IL PUNTO DI VISTA Margherita Sassi - cpspescara.it

Pagina creata da Giorgio Fiori
 
CONTINUA A LEGGERE
IL PUNTO DI VISTA Margherita Sassi - cpspescara.it
Margherita Sassi

IL PUNTO
DI VISTA

                   cpspescara.it
IL PUNTO DI VISTA Margherita Sassi - cpspescara.it
CENTRO DI PSICOLOGIA DELLO SPORT
          PESCARA
          di Margherita Sassi

Margherita Sassi            IL PUNTO DI VISTA   !2
Centro di Psicologia dello Sport Pescara
di Margherita Sassi

cpspescara.it

Per essere informato sulle novità del CPS Pescara visita:
http://www.cpspescara.it/newsletter
e iscriviti alla Newsletter

Titolo: Il Punto di vista

Testi, progetto e foto di copertina di Margherita Sassi
Psicoterapeuta e psicologa - competente in psicologia dello sport
Responsabile del CPSPescara, via Ostuni 38 - 65121 PESCARA

Il Punto di Vista è un progetto cresibile.
Per informazioni visita: http://www.cpspescara.it/cresibilita
e approfondisci la cresibilità®

oppure visita: https://bit.ly/la-rubrica-del-mese
e segui i prossimi Punti di vista

Prima edizione: febbraio 2022

Realizzazione: CPS Pescara

      Margherita Sassi                          IL PUNTO DI VISTA   !3
INTRODUZIONE

L’idea di scrivere un Punto di vista al mese si è consolidata nel 2017, anche se all’inizio non c’era
alcuna pretesa di essere puntuale. Nel 2018 è diventato un impegno con me stessa e con l’andare
degli anni anche con chi si aspettava un’idea su cui riflettere.
Ad un certo punto, pensando di farne una raccolta, ho atteso di concludere un lustro e ho iniziato
a revisionarli.
Anzitutto ho eliminato le immagini che, invece, si possono vedere pubblicate sul sito
(cpspescara.it). Alcune volte sono fortemente significative e avrei voluto riportare anche quelle,
ma ho preferito rendere la raccolta più “asciutta” possibile e seguendo lo stesso principio ho
aggiunto delle parole chiave per ogni pezzo.
Nel rileggere i 65 Punti di vista ho temuto che alcuni risultassero ripetitivi perché volevo evitare di
tornare più volte sullo stesso argomento. Per un attimo ho pensato di fondere alcuni temi, ma
certe problematiche sono così radicate nell’ambiente sportivo che ribadire le soluzioni diventa
quasi una necessità. Tanto per fare un esempio, se a tutti i livelli vincere o perdere è una
questione di vita o di morte, diventa un dovere per un professionista del settore preservare in ogni
singola circostanza la salute e il benessere degli atleti, che sono l’anello debole del sistema.
Ho apportato una serie di correzioni nello stile salvaguardando i contenuti, ho spostato a piè di
pagina le argomentazioni che avevo messo per inciso e ho tagliato ogni parte di cui si poteva fare
a meno, evitando di aggiungere ulteriori approfondimenti dettati dal senno di poi.
Devo dire che scrivere mensilmente un Punto di vista, soprattutto in piena pandemia di Covid-19,
è stato per me un esercizio essenziale: esprimere in maniera concisa e cadenzata un’opinione è
stato molto utile anche per tenermi allenata. Parallelamente, ho portato a termine la stesura de La
regola del libero, il romanzo che è uscito lo scorso gennaio. Chissà se ce l’avrei fatta lo stesso
senza l’impegno della rubrica.
Alcuni Punti di vista si riferiscono a notizie di attualità, altri ad esperienze di lavoro personali e
molti - quelli a cui tengo maggiormente - ai nuovi modelli che dovrebbero innovare il sistema
sportivo anche e soprattutto attraverso l’apporto della psicologia in quanto professione sanitaria.
Un criterio che ho cercato di tenere ben presente è che non serve a nulla essere compiacente e
assecondare i contenuti che caratterizzano il settore in cui lavoro - quello della psicologia dello
sport -, illudendo le persone che la mente è tutto e non ci sono limiti. Sarebbe stato solo
l’ennesimo inganno, architettato per travolgere chi nutre aspettative malriposte. Ho preferito,
invece, evidenziare le realtà che indagano e investono sul valore della creatività, sottolineandone i
risvolti scientifici e applicativi.
Non ho scritto la mia sugli ori di Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi alle Olimpiadi di Tokyo,
della vittoria dell’Italia agli Europei di Calcio 2020 e neanche della Nazionale italiana femminile agli
Europei di Pallavolo 2021. Ma quando si è profilata la XXXIII Olimpiade a Parigi, nel prossimo
2024, allora mi è parso adeguato specificare che per guidare gli atleti verso una migliore

      Margherita Sassi                     IL PUNTO DI VISTA                                          !4
prestazione, ogni innovazione rivolta a tutelarne la salute e il benessere meriterebbe un
riconoscimento e una sua definizione.
Si noterà che, spesso, i Punti di vista nascono da una reazione di disappunto e delusione. È più
frequente che trattino di cose che non funzionano come converrebbe che funzionassero.
Qualcuno potrà pensare che il mondo dello sport non è così diverso dai sistemi che gli girano
attorno e che, magari, non conosco abbastanza bene. Ringrazio fin da ora quanti mi sosterranno
nel compararlo con altri ambienti, perché quello che ne verrà fuori sarà qualcosa di nuovo e di
diverso.

   Pescara, 22 febbraio 2022

     Margherita Sassi                   IL PUNTO DI VISTA                                     !5
2016

Margherita Sassi   IL PUNTO DI VISTA   !6
NICK KYRGIOS E IL TENNIS

Parole chiave: Nick Kyrgios, tennis, vincere, perdere, sconfitta, successo, autonomia emotiva

26/10/2016 - Lo scorso 5 novembre, sfogliando SportWeek, ho letto l’articolo di Lorenzo
Cazzaniga riguardo Nick Kyrgios. Per tracciare un file rouge sono dovuta tornare più volte su
alcuni passaggi. Di primo acchito, non sono riuscita a orientarmi e così ho impiegato qualche
minuto in più. Credo però ne sia valsa la pena. Ho decifrato il pezzo selezionando degli stralci1
che mi hanno guidata, dopodiché ho preso un paio di appunti ed eccomi qua.
Elenco sommariamente le questioni su cui credo convenga interrogarsi.
1. Com’è possibile continuare a scrivere che vincere sia un’assoluta priorità?
2. Quanto è azzardato sentenziare un contrasto odio vs. rispetto?
3. Dove porta la logica lineare secondo cui la maleducazione sarebbe un effetto diretto del
      desiderio di ribellarsi o della disponibilità ad andare oltre le regole? In passato si parlava della
      ribellione giovanile in nome di un’autonomia e di un’indipendenza necessarie. Come siamo
      finiti a dichiarare l’esistenza di una ribellione alla sconfitta?
4. Da dove viene la convinzione che l’unico scopo che anima un giocatore sia quello di vincere?
5. Siamo proprio sicuri che le sceneggiate di Mac&Co fossero studiate per conquistare il
      successo e quella di Kyrgios sia una maleducazione a perdere? E se questa fosse espressione
      di un tentativo maldestro di conquistare un’autonomia emotiva che Kyrgios non ha ancora
      allenato?
Tra le parole spese nell'articolo, risaltano: vincere - ripetuta due volte -, perdere, sconfitta,
successo.
Forse ci sono ancora giocatori abbastanza lucidi da accorgersi che questa ridondanza li sta
nauseando e che per godere dello sport - anche quando è un lavoro - ci vuole ben altro.
Stando alla proposta2 che Connors ha fatto a Kyrgios, almeno lui sembra averlo già capito. Se a
qualcuno è dato sapere, che chieda a Jimmy se le sue sceneggiate erano pensate per
conquistare il successo. Così, per curiosità.

1 “Per lui - riferito a Kyrgios - vincere non è l’assoluta priorità, se non in qualche momento di rara lucidità.”
“McEnroe, Connors, e compagnia, non odiavano il tennis. Anzi, nutrivano un profondo rispetto. La maleducazione che
talvolta li ha accompagnati in campo, era figlia del desiderio di ribellarsi alla sconfitta e della disponibilità ad andare oltre
le regole per raggiungere l’unico scopo che li animava: vincere.”
“Le sceneggiate di Mac&Co erano studiate per conquistare il successo anche nelle giornate storte, quella di Kyrgios è
una maleducazione a perdere.”
2   Tu vuoi essere il migliore. Allora vediamoci, imparerai a giocare, divertire e vincere! Cit. Jimmy Connors

         Margherita Sassi                             IL PUNTO DI VISTA                                                        !7
PRIMA IL DOVERE E POI IL PIACERE. NON PER CHI È ABITUATO A GIOCARE

Parole chiave: gioco, giocosport, sport, competenza, competizione, cooperazione, auto-efficacia

27/10/2016 - Gioco, giocosport e sport sono tre facce di uno stesso inestricabile processo. Il
processo grazie al quale diventa possibile rispettare le tappe fisiologiche di sviluppo di ogni
singola personalità.
Stando alle marcate differenze esistenti tra gioco e sport, è utile ricordare che l’idea più recente di
giocosport ha creato un ponte indispensabile tra i due.
Ma allora perché partire proprio dal gioco?
Bettelheim affermava che la capacità di godere della competizione si costituisce sull’esperienza di
gioco della prima infanzia, e quest’ultima non solo sviluppa l’affettività e l’emotività contingenti,
ma rappresenta anche la strada maestra per arrivare al mondo interiore del bambino (Un genitore
quasi perfetto, 1987).
Il gioco, infatti, consente, in maniera del tutto naturale, di regolare le emozioni che scatena, e
permette un progressivo adattamento all’ambiente circostante, miscelando realtà e fantasia. La
sensazione del proprio corpo in movimento e l’azione di cui si diventa protagonisti sono aspetti
evolutivi fondamentali, attivati sia dal gioco corporeo che dal dialogo tonico, e alimentati dalla
curiosità naturale verso la scoperta (dai primi mesi fino al gioco strutturato).
Intorno ai 6 anni comincia il delicato passaggio dal gioco allo sport, diventano preziosi i giochi
basati sull’integrazione sensoriale e la soppressione temporanea dei canali senso-percettivi (ad
esempio, la vista e l’udito) e ciascun bambino scopre il piacere delle funzioni stesse.
Ma c’è dell’altro.
Analizzando lo sviluppo cognitivo, Jean Piaget ha considerato il rapporto tra le diverse dimensioni
del gioco - esplorativa, catartica, simulativa e normativa - e l’apprendimento, evidenziando come
la maturazione e l’adattamento del bambino sono frutto dell’esercizio combinato delle molteplici
funzioni attribuite al gioco. Di volta in volta, quest’ultimo può essere: di esercizio - sviluppo degli
schemi senso-motori e padroneggiamento dell’oggetto e dello schema corporeo -, imitativo -
riproduzione di comportamenti e attività tipiche di altri -, simbolico - trasposizione di
comportamenti, "far finta di…” - e normativo, centrato sulle regole - la partita.
Naturalmente, traghettare il giovane verso lo sport significa considerare anche il piano
psicosociale sul quale bisogna spostarsi per collocare il concetto di auto-efficacia, introdotto da
Albert Bandura.
Operando continuativamente attraverso il gioco, l’acquisizione delle abilità necessarie (life skills)
all’individuo delinea un processo del tutto naturale ed è il motivo per cui, perseveranza, attenzione
e tenacia nel fare le cose e nel comprenderne il funzionamento, rappresentano i contenuti di una
qualsiasi proposta ludica, già a partire dai 5-6 anni.

      Margherita Sassi                     IL PUNTO DI VISTA                                         !8
Qual è quindi il valore del piacere legato al gioco?
In termini evolutivi, sembra inestimabile e se ci si pone in vista della competizione, non se ne può
assolutamente fare a meno.
Il gioco insegna a muoversi, a immaginare e a pensare (Mauro Laeng).
Il gioco motorio, in particolare, impegna i movimenti, la prontezza senso-percettiva, la
coordinazione, l’apprezzamento dello spazio, del tempo e la gestione dell’energia, dimostrandosi
in quanto tale fine a se stesso.
Quando si comincia a parlare di prestazione sportiva e, magari, di eccellenza è indispensabile che
le informazioni provenienti dal corpo e dal suo movimento restino il fulcro della ricerca attenta e
persistente di una consapevolezza e un equilibrio costantemente a rischio (equilibrio cinestetico,
ma anche emotivo).
Di certo, mietere successi significa anche sentirsi più efficaci e più sicuri, ma bisogna sottolineare
che questo accade solamente a fronte di una resilienza collaudata. Per essere proficuo, lo sforzo
competitivo va inserito, anzitutto, nel processo di socializzazione da mettere in atto. Solo in questi
termini, si può predisporre la migliore situazione affinché la prestazione si affini e la pretesa di
prevaricare l’altro si trasformi.
Da ultimo, ma non per importanza, vale la pena ricordare che il termine competizione - come
competenza - deriva dal latino competere e significa cercare di ottenere insieme con qualcuno. A
me sembra un esplicito rimando alla cooperazione.

      Margherita Sassi                    IL PUNTO DI VISTA                                         !9
IL RITIRO DI NICO ROSBERG

Parole chiave: Nico Rosberg, ritiro, coerenza, campioni, vincere, vivere

04/12/2016 - Sabato scorso (3 dicembre 2016) ho preso La Gazzetta e l’ho sfogliata senza
leggerla. Così, questa mattina appena mi è stato possibile ho recuperato i dettagli riguardo il ritiro
di Rosberg. Mi incuriosiva il come e il perché di una decisione che si era diffusa a macchia d’olio il
venerdì precedente, quando il video del pilota è diventato virale in un lampo.
Ho divorato la notizia. Volevo scoprire il campione attraverso le sue testimonianze e le sue ragioni
e alla fine mi sono sorpresa nel difenderlo dagli attacchi prevedibili e dalle polemiche a mio parere
inconsistenti.
Il fatto è che si fa sempre un gran parlare di coerenza come se fosse una dote da ostentare a tutti
i costi. Non che non lo sia, magari lo è, ma commettiamo l’errore di stabilirla tra la prospettiva di
vincere - sempre e comunque - e il dovere di farlo. Si tratta di un pericoloso fraintendimento, che
rende la coerenza una caratteristica impermeabile ai cambiamenti ed estranea alla realtà.
Se oggi il mio comportamento è questo, perché è così che la penso, sono coerente con la mia
idea (che da dieci anni detta legge). Se poi nel frattempo è accaduto qualcosa, faccio anche finta
di niente, perché per me non conta.
In realtà, a volte, le cose stanno diversamente. La vita delle persone - compresa quella dei
campioni - permette continue evoluzioni e chi ha il coraggio di rendersi vulnerabile, spesso ha
bisogno di riconsiderare i valori attorno ai quali organizzare le proprie esperienze. È un forma di
elasticità che tutti i grandi campioni coltivano. Forse Rosberg è uno di questi e sta raccogliendo i
frutti - lunghi a maturare - di una meditazione che ha praticato mattino e sera.
Decisioni come la sua dimostrano che quando interpreti lo sport in maniera lucida e consapevole,
dentro la pista sei capace di vincere e fuori di vivere.
Purtroppo, però, capita che alla bellezza della trasparenza con cui Nico ha lasciato la F1 si
contrapponga la delusione allusiva di Lauda, che sembra fraintendere la parola stress e
sottovalutare la noia, un’emozione che come l’ansia, la rabbia o la tristezza va gestita.
Il punto è che provare stress, esserne consapevoli e farsene carico non è roba da perdenti.
Eppure fin quando la forza di affermare nuovi stati di coerenza riuscirà a deludere, la “ferocia”
verrà associata ai “campionissimi” come Hamilton e gli esempi come Rosberg, nella loro
eccezionalità, non saranno capiti abbastanza. Non quanto sarebbe bello che lo fossero.

      Margherita Sassi                     IL PUNTO DI VISTA                                       !10
Indice

Introduzione                                                         4

2016

Nick Kyrgios e il tennis                                             7

Prima il dovere e poi il piacere. Non per chi è abituato a giocare   8

Il ritiro di Nico Rosberg                                            10

2017

2017: quali saranno i buoni propositi di uno sportivo?               12

Staffette generazionali                                               14

La resilienza va in scena a Melbourne                                15

L'incredibile vitalità dei tempi morti                               16

Sport giusto o sbagliato: è davvero questo il problema?              17

Quando azione fa rima con passione                                   19

I tre borsoni                                                        21

Stare bene: il segreto c’è, ma non si vede                           23

Forza e gentilezza: come salvare lo sport dalla retrocessione        25

Gli atleti di carattere: convenzione o convinzione?                  26

Settembre, andiamo. Non è tempo di migrare                           28

Il bug dello sport                                                   30

In(di)visibili ingranaggi                                            32

Gli sportivi, quelli giovani, sono felici se …                       34

Strada facendo                                                       36

2018

Il desiderio di Fiona                                                39

Uno, nessuno, centomila sportivi                                     40

Lo sport, il terzo settore e il quarto piano                         41

       Margherita Sassi                          IL PUNTO DI VISTA        !11
Lo sport, il bello e il buono                                     42

Stop&Go per fatica e creatività sportive                          43

Villaggi                                                          44

Professionalizzare le risorse umane                               45

Festival dello sport. Due sono meglio di uno?                     46

Le origini del mio personal branding                              47

Fantasia, bellezza e passione                                     49

D’interdipendenza si vince                                        51

2019

Pezzi da collezione                                               54

Imparare senza sapere                                             56

Obiettivo: Pescara 2020                                           57

Lo sportivo doc                                                   59

La cresibilità al cospetto di Rizzolatti                          61

I figli, la fiducia e l’assist del genitore                       62

Scoperti, spontanei, sportivi                                     63

Il Teorema di Pitagora                                            64

A tutto c’è un limite                                             65

Voli pindarici                                                    66

Cresibilità e sto                                                 68

2020

Progettualità e programmazione sportiva                           71

Scelgo o non scelgo? Cipiesse rispondi!                           73

È ora di mettere giudizio                                         75

       Margherita Sassi                       IL PUNTO DI VISTA        !12
Legami intoccabili                                                    77

Il covid-19 e lo sport che non ti aspetti                             78

Passaggi a livello                                                    80

Medicina dello sport: rivoluzioni abruzzesi e presenze perseveranti   82

Medicina dello sport. Atto secondo                                    84

Quello che sarà dello sport italiano                                  86

Palestre scolastiche: una rinuncia o un’opportunità?                  88

Sport vs salute                                                       90

Creatività e benessere all’origine dell’eccellenza sportiva           91

Amori a prima vista                                                   93

Medicina e psicologia dello sport: integrazione e progresso           95

2021

Può lo sport migliorare il nostro futuro?                             98

Quando arriva il momento in cui perdi                                 100

Un suggerimento per Prandelli                                         102

Per un pugno di euro                                                  104

Perché la flessibilità di Lewandowski è un monito                     106

Pronti per la grande onda?                                            108

Paris 2024: la prossima chance è per tutti                            110

L’intervista che verrà                                                112

Quello che ci insegna la Balloon World Cup                            115

Il valore didattico della capovolta                                   117

Ritrovamenti e indizi                                                 119

       Margherita Sassi                      IL PUNTO DI VISTA              !13
Puoi anche leggere