I SISTEMI MUSEALI IN ITALIA
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I SISTEMI MUSEALI IN ITALIA Interesse nazionale Settembre 2013 A cura di Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM per Aspen Institute Italia Questo studio riporta i risultati di una ricerca condotta da IULM, per Aspen Institute Italia, fra settembre 2012 e luglio 2013 sul tema dei sistemi museali. L’obiettivo generale della ricerca è stato quello di fare il punto sulla situazione dei sistemi museali italiani attraverso l’analisi di alcune esperienze, ritenute significative dagli operatori stessi. © Aspen Institute Italia
1. Introduzione I sistemi museali rappresentano una sempre più ricorrente modalità organizzativa da parte degli attori dell’offerta museale, realizzata al fine di conseguire importanti benefici in termini di efficacia e di efficienza, in un mercato della cultura via via più esigente e sfidante, soprattutto per le realtà di minori dimensioni (Pencarelli e Splendiani, 2011). Un “sistema museale” costituisce un particolare tipo di “rete museale”. Mentre per “rete museale” si intende un generico insieme di musei che, attraverso relazioni di varia natura, cerca di migliorare le proprie attività e quindi i risultati, l’utilizzo del termine “sistema museale”, più restrittivo, impone che la rete presenti una sua struttura, regole ben definite e obiettivi stabili. Il fenomeno, emerso nel corso degli anni Novanta (Bagdadli, 2001), sta assumendo sempre maggiore rilevanza all’interno del nostro Paese e pertanto richiede un momento di particolare riflessione sui suoi meccanismi di funzionamento – quali le modalità di coinvolgimento delle strutture partecipanti, dei visitatori e del territorio in cui esse si collocano – e sulla sua efficacia in termini di ricadute virtuose sul territorio nel senso più ampio (Santagata, 2000; Valentino, 2003). L’indagine è limitata ai sistemi di natura territoriale – ossia ai network fra musei che appartengono allo stesso territorio –, non si estende ai sistemi di natura tematica – composti da musei incentrati sullo stesso tema –, ed esclude i sistemi nati da modelli di progettazione top-down quali i Poli museali. La scelta è anche legata all’assunto secondo il quale la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale relativo ad una specifica area geografica possa contribuire allo sviluppo socio-economico del territorio di riferimento (Centro Studi TCI, 2000). 2. Il metodo di ricerca La ricerca è stata condotta in diverse fasi, articolate su un orizzonte temporale di circa 10 mesi. Fase 1. L’analisi della letteratura sul tema Questa fase ha occupato i primi due mesi del progetto. Il gruppo di lavoro ha studiato la letteratura scientifica esistente in tema di reti e sistemi museali con l’obiettivo di identificare le tematiche che caratterizzano il campo di studio. In particolare, dalla lettura di monografie, atti di convegni e articoli scientifici, sono emerse le seguenti aree di indagine, le cui relazioni sono rappresentate in figura 1: • le spinte alla realizzazione dei sistemi museali; • l’oggetto della collaborazione fra musei; • la struttura dei sistemi museali; • i risultati ottenuti attraverso la collaborazione; • i fattori che favoriscono e quelli che ostacolano il funzionamento dei sistemi museali. © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | I sistemi museali in Italia 2
Figura 1. Il modello della ricerca Per ciascuna area di indagine sono state quindi elaborate le domande da porre ai responsabili dei sistemi museali italiani. Il set di domande è confluito in un questionario, che avrebbe in seguito rappresentato lo strumento principale per la raccolta dei dati. Fase 2. L’identificazione dei casi più significativi e dei possibili soggetti da intervistare La seconda fase del progetto ha occupato prevalentemente i primi tre mesi di lavoro, sebbene si sia protratta anche nei due mesi successivi. Essa è stata condotta in due step. In primo luogo, per poter identificare un gruppo iniziale di casi da studiare, sono stati contattati diversi esperti di settore, accademici e operativi, e sono state consultate le fonti analizzate nella fase precedente. Dopo avere raccolto una prima lista di casi di sistemi museali, nel secondo step sono stati contattati i responsabili dei sistemi stessi, non solo per ottenere la loro disponibilità ad essere intervistati ma anche per arricchire la lista di ulteriori casi secondo una metodologia “snowball” (David e Morgan, 2008). In altre parole, i responsabili hanno indicato i nominativi di colleghi la cui esperienza potesse essere di interesse per la ricerca. La costruzione della lista si è conclusa quando i nomi dei casi proposti dai responsabili dei sistemi sono risultati convergenti. I casi oggetto di studio sono stati i seguenti: 1. Torino Musei; 2. Sistema Museale della Provincia di Lecco; 3. Sistema Museale della Provincia di Mantova; 4. Sistema Museale Valtellina; 5. Sistema Museale Provinciale Polesine; 6. Bergbaumuseum (la rete dei musei delle miniere della Provincia di Bolzano); 7. Musei di Maremma; 8. Carnia Musei; 9. Musei Senesi; 10. Sistema Museale della Provincia di Ravenna; 11. Musei Piceni; 12. Sistema Museale dell’Umbria; 13. Sistema Museale Territoriale dei Castelli Romani e Prenestini. © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | I sistemi museali in Italia 3
Come evidenziato dalla lista, e come rappresentato in figura 2, i casi “coprono” la maggior parte delle regioni italiane del Centro e del Nord, dove il fenomeno dei sistemi museali ha conosciuto finora uno sviluppo maggiore. Figura 2. La copertura geografica della ricerca (i numeri indicano il numero di casi studiati nell’ambito della Regione) Fase 3. La raccolta dei dati Questa fase ha occupato il quarto, quinto e sesto mese della ricerca. I responsabili dei sistemi museali sono stati intervistati, attraverso il questionario precedentemente sviluppato, al fine di raccogliere informazioni dirette da parte di chi guida le realtà oggetto di studio. Il questionario prevedeva domande “aperte” (in cui gli intervistati erano liberi di rispondere nei modi e nei tempi a loro più congeniali) e domande “chiuse”, cioè a risposta multipla, in cui esprimere le proprie opinioni su una scala da 1 a 5. Si è registrata un’ampia disponibilità, da parte degli intervistati, a rispondere in merito a tutte le aree di interesse della ricerca e a fornire eventuali ulteriori fonti di informazioni. Oltre a quelle primarie, per la raccolta dati sono state quindi utilizzate anche fonti secondarie, tali da consentire una maggiore comprensione della complessità del fenomeno (Bailey, 1982): ci si riferisce a siti web, pubblicazioni a cura dei sistemi museali, rapporti di gestione, atti di convegni in cui sono intervenuti i responsabili dei sistemi, e brochure cartacee. I dati raccolti sono stati classificati all’interno di una griglia. Si sottolinea come l’utilizzo delle domande chiuse non fosse finalizzato alla costruzione di indicatori quantitativi a cui affidare conclusioni statisticamente attendibili, quanto a stimolare la conversazione con gli interlocutori sui temi di interesse. Fasi 4 e 5. L’analisi dei dati e l’elaborazione del presente rapporto Dopo avere concluso la raccolta dei dati, gli stessi sono stati analizzati fra il settimo e il nono mese di lavoro. L’analisi ha portato a una rappresentazione semplice ma esaustiva del panorama dei sistemi museali italiani lungo le cinque direzioni di indagine. Di seguito si illustrano i casi di studio e i risultati dell’analisi dei dati nell’ambito delle diverse aree di esplorazione. In linea con quanto già scritto, i grafici a barre rappresentano i valori medi delle © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | I sistemi museali in Italia 4
risposte alle domande chiuse e sono stati elaborati solo al fine di aiutarci in una più veloce lettura dei risultati emersi dalle più ampie conversazioni con i responsabili dei sistemi museali. 3. I casi di studio I sistemi museali identificati sono tutti di natura territoriale: i musei che aderiscono ai sistemi indagati, in altre parole, sono accomunati dal fatto che si trovano in una stessa area geografica. Solo in un caso, oltre alla comunanza dell’origine geografica, si aggiunge una comunanza di natura tematica: è il caso del sistema dei musei delle miniere della Provincia di Bolzano, per il quale è possibile parlare di distretto museale (Sibilio Parri, 2004). Si ritiene opportuna questa precisazione in quanto si contemplano, al di fuori dei confini della ricerca, importanti casi di reti e sistemi museali di natura esclusivamente tematica (come nel caso dei Musei d’Impresa o dei Musei Diocesani). I casi studiati si riferiscono a sistemi museali sviluppati prevalentemente a livello provinciale, a cui si aggiungono il caso comunale di Torino, quello intercomunale dei Musei Piceni, quello regionale dell’Umbria e due casi di reti sviluppati all’interno di comunità montane (Carnia e Castelli Romani e Prenestini). Il gruppo di lavoro ha studiato casi piuttosto eterogenei in termini di età e dimensioni, come illustrato in figura 3. Sotto il primo profilo, sono stati studiati casi di sistemi neonati (come quello del Polesine) e casi di sistemi nati ben 25 anni fa (come quello della Carnia). Circa le dimensioni, il gruppo dei casi include sia sistemi composti da qualche museo (come nel caso torinese, composto da quattro musei) sia network di decine di musei (come nel caso del sistema umbro che raccoglie oltre 100 realtà). La scelta dei casi ha dunque garantito un livello di eterogeneità sufficiente per far sì che il materiale empirico fosse il più possibile rappresentativo delle realtà presenti sul territorio italiano (Eisenhardt, 1989). Figura 3. Età e dimensioni dei casi studiati © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | I sistemi museali in Italia 5
Di seguito li descriviamo brevemente, ponendo l’accento sul loro processo di sviluppo. 1. Torino Musei. La Fondazione Torino Musei, che non ha fini di lucro e non distribuisce utili, è stata costituita, nel 2003, secondo gli indirizzi e le linee di politica culturale assunte dal Comune di Torino, in coerenza e in continuità con le funzioni storiche e le specifiche missioni dei singoli musei. Essa persegue finalità di conservazione, manutenzione e valorizzazione dei beni culturali ricevuti o acquisiti a qualsiasi titolo, e garantisce la gestione e la valorizzazione delle attività museali e culturali sempre nell’ottica di un contenimento dei costi e di un aumento dei ricavi, attraverso il coinvolgimento di soggetti privati. È promossa dal Comune di Torino in accordo con fondazioni di origine bancaria e Regione Piemonte. 2. Sistema Museale della Provincia di Lecco. Il sistema è nato nel 2008 su iniziativa della Provincia di Lecco per garantire l’erogazione dei servizi secondo criteri di economicità, efficienza ed efficacia, grazie alla cooperazione tra enti locali nell’esercizio della tutela e nella valorizzazione dei beni culturali. I suoi obiettivi sono: promuovere e potenziare attività coordinate; condividere e razionalizzare le risorse; valorizzare il rapporto tra musei e territorio attraverso la promozione di itinerari culturali; favorire l’interscambio di informazioni e di attrezzature tra enti, i programmi di ricerca e la catalogazione dei beni. 3. Sistema Museale della Provincia di Mantova. Il sistema nasce nel 2004 dalla volontà degli amministratori della Provincia di Mantova, condivisa con tutto il territorio provinciale, a seguito di tavoli di lavoro formati dai responsabili dei principali musei del territorio ed effettuati nel 2002-2003 sulla base degli indirizzi e delle sollecitazioni della normativa della Regione Lombardia. Si basa su di un progetto di fattibilità per una rete museale cofinanziato dalla Regione Lombardia e rivolto a tutte le Province lombarde. 4. Sistema Museale Valtellina. Il Sistema Museale nasce nel 2011, su iniziativa della Provincia di Sondrio, per formalizzare una cooperazione, già in atto dal 2007, tra alcuni musei valtellinesi. Il coordinamento, attuato senza tener conto di modelli di riferimento, punta a ridurre i costi sfruttando al meglio le risorse complementari disponibili. Si configura come operazione volta a ottimizzare i risultati sul piano comunicativo e produttivo. 5. Sistema Museale Provinciale Polesine. Il sistema è nato nel 2013 dalla volontà di alcuni musei e della Provincia di Rovigo di far conoscere, valorizzare, qualificare e promuovere le realtà museali del territorio. La formalizzazione della convenzione, gestita dall’Assessorato alla Cultura della Provincia di Rovigo, è stata preceduta da un’analisi delle risorse territoriali e da uno studio dei modelli di riferimento da parte dei soggetti proponenti. 6. Bergbaumuseum (la rete dei musei delle miniere della Provincia di Bolzano). Il sistema nasce nel 1988 su iniziativa della Provincia autonoma di Bolzano, realizzando la volontà degli organi politici di attivare le miniere dismesse e di trasformarle in musei. 7. Musei di Maremma. Costituito nel 2003 su proposta della Provincia di Grosseto, il sistema museale provinciale “Musei di Maremma” viene formalizzato nel 2006 con l’adesione di tutti i Comuni coinvolti e con la delega gestionale al Settore Politiche Culturali - Musei, Archivi e Biblioteche del Comune di Massa Marittima. L’esigenza di promuovere i musei locali, per migliorarne la sostenibilità finanziaria e ampliarne la missione culturale, ha indotto a effettuare preventivamente studi di fattibilità e ad esaminare le esperienze delle © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | I sistemi museali in Italia 6
reti museali più vicine. Dal 2012 ha aderito alla rete il Parco minerario delle Colline Metallifere Grossetane. 8. Carnia Musei. Il sistema è nato nel 1998 su iniziativa della Comunità Montana locale, allo scopo di valorizzare il patrimonio culturale del territorio carnico. L’Ente ha accolto le istanze dei piccoli comuni, che chiedevano maggiore visibilità e condivisione delle risorse, e si è posto come partner per un progetto europeo (fondi Interreg Italia - Austria) garantendo, con un cofinanziamento, l’avvio dell’ufficio di rete. 9. Musei Senesi. La Fondazione Musei Senesi nasce nel 2002 per iniziativa della Provincia di Siena con il compito di consolidare e sviluppare il sistema museale precedente (uno tra i primi in Italia, realizzato negli anni Novanta). L’obiettivo della Fondazione Musei Senesi è quello di sostenere i musei e di attuare un’integrazione con il patrimonio culturale dei luoghi in cui sorgono e di cui manifestano le peculiarità, tramite un modello gestionale di stampo partecipativo. Durante il periodo 2009-2011 è stato promosso un ulteriore percorso di revisione e aggiornamento dello Statuto. 10. Sistema Museale della Provincia di Ravenna. Il sistema è nato nel 1997 su iniziativa della Provincia di Ravenna con l’intento di valorizzare un patrimonio frammentato, eterogeneo e diffuso, promuovendone la conoscenza e aiutando i musei nel loro percorso di crescita. L’obiettivo del sistema è quello di attrarre sul territorio maggiori risorse (oltre che realizzare economie di scala), al fine di integrare gli scarsi investimenti fino a quel momento riservati al settore museale. 11. Musei Piceni. Il sistema è nato nel 2003, in seguito alla partecipazione a un bando europeo, con l’intento di avvicinare realtà museali simili tra loro per operare in sinergia con il paesaggio culturale del piceno. L’iniziativa è della società Progetto Zenone che aveva sperimentato un progetto culturale di rete civica nella città di Ripatransone, divenuta poi il Comune promotore. 12. Sistema Museale dell’Umbria. Il Sistema Museale dell'Umbria è contemplato dalla L.R. 35/1990 e da questa data si considera operante. Il Sistema è stato rivisitato con la L.R. 24/2003 “Sistema Museale regionale - Salvaguardia e valorizzazione dei beni culturali connessi”. 13. Sistema Museale Territoriale dei Castelli Romani e Prenestini. Il sistema nasce nel 2003 su iniziativa della XI Comunità Montana del Lazio, con la volontà di aumentare il prestigio e la visibilità dei singoli musei. Con la costituzione dell’Assemblea degli Amministratori e del Comitato Tecnico Scientifico diventa operativo il nucleo di gestione del sistema. 4. Le spinte alla realizzazione dei sistemi museali Lo scenario in cui si inserisce l’attività museale si presenta quanto mai difficile alla luce della scarsità delle risorse disponibili per la gestione dell’enorme patrimonio artistico del nostro Paese (Zan, 1999). La realizzazione di collaborazioni fra musei può rappresentare una modalità efficiente di rispondere alle sfide gestionali che soprattutto i musei di dimensioni più ridotte devono fronteggiare. © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | I sistemi museali in Italia 7
Come indicato da Badgadli (2001), le ragioni che spingono alla costituzione delle reti e dei sistemi in campo museale sono ascrivibili a tre categorie, in linea con le tre prospettive teoriche che spiegano la costituzione di qualunque tipo di collaborazione. La prima categoria di spinte è rappresentata dall’efficienza economica (Williamson, 1985). Essa può essere ottenuta riducendo i costi o aumentando i ricavi, garantendo così maggiori possibilità di sopravvivenza per le aziende museali e migliori modalità di esercitare le proprie funzioni. I sistemi studiati manifestano questo genere di spinta e, in particolare, gli intervistati sottolineano come il proprio sistema sia nato prevalentemente nell’ottica del contenimento dei costi più che per favorire l’aumento dei ricavi. Il secondo gruppo di spinte, invece, è legato ai processi di isomorfismo (Oliver, 1990; Di Maggio e Powell, 1991), secondo cui le aziende sono portate a collaborare e assomigliarsi per ottenere autorizzazioni, ottemperare a norme, acquisire legittimità e incrementare visibilità e prestigio. I sistemi museali analizzati in questo studio rivelano questo genere di spinte e, in particolare, il ruolo determinante della necessità di potenziare la visibilità e la legittimazione dei singoli musei. La terza ragione che spinge le aziende a collaborare risiede nella complementarietà delle risorse da esse possedute (Chung et al., 2000). Per potere infatti acquisire risorse non facilmente reperibili sul mercato, le aziende museali possono cooperare allo scopo di condividere risorse complementari. Sebbene in letteratura tale ragione sembrasse essere meno importante delle altre (Bagdadli, 2001; Alberti et al., 2005), i responsabili dei sistemi museali intervistati l’hanno sottolineata come la principale spinta alla collaborazione, dopo quella relativa alla necessità di aumentare la visibilità dei singoli musei. Figura 4. Le spinte alla realizzazione dei sistemi museali © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | I sistemi museali in Italia 8
5. L’oggetto della collaborazione fra musei L’oggetto della collaborazione fra musei, e più in generale fra aziende di ogni tipo, può essere costituito da risorse e da attività. Le prime sono i fattori produttivi a disposizione di un’azienda, mentre le seconde sono quegli insiemi di azioni attraverso cui i fattori produttivi vengono trasformati in un sistema d’offerta (Coda, 1984). Figura 5. Risorse e attività nei sistemi museali Come rappresentato in figura 5, un museo raccoglie risorse da diverse fonti (pubbliche e private); con tali risorse ha la possibilità di acquisirne altre e condurre attività a beneficio dell’utenza. Dato che lo scenario attuale prevede sia fonti meno generose sia utenti sempre più esigenti, l’adesione ad un sistema museale può rappresentare una modalità per raccogliere più risorse con le quali esternalizzare alcune attività da offrire sia all’utente sia al museo stesso. Ma quali sono le risorse e le attività messe in condivisione dai musei aderenti ai sistemi museali? La letteratura aziendalistica classifica le risorse in: materiali (di natura finanziaria o fisica), immateriali (come le informazioni) e umane (Grant, 1995). Nel caso dei sistemi museali, le risorse materiali possono afferire al patrimonio artistico o a quello promozionale/pubblicitario: i responsabili dei sistemi museali riportano che è quest’ultimo (spesso di natura multimediale) ad essere particolarmente condiviso fra i musei partecipanti. Risulta difficile condividere il personale museale, se non nelle figure dedicate alla gestione del sistema. Molto più condivise risultano invece le risorse finanziarie, spesso reperite proprio in virtù dell’adesione ad un sistema museale. © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | I sistemi museali in Italia 9
Figura 6. Le risorse condivise dai musei aderenti ai sistemi museali Come rappresentato in figura 7, le attività che più delle altre vengono condivise nei sistemi museali sono quelle relative alla comunicazione esterna e alla raccolta dei fondi pubblici, seguite dalle attività di pianificazione e sviluppo e dai servizi didattici. Si può quindi affermare che i sistemi museali consentono attualmente di realizzare collaborazioni tanto sul piano esterno quanto su quello interno. Figura 7. Le attività condivise dai musei aderenti ai sistemi museali © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | I sistemi museali in Italia 10
In particolare, per quanto riguarda la comunicazione esterna, i musei in rete hanno sviluppato cataloghi e guide, siti web, profili inseriti in social network e marchi collettivi. Le strutture di sistema consentono ai musei aderenti di essere visibili nell’ambito di fiere internazionali e soprattutto nazionali, e ne gestiscono i rapporti con la stampa e con tutti gli stakeholder. Per quanto riguarda la didattica, i sistemi museali sviluppano iniziative congiunte tanto per adulti quanto per bambini, come la realizzazione di percorsi educativi reali e virtuali, di laboratori esperienziali e di pubblicazioni di varia natura. Meno condivisi (o meglio, condivisi dalle realtà più strutturate e virtuose) risultano altri tipi di attività, come la raccolta di fondi privati, l’attività espositiva, l’acquisizione di strumenti di catalogazione, la ricerca, la conservazione delle collezioni, l’amministrazione contabile e la gestione del personale. Nel caso di alcune di queste attività si potrebbero certamente ipotizzare aree di collaborazione, come nel caso dello sviluppo di esposizioni temporanee e di iniziative di fund raising. 6. La struttura dei sistemi museali Si possono individuare sostanzialmente due forme giuridiche differenti che caratterizzano i sistemi museali nel loro complesso: la convenzione e la fondazione (Bonel e Moretti, 2004). Nel primo caso, i musei (su base regionale, interprovinciale o provinciale) aderiscono ad una convenzione e affidano la gestione del sistema a un ente capofila. Nel secondo caso, invece, si dà vita ad un vero e proprio soggetto economico. Il caso della convenzione regionale prevede una libera adesione dei musei presenti nella Regione che ritengano di avere affinità o interesse ad unirsi in sistema. A livello operativo, il referente istituzionale del sistema diviene l'Assessorato alla cultura della Regione. I casi più rappresentativi sono però quelli di dimensione provinciale. In questo caso, la convenzione stipulata tra i vari musei facenti parte del sistema e la Provincia si caratterizza per una forma sostanzialmente stabile che di rado vede l’accrescersi del sistema attraverso adesioni successive. È possibile attribuire tale caratteristica alla dimensione ridotta della realtà territoriale, la quale induce la creazione del sistema sulla base di analisi delle condizioni del territorio e per ottemperare ad esigenze specifiche individuate spesso in una fase preliminare. Non di rado, nel caso del sistema provinciale, si possono individuare due livelli di interazione con l’ente di riferimento: un primo livello “di indirizzo” tra il comitato scientifico (o realtà analoga) e gli uffici dell’Assessorato provinciale alla cultura, ed un secondo livello, che potremmo definire “istituzionale”, tra il direttore di sistema (o figura analoga di coordinamento) e l’Assessorato alla cultura della Provincia. Lo strumento della fondazione consente di offrire al sistema una maggiore autonomia, sia dal punto di vista della programmazione, sia per ciò che concerne l’indipendenza dalle linee di politica culturale dell’ente di riferimento, sia infine per ciò che attiene alle modalità gestionali e ai rapporti con altre realtà pubbliche o private. Nel caso della fondazione si possono notare quali momenti caratterizzanti la redazione di un atto costitutivo e la nomina di un comitato direttivo, o di un direttore in capo al quale verranno posti i compiti di gestione ed indirizzo definiti dal comitato direttivo della fondazione stessa. © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | I sistemi museali in Italia 11
In entrambi i casi si può riscontare la compresenza di autonomia gestionale e di momenti periodici di confronto, sia per ciò che concerne gli indirizzi culturali del sistema, sia per ciò che attiene agli aspetti gestionali. La costituzione di comitati scientifici è pressoché una costante di tutti i sistemi, così come alcune finalità caratteristiche quali la valorizzazione del territorio, la progettualità condivisa, il riferimento diretto tra il sistema e l’Assessorato di competenza. È possibile altresì notare come le fondazioni riescano ad integrare in maniera più efficace tutto ciò che concerne i rapporti con i privati, sia in virtù di un assetto istituzionale più snello, sia perché maggiormente apprezzate dai privati in quanto gravate da minori vincoli burocratici. Inoltre, le modalità di gestione delle fondazioni gravitano sulla definizione di linee di indirizzo pluriennali e sul controllo esercitato dai comitati di revisione, sulla base dei bilanci preventivi e consuntivi. In generale, le strutture di sistema prevedono momenti di pianificazione e di verifica sia a livello collegiale che a livello locale. Tuttavia esistono sistemi che demandano i momenti di pianificazione e controllo all’ente di riferimento, segnatamente all’Assessorato. Per ciò che concerne i controlli di gestione in senso tecnico, si osserva una situazione di ampia eterogeneità. Essi possono essere caratterizzati da grande diversificazione e profondità di intervento, così come da limitatezza di intervento e di incisività. In generale, è possibile ipotizzare una scala che vede al minimo di intervento il monitoraggio integrato di biglietteria e al massimo una vera e propria gestione computerizzata delle performance di sistema. È altresì possibile evidenziare come nel caso delle fondazioni vi sia una maggiore cura per il controllo di gestione, in quanto momento determinante per la definizione degli obiettivi e per il loro successivo controllo. Allo stesso modo dei rapporti con i privati, il fund raising appare prerogativa pressoché unica delle fondazioni in quanto i sistemi regolati da convenzioni basano le proprie attività esclusivamente sui contributi provenienti dalle istituzioni di riferimento, sotto forma di voci di spesa presenti nel bilancio degli assessorati. Negli ultimi anni si è assistito ad un incremento della partecipazione ai bandi europei, non soltanto da parte delle fondazioni, attive da sempre su questo fronte, ma anche da parte dei sistemi basati su convenzioni. Tale partecipazione è però da circoscrivere alle realtà maggiormente organizzate e dotate di maggiori risorse impiegabili nelle compilazioni dei bandi stessi. Ad oggi appare come un’opportunità non ancora sfruttata appieno quella di inserire, all’interno delle reti museali, i siti archeologici, come nel caso della Rete dei Castelli Romani e Prenestini, oltre che di attuare un processo di rifunzionalizzazione di alcuni luoghi/edifici del tessuto urbano, quali, ad esempio, i Musei delle miniere della Provincia di Bolzano, o i numerosi luoghi di ampio interesse archeologico industriale, dotati, come nel caso del Villaggio industriale di Crespi d’Adda, di riconoscimento Unesco. 7. I risultati ottenuti attraverso la collaborazione In linea con l’articolo 6 del D. Lgs. 42/2004, la valorizzazione del patrimonio culturale può essere definita come l’esercizio delle funzioni e la disciplina delle attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso. Per verificare se i sistemi museali sono efficaci nella valorizzazione del patrimonio culturale, risulta quindi opportuno interrogarsi sulla loro capacità di contribuire sotto vari aspetti al miglioramento del funzionamento dei singoli musei aderenti. © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | I sistemi museali in Italia 12
Sono molteplici le direzioni lungo le quali esaminare i risultati di un sistema museale. Secondo Sinatra et al. (2002), i risultati dei singoli musei possono essere analizzati attraverso quattro prospettive. La prospettiva interna pone enfasi sul funzionamento della struttura museale, con particolare riguardo all’adeguatezza delle risorse umane e degli strumenti gestionali, alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio artistico. La prospettiva utente si riferisce all'interazione tra il museo e i propri visitatori (attuali e potenziali) ed è pertanto incentrata sulla numerosità, varietà e soddisfazione degli utenti, e su quanto offerto loro (in termini di mostre, eventi e servizi di varia natura). La prospettiva del sistema autorizzante, o prospettiva relazionale, si riferisce invece all’interazione tra il museo e gli altri portatori di interessi, in particolare gli enti pubblici territoriali. La prospettiva economica, infine, è quella relativa ai costi e ai ricavi, che consentono al museo, se opportunamente bilanciati, di durare nel tempo e realizzare la propria missione (Bernardi, 1996). A tali prospettive, già utilizzate in letteratura da Alberti et al. (2005a; 2005b), è stata aggiunta una prospettiva esterna, intesa come l’insieme dei risultati della rete in termini di ricadute sullo sviluppo del territorio in cui insiste. Tale prospettiva include sostanzialmente il cosiddetto impatto economico indotto (Sollima, 2004), ossia l’aumento degli scambi economici e dei flussi turistici nel territorio di riferimento. Figura 8. Le prospettive di miglioramento dei risultati dei musei aderenti ai sistemi museali La figura 8 riporta, per ciascuna delle suddette cinque prospettive, i valori medi delle risposte fornite dai responsabili delle reti museali. Da tali indicatori si nota come i principali risultati sembrino essere emersi nell’ambito della prospettiva utente, di quella relazionale e di quella esterna, mentre più contenuti sono quelli realizzati nell’ambito della dimensione interna e di quella economica. Di seguito si analizza nel dettaglio ciascuna prospettiva. Per quanto riguarda la prospettiva interna, i responsabili dei sistemi museali non registrano particolari effetti positivi nell’ambito dei musei aderenti, se non nel potenziamento dei sistemi di catalogazione e nel miglioramento della qualità del personale. Si tratta nella maggior parte dei casi di effetti indiretti, ossia legati all’esigenza di relazionarsi ad altri soggetti nel migliore dei modi © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | I sistemi museali in Italia 13
possibile. Alcuni responsabili dei sistemi museali hanno infatti sottolineato come nell’ambito dei musei aderenti si sia sviluppato, a seguito dell’adesione, un maggior senso di responsabilità a tutti i livelli gerarchici, derivante principalmente dal doversi confrontare con altri soggetti. Figura 9. Gli effetti della realizzazione dei sistemi museali nella prospettiva interna Migliori sembrano essere i risultati nella prospettiva del servizio all’utenza. A seguito della costituzione dei sistemi museali, si è riusciti in particolare a sviluppare attività didattica e servizi culturali vari (anche sul piano multimediale), aumentando così la soddisfazione dei visitatori. I responsabili dei sistemi museali affermano inoltre di avere riscontrato un aumento della numerosità e della varietà dei visitatori, in virtù di una maggiore offerta in termini di eventi e mostre organizzate. A titolo esemplificativo, il numero di visitatori dei musei aderenti a Torino Musei è più che triplicato in 10 anni di esperienza sistemica: certamente, la crescita può essere legata anche ad altri fattori, ma altrettanto certamente lo sviluppo del network ha avuto il suo peso. Si sottolinea inoltre come la possibilità di condividere risorse e attività consenta ai musei aderenti di sviluppare iniziative innovative, sfruttando le opportunità offerte dalle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione per migliorare la qualità dell’offerta. Figura 10. Gli effetti della realizzazione dei sistemi museali nella prospettiva utente © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | I sistemi museali in Italia 14
Anche sotto il profilo relazionale i sistemi museali sembrano aver contribuito positivamente alla legittimazione dei musei nell’ambito del sistema autorizzante. In particolare, si registra un miglioramento delle relazioni con gli enti pubblici locali (Regioni, Provincie e Comuni) con cui i sistemi si relazionano per ricevere risorse in cambio di un processo di creazione di valore pubblico. Figura 11. Gli effetti della realizzazione dei sistemi museali nella prospettiva relazionale Particolare attenzione merita la discussione degli effetti economici derivanti dalla costituzione dei sistemi museali. I responsabili dei sistemi registrano infatti che i musei aderenti non riescono a contenere particolarmente il costo del personale e i costi legati alla conservazione del patrimonio artistico, ma che riescono a limitare quelli relativi alla valorizzazione dello stesso, ossia i costi per il marketing, la didattica, lo sviluppo di eventi e l’offerta di servizi. Anche sotto il profilo dei ricavi si registra un dato particolare: la costituzione dei sistemi museali non consente di aumentare particolarmente i ricavi da biglietteria e servizi vari, né i contributi da privati, ma certamente favorisce la possibilità di ottenere maggiori contributi pubblici. Figura 12. Gli effetti della realizzazione dei sistemi museali nella prospettiva economica © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | I sistemi museali in Italia 15
Se si leggono congiuntamente i due risultati, appare dunque che la maggior soddisfazione dell’utente, derivante da una maggiore valorizzazione del patrimonio artistico, è finanziata da fondi pubblici. In altre parole, non è l’utente a pagare un prezzo maggiore per un miglior servizio, ma lo Stato. Figura 13. Gli effetti della realizzazione dei sistemi museali nella prospettiva esterna Infine, sotto il profilo della prospettiva esterna, i responsabili dei sistemi museali sottolineano come la creazione dei sistemi stessi abbia consentito in qualche misura lo sviluppo del territorio di riferimento. È difficile per loro misurare l’entità di tale impatto, ma si riscontra un evidente effetto positivo, seppur modesto, sui flussi turistici nell’area in cui sono nati i sistemi museali. Figura 14. Il circolo virtuoso dei risultati dei musei aderenti ad un sistema museale Le cinque prospettive non sono certamente indipendenti, ma legate, a sistema, da un insieme di relazioni tali per cui è possibile, aderendo ad un sistema museale, attivare un circolo virtuoso. Il © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | I sistemi museali in Italia 16
miglioramento delle relazioni esterne consente di ottenere maggiori risorse (con un impatto positivo sulla dimensione economica) e di migliorare i processi interni ai singoli musei. Le migliorie di natura interna possono essere ottenute a discapito della dimensione economica (ossia sostenendo costi). Inoltre, contribuiscono a rafforzare la soddisfazione dell’utenza e quindi indirettamente, quantomeno sul piano potenziale, a migliorare la dimensione economica. Un’utenza più soddisfatta può generare benefici di natura esterna, a loro volta capaci di migliorare la dimensione relazionale del museo. È importante infine sottolineare la criticità, tanto per i singoli musei quanto per i sistemi museali, legata allo sviluppo di sistemi di pianificazione e controllo strategico, capaci di aiutare la dirigenza nel fissare obiettivi sfidanti ma raggiungibili, e di monitorare i risultati attraverso indicatori corretti e significativi. 8. I fattori che favoriscono e quelli che ostacolano il funzionamento dei sistemi museali Scheff e Kotler (1996) sottolineano come il successo di un progetto di collaborazione in ambito culturale dipenda dal rispetto di alcuni fattori critici di successo, ossia di alcuni elementi che possono favorire od ostacolare la progettazione e l’implementazione di una rete interorganizzativa. Essi sono: l’identificazione degli obiettivi di fondo del sistema, cioè la definizione di una visione condivisa tra i partecipanti; la creazione del consenso intorno alle iniziative congiunte; la costruzione della fiducia, a sua volta basata sulla conoscenza reciproca dei partecipanti; la comunicazione fra i partecipanti, attraverso ogni tipo di meccanismo formale e informale; la definizione della leadership e dei gradi di coinvolgimento dei partecipanti, sulla base delle risorse e delle competenze disponibili in ciascun soggetto; l’impegno a dotarsi di risorse finanziarie adeguate per consentire il funzionamento del sistema. A questi è possibile aggiungere ulteriori tre fattori che influenzano i precedenti: la disponibilità di risorse umane competenti; la qualità delle relazioni fra i partecipanti; la sponsorship politica. Ci si è chiesti quali tra questi fattori, nell’esperienza dei sistemi museali indagati, stiano funzionando come elementi frenanti o come propulsori della nascita e del successo della rete. Tutti i suddetti elementi sembrano avere agito come motori del successo dei sistemi museali studiati, a testimonianza del fatto che i casi oggetto di analisi rappresentano esperienze positive nel panorama italiano. In particolare, si segnala una buona capacità, da parte delle strutture di sistema, nel gestire i processi di comunicazione interna. Attraverso un’attenta gestione della comunicazione si riesce a far sì che collaborino, all’interno dello stesso sistema, musei particolarmente diversi fra loro in termini di contenuti, dimensioni, risorse e obiettivi. Il fattore su cui sembrano emergere più difficoltà è invece quello relativo al reperimento di risorse finanziarie adeguate. Dalla conversazione con i responsabili dei sistemi museali sono emerse profonde preoccupazioni relative agli anni più recenti e a quelli futuri. La crisi economica che sta colpendo il nostro Paese, tanto nel settore pubblico quanto in quello privato, sta rallentando fortemente le capacità dei singoli musei e dei sistemi a cui aderiscono. © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | I sistemi museali in Italia 17
I Comuni e le Province hanno sempre meno risorse spendibili e ruoli sempre più ridimensionati; le spese per la cultura sono in contrazione; alcune importanti istituzioni finanziarie, generalmente capaci di sostenere progetti di sviluppo culturale, sono in difficoltà; le attività di fund raising presso i privati non trovano terreno fertile. In questo contesto economico i musei faticano nell’acquisire ulteriori risorse, come quelle umane, sempre più limitate, mettendo anche a rischio la capacità di partecipare al sistema in modo adeguato. Figura 15. I fattori critici di successo di un sistema museale “Freno” “Motore” 9. Conclusioni A seguito di questa analisi è importante evidenziare che molti responsabili di sistemi museali hanno sottolineato come i risultati ottenuti attraverso la collaborazione, soprattutto nel caso di realtà di piccole dimensioni, non si sarebbero potuti mai raggiungere agendo in modo individuale nell’attuale mercato dell’arte e della cultura. In altre parole, l’adesione ad un sistema museale sembra emergere come una condizione necessaria per la sopravvivenza dei musei di minore dimensione. Per molti responsabili dei sistemi museali le strutture da loro dirette rappresentano il vero motore per lo sviluppo locale a base culturale, perché rappresentano l’unico ponte fra il patrimonio artistico conservato dai musei e il territorio da cui tale patrimonio proviene. Certamente, occorre che i sistemi siano ben strutturati (e in questo senso la struttura della fondazione sembra emergere come preferibile a quella della convenzione) e dotati di sistemi organizzativi ben sviluppati. Un primo aspetto ad emergere con interesse, dopo aver affrontato l'analisi di alcuni tra i principali sistemi museali presenti in Italia, consiste nell'effetto, più o meno indiretto, che tali unioni convenzionali provocano sui vari attori che ne vanno a far parte. Il solo fatto di partecipare ad un sistema, infatti, costringe tutti i membri a ripensare sia le modalità di utilizzo delle proprie risorse, sia il dimensionamento delle stesse in rapporto alle condizioni di sistema. Ciò vale anche per il © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | I sistemi museali in Italia 18
patrimonio di conoscenze che, una volta messo in rete, si trova a moltiplicare le proprie potenzialità, non solo dal punto di vista del proprio valore intrinseco, bensì in chiave di interazione tra conoscenze di tipo analogo, accrescendone così la portata. Al contrario, la presente analisi ha evidenziato anche determinate criticità che, nell’ambito del nostro Paese, assumono ormai caratteristiche tipiche: la diffidenza nel mettere in comune conoscenze o patrimoni, in particolar modo di tipo artistico-culturale, e la difficoltà nel far dialogare realtà gestionali dimensionalmente, istituzionalmente e storicamente diverse. L'attuale panorama, contraddistinto dalla multimedialità digitale, da una parte favorisce in maniera netta le aggregazioni dirette, dall'altra crea sempre più isolamento per tutte quelle realtà che non riescono a collocarsi in maniera virtuosa all'interno di una rete. Eppure, solo per fare un esempio, una delle tipiche mancanze inerenti alle nostre realtà museali, e alle nostre istituzioni culturali in genere, consiste nella frequente carenza di siti internet evoluti e di servizi aggiuntivi di fruizione integrata, o se si vuole di realtà aumentata, relativi ai beni e ai patrimoni conservati. Questo ha un impatto negativo sia per ciò che concerne l’offerta al pubblico, sia per ciò che attiene alle potenzialità inespresse del nostro patrimonio nazionale complessivo. Il concetto di “sistema museale” è in generale chiaro e gode, nei confronti di pressoché tutti i livelli amministrativi indagati, di ottima reputazione, sia tra coloro che hanno messo in atto politiche finalizzate alla realizzazione di sistemi museali, sia tra coloro che dichiarano auspicare tali passaggi per la propria amministrazione nel più breve tempo possibile, sia tra coloro che, pur non avendo ancora intrapreso un cammino di questo tipo, ne presuppongono numerosi vantaggi. Ciò si può percepire in maniera trasversale a quasi tutti i livelli istituzionali, dal più piccolo Comune alle Regioni, e in pressoché tutte le realtà museali, da quelle di importanza internazionale fino alle numerose realtà minori che contraddistinguono il panorama italiano. Facendo riferimento a un particolare tipo di problema che interessa il nostro Paese con sempre più urgenza e purtroppo in maniera sempre più tipica, pare di particolare interesse notare come i sistemi museali vengano percepiti quali strumenti di alleggerimento dal peso burocratico, anche a prescindere dalla verifica concreta di tale effetto positivo. Ciò emerge in particolare quando, rivolgendosi agli addetti del settore, si chiede loro di esprimere in maniera sintetica i concetti che, all'interno della presente ricerca, sono poi stati declinati secondo voci di maggiore specificità. Si può dunque dire che l’alleggerimento burocratico viene comunque percepito come una priorità, a prescindere dai mezzi per ottenerlo. Le ricadute concrete inerenti alla realizzazione e alla messa a regime dei sistemi museali si estrinsecano in primo luogo nella possibilità di partecipare in maniera più competitiva ai bandi europei; in secondo luogo, nella possibilità di porsi, nei confronti degli interlocutori privati, con una maggiore autorevolezza e un più elevato grado di interesse dal punto di vista del marketing culturale; in terzo luogo, nel creare le condizioni per dar vita a tutta una serie di iniziative che vanno dalla realizzazione di eventi trasversali, alla messa a sistema delle potenzialità comunicative e gestionali, fino al sostegno virtuoso delle realtà minori. La spinta a realizzare sistemi museali che godano di un presupposto di omogeneità mette al riparo, il più delle volte, dal rischio di incomunicabilità o impermeabilità tra procedure differenti, anche se, occorre dire, nei casi in cui tale rischio si verifichi fondato sarà il sistema nel suo insieme a subirne le conseguenze, spesso sotto forma di progressiva perdita di importanza. © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | I sistemi museali in Italia 19
Un ulteriore tipo di criticità può essere ravvisato nel momento in cui all'interno del sistema non vi sia un chiaro riconoscimento dei ruoli o delle “gerarchie” tra i propri membri. Ciò può verificarsi sia per un eccesso di imposizione del proprio ruolo nei confronti delle altre realtà, sia per un deficit o una latitanza di leadership all'interno della rete. Nel caso di un errato riconoscimento di ruolo “per eccesso”, una determinata realtà museale si verrà a trovare nella condizione di veder non riconosciuta la propria leadership, con la conseguente creazione di evidenti problematiche interne al sistema stesso. Nel caso, invece, di un errato riconoscimento di ruolo “per difetto”, una realtà unanimemente riconosciuta come primaria non riuscirà o non intenderà svolgere il ruolo naturale di capofila, dando così vita ad una serie di ritardi, incomprensioni ed inadempienze. Infine, è necessario evidenziare come criticità, perlomeno indiretta, il fatto che l'esistenza stessa del sistema museale, almeno nella fase attuale, dipenda totalmente dagli stanziamenti dell'ente istituzionale di riferimento, con la virtuosa eccezione di alcune fondazioni, il che lega in maniera decisiva ogni iniziativa del sistema alle singole voci presenti nei bilanci degli enti locali, causando con ciò notevoli difficoltà per i sistemi nel pianificare politiche culturali di medio e lungo termine. Alla luce dei dati riscontrati, risultano funzionare meglio le reti che contemplano nella loro struttura più gradi di “leggerezza” e più attenzione per la specializzazione scientifico- professionale. La maggiore flessibilità nel modificare geometria e assetto in funzione dei progetti permette di poter beneficiare di finanziamenti e sperimentazioni capaci di rispondere a esigenze culturali o di marketing territoriale in grado di coinvolgere grandi e piccoli musei. Inoltre, innesca meccanismi che consentono di rispondere alle esigenze eterogenee dei membri, garantiscono continuità al sistema e permettono una programmazione congiunta. Una formula che potrebbe aprire in futuro a ulteriori integrazioni con gli altri luoghi della cultura, sia dal lato gestionale che progettuale. Da un punto di vista di “prospettiva esterna”, se si considerano come primarie le ricadute che le possibili sinergie generate dalle reti possono creare sul territorio, potrà rivelarsi particolarmente appropriato dare vita a tutte quelle forme di sinergie virtuose tra reti museali e soggetti diversi quali archivi, biblioteche, gallerie, centri di ricerca, università, in modo da stimolare non soltanto un interscambio reciproco di competenze, ma da dare altresì impulso a tutto il comparto nel senso più ampio. A tal proposito, una sempre maggiore spinta sinergica nei confronti della Commissione Nazionale Unesco può rappresentare, grazie al prestigio mondiale della Lista dei Patrimoni, un fattore di ulteriore facilitazione per ogni processo virtuoso. È inoltre da considerare la difficoltà derivante dal non poter formare, a livello istituzionale, professionisti museali che si impegnino a diventare “specialisti di carriera”. Una condizione acuita dalle nuove disposizioni che non permettono agli enti pubblici di affidare incarichi a esterni in cambio di servizi continuativi di qualità. Con la conseguenza che diventa sempre più difficile assumere referenti scientifici che accettino la responsabilità di operare in un contesto lavorativo saltuario e non del tutto formato e competente. Circostanze che vanno a scapito della programmazione culturale e dei processi gestionali e comunicativi: motivazioni fondamentali per cui si forma il sistema. È auspicabile che nel nostro Paese le iniziative di collaborazione vengano sempre più supportate sotto il profilo giuridico e finanziario. In molte realtà europee si riscontrano infatti forme organizzative più strutturate, legislazioni più articolate, un maggior grado di integrazione fra pubblico e privato, nonché una maggiore capacità di sviluppare sistemi di offerta turistico- © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | I sistemi museali in Italia 20
culturale (Lazzaretti, 2006). Purtroppo l’Italia, pur disponendo di un patrimonio artistico di primo piano, mostra ancora un potenziale inespresso anche da questo punto di vista. Sotto il profilo culturale, è comunque opportuno che nel nostro Paese il museo venga sempre più percepito come un luogo dedicato non solo alla conservazione della cultura, ma anche alla sua produzione. Si auspica inoltre che si mettano da parte quei particolarismi e quei campanilismi che possono rappresentare forme di inerzia nello sviluppo di esperienze di collaborazione. © Aspen Institute Italia | Interesse nazionale | I sistemi museali in Italia 21
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