finisce per assumere una valenza più ricreativa che
culturale. Utilizzando melodie arricchite da un'orchestrazione ricca e importante, la musica italiana,
cui tutti si ispirano, è la prima a dare libera espressione alle proprie emozioni.
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Nell'Ottocento la musica diviene patrimonio di tutti coloro che per cultura e condizioni economiche
sono in grado di accoglierne il messaggio artistico. Il musicista, a sua volta, si libera della
sudditanza nei confronti dei generosi signori che li accoglievano nei salotti dei loro palazzi
aristocratici. Qui la musica aveva un ruolo secondario, quasi di sottofondo, infatti serviva per tener
compagnia ai nobili mentre parlavano, giocavano e mangiavano. Solo in casi eccezionali la musica
era la protagonista della serata, ossia durante le gare musicali fra musicisti famosi che suonavano
alcune delle proprie opere di fronte al padrone di casa e ai suoi ospiti. Il musicista, così, conquista
quella libertà che è uno dei segni distintivi dell'arte moderna. Se la musica sinfonica e da camera
rimangono patrimonio dei ceti elevati, la musica operistica attira a sé grandi masse popolari.
In Italia, paese privo di una vera e propria tradizione sinfonica, i compositori trovano nell'opera il
genere a loro più confacente per dar sfogo alla grande passione, nota caratteristica del
Romanticismo. La drammaticità della musica e l'immediatezza del testo, attraverso il racconto di
vicende sempre più esasperate, determinano la fortuna del melodramma italiano che troverà in
Gioacchino Rossini, Vincenzo Bellini, Gaetano Donizetti ma soprattutto Giuseppe Verdi i suoi
massimi esponenti. Il primo si ispirava ancora alle musiche settecentesche, mentre Bellini e
Donizetti avevano un’ispirazione più romantica. Fu Verdi, invece, ad intraprendere una via più
autonoma      che   lo     portò   a   raggiungere   le   più   alte   vette   del melodramma   italiano.
Il melodramma, quindi, diviene, specie in Italia, la forma di spettacolo più diffusa e più amata e
soprattutto a cavallo tra '800 e '900        continua a “dettare legge” con altri grandi nomi della
lirica:     Leoncavallo,      Mascagni,      Giordano      e     in     particolare   modo      Giacomo
Puccini, compositore italiano, considerato uno dei maggiori e più significativi operisti della storia
musicale. Nell'Ottocento si moltiplicano, inoltre, i luoghi di divertimento in cui la musica interviene
con le funzioni meno impegnative di divertire e di accompagnare la danza. La musica "leggera"
diviene un fenomeno pubblico e commerciale, che avrà ancor più rilevanza nel Novecento, anche
per la progressiva funzione che assumeranno nel secolo XX la radio e la televisione.
Le esperienze che si determineranno in questi anni, andranno a dare vita a significativi eventi
musicali.

1.4 Dal Novecento ad oggi

Il Novecento si apre con una generale crisi dei valori ottocenteschi. L'idea di nazione è degenerata
nel nazionalismo, la libera iniziativa economica nell'imperialismo; l'industria ha fatto passi da

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gigante, ma le masse operaie reclamano maggiore giustizia. Si genera così una tensione violenta tra
proletariato e borghesia capitalistica. Tornando alla musica, un genere che nasce in quegli anni è il
jazz. Le sue origini vanno ricercate nei villaggi nel cuore dell'Africa. Le tribù si ritrovavano intorno
al fuoco dopo la caccia, una battaglia o un qualsiasi altro evento, e davano libero sfogo alle loro
sensazioni con danze e canti al ritmo dei tamburi. Quando, nel Settecento e nell'Ottocento, dilagò il
commercio dei neri, le popolazioni africane vennero trasferite con viaggi disumani negli Stati
americani del Sud e i loro membri furono impiegati come schiavi. Coloro che sopravvissero al
trauma del viaggio e del distacco dalla loro terra si ritrovarono in luoghi sconosciuti, vennero
sfruttati, e furono privi di ogni mezzo di sostentamento. Fu in questa condizione di profonda
sofferenza umana che la nostalgia della perduta libertà si riversò nei canti e nei ritmi della terra
natale. Il jazz divenne popolare all'inizio del Novecento a New Orleans e si ispirò appunto ai canti
di lavoro, ai canti religiosi, ai canti accorati e nostalgici dell'Africa. Le prime band improvvisavano
a orecchio e si esibivano in parate stradali in occasione di matrimoni e funerali. La musica jazz andò
progressivamente affermandosi, infatti         risalgono al 1913 le prime incisioni di dischi.
Verso gli anni Venti il jazz si trasferì a Chicago e qui nacquero le grandi orchestre jazz. Nella
seconda metà del XIX secolo l'assestamento di valori e ideali nazionali negli Stati Uniti stimola la
produzione di una musica interamente americana. Nasce così un nuovo genere musicale che,
influenzato da tutte le forme nelle quali si era sviluppata la musica jazz, troverà la sua piena
espressione nel panorama musicale del Novecento. In questo secolo si assiste a una profonda
trasformazione della società, nella quale un ruolo sempre maggiore sono andati assumendo presunti
valori come quello del benessere e del consumo. Per quanto riguarda in particolare la musica, con
l'avvento del disco si crea una nuova situazione d'uso: quella che pone di fatto l'ascoltatore in una
dimensione di isolamento. L’epoca è caratterizzata anche dall'esplosione della musica leggera, del
pop, del rock, che sono divenuti il sottofondo costante dell’esistenza quotidiana. Importantissimo
per la storia della musica è l'avvento del cinema, della radio e della televisione, che determinano
nuovi usi del linguaggio sonoro promuovendo modi diversi di percepire e ascoltare la musica.
Comune è ormai l'uso di strumentazioni elettroniche. I musicisti, così, si propongono di utilizzare
suoni di varia natura, tratti dalla realtà ambientale e da oggetti vari, incidendoli su un supporto
magnetico e quindi elaborandoli attraverso tecniche varie (cambiamento di velocità, inversione del
senso di rotazione e così via). I rumori così ottenuti vengono poi montati, con risultati spesso di
particolare efficacia. La musica propriamente elettronica si serve di suoni prodotti da
apparecchiature quali sintetizzatori, registratori, macchine per la trasformazione del suono, filtri e
mixer. Programmi appropriati consentono inoltre di produrre musica elettronica anche servendosi
del computer. Si possono ottenere in questo modo impasti timbrici e atmosfere sonore straordinari,

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assolutamente non riproducibili con un'orchestra tradizionale. Al di là degli usi sperimentali, la
musica elettronica ha largo impiego attualmente nelle colonne sonore cinematografiche e televisive,
rivelandosi di grande efficacia. Il musicologo Jad Abumrad, spiega che cos’è e che valore ha per lui
la musica. Essa è un linguaggio, è comunicazione. A differenza di una lingua, come l’italiano o
l’inglese, ha la caratteristica di essere universale, e quindi a sua volta può essere ascoltata da tutti e
riesce a trasmettere molteplici emozioni e sensazioni. Quindi           per Abumrad la musica è un
linguaggio universale. Proprio per questo è importante, poiché riesce ad unire diversi popoli,
diverse culture, senza differenze, ed è soprattutto in grado di creare artisticamente, esprimere
sentimenti, idee, emozioni e rallegrare e confortare. Uno dei contributi più originali allo studio della
musica come linguaggio universale è stato quello dell’etnomusicologo irlandese John Blacking, che
ha esposto le sue idee nel libro “How musical is man?”. La musica è definita dall’autore come un
suono umanamente organizzato e la sua funzione profonda è quella di incrementare la qualità
dell’esperienza individuale e delle relazioni umane all’interno della comunità. Blacking fonda la sua
analisi sulla natura sociale delle funzioni, delle strutture e del valore della musica.
Essa unisce, crea identità, ogni genere musicale avvicina tra loro persone con le stesse
caratteristiche, con gli stessi gusti. La musica non ha limiti. Il musicologo ribadisce che essa è un
insieme di suoni organizzati nel tempo, ma è anche strumento. Riguardo alla funzione, però, Jad
Abumrad, ritiene che essa non ce l' abbia, perché semplicemente la musica trova in sé stessa la sua
ragion d’esistere. Ogni genere musicale è in grado di produrre diversi effetti sulla mente, può fare
piangere e poi sorridere, rilassare o innervosire, proprio come un amico, eppure la musica rimarrà
sempre qualcosa di immateriale, di astratto, ma che possiede un potere immenso che rende sereno
chi è in grado di coglierlo. La musica è l’arte dei suoni. È un insieme, una successione di suoni nel
tempo, in grado di trasmettere a chi li ascolta emozioni e sensazioni. La musica si compone di suoni
in sequenza, che definiscono la melodia, e suoni sovrapposti, che definiscono invece l’armonia.
La musica viene quindi intesa come un insieme di suoni. Il suono è prodotto dalla vibrazione
dell’aria che dalla sorgente sonora giunge all’orecchio. I suoni possono però essere di tre tipi:
vocali, strumentali e vocali e strumentali. I suoni musicali possiedono tre diverse qualità: altezza,
intensità e timbro. Estremamente importanti sono stati i cambiamenti della prima metà del
Novecento, che per l’appunto hanno portato ad una vera e propria rivoluzione tecnologica.
Essa è stata determinata soprattutto con l’introduzione dei mezzi per la riproduzione della musica,
che hanno portato ad un radicale cambiamento nella scena musicale, in Europa e nel mondo.

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1.5 Le diverse funzioni della musica

La musica si articola in molteplici forme e soprattutto possiede diverse funzioni. Perché essa, anche
quando non trasmette un messaggio specifico e traducibile in parole, è una forma di comunicazione,
che riflette il contesto sociale nel quale è generata e agita e interagisce con esso. Alla polisemia del
termine “musica” corrisponde un’analoga pluralità di funzioni che variano da una cultura all’altra e
mutano    all’interno   di   esse,   la   cui   evoluzione   è   segnata    dall’idea   di   progresso.
A tal proposito Francesco Giannattasio, professore di etnomusicologia, individua le funzioni della
musica, articolandole in tre categorie: funzioni di organizzazione e supporto delle attività sociali;
funzioni di coordinamento delle reazioni senso-motorie; funzioni espressive. Alla prima
appartengono le attività musicali relative ai riti religiosi e sociali, alle ricorrenze, dove la musica
funge da stimolo e organizzazione. Alla seconda appartengono le attività musicali che interagiscono
con i meccanismi del corpo, e quindi grande importanza ha la componente cinetica. Alla terza
categoria, appartiene la sfera dell’espressione individuale, la comunicazione di idee attraverso
forme simboliche di una determinata cultura. Ed è qui che emerge l’importanza e soprattutto
l’autonomia della musica, che rende possibile comunicare e trasmettere emozioni e messaggi.
Un’altra importantissima funzione attribuita alla musica è quella terapeutica, che ha portato alla
nascita della musicoterapia. Essa soprattutto negli ultimi decenni ha avuto un ruolo estremamente
importante e ha portato a risultati notevoli nella vita dell’uomo, favorendo il rilassamento del corpo
e della mente durante fasi di particolare stress psico-fisico, il quale caratterizza ormai troppo
frequentemente le vite dei giovani e degli adulti, costretti a vivere in una società dinamica, frenetica
e soprattutto in continua trasformazione. Un altro aspetto fondamentale è la funzione morale
dell’ascolto. Il mondo di oggi è invaso da suoni, infatti ascoltare musica è una delle azioni che
quotidianamente si fa in maniera automatica, in auto, durante una corsa, al supermercato, pochi però
sono in grado di sentire la musica davvero dentro di loro. Sicuramente, però, uno dei suoi compiti è
quello di attenuare lo stress delle persone, che vivono sempre di più in un mondo industrializzato,
dove la maggior parte dei rumori che si sentono non hanno una funzione comunicativa.
L’esperienza musicale, inoltre, svolge un ruolo determinante nella formazione e nell’affermazione
di identità individuali e collettive. Le forme e le modalità di questa funzione sono molteplici e
corrispondono ai diversi ruoli dell’individuo nella comunità. Che si tratti di appartenenza sociale,
politica, etnica, nazionale, religiosa, linguistica, generazionale e altre ancora, a ognuno di questi
ambiti corrisponde ovunque un patrimonio di musiche emblematiche che possiedono un valore

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simbolico profondo ed efficace. Basti pensare all’inno di una nazione, che viene visto un po’ come
il suo biglietto da visita, che ne rappresenta la storia, in un certo senso. O anche i canti religiosi, la
musica classica o le marce militari. Quindi le funzioni della musica sono molteplici, ed ognuna ha
un ruolo estremamente importante. Le tendenze musicali del mondo giovanile, negli ultimi decenni,
illustrano il peso che può avere l’adozione simbolica ed effettiva di una corrente musicale, nella
definizione dell’identità propria e anche del gruppo dei pari al quale si fa riferimento. La musica
rappresenta in un certo senso lo stile di vita di una persona, come il suo abbigliamento, il suo modo
di essere. Rispecchia gli stati d’animo, i problemi, ed è un po’ come se conoscesse la persona stessa,
quasi come fosse un essere umano. La musica unisce, lega le persone e rappresenta un mezzo di
espressione concreto e inconfondibile, fatto di impulsi, correnti e gusti dell’individuo e della
comunità. Quindi la musica, sin dalle origini dell'uomo, ha sempre esercitato una funzione molto
importante nella società. Già gli antichi, basti pensare ai grandi filosofi del passato come Aristotele,
Pitagora e Socrate, la studiavano nelle sue più minute particolarità. Pitagora dava risalto al valore
della musica evidenziandone l'aspetto puramente matematico, definendola come una serie armonica
di note, di frequenze, di accordi, tutti precisamente calcolati in modo da dar vita ad una melodia
complessiva ordinata ed emozionante. Non è un caso infrequente d'altronde che studenti di
matematica frequentino anche il conservatorio; infatti esistono numerosi progetti di ricerca che
riguardano musica e matematica insieme. Tra quest’ultime, difatti, esiste uno stretto rapporto, che fu
studiato sin dall'antichità: un esempio classico è dato dalla Scuola Pitagorica, a cui si deve la
scoperta (i pitagorici vi assegnavano significati mistici); secondo la quale i differenti toni di una
scala sono legati ai rapporti fra numeri interi: una corda dimezzata suona l'ottava superiore, ridotta
ai suoi 3/4 la quarta, ridotta ai suoi 2/3 la quinta, e così via. La musica ha accompagnato la storia
dell'uomo nel corso dei secoli e si è adattata alle diverse situazioni storico-sociali.
È evidente,quindi, quanto sia importante per l’uomo. Essa, come affermava Aristotele, ha infatti
diverse finalità nella formazione dell'individuo ed è quindi inscindibile dall’esperienza di vita
dell’essere umano. Tornando ai tempi odierni, è evidente il fortissimo ruolo educativo, sociale e
politico della musica, l’uomo può infatti comunicare e assimilare dei messaggi anche semplici ma
esemplari, che troppo spesso si trascurano nella quotidianità. Di seguito solo alcuni esempi. Il muro
di Berlino ha simboleggiato la divisione di una parte importante del mondo in due blocchi
contrapposti, rispettivamente Germania Est e Germania Ovest, dotati di sistemi politico-economici
diversi e opposte alleanze militari. Nel giugno del 1987, al Concert for Berlin, durante le esibizioni
di artisti internazionali del calibro di David Bowie, Eurythmics e Genesis a pochi metri dal Muro di
Berlino lato Ovest, centinaia di giovani della Germania Est, si radunarono sul lato orientale della
Porta di Brandeburgo per ascoltare il concerto organizzato per i 750 anni della fondazione della

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città. Il muro poteva bloccare il transito di persone e merci, ma di certo non poteva fermare la
propagazione della musica. E il raduno non autorizzato nelle serate del festival, portò all’intervento
delle guardie di frontiera, che non riuscivano a fermare la contestazione nata dalla semplice voglia
di seguire il concerto. Finché, il 9 novembre 1989 fu abbattuto il Muro di Berlino.
Un evento notevole che cambiò la storia, suscitando grandi speranze per milioni di persone e
ispirando i grandi maestri del cinema e della musica. La propaganda e la paura venivano sostituite
da un senso di libertà e unità. Quella barriera fisica che simboleggiava le divisioni politiche
dell’epoca veniva demolita, generando solidarietà tra la Germania orientale e quella occidentale.
Crollava anche un’idea di mondo chiuso e diviso, ma un mondo che non poteva far a meno della
musica. Si potrebbe riassumere il tutto nella frase: “Quando la musica abbatte i muri.” Il crollo del
Muro di Berlino ha fatto un rumore immenso. Più che rumore, musica. In conclusione, la musica ha
contribuito all’abbattimento del Muro di Berlino? È         difficile dare una risposta precisa, ma
sicuramente quei giovani picconatori della notte del 9 novembre 1989 erano affamati di libertà e
aspiravano ad un mondo aperto, anche musicalmente parlando. In fondo Berlino è stata e continua
ad essere una delle capitali europee più importanti e innovatrici della musica e non solo.
Sempre in riferimento alla musica come impegno civile e politico è bene ricordare il ruolo che i
cantautori italiani e stranieri hanno avuto ed hanno per tante generazioni (Fabrizio De Andrè,
Francesco Guccini, Roberto Vecchioni, Joan Baez, Bob Dylan, solo per citarne alcuni).
La funzione sociale della musica nella società contemporanea, però, non si esaurisce nei movimenti
politici e nei messaggi sociali sopra citati. Essa aiuta a costruire nuove amicizie, a consolidare
rapporti preesistenti, e sprona a socializzare con altre persone con gli stessi gusti musicali.
La musica collega, unisce, poiché mette in contatto il corpo con le emozioni. Con i movimenti che
seguono il ritmo aumenta la sensazione di vicinanza con gli altri. Basta anche solo guardare le altre
persone ballare per notare sensazioni di armonia ed essere portai a unirsi a loro, una sorta di
affiliazione. Molte persone, grazie alla musica, riescono a dialogare con gli altri, aprendosi a nuove
relazioni: è in questo senso che, soprattutto nella società contemporanea, dove i giovani ormai sono
troppo dipendenti da “social network” e da un mondo virtuale che distrugge ogni rapporto umano,
essa diviene fondamentale. Ecco che relazionarsi con la musica ballando o andando a concerti, è
associabile con un alto benessere soggettivo e collettivo. Ovviamente, la musica ha anche una
funzione prettamente ricreativa, che ha come scopo il divertimento e il sollievo dallo stress
quotidiano. In questo senso essa viene usata dai giovani anche per evadere dalla realtà, e non
sempre purtroppo in maniera positiva; esempio lampante è la triste realtà delle discoteche.
Infatti alcuni giovani, immersi nel frastuono della discoteca, nella voglia di superare i limiti fisici
della stanchezza, ricorrono al consumo di sostante stupefacenti. Ciò provoca un progressivo

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indebolimento cognitivo e percettivo dei ragazzi e non la relazione e la vicinanza vera che invece la
musica dovrebbe promuovere. È in questo senso che la musica viene sfruttata in maniera negativa
da una parte, fortunatamente ridotta, di giovani. Ma, ovviamente, invece, molti sono gli esempi
positivi di band musicali giovanili nate semplicemente per divertimento o per esprimere ideali ed
emozioni. È in quest'ultimo caso, che la musica diventa quindi esempio positivo, costruttivo, di una
gioventù pronta ad esprimere i propri ideali. La musica, inoltre, non ha un linguaggio che varia a
seconda delle nazioni, ma dispone di un linguaggio unico, universale, che distrugge ogni barriera
culturale e spaziale, e che è semplicemente basato su di una successione di note e di suoni.
La musica che unisce, sempre, anche nei momenti meno belli. Infatti, durante il periodo della
quarantena, lo scorso marzo, causa Covid, è stato notevole il ruolo rivestito dalla musica, ossia
quello di unire, di avvicinare le persone. A tal proposito, ad esempio, i cosiddetti “The Ferragnez”,
ossia Fedez e Chiara Ferragni, hanno deciso di alleggerire il peso della quarantena con una serie di
esibizioni live. Hanno ideato dei veri e propri “concerti dal balcone”, dalla propria casa e in diretta
sui social, portando l'interpretazione dei grandi classici della canzone italiana. Tra questi ultimi,
l’Inno d’Italia, o anche Canto degli Italiani, simbolo del Paese, ma soprattutto, simbolo di unione,
forza e rinascita. Quindi lo scopo principale è stato quello di riuscire a sentirsi vicini, seppur
lontani, e tenere compagnia con la musica a distanza a più di un milione di persone.
Hanno dimostrato come i social e la musica possano diventare strumenti di condivisione,
distrazione e aiuto. A tal proposito Spotify, piattaforma di streaming musicale, ha creato una serie di
striscioni personalizzati per ringraziarli, poiché hanno creato la “playlist della pandemia”.
Questo il messaggio da parte della piattaforma musicale: “Rompere il silenzio del lockdown e anche
l’internet. Grazie Ferragnez”. Una sorta di ringraziamento alla coppia, che ha contribuito a tenere
accesa la musica durante la pandemia, rompendo il surreale silenzio che regnava durante il
lockdown. Durante il difficile periodo attraversato da tutto il paese, ci sono stati alcuni brani che,
cantati a squarciagola dalla finestra o intonati dai terrazzi, da parte degli stessi abitanti, hanno
riportato un po’ di speranza nel cuore degli Italiani, rendendoli più uniti e meno soli.
In questo contesto, così duro e complicato, la musica è stata una sorta di veicolo di speranza in una
situazione di emergenza. Oltre ai personaggi noti, come Boccelli, Bono degli U2, gli One Republic,
Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, Mahmood e tanti altri, anche musicisti meno conosciuti e
autodidatti hanno fatto compagnia ai loro vicini e amici, facendo dirette sul web, suonando uno
strumento        o       facendo        karaoke        insieme       dal       proprio        balcone.
Aristotele, parlando di musica, affermava: "La musica, non va praticata per un unico tipo di
beneficio che da essa può derivare, ma per usi molteplici, poiché può servire per l'educazione, per
procurare la catarsi e in terzo luogo per la ricreazione, il sollievo e il riposo dallo sforzo".

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La musica, quindi, svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo globale dell’individuo, adulto e
bambino, e, in quanto forma d’arte, ha sempre rappresentato e rappresenta tuttora una preziosa
opportunità      di     espressione       in     ogni      epoca       e     in      ogni      cultura.
Quindi non solo per l’uomo adulto, ma anche per il bambino, la musica è estremamente importante,
poiché alimenta la propria immaginazione, la propria creatività e porta allo sviluppo della sua
capacità di introspezione, di comprensione di sé e degli altri. Guidare il bambino all’ascolto attivo e
la pratica musicale, infine, sono di stimolo per le sue funzioni cognitive, quelle funzioni cioè che
permettono i processi di conoscenza della realtà.

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CAPITOLO 2 – La Music Learning Theory di Edwin E. Gordon

2.1 L’apprendimento della musica come l’apprendimento del linguaggio

Interrogarsi sulle modalità di apprendimento musicale oggi, vuol dire partire dal riconoscimento di
un fatto che troppo spesso si dà per scontato: l’appartenenza, all’uomo, di una naturale e innata
predisposizione all’emissione e alla ricezione di suoni organizzati. Tutto ciò pone l'attenzione
sull’importanza dell’apprendimento musicale all’interno del processo evolutivo del bambino e
sull’importanza    di    uno     specifico    programma      di    insegnamento      della    musica.
Alla base di tutto si è finalmente posta l’idea del bambino come persona a partire dalla più tenera
età; non intendendolo più come una tabula rasa, bensì riconoscendo in lui competenze innate e
capacità auto regolative. L’adulto, così, avendo un’idea del bambino come persona (unica) già dalla
nascita, avrà un reale atteggiamento di rispetto nei suoi confronti, considerando soprattutto i suoi
personali tempi di apprendimento. Strettamente legato alle convinzioni di psicologi e pedagogisti
della musica, il principio cui si fa riferimento è quello del “prima la pratica, poi la teoria”. Ma in
realtà, gli studi sull’apprendimento musicale del bambino vanno oltre questo principio,
sottolineando soprattutto quanto sia importante per un bambino lo sviluppo delle capacità del
pensiero musicale, della propria musicalità, prima di avvicinarsi allo strumento musicale.
Questa è una delle principali certezze che si trova alla base della Music Learning Theory (MLT) di
Edwin E. Gordon, musicista e didatta americano, che con la sua teoria descrive le modalità di
apprendimento musicale dell’individuo, a partire dall’età neonatale. Non un metodo, dunque, ma
una teoria di apprendimento, seguita da una prassi specifica. L’autore grazie ad essa ha apportato
uno dei contributi più importanti alla pedagogia e alla didattica musicale negli ultimi anni.
La musica torna così ad avere una sua intrinseca ragion d’essere, diventando parte integrante del
patrimonio comunicativo ed espressivo dell’uomo. Gordon sostiene che i meccanismi alla base del
processo di apprendimento musicale del bimbo sono molto simili ai meccanismi che guidano il
processo di apprendimento linguistico. Il bambino fin dalla nascita ascolta gli adulti parlare intorno
a sé, sente parole, frasi, ovviamente non comprendendone il significato, inizialmente. Questo
ascolto darà successivamente atto ai primi tentativi di interazione con il mondo esterno, attraverso
l’emissione di vocalizzazioni, la cosiddetta “lallazione”, dapprima spontanea poi sempre più
intenzionalmente legata al contesto linguistico di riferimento. Il bambino costruirà così nel tempo

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un proprio vocabolario. Gordon ritiene che allo stesso modo il bambino vada immerso in un mondo
musicale ricco di suoni, voci cantate, melodie con costanza e continuità, così sarà più propenso ad
avvicinarsi alla musica con naturalezza, ritenendola parte integrante della propria vita. Dunque
durante il processo di acquisizione musicale, il bambino passerà da un vocabolario di ascolto della
musica, nel periodo dell’acculturazione, ad un vocabolario cantato per giungere, in età scolare, a
completare il percorso attraverso le capacità di scrittura e lettura musicale. Maria Montessori,
pilastro della pedagogia italiana e mondiale del Novecento, diceva: “I bambini sono un uditorio
speciale. […] Non essendo grandi artisti e grandi esecutori, è però con tutta l’anima di cui disponiamo, che
dobbiamo farci porgitori della musica ai bambini. Noi siamo i trasmettitori di uno stimolo sublime, e
dobbiamo esser compresi di tale missione”. 1 Quindi il ruolo che rivestono genitori ed educatori è
estremamente importante nel processo di conoscenza ed apprendimento musicale del bambino.

2.2 Canti melodici e ritmici

Numerose ricerche hanno dimostrato che il piccolo è in grado di ascoltare già prima dalla nascita.
Gordon infatti parla di attitudine musicale e rendimento musicale. Con il primo concetto intende la
capacità interiore che il bambino ha di apprendere la musica. Con il secondo concetto, invece,
indica ciò che effettivamente egli acquisisce. Gordon stesso, attraverso i suoi studi, ha dimostrato
che ogni individuo nasce con un certo grado di attitudine musicale. A tal proposito, il didatta
americano, attraverso le parole di Andrea Apostoli, presidente dell’AIGAM , Associazione Italiana
Gordon per l’Apprendimento Musicale, afferma che: “Ogni bambino […] dovrebbe avere la possibilità
di sviluppare al meglio la propria attitudine musicale, nel rispetto dei propri tempi e modalità. A prescindere
dal fatto che possa in futuro diventare un musicista professionista, sarà comunque un individuo in grado di
scegliere, ascoltare e produrre musica con partecipazione e piacere”. 2 Secondo Gordon, l’attitudine
musicale è innata, ma non ereditaria. Inoltre, ritiene che occorre sfruttare al massimo il livello più
alto di attitudine musicale, che inizia dalla nascita fino ai 18 mesi, poiché esso decrescerà pian
piano se il bambino non riceverà stimoli , rendendo così l’apprendimento musicale più complicato.
Quindi bisogna già dalla nascita sfruttare questo importante momento, facendo ascoltare al bambino
diversi suoni. E ciò vuol dire approfittare del momento in cui la sua capacità di assorbimento è al
massimo livello. In questo contesto, quindi, un ruolo estremamente importante lo riveste l’ambiente

1
        Maria Montessori, L’autoeducazione, Milano, Garzanti, 2000, p.605.
2
        A APOSTOLI, E.E. GORDON, Ascolta con lui, canta per lui, Curci, Milano 2005, p.14.
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nel quale il bambino vive, che influenza molto lo sviluppo della sua attitudine musicale.
Dopo i nove anni di età, però, non è più possibile intervenire, tuttavia si può aiutare il bambino a
migliorare il suo rendimento musicale. Lo psicologo Gardner parlava di intelligenze multiple, ossia
riteneva che esistessero diversi tipi di intelligenza, come Gordon pensava esistessero attitudini
musicali multiple, tanto da ritenere che per l’adulto fosse possibile individuare fino a circa venti tipi
di attitudine   musicale; mentre, per quanto riguarda il bambino, si parlava di due tipi, ossia
l’attitudine tonale e l’attitudine ritmica. È stato osservato che forti rumori esterni possono essere
stressanti non solo per la madre ma anche per il feto , e che invece la voce cantata può creare
condizioni favorevoli al futuro sviluppo. Basti pensare al canto della mamma che si rivolge al
piccolo con melodie, ninne-nanne, già prima della sua nascita. Una voce di affetto, di amore, ma
soprattutto una voce rassicurante, che il bimbo riconoscerà sempre in mezzo alle altre e che darà lui
il calore e la rassicurazione, proprie del rapporto madre figlio. A tal proposito, Andrea Apostoli dà
molta importanza al canto dell’adulto, che non solo stimola il bambino ad emettere vocalizzazioni,
ma indica anche una relazione immediata e spontanea da parte del genitore nei confronti del
bambino. Ciò che emerge quindi è una condizione finale dove il piccolo svilupperà un canto
accurato e avrà la capacità di comunicare in musica. Bisogna però prestare estremamente attenzione
alla qualità della voce dell’adulto, che dovrà essere intonata, rilassata e soprattutto molto espressiva.
Ma che cosa cantare al bambino? Gordon ritiene che il canto diretto di brevi brani melodici e ritmici
sia il più idoneo per favorire il processo di acculturazione musicale del piccolo. Il didatta americano
consiglia di cantare brani senza parole, in modo tale che il bambino non venga distratto dalle parole
stesse e si concentri solo sui suoni, sulla musica. A tale riguardo Andrea Apostoli dichiara:
“L’ascolto di musica prodotta dalla voce umana, senza parole, favorisce nel bambino l’assorbimento della
sintassi musicale”. 3 Gordon inoltre suggerisce per l’esecuzione cantata di brani nelle lezioni di
musica, l’utilizzo di sillabe neutre (come ‘pam’), che il bambino conosce e sono di facile emissione
per lui. L’autore americano ritiene, però, che occorra tenere in considerazione tre caratteristiche
fondamentali per l’apprendimento musicale del piccolo, ossia brevità, varietà e complessità.
Innanzitutto la brevità è da correlare ai tempi di attenzione del bambino, che nei primi tempi avrà
una capacità di attenzione molto bassa. Quindi non si potranno cantare canzoni lunghe, proprio per
non saturare la sua concentrazione. La varietà e la complessità di diversi brani portano a facilitare
l’apprendimento musicale del bambino, rendendolo dinamico e propulsivo. Proporre una
molteplicità di musiche diverse, significa arricchire la sua esperienza. Inoltre i bambini apprendono
molto per discriminazione, e dunque imparano di più dal confronto tra differenze che da quello tra
analogie. D'altra parte, la complessità non complica la vita e non comporta alcuna frustrazione nel

3
        A APOSTOLI, E.E. GORDON, Ascolta con lui, canta per lui, cit., p.35.
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