IMMIGRAZIONE E ACCOGLIENZA - Linee Programmatiche del Tavolo N. 7

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IMMIGRAZIONE E ACCOGLIENZA
           Linee Programmatiche del Tavolo N. 7

Premessa e obiettivi.
La naturale composizione multietnica del tavolo regionale su immigrazione e accoglienza al
quale hanno partecipato soprattutto professionalità rientranti nelle figure dei mediatori
interculturali, ma anche dipendenti pubblici, rappresentanti di enti locali, avvocati e
consulenti legali e appartenenti alle forze dell’ordine che hanno prestato il loro servizio alla
frontiera di Lampedusa, l’incontro casuale con i medici di M.E.D.U. diretti a Rosarno, ha fatto si
che la discussione, su una tematica di attualità politica evidente, avesse un taglio specialistico
necessaria, ma incompleto data la complessità della materia e l’assenza al tavolo di alcuni
attori istituzionalmente competente quali i sindacati e i patronati oltre che a soggetti del terzo
settore e associazioni che si occupano dei migranti quotidianamente su scala regionale.
E’ evidente che la scelta degli argomenti trattati non può, e non vuole, essere esaustiva ma
mira a dare alcune indicazioni pratiche sulle tematiche di maggiore interesse per chi ha scelto
l'Italia e la Calabria in particolare come luogo in cui costruire il proprio progetto migratorio.
L’obiettivo immediato del tavolo programmatico in vista della costruzione del programma
regionale di governo sarà quello di coinvolgere immediatamente gli “assenti” alla discussione
ponendo le linee programmatiche di seguito evidenziate quale base per la discussione e la
costituzione del Forum Immigrazione del PD della Calabria come riferimento politico
culturale del partito e del centro sinistra calabrese.
Nei giorni precedenti alla costituzione del tavolo è stato varato uno dei documenti più
importanti sul tema dell’accoglienza ovvero la Carta di Lampedusa che è stata l’occasione per
ribadire unanimemente la contrarietà culturale e politica ai C.I.E. Centri di Identificazione ed
Espulsione sul territorio nazionale ed invece affermare come l’idea portante della futura
azione politica in tema di immigrazione debba essere quella dell’accoglienza e
dell’integrazione per chi sceglie la Calabria non solo come terra approdo, ma anche come
luogo dove cominciare una vita libera contribuendo alla crescita politica economica e
culturale della regione.

La legislazione regionale in tema di immigrazione.
L’arretratezza politico culturale sul tema dei migranti è già rinvenibile storicamente nelle
norme dello Statuto della Regione Calabria e nelle legislazione vigente in quanto l’ultima
normativa “quadro” regionale è risalente al 1990 e basta leggerne i contenuti per appurare
come il legislatore regionale si sia occupato solo di emigranti e mai di immigrati fino al 2009.

Disposizioni statutarie in materia di immigrazione:

Articolo 2, comma 2, lettera h) dello Statuto regionale come recentemente modificato con la
legge regionale n. 3 del 2010, di revisione statutaria:

«La Regione ispira in particolare la sua azione al raggiungimento dei seguenti obiettivi:[...] h)
il pieno rispetto dei diritti naturali ed inviolabili della persona, promuovendo l'effettivo
riconoscimento dei diritti sociali ed economici per gli immigrati, i profughi, i rifugiati e gli
apolidi, al fine di assicurare il loro pieno inserimento nella comunità regionale»

http://www.issirfa.cnr.it/5563,46.html

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Legge regionale di settore sull'immigrazione: - Legge regionale del 9 aprile 1990, n. 17
“Interventi regionali nel settore della emigrazione e della immigrazione”;

Altre disposizioni legislative rilevanti per i migranti:

Artt. 10, 12 - legge regionale del 25 novembre 1996, n. 32 “Disciplina per l'assegnazione e la
determinazione dei canoni di locazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica”;

Art. 3 - legge regionale del 5 dicembre 2003, n. 23 “Realizzazione del sistema integrato di
interventi e servizi sociali nella Regione Calabria”;

Regolamenti regionali rilevanti per i migranti:

- Deliberazione del consiglio regionale del 11 ottobre 2006, n. 93 (Allegato A, scheda n. 18 e
Allegato B, scheda n. 11) "Regolamento per il trattamento dei dati sensibili e giudiziari
(Articoli 20 e 21 D.Lgs. 196/2003) - Codice in materia di protezione di dati personali -"

http://www.issirfa.cnr.it/6361,5919.html

E’ solo con la Legge regionale del 12 giugno 2009, n. 18 "Accoglienza dei richiedenti Asilo, dei
rifugiati e sviluppo sociale, economico e culturale delle Comunità locali", che la Calabria
inaugura una serie di interventi per “l’accoglienza, la protezione legale e sociale
e l’integrazione dei richiedenti asilo, dei rifugiati e dei titolari di misure di protezione
sussidiaria e umanitaria presenti sul territorio regionale, con particolare attenzione alle
situazioni particolarmente vulnerabili tra le quali i minori, le donne sole, le vittime di
tortura o di gravi violenze”. La legge, definita in più occasioni “un esempio virtuoso per le altre
regioni italiane”, si poneva in netta controtendenza rispetto alle politiche nazionali,
schiacciate dal giogo della Lega Nord e in quello stesso periodo concentrate sull’inclusione
delle ronde nel pacchetto sicurezza.

La legge però più che disciplinare situazioni giuridiche soggettive degli immigrati, detta
misure di carattere generale e programmatico. Tutti gli interventi previsti dalla legge infatti
rientrano nel Piano regionale, elaborato con valenza triennale e modellato sull’evoluzione
della normativa nazionale, europea ed internazionale in materia di accoglienza. Il Piano,
approvato dalla giunta regionale, previo parere vincolante della commissione consiliare,
individua “le strategie, gli obiettivi, le linee di intervento, i soggetti ammissibili, le risorse
finanziarie, tecniche e organizzative e il sistema di monitoraggio e valutazione”.

Gli interventi sostenuti dalla regione sono di durata anche pluriennale e si rivolgono a
comunità interessate “da un crescente spopolamento o che presentano situazioni di
particolare sofferenza socio-economica che intendano intraprendere percorsi di
riqualificazione e di rilancio socio- economico e culturale collegati all’accoglienza dei
richiedenti asilo, dei rifugiati, e dei titolari di misure di protezione sussidiaria e umanitaria”.

Una legge quest’ultima che non nasce a tavolino, ma è nata dalle buone prassi sperimentate
sul campo, dalle esperienze dei comuni di Riace, Caulonia e Stignano, che hanno accolto
decine di rifugiati, che trovano un antecedente a Badolato, paese che anni fa ha aperto il

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borgo antico, disabitato, a una comunità curda la quale si è integrata e lo ha riportato in vita.

Con tale legge la regione doveva sostenere, inoltre, una serie di iniziative culturali volte a
sensibilizzare l’opinione pubblica alla cultura dell’accoglienza e alla consapevolezza del diritto
d’asilo, prevenendo così fenomeni di razzismo.

L’obiettivo della legge ovvero l’esplicitazione del nesso tra accoglienza e sviluppo locale,
sociale ed economico rimane ancora inattuato nella prassi regionale e trova invece attuale
esplicitazione nella nuova programmazione e approvazione a livello locale di ben 39 progetti
ministeriali del Servizio Centrale attraverso gli S.P.R.A.R. (Sistema di Protezione per
Richiedenti Asilo e Rifugiati) che pongono gli amministratori e gli enti del terzo settore in
prima linea nell’accoglienza e integrazione. Si tratta di una nuova sfida politico culturale
raccolta da molti sindaci del Partito Democratico e del centro sinistra in cui manca però
evidentemente l’ausilio e il coordinamento con politiche a livello regionale. L’intento
dovrebbe esplicitarsi attraverso il passaggio dai CARA tradizionali (con la progressiva
chiusura e trasformazione di quello di Crotone) ai c.d. “CARA Comunali” sul modello Riace o
Acquaformosa anche attraverso i fondi P.O.N. approvando e promuovendo una normativa sul
transito veloce per coloro che scelgono la Calabria solo come luogo di transito per altre
destinazioni (c.d. corridoio umanitario per l’Europa) e che ponga termine alle lunghe ed
estenuanti attese a cui sono costretti soprattutto i migranti c.d. “non economici”.

Il Piano Triennale Regionale 2012 – 2014 esaminato durante i lavori del tavolo non prevede
alcunché sulla mission della legge e i finanziamenti per periodi troppo brevi interrompono i
percorsi di integrazioni dei “nuovi calabresi” soprattutto i bambini nati nelle città che hanno
accolto i loro genitori e che spesso hanno impedito la chiusura di asilo nido o di scuole
elementari.

Manca in definitiva una legge quadro regionale sull’immigrazione, attualmente esiste solo
un progetto di legge che va migliorato introducendo strumenti innovativi che guardino
all’accoglienza non solo sotto profilo dell’assistenza sanitaria, esistono infatti buone prassi
come il Poliambulatorio di EMERGENCY a Polistena che attraverso un protocollo d’intesa con
l’ASP locale riesce a fornire servizi essenziali che spesso evitano il diffondersi di malattie
virali, ma anche sotto il profilo dell’inserimento lavorativo e abitativo che disincentivi il
ricorso al lavoro nero e allo sfruttamento lavorativo come a Rosarno o nella Piana di Sibari ed
evitino il crearsi di campi improvvisati come a San Ferdinando in cui l’assenza della presa in
carico della politica regionale provoca nella prassi la negazione dei più elementari diritti
umani.
Particolare attenzione dovrebbe prestarsi anche ai fenomeni della tratta che ormai
riguardano non solo l’aspetto dello sfruttamento della prostituzione anche minorile ma anche
quello dei lavoratori immigrati attraverso la previsione di strumenti efficaci e protocolli di
intesa con le Questure, le Procure della Repubblica e gli enti del terzo settore, in modo da
coordinare le azioni tese al riconoscimento delle forme di protezione previste dagli artt. 18 e
18bis del Dlgs. N. 286/98 T.U. Imm. e promuovere azioni di prevenzione sui territori
interessati.

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Per questo appare essenziale attivare prima dell’approvazione di una legge quadro la
Consulta Regionale per l'immigrazione, in sinergia con i componente dei Consigli
Territoriali per l'immigrazione delle prefetture, inserendo nella sua composizione gli attori ed
esperti della politica immigratoria sul territorio regionale.

La Consulta regionale per i problemi non solo dei lavoratori extracomunitari e delle loro
famiglie ma anche degli stranieri presenti senza titolo di soggiorno è organismo tecnico
consultivo della Regione per l'esercizio delle funzioni legislative e amministrative in materia
di immigrazione. La Consulta in particolare dovrebbe svolgere i seguenti compiti: a)
formulare proposte agli organismi competenti, esprimere pareri ed assume iniziative su tutte
le materie relative ai fenomeni dell' immigrazione e del multiculturalismo anche attraverso
forme autonome di indagine socio-economica; b) esprimere alla Giunta regionale il parere
sul programma triennale degli interventi di cui alla legge regionale 19/2008; c) esprimere
pareri e formulare proposte sul tema dell’antidiscriminazione.

Dalla Calabria infine potrebbe partire attraverso la modifica dello Statuto Regionale
l’introduzione del diritto di voto per i soggiornanti di lungo periodo alle elezioni
amministrative locali e regionali attribuendo a coloro che ormai sono cittadini calabresi non
solo l’elettorato attivo, ma anche quello passivo perché l’integrazione passa soprattutto
attraverso la partecipazione diretta alla politica locale e regionale. Nonostante il flusso di
immigrazione verso l'Italia sia un fenomeno che ha ormai 40 anni, persiste una carenza nel
sistema di governance che sappia superare l'equazione di straniero come "estraneo", per
passare dalla discriminazione ai diritti è importante dunque, dare voce politica agli immigrati,
attraverso il voto amministrativo, ma anche dando la possibilità ai nuovi arrivati di accedere
al lavoro pubblico e fornendo sussidi alle famiglie, utili nel campo dell'istruzione e della prima
alfabetizzazione per i bambini stranieri.

Lavoro e migranti.

Affrontare il tema del lavoro dei migranti che è particolarmente complesso in se, anche per la
contingenza economica attuale e per i livelli di disoccupazione della nostra regione, è
essenziale sotto il profilo delle politiche dell’accoglienza.
Nonostante la presenza dei lavoratori stranieri sia fondamentale in molti settori e territori
per la sopravvivenza stessa del tessuto economico produttivo, in Italia il dibattito
sull’immigrazione è rimasto a lungo legato a temi quali la legalità, la sicurezza delle persone,
l’identità culturale. L’opinione pubblica, condizionata anche dagli organi di informazione, con-
tinua a confondere con estrema facilità termini come stranieri, immigrati, rifugiati,
clandestini.

Solo negli ultimi anni, con il sopraggiungere della crisi economica, si è cominciato ad
affrontare il tema da un punto di vista economico, generando riflessioni circa i costi, i benefici

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e il rischio di competitività degli stranieri nei confronti della popolazione italiana.

I dati raccolti dal Rapporto dal Dossier Statistico UNAR registrano il basso livello di benessere
degli stranieri in Italia, questo, nonostante il contributo sostanziale che la popolazione
immigrata fornisce al mercato del lavoro e la regione Calabria, facendo riferimento ai dati
ISTAT, si attesta ancora una volta sui gradini più bassi rispetto all'indice di integrazione,
nonostante l'aumento dei flussi migratori verso la regione sia aumentato, dal 2002 ai giorni
nostri, del 300%.

Secondo il rapporto sugli indici di integrazione infatti, la Calabria si colloca al 20° posto, in
ultima posizione, con un indice di appena 36,8 su scala1 a 100, che la situa nella fascia delle
regioni a bassa densità dell'indice stesso, ed inoltre la Calabria dimostra una capacità minima
di trattenere al proprio interno la popolazione straniera, con un indice di attrattività di 18,1.
Ed inoltre, sempre per la Calabria si attesta il 2° più critico livello complessivo di
inserimento occupazionale degli immigrati dopo la Puglia, con appena il 34,4 %.

Quello di resistenza o aperta opposizione nei confronti dei cittadini di origine straniera è un
atteggiamento che persiste nella popolazione italiana, nonostante - attesta il dossier - esista
un rapporto più che favorevole tra costi e benefici dell'immigrazione per le casse
statali. Infatti, secondo i dati statistici, nel 2011, gli introiti dello Stato riconducibili agli
immigrati sono stati pari a 13,3 miliardi di euro, mentre le uscite sostenute 11,9 miliardi, con
una differenza in positivo per il sistema paese di 1,4 miliardi.

La Calabria è la 16° regione per numero di immigrati in Italia mentre le province di Reggio
Calabria, insieme a quella di Cosenza, sono quelle che presentano la maggiore concentrazione
di stranieri.

Il rischio di povertà per i lavoratori stranieri, specialmente nel Sud Italia rimane molto
alto(64%), secondo i dati forniti dall'ISTAT, i cittadini che stanno peggio sotto questo aspetto
sono quelli provenienti dalla zona africana, che ancora vivono in condizioni di grave
depressione abitativa.

Il reddito medio degli stranieri è il 65% di quello degli italiani, e le donne straniere sono
pagate ancora meno rispetto agli uomini inoltre sempre su Reggio Calabria si attesta il più
basso indice di inserimento sociale pari al 39,4 .

Lo strumento essenziale sotto tale profilo non può che essere quello dell’ Accordo di
programma tra la Regione Calabria e il Ministero Lavoro e Politiche Sociali per
integrazione stranieri extraco- munitari che a differenza del passato, non deve prevedere solo
l’ approvazione criteri dei progetti con delega per l’applicazione ai Dipartimenti interessati,
ma deve contenere misure effettive e finanziarie in cui lo Stato e la Regione Calabria si fanno
responsabilmente promotori di sgravi e incentivi soprattutto in tema di lavoro agricolo,
nell’edilizia e offrendo strumenti diretti a forma di autoimprenditorialità o del micro-credito.

Particolarmente importante sotto tale ultimo punto di vista è l’esempio da seguire dato di
recente dalla Regione Umbria attraverso la legge regionale diretta a favorire l’insediamento
produttivo ed occupazionale in agricoltura, per promuovere l’agricoltura sostenibile
attraverso l’utilizzo di terreni agricoli demaniali. Nel testo oltre all’attenzione per gli
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aspetti generazionali in agricoltura, punto centrale della proposta, viene precisato bene a cosa
ci si riferisce quando si parla di lavoratori svantaggiati. includendo in questa definizione un
ampio spettro di persone che va da chi ha difficoltà di accesso al mercato del lavoro ai
soggetti identificati dalla legge 381 del 1991 sulle cooperative sociali, fino ad includere
i richiedenti asilo ed i rifugiati.

Professionalizzazione       degli   operatori     e    accesso      alle   cure     sanitarie    -
Antidiscriminazione.

Particolarmente importante nel quadro sopra descritto è la professionalizzazione degli
operatori che lavorano nell’ambito dei servizi pubblici essenziali e del personale della
pubblica amministrazione che sono quotidianamente a contatto con i migranti.
La Regione Calabria deve attuare responsabilmente una formazione diretta alla comprensione
del fenomeno migratorio diretta alla tutela dei diritti dei migranti e a prevenire fenomeni di
discriminazione adeguando la normativi e i bandi alle direttive europee.
Per tale motivi particolare attenzione deve essere riservata alla formazione degli operatori
legali, dei mediatori interculturali e degli interpreti.

In campo sanitario la Regione, oltre che uniformare le prassi di accesso si servizi attraverso
una normativa coordinata, deve istituzionalizzare la presenza della figura dei mediatori
interculturali presso le ASP e i Dipartimenti sui territori oltre che a promuovere protocolli di
intesa con gli enti e le associazioni che sul territorio forniscono assistenza volontaria in campo
sanitario.

Un’adeguata normativa consente il recupere delle somme per prestazioni sanitarie dai paesi
terzi con i quali insistono accordi bilaterali o assicurazioni o iscrizioni estere.
Si tratta di diminuire il numero degli accessi impropri presso gli ospedali attraverso
l’istituzione della medicina delle migrazioni e di ambulatori specializzati che abbiano lunga
durata. E’ necessario costituire una rete unica tra le Asp che raccolga i dati sull’accesso dei
migranti al S.S.N. e avvii una ricerca epidemiologica in modo da avviare studi e azioni in
materia di prevenzione anche attraverso la formazione di nuovi operatori.
Uniformare sui terminali il rilascio della tessera europea per i non iscritti ENI e gli stranieri
temporaneamente presenti non iscritti STP.

Infine un cenno merita il tema dell’Antidiscriminazione.
E’ stato siglato il 15.12.2011 dalla Regione Calabria il Protocollo d’intesa con l’UNAR Ufficio
Nazionale per la Promozione della parità di trattamento e la rimozione delle
discriminazioni fondate sulla razza o sull’origine etnica.
Ad oggi non si hanno notizie sulla composizione, sulle azioni e sulla costituzione
dell’Osservatorio Regionale e sulla creazione delle reti e delle antenne territoriali.
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Si rintraccia l’emanazione di manifestazioni di interesse per la costituzione delle antenne a
livello territoriale, ma senza prevedere alcuna risorsa finanziaria in un settore strategico nella
materia dell’integrazione e della tutela dei diritti dei migranti.

Conclusioni.
Gli stranieri in Calabria vivono male nonostante la loro partecipazione al modo del lavoro e
alla vita sociale, occorre quindi un generalizzato cambiamento di mentalità e un impegno
costruttivo e condiviso della nuova politica regionale del Partito Democratico per fare della
Calabria la regione più inclusiva del Paese.

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