IL FUTURO E' FARE CATENA.
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“IL FUTURO E’ FARE CATENA.” LO SCENARIO ATTUALE L’approvazione del Decreto legge 223/2006 (DL Bersani), convertito con legge 248/2006, ha modificato in maniera importante lo scenario in cui opera la farmacia. Tale decreto, che è stato emanato anche per garantire il rispetto del Trattato istitutivo della Comunità Europea e per assicurare l’osservanza delle raccomandazioni e dei pareri della Commissione Europea, dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato, va letto proprio nell’ambito delle profonde trasformazioni in atto nel processo di unificazione europea. In Europa si assiste ad un progressivo rafforzarsi dei fenomeni di concentrazione a vantaggio delle prime tre grandi multinazionali – paneuropee – della distribuzione del farmaco che detengono quasi il monopolio del mercato con le seguenti percentuali: * 26% Celesio – Admenta (Gehe) * 23% Alliance - Unichem * 19% Phoenix. Come noto queste realtà, dove hanno potuto, si sono sviluppate con forme di integrazione a valle acquistando le farmacie, ad esempio in Inghilterra il gruppo Celesio Gehe gestisce 1339 farmacie, il gruppo Alliance Boots 2700 farmacie. 1
L’Unione Europea, dal suo canto, continua a stigmatizzare tutte le normative nazionali che impongono vincoli eccessivi al libero mercato anche nel settore farmaceutico. In particolare, come ci è noto, la Commissione Europea ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di Giustizia a motivo delle restrizioni imposte dalla legislazione nazionale in tema di assunzione di partecipazioni e di proprietà delle farmacie che vendono al dettaglio. Va sottolineato che la Commissione ha, inoltre, deciso di chiedere formalmente all’Austria e alla Spagna di modificare la loro normativa in materia di stabilimento delle farmacie. D’ora in poi la farmacia italiana, pur nel rispetto della professionalità che la contraddistingue e conservando e valorizzando al meglio le peculiarità che le derivano dalla storia e dal bagaglio culturale acquisito, dovrà confrontarsi, per una parte qualitativamente e quantitativamente importante del proprio assortimento, con altre tipologie di esercizi (parafarmacie), e con la Grande Distribuzione Alimentare, che per cultura e professionalità rappresenta il settore di vendita al dettaglio di gran lunga più aggressivo (sul piano delle politiche commerciali e marketing) e più esperto nell’attirare e fidelizzare clienti. 2
Tali cambiamenti sono considerati da molti come i primi verso una sempre maggiore liberalizzazione del mercato, anche perché i mutamenti, che riguardano tutta l’Europa, si riferiscono alle norme generiche europee e nazionali sulla libera competizione e non semplicemente al settore farmaceutico. Da ciò discende l’esigenza di definire, in tempi rapidi, come dobbiamo far “evolvere” l’attività delle nostre farmacie e come vogliamo, conseguentemente, riorganizzare l’attività delle strutture distributive e/o di servizi create negli anni a supporto della nostra attività. Si tratta, infatti, di due aspetti intimamente connessi che devono essere pensati in maniera unitaria essendo, sia l’uno (la farmacia) che l’altro (cooperative di distribuzione, società di proprietà dei farmacisti e/o strutture di servizi) funzionali all’esercizio della nostra Professione. LE POSSIBILI RISPOSTE Già in questo momento assistiamo ad un rafforzamento dei processi di integrazione orizzontale della distribuzione farmaceutica, processi che negli anni passati avevano contribuito alla nascita del cd. movimento cooperativo. Si possono inoltre “cogliere” gli stadi iniziali di un processo di integrazione verticale che punta a realizzare forme di integrazione dei distributori nella gestione di farmacie, incrementando il controllo sugli assortimenti e, nel tempo, il potere contrattuale nei confronti delle aziende produttrici di farmaci. 3
Il processo di concentrazione verticale a valle rappresenta la logica e naturale evoluzione dei gruppi d’acquisto e più propriamente delle Cooperative di farmacisti e delle Società di distribuzione di proprietà dei farmacisti presenti in Italia, strutture che, negli anni trascorsi, hanno giocato un ruolo essenziale a fianco delle nostre farmacie consentendoci di rompere l’oligopolio delle multinazionali della distribuzione e dei distributori privati che imponevano condizioni di acquisto ed oneri accessori (ad esempio la telefonata) particolarmente gravosi ed odiosi per la farmacie più piccole. Queste stesse strutture, sorte in gran numero alla fine degli anni ’70, già rappresentavano, laddove avevano previsto a livello di Statuto una fedeltà assoluta delle farmacie socie (statuto Grendene) o clienti, una prima e concreta forma di catena tra farmacie, soluzione organizzativa, quindi, già attuale ben prima del provvedimento Bersani, l’ultimo di una serie di interventi legislativi che oggi, di fatto, hanno reso ineludibile e non più rinviabile l’adozione di soluzioni da parte della distribuzione farmaceutica che consentano di sviluppare le opportune quanto necessarie azioni di natura commerciale e promozione sul fronte degli acquisti e soprattutto su quello delle vendite. Non è pertanto errato né esagerato affermare che queste strutture hanno consentito il mantenimento e lo sviluppo del modello di farmacia mediterranea che, 4
pur con alcuni “difetti” ha garantito sino a questo momento un servizio farmaceutico capillare, efficiente ed efficace. Tuttavia oggi, anche alla luce delle novità introdotte dalla Legge Bersani, appare urgente e non più procrastinabile “riorganizzarne” l’attività. Infatti lo sviluppo di un gruppo d’acquisto, quando lo stesso è arrivato ad una certa dimensione e quando la dinamica competitiva ha allineato quasi tutte le imprese al dettaglio (come è successo da tempo nel settore dell’ottica e sta cominciando a succedere alle farmacie), ad un certo punto arriva ad un bivio: a) continuare con l’aggregazione progressiva di altri operatori al dettaglio, cercando di offrire condizioni migliori rispetto ad altri gruppi di acquisto; b) andare verso forme di maggiore integrazione orizzontale e verticale tra le imprese (es. farmacie) facenti parte del gruppo. Se il gruppo di acquisto vuole evolvere verso forme di maggiore efficacia occorre tuttavia prevedere un percorso graduale, partendo da una prima fase durante la quale si compie il consolidamento della catena logistica, presupposto irrinunciabile per tutte le successive attività. 5
In seguito è possibile delineare una progressiva e sempre più forte azione commerciale, iniziando, ad esempio, con corner relativi a specifici brand o categorie, per arrivare nel tempo a logiche e progetti di category management e gestione integrata degli assortimenti, fino ad ottenere una insegna ed un assortimento comune. Così facendo si può risolvere un problema classico dei gruppi d’acquisto che rimangono poco integrati a valle, generando una scarsa credibilità nei confronti dei fornitori. Infatti, quando il produttore chiede di impegnarsi sui volumi per il lancio di un nuovo prodotto o su campagne di prodotti stagionali, il gruppo d’acquisto non è in grado di fare stime attendibili e fissare impegni, in quanto le farmacie sono di fatto libere di gestire l’assortimento e le attività promozionali. Senza una collaborazione con il produttore, il ruolo del gruppo d’acquisto è infatti fortemente limitato e non può conseguentemente ottenere risorse aggiuntive dai fornitori. Il problema è che nel mercato, grazie anche alla legge Bersani, nascono e si sviluppano organizzazioni concorrenti con una grande forza negoziale: star fermi significa arretrare. E’ tuttavia evidente che il sistema distributivo farmaceutico riconducibile ai Titolari di Farmacia deve poter costruire il proprio vantaggio competitivo facendo leva su tutti quegli aspetti che sino ad ora hanno favorito il successo ed i risultati del modello di 6
“farmacia mediterranea”. Non si combatte la forza di un concorrente come Coop facendo la guerra sul prezzo anche perché, ad oggi, le dimensioni e le capacità economiche, finanziarie e manageriali dei nostri “avversari” non sono discutibili. L’EVOLUZIONE DELLA FARMACIA Occorre invece “lottare” per mantenere radicati nella nostra coscienza ed in quella dei cittadini i valori che hanno sinora caratterizzato e dato un senso alla nostra professione ed alle nostre farmacie. Non sfugge infatti a nessuno che le politiche commerciali che verranno adottate dalla grande distribuzione organizzata, al pari di quanto già da tempo accade nell’ambito delle cd. catene di farmacie inglesi, ribalteranno completamente quello che è l’orientamento da sempre seguito dal farmacista in farmacia: non più verso la professione e verso la soddisfazione qualitativa del cittadino, bensì verso il mercato e la soddisfazione esclusivamente quantitativa del cliente-utente. Si tratta di uno stravolgimento radicale dei principi che hanno finora caratterizzato il ruolo insostituibile del farmacista in farmacia, professionista la cui figura risulterebbe completamente svuotata e priva di significato se in futuro saranno questi i “valori”, o meglio i disvalori, che prevarranno nell’ambito della professione farmaceutica. Il modello di “farmacia mediterranea” verrebbe meno in quanto lo stesso si 7
fonda su presupposti di professionalità, attenzione per il cittadino, amore per la propria “missione” che ben poco spazio troverebbero in strutture orientate solo al mercato e con l’obiettivo di massimizzare il profitto. Occorre pertanto chiarire, in analogia al dibattito in atto negli altri Paesi europei di riferimento, quale ruolo le Autorità pubbliche vogliono attribuire alle farmacie: tale ruolo può, infatti, oscillare fra due estremi, come pure emerge nel dibattito in tema di liberalizzazione e grande distribuzione, e cioè quello pragmatico, di matrice prettamente commerciale, di semplice “negozio di articoli sanitari” e quello ideale fondativo di “punto vendita di servizio sanitario”; ed è proprio quest’ultimo punto che rappresenta forse la sfida più grande che attende i farmacisti nell’immediato futuro, soprattutto alla luce delle probabili decisioni che il governo nazionale e le autorità competenti europee decideranno in termini di apertura del mercato. La figura del farmacista dovrà pertanto evolvere sulle competenze e sulle professionalità. Si dovranno definire ruoli e servizi centrali per confermare e sviluppare questi valori che si traducono in vantaggi competitivi di indubbia rilevanza. Le farmacie dovranno essere il primo punto di riferimento sanitario per il cittadino di cui dovranno garantire lo stato di salute e di benessere tramite un forte contenuto di servizio: un’attività connessa a 8
concetti non solo riferiti alla cura ma anche alla prevenzione e a un’interconnessione con servizi sanitari di alto livello. In un quadro di progressiva liberalizzazione della vendita dei prodotti, il recupero della centralità del servizio consente ampi margini di differenziazione competitiva; oggi infatti il prodotto farmaceutico rappresenta la principale caratteristica dell’offerta essendo alla base della “spedizione d’acquisto” del cliente consumatore e proprio per questo la nuova concorrenza enfatizza il ruolo del prezzo con una compressione dei margini. In una farmacia che ha nel servizio l’elemento chiave della sua offerta di valore, il prodotto farmaceutico diviene invece secondario dal punto di vista della comunicazione e quindi della percezione vissuta dal cliente. Così facendo si contrappongono argomentazioni ancora più solide di quelle attuali rispetto ai tentativi di deregolamentazione disordinata e selvaggia del settore: da ultimo il “famigerato” emendamento presentato dall’On.le D’Elia al DDL Bersani-ter e finalizzato a consentire la vendita negli esercizi commerciali dei medicinali di fascia C con obbligo di ricetta medica. Nonostante le importanti assicurazioni che il Governo e tutto il mondo politico hanno dato in relazione alla volontà di “cassare” in Senato la norma, non si può non riflettere sulla necessità di avviare IMMEDIATAMENTE un confronto con tutti gli 9
operatori, istituzionali e non, che ruotano intorno al nostro mondo per valutare INSIEME quali risposte dare alle aspettative che vasti ed influenti settori della Società moderna hanno rispetto ad un ulteriore miglioramento dell’efficienza del sistema e che, proprio per questo, guardano con favore, o quantomeno con interesse, alla possibilità di introdurre nello stesso elementi di liberalizzazione. Dobbiamo subito aprire un tavolo, ma soprattutto DOBBIAMO APRIRCI ALL’ESTERNO, non dando l’impressione di una Categoria arroccata su tutta una serie di privilegi di cui molti tra i non addetti ai lavori ignorano le ragioni, i presupposti e le motivazioni; pronti anche a rimettere in discussione quanto non dovesse risultare più attuale o indispensabile. Quindi, dal concetto di farmacia come impresa di servizi orientata al cliente, nella quale non il prodotto ma il cliente è al centro dell’attività, emerge che la gestione tradizionale ha bisogno di supporti forti e nuovi per migliorare la capacità competitiva. La moderna impresa di servizi deve infatti progettare ogni singola attività come parte di un concetto di riposizionamento (quali valori e benefici per quali tipi di clienti) e del conseguente e coerente “retailing mix” (localizzazione, “branding”, offerta assortimentale e di servizi, prezzi, promo, comunicazione, ecc…) con il quale il sistema e la rete vogliono proporsi sul mercato. 10
Tale progettazione è ben al di sopra e sfugge a logiche localistiche per inserirsi nelle grandi tendenze del mercato e dei consumatori e su concetti evoluti di servizio e segmentazione della clientela. Nel concettualizzare e definire il sistema dei prodotti/servizi da offrire ai cittadini, si deve tenere conto che si deve trattare innanzitutto di una offerta ad alto valore aggiunto per il cliente, capace di interessarlo e attirarlo. Ma soprattutto deve esserci un valore aggiunto che renda attrattivo il servizio per il cliente-paziente rappresentando quindi, al contempo, un elemento forte di fidelizzazione alla farmacia. Questo valore aggiunto si può realizzare solamente se non si ragiona e agisce con una sola farmacia ma con una rete di farmacie. Da ciò discende la necessità di aggregazioni e di strutture che non operino solo nella fase di relazione con la produzione, per accumulare scorte e contributi promozionali, ma che svolgano un’attività di sostegno e promozione dell’immagine e della competitività delle farmacie della rete. L’EVOLUZIONE DEI SISTEMI ASSOCIATIVI NELLA DISTRIBUZIONE Le Cooperative devono consolidarsi attraverso un processo interno di crescita organica e soprattutto per fusione con altre cooperative. E’ importante arrivare a poche grandi cooperative capaci di dotarsi delle competenze necessarie. Devono esprimere massa 11
critica ed ancor più il rispetto degli impegni commerciali (rete associata fedele alle scelte condivise). Con le dimensioni compatibili possono e devono farsi carico di valorizzare l’offerta della rete (assortimenti, sviluppo del prodotto a marchio, servizi al consumatore, sviluppo e servizi alla rete, sistemi gestionali, finanza,…) anche attivando società di servizi centralizzati e sempre più permettere al Titolare ed ai suoi collaboratori di concentrarsi sulla migliore gestione della farmacia e del cliente-paziente. La forza maggiore che può derivare da un sistema/gruppo di acquisto più integrato riguarda le relazioni con i fornitori. L’obiettivo deve essere un sistema che massimizzi il potere di acquisto delle farmacie associate e che diventi un modello di efficienza e di servizio tale che nessuna farmacia appartenente alla catena abbia interesse a sostituirsi ad una funzione centrale. Ci vorrà del tempo, all’inizio ci sarà scetticismo, ma alla fine si costruirà un modello vincente perché tutti gli attori della filiera ci guadagneranno. Il sistema premiante E’ difficile ottenere miglioramenti importanti nella negoziazione con i fornitori senza il coinvolgimento attivo e coerente degli associati: la fedeltà all’acquisto in centrale è una derivata delle migliori condizioni commerciali ottenute dai fornitori e riversate all’associato, con livelli di convenienza maggiori rispetto ad alternative di fornitura. 12
Lo sforzo che deve innanzitutto fare il nuovo sistema è quello di innescare il circolo virtuoso: per questo probabilmente si dovranno investire risorse prima ancora di ottenerle dai fornitori. Per favorire il processo evolutivo verso un modello di business vincente occorre definire un sistema che tenda a premiare determinati comportamenti organizzativi, quali il rispetto dell’assortimento consigliato e la fedeltà all’acquisto in centrale. A regime tali comportamenti rappresenteranno la cartina al tornasole della coesione tra la rete e la centrale e consentiranno il miglioramento dell’efficienza dell’organizzazione nelle funzioni coinvolte. Se si premieranno con valori tangibili questi comportamenti si riuscirà a massimizzare la velocità di realizzazione della filiera distributiva. Organizzazione Al fine di un corretto funzionamento del sistema occorre che i ruoli, le responsabilità e le attività della centrale e dei singoli associati siano correttamente definite al fine di evitare sovrapposizioni e ridondanze. Saremo nella condizione organizzativa ideale se il farmacista saprà (e ne sarà convinto innanzitutto sulla base delle convenienze economiche e nelle 13
modalità di coinvolgimento,…) che non deve (non gli è più conveniente) svolgere una serie di attività perché di fatto sta pagando una funzione di centrale che fa questo (meglio di lui) per tutti gli appartenenti alla catena. Occorre porre molta attenzione comunque per definire ed implementare un sistema di relazioni e processi decisionali adeguato alla necessità di copertura dei ruoli e delle attività. A titolo di esempio il riapprovvigionamento di una parte di prodotto (tendenzialmente il non etico) potrebbe essere supportato da un sistema informativo centralizzato. Od ancora la gestione dei resi del prodotto scaduto o anche la gestione dei prodotti a lenta rotazione potrebbe arrecare vantaggi alla collettività del sistema distributivo intero se esistesse una funzione centrale a governarne i flussi. Altro aspetto sempre di natura organizzativa è la programmazione del cambiamento. Tutto e subito non avviene! Siamo in presenza di un percorso evolutivo che probabilmente dovrà realizzarsi in tempi relativamente rapidi ma secondo il sistema delle approssimazioni successive. Sarà dunque necessario fissare delle tappe intermedie di verifica e di miglioramento del percorso. Un sistema organizzativo adeguato dovrà prevedere una serie di reciproci diritti e doveri tra la centrale e le farmacie. Da una parte la centrale potrà erogare 14
servizi, quali campagne promozionali specifiche di promozione territoriale; formazione ed assistenza alla vendita, supporto finanziario ecc, a fronte dei quali la farmacia dovrà aderire alle regole della catena ed accettarne i vincoli (livelli di servizio/contratti di somministrazione). Dall’altra dovrà organizzare un “ventaglio” di servizi sanitari di rete che la popolazione potrà sicuramente trovare presso le farmacie aderenti, servizi che dovranno rappresentare elemento di distintività della rete stessa e sottolineare gli aspetti di professionalità, efficienza e disponibilità che dovranno contraddistinguere le farmacie della catena. Ovviamente i servizi tutti avranno un costo che dovrà essere remunerato dagli aderenti alla catena o con un maggiore livello di fedeltà o con fee ad hoc. Il sistema delle relazioni dovrà comunque essere misurabile e oggetto di definizione di obiettivi. Ad esempio fissando una griglia di livelli di fedeltà opportunamente misurabili (acquistato in centrale/acquistato totale del Socio); va detto che il socio, per fare ciò, dovrà evidentemente rendersi disponibile a fornire dati sul suo operato (sell in e sell out, dichiarazioni IVA, ecc). Il sistema di governance della centrale e una corretta gestione manageriale consentiranno, fissando obiettivi e verificando il rispetto delle regole e dei tempi, il corretto funzionamento della filiera distributiva, integrata a livelli di eccellenza. 15
Più in dettaglio, i vantaggi dell’integrazione contrattuale sono certamente rappresentati da un mix di controllo centrale sulle strategie e di motivazione locale (fondandosi sulla forte motivazione dell’imprenditore farmacista). Per riuscire ad avere un corretto sviluppo su base contrattuale l’organizzazione del gruppo distributivo deve strutturarsi internamente (e quindi, per una organizzazione già esistente come gruppo d’acquisto, ri-strutturarsi) al fine di poter garantire servizi di supporto agli associati. Vi sarà necessità di analizzare la performance delle farmacie associate e di evidenziare le “migliori pratiche”. Il trasferimento di tali elementi di successo alle altre farmacie della catena rappresenta la “palestra” per costruire nel tempo valore e vantaggio competitivo. ****** A conclusione di questa esposizione, ritengo opportuno sottolineare l’esigenza di affrontare con tempestività il tema del cambiamento, O MEGLIO DELL’EVOLUZIONE, al fine di non essere travolti dagli avvenimenti per pigrizia, per mancanza di fantasia, per rassegnazione, per fatalismo o per indisponibilità di risorse finanziarie e progettuali che possono e devono essere reperite ricercando sane e funzionali alleanze con tutti i soggetti a monte della farmacia e che trarrebbero giovamento da un’evoluzione in senso migliorativo del canale. Tutta la filiera deve essere chiamata a partecipare al processo di ristrutturazione della farmacia italiana, 16
farmacia che, voglio ricordare, gode ancora di buona salute; deve “SOLO” adattarsi rapidamente alle esigenze di una Società in continua evoluzione. Per fare ciò possiamo, anzi dobbiamo, capitalizzare sulle esperienze maturate nella GDO, esperienze che ho avuto modo di approfondire in questi ultimi mesi e che ritengo particolarmente interessanti in quanto sembrano garantire l’autonomia imprenditoriale dei soggetti aderenti che rimangono protagonisti del cambiamento attraverso il loro pieno coinvolgimento nella governance politica della o delle strutture di aggregazione costituite. Del resto la farmacie DEBBONO farsi carico di una domanda di salute sempre più complessa, sia sotto il profilo qualitativo che quantitativo. In questo contesto, in un mondo sempre più globalizzato e sempre meno disposto ad interessarsi dei bisogni del singolo individuo, il farmacista diviene ancora di più punto di riferimento sanitario - e non solo – per tutta la popolazione che ha necessità di essere ascoltata e consigliata. La vicinanza ai Cittadini che soffrono, l’amore per la nostra Professione e la disponibilità verso le Istituzioni rappresentano valori concreti ed “inseriti” oramai in profondità in quello che potremmo definire a pieno titolo il DNA del nostro essere farmacista. Solo basandoci su questi valori e capacità morali, professionali ed economici potremmo vincere la 17
difficile sfida con altri modelli di farmacia che tentano invece di affrontarla solo attraverso logiche di mercato. PER ASPERA AD ASTRA! 18
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