IL FILO D'ARIANNA IL PERCORSO SOTTILE E FORTE DELLE COMPOSITRICI NELLA STORIA DI IERI E DI OGGI EDIZIONE 2021 Progetto a cura di Rosalba ...

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Progetto

                   IL FILO D’ARIANNA
                      IL PERCORSO SOTTILE E FORTE
                              DELLE COMPOSITRICI
                     NELLA STORIA DI IERI E DI OGGI

                                          EDIZIONE 2021
                    Progetto a cura di Rosalba Montrucchio

                             DOMENICA 6 GIUGNO
                            SALA PUCCINI ORE 11.00

                       IL GENTIL TOCCO
Design ERGONARTE
I L F I L O DA’ R I A N A   IL GE NTIL TOC O

Progetto

IL FILO D’ARIANNA
IL PERCORSO SOTTILE E FORTE
DELLE COMPOSITRICI
NELLA STORIA DI IERI E DI OGGI
EDIZIONE 2021

Domenica 6 giugno
Sala Puccini ore 11.00

IL GENTIL TOCCO
Musiche di
Elsa Just
Germaine Tailleferre
Angela Centola
Henriette Renié
Frangiz Ali Zade
Deborah Henson Conant
Emila Giuliani-Guglielmi
Maria Linnemann
Annette Kruisbrink

Poesie di
Donatella Bisutti
Marina Corona
Maria Pia Quintavalla

Voci recitanti Alessandra Normanno e Eleonora Colaci
Con la collaborazione di Sonia Grandis
Immagini di Laura Magistrelli

Docente di chitarra Maria Vittoria Jedlowski
Docenti di arpa Maria Elena Bovio e Cristiana Passerini

Progetto a cura di Rosalba Montrucchio

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I L F I L O DA’ R I A N A         IL GE NTIL TOC O

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                                                      Elsa Just (?)
                                                      Standchen
                                    Emma Baiguera, Elisa Brett, Davide Depedro,
                               Davide Frassoni, Fabiola Miglietti, Giulio Petrella chitarre

                                                           Germaine Tailleferre (1892-1983)
                                                                        Sonata
                                                        Allegretto - Lento - Perpetuum mobile
                                                                 Diletta Sereno arpa

                                                         Angela Centola (1967)
                                                           Vals senza nome
                                            Samoel Cornacchiari, Alex Maltauro-Berto chitarre

                                                            Henriette Renié (1875-1956)
                                                     Légende d’après les Elfes de Leconte de Lisle
                                                               Ilaria Bergamin arpa

                                                              Franghiz Ali-Zadeh (1947)
                                                            Aserbaidschanisches Pastorale
                                                                Cecilia Omini flauto
                                                        Elisa Brett, Davide Frassoni chitarre

                                                           Deborah Henson Conant (1953)
                                                                Baroque Flamenco
                                                              Andrea Pierobon arpa

                                                        Emila Giuliani-Guglielmi (1813-1850)
                                                      Variazioni su un tema di Mercadante op. 9
                                                              Emma Baiguera chitarra

                                                                    Henriette Renié
                                                                  Pièce simphonique
                                                                   Lucia Stone arpa

                                                 Maria Linnemann (1947)
                                                    A circle of seasons
                                                Annette Kruisbrink (1958)
                                                       Table Music
                                      Breakfast – Brunch – Lunch – Dinner – Dessert
                                    Emma Baiguera, Elisa Brett, Davide Depedro
                               Davide Frassoni, Fabiola Miglietti, Giulio Petrella chitarre

                            Poesie di Donatella Bisutti, Marina Corona, Maria Pia Quintavalla
                                 Voci recitanti Alessandra Normanno e Eleonora Colaci

                                                       Con la collaborazione di Sonia Grandis

                                                            Immagini di Laura Magistrelli

                                     Docente di chitarra Maria Vittoria Jedlowski
                                 Docenti di arpa Maria Elena Bovio e Cristiana Passerini

                                                      Progetto a cura di Rosalba Montrucchio

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I L F I L O DA’ R I A N A   IL GE NTIL TOC O

IL GENTIL TOCCO
di Giorgia Luoni

Il titolo dello “spettacolo” proietta in modo efficace nella               to ampia. Il brano è di difficile esecuzione, a tal punto che
mente del lettore l’immagine delle mani femminili che, con                 ancora oggi viene richiesto in diversi concorsi. Nata come
movimenti precisi e gesti studiati, fanno scaturire musica                 pianista, la compositrice fu anche arpista virtuosa apprez-
dalle corde tese degli strumenti. E l’aspettativa, durante                 zata dal pubblico. Grazie a lei l’arpa si affermò come stru-
questo concerto, diviene realtà: le protagoniste di questo                 mento solista nei concerti sinfonici. Docente osteggiata dal
evento sono l’Arpa e la Chitarra e la produzione a loro dedi-              Conservatorio di Parigi a causa del suo credo cattolico, fu
cata da compositrici di caratura internazionale. Attraverso                maestra di grandi musicisti. Scrisse anche un metodo per
un’alternanza continua tra il repertorio delle arpe e quello               arpa, la Méthode de harpe, riconosciuto per importanza a
delle chitarre, che si dipana come un ricco ed interessante                livello internazionale.
dialogo intercalato da letture di poesie, autrici di secoli dif-
ferenti si svelano ai nostri occhi e si raccontano.                        Franghiz Ali-Zadeh (1947) è una compositrice, docente e
Il primo brano proposto, per sestetto di chitarre, è Stan-                 pianista azera apprezzata a livello mondiale. Grande inter-
dchen di Elsa Just. Allo stato attuale delle ricerche non è                prete e conoscitrice della musica contemporanea e dello
possibile trovare informazioni a proposito dell’autrice. Lo                stile della Seconda scuola di Vienna, attraverso la sua at-
stile del brano, però, richiama l’Ottocento viennese e si im-              tività fa da ponte tra la cultura occidentale e quella azera,
pernia su di un impianto tonale ben chiaro.                                fondendo la musica classica con la tradizione e la cultura
                                                                           dell’Azerbaigian. Aserbaidschanisches pastorale per due
La Sonata per arpa (1957) di Germaine Tailleferre (1892-                   chitarre e flauto esemplifica in modo efficace queste com-
1983) porta l’ascoltatore in un mondo completamente di-                    mistioni. Gli strumenti interagiscono in un crescendo dia-
verso. La compositrice è autorevole: pianista, unica donna                 logico continuo all’interno di una idea di forma musicale di
del Gruppo dei Sei, di cui – ingiustamente ed esclusivamen-                tipo occidentale, il cui contesto armonico è invece apparte-
te – si è considerato per anni solo il repertorio pianistico a             nente alla tradizione azera. Non mancano effetti tratti dalla
discapito della vasta produzione di musica da camera e or-                 musica contemporanea ed elementi ritmici resi attraverso
chestrale anche di ampio respiro, è stata sostenuta da per-                la percussione del corpo delle chitarre.
sonalità quali Jean Cocteau, Eric Satie e Alfred Cortot. Nei
tre tempi (Allegretto – Lento – Perpetuum mobile) troviamo                 Il sesto brano è una nuova incursione nella musica spagno-
un’atmosfera eterea, anche se ritmicamente viva, una am-                   la, ma questa volta attraverso le corde dell’arpa. Baroque
pia gamma di dinamiche e influenze della musica extraeu-                   flamenco dipinge un mondo fatto di ritmo, abbondanza di
ropea, in particolare è possibile sentire richiami all’oriente.            idee e di dinamiche, che passano repentinamente dal forte
                                                                           al piano e viceversa. Il richiamo alla chitarra è chiaro, sia nel
Il Vals senza nome per due chitarre di Angela Centola (1967)               tocco, sia nell’uso di effetti ritmici ottenuti tramite la per-
è invece debordante di passione e tensione. La compositri-                 cussione del corpo dello strumento. Deborah Henson Co-
ce, diplomata in chitarra classica, specializzata nel reperto-             nant (1953) è docente, performer e compositrice. Nel corso
rio dell’Ottocento e nella chitarra flamenca de concierto, è               della sua carriera ha elaborato un proprio personalissimo
anche docente e performer. Il suo repertorio compositivo è                 stile, che fa dei suoi concerti veri e propri spettacoli scenici.
dedicato alla chitarra e ad ensemble che vedono coinvolto                  Interessata alle arpe elettriche, durante le esibizioni usa un
questo strumento.                                                          pedale, simile alla loopstation, per comporre e improvvisa-
                                                                           re in modo estemporaneo.
Henriette Renié (1875-1956) è l’autrice di Légende d’après
les Elfes de Leconte de Lisle per arpa. Il brano prende ispira-            Emilia Giuliani-Guglielmi (1813-1850) è l’autrice di Variazio-
zione dalla poesia Les Elfes di Charles Marie René Leconte                 ni su un tema di Mercadante op.9 per chitarra sola. Figlia
de Lisle, letterato francese vissuto nell’Ottocento. Protago-              di Mauro Giuliani, chitarrista, fu una bambina prodigio - si
nista è un cavaliere che corre nella notte per raggiungere                 hanno notizie di sue tournée insieme al padre già dal 1828.
l’amata, che sposerà il giorno seguente. Nel percorso però                 Di lei sappiamo poco: nacque a Vienna e si trasferì in Italia
incontra gli elfi e la loro regina lo invita a fermarsi. Il cavalie-       per studiare e suonare, ebbe modo di incontrare Liszt e di
re, dopo aver rifiutato, viene toccato sul cuore dalla sovrana             esibirsi in tutta Europa. Informazioni sulla sua carriera scar-
e, dopo aver ripreso la sua corsa, incontra un fantasma. È la              seggiano dopo il matrimonio con Luigi Guglielmi, ma non
sua amata che gli rivela di essere morta e anch’egli, dispe-               fu il consorte ad impedirle di proseguire l’attività concerti-
rato, muore. La composizione riflette l’alone sinistro della               stica e compositiva. Di lei ci rimangono una decina di ope-
vicenda, alternando passaggi cupi a tonalità maggiori. Si                  re tra cui il brano proposto, che si inserisce nel repertorio
individuano anche elementi che richiamano la musica jazz,                  tipico della prima metà dell’Ottocento. Ad un primo tema
vengono usati gli armonici e una gamma di dinamiche mol-                   in la minore, seguono quattro variazioni, di cui la terza in la

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IL FILO D’ARIANNA IL GENTIL TOCCO

maggiore, e il “finale”. È richiesta una notevole padronanza            La scelta di alcune poesie di Maria Pia Quintavalla, Marina
della tecnica dello strumento per poter eseguire al meglio              Corona e Donatella Bisutti accompagnano le esecuzioni. Le
la composizione.                                                        loro tematiche, come segnala e scrive Sonia Grandis, sono «Il
Pièce symphonique per arpa è caratterizzata da linee melo-              “filo” di parole che si intreccia con quello musicale tesse un
diche ben definite, che si dipanano sopra un’armonia tonale.            diario intimo, segreto, che procede per folgorazioni, intuizio-
La prima parte del brano sembra preparare la seconda, quasi             ni, e scoperte nate dalla contemplazione delle piccole cose,
stesse incubando le idee per farle fiorire in un secondo mo-            e dall’accettazione di sentimenti e oggetti che in ugual modo
mento. La composizione si apre su un tema che ricorda la                nutrono la nostra anima. Le diverse poetiche di tre importanti
marcia funebre e, infatti, il brano è stato scritto in memoria di       autrici contemporanee ci svelano mondi sottili ma potenti, in
un cugino caro a Henriette Renié, l’autrice, che abbiamo già            un percorso ideale che dialoga con le compositrici.
precedentemente incontrato.                                             Così Maria Pia Quintavalla ci conduce attraverso visioni ardite
                                                                        che creano una cosmogonia nuova, dove il tempo e lo spazio
Gli ultimi due brani del concerto sono appannaggio delle chi-           si fermano e si rinnovano, il doppio si ricompone, le anziane
tarre.                                                                  madri scomparse tornano a fiorire.
Il primo dei due, A circle of seasons per sestetto di chitarre          Marina Corona ci conduce invece fra le piccole cose di tutti i
(trio raddoppiato) è opera di Maria Catharina Linnemann                 giorni, che improvvisamente si fanno segni esoterici, tra no-
(1947). Di origini olandesi, la compositrice è cresciuta in In-         stalgia e paure dell’infanzia, che diventano capacità di gioca-
ghilterra, dove il suo amore per il folklore inglese, scozzese          re con ombre divenute benevole.
e irlandese ha trovato terreno fertile da cui attingere per la          Con Donatella Bisutti impariamo la forza della consapevolez-
sua musica. Tutt’ora attiva, si avvicinò alla chitarra dopo aver        za, la creatività che concilia gli opposti, le ferite, le scelte ar-
studiato direzione, violino e pianoforte e nel suo repertorio si        due. Ci prepariamo ad accogliere i segni della nostra rinascita
possono trovare centinaia di miniature per lo strumento a sei           interiore. Raccogliamo l’invito a essere “profeti” della Vita.
corde, tra cui quella proposta. La forte vena melodica dell’au-         E i nostri “fili” musicali e poetici si fanno ordito e trama nelle
trice si manifesta attraverso la dolcezza, le influenze della mu-       folgoranti immagini che Laura Magistrelli ha colto con la sua
sica popolare sono chiaramente individuabili al solo ascolto.           arte fotografica».
Table music per sestetto di chitarre appartiene invece ad
Annette Kruisbrink (1958), anche lei olandese. Compositrice             Le autrici sono tutte assai attive nel panorama letterario mi-
prolifica e pluripremiata, è anche docente e performer. Si è            lanese e nazionale, anche come curatrici ed ideatrici di con-
dedicata allo studio della chitarra classica e flamenco, della          vegni ed eventi culturali, e sono da sempre in prima linea per
vihuela (antico strumento della famiglia dei liuti) e della mu-         promuovere la creatività al femminile.
sica indiana, di cui è appassionata. Nei suoi lavori ritroviamo         Maria Pia Quintavalla (1952) è poetessa e narratrice. Vincitrice
energia, ritmo, una richiesta di altissima precisione esecutiva         di numerosi premi, ha curato diverse antologie. Le sue opere
e una scrittura dettagliata. Il brano proposto è suddiviso in           sono state tradotte in diverse lingue. Cura laboratori di scrit-
cinque tempi, aventi ciascuno il titolo di un pasto: Breakfast,         tura presso l’Università degli Studi di Milano.
Brunch, Lunch, Dinner e Dessert. Lungo tutta la composizione            Marina Corona (1949) affianca alla propria carriera, segnata
ci sono richiami al tema principale. Il secondo tempo si confi-         da importanti premi, la divulgazione della grande poesia del
gura quasi come una variazione del primo. Nel terzo troviamo            ‘900, con particolare riguardo alle autrici.
elementi ritmici realizzati attraverso l’uso di posate da tavola,       Donatella Bisutti (1948) è anche giornalista. Poetessa premia-
presenti anche nel quarto. L’ultimo movimento è una ripropo-            ta e apprezzata anche all’estero, cura diverse rubriche di at-
sizione del primo tempo, Breakfast, a velocità più elevata e in         tualità e poesia, organizza laboratori di scrittura creativa – per
esso ritroviamo cellule ritmiche analoghe a quelle presenti in          adulti, ragazzi e bambini – e corsi di aggiornamento per inse-
Lunch e Dinner.                                                         gnanti a livello universitario.

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I L F I L O DA’ R I A N A   IL GE NTIL TOC O

I testi poetici

Maria Pia Quintavalla                                         da pellegrini sempre più
La Casa dodici                                                piccoli, e che fare allora,                       Recomparve, no resurrexit. De su alma
dedicato alla dodicesima casa astrale,                        ritirare le allettanti promesse                       querida e
ultima connessa al segno dei pesci                                                                              Tormentosa
                                                              Nella casa dodici si procede                      Solamente larmas amorosas replicavano
La Casa dodici è uno spazio ospitale,                         e si nuota come pesci                                 gli oselli, i ninas
tutte le struggenti grazie piovono                            nell’infinito rotante delle lune.                 Fortifianti e belli, incantatori replicavano
e segnano                                                                                                           agli uccelli
di religiose dimore i rossi sogni                                                                               Variegati dell’essere,
                                                              Maria Pia Quintavalla                             un destino di finale musica e beltà soave
struggenti di sangue piovàno                                  Due sono una                                          dopo caracollante
esse parlano                                                  È forse questo il tremito, in occhi sconosciuti   essere di caballero stanco; Recomparve,
da soffitti immensi o a cielo aperto                          I miei, già conosciuti-                           giovane hermosa oh bella colomba, fresca
nella casa dodici                                             È forse vero il verso che dice il tocco,              amorosa della vita
noi si entrerà aux splendides villes.                         i salti della voce. Lei è cresciuta               vita nuova creata per sé sola, a sé misma
                                                              non parla la tua voce.                                estrana,
A volte le parole non servono                                 Presa per mano ti guardava tornare, e poi         ai più sconosciuta,
a descrivere                                                      andare,                                       volontaria straniera della pace.
di epiche navigazioni, a cavalcare                            mi seguitava il corpo, ne assecondavo
la casa delle sciagure perché                                 il suo respiro, due sono una
in fondo essa dista miglia                                    ora è uno e uno. Ora                              Maria Pia Quintavalla
                                                              i suoi occhi luccicano con una margherita         Volontaria straniera della pace
e se più saggi noi ce ne dimentichiamo -                      appesa al lobo ma di luce propria                 Una villa segreta della pace ai suoi occhi
le sue struggenti angosce.                                    senza infingimenti e lei là, un gran andare            fioriva
                                                              per una corsa sua segreta,                        in paesi di cicogne nella notte attente
*                                                             tra fili d’erba e treni, caramente                a calcolate nubi, né le voci
                                                              d’oro il suo sorriso.                             minuscole, segrete le avrebbe più sentite
Ma un cavallo puntato ad                                                                                        ripetere quel canto
est                                                           Lei non ascolta, se cammina non ti vede più       che lei, nascosto al cuore, faceva già
verso il cielo, le ausculta                                   sei tu alle spalle, la conosci                        risplendere
è diritto e corre,                                            dal silenzio dei passi, lei non corre             rifare sue, canzoni
un cavallo più bianco è la sua mente                          più accanto alla tua vita ma davanti,
e corre più veloce del baleno,                                la sospinge e spinge via.                         mondi andalusi e canti di Castiglia
fu il passato -                                               Lei non sa nulla                                  andati al fondo di un cammino
                                                              ma se la guardi appena, dietro al viso c’è
ma nell’oceano noi possiamo riposare,                         ancora quel sorriso e gesto pieno                 prima che vita sedentaria, di corte e scuole,
disposti i musi dei cavalli all’eterno dove                   della mano ha il volo di un gabbiano              li avesse già fissati al cielo, volti
sono rivolte le teste sui cuscini,                            nato intorno al seno, ne aumenta le parole        di vita e cabale segrete;
o alle ginocchia                                              nate dal futuro.                                  e non di China soltanto era la storia
dei nostri estatici compagni.                                                                                   di canti nomadi,
                                                              Nel giorno che precede, la vedrai                 un poco numero e un po’ visione.
*                                                             varcare sola, e sola sarai tu che là              Canti d’amore tenero (mendace)
                                                              pazienti sulle orme delle mani cerchi             ma alfine dette, altrimenti dette
Ed ora non vedo più l’angelo sterminatore                     il tuo sangue quando volata via                   sue parole, sefaràd segreta,
che accompagnò la prima volta                                 con te, ma dolcemente, piano                      intenta a dire quella fortuna mobile,
che seppi di abitare, anch’io                                 in una sua salita                                 inconsueta
la casa dodici.                                                                                                 di fare e vivere senza movente alcuno
Casa dalle infinite e rutilanti procelle                      Ne disegna l’arco intero di una vita              che quel respiro-forma.
dove le barche progrediscono                                  piccola più della tua, sognata.
nel non visto e temibile eco,
ecco sono giovani sirene farsi incontro                                                                         Marina Corona
nella magnifica casa dodici                                   Maria Pia Quintavalla                             La paura e oltre
                                                              China, oggi                                       Strega streghina
di procellose promesse e addormentati                         Prologo                                           Lumina bambina
sogni a loro prova,                                           donde estava? Como recomparve, de qui             Vado sola
ma Lei è viva.                                                   e a qui                                        Le stelle sono streghe?
Le scalinate delle rose, a esempio                            se queria?                                        Si, addormentate, con l’unico
sono reali                                                    De su alma hermosa e ardimentosa todas            Occhio guardano,
sono di un trono che abbandonammo,                               las adventuras                                 veleno d’argento,
divino, per sederci in basso,                                 De su vida querida cantavano.                     come passare la foresta

                                                                                     6
I L F I L O DA’ R I A N A   IL GE NTIL TOC O

senza la tua grande testa                                     a quel segnale                               sfido lo sterminio
di mucca mamma                                                astrale smisurata annunciazione.             parlo
di lumaca mamma                                                                                            di me parto
di sparviera mamma                                                                                         io danzo
accanto? E il mare stanco                                     Marina Corona                                e canto
dal succhio delle meduse?                                     La danza                                     il mondo mi vede.
con queste mie piccole gambe                                  Poiché l’astro si è spezzato
con queste mani                                               Lentamente si svuota la sera
ancora rosa? Avessi                                           E le luci sono un regno fumigante            Donatella Bisutti
un rametto d’acquaviva                                        Un paese che suona i suoi ciondoli bianchi   Ispirazione (Inedita)
a protezione                                                                                               C’è una me che scrive poesia
per il bronzo del bosco                                       Con rapida mano mi tengo                     io non so chi sia
rametto labbra e bacio                                        Faccio piroette nel vuoto                    è lontana
stretto stretto ma…                                           Che mi hai lasciato                          distante
si fanno le stelle adesso d’alba                              Sotto una luna fasciata,                     si affaccia ogni tanto
in pallide rose, sono                                         candela,                                     e mi costringe
io stessa il talismano,                                       nel cerchio dove non sei                     ad ascoltare
Galatea sola sola                                             con labbra scomposte                         il suo strano canto
apro piano il mondo con la mano                               larghi vorticanti passi.                     Mi sveglia nel cuore della notte
                                                                                                           per scrivere le parole che mi detta
                                                                                                           perché non le dimentichi nel sonno.
Marina Corona                                                 Marina Corona                                Poi scompare e rimango io
Le parole                                                     Madre terra                                  una persona normale
A sera                                                        Una notte ci bruciò                          con i suoi affanni quotidiani
vengono le parole                                             un’altra ci lasciò colmi di spine            i suoi malanni
e mi dicono “dimmi dell’amore”                                troppo alta è la luce                        i suoi desideri insoddisfatti
Sono ingorde parole di sera                                   per me e per te                              le sue pene e i suoi scatti
io so                                                         ma io scavo la terra per trovarla            di insofferenza per la vita
e non so                                                      lei ch’è luce inchiodata                     ma l’altra di nuovo si affaccia
senza di loro non posso parlare                               come i tuoi occhi bruna                      alle quattro del mattino
però ronzo                                                    io non voglio che gli alberi                 mi strattona un braccio
ronzo nel respiro                                             con secche dita indichino altrove            mi sveglia e dice: Ascolta
loro si bevono tutta                                          sulla terra lucente li minaccio              giù nel giardino
quella lana del cuore                                         e su lei soffio                              c’è un usignolo
la mangiano compunte                                          perché non svenga                            che canta.
e poi vanno                                                   non ci venga meno.
sembrano barche di sera
ciascuna con una luce                                                                                      Donatella Bisutti
è così che rifaccio le lucciole.                              Donatella Bisutti                            Gabbiani
                                                              Voce                                         A sera i gabbiani scendono nella baia,
                                                              io senza voce                                lui e lei-una coppia di sposi
Marina Corona                                                 voce cieca                                   abituata a sopportarsi-
La visione                                                    voce accecata                                nella luce incerta quando
La tua voce                                                   io senz’occhi                                la terra ritrae dal mare
liquefatta nell’aria                                          io muta e cieca                              la scura testa di tartaruga rugosa-
ardente dell’agosto                                           io afona                                     come anatre spaesate in terraferma
è ferma alla palizzata                                        voce strozzata                               l’uno aspetta l’altra
e rovescia una sonora                                         voce che strozza                             beccano qualcosa dondolando sulle zampe
cascata che snerva il mare                                    io parola                                    quasi fossero in un cortile.
non mi raggiunge                                              senza voce senz’occhi                        Li diresti
nell’orchestra muta dell’orecchio                             io parola vibrante                           finalmente domestici, sazi,
dove solo il silenzio                                         a tastoni gemendo                            restituiti.
percuote il suo tamburo,                                      voce impalata                                Tuttavia si tengono a filo dell’acqua
un giorno                                                     gola                                         restano
risorgerà l’amore                                             agnello impalato                             fedeli alla loro natura:
come un astro                                                 io nuda                                      fra mare e terra,
dall’orizzonte dell’acqua                                     esco fuori                                   al bordo.
con gemelli satelliti rotanti,                                su tacchi
 e tu ti volterai di scatto                                   altissimi
profilo inciso nell’azzurro                                   corpo nudo                                   Donatella Bisutti
arpeggìo di capelli                                           bellissimo                                   Opposti (Inedita)
come se l’angelo della memoria                                io                                           Già l’ora del risveglio
ti costringesse il viso nello sguardo                         bellissima                                   ma la luna ancora

                                                                                   7
I L F I L O DA’ R I A N A   IL GE NTIL TOC O

a specchiarsi alta e piena                                     le raccolgo                                        alle semine nuove
sulle acque                                                    la casa suona                                      secondo stagione
una coda di geco la sua scia lucente.                          di domestici pigolii,
Era la Notte.                                                  sulle dita verdi si accende un lume
Anche se al bordo estremo già                                  candela selvatica,                                 Maria Pia Quintavalla
il cielo s’inrosava                                            la casa è la mia gabbia                            Era figlia
pallida e delicata guancia                                     ha sbarre molli acquatiche.                        Era figlia già quando nessuno conosceva,
petalo fragile.                                                                                                   era lombrico molle piccolo
Ed era il Giorno.                                                                                                 nella tua mano, e silenziosa.
Niente li divideva                                             Donatella Bisutti                                  Ora che scappa e ride con le amiche
un indefinito confine                                          Lode del corpo                                     Piano poi copia parole da poeta,
uno sfumato                                                    Inno alla vita è il mio corpo con tutte le sue     da una canzone, come un’orsa agile leggera;
eppure                                                             membra                                         dicono non ti somigli, e invece
Notte e Giorno                                                 inno alla vita è la mano che afferra               piano, lei scrive in versi la sua notte,
una di fronte all’altro                                        il piede che si adatta alle pietre del sentiero,   si trucca gli occhi, ride,.Si seduce.
eran gli Opposti.                                              l’occhio che si allarga a comprendere              L’immagine che guarda fissa è la sua vita,
                                                                                                                  non lo sai se è aperta
                                                               l’azzurro infinito del cielo,
                                                                                                                  o chiusa al tuo orizzonte ma
                                                               l’orecchio che solleticano i rumori,
                                                                                                                  decisa, scende dalla sua strada
Marina Corona                                                  le narici che vibrano agli odori delle ginestre
                                                                                                                  in una sua radura…
Oggetti                                                        il giallo entra dentro di me
Io faccio candelabri di carta                                  invade la costa del monte
                                                                                                                  Ogni mattina,
spaventapasseri                                                scivola verso valle invade
                                                                                                                  chiude piano le porte.
cappelli a punta, umilissimi oggetti                           il campo e l’occhio
però si reggono da soli nell’aria                              invade del suo giallo il cielo
adagio oscillano                                               stilla miele nell’aria                             Marina Corona
tengono per sé il loro peso                                    canta le lodi di se stesso                         In casa
indicano un luogo                                              così il mio corpo si loda                          Ritorno alla casa
una strada                                                      e si compiace di essere vivo                      spalancata in chiaro
una cosa                                                       infinitesima particella del cosmo                  campanula e conchiglia
che non si riesce a vedere                                     sua parte                                          gli anelli alle dita crepitano
non piangono mai                                               scintilla di una                                   e le faville all’incavo dei palmi
non sbattono la testa contro il muro.                          traiettoria immortale                              lascio le cose scivolare nell’alone
                                                               nell’attimo in cui nasce e si spegne               aura pallida e impronta:
                                                               come il verso del poema                            una tazza nel piattino
Marina Corona                                                                                                     un cucchiaino nella macchia sonante,
La pace                                                        Sia lode al mio corpo perché è vivo                sciorino ombre rampicanti sui muri
Riordino schegge d’ombra                                       sia lode alla morte giardiniera perché             dendriti e retine:
faccio pace, spolvero                                          sorveglia l’orto e lo prepara                      profetici arabeschi.

                                                                               Il progetto
                                                                    IL FILO DI ARIANNA
                                                             ritorna lunedì 28 giugno alle ore 20.45
                                                                             con la serata
                                                               IL SOFFITTO DI CRISTALLO

                                                                            www.consmi.it

                                                                                      8
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