L'EDUCAZIONE E LA FRATELLANZA NELLA CITTÀ IDEALE DEL SOCRATE PLATONICO. SPUNTI E RIFLESSIONI SU LA REPUBBLICA - di Antonio Binni
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Attualità, storia e cultura esoterica Giugno 2020 L‘EDUCAZIONE E LA FRATELLANZA NELLA CITTÀ IDEALE DEL SOCRATE PLATONICO. SPUNTI E RIFLESSIONI SU LA REPUBBLICA di Antonio Binni 1 Grafica, impaginazione, editing a cura di Franco Ardito L’educazione e la fratellanza nella città ideale del Socrate platonico. Spunti e riflessioni su La Repubblica 2 Antonio Binni
Gran Maestro Emerito L a città immagi- la rivelazione della Verità psicologia, ontologia e nata da Socrate atta a essere poi trasmessa epistemologia: testi, tutti, nell’opera di agli uomini dopo la risa- meritevoli di studio e di Platone denomi- lita. Quasi a significare approfondimento, oltre che nata Politeia nota come la che, se si vuole costruire di divulgazione, primo fra Repubblica fosse, almeno una città “di uomini buoni” tutti, quello relativo alla per chi scrive, mera utopia, (I, 347 d) e giusti, si deve giustizia che Socrate, sot- semplice ipotesi destinata a prima discendere nelle sue to l’incalzare delle altrui rimanere un’opera sospesa profondità e incompiuta, per lo meno per appren- fino a quando la politica dere poi non fosse riuscita a tradur- dalle stesse: la in realtà concreta. rivelazione Costruzione ideale tutt’al- non di una tro che inutile, però, non dea profe- solo per il suo alto valo- tica, com’è re intrinseco di punto di accaduto a riferimento obbligato nel Parmenide, doveroso confronto, ma ma conqui- anche, e soprattutto, per- sta ottenuta ché al modello proposto solo attra- è palesemente sotteso un verso il vasto e compiuto program- duro con- ma di riforma della vita, fronto dia- tanto individuale quanto lettico con sociale, della confusa Ate- agguerriti ne del tempo di Platone, la interlocu- cui luce è quella del “giorno tori. notturno” di cui si parla in La Repub- Repubblica VII 521 c. blica – pro- Programma inoltre autore- babilmente vole perché impregnato di il più im- Sacro in quanto il progetto portante tra fondativo della città nasce i dialoghi dal racconto della “disce- di Platone sa” di Socrate al Pireo, ka- – è testo tabasis palese di una disce- complesso, sa iniziatica in un mondo ricco di infero, notturno, barbarico, contenuti, che rinvia alla tradizione che strin- 3 sapienziale e sciamanica gono in un che va da Pitagora allo difficile stesso Parmenide, l’unica nesso etica, che consente di ottenere politica, trale e decisiva. Con una ripetitività quasi ossessiva il testo platonico, quando affronta il tema dell’insegnamento, qui considerato in generale, raccomanda infatti che l’e- ducazione principi “fin da fanciulli” perché è in questa età che si deve operare se si vogliono – così come è d’obbligo – suggerire cor- tome di rette condotte di vita tali un’ope- da indurre poi i fanciulli a ra, come scegliere una esistenza nel Repubbli- modo migliore (II, 365 b). ca, tanto E’ infatti soprattutto “allora ampia (ben [cioè da bambini] che ognu- dieci libri!), no viene plasmato assumendo obiezioni, è poi costretto a quanto così controversa l’impronta con cui lo si voglia trasferire sul piano collet- sul piano esegetico. Avuto segnare” (II, 377 b). tivo, ossia della città. Fatte perciò riguardo alla natura Da questa pedagogia di- salve comunque le ricadute di queste note, è perfino scende pertanto de plano sul piano personale per ovvio che, da parte nostra, che, nella città socrati- concludere poi, dopo lungo si sia stati obbligati a fare ca-platonica, non saranno argomentare, che la giu- delle scelte, privilegiando, permesse narrazioni di stizia è valore in sé, con il naturalmente, quei profili favole che contengano conseguente corollario che che possono rivestire un esempi educativi disformi. l’ingiustizia non è mai più vivo interesse per i lettori Dall’insegnamento della profittevole della giustizia. di questo scritto. Da qui città dovranno dunque Dove è poi preziosa la sot- la nostra attenzione a due essere espunti i racconti di tolineatura che “il discorso soli argomenti, però, di Esiodo, di Omero, di Orfeo [sulla giustizia] non verte indiscutibile rilievo. e di tutti gli altri poeti in su di un argomento qualsiasi, Esattamente come inse- tutti i punti diseducativi. bensì sul modo [stesso] in cui gna la Massoneria che, Con un tratto di penna – bisogna vivere” (I, 352 d). ravvisando nell’ignoranza ma la circostanza è In uno scritto, quale quello l’origine di ogni male, è nota – vengono presente, che mira a dare impegnata ad ammaestrare così messi al bando conto di l’intera umanità in confor- dalla città i mae- 4 sempli- mità della sua natura uni- stri della cultura ci suggestioni nate dalla versale, nella città ideale greca condivisa in lettura del testo, sarebbe delineata da Socrate ne La quanto colpevoli di invero oltremodo riduttivo Repubblica, l’educazione diffondere, intor- e, perfino, irriverente l’epi- riveste un’importanza cen- no agli dei e agli
Gran Maestro Emerito eroi, nozioni menzognere che gli dei sono Platone e Socrate e soprattutto immorali, influenzati da doni (a destra) tali da ingenera- e preghiere (tesi re nei piccoli a suo tempo ri- ascoltatori petuta da Vol- convinzioni e taire). Respinta comportamen- con fermezza è ti tutt’altro che virtuosi. Nell’ottica consi- derata diseducativa rientra pertanto quella poesia che rappresen- ta la guerra fra gli dei, al pari di quel- la che insegna 5 ugualmente quella poesia tanto amato dai padri della città. scandalosa che ascrive agli Chiesa. Per poter affermare che, dei adulteri fra le medesi- Al pari di quelli degli dei nella sua città ideale, tutti me divinità e quella che vengono contrastati anche i cittadini sono fratelli, il enfatizza congressi carnali i racconti tracotanti degli Socrate di Platone fa infat- fra divinità e mortali rea- eroi, “cose nocive” per chi ti ricorso ad una “favola” lizzati con violenza, con le ascolta. Donde il rifiu- (III, 415 a) facendo discen- astuzia, o assumendo altre to conclusivo espresso in dere la fratellanza dall’es- forme incompatibili invece termini ultimativi. “Pro- sere tutti i cittadini figli di con l’unica forma che deve prio per questo [ossia perché un’unica madre comune, essere riconosciuta come mendaci e immorali] dob- la terra patria, che li ha propria del dio. Da qui la biamo mettere fine a simili all’origine generati dal suo ribadita necessità che i pri- racconti” (III, 392 a). grembo. Donde, per cia- mi racconti indirizzati ai Dopo questo scontro fron- scuno di essi, l’obbligo di minori debbano essere, dal tale, così violento, contro proteggere “il suolo in cui vi- profilo educativo, i miglio- tutto ciò che è fantasia vono come se fosse una madre ri possibili “per indirizzare desta allora in verità una e una nutrice” (III, 414 e). gli ascoltatori alla virtù” (II, certa meraviglia l’ingresso Rimane così a chiedersi se 378 d). del mito nel “sogno di fon- questo mito di autoctonia, Con ferma determinazione dazione” (IV, 443 b-c) della destinato però a radicarsi va poi bandita dalla città quella poesia che indica Zeus quale dispensatore, ad un tempo, di beni e di mali. Dalla naturale bontà del dio, consegue infatti che Zeus non può essere responsabile dei mali. Per i mali “va cercata qualche altra causa, non certo il Dio” (II, 379 e). Donde l’obbligo di “lottare in ogni modo perché”, con racconti nar- rati “in versi o in prosa”, nessuno sostenga codesta commistione “nella propria città, se questa deve essere retta da buone leggi” (II, 380 c). Il “Dio non 6 è respon- sabile di tutte le cose ma [solo] di quelle buone” (ivi). Il che spiega poi la ragione per la quale Platone è stato così Pietro Benvenuti, Scuola di Platone. 1809
Gran Maestro Emerito nella coscienza collettiva sostenuto da Popper, che to Platone scrive sulla di- della nuova città, sia una ha letto la Repubblica come mensione che deve conser- contraddizione o, come un testo essenzialmente vare la città per rimanere invece noi crediamo, piut- politico, con conseguente “una” (IV, 423 b), o sulla tosto una autentica necessi- critica agli aspetti scan- condannata “smisurata tà perché la fratellanza non dalosi del testo platonico cura del corpo” (III, 407 può infatti che derivare da (abolizione della famiglia e b), così frequente invece ai fonte più alta, quale ap- della proprietà privata), ac- giorni nostri, o in tema di punto la divinità, l’umani- cusato, in generale, di tota- accanimento terapeutico tà, la terra patria. Donde litarismo elitario, noi som- rigorosamente escluso per- la nozione verticistica della messamente siamo invece ché chi non è “in grado di fratellanza, come abbia- dell’avviso che, al centro vivere per il periodo pre- mo altrove argomentato dell’opera, stiano soprat- stabilito, non” deve essere e sostenuto (sul punto ci tutto i problemi dell’etica, curato “in quanto inutile a permettiamo di rinviare al della virtù e della felici- se stesso e alla città” (III, nostro precedente studio tà, insieme ad una teoria 407 d). De Fraternitate, meditazioni dell’anima e della educa- I nostri richiami alla edu- minime comparso in questa zione, aspetto quest’ultimo cazione dei cittadini e alla Rivista nel marzo 2020). sul quale aveva già insistito loro naturale fratellanza, Contrariamente a quanto Rousseau. più che vaghi accenni a Risponde due dei tantissimi argo- in ogni menti trattati con mae- caso a veri- stria da Platone, padre di tà che ci saggezza, debbono allora troviamo piuttosto essere considerati in presen- come semplici inviti alla za di un te- lettura e, soprattutto, alla sto profon- meditazione del testo, in damente relazione ad un insegna- filosofico, mento vivo e palpitante. straordina- Accostarsi a quest’opera, in- riamente fatti, non significa soltanto ricco di essere, e pure sentirsi, eredi perle di della sapienza ricevuta, ma autentica anche, e soprattutto, com- saggezza, piere un atto di fede, essere attuale in cioè disponibili ad accettare molte sue parole trasformanti, figlie di tematiche. una ragio- A titolo ne umana 7 meramente atemporale tali da rendere esemplifi- però il lettore sicuramente cativo, si più consapevole e, comples- veda quan- sivamente, migliore.
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