Il Ponte rosso INFORMAZIONIDIARTEECULTURA numero73-ottobre2021 - ottobre 2021

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Il Ponte rosso INFORMAZIONIDIARTEECULTURA numero73-ottobre2021 - ottobre 2021
Il Ponte rosso
INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA   numero 73 - ottobre 2021
Il Ponte rosso INFORMAZIONIDIARTEECULTURA numero73-ottobre2021 - ottobre 2021
INAUGURATA A POLA                           Sommario

    LA MOSTRA                               Appunti da una società divisa .............................. 3
                                            Un poeta e una nazione ............................................ 4
“PICTURA DANTIS”                            di Fulvio Senardi
                                            Arte di fede e di lotta ............................................... 8
                                            di Roberto Curci
                                            Due modi di cercare Dante ..................................11
                                            di Francesco Carbone
                                            La donna dell’arte ...................................................14
                                            di Gabriella Ziani
                                            L’ultima regia di Strehler .......................................18
                                            di Luigi Cataldi
                                            Geometrie di palude ..............................................20
                                            di Walter Chiereghin
                                            Riflettendo su Céline ..............................................22
                                            di Roberto Dedenaro
                                            Un’americana a Parigi ............................................24
Inaugurata presso la Comunità degli         di Alessandro Busdon
Italiani di Pola la mostra “Pictura Dan-
                                            Analfabeti delle emozioni .....................................28
tis” con 78 illustrazioni di Francesco      di Adriana Medeot
Carbone, per iniziativa della Società
                                            Un altro Kubrick .......................................................30
Dante Alighieri - Comitato di Gorizia,      di Paolo Cartagine
dell’Associazione culturale Il Ponte
                                            il surf dell’etica secondo Marrone .....................33
rosso e della Facoltà di Lettere e Fi-      di Paolo Pichierri
losofia dell’Università Juraj Dobrila di    È ripartita la prosa ...................................................34
Pola. Tra le autorità presenti il Console   di Paolo Quazzolo
generale d’Italia a Fiume Davide Bra-       Ariaferma, il tempo sospeso ................................36
danini, il presidente dell’Unione Italia-   di Stefano Crisafulli
na Maurizio Tremul e il vice sindaco di     Su una poesia di Ivan Crico ..................................37
Pola Bruno Cergnul.                         di Maurizio Casagrande
                                            Vietato ai minori di 60 anni ..................................38
                                            di Francesco Carbone
                                            L’encomio e l’oltraggio ...........................................39
                                            di Walter Chiereghin
                                            Lunga vita alle lingue morte ................................41
                                            di Maria Grazia Ciani
                                            Solo per ringraziare .................................................43
                                            di Giancarlo Pauletto
                                            (Ri)Scoprire Benedetta Bonfiglioli ......................44
                                            di Anna Calonico
                                            Per caute sopravvivenze ........................................46
                                            di Malagigio
Il Ponte rosso INFORMAZIONIDIARTEECULTURA numero73-ottobre2021 - ottobre 2021
APPUNTI DA UNA                                                                                       EDITORIALE
                                                                                                     EDITORIALE
                                                                                                              sommario

SOCIETÀ DIVISA                                                                                      informazioni web
                                                                                                       di arte e cultura
    La cronaca italiana di questi giorni      richiamano le uniformi dei deportati nei         a distribuzione gratuita
sembra – ed in effetti è – modellata su       Lager nazisti, quasi che Mario Draghi sia                            n. 73
un sistema elettorale maggioritario, no-      paragonabile ad Adolf Hitler o Roberto                       ottobre 2021
nostante che in molti si affannino a bla-     Speranza a Hermann Göring. O ancora
terare di una destra e una sinistra che non   alla criminale devastazione della sede                         Direttore:
esisterebbero più, residui fantasmatici       romana della CGIL ad opera della teppa-                 Walter Chiereghin
di una visione del mondo non più cor-         glia neofascista che irrobustiva la mani-
rispondente alla realtà contemporanea.        festazione di dissenso – magari in sé le-              Posta elettronica:
Tuttavia si percepisce palpabilmente nel      gittimo – contro le disposizioni di legge             info@ilponterosso.eu
succedersi dei fatti sociali una frattura     per contrastare il diffondersi del virus.
verticale della comunità nella quale vi-          A Trieste, assurta al ruolo che non le                    Per l’invio di
viamo, su ogni argomento divisa in due        competerebbe di capitale italiana delle               comunicati stampa:
fronti opposti, ciascuno impermeabile         contestazioni grazie alle massicce dimo-             press@ilponterosso.eu
alle idee dell’altro. Questa visione così     strazioni no-vax e no green-pass, peraltro
manichea della società italiana sarà ma-      contrastate dalle decine di migliaia di ade-               impaginazione:
gari un’impressione, dettata dalle recenti    sioni a un appello di senso contrario, si as-           Hammerle Editori e
elezioni amministrative, nelle quali pro-     siste una volta di più alla rappresentazione           Stampatori in Trieste
prio la struttura della legge elettorale ha   di una società irrimediabilmente divisa.                  Via Maiolica 15/a
visto una suddivisione drastica dell’elet-        In un clima di questo genere risultano                    34125 Trieste
torato, che deve ovviamente assegnare         evidenti le radici culturali delle contrappo-
la vittoria a uno solo dei contendenti,       sizioni tra una minoranza che rifiuta l’ap-
finendo quindi per disegnare una sempli-      porto di una visione scientifica, attribuen-
ficazione grossolana del corpo elettora-      dosi un ruolo di difesa dei valori costitu-                      In copertina:
le, che non corrisponde affatto alla sua      zionali e una maggioritaria frazione della                          Fulvio Dot
articolazione, tanto più in presenza di un    società che difende i valori di solidarietà       Lì vicino c’era uno stagno
vistoso astensionismo.                        e di salvaguardia della salute come prin-             inchiostro e acquarello
    Le modalità con cui si manifesta que-     cipio ispiratore delle regole dettate dall’e-                   su carta, 2020
sta rappresentazione schematica duale di      mergenza. Una volta di più, è riconduci-
una società complessa come la nostra,         bile a un divario di cultura, di conoscenze
inoltre, contribuiscono a marcare ulte-       e di capacità critica tra le formazioni che
riormente una netta contrapposizione in       si confrontano anche su questi argomenti.
bianco e nero delle forze in campo, che           Sarà difficile uscirne, o forse impos-
finiscono invece per essere il risultato di   sibile, senza riconoscere che un sistema
sintesi che annulla tutte le sfumature, co-   di informazione che nei dibattiti tele-
stringendo il giudizio di chi osserva a un    visivi e negli interventi sui social – per
continuo ballottaggio tra posizioni diffe-    definizione aperti a tutti, dai Nobel agli
renti e antagoniste. Si pensi ad esempio      imbecilli, dagli statisti ai politicanti – si
alle reazioni dei senatori al voto a scru-    propongono senza mediazioni di sorta a
tinio segreto con cui si è allontanata nel    chiunque si rivolga in via esclusiva a tali
tempo la votazione sul disegno di legge       fonti per formarsi un’idea, tralasciando
Zan, all’applauso fragoroso e al tifo de-     di informarsi in maniera più esauriente,
gno di una curva di stadio esagitata da       cosa che ovviamente implica un maggio-
parte dei cosiddetti “vincitori” di quel      re impegno e discernimento critico.
discutibile percorso parlamentare. Op-            Andando avanti di questo passo, ma-
pure, altro esempio ancor più disgustoso,     nifesteremo tutti, da una parte e dall’al-
ai manifestanti contro le disposizioni sul    tra, al grido di «Libertà, libertà!», senza
lasciapassare verde che sfilavano a No-       comprendere che stiamo parlando di due
vara reggendo un filo spinato e indos-        cose radicalmente diverse, attribuendo          Il Ponte rosso
                                                                                              INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA
sando improvvisate casacche zebrate che       ad esse il medesimo nome.
                                                                                                           N. 73 ottobre 2021

                                                                                                                           3
Il Ponte rosso INFORMAZIONIDIARTEECULTURA numero73-ottobre2021 - ottobre 2021
DANTE 700
                                 UN POETA
                                 E UNA NAZIONE
sommario
                                                                                                   di Fulvio Senardi

                                                                               re artistiche, nella consapevolezza che
                                                                               esse esistono perché vengono “lette”, e
                                                                               che nel processo fruitivo dispiegano –
                                                                               mentre cambiano, negli anni, il gusto,
                                                                               la sensibilità, gli interessi del pubblico –
                                                                               potenzialità presenti ma virtuali.
                                                                                   Nella fattispecie non si tratta però, in
                                                                               senso stretto, di quel percorso di ricerca
                                                                               che rientra negli ambiti della “storia del-
                                                                               la critica”, la disciplina che si sforza, pur
                                                                               nella consapevolezza di una scommessa
                                                                               impossibile, di avvicinarsi, lo diciamo
                                                                               con Umberto Eco, all’“intentio operis et
                                                                               auctoris” (un discorso già qui assai com-
                                                                               plesso perché la “scuola del sospetto” ci
                                                                               ha insegnato che spesso l’opera possiede
                                                                               un’“eccedenza” rispetto alle intenzio-
                                                                               ni dell’autore), scontando però il peso,
                                                                               come una sorta di insuperabile peccato
                                                                               originale, di una specifica impronta epo-
                                                                               cale.
                                                                                   Nel caso del libro di cui parliamo,
                                                                               siamo di fronte invece, e dichiaratamen-
                                                                               te, alla volontà di occuparsi del «mito e
                                                                               dell’uso pubblico di Dante», ovvero, se
                                                                               vogliamo, della sua “strumentalizzazio-
                                                                               ne” a fini politico-ideologici; a partire
                                                                               da quando, sull’onda del culto del Ge-
                                     Le ceneri di Dante, che probabilmen-      nio professato dai vari pre-romantici-
Enrico Pazzi
                                 te fremono di indignazione per la per-        smi, Sturm und Drang in primo luogo,
Dante Alighieri                  tinacia con cui Aldo Cazzullo insiste a       il poeta della Commedia è rientrato a
marmo, 1865                      proporre la sua caricaturale visione del      vele spiegate nell’Olimpo del canone
Firenze, Piazza Santa Croce      Poeta e del Capolavoro (con un acuto          letterario, dopo secoli di marginalità e
                                 di sfacciataggine nell’aver voluto al suo     imbarazzo (Pietro Bembo ne riconosce-
                                 fianco un noto pregiudicato per disser-       va la grandezza, ma evidenziava altresì
                                 tare a due voci, nell’evento “L’eterna        nel “vocabolario” dantesco la presenza
                                 bellezza”, intorno ad un uomo che fu re-      di voci «rozze e disonorate»).
                                 frattario ad ogni compromesso morale),            Esaltato come profeta della libertà
                                 avranno certo avuto un istante di sollievo    italiana da Foscolo, Tommaseo e Mazzi-
                                 grazie al libro di Fulvio Conti – questo sì   ni, per dire solo degli scrittori più illu-
                                 una ricerca seria, pensata, necessaria – Il   stri, Dante, in quanto simbolo dell’Italia
                                 Sommo italiano. Dante e l’identità della      che andava facendosi grazie al processo
                                 nazione. Un volume che affronta il tema       risorgimentale, e quindi depositario di
                                 dantesco nella prospettiva della ricezio-     risorse ideologiche, simboliche e rituali
                                 ne facendo dunque tesoro, in un’ottica        utilizzabili per finalità nazionali, tende
                                 di storia della cultura e della società, da   ad acquistare un altissimo valore identi-
                                 un lato degli insegnamenti della “Rezep-      tario dopo il raggiungimento dell’Unità;
                                 tionsästhetik” (la “scuola di Costanza”,      ancorché, spiega Conti, «quella che di lui

Il Ponte rosso
INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA
                                 ma non solo), e dall’altro dei Cultural
                                 Studies; nuovi indirizzi che hanno messo
                                                                               si affermò nel corso dell’Ottocento non
                                                                               fu un’immagine totalmente ecumenica»
N. 73 ottobre 2021               l’accento sui modi di fruizione delle ope-    perché nel discorso pubblico prevalse la

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Il Ponte rosso INFORMAZIONIDIARTEECULTURA numero73-ottobre2021 - ottobre 2021
Un saggio di Fulvio Conti ripercorre la storia                                        DANTE 700
               della ricezione di Dante, del mito nato attorno                                                  sommario
                              alla sua figura e della sua opera

narrazione foscoliana del “ghibellin fug-          Ma vediamo, sia pure in modo ra-
giasco”, «fatta propria da generazioni di      pido, con ordine. Come già si diceva il
patrioti di fede democratica e liberale».      Romanticismo, epoca di eroi ed esuli per
E, per quanto anticipata dal Tommaseo          amore di libertà, individua in Dante un
(non va scordato che fu proprio lui a cu-      antesignano della propria indisponibilità
rare e a dare alle stampe alla fine degli      a compromessi e cedimenti (è il caso di
anni Trenta il saggio di Mazzini, Dell’a-      Alfieri, che riconosce in Dante uno spiri-
mor patrio di Dante, che, nella sottoli-       to gemello, anch’egli, e qui ci appoggia-
neatura del guelfismo del fiorentino, ha       mo al ritratto dell’Astigiano proposto dal
fatto giustamente supporre ad Andrea           De Sanctis, «statua gigantesca e solitaria
Bocchi un’ingerenza tommaseana) «la            col dito minaccioso»). Ed è nel Roman-
riscoperta da parte dei cattolici e la ri-     ticismo, per cambiare registro, che la
appropriazione del “divin poeta” come          passione per Dante fa un’illustre vittima,
simbolo supremo della religiosità cri-         il culto di Petrarca (come ha ben spie-
stiana si collocarono fra la vigilia della     gato Amedeo Quondam), così tanto pre-
Prima guerra mondiale e l’avvento del          sente anche in autori che cederanno in
fascismo» (Conti). Il quale poi «ebbe fa-      seguito alla “dantemania” (si pensi alle                             Fulvio Conti
cile gioco nell’ascrivere il poeta fiorenti-   Ultime lettere di Jacopo Ortis del giova-                      Il Sommo italiano
no fra i massimi simboli identitari della      ne Foscolo). L’infatuazione non è solo           Dante e l’identità della nazione
nazione e del regime stesso» (Conti).          italiana: in quel suo Corinne ou l’Italie,                   Carocci, Roma 2021
    Abbattuto Mussolini, «fin dall’im-         tanto caro a Leopardi, Madame de Stäel                       pp. 242, euro 18,00
mediato dopoguerra si determinarono            definisce il poeta fiorentino «l’Omero
la riscoperta e la definita valorizzazione     dei tempi moderni», e Byron, autore di
dei contenuti universali dell’opera poeti-     The Prophecy of Dante (1821), anticipa
ca di Dante, rimasti fin lì come soffocati     «l’uso politico che la generazione risor-
dall’enfasi posta sull’etichetta di profe-     gimentale fece di Dante» (Conti).
ta della nazione» (Conti), un riconosci-           Se non mancò il caso limite di un
mento che apre da un lato una stagione         Dante esoterico (su cui volle spendersi
ricchissima di studi e messe a fuoco           Gabriele Rossetti), prevalse nettamente
critico-filologiche, dall’altro inaugura un    l’immagine del poeta vate, di un profeta,
«processo che ha fatto di Dante e della        come scrisse Gioberti, anticipatore delle
Commedia, a cavallo tra la fine del XX         speranze e dei progetti di una nuova Ita-
e l’inizio del XXI secolo, simboli rico-       lia, libera e indipendente. Un’idea questa
nosciuti e riconoscibili della cultura di      che continua ad aleggiare grazie a coloro
massa dell’età della globalizzazione e         che, sull’onda lunga dei moniti di Carlo
dei nuovi media» (Conti).                      Azeglio Ciampi, hanno a cuore, più che
    Fin qui l’ossatura del libro; che però     la correttezza storico-filologica dell’ap-
guadagna la sua maggior ricchezza di           proccio, la necessità di un rinvigorito pa-
spunti, osservazioni e scoperte grazie         triottismo. Così il giornalista Cazzullo,
alla selva di citazioni, di appropriate        che nel capitolo VIII (Dove Dante fissa
sottolineature e di messa in risalto di fi-    i confini d’Italia) del suo men che mo-
gure ed episodi emblematici nei cinque         desto A riveder le stelle, a proposito del
capitoli che lo costituiscono, tappe, cia-     verso in cui si cita il Quarnaro, «ch’Italia
scuna caratterizzata da aspetti specifici e    chiude e suoi termini bagna», dichiara
particolari, della “monumentalizzazio-         che «è un verso particolarmente dolo-
ne” simbolica del “Sommo italiano” nel         roso. Perché è stato citato da generazio-
corso dei due ultimi secoli: Il Dante dei      ni di irredentisti, e poi di esuli. Perché
romantici, Il centenario del 1865, La          indica un pezzo d’Italia che ci manca».
“dantomania” dell’età liberale, Il culto
nell’Italia fascista, Da simbolo naziona-
                                               Oppure Sergio Mattarella che, sul Cor-
                                               riere della Sera, suggerisce che «Dante è      Il Ponte rosso
                                                                                              INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA
le a icona globale.                            in realtà il grande profeta dell’Italia, un                   N. 73 ottobre 2021

                                                                                                                              5
Il Ponte rosso INFORMAZIONIDIARTEECULTURA numero73-ottobre2021 - ottobre 2021
DANTE 700                        La percezione del Poeta si caricò di un altissimo
sommario                         valore identitario dopo il raggiungimento
                                 dell’Unità nazionale

Teodoro Wolf Ferrari                                                            prima grande festa nazionale del Regno»
Macchine per scrivere                                                           (Conti). In Piazza Santa Croce, nel cor-
Olivetti Ivrea                                                                  so di tre giorni di festeggiamenti che più
litografia su carta, 1912                                                       d’uno giudicò inappropriati (14, 15, 16
                                                                                maggio), venne scoperto un monumento
                                                                                al Sommo Italiano, il volto segnato da
                                                                                quell’espressione severa se non arcigna
                                                                                di uomo indisponibile ad ogni compro-
                                                                                messo e che ha a cuore, sovra ogni cosa,
                                                                                il bene della Patria, che fa ormai parte
                                                                                della sua iconografia. Sfilarono, ricorda
                                                                                Conti, i labari di città ancora in mano
                                                                                allo straniero o soggette a despoti italiani
                                                                                in abito corale, Venezia e Roma, men-
                                                                                tre a Trieste, non ancora l’“irredenta”
                                                                                par excellence, la Società di Minerva, la
                                                                                massima associazione culturale di lingua
                                                                                italiana della città, promosse una serie di
                                                                                partecipate iniziative pubbliche e animò
                                                                                i modesti poeti locali, Giovanni Taglia-
                                                                                pietra per esempio, a cantare di Dante
                                 patriota visionario, destinato, quasi bi-      “dantescamente”, ovvero in terzine (il
                                 blicamente, a scorgere ma non a calcare        seme, è bene accennarlo, era stato pian-
                                 la terra vagheggiata e promessa». Tor-         tato a San Giusto già negli anni Quaran-
                                 sione dunque integralmente “nazionale”,        ta da Francesco Dall’Ongaro, uno dei
                                 che si affianca a inni, bandiere, pattuglie    “favillanti” con lezioni e conferenze di
                                 acrobatiche e sfilate su via dei Fori Im-      tema dantesco; per tutto ciò imprescin-
                                 periali per celebrare la nostra discutibile    dibile, ad ogni modo, Manuela Brunetta,
                                 grandeur, e che spesso va insieme a con-       Tra giornalismo e rivoluzione, Il Poli-
                                 siderazioni di ordine linguistico (Dante       grafo, Padova 2018).
                                 definito, con parecchia approssimazione,           Il Secondo Ottocento, rileva Conti, fu
                                 come il “padre” dell’italiano), evitando       caratterizzato da una vera, internazionale
                                 accuratamente di richiamare l’attenzio-        dantemania (lo storico preferisce il les-
                                 ne sull’inesausto impegno morale («e           sema dantomania). E mentre in Italia il
                                 lascia pur grattar dov’è la rogna / […] /      culto del Poeta assurge alle dimensioni
                                 Questo tuo grido farà come vento / che         di una vera religione civile (un «mono-
                                 le più alte cime più percuote»), non sia       teismo dantesco» - Conti), sorgono as-
                                 mai che per l’irriducibile intransigenza       sociazioni culturali di esplicito carattere
                                 in questioni di ordine etico-religioso, sia    dantesco (nel 1888 la Società dantesca
                                 nella prospettiva del “privato” che del        italiana), vengono create delle cattedre
                                 “pubblico”, il rigoroso fiorentino venga       di studi specifici e il nome Dante appa-
                                 considerato un anticipatore del Partito        re sempre più spesso nell’onomastica,
                                 d’Azione, o peggio, inserito nel tanto         seguendo l’esempio di Charles Gabriel
                                 vituperato gregge dei giustizialisti, a tur-   Dante Rossetti, il grande preraffaellita.
                                 bare quella indulgente auto-celebrazione       Si consolida «il processo di monumen-
                                 del Bel Paese che ci ammaniscono quo-          talizzazione reale e metaforica del po-
                                 tidianamente le sue élite e la stampa al       eta» (Conti) e, grazie alla scuola e alla
                                 seguito.                                       diffusa lettura della Commedia assurta a

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                                      L’apice del culto dantesco nell’Otto-
                                 cento italiano si tocca nel 1865, quando
                                                                                opera-mito e a imprescindibile tassello
                                                                                della cultura umanistica, si radicano sta-
N. 73 ottobre 2021               a Firenze, nuova capitale, va in scena «la     bilmente nella lingua delle persone col-

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Il Ponte rosso INFORMAZIONIDIARTEECULTURA numero73-ottobre2021 - ottobre 2021
Dante viene definito, con parecchia approssimazione,                                                 DANTE 700
come il “padre” dell’italiano, evitando accuratamente di                                                      sommario
 richiamare l’attenzione sull’inesausto impegno morale

te quelle formule dantesche che, fino a            Nell’ultimo capitolo, la sfida anche
ieri, erano presenti nell’idioletto dei ceti   metodologicamente più impervia per-
scolarizzati (lasciate ogni speranza voi       ché non è facile fare storia del presente,
ch’entrate; vuolsi così colà dove si puote     Conti insegue le tracce della fortuna di
ciò che si vuole; ecc., ecc., ad infinitum).   Dante oggi (sul piano, ribadisco, del-
    Nel contempo massoni e irredentisti        la cultura diffusa e “popolare”, non sul
scorgono in Dante la guida luminosa per        terreno della critica letteraria) aprendo il
un’Italia stato-nazione da completare,         discorso con l’osservazione che «nell’I-
come si vide in occasione delle cerimo-        talia del secondo dopoguerra Dante con-
nie ravennati del 1907 alle quali afflui-      servò il suo carattere di principale sim-
rono giuliani, istriani, dalmati e fiumani,    bolo identitario della nazione, ma senza
per trarre dalla tomba del Grande gli au-      il feticismo fideistico che si era visto nel
spici e le garanzie per un futuro “italia-     precedente secolo e mezzo» (Conti); un
namente” radioso, sulle sponde di quel         processo che convive con l’assunzio-
Mare Nostrum da cui anche Ravenna è            ne di un ruolo più ampio e universale
lambita. Ai vagiti del nascente imperia-       («simbolo universale dei valori della
lismo italiano darà voce l’anno seguente       poesia e dell’arte», Conti), celebrato con
La nave di D’Annunzio, che, con Fran-          importanti riflessi epocali, nella mani-
cesca da Rimini, ha già pagato, vale no-       festazione commemorativa tenutasi nel
tarlo, un suo esplicito tributo dantesco:      1965 presso la sede Unesco di Parigi.
«arma la prora e salpa verso il mondo!»        Solo un anno dopo, tappa fondamen-
Negli anni della guerra e poi, con il fa-      tale per il Dante degli studiosi e delle
scismo, «il nome di Dante […] più an-          persone colte, prende avvio l’iniziativa
cora di quanto era avvenuto nei decenni        dell’Enciclopedia dantesca, opera di
precedenti, venne largamente utilizzato,       consultazione e di studio assolutamente
nelle più diverse forme, come simbolo          imprescindibile.
di italianità» (Conti); e poco servirono           Tra l’Inferno di Topolino del 1949-50
le cautele di Croce, antiretorico per na-      e il recentissimo Inferno (2013) di Dan
tura: Dante era ormai divenuto il nume         Brown si dispiega intanto il processo che
di una pervasiva “idolatria” patriottica.      fa del Sommo poeta una vera e propria
La nuova grande cerimonia dantesca che         icona pop internazionale dell’epoca del-
si tenne a Ravenna nel 1921 vide sfilare       la cultura di massa, globalizzata e multi-
i «legionari fiumani di Ravenna, Bolo-         mediale. Dante appartiene ormai in pie-
gna e Forlì»; assente invece il permaloso      no alla società mondiale, senza perdere
D’Annunzio, per protesta contro le po-         però «un ruolo assolutamente centrale
sizioni rinunciatarie dell’Italia ufficiale.   nel discorso pubblico italiano degli ul-
Le celebrazioni fiorentine e romane dello      timi decenni» (Conti), posizione ricono-
stesso anno, ebbero un’impronta marca-         sciuta e istituzionalizzata con l’invenzio-
tamente nazionalista: su tale sfondo in        ne del Dantedì.
via di definizione, la destra movimenti-           L’istruttiva “galoppata” di Conti si
sta e di governo fece del proprio meglio       conclude qui, offrendo ai lettori molta
per fagocitare Dante, il «più glorioso e       materia di riflessione e agli studiosi un
autentico rappresentante della stirpe me-      importante quadro di riferimento che
diterranea» (Fabio Frassetto, in Conti)        potrebbe tornar utile per approfondire
riuscendo perfino a strumentalizzarlo          qualche altro aspetto dell’uso ed abuso
per legittimare la legislazione razziale.      di Dante, inteso come punto di forza ed
Del resto, e qui siamo di nuovo al pro-        espressione più alta dell’identità italiana,
fetismo, nel Veltro annunciato da Dante        bisognosa, da sempre, di qualche rin-
non era forse perfettamente riconoscibi-
le, spiegava Giovanni Giuriati nel 1923,
                                               forzo (non capita spesso la fortuna del
                                               podio più alto ai Campionati europei di        Il Ponte rosso
                                                                                              INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA
Benito Mussolini?                              calcio).                                                    N. 73 ottobre 2021

                                                                                                                           7
Il Ponte rosso INFORMAZIONIDIARTEECULTURA numero73-ottobre2021 - ottobre 2021
STORIE DELL’ARTE
sommario
                                  ARTE DI FEDE E DI LOTTA
                                                                                                 di Roberto Curci

                                                                              cli pittorici che l’artista realizzò, dal
                                                                              1921 e per tre decenni, in piccole chie-
                                                                              se di località generalmente minuscole
                                                                              (paesini, sobborghi di città), sgranate
                                                                              lungo una tribolata linea di “confine”,
                                                                              dal Tarvisiano al Quarnero.
                                                                                  Cos’ha a che fare – ci si chiederà
                                                                              – Tone Kralj, pittore a prima vista “de-
                                                                              vozionale”, specializzato in Ultime
                                                                              Cene, Vie Crucis e scene di cristiano
                                                                              martirio, con un complesso saggio sto-
                                                                              rico mirante a illuminare le logiche (il-
                                                                              logiche) della violenza che ha avvele-
                                                                              nato la prima metà del ‘900 nelle terre
                                                                              dell’Adriatico orientale? Un’articolata
                                                                              spiegazione si può trovare nel libro di
                                                                              un altro storico, Egon Pelikan, tradotto
                                                                              nel 2020 a cura dell’Istituto regionale
                                                                              per la storia della Resistenza, a quattro
                                                                              anni dalla pubblicazione da parte del-
                                                                              la Mladinska Knjiga di Lubiana: Tone
                                                                              Kralj e il territorio di confine suona il
                                                                              titolo dell’edizione italiana, che forni-
                                                                              sce le giuste chiavi di lettura dell’ope-
                                                                              ra di Kralj, apparentemente innocua
                                                                              ed edificante, in realtà sotterranea-
                                                                              mente segnata da un ben dissimulato
                                                                              impegno nella lotta che la comunità
                                                                              slovena del “territorio di confine” do-
                                                                              vette ingaggiare per opporsi (non solo
                                                                              con le armi, dunque, ma anche con i
                                                                              pennelli) alla capillare bonifica etnica
                                                                              attuata dal fascismo.
                                                                                  L’arte sacra come strumento di
                                                                              lotta politica suggerisce un altro stu-
                                                                              dio sulla vicenda di Kralj, firmato da
                                                                              Aurelio Slataper e reperibile in Rete. E
                                                                              di ciò per l’appunto si tratta, come fu
                                                                              del resto confermato dal pittore stesso
                                                                              in un’intervista del 1970 in cui ammi-
                                                                              se di essere stato chiamato «a operare
Tone Kralj                            Assieme a tante foto d’epoca, tut-      nel Litorale da organizzazioni segrete
Cristo davanti a Pilato           te attinenti ai sanguinosi eventi di cui    antifasciste. La lingua slovena proibita
(I stazione della Via Crucis)     tratta, il fresco libro di Raoul Pupo,      doveva essere sostituita da immagini
Affresco, 1931                    Adriatico amarissimo. Una lunga sto-        che, per stile e contenuti, si sarebbero
Chiesa della Santissima Trinità   ria di violenza (297 densissime pagine,     dovute sentire nostre: slovene. Così si
Cattinara (Trieste)               Laterza editore) reca due imprevedibi-      è eseguito il restauro degli interni di
                                  li riproduzioni “artistiche”: dettagli di   una serie di chiese. Dal 1921 se ne
                                  affreschi realizzati dal pittore sloveno
Il Ponte rosso
INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA
                                  Tone Kralj (Zagorica, 1900-Lubiana,
                                                                              contano più di quaranta. Successiva-
                                                                              mente sono diventato, per così dire,
                                  1975), due soltanto delle decine di ci-     uno dei loro e ho continuato a lavorare
N. 73 ottobre 2021

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Il Ponte rosso INFORMAZIONIDIARTEECULTURA numero73-ottobre2021 - ottobre 2021
Nelle pitture di Tone Kralj l’occulta denuncia                       STORIE DELL’ARTE
                 della persecuzione antislovena del fascismo                                             sommario

per loro anche in seguito. Tutte que-
ste chiese sono state restaurate senza
il consenso e perfino senza che le au-
torità lo sapessero, con mezzi estre-
mamente limitati e soprattutto con il
sacrificio mio personale».
    Vanno dunque letti in controluce,
non solo per quanto mostrano ma an-
che per quanto sottintendono, i cicli
pittorici delle chiesette di San Silve-
stro a Pevma/Piuma e di Sant’Andrea
a Gorizia, della Santissima Trinità a
Cattinara e di Sant’Andrea a Trebicia-
no (Trieste), del santuario del Monte
Lussari o della parrocchiale di Prem/
Primano, presso Ilirska Bistrica. Il
crudele martirio dei primi cristiani,
rappresentato sulla parete sinistra
del presbiterio della chiesa di Piuma,
simboleggia ciò che i connazionali di
Kralj stavano patendo nel 1929, quan-
do gli affreschi furono eseguiti, men-
tre nella chiesa di Cattinara – come
                                          ha scritto a suo tempo Verena Koršic                                 Tone Kralj
                                          Zorn in un sontuoso volume bilin-            Veronica asciuga il volto di Cristo
                                          gue dedicato all’artista (ed. Goriška            (VI stazione della Via Crucis)
                                          Mohorieva Družba, 2008) – Kralj «si                             Affresco, 1931
                                          è talmente immedesimato nella soffe-           Chiesa della Santissima Trinità
                                          renza dei connazionali del Litorale da                      Cattinara (Trieste)
                                          esprimere la sua visione degli avveni-
                                          menti del tempo in una monumentale
                                          Via Crucis che occupa tutto lo spazio
                                          della chiesa». (C’è da chiedersi quanti
                                          triestini la conoscano…).
                                              Il ciclo di Cattinara risale al 1931,
                                          l’anno seguente alla fucilazione al po-
                                          ligono di Basovizza dei quattro slove-
                                          ni giudicati colpevoli di un attentato al
                                          giornale Il Popolo di Trieste, organo                                Tone Kralj
                                          ufficiale del partito fascista (un redat-
                                          tore ucciso, tre feriti). E la figura 31
                                          del libro di Raoul Pupo “fotografa”
                                          la rappresentazione di Cristo davan-
                                          ti a Pilato (prima stazione della Via
                                          Crucis) leggendola appunto come una
                                          segreta allegoria del processo svoltosi
                                          dinanzi al Tribunale Speciale. Tanto
                                          più che i due legionari alle spalle di
                                          Pilato impugnano e ostentano chiari
                                          fasci littori.                              Il Ponte rosso
                                                                                      INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA
                                              Altrove Tone Kralj avrebbe sapu-
                                                                                                      N. 73 ottobre 2021

                                                                                                                        9
Il Ponte rosso INFORMAZIONIDIARTEECULTURA numero73-ottobre2021 - ottobre 2021
STORIE DELL’ARTE                 Dal Tarvisiano al Quarnero gli affreschi disseminati
sommario                         in più di quaranta piccole chiese

Tone Kralj                                                                       D’altronde, il profilo del Duce,
Martirio dei                                                                 confuso in una turba di peccatori, è
primi cristiani                                                              ben individuabile da un occhio attento
Affresco                                                                     – benché seminascosto dietro l’altare
1929                                                                         – anche negli affreschi della chiesetta
Chiesa di                                                                    di San Nicolò ad Avber/Alber, presso
San Silvestro                                                                Sesana. E in altre chiesette dissemi-
Piuma (Gorizia)                                                              nate lungo la dorsale carsica si pos-
                                                                             sono ritrovare, con il loro messaggio
                                                                             più o meno “cifrato”, le sacre pitture
                                                                             di Kralj, risalenti ormai agli anni della
                                                                             seconda guerra mondiale: a Sant’An-
                                                                             drea di Gorjansko/Goriano, a San Mi-
                                                                             chele di Lokev/Loqua, a San Martino
                                                                             di Slivje/Slivia di Castelnuovo.
                                                                                 Di sicuro Tone Kralj fu più esplici-
                                                                             to quando i tempi mutati, quelli ormai
                                                                             di un feroce conflitto globale, glielo
                                                                             consentirono. Era il 1943 quando dal
                                                                             suo pennello prese forma il quadro in-
                                                                             titolato Rapallo (oggi al Museo regio-
Tone Kralj
                                                                             nale di Capodistria), con riferimento
Rapallo
                                                                             al negoziato postbellico che nel 1920
Olio su faesite                                                              produsse appunto il famoso/famigera-
1943                                                                         to Trattato omonimo, che consegnava
Museo regionale                                                              all’Italia non tutto ciò che essa pre-
Capodistria/Koper                                                            tendeva (Fiume, in primis), e tuttavia
                                                                             una larga fetta di territorio indubita-
                                                                             bilmente sloveno per storia, cultura e
                                                                             tradizioni.
                                                                                 Qui il simbolismo è trasparente e
                                                                             conclamato. La donna ignuda sevizia-
                                                                             ta a sangue (e perfino addentata da un
                                                                             mini-Mussolini con fez) è palesemen-
                                                                             te la Slovenia, a malapena ricoperta
                                                                             da una stoffa recante il bianco, rosso
                                                                             e blu dei colori nazionali. Incombe su
                                                                             di lei un’inquietante sfilata di masche-
                                                                             re che identificano i paesi protagonisti
                                                                             del negoziato del ‘20, conclusosi con
                                                                             quella che agli sloveni apparve – non a
                                 to essere anche più audace. Lo prova        torto – come un’inaccettabile, trauma-
                                 la figura 27 del libro di Pupo; dice la     tica mutilazione territoriale.
                                 didascalia: «La flagellazione di Cristo.        (Ma che dire, poi, della Via Crucis
                                 Riconoscibili il Duce e un soldato ita-     che un pittore non sloveno, bensì di
                                 liano». In effetti è così. Il trattamento   nascita istriana e trapiantato in Friuli,
                                 pittorico è però piuttosto anomalo ri-      Gino de Finetti, eseguì per la chiesa
                                 spetto ai connotati stilistici di Kralj.    della “sua” Corona? Qui non ci sono
                                 Meglio sarebbe stato se qui Pupo
Il Ponte rosso
INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA
                                 avesse indicato l’ubicazione di questo
                                                                             sottintesi: i truci persecutori di Cristo
                                                                             nella sua ascesa al Calvario calcano
                                 frammento, dettaglio invece mancante.       infatti perfetti elmetti nazisti…).
N. 73 ottobre 2021

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DUE MODI DI                                                                                                DANTE 700

CERCARE DANTE
                                                                                                                     sommario
                                                               di Francesco Carbone

          «Se convieni che tanto un lettore      «Dante può essere compreso solo con l’au-
   riceve quanto sa ridare di sé al testo…»      silio della teoria dei quanti», indicazione
                         (Mario Apollonio,       che al momento non ha avuto seguaci e che
           Dante. Storia della Commedia).        in ogni caso non dovrebbe allarmarci: caso
                                                 mai darci un sollievo, perché nessuno di noi
    Nella saggia – e quindi paradossale –        è capace di fissare Dante in qualche formu-
filosofia Zen, il koan è un enigma proposto      la definitiva. Se davvero frequentato, Dante
dal maestro all’allievo perché si avventu-       sarà sempre allo stesso tempo intimo e infi-
ri nella via della sua personale illumina-       nitamente lontano: proprio come le persone
zione. Imparerà la vanità di tanti percorsi      che amiamo. Direbbe Heidegger: c’è un ec-
apparentemente a vuoto, lo spiazzamento          cesso di vicinanza che tradisce e uccide, c’è
di fronte a una prova imprevista e forse –       una distanza che salvaguarda e custodisce.
chissà – alla fine l’illuminazione: il satori.   Il koan è trovare ogni volta quel punto.
L’esercizio del koan dovrebbe insegnarci             I pigri vorrebbero consolarsi dicendosi
che le domande sono sempre più grandi            che, dopo settecento anni d’investigazio-
delle risposte, che le questioni essenziali      ni, su Dante si è detto tutto. Fosse vero, la                       Mario Apollonio
della vita non si liquidano come i problemi      Commedia sarebbe morta. Scrive sempre                      Storia della Commedia
dell’algebra in soluzioni definitive, valide     Mandel’štam: leggerla e rileggerla riser-                           Interlinea, 2013
in ogni caso, per tutti, sempre. L’esercizio     va «una pioggia di imprevisti»; da quella                 pp. LVIII-677, euro 48,00
del koan ci insegna che lo stesso enigma         pioggia, una buona arte ermeneutica do-
della vita non si risolve ma si abita. Il modo   vrebbe insegnarci a non tenerci al riparo.
di abitarlo sarà tutto. Lo stesso vale per le    Sono settecento anni che interroghiamo
opere di ogni arte. Non è un koan perfet-        Dante e ancora, da quella stella in fuga che
to quello di Gustav Mahler che avvertiva         è la Commedia, arrivano risposte inattese,
che della musica in uno spartito c’è tutto       fioriscono misteri che nei loro petali risuc-
tranne l’essenziale? Mallarmé diceva che         chiano proprio ciò che credevamo di ave-
le poesie sono misteri composti per non es-      re compreso. Scopriamo così che, proprio
sere risolti. Montale la stessa cosa quando      quando abbiamo avuto la sensazione di
avvisava che le poesie sono state scritte per    avere chiare almeno certe cose, eravamo fi-
dare forma a qualcosa che non può essere         niti nel cuore del nostro errore. Gianfranco
ridotto a parafrasi. La parafrasi è proprio      Contini, tra i massimi lettori di Dante, ha
ciò che delle poesie conserva, quando ben        tolto molti veli ai lettori di quel testo stol-
fatta, tutto tranne l’essenziale. Le poesie      tamente creduto limpido – e quindi perfet-
sono dei koan. E proprio un koan famoso          tamente equivocato – che è il sonetto Tanto
dice che lo stesso Zen è qualcosa a cui più      gentile, tanto onesta pare (G. Contini, Va-
ti avvicini, più ti allontani. Guarda caso, lo   rianti e altra linguistica, Einaudi, Torino
stesso aveva scritto Osip Mandel’štam del-       1970). Ha inaugurato così nuove migliori
                                                                                                                 Osip Mandel’štam
la poesia di Dante: «leggere Dante è una         investigazioni. Quell’esercizio dovrebbe
fatica senza fine: più si avanza, più la meta    servirci da guida sempre.
                                                                                                            Conversazione su Dante
si allontana» (Conversazione su Dante,               Stiamo girando attorno a Dante come                             Adelphi, 2021
Adelphi 2021). La Commedia di Dante è            falene attorno alla luce, perché probabil-                     pp. 116, euro 13,00
un meraviglioso koan di 14.233 versi.            mente non c’è altra via: «disegniamo le
    Forse in Occidente abbiamo iniziato a        nostre carte, commentiamo e descriviamo,
sospettare che per tante cose questa fosse       niente corrisponde al vero» (I. Bergman,
proprio la faccenda da quando il giovanis-       Lanterna magica, Garzanti 2013), a quel
simo Heisenberg nel 1927 ci rivelò il prin-      vero algebrico e definitivo che dovrem-
cipio di indeterminazione: già negli atomi,      mo imparare semplicemente a rifiutare di
gli elettroni si negano a una definizione        scambiare con la verità, che è più sottile e
esatta della loro traiettoria; ma questo è un
discorso che ci porterebbe troppo lontano.
                                                 più complessa. Pascal chiamava esprit de
                                                 finesse questa dote, opposta al cartesiano        Il Ponte rosso
                                                                                                   INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA
Eppure proprio Mandel’štam ci avverte che        esprit de géométrie.                                            N. 73 ottobre 2021

                                                                                                                                  11
DANTE 700                        Lettura di Dante. Storia della Commedia, di Mario
sommario                         Apollonio, (Interlinea) e di Conversazione su Dante,
                                 di Osip Mandel’štam (Adelphi)

                                      Nel primo canto dell’Inferno, Dante         chio, del poema: una accurata riscrittura in
                                 chiama questo farci satelliti di un’opera        prosa canto per canto. La stessa operazione,
                                 sublime cercare (Inf. I, 84). Questo cer-        in modo più agevole, l’ha fatta alcuni anni
                                 care dirà molto di più dell’avventuroso          fa Emilio Pasquini con Il viaggio di Dante.
                                 esploratore che del libro di Dante: e infatti    Storia illustrata della «Commedia» (Ca-
                                 ricominciamo sempre da capo, mentre le           rocci 2015, ripubblicato nel 2021). Pasqui-
                                 letture di Vico, Foscolo, Mazzini, De San-       ni è più piacevole ed efficace. La seconda
                                 ctis, Carducci, Pascoli, Croce, ecc. ci appa-    parte del volume di Apollonio è la più in-
                                 iono molto più pagine, magari sublimi, di        teressante: s’intitola Storia della fortuna e
                                 un’autobiografia, magari non solo persona-       ripercorre la plurisecolare vicenda di come
                                 le ma della Nazione: fasci di luce capaci di     Dante sia stato letto: dai suoi contempora-
                                 velare Dante invece che di svelarlo. Oltre       nei fino a Giovanni Pascoli. Molto semplifi-
                                 le mappe di quegli esploratori, la Comme-        cando: Dante appare come una stella che da
                                 dia resta un koan.                               subito illumina fino ad abbagliare per poi
                                      Ora, la saggia – e quindi paradossa-        via via eclissarsi: già con Petrarca, e soprat-
                                 le - filosofia Zen ci insegna che ci sono        tutto nel secolo petrarchesco (il Cinquecen-
                                 due vie per giungere all’illuminazione (il       to, con l’eccezione strepitosa delle rime di
Gianfranco Contini
                                 satori), all’Eureka in cui abbiamo la sen-       Michelangelo); si fa fioco ancora di più nel
Varianti e altra linguistica
                                 sazione che tutto finalmente torni: la via       tempo che va dal Barocco al Rococò. Que-
Einaudi, 1979                    lenta e annosa, fatta di studio, di lunga        sta parabola discendente ha il suo punto più
pp. VIII-715, fuori commercio    fedele attenzione, di esercizi che possono       basso nel rifiuto di Voltaire (che respingeva
                                 essere enigmatici e perfino crudeli, e l’e-      l’altrettanto, per lui, barbarico Shakespea-
                                 satto contrario: una rivelazione istantanea,     re). Dante riapparve grande nel capolavoro,
                                 un’illuminazione come di Saulo sulla via         La scienza nuova (1725) di quell’outsider
                                 di Damasco, gratuita e ineludibile: la mela      che fu Gian Battista Vico, a lungo rimasto
                                 che colpisce la testa geniale di Newton e        poco ascoltato, e risorge col Risorgimento,
                                 gli fa vedere di colpo, in un pomo, l’intero     con tutte le implicazioni politiche e militan-
                                 vorticare dei pianeti e delle galassie.          ti che in quel tempo si sentiva impellenti:
                                      Un esempio della via lunga sono le oltre    Ugo Foscolo e Giuseppe Mazzini in primis.
                                 600 fitte pagine del volume di Mario Apol-       Con l’unità d’Italia, prese il campo la lettu-
                                 lonio Dante. Storia della Commedia; della        ra di Francesco De Sanctis. Ma ogni fama,
                                 via breve le leggere e preste molto (come        come scrive Dante nell’XI del Purgatorio,
                                 la lonza del primo canto dell’Inferno) po-       è destinata a diventare «scura». - Apollonio
                                 che decine di paginette della Conversazio-       è una buona guida in questa disanima: ci
                                 ne su Dante di Osip Mandel’štam. Mario           racconta non solo di letteratura ma anche di
                                 Apollonio (1901-1971) è stato uno studioso       musica e di pittura, perché Dante è stato -
                                 pionieristico della storia del teatro che mol-   ed è - qualcosa che nulla in nessuna arte ha
                                 to si dedicò anche a Dante. Si è meritato        lasciato intatto.
                                 una voce nell’Enciclopedia dantesca della            Il «lungo studio e ’l grande amore»
                                 Treccani. Scrive da erudito, richiede un let-    (Inf. I, 83) di Osip Mandel’štam si conden-
                                 tore attento, paziente, educato a una prosa      sò, nel 1933, nelle poche decine di pagine
                                 elaborata che ama i giri sintattici comples-     della meravigliosa Conversazione su Dan-
                                 si, i vocaboli rari, quei pensieri che nascono   te. Per il settecentenario è stato pubblicato
                                 a cascata gli uni dagli altri che la retorica    da Adelphi e ripubblicato dal Melangolo.
                                 chiama ipotassi. Apollonio è un erudito,         Mandel’štam iniziò a studiare l’italiano,
                                 Mandel’štam (1891–1938) è un genio.              proprio per leggere Dante, nel 1932. Anna
                                      In Dante. Storia della Commedia, ab-        Achmatova ricorderà che Mandel’štam
                                 biamo una prima parte – Lettura della            letteralmente «ardeva» con Dante, che lo

Il Ponte rosso
INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA
                                 Commedia – di oltre 300 pagine che è un
                                 vero e proprio libro parallelo, come quello
                                                                                  recitava giorno e notte. Dettò – come fa-
                                                                                  ceva sempre – alla moglie Nadežda le sue
N. 73 ottobre 2021               sublime di Giorgio Manganelli su Pinoc-          illuminazioni (Nadežda Mandel’štam, L’e-

12
Stiamo girando attorno a Dante come falene attorno                                                     DANTE 700
          alla luce, perché probabilmente non c’è altra via                                                           sommario

poca dei lupi, Serra e Riva 1990). Mandò          questo? – I suoi versi sono pieni di pensie-
il dattiloscritto al Gosizdat, la principale      ro, e pensiero per Dante è afferrare al volo,
casa editrice sovietica, dove venne letto da      cogliere le allusioni: «questo è per Dante
Aleksej Dživelegov (su di lui c’è una voce        il massimo elogio». La cosa affascinante è
nell’Enciclopedia Dantesca, mentre non c’è        che proprio il Dante personaggio non è mai
su Mandel’štam). Dživelegov era uno stu-          capace di questo. Nel viaggio tra i morti è
dioso soprattutto del Rinascimento italiano;      piuttosto un inetto curioso: «bisogna essere
Dante lo interessava per la diffusione che        ciechi come talpe per non notare che lungo
ebbe tra Quattro e Cinquecento. Era dunque        tutta la Divina Commedia non sa mai come
lui l’esperto della potentissima Gosizdat, e      comportarsi, dove mettere i piedi, cosa dire,
certo per Mandel’štam un esempio lampan-          come salutare». Leggendolo, bisogna tene-
te della «vuotaggine d’anguria della Russia       re quanto più possibile assieme tutto e allo
del tempo» (Osip Mandel’štam, Sulla po-           stesso tempo auscultare ogni suono: «la po-
esia, Bompiani 2003). Dživelegov restituì         esia si distingue dal linguaggio automatico
il manoscritto senza alcun giudizio espli-        perché ci sveglia di soprassalto a metà pa-
cito: solo una selva di punti interrogativi ai    rola – parola che ci sembra molto più lunga
margini del testo. Così glossato, venne ri-       di quanto credessimo –, e in quel momento
                                                                                                                        Emilio Pasquini
spedito all’autore. Quei punti interrogativi,     ricordiamo che parlare è sempre essere in
                                                                                                                   Il viaggio di Dante.
a posteriori, ci appaiono come la migliore        cammino». Quante volte Dante balbetta
lode. Gli altri tentativi di pubblicazione non    di fronte alle continue sorprese dei morti?       Storia illustrata della Commedia
ebbero neppure quella risposta. Conversa-         «Dante, io credo, studiava attentamente tutti                           Carocci, 2021
zione su Dante venne pubblicato la prima          i difetti di pronuncia e tendeva le orecchie                    pp. 312, euro 17,00
volta più di trent’anni dopo negli Stati Uniti.   quando gli capitava di ascoltare balbuzienti,
Mandel’štam era morto nel 1938 in un gu-          blesi, voci nasali o persone incapaci di arti-
lag di transito verso Vladivostok. Aveva 47       colare certi suoni. Da loro deve aver impa-
anni. Nella bella introduzione all’edizione       rato molto».
Adelphi, Serena Vitale chiarisce il senso del         «È impossibile, impensabile abbrac-
rifiuto di Dživelegov e degli altri: «la Con-     ciare con lo sguardo o raffigurarsi concre-
versazione su Dante è una dichiarazione           tamente questo poliedro dalle tredicimila
di guerra – ai noiosi scoliasti, ai “pedestri     facce, di una mostruosa regolarità». La cri-
filologi”, agli estimatori del Dante “sculto-     stallografia e la chimica organica potrebbe-
reo”, “simbolico”, “misterioso”, ai fanatici      ro aiutarci più di tanta erudizione storica.
ammiratori che della Commedia avevano             La Commedia «non resta simile a sé stessa
letto soltanto qualche pagina. Guerra, so-        neanche per un attimo»; «Dante fa oscil-
prattutto, alla “poesia” esplicita, descrittiva   lare i significati, disintegrare l’immagine»;
– quella che può essere riassunta, parafra-       «un fisico che volesse ricomporre un atomo
sata». Avrebbe molti nemici anche oggi in         dopo averlo scisso assomiglierebbe agli
Italia, Mandel’štam. All’opposto dei pedan-       adepti della poesia descrittiva e didascali-
ti e degli imparaticci, Mandel’štam ci lancia     ca, per i quali Dante resterà in eterno peste
in un’avventura senza protezioni: è poesia        e flagello»: eccolo il Dante quantistico. Per
quella di Dante, come di tutti i grandi, pro-     arrivarci, bisogna squarciare il velo che ci
prio perché non è parafrasabile: mettere in       mette davanti agli occhi la sua stessa fama,
prosa Amor ch’a nullo amato amar perdona          «il massimo ostacolo alla sua conoscenza».
è semplicemente un piccolo scempio, a cui         Ed ecco l’ultimo koan: l’«incalcolabile»
si riducono le scuole di ogni ordine e grado      attualità di Dante viene proprio dal suo non
sperando così di divulgare almeno il senso        essere del nostro tempo, e neppure del suo.
di quel verso. Forse sarebbe meglio niente.       Dante è ieri, e proprio ieri è quel tempo che
La resistenza alla poesia può essere giustifi-    «non è ancora sorto. Non è ancora stato ve-
cata perché «l’arte della parola distorce, let-
teralmente, il nostro volto, ne turba la pace,
                                                  ramente» (Sulla poesia), il che sarebbe pia-
                                                  ciuto moltissimo al Walter Benjamin delle        Il Ponte rosso
                                                                                                   INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA
ne lacera la maschera»: chi ha bisogno di         Tesi sulla storia.                                              N. 73 ottobre 2021

                                                                                                                                    13
VISTI DA VICINO
sommario
                                 LA DONNA DELL’ARTE
                                                                                                   di Gabriella Ziani

Nadia Bassanese nel                  Per il compleanno di solito i regali
corso di un’intervista           si ricevono, invece Nadia Bassanese, per
                                 20 anni titolare della galleria d’arte di
                                 piazza Giotti e ancor prima, con Ema-
                                 nuela Marassi, fondatrice della Tomma-
                                 seo in via Canal Piccolo, allo scoccare
                                 del suo ottantesimo ha fatto il contrario.
                                 Ha regalato ad “amici e parenti” un li-
                                 bretto, Schegge (Comunicarte), in cui
                                 ha raccolto i più interessanti e brillanti
                                 mini-diari scritti nel tempo – su solleci-
                                 tazione del critico Franca Marri - via via
                                 che ospitava artisti, andava in America
                                 a incontrare Leo Castelli (realizzando
Nadia Bassanese
                                 l’unica mostra nella sua città natale del
Schegge
                                 grande gallerista triestino, padre della
Comunicarte, Trieste 2021        pop art a New York), organizzava mostre
pp. 78, s.i.p.                   con Staccioli, Topor, Folon, Munari, Pe-
                                 ricoli, Luzzati, Pratt, Altan e mille altri,
                                 intrattenendo distanti e divertenti rela-      bambino, e di quand’era granatiere a
                                 zioni con Claudio Magris, che, impegna-        Roma, e le portai, e così conobbi Clau-
                                 tissimo, si negava («Non ho un briciolo        dia Colecchia che dirige la Fototeca, e
                                 di tempo a disposizione, non me ne chie-       anche lei mi chiese foto, e portai a vedere
                                 da, è come se mi domandasse di mia so-         quelle di famiglia: il matrimonio dei miei
                                 rella, non ho una sorella!»). Ma, tra Roy      genitori, a San Giacomo, lei 19 anni, lui
                                 Lichtenstein e Michael Goldberg, incon-        24, con quattro damigelle, due in rosa e
                                 triamo anche i nostri Nathan e Carme-          due in azzurro, e una carrozza coi caval-
                                 lich da un inedito punto di vista.             li bianchi. «Me le dà?» disse Colecchia.
                                     A proposito di regali, Schegge è una       E io pensai: tanto, se muoio, va tutto in
                                 scheggia di fronte al fatto che questa         scovazze….
                                 elegante e discreta signora dell’arte              E poi il materiale della galleria,
                                 ha donato tutto il proprio archivio alla       quando, nel 2003, chiude.
                                 Fototeca dei Civici musei, 50 faldoni di           Tutta la documentazione (anche rela-
                                 materiali relativi all’attività espositiva     tiva al Curatorio del Revoltella, di cui ho
                                 e 3500 stampe fotografiche, e già nel          fatto parte per 12 anni) era in quattro ma-
                                 2017 aveva ceduto ampia documenta-             gazzini, ma vendevo anche quelli. Che
                                 zione sulla sua famiglia istriana (libro e     fare? Chiamai Colecchia. In fondo, dissi,
                                 “fondo” sono stati presentati di recente       è storia della città, non un fatto perso-
                                 all’auditorium del Museo Revoltella),          nale. Ci vollero tre mesi per selezionare
                                 e di altre importanti preziose cose si è       carte, inviti, recensioni, cataloghi, libri:
                                 separata in favore dell’istituzione pub-       dodici scatoloni. Ho regalato anche una
                                 blica. Rompiamo, una mattina davanti a         piccola biblioteca tutta su Leo Castelli.
                                 un caffè, il velo di questo nobile e tenace    Cinquanta sedie ho dato a Piccolo Sil-
                                 understatement.                                lani, che allora insegnava, è una fortuna
                                                                                se le cose possono servire a qualcuno.
                                     Cominciando dalla fine, come mai           Bisogna alienare, quando è il momento
                                 in museo le intime foto di famiglia?           giusto. Io so che sarò eterna… ma non
                                     Avevo un amico che faceva volon-           posso assicurarlo.
Il Ponte rosso
INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA
                                 tariato alla Fototeca, mi disse che erano
                                 carenti di foto relative al periodo 1900-
                                                                                    Ma prima di tutto questo c’è Nadia
                                                                                Bassanese, che nasce…
N. 73 ottobre 2021               1940, allora tirai fuori quelle di papà            Sono nata a Pinguente in Istria, mio

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Intervista a Nadia Bassanese,                            VISTI DA VICINO
                                            straordinaria gallerista                                            sommario

papà Liubo era figlio di Domenico Siro-
tich, all’inizio guardia forestale. Sposò
una donna di 12 anni più giovane che gli
portò una cospicua dote. Aprì un forno e
via via ingrandì l’attività, con un impor-
tante commercio di granaglie e forniture
all’esercito, e divenne ricco, molto ricco.
Mi ricordo il negozio, pieno anche di ta-
bacchi e tessuti, e al piano di sopra l’abi-
tazione col bagno piastrellato, la vasca,
il telefono…
     E poi arrivò la guerra.
     E mio papà aiutò un suo amico parti-
giano, gli diede vestiti e soldi. Il ragazzo
fu preso, e quel taglio grosso di soldi che
aveva in tasca indirizzò i tedeschi. Solo
mio padre poteva disporne, in zona. Lo         sto direttivo a Fiume, e così andammo là                        Nadia Bassanese
catturarono e fu spedito in un campo a         per due anni e mezzo. Una vita benestan-          con Tullio Pericoli in occasione
Forlì, e poi a Dachau… Mio nonno, che          te, grandi alberghi ad Abbazia, feste….                    della mostra del 1987
aveva relazioni commerciali con un im-         Quando per gli italiani venne il momento
portante collega tedesco, riuscì a farlo       di optare, i miei genitori fecero la richie-
uscire per andare al servizio di questo        sta, ma il permesso fu accordato solo a
signore, il quale però rispedì subito mio      mia mamma triestina, e lei partì con me.
padre a casa… Mentre lui era ancora a          Papà più tardi. Arrivò grazie a un pas-
Forlì, mamma voleva che ci trasferis-          seur. E per sei-sette anni fummo ospiti
simo lì, e sempre vi fu l’intervento del       dei nonni Fermeglia a Servola. Intanto
nonno: ci procurò riparo nella villa di        vennero in Italia anche i nonni Sirotich,
suoi conoscenti a San Martino di Lupa-         il nonno con una incredibile valigetta
ri in Veneto, dove tra il 1943 e il 1945       piena di rotolini di monete... Comprò
passammo ore di angoscia e speranza            un terreno a Gretta e fece costruire una
nell’attesa di rivedere papà. I Sirotich       casa, adiacente a quella dei Paoletti.
scapparono ad Abano, ma non la nonna,          Mio padre non ha mai più messo piede
che restò impavida a difendere la botte-       a Pinguente. Anni fa un collaboratore del
ga, la proprietà. So che in seguito la casa    piccolo museo della città mi chiamò per-
di Pinguente fu trasformata in un night        ché decifrassi alcune foto, e mi chiese se
club, ma per fortuna adesso è biblioteca       avessi forse dei libri da dare. Avevo una
civica, bellissimo, no?                        grande collezione di testi per l’infanzia,
     La mamma Elda Fermeglia: un co-           in molte lingue, quasi tre metri lineari di
gnome che a Trieste ha la sua fama…            scaffali: glieli ho regalati.
     Era triestina, aveva lavorato come            E a Trieste spunta la donna dell’ar-
impiegata nel commercio di agrumi,             te… Come andò?
ed era zia di Maurizio Fermeglia, che è            Io per errore ho frequentato il liceo
stato rettore dell’Università. Maurizio è      scientifico. Odiavo la matematica, ma
mio cugino, e l’altro mio cugino (di par-      dalla terza media ero uscita col 10… I
te paterna) è Sergio Paoletti, docente di      professori consigliarono l’Oberdan, dove
Biochimica e attualmente presidente di         per fortuna si dava ancora molto spazio
Area Science Park. Tre cugini, tutti e tre     alla storia dell’arte, al disegno… Avrei
figli unici.                                   proseguito con l’Accademia a Venezia,
     E dopo la guerra?
     Papà voleva tornare a Pinguente, ma
                                               ma non mi vollero mandare, e allora con
                                               gli studi la piantai lì. Ero appassionata,     Il Ponte rosso
                                                                                              INFORMAZIONI DI ARTE E CULTURA
nel frattempo nonno aveva avuto un po-         adoravo gli impressionisti, avevo una                         N. 73 ottobre 2021

                                                                                                                              15
VISTI DA VICINO                     Qual era la sua filosofia? «Di non esporre triestini,
sommario                            perché volevo portare a Trieste qualcosa di nuovo»

                                                                                 a chiacchierare, Brumatti malinconico
                                                                                 veniva al mattino, e purtroppo non pote-
                                                                                 vo registrare tutte le cose incredibili che
                                                                                 raccontava, per imitazione volle venire
                                                                                 anche Spacal, e giù pettegolezzi, veniva
                                                                                 Enzo Navarra col figlio piccolo, e Adria-
                                                                                 no Bon che doveva comprargli il gelato.
                                                                                 S’incontravano fra di loro, una cosa che
                                                                                 non esiste più.
                                                                                     Però anche lei se ne va.
                                                                                     Sì, e dopo un po’ mi è dispiaciuto.
                                                                                 Mio marito mi ha sostenuto, abbiamo
                                                                                 cercato una sede, mi sarebbe piaciuta in
                                                                                 Cavana sotto la chiesetta dei Santi Seba-
                                                                                 stiano e Rocco, ma era della Curia, e al-
                                                                                 lora no. Pensammo a un appartamento, e
Nadia Bassanese nella sua           ricca biblioteca di storia dell’arte, pian   saltò fuori piazza Giotti: un signore ave-
galleria di piazza Giotti da poco   piano cominciai a frequentare Livio Ro-      va tutto restaurato per aprire una scuola
aperta, dicembre 1984               signano, Gianni Brumatti, l’ambiente mi      di ballo, gli avevano negato il permesso,
                                    attraeva, e la mia più grande amica (poi     s’era incavolato e aveva rimesso in ven-
                                    anche cognata) era Emanuela Marassi,         dita.
                                    che aveva Cernigoj come suo maestro,             Inaugurò nel 1983 con una scultura
                                    e con lei si andava ai mercoledì di Ful-     di cemento in bilico di Mauro Staccio-
                                    via Costantinides, alla Cantina, da Ser-     li. Ardito.
                                    gio D’Osmo di cui poi a lungo abbiamo            Staccioli me l’aveva presentato Na-
                                    frequentato le sue giornate “open” nella     varra già alla Tommaseo. Fu per me un
                                    casa alle Ginestre. Nel frattempo ero di-    pilastro. Quando tornò dall’America mi
                                    ventata amicissima di Giorgio Polacco,       disse che lì ero già conosciuta, che dove-
                                    che mi aprì al teatro, aveva sempre due      vo assolutamente andare, ma da sola, le
                                    posti e diceva: «Te vien con mi o meto       gallerie negli Usa erano tutte in mano a
                                    el capoto?». Con lui ho conosciuto           donne. Non era uno sgarbo a mio marito,
                                    Strehler, Grassi, l’incantevole Vittorio     ma un’indicazione pratica: «Se vai con
                                    Gassman, e Dario Fo…                         qualcuno, dimostri che ne hai bisogno».
                                        A un certo punto lei non è più Siro-     Presi coraggio. Rispolverai i miei libretti
                                    tich, ma diventa Bassanese…                  della Berlitz school, e la frase che a New
                                        Ho conosciuto mio marito Dino fra        York pronunciavo più spesso era «please,
                                    amici al Circolo Marina mercantile. Ci       speak slowly», ma quella che più spesso
                                    siamo sposati nel 1963 e adesso per l’an-    mi veniva rivolta era: «Are you local?».
                                    niversario ci facciamo gli auguri per la     Che ridere. Con il neozelandese Alexis
                                    nostra durata… Mi ha sempre appoggia-        Hunter finimmo per parlare in latino. Fu
                                    ta, libera di svolgere la mia attività.      fantastico. Mi sono tanto divertita. Fu
                                        Che comincia un bel giorno.              sempre Staccioli a consigliarmi Carmen
                                        Quando Marassi vuole aprire una          Gloria Morales («se viene lei, verranno
                                    galleria, e nasce con l’aiuto di Edoardo     tutti»), e tramite lei sono arrivati Michael
                                    Devetta la Tommaseo in un piccolissimo       Goldberg e la moglie Lynn Umlauf. Co-
                                    spazio in via Canal Piccolo. Dopo un po’     munque quando fui ricevuta da Castelli
                                    lei si stanca, troppo impegno, e cede a      glielo dissi subito: vorrei fare qualcosa,
                                    Franco Jesurun, che ancora faceva l’at-      ma non ho molti mezzi. «Torni fra due

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                                    tore, e il tutto mi è diventato pesante, e
                                    ho lasciato, nel 1980. Ma quanti incon-
                                                                                 giorni» mi rispose, elegante, cortese.
                                                                                 Tornai, e fu così che nacque la mostra
N. 73 ottobre 2021                  tri, Anita Pittoni veniva il pomeriggio      con i manifesti delle sue mostre. Spesi

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