IL FILO D'ARIANNA IL PERCORSO SOTTILE E FORTE DELLE COMPOSITRICI NELLA STORIA DI IERI E DI OGGI EDIZIONE 2021 Progetto a cura di Rosalba ...
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Progetto IL FILO D’ARIANNA IL PERCORSO SOTTILE E FORTE DELLE COMPOSITRICI NELLA STORIA DI IERI E DI OGGI EDIZIONE 2021 Progetto a cura di Rosalba Montrucchio DOMENICA 6 GIUGNO SALA PUCCINI ORE 11.00 IL GENTIL TOCCO Design ERGONARTE
I L F I L O DA’ R I A N A IL GE NTIL TOC O Progetto IL FILO D’ARIANNA IL PERCORSO SOTTILE E FORTE DELLE COMPOSITRICI NELLA STORIA DI IERI E DI OGGI EDIZIONE 2021 Domenica 6 giugno Sala Puccini ore 11.00 IL GENTIL TOCCO Musiche di Elsa Just Germaine Tailleferre Angela Centola Henriette Renié Frangiz Ali Zade Deborah Henson Conant Emila Giuliani-Guglielmi Maria Linnemann Annette Kruisbrink Poesie di Donatella Bisutti Marina Corona Maria Pia Quintavalla Voci recitanti Alessandra Normanno e Eleonora Colaci Con la collaborazione di Sonia Grandis Immagini di Laura Magistrelli Docente di chitarra Maria Vittoria Jedlowski Docenti di arpa Maria Elena Bovio e Cristiana Passerini Progetto a cura di Rosalba Montrucchio 2
I L F I L O DA’ R I A N A IL GE NTIL TOC O IL GENTIL TOCCO Elsa Just (?) Standchen Emma Baiguera, Elisa Brett, Davide Depedro, Davide Frassoni, Fabiola Miglietti, Giulio Petrella chitarre Germaine Tailleferre (1892-1983) Sonata Allegretto - Lento - Perpetuum mobile Diletta Sereno arpa Angela Centola (1967) Vals senza nome Samoel Cornacchiari, Alex Maltauro-Berto chitarre Henriette Renié (1875-1956) Légende d’après les Elfes de Leconte de Lisle Ilaria Bergamin arpa Franghiz Ali-Zadeh (1947) Aserbaidschanisches Pastorale Cecilia Omini flauto Elisa Brett, Davide Frassoni chitarre Deborah Henson Conant (1953) Baroque Flamenco Andrea Pierobon arpa Emila Giuliani-Guglielmi (1813-1850) Variazioni su un tema di Mercadante op. 9 Emma Baiguera chitarra Henriette Renié Pièce simphonique Lucia Stone arpa Maria Linnemann (1947) A circle of seasons Annette Kruisbrink (1958) Table Music Breakfast – Brunch – Lunch – Dinner – Dessert Emma Baiguera, Elisa Brett, Davide Depedro Davide Frassoni, Fabiola Miglietti, Giulio Petrella chitarre Poesie di Donatella Bisutti, Marina Corona, Maria Pia Quintavalla Voci recitanti Alessandra Normanno e Eleonora Colaci Con la collaborazione di Sonia Grandis Immagini di Laura Magistrelli Docente di chitarra Maria Vittoria Jedlowski Docenti di arpa Maria Elena Bovio e Cristiana Passerini Progetto a cura di Rosalba Montrucchio 3
I L F I L O DA’ R I A N A IL GE NTIL TOC O IL GENTIL TOCCO di Giorgia Luoni Il titolo dello “spettacolo” proietta in modo efficace nella to ampia. Il brano è di difficile esecuzione, a tal punto che mente del lettore l’immagine delle mani femminili che, con ancora oggi viene richiesto in diversi concorsi. Nata come movimenti precisi e gesti studiati, fanno scaturire musica pianista, la compositrice fu anche arpista virtuosa apprez- dalle corde tese degli strumenti. E l’aspettativa, durante zata dal pubblico. Grazie a lei l’arpa si affermò come stru- questo concerto, diviene realtà: le protagoniste di questo mento solista nei concerti sinfonici. Docente osteggiata dal evento sono l’Arpa e la Chitarra e la produzione a loro dedi- Conservatorio di Parigi a causa del suo credo cattolico, fu cata da compositrici di caratura internazionale. Attraverso maestra di grandi musicisti. Scrisse anche un metodo per un’alternanza continua tra il repertorio delle arpe e quello arpa, la Méthode de harpe, riconosciuto per importanza a delle chitarre, che si dipana come un ricco ed interessante livello internazionale. dialogo intercalato da letture di poesie, autrici di secoli dif- ferenti si svelano ai nostri occhi e si raccontano. Franghiz Ali-Zadeh (1947) è una compositrice, docente e Il primo brano proposto, per sestetto di chitarre, è Stan- pianista azera apprezzata a livello mondiale. Grande inter- dchen di Elsa Just. Allo stato attuale delle ricerche non è prete e conoscitrice della musica contemporanea e dello possibile trovare informazioni a proposito dell’autrice. Lo stile della Seconda scuola di Vienna, attraverso la sua at- stile del brano, però, richiama l’Ottocento viennese e si im- tività fa da ponte tra la cultura occidentale e quella azera, pernia su di un impianto tonale ben chiaro. fondendo la musica classica con la tradizione e la cultura dell’Azerbaigian. Aserbaidschanisches pastorale per due La Sonata per arpa (1957) di Germaine Tailleferre (1892- chitarre e flauto esemplifica in modo efficace queste com- 1983) porta l’ascoltatore in un mondo completamente di- mistioni. Gli strumenti interagiscono in un crescendo dia- verso. La compositrice è autorevole: pianista, unica donna logico continuo all’interno di una idea di forma musicale di del Gruppo dei Sei, di cui – ingiustamente ed esclusivamen- tipo occidentale, il cui contesto armonico è invece apparte- te – si è considerato per anni solo il repertorio pianistico a nente alla tradizione azera. Non mancano effetti tratti dalla discapito della vasta produzione di musica da camera e or- musica contemporanea ed elementi ritmici resi attraverso chestrale anche di ampio respiro, è stata sostenuta da per- la percussione del corpo delle chitarre. sonalità quali Jean Cocteau, Eric Satie e Alfred Cortot. Nei tre tempi (Allegretto – Lento – Perpetuum mobile) troviamo Il sesto brano è una nuova incursione nella musica spagno- un’atmosfera eterea, anche se ritmicamente viva, una am- la, ma questa volta attraverso le corde dell’arpa. Baroque pia gamma di dinamiche e influenze della musica extraeu- flamenco dipinge un mondo fatto di ritmo, abbondanza di ropea, in particolare è possibile sentire richiami all’oriente. idee e di dinamiche, che passano repentinamente dal forte al piano e viceversa. Il richiamo alla chitarra è chiaro, sia nel Il Vals senza nome per due chitarre di Angela Centola (1967) tocco, sia nell’uso di effetti ritmici ottenuti tramite la per- è invece debordante di passione e tensione. La compositri- cussione del corpo dello strumento. Deborah Henson Co- ce, diplomata in chitarra classica, specializzata nel reperto- nant (1953) è docente, performer e compositrice. Nel corso rio dell’Ottocento e nella chitarra flamenca de concierto, è della sua carriera ha elaborato un proprio personalissimo anche docente e performer. Il suo repertorio compositivo è stile, che fa dei suoi concerti veri e propri spettacoli scenici. dedicato alla chitarra e ad ensemble che vedono coinvolto Interessata alle arpe elettriche, durante le esibizioni usa un questo strumento. pedale, simile alla loopstation, per comporre e improvvisa- re in modo estemporaneo. Henriette Renié (1875-1956) è l’autrice di Légende d’après les Elfes de Leconte de Lisle per arpa. Il brano prende ispira- Emilia Giuliani-Guglielmi (1813-1850) è l’autrice di Variazio- zione dalla poesia Les Elfes di Charles Marie René Leconte ni su un tema di Mercadante op.9 per chitarra sola. Figlia de Lisle, letterato francese vissuto nell’Ottocento. Protago- di Mauro Giuliani, chitarrista, fu una bambina prodigio - si nista è un cavaliere che corre nella notte per raggiungere hanno notizie di sue tournée insieme al padre già dal 1828. l’amata, che sposerà il giorno seguente. Nel percorso però Di lei sappiamo poco: nacque a Vienna e si trasferì in Italia incontra gli elfi e la loro regina lo invita a fermarsi. Il cavalie- per studiare e suonare, ebbe modo di incontrare Liszt e di re, dopo aver rifiutato, viene toccato sul cuore dalla sovrana esibirsi in tutta Europa. Informazioni sulla sua carriera scar- e, dopo aver ripreso la sua corsa, incontra un fantasma. È la seggiano dopo il matrimonio con Luigi Guglielmi, ma non sua amata che gli rivela di essere morta e anch’egli, dispe- fu il consorte ad impedirle di proseguire l’attività concerti- rato, muore. La composizione riflette l’alone sinistro della stica e compositiva. Di lei ci rimangono una decina di ope- vicenda, alternando passaggi cupi a tonalità maggiori. Si re tra cui il brano proposto, che si inserisce nel repertorio individuano anche elementi che richiamano la musica jazz, tipico della prima metà dell’Ottocento. Ad un primo tema vengono usati gli armonici e una gamma di dinamiche mol- in la minore, seguono quattro variazioni, di cui la terza in la 4
IL FILO D’ARIANNA IL GENTIL TOCCO maggiore, e il “finale”. È richiesta una notevole padronanza La scelta di alcune poesie di Maria Pia Quintavalla, Marina della tecnica dello strumento per poter eseguire al meglio Corona e Donatella Bisutti accompagnano le esecuzioni. Le la composizione. loro tematiche, come segnala e scrive Sonia Grandis, sono «Il Pièce symphonique per arpa è caratterizzata da linee melo- “filo” di parole che si intreccia con quello musicale tesse un diche ben definite, che si dipanano sopra un’armonia tonale. diario intimo, segreto, che procede per folgorazioni, intuizio- La prima parte del brano sembra preparare la seconda, quasi ni, e scoperte nate dalla contemplazione delle piccole cose, stesse incubando le idee per farle fiorire in un secondo mo- e dall’accettazione di sentimenti e oggetti che in ugual modo mento. La composizione si apre su un tema che ricorda la nutrono la nostra anima. Le diverse poetiche di tre importanti marcia funebre e, infatti, il brano è stato scritto in memoria di autrici contemporanee ci svelano mondi sottili ma potenti, in un cugino caro a Henriette Renié, l’autrice, che abbiamo già un percorso ideale che dialoga con le compositrici. precedentemente incontrato. Così Maria Pia Quintavalla ci conduce attraverso visioni ardite che creano una cosmogonia nuova, dove il tempo e lo spazio Gli ultimi due brani del concerto sono appannaggio delle chi- si fermano e si rinnovano, il doppio si ricompone, le anziane tarre. madri scomparse tornano a fiorire. Il primo dei due, A circle of seasons per sestetto di chitarre Marina Corona ci conduce invece fra le piccole cose di tutti i (trio raddoppiato) è opera di Maria Catharina Linnemann giorni, che improvvisamente si fanno segni esoterici, tra no- (1947). Di origini olandesi, la compositrice è cresciuta in In- stalgia e paure dell’infanzia, che diventano capacità di gioca- ghilterra, dove il suo amore per il folklore inglese, scozzese re con ombre divenute benevole. e irlandese ha trovato terreno fertile da cui attingere per la Con Donatella Bisutti impariamo la forza della consapevolez- sua musica. Tutt’ora attiva, si avvicinò alla chitarra dopo aver za, la creatività che concilia gli opposti, le ferite, le scelte ar- studiato direzione, violino e pianoforte e nel suo repertorio si due. Ci prepariamo ad accogliere i segni della nostra rinascita possono trovare centinaia di miniature per lo strumento a sei interiore. Raccogliamo l’invito a essere “profeti” della Vita. corde, tra cui quella proposta. La forte vena melodica dell’au- E i nostri “fili” musicali e poetici si fanno ordito e trama nelle trice si manifesta attraverso la dolcezza, le influenze della mu- folgoranti immagini che Laura Magistrelli ha colto con la sua sica popolare sono chiaramente individuabili al solo ascolto. arte fotografica». Table music per sestetto di chitarre appartiene invece ad Annette Kruisbrink (1958), anche lei olandese. Compositrice Le autrici sono tutte assai attive nel panorama letterario mi- prolifica e pluripremiata, è anche docente e performer. Si è lanese e nazionale, anche come curatrici ed ideatrici di con- dedicata allo studio della chitarra classica e flamenco, della vegni ed eventi culturali, e sono da sempre in prima linea per vihuela (antico strumento della famiglia dei liuti) e della mu- promuovere la creatività al femminile. sica indiana, di cui è appassionata. Nei suoi lavori ritroviamo Maria Pia Quintavalla (1952) è poetessa e narratrice. Vincitrice energia, ritmo, una richiesta di altissima precisione esecutiva di numerosi premi, ha curato diverse antologie. Le sue opere e una scrittura dettagliata. Il brano proposto è suddiviso in sono state tradotte in diverse lingue. Cura laboratori di scrit- cinque tempi, aventi ciascuno il titolo di un pasto: Breakfast, tura presso l’Università degli Studi di Milano. Brunch, Lunch, Dinner e Dessert. Lungo tutta la composizione Marina Corona (1949) affianca alla propria carriera, segnata ci sono richiami al tema principale. Il secondo tempo si confi- da importanti premi, la divulgazione della grande poesia del gura quasi come una variazione del primo. Nel terzo troviamo ‘900, con particolare riguardo alle autrici. elementi ritmici realizzati attraverso l’uso di posate da tavola, Donatella Bisutti (1948) è anche giornalista. Poetessa premia- presenti anche nel quarto. L’ultimo movimento è una ripropo- ta e apprezzata anche all’estero, cura diverse rubriche di at- sizione del primo tempo, Breakfast, a velocità più elevata e in tualità e poesia, organizza laboratori di scrittura creativa – per esso ritroviamo cellule ritmiche analoghe a quelle presenti in adulti, ragazzi e bambini – e corsi di aggiornamento per inse- Lunch e Dinner. gnanti a livello universitario. 5
I L F I L O DA’ R I A N A IL GE NTIL TOC O I testi poetici Maria Pia Quintavalla da pellegrini sempre più La Casa dodici piccoli, e che fare allora, Recomparve, no resurrexit. De su alma dedicato alla dodicesima casa astrale, ritirare le allettanti promesse querida e ultima connessa al segno dei pesci Tormentosa Nella casa dodici si procede Solamente larmas amorosas replicavano La Casa dodici è uno spazio ospitale, e si nuota come pesci gli oselli, i ninas tutte le struggenti grazie piovono nell’infinito rotante delle lune. Fortifianti e belli, incantatori replicavano e segnano agli uccelli di religiose dimore i rossi sogni Variegati dell’essere, Maria Pia Quintavalla un destino di finale musica e beltà soave struggenti di sangue piovàno Due sono una dopo caracollante esse parlano È forse questo il tremito, in occhi sconosciuti essere di caballero stanco; Recomparve, da soffitti immensi o a cielo aperto I miei, già conosciuti- giovane hermosa oh bella colomba, fresca nella casa dodici È forse vero il verso che dice il tocco, amorosa della vita noi si entrerà aux splendides villes. i salti della voce. Lei è cresciuta vita nuova creata per sé sola, a sé misma non parla la tua voce. estrana, A volte le parole non servono Presa per mano ti guardava tornare, e poi ai più sconosciuta, a descrivere andare, volontaria straniera della pace. di epiche navigazioni, a cavalcare mi seguitava il corpo, ne assecondavo la casa delle sciagure perché il suo respiro, due sono una in fondo essa dista miglia ora è uno e uno. Ora Maria Pia Quintavalla i suoi occhi luccicano con una margherita Volontaria straniera della pace e se più saggi noi ce ne dimentichiamo - appesa al lobo ma di luce propria Una villa segreta della pace ai suoi occhi le sue struggenti angosce. senza infingimenti e lei là, un gran andare fioriva per una corsa sua segreta, in paesi di cicogne nella notte attente * tra fili d’erba e treni, caramente a calcolate nubi, né le voci d’oro il suo sorriso. minuscole, segrete le avrebbe più sentite Ma un cavallo puntato ad ripetere quel canto est Lei non ascolta, se cammina non ti vede più che lei, nascosto al cuore, faceva già verso il cielo, le ausculta sei tu alle spalle, la conosci risplendere è diritto e corre, dal silenzio dei passi, lei non corre rifare sue, canzoni un cavallo più bianco è la sua mente più accanto alla tua vita ma davanti, e corre più veloce del baleno, la sospinge e spinge via. mondi andalusi e canti di Castiglia fu il passato - Lei non sa nulla andati al fondo di un cammino ma se la guardi appena, dietro al viso c’è ma nell’oceano noi possiamo riposare, ancora quel sorriso e gesto pieno prima che vita sedentaria, di corte e scuole, disposti i musi dei cavalli all’eterno dove della mano ha il volo di un gabbiano li avesse già fissati al cielo, volti sono rivolte le teste sui cuscini, nato intorno al seno, ne aumenta le parole di vita e cabale segrete; o alle ginocchia nate dal futuro. e non di China soltanto era la storia dei nostri estatici compagni. di canti nomadi, Nel giorno che precede, la vedrai un poco numero e un po’ visione. * varcare sola, e sola sarai tu che là Canti d’amore tenero (mendace) pazienti sulle orme delle mani cerchi ma alfine dette, altrimenti dette Ed ora non vedo più l’angelo sterminatore il tuo sangue quando volata via sue parole, sefaràd segreta, che accompagnò la prima volta con te, ma dolcemente, piano intenta a dire quella fortuna mobile, che seppi di abitare, anch’io in una sua salita inconsueta la casa dodici. di fare e vivere senza movente alcuno Casa dalle infinite e rutilanti procelle Ne disegna l’arco intero di una vita che quel respiro-forma. dove le barche progrediscono piccola più della tua, sognata. nel non visto e temibile eco, ecco sono giovani sirene farsi incontro Marina Corona nella magnifica casa dodici Maria Pia Quintavalla La paura e oltre China, oggi Strega streghina di procellose promesse e addormentati Prologo Lumina bambina sogni a loro prova, donde estava? Como recomparve, de qui Vado sola ma Lei è viva. e a qui Le stelle sono streghe? Le scalinate delle rose, a esempio se queria? Si, addormentate, con l’unico sono reali De su alma hermosa e ardimentosa todas Occhio guardano, sono di un trono che abbandonammo, las adventuras veleno d’argento, divino, per sederci in basso, De su vida querida cantavano. come passare la foresta 6
I L F I L O DA’ R I A N A IL GE NTIL TOC O senza la tua grande testa a quel segnale sfido lo sterminio di mucca mamma astrale smisurata annunciazione. parlo di lumaca mamma di me parto di sparviera mamma io danzo accanto? E il mare stanco Marina Corona e canto dal succhio delle meduse? La danza il mondo mi vede. con queste mie piccole gambe Poiché l’astro si è spezzato con queste mani Lentamente si svuota la sera ancora rosa? Avessi E le luci sono un regno fumigante Donatella Bisutti un rametto d’acquaviva Un paese che suona i suoi ciondoli bianchi Ispirazione (Inedita) a protezione C’è una me che scrive poesia per il bronzo del bosco Con rapida mano mi tengo io non so chi sia rametto labbra e bacio Faccio piroette nel vuoto è lontana stretto stretto ma… Che mi hai lasciato distante si fanno le stelle adesso d’alba Sotto una luna fasciata, si affaccia ogni tanto in pallide rose, sono candela, e mi costringe io stessa il talismano, nel cerchio dove non sei ad ascoltare Galatea sola sola con labbra scomposte il suo strano canto apro piano il mondo con la mano larghi vorticanti passi. Mi sveglia nel cuore della notte per scrivere le parole che mi detta perché non le dimentichi nel sonno. Marina Corona Marina Corona Poi scompare e rimango io Le parole Madre terra una persona normale A sera Una notte ci bruciò con i suoi affanni quotidiani vengono le parole un’altra ci lasciò colmi di spine i suoi malanni e mi dicono “dimmi dell’amore” troppo alta è la luce i suoi desideri insoddisfatti Sono ingorde parole di sera per me e per te le sue pene e i suoi scatti io so ma io scavo la terra per trovarla di insofferenza per la vita e non so lei ch’è luce inchiodata ma l’altra di nuovo si affaccia senza di loro non posso parlare come i tuoi occhi bruna alle quattro del mattino però ronzo io non voglio che gli alberi mi strattona un braccio ronzo nel respiro con secche dita indichino altrove mi sveglia e dice: Ascolta loro si bevono tutta sulla terra lucente li minaccio giù nel giardino quella lana del cuore e su lei soffio c’è un usignolo la mangiano compunte perché non svenga che canta. e poi vanno non ci venga meno. sembrano barche di sera ciascuna con una luce Donatella Bisutti è così che rifaccio le lucciole. Donatella Bisutti Gabbiani Voce A sera i gabbiani scendono nella baia, io senza voce lui e lei-una coppia di sposi Marina Corona voce cieca abituata a sopportarsi- La visione voce accecata nella luce incerta quando La tua voce io senz’occhi la terra ritrae dal mare liquefatta nell’aria io muta e cieca la scura testa di tartaruga rugosa- ardente dell’agosto io afona come anatre spaesate in terraferma è ferma alla palizzata voce strozzata l’uno aspetta l’altra e rovescia una sonora voce che strozza beccano qualcosa dondolando sulle zampe cascata che snerva il mare io parola quasi fossero in un cortile. non mi raggiunge senza voce senz’occhi Li diresti nell’orchestra muta dell’orecchio io parola vibrante finalmente domestici, sazi, dove solo il silenzio a tastoni gemendo restituiti. percuote il suo tamburo, voce impalata Tuttavia si tengono a filo dell’acqua un giorno gola restano risorgerà l’amore agnello impalato fedeli alla loro natura: come un astro io nuda fra mare e terra, dall’orizzonte dell’acqua esco fuori al bordo. con gemelli satelliti rotanti, su tacchi e tu ti volterai di scatto altissimi profilo inciso nell’azzurro corpo nudo Donatella Bisutti arpeggìo di capelli bellissimo Opposti (Inedita) come se l’angelo della memoria io Già l’ora del risveglio ti costringesse il viso nello sguardo bellissima ma la luna ancora 7
I L F I L O DA’ R I A N A IL GE NTIL TOC O a specchiarsi alta e piena le raccolgo alle semine nuove sulle acque la casa suona secondo stagione una coda di geco la sua scia lucente. di domestici pigolii, Era la Notte. sulle dita verdi si accende un lume Anche se al bordo estremo già candela selvatica, Maria Pia Quintavalla il cielo s’inrosava la casa è la mia gabbia Era figlia pallida e delicata guancia ha sbarre molli acquatiche. Era figlia già quando nessuno conosceva, petalo fragile. era lombrico molle piccolo Ed era il Giorno. nella tua mano, e silenziosa. Niente li divideva Donatella Bisutti Ora che scappa e ride con le amiche un indefinito confine Lode del corpo Piano poi copia parole da poeta, uno sfumato Inno alla vita è il mio corpo con tutte le sue da una canzone, come un’orsa agile leggera; eppure membra dicono non ti somigli, e invece Notte e Giorno inno alla vita è la mano che afferra piano, lei scrive in versi la sua notte, una di fronte all’altro il piede che si adatta alle pietre del sentiero, si trucca gli occhi, ride,.Si seduce. eran gli Opposti. l’occhio che si allarga a comprendere L’immagine che guarda fissa è la sua vita, non lo sai se è aperta l’azzurro infinito del cielo, o chiusa al tuo orizzonte ma l’orecchio che solleticano i rumori, decisa, scende dalla sua strada Marina Corona le narici che vibrano agli odori delle ginestre in una sua radura… Oggetti il giallo entra dentro di me Io faccio candelabri di carta invade la costa del monte Ogni mattina, spaventapasseri scivola verso valle invade chiude piano le porte. cappelli a punta, umilissimi oggetti il campo e l’occhio però si reggono da soli nell’aria invade del suo giallo il cielo adagio oscillano stilla miele nell’aria Marina Corona tengono per sé il loro peso canta le lodi di se stesso In casa indicano un luogo così il mio corpo si loda Ritorno alla casa una strada e si compiace di essere vivo spalancata in chiaro una cosa infinitesima particella del cosmo campanula e conchiglia che non si riesce a vedere sua parte gli anelli alle dita crepitano non piangono mai scintilla di una e le faville all’incavo dei palmi non sbattono la testa contro il muro. traiettoria immortale lascio le cose scivolare nell’alone nell’attimo in cui nasce e si spegne aura pallida e impronta: come il verso del poema una tazza nel piattino Marina Corona un cucchiaino nella macchia sonante, La pace Sia lode al mio corpo perché è vivo sciorino ombre rampicanti sui muri Riordino schegge d’ombra sia lode alla morte giardiniera perché dendriti e retine: faccio pace, spolvero sorveglia l’orto e lo prepara profetici arabeschi. Il progetto IL FILO DI ARIANNA ritorna lunedì 28 giugno alle ore 20.45 con la serata IL SOFFITTO DI CRISTALLO www.consmi.it 8
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