IL PAESAGGIO AGRARIO DEGLI OLIVETI MONUMENTALI DELL'ALTO SALENTO

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IL PAESAGGIO AGRARIO DEGLI OLIVETI MONUMENTALI DELL'ALTO SALENTO
Paesaggi Agrari 2011

  IL PAESAGGIO AGRARIO DEGLI OLIVETI MONUMENTALI DELL’ALTO SALENTO

Piana degli oliveti secolari ricadente nei territori comunali di Monopoli, Fasano,
                     Ostuni e Carovigno in provincia di Brindisi

                                     Sezione di Messapia

L’area in questione – denominata anche “Marina” - è compresa tra le pendici delle Murge di
sud-est e la linea di costa prospiciente il mare Adriatico

BREVE DESCRIZIONE DELLE COMPONENTI PRINCIPALI

La storia
Nel territorio compreso tra Monopoli, Fasano, Ostuni e Carovigno è presente un paesaggio
agrario millenario, che si perde a vista d’occhio, il quale partendo dalle dolci colline delle Murge
di sud-est arriva fino alla linea di costa. Meravigliosa è la vista di questi “boschi di ulivi
monumentali” dalla cima delle colline, guardando verso il mare che fa da sfondo; essa regala la
sensazione di poter andare indietro nel tempo e di potersi calare nella storia, di immergersi in
un paesaggio eterno, rimasto intatto nei secoli. In quei rami possenti, in quei tronchi scolpiti dal
tempo si riassume, infatti, non solo la potenza straordinaria della natura, ma anche la nostra
storia, perché questi stessi ulivi hanno accompagnato i Normanni e gli Aragonesi, gli Angioini e
gli Spagnoli, i Borboni ed i Piemontesi.
L’olivo selvatico (olivastro) fa parte della macchia mediterranea insieme ad altre essenze
arbustive come il lentisco, la fillirea, il mirto, il corbezzolo, ed altre ancora. La trasformazione
dell’olivastro in olivo gentile, sativo, produttivo è avvenuta nel corso dei secoli attraverso una
lenta, costante e progressiva trasformazione agraria di aree un tempo caratterizzate da una
forte naturalità, infatti il paesaggio olivetato è frutto di un lavoro secolare di messa a coltura di
territori che erano occupati da boschi di querce e macchia mediterranea. Questa naturalità
traspare ancora tutt’oggi grazie alla folta e rigogliosa macchia mediterranea presente lungo i
muri a secco che bordano gli appezzamenti olivetati.
La distesa di olivi millenari rappresenta un sistema complesso dove storia, natura e agricoltura si
sono intrecciati armoniosamente nei millenni: qui, dove è presente la più alta concentrazione di
piante millenarie al mondo, che danno corpo al paesaggio agrario arboreo più antico esistente,
tante sono le testimonianze storico-culturali, archeologiche ed architettoniche di
incommensurabile valore.
Un esempio è dato da una via romana, l’antica Via Traiana, che attraversa tutta la “Piana
olivetata di Fasano e Ostuni” per terminare con le colonne traiane sul porto di Brindisi, il più
importante porto per la Grecia e l'Oriente nel mondo dell'antica Roma.

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IL PAESAGGIO AGRARIO DEGLI OLIVETI MONUMENTALI DELL'ALTO SALENTO
I caratteri geografici
L’area in questione si trova a cavallo tra due province, quella di Bari e di Brindisi e presenta
caratteri omogenei in quanto investe i versanti collinari e la pianura pedecollinare fino al mare.
La natura del suolo è caratterizzata da un sottile strato di argilla rossa che copre banchi
calcarenitici di origine tufacea. Tutta la piana è solcata dalle “lame”, profonde incisioni carsiche
scavate nei millenni dall’azione dell’acqua che dalle colline delle Murge scorre verso la costa;
veri e propri fiumi fossili, rappresentano dei corridoi ecologici in quanto custodiscono una
rigogliosa macchia mediterranea, che offre rifugio a diverse specie di animali, hanno anche un
valore storico-culturale in quanto le grotte ivi presenti furono abitate sin dall’antichità.
Tutta l’area racchiude una molteplicità di elementi da visitare e fruire percorrendo una fitta
trama di sentieri, tratturi e passatoi orlati da muri a secco.

Tipologia insediativa
In questi oliveti tante sono le testimonianze storico-culturali, archeologiche ed architettoniche
di incommensurabile valore.
Un esempio è dato dalla via Traiana, una antica via romana che attraversa tutta la piana
olivetata nei territorio di Fasano, Ostuni e Carovigno per terminare con le colonne traiane sul
porto di Brindisi. Tale strada fu costruita nel 109 d.C. per volontà dell'imperatore Traiano, su un
preesistente tracciato di età repubblicana. Era una variante della via Appia che collegava Roma a
Brindisi (Brundisium), passando attraverso Benevento (Beneventum), Aecae (Troia), Herdonia
(Ordona), Canusium (Canosa di Puglia), Rubi (Ruvo di Puglia), Butontum (Bitonto), da qui si
proseguiva fino a Brundisium (Brindisi) tramite due diversi tracciati: la "via Appia-Traiana" lungo
la costa che toccava Barium (Bari) ed Egnatia (presso Fasano), e la “via Appia” che passava per
Tarentum (Taranto), Venusia (Venosa) e Uria (Oria).
Realizzata per favorire i traffici commerciali di Roma con l’Oriente, la “Via Traiana” ha favorito lo
sviluppo economico e la colonizzazione agricola di questa parte di Puglia, infatti attraversa
oliveti monumentali, costeggia masserie storiche, insediamenti rupestri, frantoi ipogei di epoca
romana e medioevale oltre a costruzioni megalitiche come il Dolmen di Montalbano risalente al
II millennio a.C.
Nei frantoi ipogei si trasformavano in olio le olive prodotte dalle piante monumentali; solo
nell’agro di Ostuni ne sono stati censiti oltre 70 e la vicinanza a questa antica arteria romana
consentiva il trasporto dell’oro liquido verso i porti commerciali del Salento. Molti frantoi ipogei
sono di origine romana; risistemati in epoca medievale, la gran parte hanno continuato a
lavorare fino a metà ‘800 quando si cominciò a realizzare frantoi epigei più funzionali e
produttivi.
Le masserie spuntano tra le chiome degli olivi che nella piana si perdono a vista d’occhio.
Imponenti fabbricati sorti a partire dal XVI sec. come torri a difesa dei sottostanti frantoi dove si
produceva la vera ricchezza di questo territorio, le masserie conservano tracce di una tipica
architettura militare fatta di garritte, caditoie, saiettere, ponti levatoi. La dislocazione di queste
masserie segue generalmente l’andamento della costa, individuando dei veri e propri percorsi di
difesa, per il timore delle scorrerie piratesche e di briganti che provenivano dal mare. In seguito
le torri si sono trasformate in masserie-fortilizi con le rassicuranti corti interne fino alle masserie
più signorili che riecheggiano i palazzi nobiliari cittadini dell’800. Le masserie rappresentano i
primi centri di produzione ed organizzazione del lavoro agrario nel territorio rurale. Veri e propri
nuclei abitati erano dotate di molteplici spazi agricoli come oliveti, seminativi, pascoli, ovili e
stalle, capaci di soddisfare il bisogno della comunità in termini di carni, formaggi e lana. Altri
locali annessi sono i depositi per le derrate, i palmenti, l’aia lastricata per “battere” il grano con
a fianco gli acquari con vasche rettangolari (pile) scavate in blocchi di pietra per l’abbeveraggio
del bestiame, il forno, l’agrumeto cinto da alti muri a secco a protezione dei venti di tramontana,

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ed infine la chiesetta, lineare ed essenziale in ogni sua parte. Molte sono state recuperate per
finalità agrituristiche.

La piana olivetata è anche caratterizzata da elementi naturalistici di grande rilievo: le “lame”. Si
tratta di profonde incisioni scavate nei millenni dall’azione dell’acqua che dalle colline delle
Murge scorre verso la costa; veri e propri fiumi fossili, importanti dal punto di vista storico-
culturale dato che lungo gli spalti presentano delle cavità naturali che sin dai tempi più antichi
furono modellate per diventare abitazioni, ricoveri di animali, frantoi ipogei, veri e propri villaggi
rupestri. Tanti i luoghi di culto ivi presenti, impreziositi da affreschi bizantini risalenti già all’anno
1000 quando furono frequentati dai monaci basiliani.
La piana olivetata racchiude questa molteplicità di elementi da visitare e fruire percorrendo una
fitta trama di sentieri, tratturi e passatoi orlati da muri a secco: un patrimonio unico che
racchiude la civiltà dell’uomo nel Mediterraneo e che testimonia un’antica alleanza tra l’uomo,
storia e natura.

Materiali da costruzione utilizzati
Il materiale da costruzione predominante è la pietra, del tipo calcarea (bianca, più dura e
compatta) sotto la scarpata murgiana e calcarenitica (ambrata, più tenera e friabile) in
prossimità della costa. Entrambe tendono ad ossidarsi e ad imbrunire a contatto con l’aria.
La grande abbondanza di questo materiale è dovuta al dissodamento dei terreni per la loro
messa a coltura. Le pietre accatastate perimetralmente all’appezzamento sono servite per
bordare lo stesso con i muretti a secco, ma anche per realizzare ricoveri per l’agricoltore, per il
bestiame, acquari, trulli, lamie, casedde, masserie.
Tutti i muri perimetrali sono realizzati a secco, senza malte, sovrapponendo pietra su pietra. I
fabbricati rurali, anch’essi realizzati in pietra, presentano come unico elemento di riempimento
il “bolo”, ossia la terra rossa che caratterizza il suolo di queste campagne, rossa perché ricca di
argille. Queste argille (ossidi di ferro e alluminio) sono originate dalla disgregazione e
dissoluzione di enormi spessori di rocce carbonati che.
Altro elemento che caratterizza l’architettura delle costruzioni rurali e dei centri storici di questa
parte di Puglia è la calce. Tutte le abitazioni ed i manufatti rurali sono tinteggiati a latte di calce
per motivi igienico-sanitari, per riflettere la forte irradiazione solare estiva, per rinfrescare le
pareti internamente ed esternamente alle abitazioni, perché nella terra delle città della calce
“solo ciò che è bianco è pulito”.

Qualità colturale
L’area è caratterizzata dalla monocoltura dell’olivo e vista dall’alto presenta delle caratteristiche
molto omogenee. Il metodo di coltivazione estensivo, con non più di 40/50 piante ad ettaro, ha
generato un paesaggio agricolo seminaturale, con olivi isolati o riuniti in piccoli gruppi, disposti
casualmente su ampi seminativi o aree a pascolo, alternati ad habitat naturali. La posizione
casuale delle piante nell’oliveto millenario deriva dal fatto che ogni pianta è il risultato di un
“ingentilimento” dell’olivastro. La prassi era quella di eliminare il resto della vegetazione
spontanea che circondava l’olivo selvatico, capitozzare lo stesso per poi innestarlo con gemme di
olivi produttivi (gentili o sativi). Ne consegue che la disposizione degli alberi di olivo in un oliveto
tradizionale è casuale così come era casuale la disposizione del ceppo selvatico poi reso sativo.
Le piante che compongono un oliveto monumentale del tipo tradizionale sono state selezionate
nei secoli in funzione della loro adattabilità alla natura dei luoghi, caratterizzati dal clima caldo-
arido e dai suoli poveri e con roccia calcarea affiorante. Queste varietà per millenni hanno
prodotto olive senza ricorrere all’irrigazione, ma facendo fede solo alle piogge autunnali e alle
limitate disponibilità idriche presenti nel terreno. Ecco perché per tesorizzare le ridotte quantità
idriche disponibili, i contadini di allora lasciavano in un oliveto non più di 40-50 piante ad ettaro:

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loro ben sapevano che attraverso la respirazione fogliare delle enormi chiome, queste piante
dissipavano umidità, per cui avevano calcolato con precisione come equiparare tali perdite con
l’acqua presente nel suolo.
L’oliveto rado si intervalla con ampi seminativi e pascoli simili ad una savana africana, dove sono
presenti masserie zootecniche con il bestiame che pascola liberamente dall’alba al tramonto in
queste ampie aree aperte, dando latte e formaggi che prendono i profumi dei pascoli che
crescono sotto l’influsso delle brezze marine.
Nel territorio di Fasano e nella zona di Carovigno-Serranova è presente una tradizione di
orticoltura praticata sotto le chiome degli oliveti e con la presenza di cultivar selezionate
nell’area (pomodoro Regina di Torre Canne e Fiaschetto di Torre Guaceto entrambi presidi Slow
food, cocomero Barattiere di Fasano, cima di rapa di Fasano). Sempre nella zona costiera dove
sia il suolo che l’ambiente circostante subisce l’influenza delle acque salmastre e del mare è
diffusa la coltivazione del fico, che trova la sua massima espressione nel Fiorone di Torre Canne.

Organizzazione agraria
L’area interessata è caratterizzata da aziende agricole di medie-grandi dimensioni (20 ha circa)
rispetto alla media del comprensorio circostante caratterizzato, invece, da una forte
polverizzazione fondiaria. Le aziende presenti nella piana degli oliveti monumentali discendono
dalla grande proprietà fondiaria appartenente alle famiglie aristocratiche ed alla borghesia
agraria, che aveva come centro aziendale le masserie dotate di frantoi ipogei prima ed epigei
nell’ottocento.

I VALORI ESPRESSI
L’oliveto secolare non è solo un luogo di produzione agricola, ma è un sistema complesso che
l’uomo ha strutturato nei millenni arricchendolo di testimonianze storico-culturali,
archeologiche ed architettoniche di incommensurabile valore.
In questo contesto che rappresenta uno dei paesaggi “culturali” più antichi del Mediterraneo,
simbolo indiscusso della Puglia, stupisce la elevata densità di beni ambientali e storico-culturali.
La Via Traiana è il filo conduttore per gran parte di queste testimonianze sviluppatesi nei secoli
lungo il suo percorso: gli insediamenti rupestri, i frantoi ipogei romani e medievali, il sistema di
masserie storiche seicentesche, gli insediamenti rupestri bizantini con i numerosi luoghi di culto,
ma anche i muretti a secco, e i terrazzamenti che sono stati determinanti nel modellare il
paesaggio.
A questo patrimonio si aggiungono poi la presenza di due aree naturali protette (la Riserva
Naturale dello Stato di Torre Guaceto ed il Parco Naturale Regionale delle Dune Costiere da
Torre Canne a Torre San Leonardo), l’area archeologica di Egnazia e di S.Maria D’Agnano; il
Museo delle Civiltà Preclassiche di Ostuni; le torri aragonesi che punteggiano il litorale; il
Dolmen del II millennio A.C. e le lame.
Ai lati della via Traiana tanti sono i frantoi ipogei dove, utilizzando cavità naturali modellate
dall’uomo, si trasformavano le olive in olio. Solo nell’agro di Ostuni sono stati censiti più di 70
frantoi ipogei e la vicinanza a questa antica via romana, militare prima e commerciale poi,
consentiva il trasporto dell’oro liquido verso i porti commerciali del Salento. Tali frantoi, molti
dei quali di origine romana, sono stati rimodernati in epoca medievale ed hanno continuato a
lavorare fino a metà ‘800 quando hanno cominciato a diffondersi i frantoi epigei più funzionali e
produttivi.
La cultura dell’olio e il rapporto tra l’uomo e questa pianta, che ha garantito il sostentamento
per millenni ad intere generazioni, trova la sua sintesi in questo angolo di territorio, che
testimonia un’antica alleanza tra l’uomo e la natura, che rappresenta un patrimonio unico nel
quale è racchiusa la civiltà dell’uomo nel Mediterraneo, che occorre tutelare e valorizzare in
tutte le sue forme affinché non si snaturi nei prossimi anni.

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I RISCHI DI ALTERAZIONE
Negli ultimi anni il sistema di aiuti all’olivicoltura messe in atto dalle politiche comunitarie
hanno snaturato larghi tratti di questo paesaggio rimasto immutato da secoli.
Gli aiuti alla produzione calcolati a numero di pianta, ha spinto l’olivicoltore a rinfittire l’oliveto
tradizionale con nuove piante piantate tra quelle millenarie. Così da 40-50 piante ad ettaro si è
passati a 400-500 piante ad ettaro negli impianti specializzati e intensivi fino a 2000 piante ad
ettaro in impianti superintensivi. L’introduzione dell’irrigazione nell’oliveto che per millenni è
stato coltivato in condizioni di aridocoltura ha introdotto tante situazioni nuove. Gli oliveti
irrigati e quindi anche supportati con le concimazioni chimiche sono più suscettibili agli attacchi
parassitari e degli insetti come la mosca che va in cerca di drupe succose, al contrario delle
piante che crescono in aridocoltura che risultano più resistenti.
Preoccupazione desta inoltre il recente orientamento che la comunità locale (singoli cittadini,
proprietari di suoli agricoli, amministrazioni comunali, ecc.) sta compiendo nel settore del
fotovoltaico, consentendo l’insediamento degli impianti nei terreni agricoli. Si tratta di scelte
non condivisibili perché poco rispettose delle esigenze dettate dai principi della tutela e della
conservazione del paesaggio agrario. Premesso che in sé il fotovoltaico rappresenta una risorsa
energetica di sicuro interesse specialmente nella nostra terra, notoriamente ‘baciata dal sole’,
essa va utilizzata con grande senso di responsabilità. L’insediamento nelle aree agricole
comporta sottrazione di suolo produttivo al settore primario ed un notevole impatto sul
paesaggio agrario, che si ripercuote negativamente, anche in termini economici, su altri settori
come il turismo ed il relativo indotto (servizi al turista, riduzione della commercializzazione di
prodotti agroalimentari locali, etc.). Ciò riveste una importanza ancora maggiore se si considera
che in questo territorio l’aspetto paesaggistico costituisce un fondamentale pilastro
dell’economia locale in quanto elemento d’attrazione di una grossa parte del turismo, quello
rurale e agrituristico (che rappresentano linfa vitale per l’economia agraria delle masserie ed un
importante mercato per le produzioni agricole tipiche locali), oltre che del turismo in genere.
Quest’ultimo viene fortemente qualificato dalla varietà di esperienze messe a disposizione dal
nostro territorio. Solitamente, infatti, chi viene per visitare il centro storico o per godere della
costa apprezza, anzi ricerca, la possibilità di poter fruire di ulteriori possibilità di svago e di
ricreazione accessibili nel contesto rurale circostante. Non dimentichiamo poi il forte contributo
che il turismo in aree rurali offre alla tanto ricercata destagionalizzazione.
Le amministrazioni comunali hanno colto queste opportunità negli anni passati ed hanno
compiuto scelte specifiche nella direzione della tutela e della conservazione del paesaggio
agrario. Si pensi, ad esempio, alla realizzazione di percorsi tematici nella piana degli ulivi
secolari, avvenuta con le strade dell’Olio o del Parco agrario degli olivi secolari; alla realizzazione
d’itinerari ciclabili lungo la via Traiana; alla forte spinta data alla istituzione del Parco delle Dune
Costiere da Torre Canne a Torre San Leonardo.
Le scelte volte ad una “progettazione e fruizione sostenibile dei beni culturali e ambientali”
sono valse diversi riconoscimenti alla cittadinanza, quali Le Cinque Vele di Legambiente, la
Bandiera Blu della FEE, il Panda d’Oro del WWF Italia, il premio Paesaggio della Commissione
europea, il premio Città Amiche della Bicicletta di Euromobility.
Attualmente gli scenari stanno velocemente cambiando e si rischia nel breve tempo di uno-due
anni di vedere vanificato tutto il lavoro svolto fino ad ora, a causa di una disattenta, superficiale
e approssimativa politica di localizzazione dei pannelli fotovoltaici.
Negli anni passati i comuni di Ostuni e Fasano, la provincia di Brindisi, la Regione Puglia e
l’Unione Europea hanno scommesso risorse economiche importanti su un modello di sviluppo
sostenibile ed innovativo che ha puntato alla tutela delle risorse naturali, alla biodiversità, alla
tutela del paesaggio agrario e alla mobilità dolce (che peraltro consente d’intercettare
un’interessante fetta di mercato, sia nazionale che internazionale). A tale proposito, ad esempio,

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l’Unione Europea e la Regione Puglia hanno finanziato un progetto che presto verrà
cantierizzato e che interessa la casa cantoniera di Montalbano – anch’essa ricadente nell’area
degli ulivi millenari - da trasformare in albergabici, con annessi bicigrill e servizi specifici per
cicloturisti. Paradossalmente, però, nel terreno limitrofo alla casa cantoniera, sta sorgendo un
grande impianto fotovoltaico, il cui impatto visivo vanificherà l’investimento economico
dell’Unione Europea, e metterà a rischio le potenzialità di attrazione della struttura recettiva.
Per quanto sin qui detto si ritiene che, ferma restando la necessità, anzi l’urgenza di potenziare il
fotovoltaico, sia perdente una politica che sceglie di installare gli impianti nei terreni agricoli.
Come pure la realizzazione di 20 campi di golf in cinque comuni della provincia di Brindisi, tra cui
comune di Ostuni, è la nuova minaccia che incombe su questo paesaggio agrario già attaccato.

LE PROPOSTE DI TUTELA
Al momento occorre considerare che la Regione Puglia ha emanato una legge nel 2007 (L.R.
14/07) per la tutela e valorizzazione del paesaggio degli oliveti monumentali di Puglia che vieta
l’espianto ed il commercio degli stessi per scopi ornamentali e valorizza l’olio ottenuto da piante
monumentali che può essere commercializzato con la menzione speciale “da oliveti secolari di
Puglia”.
Il territorio di Ostuni risulta fortemente interessato dalla presenza di ampie porzioni del proprio
territorio agricolo occupate da oliveti monumentali, ed è stato uno dei primi Comuni a vietare
l’espianto e l’esportazione fuori dal proprio territorio di alberi di olivo monumentali. Basti
pensare che norme di tutela erano già contenute nel Piano Regolatore Generale del 1996
(art.13 NTA), quindi oltre dieci anni prima dell’approvazione della Legge Regionale n. 14 del
2007 di tutela degli ulivi monumentali.
La Sezione Messapia di Italia Nostra, di fronte alle continue aggressioni agli ulivi secolari della
Piana costiera di Ostuni, ha chiesto, nel 2010, alla Direzione regionale per i beni culturali e
paesaggistici della Puglia e Assessorato regionale all’assetto del Territorio di riattivare il
procedimento di vincolo ai sensi dell’art. 140 del D.L.gs 490/1999 interrotto nel 2000, in modo
da pervenire in tempi brevi all’adozione del provvedimento conclusivo di vincolo. Questo vincolo
si rende oggi necessario vigendo il PUTT/p ed in attesa dell’approvazione Piano Paesaggistico
Territoriale Regionale (PPTR), che prevede una specifica tutela dei paesaggi rurali storici e delle
loro economie.

SITUAZIONE VINCOLISTICA, con particolare riferimento al D.Lgs 42/04 e ad eventuali strumenti
di pianificazione paesistica
L’area della piana degli ulivi è stata in parte vincolata lungo la fascia costiera nel 1975 con un DM
ad oggetto: Area panoramica costiera lungo la strada statale n.379 di Egnathia e Torre Canne sita
nel comune di Ostuni e nel 1985 con un DM “galassino” ad oggetto: Zona costiera di Villanova
sita nel comune di Ostuni. A valle del centro storico per tutelare il panorama verso la pian ed il
mare nel 1957 fu emanato un DM che aveva ad oggetto: zona a valle della SS 16 sita nel’ambito
del comune di Ostuni e nel 1985 vien rafforzata la tutela con un DM “galassino” ad oggetto: area
panoramica sita in una zona dei colli di Ostuni.
Il Piano Urbanistico Territoriale Tematico (PUTT/p) “Paesaggio” adottato dalla Giunta Regionale
con delibera n.6946 dell’11 ottobre 1994, con cui ha individuato Piana degli ulivi del territorio di
Ostuni tra gli Ambiti Territoriali Estesi (ATE) di un livello di valore paesistico-ambientali di tipo D)
“relativo“. Nel 1999 e il 2000 il Comitato cittadino per la Tutela dei Beni Culturali e Ambientali
di Ostuni e le associazioni ambientaliste denunciarono la cosiddetta “tratta degli ulivi”, ossia
l’espianto di ulivi in zone industriali, la svendita o il furto degli stessi per essere venduti a Nord
ed avanzarono al Ministero dei Beni ed Attività Culturali ed alla Regione Puglia la proposta di
vincolo paesaggistico della Piana degli Ulivi di Ostuni. Nel febbraio 2000 la Commissione
Provinciale per la tutela delle bellezze naturali e panoramiche della provincia di Brindisi ai sensi

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dell’art.140 del D.L.vo 490/99 a conclusione della procedura di vicolo inviò il verbale con allegata
perimetrazione alla regione. Regione. Nel frattempo il 15 dicembre 2000 viene approvato
definitivamente il PUTT/p che al comma 6 dell’art.1.03 prevede che “le norme del Piano non
trovano applicazione all’interno dei territori disciplinati dai Piani delle Aree di Sviluppo
Industriale (ASI)”. Così solo 28/12/2000 Giunta Regionale con delibera n.1997 prende atto del
lavoro della Commissione provinciale e demandava al Comune di Ostuni gli ulteriori
adempimenti relativi alla pubblicità dell’atto, prima del provvedimento conclusivo di
dichiarazione di interesse pubblico delle aree. Ma il Comune di Ostuni contrario al vincolo
paesaggistico che poteva interessare nuove aree turistiche o la zona industriale (ASI) e non
diede seguito agli adempimenti, la Regione omise il controllo e la Soprintendenza BCA, che
aveva avviato il procedimento di vincolo, non fece scattare i poteri sostitutivi nei confronti
dell’Ente Regione. Nel 2003 la stessa regione Puglia con DGR n.578/2003 approva un nuovo
Piano ASI che prevede il raddoppio della zona industriale e l’abbattimento di ulteriori Ulivi
secolari e la realizzazione di una bretella stradale di raddoppio della Strada Provinciale. Nel 2009
è stato adottato il Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR) ai sensi del D.L.gs 42/04 e si
è in attesa di approvazione definitiva da parte del Ministero BCA.

PRESENZA DI TERRENI COMUNALI
Alcune masserie storiche con gli estesi oliveti secolari ed ampi seminativi circostanti
appartengono ad Enti Pubblici (Comuni, Enti ecclesiastici, Regione Puglia, ASL) in seguito a lasciti
testamentari da parte di benefattori. (es: Masseria Citro, Locopagliaro, Tavernese, …)

PERCENTUALE DI TERRENO INCOLTO E/O ABBANDONATO
Il terreno olivetato è ancora è prevalentemente coltivato ma la tendenza all’abbandono è
fortissima per la scarsa redditività nella gestione di questi oliveti. Come si è già accennato il
valore paesaggistico degli uliveti monumentali è fortemente legato all’impianto di questi
immensi alberi, che si aggira attorno ai 40/50 ad ettaro. La messa a dimora di piante giovani con
le operazioni di infittimento va a discapito del valore paesaggistico. D’altro canto la raccolta
delle olive da alberi così grandi e poco numerosi incide fortemente sui costi di manodopera per
la raccolta e quindi sul prezzo finale dell’olio. Olio che, purtroppo, non riesce a spuntare sul
mercato prezzi sufficientemente remunerativi sia del lavoro di raccolta e lavorazione delle olive
che di vera e propria manutenzione del paesaggio millenario. Da qui la tendenza dapprima
all’espianto degli olivi monumentali ed al loro commercio (che è stata parzialmente arginata
attraverso la L.R.14/2007 “Tutela e valorizzazione del paesaggio degli ulivi monumentali della
Puglia”), poi alla rinuncia alla raccolta delle olive e all’abbandono degli oliveti.

LE EVENTUALI PROPOSTE DI VALORIZZAZIONE
Per porre rimedio alle problematiche prima accennate nell’ampio comprensorio degli oliveti
secolari negli ultimi anni sono state attuate numerose iniziative da parte di imprenditori e di
organizzazioni collettive tese a promuovere gli oliveti secolari e l’olio che da essi si ricava. Tali
iniziative, riportate sinteticamente nel seguito, rispondono ad un obiettivo che le accomuna:
mettere in valore l’olio extravergine di oliva prodotto dagli uliveti monumentali, il quale, oltre a
rappresentare un pilastro portante su cui regge buona parte dell'economia locale, racchiude in
sé un insieme di valori che vanno dalla tutela dell'antica vocazione agricola del territorio, a
quella di un paesaggio agrario unico e di grande valore storico che, simbolo della
mediterraneità, dona una visione intatta di epoche passate. Le iniziative sono:
         la nascita della prima DOP sull’olio extravergine di oliva in Europa, la DOP “Collina di
         Brindisi” che prevede nel suo disciplinare di produzione che l’olio debba provenire per
         almeno il 70% da piante appartenenti alla cultivar “Ogliarola salentina” che si identifica
         con la pianta di olivo monumentale;
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la realizzazione del progetto “Oro del Parco” che riguarda l’olio ottenuto da oliveti
       secolari condotti con metodi agricoltura biologica, presenti all’interno della Riserva
       Naturale dello Stato di Torre Guaceto e prodotto da una Comunità di agricoltori dell’area
       naturale protetta;
       la realizzazione della Strada dell’olio DOP “Collina di Brindisi” organizzata da GAL Alto
       Salento, che mette insieme aziende olivicole, agrituristiche, frantoi oleari e centri storici
       al fine di promuovere, in maniera univoca, prodotto e territorio attraverso la sua
       esplorazione con itinerari opportunamente segnalati;
       l’ipotesi di realizzazione di un Parco Agrario degli olivi secolari compreso in una fascia di
       territorio omogenea tra Monopoli, Fasano, Ostuni e Carovigno e che ha coinvolto, in
       iniziative di programmazione partecipata, imprenditori, associazioni, enti locali ed istituti
       di ricerca, organizzati dal Dipartimento di Urbanistica del Politecnico di Bari;
       la realizzazione della strada tematica del Parco Agrario degli Ulivi Secolari attuata dal
       GAL Alto Salento nell’ambito di un progetto di cooperazione trasnazionale con la Siria
       con la creazione di due itinerari, uno nel territorio dell’Alto Salento, l’altro in territorio
       siriano, che mette insieme frantoi storici, piantate secolari, zone archeologiche, antichi
       tratti stradali;
       al fine di facilitare la individuazione sul mercato dell’olio degli oliveti monumentali, è
       stata avviata un’iniziativa di etichettatura dell’olio, che ha già visto le prime aziende
       olivicole produrre olio extravergine con la menzione speciale “da oliveti secolari di
       Puglia” ai sensi dell’art. 7 della L. R. n. 14 del 4 giugno 2007. Tuttavia questa è una
       iniziativa realizzata autonomamente da imprenditori che hanno voluto attuare in proprio
       quegli elementi propositivi contenuti nella legge legati non solo alla tutela ma anche alla
       promozione dell’olio.
       l’azienda olivicola della Scuola Agraria “E. Pantanelli” di Ostuni, sita nella piana degli olivi
       secolari di Ostuni, gestita insieme alla Cooperativa “Terre di Puglia – Libera Terra” ha
       avviato la produzione di olio extravergine di oliva da agricoltura biologica con il marchio
       “Libera Terra e Istituto tecnico agrario E. Pantanelli” con la menzione speciale “da oliveti
       secolari di Puglia” ai sensi dell’art. 7 della L. R. 14/2007.

L’anello di congiunzione di tutte queste esperienze positive è dimostrare che, attraverso una
giusta collocazione sul mercato, la produzione di olio da oliveti secolari può ancora essere
conveniente per chi, nella sua quotidiana opera di agricoltore, svolge anche un ruolo
fondamentale nella manutenzione di questo paesaggio millenario. Infatti questa porzione di
territorio ha preso forma, giorno dopo giorno, anno dopo anno, secolo dopo secolo, dal lento,
continuo, inesorabile lavoro dell’uomo che ha trasformato un paesaggio prima naturale in un
paesaggio antropico, non si tratta infatti di un’area naturalistica da contemplare, in quanto
bellezza e fascino, sono strettamente legati all’attività agricola, che basa la sua esistenza sulla
selezione di ciò che è produttivo rispetto a ciò che non lo è. Tuttavia gli esempi sopra citati pur
rappresentando delle buone pratiche che hanno generato discreti risultati per chi le ha messe in
atto, rappresentano ancora delle iniziative singole, sporadiche e che interessano una porzione
circoscritta del territorio olivetato ed una quantità limitata di olio extravergine delle piante
monumentali. D’altro canto il fatto che negli ultimi anni tante iniziative si siano realizzate nel
comprensorio degli olivi secolari dimostra l’accresciuta consapevolezza degli imprenditori e della
comunità locale circa la straordinaria ricchezza del patrimonio storico, naturalistico e
paesaggistico in cui vive ed opera. Il passaggio successivo e non meno arduo, dovrà essere
quello di dimostrare su più vasta scala che è possibile associare all’“idea” di tutela del paesaggio
olivetato la sua sostenibilità economica. In altri termini occorre individuare piani e programmi
per lo sviluppo sostenibile del sistema imprenditoriale dell’area che sostengano il mercato del
suo prodotto principe, l’olio, che troppo spesso viene svenduto o giace stoccato nei depositi dei
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frantoi locali in attesa di essere commercializzato. La tutela degli olivi secolari è dunque
fortemente legato alla sua economia. Ignorando l’assistenzialismo spicciolo (integrazioni, i
sussidi per albero secolare, ecc.) che nel lungo periodo generano più povertà, e non assicurano
“sostenibilità economica”, si deve puntare sulla giusta spinta verso il mercato dell’olio di elevata
qualità (nel rispetto dei disciplinari di produzione delle DOP e della tracciabilità della
provenienza dell’olio solo da piante monumentali). A tal fine è auspicabile che il sistema
imprenditoriale e delle pubbliche amministratori prendano decisioni coordinate e coerenti, nel
rispetto del paesaggio agrario, ma al tempo stesso siano capaci di innescare circoli virtuosi che
coinvolgano tutti i settori economici legati direttamente o indirettamente alla tutela e gestione,
dall’attività agricola alla ricettività di qualità, all’artigianato, alla ristorazione, ecc. Sarà insomma
importante rendere più conveniente la destinazione agricola del territorio olivetato rispetto a
qualunque altra alternativa, al fine di assicurare un futuro certo agli agricoltori e di conseguenza
alla stessa piana olivetata. Solo su questa sfida si potrà avere il consenso di tutti per
concretizzare quell’idea che coniughi cultura ed economia, paesaggio e occupazione, storia e
opportunità future.

SUGGERIMENTI PER UN’ECONOMIA SOSTENIBILE
La strategia generale che si vuole attuare è quella di tutelare il paesaggio agrario dell’oliveto
secolare adottando pratiche agricole in grado di sostenerne la biodiversità, ed a basso impatto
ambientale.
Attualmente la produzione dell’olio non riesce a garantire il giusto reddito ai produttori; la
situazione è tale da comportare un diffuso malumore e disinteresse in questa attività. Questa
situazione genera la necessità di ridare reddito ai produttori agricoli e di riposizionarsi sul
mercato europeo ed internazionale.
A ciò si aggiunga che, nel caso specifico degli olivicoltori dei secolari, il rapporto esistente tra i
costi di gestione di questa tipologia di uliveto, rispetto ad un oliveto specializzato, è pari a 4 ad
E se volessimo considerare anche i costi di gestione di oliveti super intensivi che vanno
diffondendosi nei paesi emergenti del nord Africa, sud America, sud Africa, il rapporto diventa
sempre più impari pari circa a 8 ad 1, ragion per cui l’olio extravergine ottenuto dagli uliveti
secolari pugliesi gestiti anche nel rispetto del paesaggio e con una certa attenzione alla tutela
della biodiversità, oltre che della qualità, risulterebbe impari.
I produttori lamentano redditi fortemente erosi, la difficoltà a coprire i costi di produzione che
aumentano molto di più dei costi del prodotto all’origine, quintali di olio rimasti invenduti.
La strategia da attuare muove da queste considerazioni ed anche dal fatto che nel caso degli
ulivi monumentali non si tratta semplicemente di un patrimonio strettamente agricolo. Una
grande potenzialità è data dal fatto che si tratta di un patrimonio che ha anche valore
paesaggistico, storico, culturale ed ambientale.
La sua economia – pertanto – non è legata esclusivamente alla produzione olearia ma anche
all’appeal, alla competitività territoriale ed all’attrattività turistica: le potenzialità derivanti dalla
ricchezza paesaggistica e storico-culturale, se gestite in maniera ottimale ed efficace, offrono
all’economia dell’oliveto secolare notevoli chances di riposizionarsi sul mercato, nazionale ed
internazionale, e di restituire agli olivicoltori un reddito soddisfacente, capace di sostenere il
loro quotidiano lavoro di manutentori del paesaggio. Ottenere questo risultato è fondamentale
non solo per gli olivicoltori, la sopravvivenza di questo paesaggio ha effetti consistenti anche sul
turismo, l’artigianato, l’indotto. E’ dunque fondamentale garantirne la sopravvivenza.
Tutto ciò premesso è necessario mettere in campo una serie di azioni che interessino più livelli e
soggetti. La via obbligata è la multifunzionalità delle attività dell’olivicoltore ed un’offerta
turistica di sistema, che lega le diverse risorse territoriali sia in riferimento all’offerta che alla
promozione, avvalendosi a tal fine di tutte le forze in campo nei diversi settori, riferite sia
all’organizzazione e gestione del sistema che alla sua forza economica.

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In altre parole, come si è visto, le potenzialità di cui dispone il territorio della Piana olivetata
discendono dalla disponibilità di una grande varietà di risorse che vanno a comporre un sistema:
la presenza di un paesaggio olivetato monumentale, un paesaggio di pregio ed alquanto unico,
immerso in una matrice ricca di beni ambientali e storico-culturali, che esercita un notevole
appeal, ed infatti ha registrato negli ultimi anni un incremento della domanda turistica. A ciò si
aggiunga che esso è fruibile percorrendo una fitta trama di sentieri, tratturi e passatoi, anche
con l’aiuto di guide esperte. Nella Piana degli oliveti secolari, la gran parte delle masserie e dei
relativi frantoi ipogei risultano attualmente ristrutturate e recuperate per svolgere attività
agrituristica e di ospitalità rurale, tant’è che quest’area, rappresenta un vero e proprio distretto
dell’agriturismo, non solo pugliese ma dell’intero sud Italia. Sono stati inoltre messi a regime
una serie di servizi per la fruizione sostenibile sia in terra che in mare, che vanno dalle
escursioni in bici alle passeggiate a cavallo, al trekking, alle guide naturalistiche, alla
realizzazione di eventi di grande richiamo legati alla natura ed all’educazione ambientale. E’
facile reperire informazioni e materiale informativo, noleggiare bici, prenotarsi per i diversi
eventi e manifestazioni. Inoltre negli ultimi anni sono state maturate numerose e particolari
esperienze in termini di sperimentazione di modalità sostenibili di fruizione del territorio; di
conduzione sostenibile dell’attività agricola; di capacità di concertazione dei vari attori locali per
avviare iniziative di sviluppo sostenibile. Queste diverse esperienze sono importanti non solo
per la loro natura intrinseca ma anche per la crescita culturale e del capitale umano che hanno
determinato, e per le opportunità che hanno generato in termini di infrastrutture materiali ed
immateriali.
Tutto questo rappresenta il sistema territoriale in cui il paesaggio degli uliveti secolari si colloca,
che arricchisce l’offerta del paesaggio degli uliveti secolari e dei servizi ivi presenti, e concorre
ad incrementare il mercato dell’olio dei secolare ed il reddito degli olivicoltori multifunzionali.
Tutto ciò, in un circolo virtuoso, può sostenere l’ interesse degli olivicoltori nel proseguire il loro
lavoro.
Occorre quindi individuare azioni che puntino a dare forza alle diverse iniziative già avviate negli
ultimi anni, a qualificare ulteriormente l’offerta, a completare i processi di valorizzazione e
gestione integrata delle risorse ambientali e culturali presenti, per una fruizione unitaria,
qualificata e sostenibile. Le azioni di integrazione e messa in rete di tutti gli attrattori culturali ed
ambientali richiede la messa in rete del capitale umano impegnato nella erogazione dei servizi
di conoscenza e fruizione del territorio e di rappresentazione culturale dello stesso ed il
coinvolgimento degli operatori del settore culturale e ambientale, degli enti locali, degli
operatori agricoli ed agrituristici custodi di un paesaggio agrario millenario, in un progetto
comune di valorizzazione e gestione delle risorse ambientali e culturali del territorio al fine di
garantirne una fruizione unitaria, qualificata e sostenibile. Occorre inoltre diffondere la
consapevolezza di essere parte di un siffatto sistema, un sistema che ha tutte le caratteristiche
per poter avere una grande forza di penetrazione sul mercato sia in termini di marketing di
territorio che di prodotto, ma solo se il tutto viene gestito in maniera ottimale, garantendo
qualità sia dei servizi che dei prodotti, e contando delle giuste risorse economiche per poter
affrontare un vasto mercato sia nazionale che internazionale. La forza di penetrazione sul
mercato globale risulta ulteriormente incrementata dal recente riconoscimento della dieta
mediterranea come bene UNESCO, e pertanto dal considerare la dieta mediterranea e le sue
componenti ciò che l’uomo di tutto il mondo dovrebbe adottare.
Tutto questo concorrerà ad accrescere il mercato dell’olio dei secolari ed il reddito degli
olivicoltori.

PROPOSTE PER UN’ECONOMIA AGRARIA SOSTENIBILE
La coltivazione degli ulivi secondo metodi di agricoltura biologica oltre a garantire la sicurezza e
la tutela alimentare dei consumatori, contribuisce alla salvaguardia dell’ambiente naturale.

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Infatti – quando i terreni non sono trattati con i diserbanti - l’oliveto è accompagnato da una
ricca vegetazione di erbe ed arbusti ed ospita molte specie faunistiche.
Per far questo sarebbe opportuno:
    - il mantenimento e la corretta gestione dell’oliveto tradizionale, senza rinfittimenti che ne
        snaturino il suo aspetto originale nel rispetto della L.R. 14 del 2007. Secondo tale legge il
        carattere di monumentalità può attribuirsi agli uliveti che presentano una percentuale
        minima del 60% di piante monumentali all’interno dell’unità colturale, individuata nella
        relativa particella catastale, mentre per carattere di monumentalità viene attribuito
        quando la pianta di ulivo possiede età plurisecolare deducibile da dimensioni del tronco,
        con diametro uguale o superiore a 100 cm, misurato all’altezza di 130 cm dal suolo);
    - il recupero delle cultivar storicamente legate al territorio come l’Ogliarola salentina e la
        Cellina di Nardò;
    - la tracciabilità dell’olio extravergine di oliva ottenuto dalle piante monumentali;
    - il censimento e la numerazione degli ulivi monumentali secondo le schede di
        rilevamento fornite dalla Regione Puglia - Assessorato all’Ambiente ed Ecologia ai sensi
        della L.R 14 del 2007;
    - la gestione sostenibile del suolo attraverso il ricorso a interventi conservativi dello stesso
        (inerbimento controllato, sfalcio trinciatura dei residui vegetali, ecc.) al fine di evitare
        l’innescarsi di fenomeni erosivi, di riduzione della sostanza organica, di erosione della
        biodiversità vegetale, vietando forme di distruzione del profilo del suolo e del rapporto
        con i banchi calcarei sottostanti attraverso lo spietramento e la macinazione dei banchi
        calcarei;
    - la corretta gestione delle piante secolari mediante le più idonee tecniche di potatura ed
        evitando la troncatura drastica della chioma e potature energiche sulle branche di primo
        e secondo ordine;
    - la costituzione del Parco Agrario degli Ulivi Monumentali della Piana olivetata compresa
        nei Comuni di Fasano, Ostuni e Carovigno.

I RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI, ICONOGRAFICI

Comunità degli oliveti monumentali di Puglia

http://www.urpcomunediostuni.it/main/ambiente/PandaDoro.html
www.masseriabrancati.com
www.masseriailfrantoio.it
www.masseriagiummetta.com
www.lifecentolimed.iamb.it

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