IL LINGUAGGIO GIOVANILE E COLLOQUIALE OGGI: ANALISI CONTRASTIVA DEL ROMANZO TWILIGHT E DELLE TRADUZIONI IN ITALIANO E SPAGNOLO
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRIESTE _______________ SCUOLA SUPERIORE DI LINGUE MODERNE PER INTERPRETI E TRADUTTORI TESI DI LAUREA IN COMUNICAZIONE INTERLINGUISTICA APPLICATA IL LINGUAGGIO GIOVANILE E COLLOQUIALE OGGI: ANALISI CONTRASTIVA DEL ROMANZO TWILIGHT E DELLE TRADUZIONI IN ITALIANO E SPAGNOLO Laureanda: Relatore: FEDERICA PERRUCCI CHIAR.MO PROF. JOHN MARTIN DODDS Correlatore: CHIAR.MO PROF. JOSÉ FRANCISCO MEDINA MONTERO ANNO ACCADEMICO 2008-2009 1
1.0 Introduzione In questo lavoro si è cercato di condurre un tipo di analisi incentrato principalmente sulla traduzione. Ci sono elementi di analisi linguistica e soprattutto semantica, ma sempre volti ad analizzare, capire, spiegare e, in alcuni casi, fare proposte alternative nel campo della traduzione passiva (verso l’italiano) ma anche attiva (verso lo spagnolo). I principali mezzi utilizzati a tale scopo sono stati dizionari monolingui e bilingui, monografie, enciclopedie e saggi, i cui titoli sono riportati nella bibliografia alla fine di questo testo. Lo strumento più importante, però, come già detto, è stato internet. Questo perché l’oggetto in analisi, vale a dire il linguaggio giovanile, familiare e idiomatico, non è facilmente reperibile in testi standard quali quelli sopra citati. Fondamentali allo sviluppo di questa analisi sono state, infatti, le ricerche sul campo, gli esempi trovati nei blog o nei forum informatici, dove il linguaggio dei partecipanti (dei giovani in questo caso) non è “sporcato” o “aggiustato” secondo gli schemi di un linguaggio standard. Va sottolineato che la lingua oggetto di questa analisi è la variante americana dell’inglese. È importante tenerlo a mente, perché molti degli elementi riscontrati non possono essere generalizzati come caratteristici dell’inglese, ma appartengono strettamente al gergo statunitense. Il capitolo principale di questa tesi, cioè quello dedicato all’analisi vera e propria, si suddivide in cinque parti: il linguaggio familiare e dei giovani, le interiezioni, espressioni idiomatiche, proverbi e elementi culture – bound. Inoltre, alla sezione numero 4.0, si troverà un’intervista fatta a Luca Fusari. Lo scopo delle domande fatte al traduttore è stato quello di capire che tipo d’approccio ha adottato nella traduzione di Twilight (e del resto della saga) e, in particolare, nei confronti dei punti oggetto di analisi in questa tesi. Lo scopo ultimo di questo lavoro è quello si analizzare e studiare i metodi di traduzione adottati, valutare se essi sono adatti, stabilire come sono risultate le due traduzioni nel loro complesso e proporre delle soluzioni alternative a quelle utilizzate. 6
2.0 Analisi 2.1 Il linguaggio familiare e dei giovani Per quanto riguarda il linguaggio giovanile, è molto difficile trovare una documentazione adeguata, uno studio approfondito che analizzi questo fenomeno sociale. Il motivo di ciò è palese: esso è costantemente in evoluzione, soggetto a continuo cambiamento dal punto di vista sia cronologico sia geografico. Grazie a questi cambiamenti, ogni generazione di linguaggio, insieme alle sue caratteristiche spesso ben riconoscibili, arriva a caratterizzare una determinata generazione di giovani. Un articolo interessante a questo proposito è quello pubblicato da Pino Catalano intitolato “Il linguaggio giovanile, oggi” (www.mazaracult.blogspot.com/2008/04/il-linguaggio- giovanile-oggi.html). In questo articolo, l’autore fa notare che la principale caratteristica che determina il linguaggio giovanile di oggi è il linguaggio informatico. Nell’era della multimedialità, è la necessità di comunicare rapidamente che detta le norme per la creazione del linguaggio giovanile. L’uso di abbreviazioni, di troncamenti, di forestierismi, di parole prese in prestito da diversi gerghi è fondamentale quando si vuole comunicare via SMS o nelle chat informatiche. Inevitabilmente questi mezzi hanno poi delle ripercussioni sul linguaggio parlato. Il testo in analisi, però, rappresenta una piccola eccezione. In effetti, dal momento che il protagonista maschile è nato agli inizi del XX secolo e quella femminile viene classificata come “giovane matura”, bisogna stare attenti a distinguere ciò che è realmente linguaggio giovanile (per i nostri tempi), e ciò che invece è legato a queste caratteristiche intrinseche dei protagonisti. Il linguaggio giovanile è presente soprattutto nelle parti dialogate del testo e nel modo di parlare di Jacob, uno dei protagonisti (in lui risalterà molto di più nei volumi successivi della saga). In ogni caso si prenderanno in considerazioni quei termini e quelle espressioni che i giovani (americani) di oggi usano in realtà nella loro quotidianità. Per avere conferma di quali siano realmente queste espressioni è stato fatto un sondaggio su internet tra i teenager americani. 7
2.1.1 Are you kidding? “It‟s not bleeding anymore,” he muttered. “Are you going back to class?” “Are you kidding? I‟d just have to turn around and come back.” (pag. 86): è un’espressione molto comune nel mondo anglofono, soprattutto in quello statunitense. Viene utilizzata per esprimere incredulità e derisione. Può essere utilizzata anche ironicamente. In italiano è stata tradotta con l’esclamazione scherzi?1, che specialmente con intonazione interrogativa, può indicare stupore e incredulità o anche scherzoso allarme (www.old.demauroparavia.it, s.v. scherzare). Altre alternative sono “vuoi scherzare?”, “mi prendi in giro?” o anche (in determinati contesti) “fai il simpatico?”. Anche lo spagnolo, in questo caso, ha tradotto come l’italiano: ¿Bromeas? Esiste però un’equivalente molto utilizzato nel linguaggio informale che è stato impiegato in altre parti del testo analizzato, vale a dire “estar de guasa”, che significa, appunto, scherzare. Si sarebbe anche potuto usare “¿Me tomas el pelo?” (= “mi prendi in giro?”). 2.1.2 Mike-schmike “I just invited you.” “Let‟s you and I not push poor Mike any further this week. We don‟t want him to snap.” His eyes danced; he was enjoying the idea more than he should. “Mike-schmike,” I muttered,[ ...] (pag. 89): trovare una spiegazione per questo costrutto è stato tutt’altro che semplice. Si tratta, in effetti, di una costruzione che appartiene prettamente alla lingua orale statunitense, di cui non si trova definizione, spiegazione o documentazione alcuna. Si è potuto trovare una spiegazione solo grazie alla consultazione di alcuni forum linguistici, e quindi, all’aiuto di qualche madrelingua. La spiegazione è stata la seguente: il suffisso schm- davanti ad una parola privata dell’iniziale (per esempio fear – ear – schmear) vuol dire che quella cosa, oggetto, persona, situazione, ecc. viene presa poco sul serio, o quasi non tenuta in conto. In italiano potrebbe equivalere ad una frase che inizi per “ma chi se ne frega di...” o “altro che...”, seguiti dalla parola in questione. Nel caso di questa traduzione, invece, il traduttore si è limitato a riprendere il poor Mike della frase precedente, traducendo con povero Mike. Effettivamente si trattava di una scelta alquanto complicata, dal momento che, come detto precedentemente, l’uso di questa formula non è documentata. Si va ad 1 Da questo momento in poi si evidenzieranno in grassetto le espressioni e le relative traduzioni effettivamente impiegate nei tre testi. 8
aggiungere poi l’ulteriore problema dei termini di consegna che ogni traduttore ha, e che rendono impossibile andare a fondo ad ogni particolare della traduzione mentre si lavora. Ad ogni modo, le alternative in questo caso potrebbero essere quelle suddette. Interessante è anche la scelta del traduttore spagnolo: el blandengue de Mike, che vuol dire approssimativamente “quel rammollito di Mike”. Non potendo chiedere direttamente al traduttore rimane il dubbio se si tratti di un errore di comprensione da parte sua o se, volontariamente, non trovando una definizione, ha deciso di trasformare l’affermazione, in modo quasi arbitrario dal momento che ha reso come un’offesa qualcosa che prima non lo era. Piuttosto si sarebbe potuto tradurre esplicitando con “¿qué me importa de Mike?” o con “¡Venga!”. 2.1.3 Cool “[...] I still have goose bumps, see?”[ ...] “Cool.” (pag. 109): Cool è un aggettivo dell’inglese standard, che però nello slang acquisisce un significato completamente differente. Può significare infatti calmo, bene, interessante, molto bene, alla moda, eccellente, figo ecc. Può essere utilizzato per descrivere una qualsiasi cosa, persona o situazione ed è molto utilizzato in America, soprattutto dai giovani, e capito da chiunque parli inglese (Sala 2009: 21). In italiano è stato tradotto con fico, un aggettivo gergale, molto diffuso tra i giovani italiani, utilizzato per descrivere qualcosa di bello, divertente o alla moda (www.old.demauroparavia.it, s.v. fico). Le varianti potrebbero essere figo, forte, ganzo, bello, da sballo, ecc. L’uso di queste alternative è in parte regionale. Nelle diverse zone d’Italia viene prediletto l’uso di una piuttosto che dell’altra. Lo spagnolo ha invece scelto di utilizzare genial come traduzione. Anche qui, alcune alternative potevano essere estupendo, guay, dabuten, dabuti, magnífico, sensacional, ecc. 2.1.4 Yikes “She wants to know if we‟re secretely dating. And she wants to know how you feel about me,” he finally said. “Yikes. What should I say?” (pag. 176): È un’esclamazione di sorpresa, eccitazione, shock o dolore diffusa soprattutto tra i bambini (Partridge 1984, 9
s.v. yikes). Ha probabilmente origine nella parola yoicks, un richiamo utilizzato nella caccia alla volpe ed attestato dal 1770 (www.etymonline.com, s.v. yikes). Yike senza s finale in slang vuol dire rissa, lotta. Nel testo in analisi la protagonista utilizza questa espressione perché messa alle strette. Sa che l’amica sta per farle una domanda alla quale non vuole rispondere. In italiano è stato tradotto con Oddio!, che riproduce perfettamente lo stato d’animo di sorpresa e disagio. In alternativa si sarebbe potuto utilizzare Cavoli!, Accidenti!, Porca miseria! o Oh no!. ¡Oh no! è proprio l’esclamazione utilizzata nella versione spagnola ed analizzata in seguito (§ 3.2.5). 2.1.5 He didn‟t buy it “Did I frighten you?” Yes, there was definitely humor there. “No,” I lied. He didn‟t buy it. (pag. 196): to buy it è un’espressione tipica della lingua parlata che vuol dire “credere o accettare qualcosa, specialmente se è poco probabile che essa sia vera o plausibile” (Macmillan 2006, s.v. buy). Il suo secondo significato, che ovviamente non si applica in questo caso, è morire, essere ammazzato. Nella versione italiana, questa locuzione è stata tradotta con Non ci cascò. La traduzione è perfettamente comprensibile ed equivalente all’originale inglese, ma una valida alternativa sarebbe stata “non se l’è bevuta”. Per quanto riguarda invece la versione spagnola troviamo come traduzione No picó, che corrisponde all’italiano “abboccare”. In questo caso, il significato del termine inglese e quello spagnolo non coincidono al cento per cento, poiché “non abboccare” vuol dire non cadere in una trappola, mentre nell’originale vuol dire semplicemente non credere a qualcosa. Sarebbe stato forse più corretto utilizzare “no se lo tragó”, che, come spiega il DUE (Moliner 1998, s.v. tragar), vuol dire “credere a qualcosa detta con l’inganno”, esattamente ciò che vuol dire il testo di partenza. 10
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