L'evoluzione delle politiche e gli strumenti per la sostenibilità nei processi produttivi - ARDAF
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Seminario: L’Impronta Ambientale di Prodotto (PEF): uno strumento per accrescere l’innovazione e il valore dei prodotti agroalimentari L’evoluzione delle politiche e gli strumenti per la sostenibilità nei processi produttivi Gabriele Belvederesi Università di Padova, Master in Gestione Ambientale Strategica Nicola Colonna ENEA Divisione Biotecnologie ed Agroindustria Progetto PEFMED _ Seminario ROMA, 19 Settembre 2018
Indice - Quale è il problema? - Il Quadro di riferimento Europeo Dall`LCT alla Politica Integrata di Prodotto • L`Ecolabel • Le autodichiarazioni ambientali • L`Environmental Product Declaration Esempi nel settore agroalimentare La PEF il Made Green in Italy
What’s the problem? La crescita economica è stata sempre direttamente proporzionale all’utilizzo delle risorse naturali... ma un nuovo paradigma sta emergendo: l’ «eco-economic decoupling» Nuovo paradigma, il GDP non deve necessariamente essere dipendente dalla quantità di risorse utilizzate ma è possibile disaccoppiare i due fattori, così favorendo: • Minore utilizzo di risorse per unità di output economico • Riduzione degli impatti ambientali derivanti dalle attività economiche
Il quadro di riferimento UE L’Unione Europea ha progressivamente introdotto le tematiche ambientali tra i propri compiti istituzionali, instaurando una politica ambientale comunitaria che si sviluppa attraverso i cd. Programmi d’Azione. I Programmi d’Azione (Action Plans) furono introdotti nel 1973 (1° Programma d’Azione), per arrivare al 7° Programma d’Azione che copre il periodo attuale (2013-2020). Evoluzione nell’approccio «verticale»: Command and Control: top-down 1. Leggi restrittive - 2. Adeguamento passivo – 3. Risultati insoddisfacenti Voluntary Agreement: bottom-up 1. Adesione volontaria – 2. Proattività – 3. Ottenimento migliori risultati/prestazioni Aumento competitività ed immagine: Adattamento ai nuovi contesti economici
Il percorso dell’Unione Europea Evoluzione nell’approccio «orizzontale» Hot spots la legislazione si focalizza sulle maggiori fonti di inquinamento Ciclo di vita attenzione all’intero ciclo di vita del prodotto («from the cradle to the grave») La valutazione del ciclo di vita (LCA) presenta vari vantaggi: 1. Tutte le fase produttive vengono analizzate e valutate per il loro impatto ambientale (compresa la fase d’utilizzo e smaltimento) 2. Evitato il rischio di semplice trasferimento (allocazione) dell’impatto ambientale da una fase produttiva all’altra 3. Individuazione delle migliori aree di intervento e dei costi- benefici di ogni potenziale innovazione gestionale o tecnologica Necessità di introdurre una nuova dimensione relativa ai prodotti nell’ambito della politica comunitari: La UE adotta l’approccio Life Cycle Thinking (LCT)
Dall’LCT alla Politica Integrata di Prodotto Il Life Cycle Assessment (LCA) è la metodologia che ricade all’interno dell’approccio Life Cycle Thinking (LCT) e che ne tramuta i principi teorici in una metodologia concreta. L`LCT è quindi l’approccio «olistico» alla realizzazione e progettazione di prodotti, servizi, tecnologie e sistemi che permette di analizzare, oltre che gli impatti ambientali, anche gli impatti economici e sociali. Si parla quindi di LCA, Life Cycle Costing (LCC) e Social-LCA (S-LCA), come principali metodologie per l’applicazione dell’approccio LCT. A seguito di questa rivoluzione concettuale, l’UE rivede la propria politica in campo ambientale e introduce la cd. Politica integrata di prodotto (IPP) L’IPP consta di un insieme di strumenti, volontari ed obbligatori, atti a raggiungere una minimizzazione degli impatti ambientali
Dall’LCT alla Politica Integrata di Prodotto Il modello di sviluppo economico perciò varia da LINEARE a CIRCOLARE ..da cui la politica integrata di prodotto
La Politica Integrata di Prodotto Tra i vari strumenti introdotti dalla IPP, di particolare interesse sono le etichette ambientali. Le etichette ambientali possono essere classificate in 3 categorie: Tipo I impongono il rispetto di limiti prestazionali Tipo II prevedono un’autodichiarazione del produttore Tipo III prevedono una quantificazione degli impatti derivanti al ciclo di vita del prodotto
Tipo I - L’Ecolabel L’Ecolabel (ISO 14024) si distingue come strumento integrativo del mercato, esso infatti: 1. Business to consumer (B2C) L’ecolabel si pone come strumento di informazione al consumatore 2. Natura selettiva offre alle aziende la possibilità di attestare, previa verifica indipendente, le elevate prestazioni ambientali di un proprio prodotto 3. Metodologia L’Ecolabel non richiede uno studio LCA, in quanto non si pone l’obiettivo di comparare le prestazioni dei prodotti, quanto piuttosto di attestarne l’eccellenza I requisiti per il riconoscimento dell’etichettatura Ecolabel variano per categoria di prodotto. L’UE ha infatti introdotto regolamenti per prodotti per la casa, elettrodomestici e apparecchiature elettroniche, prodotti agricoli ecc..
.. un esempio: Der Blaue Engel Der Blaue Engel (L`Angelo Azzurro) è una delle più note etichette di tipo I, sviluppatasi in Germania. La Federal Environmental Agency (UBA) prepara le categorie di prodotto per le quali la Jury Umweltzeichen (JU), successivamente ed in modo indipendente, sviluppa i criteri di conformità per categoria per Der Blaue Engel, secondo la norma ISO 14024. Il processo passa inoltre per discussioni con stakeholder, esperti e laboratori/istituti. Si tratta quindi di un percorso collaborativo con le parti interessate. Ad esempio, Der Blaue Engel sviluppa criteri per telefoni cellulari. Tra i criteri sviluppati per questa tipologia di prodotto possiamo ricordare.. Sul fronte salute umana: • Livelli SAR (Specific Absorption Rate)
Tipo II - Autodichiarazioni ambientali Le autodichiarazioni ambientali (ISO 14021) si caratterizzano per l`utilizzo di una versione semplificata della metodologia LCA, in grado comunque di individuare le fasi produttive critiche, quelle cioè nelle quali è più necessario e remunerativo investire risorse in innovazioni gestionali e tecnologiche. Le autodichiarazioni si pongono inoltre l`obiettivo di valorizzare il prodotto individuando lo specifico aspetto ambientale in grado di aumentarne la competitività rispetto ad altri prodotti della stessa categoria merceologica. Tra i principali esempi di autocertificazione ambientale possiamo ricordare: • Compostabile • Degradabile • Riciclabile
Tipo III - L’EPD L’Environmental Product Declaration (EPD – ISO 14025) nasce nel 1997 in Svezia come programma ambientale di tipo III, confluito successivamente nel Sistema Internazionale EPD nel 2008. A differenza dell’etichettatura di tipo I, l’EPD: 1. Business to Business (B2B) l’EPD permette la comparazione delle prestazioni ambientali di un proprio prodotto con uno di un’azienda concorrente 2. Natura comparativa In quanto strumento comparativo, l’EPD non presenta soglie minime prestazionali 3. Metodologia l’EPD valuta le prestazioni ambientali del prodotto lungo tutto il ciclo di vita, utilizzando quindi la metodologia LCA Alcuni esempi: EPDS (Canada) - JEMAI Type III program (Giappone) - EPD System (Svezia)
.. nel settore agroalimentare: il latte L`EPD fa uso delle Product Category Rules (PCR) previste per ciascuna categoria di prodotto. Le PCR contengono le regole necessarie a rendere confrontabili gli studi LCA effettuati, e conseguentemente gli EPD. Una volta ricevuto l`audit di convalida, l`EPD è pubblicabile, salvo poi richiedere una verifica di mantenimento al 3° anno. Il latte è un prodotto in cui l`EPD viene spesso applicata poiché, in quanto prodotto caseario, presenta prestazioni ambientali spesso molto varie e quindi come un prodotto adatto a comparazione. Dopo aver definito i confini del sistema dello studio LCA e averne definito le categorie di impatto secondo le PCR, il potenziale d`impatto ambientale viene stimato. Ad esempio: • Emissione di gas serra Global warming potential in una prospettiva di 100 anni, espressa in CO2-eq • Emissione di gas acidificanti Acidification potential espresso in SO2-eq • Emissione di gas che favoriscono la formazione di ozono a livello del suolo ozone-creating potential expressed in ethene-equivalents • Emissione di sostante che favoriscono l`esaurimento dell`ossigeno nelle acque expressed in PO 4 3-eq
Esempi nel settore agroalimentare: il latte ..un esempio:
Esempio EPD del pane
Esempio EPD del pane Fonte: EPD Barilla
la PEF A completamento di questo percorso, l`UE ha introdotto la propria metodologia basata sull`LCA, denominata Product Environmental Footprint (PEF) nel 2013 «Impronta ambientale di prodotto» la quale si pone l`obiettivo di «misurare e comunicare le prestazioni ambientali nel ciclo di vita dei prodotti e delle organizzazioni» (Raccomandazione 2013/179/UE della Commissione Europea del 9 aprile 2013) E’ basata sullla metodologia LCA e di regole specifiche di applicazione (common rules) le PEFCR
la PEF in fase di test Alcuni gruppi di prodotti delle PEF Category Rules (PEFCR): 1° serie di azioni pilota 2° serie di azioni pilota Batterie ed accumulatori Pelle Pennelli Isolamento termico Tubature di acqua calda e fredda Birre Detersivi liquidi Caffè Materiale elettronico Pesce Fogli di metallo Prodotti casari Scarpe non di pelle Alimenti Pannelli fotovoltaici Carne Blocco note Cibo per animali Fogli di carta Magliette Olio Interruttori Pasta Vendite Vino Rame Bottiglie di plastica
Made Green in Italy Il Ministero dell`Ambiente nel 2010 ha sviluppato lo schema italiano basato sulla PEF: Made Green in Italy (MGI). Made Green in Italy è uno schema ad adesione volontaria ideato al fine di promuovere la competitività ambientale del sistema produttivo italiano in ambito nazionale ed internazionale. L`obiettivo è: • Promuovere modelli sostenibili di produzione e consumo • Favorire una corretta comunicazione al consumatore ..ma soprattutto di: Stimolare il miglioramento continuo delle prestazioni ambientali Punta a diffondere e valorizzare l`unicità e la peculiarità dei prodotti italiani a livello internazionale
Made Green in Italy Lo schema Made Green in Italy (MGI) coinvolge vari stakeholder del panorama italiano tra cui PMI ed enti pubblici e può schematicamente essere rappresentato come segue:
Uno sguardo al futuro: l`Effort Sharing Dopo l`Accordo di Parigi, l`UE ha esteso il proprio impegno rinnovando la Effort Sharing Regulation (ESR) per il periodo 2021-2030. L`ESR, pone obiettivi di riduzione vincolanti per i settori non compresi nello scambio di quote di emissione (ETS) identificabili con trasporti, edilizia, agricoltura e gestione dei rifiuti. Gli obiettivi fissano una riduzione media del 30% per il 2030 (anno base: 2005).
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