IL NOSTRO CAMMINO DI SANTIAGO - Linda, Antonella, Dora e Livio dal 7 al 20 maggio 2018 - Informazioni sulla Società
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Il nostro Cammino di Santiago Linda, Antonella, Dora e Livio dal 7.5 al 20.5.2018 Abbiamo scelto di affrontare questo viaggio in quattro; ciascuno con la propria intima motivazione1 ma accomunati dal desiderio di condividere questa esperienza … questi aspetti sicuramente poco rilevanti sul piano organizzativo, possono ben spiegare lo sviluppo di impressioni, emozioni, fatiche ed entusiasmo che ci hanno accompagnato durante le varie tappe del percorso . Ricordo che se ne iniziò a parlare con Linda circa un anno fa, durante un’uscita serale di Triesteland, lungo il percorso della ciclabile; il clima mite della primavera inoltrata, una splendida luna che occhieggiava tra le cime degli alberi, la ritmicità del passo favorivano la riflessione sulle gioie del viaggiare lento, camminando per esplorare nuovi orizzonti, senza fretta. Inevitabilmente si è citato il Cammino di Santiago…un sogno fino a quel momento …che a partire da quella sera è diventato una concreta possibilità. La decisione finale è maturata qualche mese fa e poi sulla base delle due settimane a nostra disposizione, si è deciso di percorrerne soltanto una parte, da Leon a Santiago, circa 320 km degli 800 complessivi che costituiscono il Cammino francese e che portano da Saint Jean Pied –de-Port a Santiago. Qualche mese prima della partenza abbiamo definito i vari dettagli, affrontando tutti gli aspetti logistici, la durata, la fattibilità del percorso, l’organizzazione e soprattutto la nostra disponibilità a metterci in gioco. Si… perché non si tratta di fare un semplice viaggio, almeno per noi questa sarebbe stata una diversa esperienza; devi ridurre al minimo tutto ciò che porterai con te e affrontare ciò che non sai … mangiare, bere, dormire…non devi preparare nulla prima in quanto coglierai volta per volta ciò che troverai sul tuo Cammino. Lunedì 7.5.18 Partenza da Venezia, aereo per Madrid e poi treno per Leon. Arriviamo a Leon, una bella città che attraversiamo senza indugi alla ricerca del nostro albergo, ultima oasi di comodità per questa notte. Lo zaino calza bene e siamo tutti carichi di curiosità. Cena fuori, ritorno in albergo e riposo…domani si inizia!!! 1 Le motivazioni che nel passato portavano ad affrontare il pellegrinaggio verso Santiago si basavano essenzialmente su convinzioni religiose. Per alcune persone era un modo di espiare delle colpe o mantenere una promessa. Oggi coloro che lo affrontano per motivazioni religiose si uniscono ad altri che intraprendono il Cammino per ragioni culturali, ecologiche, sportive e spirituali, ritenendolo un’opportunità per meditare e ritrovare l’equilibrio con sé stessi. In questo senso il ‘pellegrinaggio’ è inteso come un’allegoria, una somiglianza tra il viaggio verso un luogo santo e lo scorrere della vita umana. Lo sforzo fisico richiesto per raggiungere la meta viene interpretato come un percorso di rinnovamento spirituale che necessariamente comporterà sacrifici, abnegazione e rinunce ma ti ripagherà poi alla meta con il raggiungimento di un ulteriore livello di conoscenza 2
Martedì 8.5. 18 Partenza da Leon verso S. Martin del Camino. L’uscita dalla città è piuttosto faticosa, le salite non mancano e lo zaino incombe. Percorriamo una strada trafficata parallela alla statale, questo percorso fa parte del tracciato originale del cammino. Camminiamo su rettilinei senza fine, circondati da paesaggi quasi surreali… case disabitate in vendita, vecchie fabbriche in disuso, torri e tralicci. Le cicogne nidificano sui campanili e sulle torri rossastre delle chiese parrocchiali. Centinaia di passeri si stabiliscono a loro volta tra le ramaglie del nido delle cicogne. Colonie di corvi si concentrano a centinaia sugli alti alberi in prossimità dei paesi…il loro rumore è assordante. Piuttosto provati dal caldo e dal primo giorno di cammino arriviamo al nostro primo 2albergue a S.Martin del Camino. Ci rallegra la calda accoglienza della titolare e questo ci fa gustare con appetito la nostra prima cena comunitaria. Dopo cena gli occhi si chiudono, le spalle, gambe e resto chiedono soltanto un sonno ristoratore. 2 Albergue, è una delle tante parole che assomigliano all’italiano, ma hanno un altro significato. Quindi nel nostro caso Albergue non vuol dire Albergo, ma Ostello ... mentre se vuoi un Albergo, devi cercare un Hostal .... Gli Albergues per pellegrini sono molto numerosi soprattutto sulla via francese (il cammino classico da St. Jean a Santiago) e ben distribuiti. Questo permette di dosare ogni tappa in maniera molto personale cioè "svincolata" dalle indicazioni delle varie guide, ma piuttosto sincronizzata sulle proprie forze e capacità di camminatore, giorno per giorno. Si viene accolti per una sola notte ... solo in casi estremi ospitano più di un giorno (infortunio, vesciche o altro). Indispensabile è la presentazione della Credencial sulla quale ogni Hospitalero (il gestore de los Albergues) pone el sello (timbro) che identifica univocamente la sua struttura. 3
Mercoledì 9.5.18 da S.Martin del Camino ad Astorga Lungo il percorso iniziamo ad incontrare numerosi altri pellegrini, tutti ti salutano e ti augurano ‘buen camino’. I voluminosi zaini e il passo pesante sono i tratti distintivi che accomunano questo mondo di persone, occidentali, europei, orientali, americani, qualche italiano…. tutti hanno deciso di provare la fatica del Cammino….tutti sorridono, si va sempre nella stessa direzione e questo ci rende molto simili… Attraversiamo il bellissimo ponte romano a Puente de Orbigo. La sua struttura è veramente spettacolare ….si respira un’atmosfera medioevale. Proseguiamo tra campi di segale e vegetazione spoglia. Arriviamo al Cruceiro de Santo Toribio, punto panoramico dal quale si inizia ad intravedere Astorga. Ci dissetiamo alla fontana del Pellegrino . 4
Faticosamente arriviamo ad Astorga: la città si staglia con i suoi alti profili ocra sullo sfondo del paesaggio, definita dalla sua splendida cattedrale e dalle numerose chiese. Visitiamo la cattedrale con le sue imponenti navate e il museo. La cittadina è ravvivata da una bella piazza con tanti ristoranti per pellegrini. Si respira ospitalità Nell’ostello affrontiamo i disagi della promiscuità e condivisione degli spazi, si lava la biancheria, si va da un piano all’altro e se dimentichi qualcosa devi costantemente scendere e salire. La fatica di fare le scale poi si dimentica, ci consoliamo con una bella e sostanziosa cena del pellegrino e poi veloci a dormire, la stanchezza si fa sentire tutta!!! Giovedì 10.5.18 da Astorga a Foncebadon Si parte di buon’ora, la luce mattutina inizia ad inondare la campagna attorno a noi , ma il pallido sole non riesce a scaldarci. Progressivamente si sale e l’ambiente diventa montano, sullo sfondo alcuni monti innevati ci ricordano la stagione fredda ancora non finita. La campagna ha lasciato il posto ad una brughiera ricca di colori…un tripudio di rosa, giallo, azzurro, inframmezzato dal verde dei pini mughi. La salita è costante ma teniamo il passo in compagnia di numerosi pellegrini. 5
Incrociamo una splendida aquila, Giuly, appollaiata su un supporto, che in compagnia del suo padrone ha completato il Cammino a scopo di beneficenza. La strada si snoda all’interno di un parco e il sentiero è sempre più impervio. La stanchezza si fa sentire. Dopo una lunga salita arriviamo a Foncebadon, un paese senza strade, con poche case diroccate e numerosi albergue. Ci fermiamo in uno di questi , parecchio affollato. La cena comunitaria con paella vegetariana ci fa conoscere altri pellegrini, con i quali comunichiamo, secondo le nostre conoscenze, un po’ in spagnolo, francese, inglese, un po’ in tedesco, con brindisi e reciproco scambio di informazioni, conditi sempre dalla lingua universale del sorriso. C’è chi sta facendo il Cammino in versione integrale, chi fa una settimana all’anno a tappe, chi ha trovato nuovi compagni di cammino lungo la strada per condividere una parte del percorso… Si va a dormire presto, anche oggi la stanchezza si fa sentire e la giornata si conclude con un sonno riparatore. Venerdì 11.5.18 da Foncebadon a Molinaseca L’alba a Foncebadon è stupefacente, il clima è decisamente freddo. Ci avviamo di buon passo verso la Cruz de Fierro, che costituisce il punto più alto del cammino, quasi a 1500 m s.l.m. Qui ciascuno di noi deposita una pietra alla base della croce con un pensiero per chi non c’è più. 6
La discesa si rivela subito piuttosto impegnativa. Attraversiamo sentieri impervi e villaggi semiabbandonati, con molte case diroccate. Alcune sono state recentemente ristrutturate, rispettando la struttura originaria, con i bei tetti in ardesia ed i balconi di legno. Queste ristrutturazioni nella maggior parte dei casi sono destinate ad essere sede di albergue. Il Cammino con il suo intenso passaggio di pellegrini offre nuove opportunità agli abitanti di questi piccoli villaggi. Passiamo anche l’albergue di Manjarin, l’ultimo Templare3 dei nostri giorni, che ci accoglie tra musiche medioevali e numerose foto d’epoca. La discesa si fa sempre più impervia e il percorso mette a dura prova le nostre gambe. Arriviamo così a Molinaseca, bella cittadina con un magnifico ponte romano dove decidiamo di fermarci a pernottare. 3 L’ ordine dei cavalieri templari, detti anche semplicemente templari, fu uno dei primi e più noti ordini religiosi cavallereschi cristiani medievali. La nascita dell'ordine si colloca nella Terra santa al centro delle guerre tra forze cristiane e islamiche scoppiate dopo la prima crociata indetta nel 1096. In quell'epoca le strade della Terrasanta erano percorse da pellegrini provenienti da tutta Europa, che venivano spesso assaliti e depredati, per cui i monaci combattenti avevano il compito di proteggerli. Nel corso della sua esistenza l'Ordine Templare svolse sostanzialmente tre azioni, oltre a quella religiosa: l'attività militare, la coltivazione delle terre, la gestione di sistemi economici e finanziari . 7
Sabato 12.5.18 da Molinaseca a Villafranca del Bierzo Si prosegue verso Ponferrada. La strada si snoda su continui saliscendi e percorre zone agricole, attraversando piccoli paesi. A Ponferrada saliamo progressivamente verso il centro storico con uno splendido castello d’epoca eretto dai Templari4. La temperatura rimane piuttosto fredda ed inizia a piovere. A Cacabelos conosciamo Andrés, simpatico 80enne che trascorre le giornate conversando con i pellegrini nelle diverse lingue, sorprendendoci poi con un omaggio inaspettato…un vaso di ciliegie sotto grappa. Lo zaino sarà più pesante ma non possiamo sottrarci a questo dono… grazie Andrés!!! Piuttosto provati dal freddo e dalla fatica arriviamo a Villafranca del Bierzo. Trovare posto in un albergue in città non è affatto semplice. Dopo diversi tentativi ci adattiamo ad una sistemazione di fortuna… ben 18 letti tutti in una stanza. L’importante è aver trovato posto per dormire, la promiscuità alla fine non è più un problema e ci addormentiamo presto. 4 Sul luogo dove ore sorge la fortezza attuale si ergeva in origine una cittadella romana con una piccola fortezza. Dopo che nel 1178 la città di Ponferrada fu ceduta dai regnanti del León ai Templari, questi ultimi iniziarono ad ampliare la fortezza preesistente con lo scopo di proteggere i pellegrini lungo il loro cammino verso Santiago de Compostela 8
Domenica 13.5.18 da Villafranca del Bierzo a La Faba Il percorso è tutto in salita, si segue la statale da un lato e il Rio Valcarce dall’altro, nella apposita corsia riservata ai pellegrini. Saliamo progressivamente fino ad una zona ricca di ferriere. L’umidità si sente tutta. Iniziamo la salita in direzione O’Cebreiro. Il passo rallenta … il peso dello zaino si fa sentire. Costeggiamo boschi di castagni e di faggi, il fondo della strada è composto prevalentemente da lastre di roccia che l’umidità rende estremamente scivolose. Decidiamo data l’ora tarda di fermarci e arriviamo all’albergue parrocchiale La Faba. Il posto è veramente suggestivo. L’atmosfera diventa particolarmente toccante durante la cerimonia di condivisione dell’ospitalità con i pellegrini. La chiesetta è immersa nel buio illuminata soltanto dalle candele votive; la musica accoglie i pellegrini. Poi l’altare si illumina e l’hospitalero invita uno ad uno i pellegrini delle varie nazionalità a leggere un brano nella rispettiva lingua madre, per comunicare come l’amore per gli altri sia un mezzo per accedere all’idea dell’amore divino. I messaggi letti in lingue diverse si alternano con la musica. Infine l’hospitalero chiama tutti i presenti sull’altare, per condividere l’abbraccio finale; ogni pellegrino riceve in dono un sassolino con il simbolo del Cammino. L’emozione è palpabile tra tutti i presenti e questo abbraccio inaspettato aiuta ciascuno a ritrovare un senso comune, un nuovo entusiasmo per superare le fatiche e continuare il percorso. 9
La cena comunitaria la trascorriamo alla casa di Pietra, un albergue vegetariano. L’hospitalero è un esuberante bolognese che si trova qui con la compagna brasiliana da ben tre anni. La sua freschezza e giovialità rendono la cena un evento speciale; trascorriamo una bella serata con quattro persone provenienti dalla Svizzera, una coppia di sudcoreani, un pellegrino dalla Slovacchia, un inglese e un francese. Questa bella occasione di convivialità è la cornice più adatta a consumare le ciliegie sotto grappa di Andrès. Ritorniamo all’albergue La Faba, stanchi ma divertiti per la bella serata. Lunedì 14.5.18 da LA FABA/O’CEBREIRO a Triacastela Le previsioni del tempo per la giornata risultano pessime, pioggia fitta e costante, vento freddo e nebbia. Siamo coperti al massimo con giacche, mantelle e copri zaini. Stiamo entrando in Galizia e arriveremo a 1300 m slm. Il fondo del sentiero verso O’Cebreiro è fangoso e rende difficile l’appoggio. Il vento gelido sferza le nostre mantelle e ci gela le mani. 10
Si procede sulla salita, piccole soste per prendere fiato e poi si sale ancora. Siamo in compagnia di altri caminantes. La nebbia avvolge il paesaggio montano attorno a noi, rendendolo ovattato e surreale…sembra di essere in Normandia, nella pioggia riusciamo appena ad intravedere le chiese e le case di pietra scura dei rari villaggi che attraversiamo lungo il percorso. L’unica cosa ben visibile è il sentiero che alterna scivolose lastre di ardesia a tratti di fango calpestato da un numero indescrivibile di impronte. Siamo veramente provati ma dobbiamo affrontare lunghi tratti di salita per arrivare finalmente ad O’Cebreiro5. Ci accoglie imponente una gigantesca statua raffigurante il Pellegrino. La chiesa di S. Maria la Real (chiesetta pre-romanica del secolo IX) è veramente incantevole alla luce delle lampade votive poste vicino all’altare del miracolo e un fonte battesimale in pietra, essenziale nella sua assoluta semplicità. 5 Nella chiesa si trova l’altare del miracolo eucaristico: “Si racconta che un contadino del piccolo paese di Barxamaiuor avesse affrontato la salita al Cebreiro in un giorno di tempesta per ascoltare la messa. Vedendolo entrare, il celebrante si meravigliò che con quel tempo da lupi qualcuno fosse salito fin lì solo per la messa, deridendo dentro di sé il sacrificio del contadino. Ma, al momento della consacrazione, l’ostia cambiò visibilmente in Carne e il vino del calice in Sangue, che tinse i paramenti del sacerdote”. 11
Dopo esserci ristorati in una locanda, iniziamo la discesa verso Triacastela. La nebbia magicamente si è dissolta e la vista può perdersi su un panorama inaspettato di verdi colline e campi tra i quali scende dolcemente la strada. In questi luoghi sembra che il tempo si sia fermato: incontriamo qualche casa colonica, gruppi di mucche che rientrano dal pascolo in fila indiana…una contadina ci ferma per offrirci delle omelette fatte in casa…la rendiamo felice contraccambiandola con qualche euro. Arriviamo finalmente all’albergue e ci consoliamo delle fatiche della giornata con una bella cena, poi finalmente ci si può stendere. 12
Martedì 15.5.18 da Triacastela a Portomarin Il paesaggio è ricco di boschi e paesi rurali. Si iniziano ad incrociare anche pellegrini con zaini meno voluminosi, che hanno deciso di fare soltanto l’ultima parte del cammino. Dopo aver ammirato il centro di Portomarin 6 iniziamo a cercare una sistemazione fuori città: gli albergue iniziano ad essere affollati e riceviamo i primi rifiuti. Alla fine troviamo a Gonzar una sistemazione in una struttura statale; ci sconforta scoprire che la camerata prevede ben 28 posti letto. Fa ancora piuttosto freddo, nonostante il sole. Mangiamo di buon’ora per poterci ritirare presto e svegliarci l’indomani all’alba, con la prospettiva di una lunga giornata di cammino. 6 A Portomarin negli anni ’50 è stato costruito un lago artificiale I due quartieri che componevano l'antica Portomarin San Nicolás y San Pedro giacciono sul fondo del lago artificiale Belesar . Il paese è stato ricostruito nel 1960. La città era un passaggio molto importante nel medioevo con un grande ponte e Hospitales. La grande chiesa-fortezza de San Nicolás eretta dai monaci dell'ordine de San Juan de Jerusalén nel XIII secolo, a seguito dell'invaso d'acqua, venne "smontata" pietra su pietra e ricostruita in alto dove appunto oggi la si può ammirare. 13
Mercoledì 16.5.18 da Gonzar a Casanova Ci alziamo con il buio, prepariamo lo zaino ed usciamo presto, sono le 5.30, siamo già in cammino. Fa molto freddo ed utilizziamo le frontali. In Galizia il percorso è molto ben segnato dalle colonnette di pietra con conchiglia che segnano regolarmente la distanza che ci separa da Santiago. Incrociamo diversi paesi, tutti deserti a quest’ora, cerchiamo speranzosi un bar aperto per far colazione ma senza successo. Prima di poterci rifocillare camminiamo per ben 10 km. I pellegrini sono sempre più numerosi, sia in gruppi che da soli. Le tappe sono scandite dalla visita alle varie chiese sul percorso e dai punti più suggestivi, che ci permettono così di far timbrare regolarmente le nostre credenziali7. A Palas de Rei, un paese abbastanza grande, ci fermiamo per fare la spesa e prendere qualche ricordino. Troviamo posto in un albergue statale a Casanova. Non male…abbiamo tutto il tempo per sistemarci e riposare. 7 La credenziale del Cammino di Santiago, che ha sostituito il documento consegnato ai pellegrini durante il Medioevo e che era utilizzato come salvacondotto, è un documento che accredita il viandante come pellegrino e certifica il suo passaggio ordinato dalle diverse località di uno qualsiasi dei percorsi giacobei. 14
Giovedì 17.5.18 da Casanova a Ribadiso Mancano 41 km a Santiago. Ci siamo svegliati anche oggi di buon’ora. Percorriamo tratti su sentieri sterrati e ombrosi con predominanza di alberi ad alto fusto, querce ed eucalipti. Sono sempre più frequenti gli albergues che si alternano sul percorso, circondati da chiese e piccoli paesi. Quando le tue gambe sono stanche, cammina con il cuore. (Paulo Coelho) 15
Alla fine della giornata abbiamo la fortuna di trovare alloggio in un albergue statale sviluppato con piccole costruzioni in pietra. Ci viene offerta una magnifica sistemazione in una stanza a 4 letti, con soffitto a travi e muri in pietra. Dalle piccole finestre si può ammirare un suggestivo scorcio con un bel ponticello e un fresco fiume che scorre sotto, un luogo ideale per permettere ai pellegrini di sedersi sul prato e rinfrescarsi i piedi. Verso sera gustando una buona cena abbiamo modo di apprezzare ulteriormente questa bella sistemazione del tutto inaspettata. 16
Venerdì 18.5.18 da Ribadiso a Hotel Bello Partiamo di buon mattino, con passo spedito, proseguiamo attraverso boschi straordinari composti prevalentemente da querce ed eucalipti. Il clima è caldo, pranziamo con della frutta fresca e secca. Lungo il Cammino trovi persone che ti fanno capire come sia possibile accontentarsi di poco…. una piccola offerta per chi lavora il legno degli eucalipti per ricavarne robusti bordoni8 quattro parole scambiate con i pellegrini di passaggio, il sorriso è una lingua che tutti comprendono 8 Oggi lo si chiama “bastone”, ma una volta veniva detto “bordone”. Deriva da Burdònem: mulo selvatico, povero, umile e resistente. Nel passato il bordone costituiva un vero e proprio requisito di identificazione del pellegrino. Chi lo aveva con sé riusciva a trovare ospitalità; chi ne era sprovvisto veniva guardato con sospetto e rischiava di dormire sotto le stelle. Era lungo almeno un metro. Sulla sua sommità veniva messa una zucca vuota che serviva come borraccia. Inoltre, vi si legavano dei fazzoletti con dentro qualche avere. 17
Progressivamente il numero degli albergue si riduce, ad un certo punto non incontriamo più neanche altri pellegrini. Consultando la cartina dobbiamo concludere che questa zona non offre alcun albergue. Considerando che mancano ancora 15 km , decidiamo di trascorrere la notte nell’unico hotel disponibile nelle vicinanze. Dobbiamo ammettere che non abbiamo apprezzato la cena, piuttosto pretenziosa ma poco soddisfacente rispetto ai menù del pellegrino ai quali siamo ormai abituati. Inoltre ci dispiace parecchio non aver potuto pernottare l’ultima notte prima dell’arrivo a Santiago in un albergue, per respirare ancora un po’ l’autentica atmosfera del Cammino. Sabato 19.5.18 da hotel Bello a Santiago La strada richiede di affrontare più salite rispetto alle nostre aspettative, però il paesaggio è veramente bello. I boschi si alternano ai villaggi composti dalle tipiche case in stile galiziano, tanta pietra, splendidi giardini con fioriture spettacolari e campi verdi. C’è un incremento progressivo del numero di albergue e ristori per pellegrini. Finalmente dall’alto della collina si intravedono le guglie della Cattedrale che appare veramente vicina. La periferia di Santiago ci ingloba subito nel suo caos rumoroso, traffico, negozi, condomini, albergue e ristoranti. Procediamo lentamente fino ad immortalare il nostro arrivo verso il cartello stradale con la scritta SANTIAGO. 18
Proviamo una certa emozione… commozione, perché presto saremo lì, davanti alla Cattedrale di S. Giacomo, alla fine del nostro percorso. Ci dirigiamo verso le due grandi statue che indicano la strada ai pellegrini. Si scende, si sale, si gira e si sale ancora…dai…quasi ci siamo!! Ecco la meta, la Cattedrale di Santiago è davanti a noi. L’arrivo in realtà è piuttosto convulso, non abbiamo realizzato che ci sono tante cose da fare; in primis liberarsi provvisoriamente degli zaini (ci sono degli appositi depositi a pagamento), e poi veloci alla Messa del Pellegrino. La Cattedrale è stracolma, ogni giorno alle 12 nel corso della Messa del Pellegrino si ha l’opportunità di assistere alla fine della funzione alla cerimonia del Botafumeiro.9 10 9 Il botafumeiro è un grande turibolo presente nella Cattedrale di San Giacomo a Santiago de Compostela risalente al XIX secolo. Il botafumeiro viene fatto oscillare da personale addetto (i "tiraboleiros") che lo issano fino a 22 metri d'altezza nella croce della navata centrale e quindi, con un sistema di corde e carrucole, gli imprimono un moto pendolare, fino a fargli sfiorare il soffitto delle navate ad una velocità di circa 70 km/h. Solo recentemente il botafumeiro ha assunto la funzione che gli è propria: infatti in passato veniva utilizzato prevalentemente per coprire il forte odore emanato dai pellegrini che affollavano la cattedrale e nella quale spesso trovavano ricovero per la notte 19
Il nostro Cammino si è concluso il 20.5.18. Abbiamo percorso circa 310 km. E’ stata un’esperienza che abbiamo vissuto condividendo fatiche, stanchezza, talvolta anche disagi e piccole privazioni…. è stato un percorso non semplice che però ci ha ripagato con un’ immensa gioia e tanta voglia di ritornare. Io sono nato pellegrino. Anche quando mi sento attanagliato da una pigrizia sconfinata, oppure avverto una fortissima nostalgia di casa, dopo aver fatto il primo passo mi ritrovo rapito dal senso del viaggio. Paulo Coelho, 2010 20
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