L'Elettroencefalografia - Francesco Infarinato

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L'Elettroencefalografia - Francesco Infarinato
Università Sapienza di Roma
Corso di Elaborazione di Dati e Segnali Biomedici 1
     Facoltà di Ingegneria Civile e Industriale

   L’Elettroencefalografia
                 Ingegneria Clinica

                   A.A. 2017 - 2018

                         Francesco Infarinato, PhD
                           Laboratorio di Bioingegneria della Riabilitazione
                                     IRCCS San Raffaele Pisana
                                         www.sanraffaele.it

                                francesco.infarinato@uniroma1.it
                                        www.infarinato.it
L'Elettroencefalografia - Francesco Infarinato
I neuroni
Il neurone è l’unità fondamentale
del tessuto nervoso.
È coinvolto nella ricezione,
conduzione e trasmissione
dell’impulso nervoso. Questo è
possibile per le sue caratteristiche
di eccitabilità e conducibilità.
Il neurone è formato dal
corpo cellulare, che contiene
il nucleo e gli organuli, e da
prolungamenti.
Questi ultimi molto ramificati e
detti dendriti; l’assone è un
prolungamento lungo e sottile
dove all’estremità è provvisto di
bottoni sinaptici.
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Cosa c’è dentro un neurone
Nucleo - Contiene il materiale genetico
(cromosomi) che conserva le informazioni
necessarie allo sviluppo della cellula ed alla
sintesi proteica, indispensabile per il
mantenimento e la sopravvivenza della
cellula. E' ricoperto da membrana.
Nucleolo - Produce i ribosomi, necessari per
la traslazione delle informazioni genetiche
nelle proteine.
Corpi di Nissl - Gruppi di ribosomi utilizzati
per la sintesi proteica.
Reticolo endoplasmico (RE) - Sistema di
vescicole utilizzate per trasportare materiale
nel citoplasma. Può essere dotato di
ribosomi (RE rugoso) o meno (RE liscio).
Quando vi sono i ribosomi, il RE è importante
per la sintesi proteica.
Apparato di Golgi - Struttura costituita da
membrane, importante per
l'immagazzinamento di peptidi e proteine
(compresi i neurotrasmettitori) in vescicole.
Microfilamenti/Neurotubuli - Sistemi di
trasporto all'interno del neurone, utilizzati
anche come supporto strutturale.
Mitocondri - Producono energia per
alimentare le attività della cellula.
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La membrana cellulare nei neuroni
A rendere possibile il
passaggio di ‘informazioni’
fra un neurone e quelli a lui
prossimi, è la membrana
cellulare.
Questo confine fra interno
ed esterno di ogni neurone
è costituito da un doppio
strato di molecole lipidiche
(fosfolipidi) intervallate da
proteine di diverso genere.
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Distribuzione di ioni
               dentro e fuori i neuroni

Il fluido intracellulare contiene principalmente ioni di potassio carichi
positivamente, K+, che possono attraversare la membrana abbastanza
facilmente e Anioni Organici (A-).
Nel fluido extracellulare invece si trovano soprattutto cationi di Sodio
(Na+) e anioni di Cloro (Cl-) che hanno maggiore difficoltà ad
attraversare la membrana.
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La forza di diffusione
La forza di diffusione, di tipo
chimica riguarda quegli stati
in cui esiste una libertà
di movimento delle
particelle.
Nel corso della diffusione le
particelle di soluto si
muovono dalla zona dove
sono più concentrate verso la
zona dove lo sono meno: lo        Rappresentazione schematica del processo di
                                  diffusione. Le particelle presenti in una
spostamento avviene               soluzione si diffondono dalla zona dove sono
secondo gradiente.                più concentrate verso la zona dove la
                                  concentrazione è minore, fino a ottenere una
                                  concentrazione uniforme e raggiungere così lo
                                  stato di equilibrio dinamico.
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La pressione elettrostatica
La pressione elettrostatica,
di tipo elettrico, è la forza di
attrazione tra particelle
atomiche dotate di segno
opposto, oppure la forza di
repulsione tra particelle
atomiche dotate di segno
uguale.
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Il potenziale di membrana
Il potenziale di membrana è
determinato dalla differente
concentrazione di ioni K+
(maggiori all’interno della cellula)
e di ioni Na (maggiori all’esterno
della cellula).
Questa differente concentrazione
determina una carica positiva
all’esterno della membrana e
negativa all’interno, con una
differenza pari a -70 mV.
                                       in   out
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Potenziale di membrana a riposo
Negatività      della membrana
a riposo: in una cellula nervosa o        Fig. 1.3 di Eusebi-Gatti, Fisiologia, Masson, 1998
muscolare a riposo il potenziale è
negativo all’interno della membrana
rispetto all’esterno (circa -70 mV)
 Sbilanciamento di cariche
elettriche dai due lati della
membrana: tale negatività dipende
dalle proteine negative (anioni) del
citosol, troppo grandi per attraversare
la membrana, e dall’azione di pompe
ioniche che portano più Na+ e Ca++
fuori che K+ dentro la cellula
 Permeabilità agli ioni
(conduttanza) della
membrana: a riposo, la
conduttanza al K+ e’ molto più alta di
quella al Na+, per questo non entra
Na+ a dispetto delle forze elettriche e
chimiche verso l’interno della cellula
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Potenziale di azione
                                          Fig. 1.5 di Eusebi-Gatti, Fisiologia, Masson, 1998
Entrata del Na+ e
depolarizzazione: quando la
polarità negativa del potenziale di
membrana a riposo si riduce
(depolarizzazione) oltre circa -40 mV,
si aprono bruscamente i canali
potenziale-dipendenti del Na+
(aumento della conduttanza).                                    Neurone o muscolo
L’entrata brusca di Na+ riduce                                     scheletrico
ulteriormente la negatività, fino a
valori positivi del potenziale di
membrana (ripolarizzazione)
Uscita del K+ ed
iperpolarizzazione: la brusca
apertura dei canali potenziale-
dipendenti del K+ determina la rapida
uscita del K+ (toglie positività
all’interno della cellula) e valori di
elevata negatività di membrana
(iperpolarizzazione). L’apertura di
canali potenziale-dipendenti del Ca++
(entra Ca++) ripristina il potenziale a
riposo
Conduzione del potenziale d’azione
                                          Fig. 1-14 di Costanzo, Fisiologia, EdiSES, 1998
Propagazione   del
potenziale d’azione. A: nel
segmento iniziale dell’assone del
neurone il potenziale d’azione è
associato all’entrata di Na+ e alla
conseguente depolarizzazione (fino a
polarità positiva). Nei segmenti vicini
si osserva il potenziale negativo a
riposo. B: Forze elettrochimiche
spingono le cariche positive interne
verso il segmento vicino inattivo. C:
L’arrivo delle cariche positive
depolarizza il sito vicino oltre la
soglia, causa l’apertura dei canali
potenziale-dipendenti del Na+             Fig. 1.6 di Eusebi-Gatti, Fisiologia, Masson, 1998

rigenerando il potenziale d’azione
Tipi di propagazione: la
propagazione del potenziale d’azione
e’ punto per punto (A) nell’assone
privo di mielina e (B) per salti in
corrispondenza dei nodi de-
mielinizzati nell’assone mielinizzato
Sinapsi elettrica
Nella sinapsi elettrica, due
cellule stimolabili sono tra
loro connesse mediante una
giunzione comunicante.
Le giunzioni comunicanti
consentono la
comunicazione tra cellule
per passaggio diretto di
correnti da una cellula
all’altra, quindi non si
verificano ritardi sinaptici.
Le sinapsi elettriche
consentono la conduzione
in entrambe le direzioni.
Sinapsi chimica
Sinapsi chimica: separa la                 Fig. 7.2 di Germann-Stanfield, Fisiologia umana, EdiSES, 2003
membrana pre- e post-sinaptica. Il
messaggero          neuro-trasmettitore
(aminoacido, peptide) attraversa la
sinapsi.   Si    può    modulare     la
trasmissione al momento di sintesi,
invio, ricezione e degradazione del
neuro-trasmettitore
 Le fasi della trasmissione
sinaptica: arrivo del potenziale
d’azione     (bottone     pre-sinaptico),
apertura di canali potenziale-dipendenti
del Ca++, entrata di Ca++, migrazione
di vescicole di neurotrasmettitore verso
la membrana pre-sinaptica, esocitosi
del neuro-trasmettitore nella sinapsi,
ricezione     del     neurotrasmettitore
“ligando” (membrana post-sinaptica),
apertura/chiusura di canalali ligando-
dipendenti con effetti sul flusso ionico
transmembranario e sul potenziale
post-sinaptico,     degradazione       e
ricaptazione del neurotrasmettitore
Sinapsi inibitorie ed eccitatorie
Sinapsi  eccitatorie veloci e             Fig. 7.4 di Germann-Stanfield, Fisiologia    Fig. 7.5 di Germann-Stanfield,
                                                     umana, EdiSES, 2003               Fisiologia umana, EdiSES, 2003
potenziale post-sinaptico
eccitatorio: il neurotrasmettitore
“ligando” fa aumentare la
concentrazione di cariche positive
(K+, Na+, Ca++) all’interno della
membrana post-sinaptica con effetto
gradualmente depolarizzante
“eccitatorio” sul potenziale post-
sinaptico (es. più entrata di Na+ che
uscita di K+)
 Sinapsi inibitorie veloci e
potenziale post-sinaptico
inibitorio: il neurotrasmettitore
“ligando” fa aumentare la
concentrazione di cariche negative
(es. entrata di Cl-, uscita di K+)
all’interno della membrana post-
sinaptica con effetto gradualmente
iper-polarizzante “inibitorio” sul
potenziale post-sinaptico (es. uscita di
K+)
La struttura cerebrale
Il sistema nervoso centrale (CNS) è una struttura bilaterale e
simmetrica, tradizionalmente divisa in:

•   Midollo Spinale
•   Encefalo
    • Tronco Encefalico
       • Mesencefalo
       • Ponte
       • Bulbo
    • Cervello
       • Telencefalo
       • Diencefalo
    • Cervelletto
La struttura cerebrale
Tutte le funzioni cerebrali trovano una localizzazione nella corteccia, la
quale ricopre gli emisferi cerebrali e nella quale tutte le informazioni
sono elaborate ed integrate.

La corteccia è il risultato della particolare evoluzione cerebrale dei
primati e, durante tale evoluzione, il suo volume è aumentato più
rapidamente del volume del cranio, formando un ampio numero di
fenditure dette solchi e di circonvoluzioni, le cui creste prendono il
nome di giri.

Alcuni solchi sono sempre presenti nel cervello umano, e sono il
riferimento per dividere la corteccia di ogni emisfero in quattro lobi:
frontale, parietale, temporale ed occipitale
La struttura cerebrale

È da tempo noto che alcune zone del cervello attengono a specifici
compiti sia cognitivi che motori
La struttura cerebrale
in letteratura una suddivisione della corteccia cerebrale largamente
utilizzata è quella di Brodmann, il quale ha citoarchitettonicamente
individuato 47 precise aree con caratteristiche distinte.

In particolare si possono distinguere varie aree che attengono ad alcuni
compiti specifici, come ad esempio l'area sensitiva primaria (area 3-1-2)
e secondaria (aree 5 e 7), l'area visiva primaria (area 17) e secondaria
(aree 18, 19), l'area motoria primaria (area 4), l'area premotoria (6).
La struttura cerebrale
Nella corteccia sensoriale (sinistra) e motoria (destra) sono presenti aree
relative a specifiche parti del corpo. La dimensione di ciascuna di queste
aree è proporzionale all’accuratezza sensoriale richiesta per la parte
specifica del corpo. Ciò da vita ad una rappresentazione nota con il
nome di homunculus, che contiene una raffigurazione deformata di
diversi porzioni corporee.

si noti come le aree sensoriali relative alle labbra e alle mani siano molto
più ampie delle aree che rappresentano le parti centrali del corpo e gli
occhi.
Basi fisiologiche
             dell’elettroencefalografia
Il cervello e le strutture che lo rivestono rappresentano un mezzo fisico
con conducibilità elettrica definita, sicché le ridistribuzioni della carica
ionica extracellulare dovute ai flussi di corrente attivi e passivi attraverso
la membrana neuronale creano delle cosiddette correnti di volume
extracellulari che si estendono a tutto il capo.

In funzione dell’intensità delle correnti locali e dell’impedenza del
tessuto nel quale si sviluppano, le correnti di volume si rendono
responsabili dell’esistenza di gradienti di potenziale.

L’impedenza del cervello e dei suoi involucri può essere considerata
essenzialmente resistiva, quindi le distribuzioni del campo di potenziale
all’interno della testa e sulla sua superficie sono governate
sostanzialmente dalla legge di Ohm
Basi fisiologiche
            dell’elettroencefalografia
In base ad una simile modellizzazione è permessa l’applicazione delle
equazioni di Poisson e di Laplace per ottenere stime quantitative del
valore del potenziale in ogni punto della testa a partire da un ridotto
numero di campi registrati.
Il potenziale di membrana dei neuroni subisce delle variazioni nel corso
di:

•Attività sinaptica

•Potenziali d’azione
Basi fisiologiche
           dell’elettroencefalografia
•Attività sinaptica
Le alterazioni nella conformazione molecolare dei canali di
membrana, attivati da recettori a porta sia elettrica che
chimica, danno luogo a cambiamenti di conduttanza che
permettono il passaggio selettivo di ioni specifici attraverso la
membrana neuronale.
Osservando il fenomeno dal versante extracellulare, nel caso
di potenziali eccitatori post-sinaptici, i flussi attivi
transmembrana diretti all’interno della cellula creano una
negatività detta “sink”, fiancheggiata da relativi incrementi
nella positività detti “sources”, prodotti dai flussi passivi di
ritorno verso l’esterno.
Basi fisiologiche
           dell’elettroencefalografia
•Attività sinaptica

Le configurazioni spaziali “source-sink” associate sia con la
depolarizzazione di membrana che con l’iperpolarizzazione
attiva dipendono non solo dalla geometria del neurone, ma
anche dalla distribuzione spaziale dei siti attivi sulla
superficie neuronale.
Basi fisiologiche
           dell’elettroencefalografia
•Potenziale d’Azione
Il potenziale d’azione si propaga lungo l’assone e, attraverso le
sue diramazioni, ai terminali assonici. Viene generata una
configurazione extracellulare source-sink-source viaggiante,
definita dalle proprietà biofisiche dell’assone che
condizionano la velocità di conduzione, la lunghezza dei
segmenti depolarizzati e la distribuzione delle correnti di
ritorno al compartimento extracellulare.
Le distribuzioni di carica che creano il campo extracellulare
del potenziale d’azione seguono la direzione anatomica
dell’assone e la loro posizione ad un istante determinato
dipende dalla sua velocità di conduzione.
Basi fisiologiche
           dell’elettroencefalografia
Non tutti i mutamenti della polarizzazione delle membrane
cellulari sono in grado di generare potenziali che si
propaghino a distanza.

Spesso hanno luogo delle semplici correnti locali.

Al contrario di quelle dei potenziali d’azione propagati, le
sources e i sinks prodotti dall’eccitazione o dall’inibizione
sinaptica sono stazionari, fissati dalla localizzazione dei siti
attivi sinaptici sui neuroni postsinaptici.
Basi fisiologiche
            dell’elettroencefalografia
                  Generatori a campo chiuso
Neuroni stellati corticali e strutture sottocorticali, quali i nuclei
              della base e alcuni nuclei talamici.

La depolarizzazione di corpi cellulari aggregati, i dendriti dei
quali fossero orientati secondo una simmetria radiale, può
esibire configurazioni source-sink che si compensano
sostanzialmente l’una con l’altra, senza che nessuna
significativa corrente extracellulare fluisca oltre il campo
dendritico di ogni singolo neurone
Basi fisiologiche
           dell’elettroencefalografia
                Generatori a campo aperto
              Neuroni piramidali della corteccia

Producono correnti che possono propagarsi lontano dal sito di
origine (corpi cellulari e prolungamenti), le configurazioni
source-sink cui danno luogo permettono la propagazione di
una frazione apprezzabile della corrente extracellulare oltre i
limiti del tessuto attivo. La depolarizzazione di tali neuroni
genera potenziali positivi sopra la corteccia e negativi sotto di
essa, a causa del loro uniforme orientamento.
Basi fisiologiche
            dell’elettroencefalografia
Questo quadro semplificato della geometria dell’attivazione
sinaptica dei neuroni piramidali costituisce il fondamento del
modello dipolare per la generazione dei campi di potenziale
corticali (Creutzfeldt Houckin 1974).

La loro caratteristica principale è la disposizione corticale: i
loro dendriti apicali attraversano diversi strati corticali e sono
sempre orientati perpendicolarmente alla superficie della
corteccia,    questa      organizzazione      detritica     facilita
l’integrazione dei vari segnali afferenti.
Basi fisiologiche
          dell’elettroencefalografia
I campi elettrici generati dalle cellule piramidali possono
sommarsi ed essere registrati mediante elettrodi posti sullo
scalpo.
Basi fisiologiche
dell’elettroencefalografia
        Neuroni piramidali: Corpi cellulari a forma
        piramidale che proiettano lunghi assoni ad
        altre regioni corticali o al midollo.
        I loro dendriti attraversano vari strati della
        corteccia e permettono una buona
        integrazione dei segnali afferenti.
        Sono      orientati       parallelamente     e
        perpendicolari rispetto la superficie della
        corteccia
        Neuroni non-piramidali: Corpi cellulari a
        forma ovale e proiettano corti assoni ad
        altri neuroni locali. Non hanno un
        orientamento preferenziale rispetto la
        superficie della corteccia.
Basi fisiologiche
           dell’elettroencefalografia
I neuroni piramidali sono disposti parallelamente e i loro campi
elettromagnetici si possono sommare se attivati simultaneamente.
Un gruppo di neuroni piramidali attivi simultaneamente genera campi
"aperti".
L’elettroencefalografia
L’elettroencefalogramma è la registrazione delle differenze di potenziale
prodotte da sorgenti correlate all’attività delle cellule cerebrali nella
massa cranioencefalica e raccolte da elettrodi posti sul cuoio capelluto.
Tale tecnica fu proposta nell’uomo da Hans Berger nel 1929 che riprese
le idee di pionieri come Richard Caton (1875) e Adolf Beck (1890)
L’elettroencefalografia
Le variazioni di potenziale sono estremamente piccole (10 ÷ 150 μV) e
pertanto si rende necessario l’impiego di amplificatori di alto guadagno
e particolarmente robusti al rumore (nella pratica clinica, gli
elettroencefalografi vengono utilizzati in camere non schermate, quindi
soggette a disturbi elettromagnetici di ogni sorta).
L’elettroencefalografia
Gli elettrodi di superficie per EEG possono essere fissati alla cute con
l’ausilio di collarini adesivi, cerotti o di una cuffia apposita precablata. Gli
elettrodi possono essere di diversa tipologia, tra cui:
•elettrodi a coppetta, realizzati in stagno e in argento rivestito di cloruro
d’argento (Ag/AgCl), del diametro di 10 mm
•elettrodi in Ag/AgCl biadesivi monouso (2x3 cm e 1.5x2 cm)
•elettrodi ad anello in acciaio inossidabile.
L’elettroencefalografia
Gli elettrodi sono posizionati secondo le indicazioni contenute nello
Standard Internazionale 10/20.
Questo sistema descrive l’esatta posizione di ogni elettrodo,
consentendo una buona copertura di tutta la superficie encefalica e
garantendo che gli elettrodi siano sempre posizionati sopra le stesse
aree.
L’elettroencefalografia
Vengono misurate delle linee, utilizzando come punto di partenza
precise localizzazioni anatomiche: nasion, inion, punto preauricolare.
Queste linee disegnano una rete sulla superficie dello scalpo, ai cui punti
di intersezione sono posizionati gli elettrodi. La distanza tra un elettrodo
e l’altro è sempre il 10% o il 20% della lunghezza totale della linea
variabile rispetto al soggetto.
L’elettroencefalografia
Ogni posizione di un elettrodo viene denominata usando una lettera e
un numero (o talora una seconda lettera). La lettera prende il nome dal
lobo cerebrale sottostante (Fp = frontopolare, F = frontale, T =
temporale, P = parietale, O = occipitale).
I numeri dispari indicano il lato sinistro, i pari il destro. La “z” la linea
mediana
L’elettroencefalografia
Altre metodologie permettono registrazioni più invasive dell’attività
cerebrale.
                   EEG subdurale o intracranico
Gli elettrodi sono posti direttamente sulla superficie esposta del cervello.

Gli elettrodi subdurali a piattina e a griglia hanno contatti in platino o in acciaio, e sono
disponibili in diverse dimensioni e conformazioni.
L’elettroencefalografia
Altre metodologie permettono registrazioni più invasive dell’attività
cerebrale.
                     EEG di profondità ad ago
Gli elettrodi sono posti direttamente sulla superficie esposta del cervello.

Gli elettrodi ad ago, a base di poliuretano e bario, raggiungono il massimo grado di
flessibilità alla temperatura corporea. diametro di 1,0 mm. Gli elettrodi di profondità
sono disponibili da 4 a 12 contatti in platino. La distanza tra i contatti è di 10 mm,
misurata tra i centri dei contatti.
L’elettroencefalografia
Per quanto riguarda l’apposizione degli elettrodi, si ricorre a due
derivazioni standard, a seconda degli specifici requesiti sperimentali
                 Derivazione monopolare (o unipolare)
Un elettrodo viene posto in un sito attivo, mentre l’altro (elettrodo di
riferimento) in un sito elettricamente neutro
L’elettroencefalografia
Per quanto riguarda l’apposizione degli elettrodi, si ricorre a due
derivazioni standard, a seconda degli specifici requisiti sperimentali
                           Derivazione bipolare
Entrambi gli elettrodi sono posti su siti attivi dell’area di interesse e il
segnale rilevato corrisponde alla differenza che emerge tra le attività dei
due siti
I segnali EEG
Il segnale EEG è influenzato dall’ambiente esterno ed interno del
soggetto, si modifica in funzione dell’età e varia nel corso del ciclo
nictemerale.
Si correla, in modo preciso e diretto, con lo stato funzionale dell’encefalo
e, quindi, con il comportamento e le modificazioni dello stato di
coscienza dell’individuo.

L’attività elettrica osservabile dall’esterno mediante elettrodi di
superficie posti sullo scalpo in modo standard è data dalla
sovrapposizione di:

Attività spontanea
Attività legata alla ricezione di stimoli esterni sensoriali
Attività legata all’elaborazione di informazioni o a task specifici
I segnali EEG
L’aspetto dell’attività EEG è dato da onde continue, ritmiche o aritmiche
oscillanti, che variano per aspetto, frequenza e ampiezza.
L’osservazione di “ritmi” e di “figure” fisiologiche nell’EEG dimostra che
l’attività dei neuroni non è anarchica ma che essi sono sottoposti a
meccanismi che ne assicurano la sincronizzazione.
L’analisi spettrale del segnale EEG rivela che L’attività ritmica del cervello
è caratterizzata da frequenze tipiche.
Ritmi cerebrali
Un tracciato EEG normale è costituito da un insieme di ritmi a frequenze
differenti nella banda da 0 a 70 Hz; la potenza di ognuno di questi ritmi
è funzione dello stato psicologico del soggetto (ad esempio dello stato di
vigilanza).
Ritmi cerebrali
Un tracciato EEG normale è costituito da un insieme di ritmi a frequenze
differenti nella banda da 0 a 70 Hz; la potenza di ognuno di questi ritmi
è funzione dello stato psicologico del soggetto (ad esempio dello stato di
vigilanza).
Ritmi cerebrali
Le onde α si osservano quando il soggetto è sveglio a occhi chiusi e in
stato di riposo muscolare, sensoriale e intellettuale, si tratta di onde
regolari di 8 ÷ 13 Hz, raggruppate in fusi.

L’attività cerebrale spontanea a queste frequenze viene misurata sopra
le regioni posteriori della testa durante le fasi di veglia (ad occhi chiusi)
ed è attenuata da stimoli visivi o sensoriali.

In caso di apertura degli occhi, stimolazione sensoriale o di attività
psichica, sul tracciato sul tracciato le onde α si attenuano e appaiono
bruscamente delle onde rapide, le onde β; tale fenomeno compare
anche ad ogni apertura degli occhi del soggetto in registrazione
(reazione d’arresto o α blocking).
Ritmi cerebrali
Le onde δ hanno frequenze comprese tra 0.5 e 4 Hz e si misurano nei
bambini in stato di veglia o negli adulti durante le fasi del sonno. Sono
sintomo di sofferenza cerebrale se occorrono nella veglia negli adulti.

Le onde θ hanno frequenza compresa tra i 4 e gli 8 Hz. Nei soggetti
adulti in fase di veglia questa attività è generalmente assente, ma
appare durante il sonno o l’iperventilazione, mentre si trova
abitualmente nei bambini.

Le onde β hanno una frequenza compresa tra i 13 e i 30 Hz, possono
essere divise in onde β1 (13-20 Hz) e onde β2 (20-30 Hz) e vengono
misurate nelle regioni dei lobi parietali e frontali.

Le onde γ hanno una frequenza compresa tra i 30 e i 42 Hz,
caratterizzano gli stati di particolare tensione e profonda concentrazione
Studio dell’EEG
Diversi tipi di eventi (sensoriali, cognitivi, motori) o patologie inducono
dei cambiamenti nell’EEG.
A seconda delle caratteristiche di questi cambiamenti, si distinguono i
seguenti tipi di risposte:

•      Desincronizzazione/Sincronizzazione evento-correlata (ERD/ERS).

•      Potenziali Evento Correlati (ERP);

•      Phase Resetting Evento Relati (ERPR);
ERD/ERS
Il termine ERD (acronimo di Event Related Desynchronization) venne
originariamente proposto da Pfurtsheller e Aranibar nel 1977.

Con il terminte ERS (Event Related Synchronization) si intende invece il
fenomeno opposto.
L’ERD/ERS consiste nella temporanea modulazione dell’attività
oscillatoria     dell’EEG      di     fondo         e     riflette   la
desincronizzazione/sincronizzazione dell’attività di una popolazione di
neuroni.

Il significato funzionale dell’ERD/ERS dipenderà quindi da che banda si
considera.
Dominant resting (eyes-
REST                                           closed) alpha rhythms are
                                               coherent over wide
                                               cortical areas and
                                               corresponding thalamic
                                               nuclei

                          pyramidal neurons
                          oscillating at
                          synchronized alpha
                          frequencies
             Reticular neurons       Relay neurons
BRAIN STEM                 THALAMUS
High-frequency EEG
ACTIVITY                                      rhythms substitute alpha
                                              rhythms during activity

                            Gamma rhythms

                          pyramidal neurons
                          oscillating at
                          several peculiar
                          high frequencies
             Reticular neurons        Relay neurons
BRAIN STEM                 THALAMUS
ERD/ERS
Ad esempio il blocco (o desincronizzazione) del ritmo alpha è legato a
compiti motori e all’elaborazione cognitiva.

Questo fenomeno generalmente viene associato alla maggiore
eccitabilità nei sistemi talamocorticali durante l’elaborazione
dell’informazione.

La sincronizzazione del ritmo alpha è tradizionalmente associata ad uno
stato di inibizione.

Altre bande presentano comportamenti diversi, ad esempio la banda
beta è caratterizzata da un aumento dell’attività subito dopo (600ms) lo
svolgimento di un compito motorio
ERD/ERS
I valori dell’ERD/ERS vengono espressi come variazione percentuale
della potenza rispetto ad un intervallo di riferimento, detto anche
baseline. In particolare, valori positivi indicano sincronizzazione, mentre
valori negativi desincronizzazione.

                               E−R
                   ERD / ERS =     *100
                                R

Perché abbia un senso parlare di ERD/ERS è necessario specificare la
banda di frequenza a cui è riferita l’analisi.
ERD/ERS
Un esempio di visualizzazione dei risultati: le mappe topografiche
ERP
I potenziali evocati o risposte evocate consistono in una variazione
specifica del segnale bioelettrico conseguente alla stimolazione di una
via sensoriale o ad un evento motorio.
Sono costituiti da oscillazioni del potenziale elettrico e hanno una forma
d’onda caratterizzata da una serie di deflessioni positive o negative,
definite componenti.
ERP
Ciascuna di queste componenti viene considerata come il risultato della
generazione di potenziali post sinaptici (eccitatori o inibitori) sincroni di
un gruppo di neuroni corticali, in grado di generare campi
sufficientemente ampi da essere registrati in superficie.
La localizzazione delle componenti permette quindi di identificare
quale area corticale è attiva in seguito ad un particolare stimolo
ERP
I parametri analizzati nello studio dei potenziali evento-correlati sono i
seguenti:

• latenza: distanza temporale tra il momento di applicazione dello
stimolo ed il momento di comparsa della componente

• topografia: posizione sulla superficie cranica in cui è registrabile la
massima ampiezza della componente

• ampiezza: entità della deflessione della componente rispetto al livello
basale
ERP
Mentre le variazioni spontanee sono visibili direttamente nel tracciato
EEG, le variazioni evocate hanno un'ampiezza molto bassa (tipicamente
intorno a 1-3 μV) e sono mascherate dall'attività di fondo.

Per questo motivo, si provvede a registrare i potenziali mentre vengono
presentati stimoli ripetitivi (visivi, uditivi, etc.).

In seguito, i tracciati vengono suddivisi in "epoche“ sincronizzate con gli
eventi stimolanti.

I campioni del segnale vengono quindi mediati (averaging): tale tecnica
costituisce l'essenza di base delle metodiche di elaborazione dei
potenziali evocati
ERP
Mediante l'averaging è possibile ottenere la risposta media del cervello
allo stimolo o all’evento tramite la sommazione di numerose epoche
sincronizzate con lo stimolo o l’evento stesso.

In questo modo, l'attività evocata dall'evento si somma algebricamente
con l'attività di fondo, la quale, essendo fondamentalmente casuale
rispetto all'evento e a media nulla, tende a ridursi o annullarsi; in tal
modo, l'attività evocata viene posta in risalto rispetto al rumore di
fondo.
ERP
Le componenti (picchi positivi o negativi) sono riconducibili ai vari stadi
di processamento dell'informazione sensoriale o evento- correlata nel
cervello.
Una volta isolata la risposta evocata, si procede con l'analisi delle
sorgenti delle sue componenti, studiando la loro localizzazione.
ERP
Le componenti precoci rappresentano l’attività evocata nella vie e nei
nuclei sensoriali del tronco cerebrale (potenziali evocati periferici) e
sono dette ESOGENE. Compaiono obbligatoriamente prima di P1 e
riflettono le caratteristiche fisiche dello stimolo. Modificazioni, anche
minime, degli ERP precoci sono segno di patologia nervosa (ad es,
sclerosi multipla).
ERP
P1: non sempre definibile ma, se presente, ha una latenza di 50 ms
dopo l’inizio dello stimolo uditivo o 100 ms dopo lo stimolo visivo.
Questa componente viene interpretata come un indicatore
neurofisiologico dell’attenzione allo stimolo sensoriale.
ERP
Le componenti tardive Sono definite ENDOGENE, non sono
necessariamente obbligatorie, riflettono soprattutto l’ elaborazione e i
processi cognitivi del soggetto, Dipendono meno (o per nulla) dalle
caratteristiche fisiche dello stimolo. Sono le più interessanti per le
neuroscienze cognitive
ERP
N1: Aumento della componente N1 circa 100 ms dopo la comparsa dello
stimolo nella corteccia visiva extrastriata quando lo stimolo è atteso, in
confronto a quando non è atteso.
Le componenti ERP precoci (50 msec, *) non mostrano alcun effetto,
suggerendo nessuna modulazione attentiva nella corteccia visiva
primaria

  Stimolo non atteso

  Stimolo atteso
ERP
P2: legata a diversi task cognitivi, inclusi quelli di attenzione selettiva e
memoria a breve termine. È presente anche in stimoli uditivi insieme
alla N1, ma meno localizzata e risulta sensibile ai parametri fisici dello
stimolo, ad esempio stimolo acustico acuto o grave.
ERP
N2: è caratterizzata da una forte variabilità tra soggetti e ha varie
interpretazioni psicologiche, tra cui la discriminazione dello stimolo. Il
picco N170 fa parte del complesso N2 ed è associato al riconoscimento
dei volti umani.
ERP
P300: è un potenziale positivo che per definizione compare solamente
in seguito a stimoli “target” ed ha distribuzione caratteristica sulle
derivazioni posteriori (centro-parieto-occipitali) mediane.
Non riflette una specifica funzione cognitiva, ma è espressione globale
dei molteplici processi cerebrali implicati nel mantenimento della
memoria di lavoro
ERP
La P300 èuna componente ERP endogena che compare in risposta a
stimoli rilevanti ma rari.
Il classico paradigma per evidenziare la P300 è il paradigma oddball,
compito in cui il soggetto è istruito a rispondere al più raro di una serie
di stimoli.

L’ampiezza della P300 è maggiore quanto è minore la probabilità di
comparsa dello stimolo.
Inoltre, la sua latenza è funzione del tempo necessario per analizzare lo
stimolo.

La P300 rifletterebbe il cambiamento o l’aggiornamento del modello
interno con cui il soggetto svolge il compito e interagisce con gli stimoli
esterni.
ERP
ERP
P300: La latenza della P300 esprime il tempo impiegato dal soggetto per
completare il pieno riconoscimento dello stimolo atteso. L’ampiezza,
invece, è funzione inversa della probabilità di comparsa (sia oggettiva
che soggettiva) dello stimolo significativo e della quantità di
informazione da esso trasmessa al soggetto.
ERP
I potenziali evocati esaminano l'integrità delle vie di conduzione nervosa
periferiche e centrali.

La forma e la latenza del potenziale possono rivelare alterazioni delle vie
afferenti e permettono di evidenziare un difetto sensoriale,
quantificandone anche l’entità.

Tale metodica risulta ad esempio utile per lo studio delle lesioni
sistemiche afferenti del sistema nervoso, causate da patologie croniche
degenerative.
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