Il monitoraggio degli eventi estremi come strategia di adattamento ai cambiamenti climatici - Le piogge intense e le valanghe in Lombardia - "Le ...
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Le piogge intense e le valanghe in Lombardia RESPONSABILE DI PROGETTO per ARPA Lombardia Ugo Musco – Arpa Lombardia, Direttore Settore Tutela dai Rischi Naturali Team di progetto per ARPA Lombardia Azione 4 ‐ Valanghe Giovanni Peretti (Responsabile), Matteo Fioletti, Luigi Bonetti ‐ U.O. Centro Nivometeorologico di Bormio eMail: nivometeo@arpalombardia.it Azione 5 – Precipitazioni Roberto Serra (Responsabile), Angela Sulis, Giulia Esabon, Matteo Cislaghi, Michele Russo ‐ U.O. Servizio Idrografico; Francesco Uboldi (consulente), Alvaro Spelgatti (consulente). Con la collaborazione di Angelisa Musolino e Leonardo La Rocca (Regione Lombardia), Giovanni Valli e Graziella Dilli (ARPA Lombardia ‐ UO Information and Communication Technology) eMail: idro@arpalombardia.it AUTORI DEI CONTRIBUTI Capitolo 1 ‐ Angela Sulis, Francesco Uboldi Capitolo 2 ‐ Angela Sulis, Pietro Marcacci (Ricerca sul sistema energetico, RSE) Capitolo 3 ‐ Matteo Fioletti, Matteo Rossi (Neos SRL) FOTOGRAFIE Archivio ARPA Lombardia COORDINAMENTO EDITORIALE e PROGETTO GRAFICO Alessandra Negriolli (Responsabile), Isabella Ibba, Alessandro Inverso – ARPA Lombardia, U.O. Relazioni Istituzionali, Comunicazione ed Educazione Ambientale Si ringrazia Elena Buscemi per la realizzazione dell’immagine di copertina. Copyright © 2013, Arpa Lombardia Palazzo Sistema Via Rosellini, 24 20124 – Milano – Italia www.arpalombardia.it Progetto cofinanziato dal FESR “Fondo europeo di sviluppo regionale” ‐ “Le opportunità non hanno confini” 2
Il monitoraggio degli eventi estremi come strategia di adattamento ai cambiamenti climatici Sommario Introduzione ........................................................................................................................................... 4 1. L’atlante delle piogge intense della Lombardia ............................................................................... 5 1.1 ‐ La caratterizzazione delle piogge intense e l’evoluzione della rete osservativa ........................ 5 1.2 La base dei dati strumentali ......................................................................................................... 6 1.3 L’atlante delle precipitazioni intense ........................................................................................... 8 1.4 La parametrizzazione delle linee segnalatrici di possibilità pluviometrica ................................ 10 1.5 Adattamento al cambiamento climatico ................................................................................... 12 1.6 L’analisi di stazionarietà e le raccomandazioni gestionali sulla rete di monitoraggio ............... 12 1.7 Bibliografia e riferimenti ............................................................................................................ 15 2. La stima integrata delle precipitazioni ad alta risoluzione spaziale mediante rilievi a terra e immagini radar .................................................................................................................................... 16 2.1 Stima della pioggia ad alta risoluzione spaziale e temporale .................................................... 16 2.2 Il modello di calibrazione del radar ............................................................................................ 19 2.3 Il sistema di divulgazione delle informazioni.............................................................................. 21 3. Attività svolte dal Centro Nivometeorologico di ARPA Lombardia per lo studio e la valutazione qualitativa del manto nevoso sul territorio alpino lombardo ............................................................ 24 3.1 Implementazione sensoristica delle stazioni nivometeorologiche esistenti ............................... 24 3.2 Attività svolte presso il sito di studio sperimentale di Aprica ..................................................... 27 3.3 Esecuzione profili stratigrafici manuali a cadenza mensile e confronto con profili stratigrafici automatici (Snowpack) .................................................................................................................... 30 3.4 Ricostruzione fotogrammetrica della morfologia superficiale del sito sperimentale di Aprica Magnolta (SO) e stima degli spessori di neve a Gennaio 2013 ........................................................ 37 3
Le piogge intense e le valanghe in Lombardia Introduzione Il Progetto INTERREG IV/A STRADA (Strategie di Adattamento ai cambiamenti climatici per la gestione dei rischi naturali nel territorio transfrontaliero) nasce da una collaborazione transfrontaliera tra Italia e Svizzera. L’iniziativa, finanziata dal programma operativo Interreg IT‐CH 2007‐2013, si propone di affrontare le tematiche molto complesse relative all’impatto del cambiamento climatico su un’area unica al mondo per specificità geografica, importanza culturale, industriale, energetica, demografica e strategica. Il progetto è imperniato sulla gestione strategica delle risorse idriche e dei rischi idrogeologici nel contesto di un clima che cambia e si declina in sei “Azioni” messe in opera dagli enti partner rappresentativi di sei distinte realtà territoriali transfrontaliere, tre italiane e tre svizzere: Lombardia (Regione, ERSAF e ARPA), Regione Valle D’Aosta, Piemonte (Regione e ARPA), Canton Ticino, Cantone dei Grigioni e Cantone Vallese. Le tematiche chiave sono tre: la gestione dei laghi transfrontalieri (il Lago Maggiore e il Lago di Lugano), la gestione delle sorgenti di montagna e la gestione delle valanghe di piccola e media dimensione. I membri in rappresentanza delle tre regioni e dei tre cantoni partecipanti al progetto (Grigioni, Lombardia, Piemonte, Ticino, Valle d’Aosta, Vallese), hanno costituito un Comitato Tecnico Scientifico di coordinamento che ha prodotto un documento strategico condiviso e organizzato secondo le lezioni apprese nella definizione delle strategie di adattamento. Al documento sono allegati i report specifici delle strategie per la gestione delle tre tematiche chiave e ognuna delle sei “Azioni” progettuali sono esposte in relazioni dettagliate delle attività svolte dagli enti partecipanti al progetto, arricchiti inoltre da pubblicazioni e documenti specifici su singoli temi. Importanti attività progettuali hanno riguardato, inoltre, la caratterizzazione delle precipitazioni estreme nel territorio transfrontaliero e la sperimentazione di procedure di protezione civile congiunta tra Italia e Svizzera. Le informazioni, i materiali del Progetto STRADA, prodotti in occasione dei workshop e delle giornate di confronto e di formazione, sono disponibili sul sito web www.progettostrada.net. ARPA Lombardia, con il coinvolgimento del Centro Nivo‐Meteo di Bormio e del Servizio Idrografico, nell’ambito del progetto ha partecipato rispettivamente alle Azioni tecniche 4 (valanghe) e 5 (precipitazioni estreme). Per quanto riguarda le valanghe, ARPA Lombardia ha realizzato nuovi strumenti di calcolo e strategie di gestione a supporto delle attività di prevenzione del rischio di valanghe di piccole e medie dimensioni e ha installato nuovi punti di misura nivometeorologici sul territorio lombardo. Relativamente alle precipitazioni ARPA ha sviluppato due nuovi servizi: la consultazione delle mappe di stima della pioggia integrata con rilievi a terra e radar per il periodo 1997‐2011 e l’“Atlante delle piogge intense”, di fondamentale utilità per le analisi idrologiche e il monitoraggio degli eventi meteorologici estremi. Tutti i servizi sono stati sviluppati su una base cartografica ad alta risoluzione spaziale del territorio lombardo. 4
Il monitoraggio degli eventi estremi come strategia di adattamento ai cambiamenti climatici 1. L’atlante delle piogge intense della Lombardia 1.1 ‐ La caratterizzazione delle piogge intense e l’evoluzione della rete osservativa Le linee segnalatrici di possibilità pluviometrica, note anche come curve di possibilità pluviometrica o climatica, sono uno strumento applicativo consolidato in idrologia, sulle quali esiste ampia letteratura e che trovano applicazione nella progettazione degli interventi di difesa dalle piene fluviali, nella zonazione del rischio idraulico‐idrogeologico in funzione del luogo e del tempo di ritorno dell'evento di precipitazione, nonché nella valutazione a posteriori dell’intensità di un evento occorso. Il contesto in cui ARPA Lombardia ha svolto le attività progettuali di aggiornamento della descrizione statistica delle precipitazioni intense è quello della presenza di una base di dati strumentali già consolidata, costituita dalle osservazioni delle piogge massime annue di fissata durata di 1, 2, 3, 6, 12 e 24 ore per 105 stazioni meccaniche del Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale, già utilizzate per lo sviluppo di un’attività di caratterizzazione statistica del territorio regionale mediante un modello scala‐invariante secondo la distribuzione probabilistica GEV (Generalized Extreme Value), che ha prodotto la parametrizzazione delle LSPP su 69 punti strumentati e da questi su tutto il territorio regionale tramite tecniche di estrapolazione geostatistica (6); questo servizio è attualmente operativo e accessibile su piattaforma web‐gis sul sito web istituzionale di ARPA (http://idro.arpalombardia.it). Le tipologie di dati che con il progetto STRADA sono stati integrati hanno una struttura differente ma complementare, si riassumono di seguito le rispettive caratteristiche principali: osservazioni storiche: ampia copertura temporale (1929‐2001); ridotta copertura territoriale (69 siti del dataset esistente + 31 siti aggiunti); distribuzione spaziale non uniforme, più concentrata in aree montane; dati raccolti su supporto cartaceo e trasposti in formato digitale, con possibilità di imprecisione nella resa digitale; dati consolidati con un processo di selezione, digitalizzazione e validazione accurato, nonché direttamente certificati quando reperiti da pubblicazioni ufficiali; osservazioni raccolte su stazioni costantemente presidiate da osservatori volontari, che effettuano con frequenza settimanale le operazioni di pulizia e di piccola manutenzione, ma che non hanno la formazione e la strumentazione per intervenire tempestivamente in caso di guasti; strumentazione omogenea costituita da pluviometri a bascula con bocca tarata da 1000 cm2. osservazioni recenti: ridotta copertura temporale (1987‐2011); ampia copertura territoriale (251 siti); dati raccolti direttamente in formato digitale da stazioni automatiche, senza necessità di interventi manuali per la loro trasposizione in formato informatico; dati sottoposti a validazione semiautomatica soltanto per l’eliminazione di valori anomali (fondoscala strumentali); stazioni non presidiate ma generalmente sottoposte a controlli semestrali di manutenzione programmata e a tempestivi interventi di risoluzione dei guasti; equipaggiamento strumentale non omogeneo, costituito da pluviometri a bascula con bocche tarate di diametri differenti, da 400 a 1000 cm2. 5
Le piogge intense e le valanghe in Lombardia 1.2 La base dei dati strumentali Il primo fondamentale risultato ottenuto con il progetto STRADA è stato l’aggiornamento ed il miglioramento della base dati delle precipitazioni intense di fissata durata, da 1 a 24 ore. La base dati di partenza era costituita da 2753 osservazioni provenienti dalle citate 69 stazioni meccaniche, in parte digitalizzate dai diagrammi cartacei presenti presso l’archivio cartaceo storico e in parte riprese dalle pubblicazioni ufficiali del servizio (Annali Idrologici), riferite al periodo 1929‐2001: essa è stata integrata con nuove digitalizzazioni di stazioni storiche e soprattutto con tutte le osservazioni provenienti dalle stazioni pluviometriche automatiche in telemisura di attuale proprietà dell’Agenzia. Il dataset così ottenuto è costituito da 5436 osservazioni, provenienti da 351 siti, 251 dei quali equipaggiati con pluviometri automatici e 100 equipaggiati con pluviometrografi meccanici. Le caratteristiche del nuovo dataset realizzato con il progetto STRADA sono: ‐ maggiore copertura temporale, in particolare con un notevole incremento di dati relativi al ventennio 1990‐2010; ‐ maggiore copertura territoriale: da 69 a 351 siti, con un aumento pari a 5 volte i siti del dataset precedente; ‐ migliore omogeneità e qualità dei dati: sono stati scartati a priori i valori anomali perché al di fuori di estremi di affidabilità strumentale, gli outlier, i dati insufficienti perché incompleti e i dati disomogenei; ‐ inferiore lunghezza media delle serie: da una lunghezza media di 40 anni per stazione si è passati ad una di 15.5 per stazione, la mediana della lunghezza delle serie storiche è passata da 37 a 8 anni; ‐ distribuzione temporale non omogenea delle osservazioni: il nuovo dataset contiene il 50% delle osservazioni negli ultimi 20 anni, a partire dal 1989, mentre il restante 50% si distribuisce con un andamento leggermente crescente nel numero di osservazioni/anno nei precedenti 60 anni, tra il 1929 e il 1988; a partire dal 1995 si iniziano stabilmente a raccogliere circa 100 osservazioni valide all’anno. Figura 1 ‐ Copertura territoriale. A sinistra il dataset pre‐STRADA di sole osservazioni meccaniche, a destra il dataset post‐STRADA. In blu le stazioni con meno di 10 anni, in arancio quelle con pari o più di 10 anni. I triangoli rappresentano le stazioni della rete automatica in telemisura, i circoli le stazioni della rete meccanica e i dati pubblicati sugli Annali Idrologici. 6
Il monitoraggio degli eventi estremi come strategia di adattamento ai cambiamenti climatici Figura 2 ‐ Distribuzione temporale delle osservazioni. In ascissa gli anni, in ordinata il numero di osservazioni. Si noti che il dataset esistente è stato integrato soprattutto, ma non solo, a partire dal 1987, principalmente con dati da stazioni automatiche. La necessità di integrare la base dati esistente con quanto raccolto negli ultimi 10‐20 anni, tenendo conto che dal punto di vista climatico si tratta del periodo più interessante, si è scontrata con un mutamento profondo del campione statistico. Ne è scaturita la necessità di rivedere l’algoritmo di interpolazione spaziale in modo che potesse tener conto non soltanto delle lunghe serie storiche, potenzialmente più ricche di eventi rari, ma anche delle serie di breve durata, specie recenti, molto più numerose e spazialmente distribuite rispetto alle precedenti, che in contesto di cambiamento climatico sono quelle di maggior interesse perché più rappresentative del comportamento recente del clima. Figura 3 ‐ Numero di siti del dataset attuale per lunghezza della serie storica in anni. Si noti che gli anni possono non essere consecutivi, perché vengono scartati dati raccolti da campioni incompleti. La lunghezza media è di 13 anni, la mediana di 7 anni, il valore più frequente (moda) è 8 anni. 7
Le piogge intense e le valanghe in Lombardia 1.3 L’atlante delle precipitazioni intense La parametrizzazione delle linee segnalatrici sviluppata per Arpa Lombardia da De Michele et al. (6) è stata migliorata, mantenendo valide alcune scelte metodologiche già consolidate nel prodotto operativo esistente, in particolare si sono conservati: ‐ il principio di invarianza di scala, illustrato in Burlando e Rosso, 1996 (3); ‐ la distribuzione di probabilità del valore estremo a tre parametri, la Generalized Extreme Value (GEV), come tra l’altro suggerito anche da Braca et al.,2013 (1), in buon accordo con i dati campionari utilizzati per il territorio in esame, valutata analiticamente più adatta della distribuzione di Gumbel per la descrizione statistica dei punti più vicini ai confini regionali, in particolare quelli ad orografia complessa; ‐ la stima dei parametri della distribuzione mediante la tecnica operativa degli L‐moments. Da un’analisi di sensitività sulle diverse tecniche di stima non si sono comunque rilevate differenze significative in termini operativi sul risultato finale per l’area in esame. Si è deciso invece, come detto, di migliorare la stima dei parametri al di fuori dei punti strumentati, sviluppando un vero e proprio modello di stima interpolato spazialmente. L’approccio tradizionale si basava sulle seguenti assunzioni: a) la serie storica rilevata in un punto ha un’area di influenza, nella quale si propagano le proprietà statistiche di quel punto; b) più lunghe sono le serie storiche puntuali maggiore è la qualità della mappa risultante, con la conseguente inutilizzabilità delle serie corte; c) da ogni serie puntuale di dati osservati si ottiene 1 solo set di parametri; nell’interpolazione spaziale tutti i singoli set hanno egual peso, indipendentemente dalla numerosità del campione osservativo di partenza, a patto che esso sia superiore alla soglia alla quale si ipotizza la “stabilità della statistica” (in genere almeno 25 anni); d) l’incertezza della stima spaziale varia a seconda della struttura territoriale della rete ma non è quantificabile. Dal punto di vista operativo questo approccio forza la rete osservativa a conservare nel tempo una struttura rigida: i siti di misura diventano quei punti fiduciari sui quali raccogliere dati per far crescere il campione osservativo locale, nonostante il territorio intorno evolva nella destinazione d’uso e in generale nelle caratteristiche morfologiche, con risvolti sul microclima locale, mentre i nuovi punti di misura diventano significativi e possono essere utilizzati solo dopo molto tempo dall’installazione. Quando un punto osservativo rimane fisso ma il territorio che rappresenta muta ciò impatta anche sulla qualità della misura e sull’omogeneità della serie storica dei dati, e lo si vede bene analizzando i dati stessi: tipico è il caso della stazione climatica installata a inizio XX Secolo in ambiente rurale o periurbano che, con il trascorrere degli anni viene a trovarsi in ambito periurbano e urbano, in Lombardia un esempio noto in letteratura è Milano Brera. L’osservazione di oggi rappresenta un fenomeno meteorologicamente paragonabile a quello, nello stesso punto, di un secolo fa? I valori estremi annui raccolti all’inizio del periodo di osservazione sono confrontabili con quelli alla fine del periodo oppure il sito di misura oggi rappresenta un’area con caratteri anche meteorologici e climatici 8
Il monitoraggio degli eventi estremi come strategia di adattamento ai cambiamenti climatici differenti? L’approccio climatologico classico seleziona alcuni siti particolarmente fortunati, protetti e ricchi di informazioni e su quelli effettua una accurata analisi di omogeneità, in particolare su dati aggregati a scale superiori alle 24 ore, mentre non è ancora consolidata in letteratura una metodologia di valutazione dell’omogeneità di dati pluviometrici estremi sub‐giornalieri. Accanto a queste considerazioni di contesto si noti come la rete strumentale di ARPA abbia dovuto comunque inseguire i mutamenti del territorio regionale ed evolvere nel tempo, con adeguamenti strumentali (da stazioni meccaniche ad automatiche in telemisura) e con l’aggiunta di ulteriori punti osservativi, fatto che, per il monitoraggio delle piogge intense, rappresenta una evoluzione in positivo, poiché una maggiore densità osservativa permette di individuare più frequentemente quei fenomeni estremi fortemente localizzati come i nubifragi. Figura 4 ‐ Confronto tra Lodi (blu) e Cremona (rosso). A sinistra la serie dei massimi di durata 1 ora delle due stazioni, distanti circa 40 km in una vasta area di pianura, e che quindi si presume essere meteorologicamente omogenee, hanno un andamento simile e differiscono solo per due anni, nei quali probabilmente per ragioni casuali il centro di scroscio dell’evento critico di 1 ora era più vicino a Cremona piuttosto che a Lodi. Ciò si riflette, nell’approccio tradizionale, in linee segnalatrici molto diverse, specie al crescere dei tempi di ritorno. Tale struttura in fieri della rete di monitoraggio istituzionale si riflette nella struttura della base dati di cui al paragrafo precedente, per la cui gestione si è definito quindi un approccio metodologico più adatto, basato sulle seguenti assunzioni: a) per determinare una statistica in un punto si tiene conto di tutti i dati osservati nell’intorno, che sia o meno presente un dato rilevato nel punto stesso, pertanto si possono stimare statistiche su tutti i punti del territorio in una griglia regolare; b) L’abbondanza di dati deve essere valutata in termini sia di lunghezza temporale della serie puntuale sia di copertura territoriale dei punti di osservazione. Applicando questo principio per determinarne analiticamente i parametri della distribuzione statistica si sono generate serie sintetiche di osservazioni su ogni punto della griglia, ottenute a partire dai dati osservati nell’intorno, pesandoli in funzione della distanza dal punto stesso e della durata della serie storica. Questa tecnica è stata definita sinteticamente “multi bootstrap spaziale” (Uboldi et.al (18)); 9
Le piogge intense e le valanghe in Lombardia c) è possibile assegnare ad ogni stima puntuale una valutazione quantitativa dell’incertezza, sulla base di parametri statistici ottenuti dalle serie sintetiche simulate con il multi bootstrap, fornendo quindi all’utente specializzato una informazione fondamentale per l’uso applicativo del dato stesso e al gestore della rete di monitoraggio indicazioni sulle performance della rete osservativa nella valutazione statistica degli eventi estremi. 1.4 La parametrizzazione delle linee segnalatrici di possibilità pluviometrica Il nuovo atlante delle piogge intense è stato calcolato puntualmente su una maglia di 1kmx1km in forma esplicita per durate da 1 a 24 ore e per tempi di ritorno dai 10 ai 200 anni. Si rendono disponibili all’utente esperto anche i valori dei parametri e dei quantili della distribuzione GEV per ogni punto‐ griglia, che permettono da una parte la determinazione della massima altezza di pioggia temibile per un qualsivoglia tempo di ritorno e dall’altra la valutazione del tempo di ritorno di un evento estremo occorso. Quest’ultima valutazione viene già pubblicata in tempo reale durante gli eventi pluviometrici e ha quindi risvolti operativi nell’ambito del monitoraggio ai fini di protezione civile. Infine la caratterizzazione statistica delle piogge intense potrà essere utilizzata in ambito di pianificazione delle emergenze per definire in modo più robusto le soglie di criticità pluviometrica, non soltanto in fase di previsione meteorologica ma anche in fase di monitoraggio e sorveglianza. Figura 5 ‐ Si riporta a titolo esemplificativo l’andamento su tutti i punti griglia delle altezze di pioggia temibili di durata pari 3 ore per tempo di ritorno di 100 anni. È in corso di valutazione la frequenza di aggiornamento dell’atlante, si ritiene che un periodo di 5 anni sia un buon compromesso tra l’arricchimento di dati e l’evoluzione del clima alla scala regionale. Un ulteriore prodotto progettuale ottenuto è una più precisa e puntuale assegnazione delle coordinate e della quota ai punti osservativi della rete, semplice sulla rete attuale e più complicato sulle reti storiche, specie quando le stazioni sono state rimosse e di cui non c’è traccia di metadati negli archivi. Tale risultato è infatti un prerequisito necessario per un’applicazione soddisfacente del metodo di stima sviluppato che sebbene possa rilassare il concetto di continuità della serie storica osservata, necessita del posizionamento preciso nello spazio dei dati. Le fonti delle informazioni sono state anche di carattere “non convenzionale”, come per esempio il servizio web Google Maps, con il quale sono stati effettuati “sopralluoghi virtuali”, e l’ultima pubblicazione ufficiale n. 27 del Servizio Idrografico e 10
Il monitoraggio degli eventi estremi come strategia di adattamento ai cambiamenti climatici Mareografico Nazionale (15), aggiornata al 1970 e fedele riproduzione della posizione delle stazioni su una mappa georeferenziata del territorio italiano dell’epoca. Figura 6 ‐ Il testo e soprattutto la cartografia della Pubblicazione 27 del Servizio Idrografico (15) sono stati utilizzati come fonte per il posizionamento nello spazio di dati pluviometrici, specie di stazioni ormai dismesse, con dati riferiti agli anni '70. Figura 7 ‐ Sopralluogo virtuale al campo di stazioni meteorologiche e climatiche di Lago Cancano, mediante il servizio maps di Google. I dati, i parametri e i quantili delle distribuzioni sono disponibili dal 1 luglio 2013 online gratuitamente per l’utenza sul sito web istituzionale dell’Agenzia. 11
Le piogge intense e le valanghe in Lombardia 1.5 Adattamento al cambiamento climatico Un ultimo necessario passaggio è stata l’analisi dell’evoluzione temporale della base dati, per la verifica dell’ipotesi di lavoro di stazionarietà degli estremi pluviometrici, che sta alla base delle linee segnalatrici. Preliminare alla stazionarietà è stato necessario valutare l’omogeneità delle osservazioni, presupposto necessario per la corretta valutazione della stazionarietà stessa. Si è utilizzato l’approccio metodologico proposto da Klein Tank et al, 2009 (9), secondo cui l’omogeneità, specie su un dato climatico molto disaggregato temporalmente, va valutata su una scala territoriale più ampia di quella puntuale, estendendo l’analisi ad una visione areale. Si sono così determinate alcune aree del territorio lombardo che si possono ritenere omogenee dal punto di vista degli eventi pluviometrici estremi: 1) Alta Valtellina da Tirano (AVT); 2) Varese, Como, lago di Como fino a Colico, esclusa Valchiavenna (CoVa); 3) Pianura Padana Lombarda Occidentale (WP); 4) Pianura Padana Lombarda Orientale (EP). Si è esteso l’approccio di “cross validation”, definito in Lussana et al, 2010 (10), Uboldi et al, 2008 (12) e già applicato in Ranci e Lussana, 2009 (11) sul controllo di qualità delle osservazioni meteorologiche della rete istituzionale, al confronto tra le distribuzioni dei dati di ogni singola serie con la distribuzione di tutte le altre stazioni della stessa area nello stesso periodo. La cross validation è stata utilizzata sia per la determinazione dell’appartenenza delle osservazioni alle aree stesse, sia per il confronto, nel tempo, dell’andamento dei dati all’interno dell’area omogenea. In sintesi si sono confrontate tra loro diverse distribuzioni campionarie di dati: se le distribuzioni sono tra loro omogenee i parametri statistici campionari non possono essere troppo differenti, in particolare si è ipotizzato che gli interquartili (25%‐75%) delle distribuzioni campionarie debbano sovrapporsi. In questa maniera sono stati individuati ulteriori dati non omogenei, che sono stati esclusi dal dataset operativo per la stima delle linee segnalatrici di possibilità pluviometrica. L’analisi di omogeneità per aree è stata effettuata alla ricerca di un sottoinsieme di dati omogenei, sul quale poter valutare la stazionarietà del fenomeno. In particolare sono state indagate le seguenti possibili cause di disomogeneità: ‐ errori grossolani; ‐ equipaggiamento delle stazioni (automatiche vs meccaniche, ampiezze delle bocche tarate); ‐ posizionamento delle stazioni (urbano‐rurale, fasce di quota); ‐ digitalizzazione dati (da Annale, da carta diagrammata, già in formato digitale); ‐ manutenzione delle stazioni (stazioni coperte dal servizio vs stazioni non coperte). 1.6 L’analisi di stazionarietà e le raccomandazioni gestionali sulla rete di monitoraggio L’analisi di omogeneità è stato un passo metodologico complesso, ha presentato difficoltà non solo operative ma anche di interpretazione dei risultati ottenuti. L’approccio di lavoro alla scala areale ha permesso innanzitutto di confermare il comportamento meteoclimatico differente delle diverse aree individuate relativamente agli eventi pluviometrici estremi. 12
Il monitoraggio degli eventi estremi come strategia di adattamento ai cambiamenti climatici Figura 8 ‐ Distribuzione delle osservazioni nelle quattro aree meteoclimatiche individuate. La durata di 3 ore, mostrata nel grafico a sinistra, è rappresentativa degli eventi a maggior carattere convettivo (temporali), la durata di 24 ore, mostrata nel grafico a destra, è rappresentativa degli eventi stratiformi. Un altro importante risultato progettuale è stato ottenuto con l’uso della cross validation “estesa” applicata al dataset degli estremi pluviometrici di fissata durata, che da un lato ha dato conferma della qualità di gran parte delle serie storiche e dall’altro ha permesso l’individuazione analitica delle osservazioni sulle quali affinare l’analisi di qualità del dato. A titolo esemplificativo si riporta il caso della stazione di Bellano, che possiede una serie storica particolarmente lunga (1933‐1997), ma che non ha superato i test di cross‐validation, né all’interno dell’area omogenea di appartenenza, né a confronto con tutti i restanti dati del dataset. Figura 9 ‐ Il caso della stazione di Bellano. A sinistra il confronto tra il box plot ottenuto dalle 62 osservazioni raccolte nel sito e il corrispondente delle restanti stazioni attribuite all’area Como‐Varese. Si noti che la distribuzione campionaria di Bellano è distribuita significativamente al di sotto quella ottenuta con i restanti dati osservati nell'area omogenea. La ragione di tale sottostima risiede probabilmente nella posizione del sito di misura, visibile nella foto a destra, scattata negli anni ’90. L’analisi dei metadati della stazione ha rivelato che l’ultima ricognizione fotografica, effettuata negli anni ‘90, ha individuato il sito di misura come non più idoneo, da cui probabilmente la chiusura della stazione e l’interruzione delle rilevazioni. 13
Le piogge intense e le valanghe in Lombardia Sono emerse chiaramente alcune raccomandazioni operative sulla gestione delle reti osservative, e sono da considerarsi un risultato progettuale. Si riassumono qui le più significative relativamente alla realtà lombarda: ‐ per un buon monitoraggio degli eventi intensi è importante che la dotazione strumentistica della rete sia omogenea: in aree soggette a nubifragi, come quella di Como‐Varese, i pluviometri con bocca tarata da 400 cm2 hanno sottostimato sistematicamente gli eventi intensi; ‐ è importante tenere traccia strutturata dei metadati relativi alla dotazione strumentale, alla manutenzione, alla posizione della stazione e al contesto nel quale è posizionata; ‐ è importante che il posizionamento di un sito di misura sia periodicamente verificato come idoneo allo scopo. Figura 10 ‐ Nell'area meteoclimatica di Como‐Varese le osservazioni raccolte dalla rete meteorologica di qualità dell'aria presentano una sistematica sottostima degli estremi, probabilmente per una dotazione strumentale non adeguata allo scopo (bocca tarata da 400 cm2). Lo studio dell’andamento temporale delle distribuzioni ha effettivamente evidenziato elementi di non stazionarietà nel dataset, dovuti sia all'evoluzione nel tempo della rete osservativa, che a variazioni temporali climatiche, anche se rimane difficile discriminare tra tendenze stabili e oscillazioni di medio periodo (multidecadali). Ad esempio nell'area meteoclimatica 1 (Alta Valtellina) il numero di stazioni osservative è aumentato progressivamente dagli anni '40 agli anni '80, e in modo più drastico nel periodo successivo. A questo è probabilmente legato l'aumento nel tempo, effettivamente riscontrato, della frequenza di eventi intensi: una variazione climatica non può essere confermata o esclusa in questo caso. Nell'area meteoclimatica 2 (Como‐Varese), invece, l'analisi delle sole stazioni meccaniche, la cui densità spaziale è rimasta pressoché costante dagli anni '50 fino alla loro dismissione (2004), permette di evitare questo problema. In questo caso si riscontra un evidente aumento nel tempo della variabilità nella distribuzione dei massimi, soprattutto per le durate più lunghe tra quelle analizzate, 12 e 24 ore. Essendo stato possibile escludere anche le altre possibili cause prese in esame di non stazionarietà legate al dataset, e in assenza di altre ipotesi, questa variazione va attribuita al clima. Entrambi gli ordini di motivi, variazioni del dataset e variazioni propriamente climatiche, portano, dal punto di vista operativo, all'opportunità di impostare revisioni periodiche dell'atlante delle precipitazioni intense. 14
Il monitoraggio degli eventi estremi come strategia di adattamento ai cambiamenti climatici 1.7 Bibliografia e riferimenti 1) G. Braca, M. Bussettini, B. Lastoria, S. Mariani, Linee guida per l'analisi e l'elaborazione statistica di base delle serie storiche di dati idrologici, Pubbl. 84/2013 dell’Istituto Superiore per la Protezione dell’Ambiente ISPRA (http://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/manuali‐lineeguida/MLG_84_2013.pdf) 2) M. Brunetti, G. Lentini, M. Maugeri, T. Nanni, C. Simolo, J. Spinoni, 2009. 1961‐1990 high‐resolution northern and central Italy monthly precipitation climatologies. Advances in Science and Research. 3) P. Burlando, R. Rosso, 1996. Scaling and multiscaling models of depth‐duration‐frequency curves of storm precipitation. Journal of Hydrology, 187, 45_64. 4) M. Cislaghi, C. De Michele, A. Ghezzi, R. Rosso, 2005. Statistical assessment of trends and oscillations in rinfall dynamics: analysis of long daily italian series. Atmospheric Research, 77, 188_202. 5) S. Coles, 2004. An introduction to statistical models of extreme values. Springer. 6) C. De Michele, R. Rosso, M. C. Rulli, 2005. Il regime delle precipitazioni intense sul territorio della Lombardia. Technical report, ARPA Lombardia, Milano. 7) J. R. M. Hosking, 1990. L‐moments: analysis and estimation of distributions using linear combinations of order statistics. Journal of the Royal Statistical Society, 52B, 105_124. 8) F. A. Isotta, C. Frei, V. Weilguni, M. Per£ec Tadi¢, P. Lasségues, B. Rudolf, V. Pavan, C. Cacciamani, G. Antolini, S. M. Ratto, L. Maraldo, S. Micheletti, V. Bonati, C. Lussana, C. Ronchi, E. Panettieri, G. Marigo, G. Verta£nik, 2013. The climate of daily precipitation in the Alps: development and analysis of a high‐resolution grid dataset from pan‐alpine rain‐gauge data. International Journal of Climatology, Submitted. 17 9) M. G. Klein Tank, F. W. Zwiers, X. Zhang, 2009. Guidelines on analysis of extremes in a changing climate in support of informed decisions for adaptation. WCDMP‐72, WMO‐TD, 1500. 10) C. Lussana, F. Uboldi, M. R. Salvati, 2010. A spatial consistency test for surface observations from mesoscale meteorological networks. Quarterly Journal of the Royal Meteorological Society, 136, 1075_1088. 11) M. Ranci, C. Lussana, 2009. An automated data quality control procedure applied to a mesoscale meteorological network. In: 9th EMS Annual Meeting, 9th European Conference on Applications of Meteorology (ECAM) Abstracts, held Sept. 28‐Oct. 2, 2009 in Toulouse, France. http://meetings.copernicus.org/ems2009/, id. EMS2009‐335. p. 335. 12) F. Uboldi, C. Lussana, M. Salvati, 2008. Three‐dimensional spatial interpolation of surface meteorological observations from high‐resolution local networks. Meteorological Applications, 15, 331_345. 13) F. Uboldi, A.Sulis, C.Lussana, M.Cislaghi, M.Russo, 2013. A spatial bootstrap technique for parameter estimation of rainfall annual maxima distribution, in corso di sottomissione. Per info: uboldi@magritte.it. 14) S. Wilks, 2011. Statistical Methods in the Atmospheric Sciences, 3rd Edition. Elsevier. 15) Servizio Idrografico Italiano, 1976. Elenco delle stazioni termopluviometriche del Servizio Idrografico Italiano (situazione al 1970), Pubblicazione n.27 del Servizio. 16) Z. W. Kundzewicz and A. Robson, 2000, World Climate Programme – Water, Detecting trend and other changes in hydrological data, WCDMP – 45, WMO/TD‐No. 1013, Geneva, May. 17) Xiaolan L. Wang ET AL.,2010, New techniques for detection and adjustment of shifts in daily precipitation data series, J. APPL. METEOR. CLIMATOL. 18) Xiaolan L. Wang ET AL.,2007. Changepoint Detection in Periodic and Autocorrelated Time Series, JOURNAL OF CLIMATE, VOL 20. 15
Le piogge intense e le valanghe in Lombardia 2. La stima integrata delle precipitazioni ad alta risoluzione spaziale mediante rilievi a terra e immagini radar 2.1 Stima della pioggia ad alta risoluzione spaziale e temporale Un banca dati della precipitazione su aree molto vaste, quali ad esempio le provincie o le regioni, con un’elevata risoluzione spaziale e temporale costituisce uno strumento di lavoro molto importante poiché l’accumulo di precipitazione è fondamentale in ambito idrologico, agricolo, energetico. I meteorologi traggono dalla conoscenza di questa grandezza preziose indicazioni nella verifica delle previsioni meteo, sulla distribuzione areale della stessa e sui tempi di ritorno degli eventi particolarmente intensi. Gli idrologi e i progettisti di opere idrauliche possono studiare al meglio il comportamento dei bacini imbriferi a piccola o grande scala e possono dimensionare i loro progetti sulla base delle portate attese. Gli operatori di Protezione Civile possono utilizzare questi dati per valutare il comportamento delle zone a maggior rischio idrogeologico e trarre indicazioni per la salvaguardia della popolazione per eventi futuri. La precipitazione viene tradizionalmente misurata con il pluviometro e numerosi pluviometri distribuiti sul territorio, connessi ad una centrale di raccolta dati, danno origine ad una rete di misura. A partire dalla fine degli anni 80 è cominciata la diffusione dei radar meteorologici, una variante dei radar per applicazioni militari, caratterizzati da microonde tra 1 e 10 cm ed in grado di interagire con le gocce di pioggia attraverso lo scattering di Rayleigh. Un radar meteorologico è perciò uno strumento di telerilevamento attivo in grado di stimare la precipitazione in atto su vaste aree (pioggia, neve, grandine), con portate che variano dai 30 km ai 250 km a seconda della potenza e della lunghezza d’onda utilizzate (banda K,X,C,S). In Italia vengono utilizzati per lo più radar in banda C (5 – 6 cm) con portate di misura fino a circa 200 km, una risoluzione spaziale di misura tipica di 1 km ed in grado di fornire mappe istantanee di precipitazione ad intervalli di 5‐15 minuti. La stima della precipitazione è fatta in maniera indiretta attraverso la misura del segnale di ritorno, o riflettività, derivante dall’interazione dell’impulso elettromagnetico emesso con le gocce di pioggia. Dalla misura della riflettività radar Z espressa in dBz, è possibile ottenere attraverso relazioni empiriche, una stima approssimata della precipitazione in atto in termini di flusso in mm/h. Il radar, monitorando aree molto vaste (dell’ordine di 400 x 400 km) riesce ad osservare i sistemi precipitanti prima che interessino l’area del bacino imbrifero e, se questi si spostano orizzontalmente in modo regolare, è possibile elaborare una previsione a brevissima scadenza (nowcasting). Questa possibilità del radar è ancora più realistica quando si dispone di una rete di radar che permette la cosiddetta “mosaicatura” delle immagini, come la rete radar della Protezione Civile Nazionale. Questa potenzialità è sicuramente superiore, come copertura spazio‐temporale, a qualsiasi rete pluviometrica in tempo reale esistente o ipotizzabile e a qualsiasi sistema satellitare attuale. Per contro in zone 16
Il monitoraggio degli eventi estremi come strategia di adattamento ai cambiamenti climatici orograficamente complesse gli impulsi emessi dal radar possono non raggiungere tutti gli strati di una nube precipitante e l’attendibilità della stima della precipitazione fatta con radar diminuisce. Sul territorio lombardo operano da diversi anni una importante rete pluviometrica e dal 1993 un radar meteorologico in banca C posto sul Monte Lema a circa 1600 m di quota, gestito da Meteo Svizzera, che copre interamente la regione, come mostra la figura seguente che rappresenta la quota minima s.l.m. di scansione del radar sul territorio. La disponibilità delle stime radar presso RSE (Ricerca sul Sistema Energetico) e delle misure della rete pluviometrica presso ARPA Lombardia, hanno stimolato la realizzazione di una banca dati che riunisse in un unico strumento le potenzialità di entrambe. La banca dati è stata realizzata con l’obiettivo di mettere a punto strumenti di previsione e prevenzione basati su intensità e durata delle precipitazioni in un arco di tempo sufficientemente esteso. Figura 11 ‐ Mappa della visibilità del radar di Monte Lema, con la quale si rappresenta la precisione delle misure. Le stime radar di precipitazione e le misure della rete pluviometrica sono state organizzate nella banca dati BDPAR (Banca Dati Precipitazione ad Alta Risoluzione), per essere facilmente utilizzate e sincronizzate e per consentire la calibrazione delle stime radar. La struttura della banca dati è articolata su quattro tabelle, due di dati e due di anagrafica, come mostrato nello schema seguente: 17
Le piogge intense e le valanghe in Lombardia Nella banca dati sono stati caricati ed integrati su un’ora tutti i dati radar a partire dal luglio 1997 fino all’aprile 2011. L’accumulo orario è stato realizzato integrando le mappe sub‐orarie del radar disponibili ad intervalli di 5‐15’. Prima dell’accumulo orario, ogni mappa sub‐oraria è stata sottoposta ad un trattamento preventivo di “declutter” statistico che ha permesso di eliminare buona parte del rumore presente non dovuto ad echi di precipitazione, come mostrano le figure seguenti: I dati radar orari così trattati e caricati in database costituiscono i dati “radar grezzi”, ovvero dati originali che non hanno subito modifiche e da cui è sempre possibile ripartire per qualsiasi tipo di elaborazione. Per motivi di spazio nel database sono presenti solo dati di precipitazione >0. Nella banca dati sono stati caricati anche i dati di circa 500 stazioni pluviometriche della rete regionale, a partire sempre dal 1997. Anche per i pluviometri sono stati realizzati accumuli orari mediante l’integrazione delle misure sub‐orarie disponibili. Figura 12 ‐ Localizzazione dei 550 siti di misura della precipitazione della rete SIMN+ARPA Tutti i dati caricati nel database hanno passo orario per poter essere sincronizzati e l’ora di riferimento, espressa in UTC, si riferisce al termine dell’accumulo orario. 18
Il monitoraggio degli eventi estremi come strategia di adattamento ai cambiamenti climatici 2.2 Il modello di calibrazione del radar Il miglioramento della stima della precipitazione fatta con radar è un problema ancora aperto, e la strada che tutti cercano di percorrere è quella della correzione sul radar basata su un confronto on‐ line con i dati pluviometrici esistenti. I campi di precipitazione radar forniti da Meteo Svizzera rappresentano la miglior stima ottenuta dal profilo verticale di riflettività e vengono verificati mediante i pluviometri in territorio svizzero. Tuttavia il confronto delle stime radar con una serie di pluviometri sul territorio lombardo mostra, in zone orograficamente complesse e quindi a ridotta visibilità radar, la presenza di sottostime radar sistematiche dovute al blocco del fascio radar ad altezze variabili in funzione dell’orografia. Analizzando questi errori sistematici tra radar e pluviometri in Lombardia è emersa una correlazione tra la ridotta visibilità radar sulle stazioni pluviometriche e la sottostima delle misure radar. Questa sottostima è ancor più accentuata se le precipitazioni sono di tipo stratiforme in quanto avvengono con nubi a quote più basse e più facilmente occultate dai rilievi. Su questa considerazione è stato studiato da RSE un algoritmo in grado di correggere i dati radar grezzi, basato sulla differenza tra l’altezza minima del fascio radar sopra il pluviometro (quota minima di visibilità radar s.l.m.) e la quota s.l.m. dello stesso, chiamata ∆q. Queste correlazioni hanno permesso di mettere a punto una funzione di correzione delle stime radar che dipende unicamente dall’orografia e dalla stagionalità della precipitazione, secondo la relazione radar_cal = radar_grezzo * k(mese)(∆q) in cui k è il coefficiente di correzione del dato radar grezzo per ottenere il dato radar calibrato. Tale correzione viene applicata contemporaneamente a tutti i punti di ciascun campo di precipitazione oraria radar, essendo disponibile, attraverso la tabella anagrafica dei punti radar, sia la quota di visibilità radar su ciascun punto del territorio coperto che la quota del punto stesso. La messa a punto di questo metodo è stata effettuata attraverso una prima selezione dal database di misure pluviometriche affidabili per un periodo di due anni (2007‐2008), con una disponibilità dei dati >70% per ciascuno dei due anni considerati. I pluviometri selezionati sono stati 234. I pluviometri sono stati poi divisi in 6 differenti intervalli di ∆q, scelti in modo da avere un numero equivalente di stazioni per ciascuna fascia. Il successivo criterio di selezione si è basato sul coefficiente di determinazione R2, ottenuto correlando i dati orari dei pluviometri per ciascuna fascia ∆q di con il dato radar medio di un box di 3x3km centrato su ciascun pluviometro. Sono stati selezionati i pluviometri aventi un R2 >0.43, corrispondente ad un coefficiente di correlazione di 0.65, essendo applicata una regressione lineare. Per ciascuna delle 6 fasce ∆q ottenute e per ciascun mese, e per i pluviometri scelti in ciascuna fascia è stato calcolato il rapporto: k(mese)(∆q) = ∑G(mese)(∆q) / ∑R(mese)(∆q) in cui: ∑G(mese)(∆q) esprime la sommatoria della precipitazione misurata dai pluviometri nel mese, per una delle sei fasce, ∑R(mese)(∆q) esprime la sommatoria della precipitazione grezza stimata dal radar nel mese sul box 3x3km centrato sul pluviometro, per una delle sei fasce. 19
Le piogge intense e le valanghe in Lombardia Per le 6 fasce considerate e per i 12 mesi si ottiene una matrice di calibrazione, rappresentabile nel modo seguente, in cui il fattore k è rappresentato sull’asse Z: 6.00 5.00 4.00 5.00-6.00 3.00 4.00-5.00 3.00-4.00 2.00 2.00-3.00 1.00-2.00 1.00 0.00-1.00 0.00 [1954 2525) RmeseJan RmeseMar RmeseMay RmeseJul [0 1364) RmeseSep RmeseNov È evidente, ma anche atteso, che è necessaria una maggior correzione nel periodo invernale e che questa correzione cresce anche al ridursi della visibilità radar sul territorio. La matrice di correzione così ottenuta è stata applicata a ciascun punto all’intero dataset dei dati radar grezzi. Le due figure seguenti mostrano la stessa mappa radar estratta dalla banca dati, ottenuta da dati grezzi ‐ a sinistra ‐ e calibrati ‐ a destra: La figura seguente presenta per la stazione pluviometrica di Sarnico(BG) un esempio di misure estratte dalla banca dati di circa una settimana, rispettivamente il pluviometro, il radar grezzo ed il radar calibrato. 20
Il monitoraggio degli eventi estremi come strategia di adattamento ai cambiamenti climatici SARNICO STATION - RAIN TIME SERIES 8 gauge 7 radar radar cal 6 5 RAIN [mm] 4 3 2 1 0 1/2/09 0.00 1/2/09 6.00 1/2/09 12.00 1/2/09 18.00 2/2/09 0.00 2/2/09 6.00 2/2/09 12.00 2/2/09 18.00 3/2/09 0.00 3/2/09 6.00 3/2/09 12.00 3/2/09 18.00 4/2/09 0.00 4/2/09 6.00 4/2/09 12.00 4/2/09 18.00 5/2/09 0.00 5/2/09 6.00 5/2/09 12.00 5/2/09 18.00 6/2/09 0.00 6/2/09 6.00 6/2/09 12.00 6/2/09 18.00 7/2/09 0.00 7/2/09 6.00 7/2/09 12.00 7/2/09 18.00 8/2/09 0.00 TIME 2.3 Il sistema di divulgazione delle informazioni ARPA Lombardia ha sviluppato un visualizzatore cartografico dedicato alla divulgazione in ambiente web del BDPAR descritto nel paragrafo precedente. I dati sono divulgati con la licenza di utilizzo “Italian Open Data Licence 2.0” e sono corredati dai metadati utili alla loro interpretazione. L’area territoriale sulla quale sono stati pubblicati i dati è la Lombardia idrologica, costituita dal territorio lombardo e dai territori dei bacini extraregionali le cui acque precipitate scorrono sul territorio lombardo: in particolare i bacini di Toce, Ticino, Liro, Poschiavo, Chiese e Sarca. Il sistema è accessibile online dal sito web istituzionale e ha le seguenti caratteristiche: ‐ 4 scale spaziali: punto griglia (area 1x1 km2), Comune, Provincia, bacino idrografico; ‐ modalità di visualizzazione degli strati informativi per scenari predefiniti o personalizzabili dall’utente con salvataggio in locale; ‐ possibilità di attivazione e di selezione autonoma da parte dell’utente di tutti gli strati informativi pubblicati; ‐ personalizzazione di classi ed estremi delle scale cromatiche della legenda, personalizzazione dei confini delle unità cartografiche ‐ sul singolo strato informativo è possibile impostare il livello di trasparenza. ‐ servizi di mappa: localizzatore, zoom, pan, misuratore distanze e aree, selettore singolo; ‐ sfondi e servizi web di Google, Bing e cartografia ufficiale edita da Regione Lombardia, strati informativi relativi ai rischi naturali legati alle precipitazioni intense: Inventario dei fenomeni franosi in Lombardia‐IFFI, corpi idrici, aree omogenee di allertamento di Protezione Civile; 21
Le piogge intense e le valanghe in Lombardia Figura 13 ‐ Veste grafica del visualizzatore cartografico delle stime integrate di precipitazione. Estrazione dati cumulati annuali 2000 sul territorio lombardo e interrogazione di un punto griglia. I dati possono essere interrogati in due diverse modalità: come mappe in ambiente gis oppure come serie storiche di un’unità cartografica selezionata. La produzione della mappa avviene attraverso la selezione dei parametri in ambiente cartografico, l’interrogazione della serie storica avviene selezionando l’unità cartografica di intesse a partire dalla mappa, si configura quindi come un ulteriore dettaglio del punto selezionato in ambiente gis. La consultazione dei dati ha le seguenti caratteristiche: ‐ visualizzazione delle mappe di pioggia orarie o cumulate su un intervallo di tempo definito dall’utente; ‐ visualizzazione della “visibilità radar” come indicatore della qualità della stima di pioggia; ‐ ambiente di consultazione della serie storica differenziato per tipo di dato: pioggia da modello di stima integrata radar+misure o da sole misure a terra; ‐ consultazione della serie storica interattiva: possibilità di modificare estremi e aggregazione temporale, confrontare le due diverse modalità di stima, affiancare i dati di partenza, che pure sono delle elaborazioni originali del dato prodotto dal radar; ‐ visualizzazione di grafici interrogabili con aggregazione temporale automatica, sezione di visualizzazione dei dati, sezione di esportazione dati, personalizzazione del formato di esportazione in diversi formati. Le modalità di esportazione dei dati sono due: ‐ esportazione diretta della mappa oraria o cumulata in ambiente gis, con la possibilità di personalizzazione del sistema di coordinate e del formato dei dati; ‐ esportazione della serie storica dei dati in ambiente di consultazione, con possibilità di scelta di variabili, estremi temporali, aggregazione temporale e formato. 22
Il monitoraggio degli eventi estremi come strategia di adattamento ai cambiamenti climatici Figura 14 ‐ Ambiente di consultazione della serie storica. Informazioni generali, grafico interrogabile, tabella dei dati, funzioni di esportazione. Il servizio di consultazione è libero e gratuito e le richieste dati vengono processate in tempo reale. Accanto alla finestra di esportazione del dato è possibile accedere e scaricare anche tutta la documentazione relativa al dataset. Un aspetto interessante dell’attività di sviluppo del sistema di divulgazione del dataset, che di fatto è stato il primo utilizzo operativo a scala sinottica dei dati, è il feedback positivo che ha avuto sul modello di stima stesso: durante la fase di test sono stati individuati alcuni valori pluviometrici anomali isolati che davano origine ad una sistematica sovrastima della pioggia in circa 300 punti del territorio analizzato. Tali dati, fisicamente non ammissibili, erano localizzati sistematicamente nelle stesse posizioni geografiche e rappresentano probabilmente disturbi definiti in gergo tecnico “clutter”: sono diventati visibili in modo più evidente proprio a seguito delle elaborazioni delle grandezze cumulate giornaliere, mensili e annuali a scala disaggregata e a scala aggregata. Questo ha permesso di mettere a punto in modo condiviso con gli sviluppatori del modello di calibrazione una modalità operativa di bonifica dei valori anomali, che ha migliorato notevolmente la qualità del dato pubblicato. Il sottoinsieme dei dati con visibilità inferiore ai 4000 m appare infine di grande utilità per analisi di tipo quantitativo puntale su dati orari e su precipitazioni cumulate inferiori alle 24 ore, individuando quindi con una migliore approssimazione le informazioni quantitative relative agli eventi estremi, tipicamente sottostimati dai soli rilievi a terra. Nei punti con visibilità al di sopra dei 4000 m la stima di precipitazione ha comunque una valenza indicativa e si può utilizzare per analisi climatiche di tipo qualitativo, come la determinazione puntuale di indicatori climatici di soglia basati sulla distinzione pioggia/non pioggia (es. numero di giorni piovosi). 23
Le piogge intense e le valanghe in Lombardia 3. Attività svolte dal Centro Nivometeorologico di ARPA Lombardia per lo studio e la valutazione qualitativa del manto nevoso sul territorio alpino lombardo Il Centro Nivometeorologico di ARPA Lombardia, ubicato a Bormio (So), ha competenze su tutto il territorio regionale in materia di studio e previsione sulla neve, le valanghe, i ghiacciai, la meteorologia alpina e la sicurezza e prevenzione sulle attività in montagna. Nell’ambito del progetto Interreg STRADA ha seguito l’Azione 4, incentrata sullo studio delle valanghe di piccole e medie dimensioni. 3.1 Implementazione sensoristica delle stazioni nivometeorologiche esistenti Negli ultimi anni il numero delle stazioni nivometeorologiche automatiche è andato sensibilmente aumentando in tutto l’arco alpino. ARPA Lombardia ha una rete di stazioni automatiche distribuite in modo estremamente capillare sul territorio della Lombardia per il monitoraggio Idro‐Nivo‐ Meteorologico e della Qualità dell’aria con un totale di oltre 400 stazioni. Il CNM, per il monitoraggio della neve e delle valanghe, si avvale di decine di stazioni automatiche dotate di nivometro. Di queste, ben 11 sono dislocate tre i 1700 m e i 3050 m di quota e, oltre che della sensoristica meteo‐ rologica, sono munite di specifici sensori per il rilievo di parametri nivologici, come temperature interne della neve, temperatura Figura 15 ‐ Distribuzione della rete di rilevamento utilizzata dal CNM sul territorio Lombardo superficiale della neve, temperatura suolo, altezza totale del manto nevoso, pluviometro riscaldato, radiazione incidente e riflessa. I dati meteorologici e nivologici vengono analizzati e interpretati dai tecnici del Centro Nivometeorologico, consentendo così di stimare l’evoluzione del manto nevoso nelle zone monitorate. Combinando ad essi l’analisi dei profili stratigrafici della neve risulta così possibile ricavare indicazioni circa il pericolo di valanghe. 24
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