GUIDA ALLA SCRITTURA DI TESTI TECNICO-SCIENTIFICI - Indicazioni utili per la compilazione di relazioni tecniche e tesi di laurea - Facoltà di ...
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Facoltà di Agraria Corsi di Laurea in Scienze Agrarie e Tecnologie Alimentari GUIDA ALLA SCRITTURA DI TESTI TECNICO-SCIENTIFICI Indicazioni utili per la compilazione di relazioni tecniche e tesi di laurea
Facoltà di Agraria Corsi di Laurea in Scienze Agrarie e Tecnologie alimentari INDICE 1. Introduzione ...................................................................................................................3 2. Un’informazione efficace ed essenziale ......................................................................3 2.1 Frasi chiare, testo conciso..........................................................................................4 2.2 Dare una struttura al testo..........................................................................................5 2.3 Scegliere le parole......................................................................................................6 2.3.1 Usare le parole straniere.................................................................................................. 7 2.3.2 Parole nella terra di nessuno ........................................................................................... 7 2.4 Scegliere i caratteri.....................................................................................................8 2.4.1 Maiuscole e minuscole..................................................................................................... 9 2.4.2 Le unità di misura............................................................................................................. 9 2.5 Impaginare il testo ....................................................................................................10 3. Presentare i dati: tabelle e figure................................................................................11 3.1 Testi o dati numerici? ...............................................................................................11 3.2 Utilizzare tabelle e figure ..........................................................................................12 3.2.1 Inserire le figure nel testo............................................................................................... 14 3.2.2 Inserire le tabelle nel testo ............................................................................................. 15 4. I riferimenti bibliografici ..............................................................................................17 5. La revisione finale........................................................................................................20 6. Un caso particolare: la presentazione in Power Point.............................................22 7. Bibliografia utilizzata nella redazione della “Guida alla scrittura” ..........................24 ALLEGATO. Traccia per la revisione finale del testo ...................................................25 2 Edizione 2004-2005
Facoltà di Agraria Corsi di Laurea in Scienze Agrarie e Tecnologie alimentari 1. Introduzione La scrittura tecnico-scientifica è anzitutto una scrittura di contenuti. Con un qualsiasi argomento, ciò che conta è la qualità dell'informazione, più che il modo in cui è presentata. Perché mai chi si occupa di temi tecnico-scientifici dovrebbe preoccuparsi del linguaggio, o dello stile della scrittura? Il problema della qualità della presentazione sorge nel momento in cui si vogliono condividere le informazioni con altre persone. Essere esperti in una certa materia non vuol dire essere capaci di saperla divulgare altrettanto bene. Scrivere una relazione di laboratorio, la tesi di laurea, una richiesta di finanziamento, la domanda per una borsa di studio, un articolo che si vuole sottoporre a una rivista sono solo alcuni esempi di attività nelle quali la qualità della presentazione può pregiudicare l'accoglienza che verrà riservata ai contenuti. La comunicazione è una disciplina a sé: ecco perché la stesura di un testo tecnico può risultare più difficile del previsto. Anche indipendentemente dai contenuti, il testo tecnico-scientifico presenta poi alcuni aspetti peculiari: • si tratta di un testo ibrido, nel quale le parole convivono con formule, figure e tabelle; • il testo tecnico-scientifico è talvolta scritto a più mani; • il livello testuale spesso interagisce con due livelli linguistici, l’italiano e l’inglese. Questi tre aspetti rendono necessaria l'acquisizione di competenze di scrittura e di strategie testuali che raramente sono insegnate nella scuola dell’obbligo, ma che sono indispensabili per lo studente di un corso di laurea di tipo tecnico-scientifico. Questa breve guida vuole fornire alcune indicazioni utili alla compilazione di relazioni, tesine e tesi di laurea, e più in generale porre le basi per la scrittura dei primi testi a carattere tecnico- scientifico che lo studente affronta nel proprio percorso universitario. 2. Un’informazione efficace ed essenziale A differenza della scrittura letteraria, il testo tecnico-scientifico ha un carattere espositivo e argomentativo, e deve quindi prestare particolare attenzione alla struttura logica e formale del testo, ai problemi di coerenza, brevità, precisione e anche alle convenzioni editoriali. Prima di iniziare a scrivere, è indispensabile mettere a fuoco: • l’argomento che si sta per affrontare (qual è l’obiettivo per cui ci si accinge a scrivere? Come articolare la scaletta dei punti da trattare?); • il lettore cui è destinato il testo (è un lettore esperto, un conoscitore superficiale o un totale estraneo all’argomento trattato?); • il mezzo di diffusione del testo (sarà un testo cartaceo, una pagina web, una presentazione in Power Point?) • la prevista fruizione del testo (il testo sarà letto per esteso, oppure verrà solo consultato?). In funzione di questi aspetti, le strategie di scrittura da adottare possono infatti cambiare notevolmente. Un errore tipico in questo caso è l’adozione di una struttura ad “ipertesto”, tipica delle pagine web e dei testi consultati a video, per un testo destinato invece alla stampa e alla successiva consultazione cartacea. 3 Edizione 2004-2005
Facoltà di Agraria Corsi di Laurea in Scienze Agrarie e Tecnologie alimentari In generale, comunque, il testo deve essere efficace ed essenziale, cioè deve dire tutto ciò per cui viene scritto, ma nulla più di questo, senza divagare né avere parti introduttive ridondanti. 2.1 Frasi chiare, testo conciso Va innanzitutto chiarito che un testo tecnico-scientifico deve essere un testo vero e proprio, non un elenco; non è ammissibile limitarsi ad esporre i concetti per punti, ma devono esistere delle frasi di senso compiuto, connesse tra loro, che in italiano corretto sviluppano l’argomento trattato, introducono le tabelle con i dati e commentano i risultati riportati. Il testo tecnico-scientifico non deve mai essere scritto in prima persona: “è stata effettuata una visita presso l’azienda XY”, e non “abbiamo visitato l’azienda XY”; “si può concludere quindi che i risultati…” e non “posso quindi concludere che i risultati…” La lunghezza di un testo non conta, e il timore di non aver scritto abbastanza è puerile. Molto più grave è essere prolissi: uno scritto tecnico-scientifico ha il dovere di essere chiaro, conciso, essenziale. A questo scopo frasi brevi e lineari, con pochi incisi, sono di più agile lettura rispetto a frasi lunghe e molto articolate. La costruzione della frase deve essere lineare e comprensibile: l’esempio seguente mostra come è possibile esprimere in modo più o meno comprensibile il medesimo concetto: “l’eccellenza e il campo della ricerca è distintivo dell’identità del centro ed è la chiave per un migliore utilizzo delle risorse ambientali e per il livello delle produzioni agricole” “l’eccellenza e il campo d’indagine sono distintivi dell’identità del centro di ricerca, e rappresentano un’opportunità per una migliore salvaguardia delle risorse ambientali, pur mantenendo un livello soddisfacente nelle produzioni agricole”. Non bisogna mai essere avari nelle cancellature; parole e frasi superflue ricorrono abitualmente, ma è facile riconoscerle ed eliminarle: “appezzamenti esaminati in successione l’uno dopo l’altro…” “la figura 1 schematizza i risultati in forma grafica” “la concimazione in copertura è stata totalmente abolita” “il dolore è di natura essenzialmente cardiaca” Non si deve temere di fare affermazioni chiare; smussare le teorie con varie forme dubitative servirà solo ad appesantire il discorso: “Può sembrare ragionevole suggerire che tali effetti siano forse attribuibili al diserbo” L’attenzione del lettore è preziosa, ma è facilissimo perderla: i testi lunghi e monotoni vanno evitati, dando varietà visiva alla pagina con l’uso di titoli, sottotitoli, paragrafi, elenchi puntati, tabelle e figure. Rallentare il ritmo dell'informazione aiuta infatti la comprensione: se la frase è breve, il lettore si muove più lentamente, avendo tempo per assimilare, confrontare, imparare. Il ritmo di un testo è dato in gran parte dalla varietà della lunghezza delle frasi. Il lettore deve avere la sensazione di scivolare con naturalezza di frase in frase: vanno curati con attenzione i passaggi tra una frase e l’altra. Le frasi lunghe devono essere perfette in quanto a scorrevolezza, chiarezza e fluidità. Le parole di connessione e di passaggio (ciononostante, eppure, ma, allo stesso modo, comunque, poi, così, infatti, quindi) sono la 4 Edizione 2004-2005
Facoltà di Agraria Corsi di Laurea in Scienze Agrarie e Tecnologie alimentari colla delle frasi, sono ciò che fa di un insieme di frasi un discorso coerente e convincente. Anche qui, però, ci vuole moderazione. I punti di maggior impatto sul lettore sono l'inizio e la fine di una frase e di un periodo: i concetti più importanti vanno messi qui. Il paragrafo finale dovrebbe poi chiudere il testo senza trascinarsi troppo, ma senza lasciare nulla in sospeso. Per facilitare la lettura del testo, è meglio evitare la doppia negazione per fare un'affermazione positiva: "Non è detto che il crollo delle borse asiatiche non abbia conseguenze anche sull’economia europea" "Il crollo delle borse asiatiche avrà probabilmente conseguenze sull’economia europea ". Andrebbe sempre osservata la "legge della vicinanza", cioè tenere insieme soggetto, verbo e complemento oggetto, il nome e il suo aggettivo, la preposizione e il suo oggetto. Se essi vengono allontanati con inutili incisi, il lettore è obbligato a scorrere il testo su e giù per rimettere insieme la frase; gli incisi vanno anticipati o messi alla fine. Se le informazioni da dare sono molte, non si può pretendere di usare un solo periodo. Allo stesso modo, vanno sempre evitate le relative a grappolo: non dovrebbero esserci mai due "che" o "quale" nello stesso periodo, è meglio iniziare una nuova frase. Il numero degli esempi inseriti nel testo può fare la differenza: un esempio spiega, due esempi dividono, tre esempi sono un inventario! Le parentesi andrebbero usate il meno possibile, perché danno la sensazione di contenere qualcosa di meno importante. Allo stesso modo, non vanno mai abbreviate le parole; rendono molto sciatto il testo, e danno l'idea che non si sia voluto perdere troppo tempo: “Nel primo gruppo la % di animali a pelo lungo è maggiore” “L’H20 di abbeverata è sempre a disposizione in stalla” Gli elenchi puntati sono utilissimi, ma attenzione: prima e dopo l’elenco, la struttura della frase deve essere sempre uniforme, parallela e coerente. E' proprio il parallelismo della struttura ad aiutare nella lettura. Le caratteristiche grafiche dell’elenco (tipo di punto elenco, dimensione del rientro, punteggiatura) devono essere sempre le medesime in tutto il testo. 2.2 Dare una struttura al testo La struttura del testo tecnico-scientifico che ci si appresta a scrivere è variabile a seconda del tipo di documento (tesi di laurea, relazione tecnica, verbale di riunione, riassunto di un articolo) ma si possono dare alcune indicazioni sempre valide. La prima pagina deve sempre riportare chiaramente l’autore del testo, il titolo del lavoro e le eventuali informazioni aggiuntive legate all’ambito nel quale il documento è stato scritto. Per esempio, una relazione tecnica su una visita didattica presso un’azienda agricola riporterà: autore, titolo, corso di laurea, materia d’esame, data della visita e nome del docente. Queste informazioni possono essere in testa alla prima pagina (per testi brevi, 2- 3 pagine), oppure (per testi più lunghi) essere riportate da sole, su una prima pagina di intestazione; in questo caso il testo vero e proprio inizia nella seconda pagina. E’ sempre opportuno numerare le pagine del documento. Se il testo è di media lunghezza e/o molto articolato, è utile inserire anche un indice. In genere l’indice si posiziona nella seconda pagina, se la prima è di intestazione; un indice seppellito in fondo al testo, magari prima degli allegati, è impossibile da trovare, e quindi assolutamente inutile. L’indice riporta i titoli dei capitoli e, per ciascun capitolo, il numero della pagina corrispondente; non comprende invece figure né tabelle. Talvolta nei testi molto ricchi di figure e tabelle esiste 5 Edizione 2004-2005
Facoltà di Agraria Corsi di Laurea in Scienze Agrarie e Tecnologie alimentari un sommario apposito, ma in genere se ne può fare a meno. Nell’indice i numeri delle pagine vanno allineati a destra. Le diverse parti che compongono il testo (indice, introduzione, parte generale, risultati, conclusioni, bibliografia, allegati) devono essere immediatamente identificabili, grazie all’uso di caratteri diversi e/o grazie all’organizzazione del testo. Un’ottima strategia con Microsoft Word è utilizzare lo strumento di struttura gerarchica del testo: ciò semplifica molto la formattazione uniforme del testo, e anche l’inserimento dell’indice (che si può così creare in automatico), ma richiede una certa pratica nell’uso di Word. Alla pagina www.agroselviter.unito.it/enviro/studenti.htm sono disponibili in consultazione un esempio di testo di una relazione tecnica e alcuni esempi delle parti principali di una tesi di laurea (intestazione, indice, corpo del testo). 2.3 Scegliere le parole Chiarezza ed accuratezza sono i criteri che devono guidare nella scelta dei termini utilizzati in un testo. Tanto più si usano parole elaborate e ricercate, tanto maggiore è il rischio di commettere errori. In ogni caso è utile tenere sempre a portata di mano un buon vocabolario ed un dizionario scientifico-tecnico aggiornato; se ben consultati, questi due strumenti possono essere di grande aiuto e dare soluzione a molti dubbi. Utilizzando i programmi di videoscrittura, non bisogna fare alcun affidamento sui correttori automatici; ecco alcuni termini errati che Microsoft Word in genere non corregge: Glandola anziché ghiandola Proteine seriche anziché sieriche Colture foraggiere anziché foraggere Porcellone sperimentale anziché parcellone Monocultura anziché monocoltura Areoporto, aereoporto anziché aeroporto Ideologia del suolo anziché idrologia del suolo Vanno poi accuratamente evitate le frasi standard: “Sulla base dei dati della letteratura e degli studi effettuati presso il laboratorio” “Alla luce dei risultati ottenuti sembrano necessari ulteriori studi per confermare il ruolo della fertilizzazione” i giri di parole: “I dati confermano quelli che sono i risultati attesi” e i luoghi comuni: “La ricerca scientifica ha fatto passi da gigante” Sono da evitare anche tutti i gerghi tecnici e le abbreviazioni che potrebbero essere incomprensibili al lettore medio. In particolare, gli acronimi vanno scritti per esteso la prima volta, poi si possono usare come tali nel testo: “L’Istituto Superiore di Nutrizione delle Piante (ISNP) ha seguito la prova nel marzo 1997 ” Alla pagina www.agroselviter.unito.it/enviro/studenti.htm è disponibile in consultazione il file che raccoglie i principali errori ortografici e ne dà la correzione. 6 Edizione 2004-2005
Facoltà di Agraria Corsi di Laurea in Scienze Agrarie e Tecnologie alimentari 2.3.1 Usare le parole straniere All'interno di un testo italiano le parole straniere non si declinano al plurale: non “computers”, ma “computer” a meno che non siano entrate nella nostra lingua proprio al plurale, come nel caso di “peones”, “tapas”, “avances”. Normalmente il genere delle parole straniere non muta rispetto alla lingua d'origine: “la par condicio”, “l'agorà”, “il bijou”, “il patio”, “la Bundesbank”. Per le lingue che hanno anche il genere neutro (latino, tedesco, russo) i nomi neutri diventano maschili in italiano (ad esempio: “il leitmotiv”). Per l'inglese le cose cambiano. Persone o animali mantengono il loro genere. Il genere delle cose si accorda invece con quello della corrispondente parola italiana: "una e-mail", "il flash", il sex-appeal", "la system integration", "l'austerity", "la holding". Quando si deve premettere l'articolo a una parola straniera, il genere dell'articolo concorda con quello che la parola assume nella lingua italiana. Per l'articolo maschile, si usa generalmente la forma che si userebbe davanti a una parola italiana con lo stesso suono iniziale: “il jet”, “lo champagne”, “i wurstel”, “lo strudel”. Ci sono ovviamente alcune eccezioni: la parola "week-end", per esempio, prende l'articolo "il", anche se il suono iniziale è una "u". 2.3.2 Parole nella terra di nessuno Bisogna essere certi dell’esatto significato delle parole utilizzate, senza abbracciare le cattive consuetudini della lingua colloquiale. Sempre più spesso diverse parole sono scritte in modo scorretto o usate impropriamente, perché contaminate da un termine omologo straniero creando ibridi che non trovano riscontro in alcun vocabolario, ma che a forza di essere utilizzati acquistano quasi una patente di credibilità. Qualche esempio: Effettuare una scansione, non scannerizzare o scandire Gestire la complessità, non complessizzare Redigere un referto, non refertare Aggirare, non bypassare Aggiornare, ottimizzare, non upgradare Proattivo, dall'inglese proactive, è impropriamente usato nel senso di "propositivo", mentre significa "capace di anticipare futuri temi, problemi" Monitorizzare, dall'inglese to monitor, ovvero tenere sotto controllo Promozionare, ma esiste l'italiano "promuovere" Confidenzialità, dall'inglese confidential, in italiano non esiste, ma è diventato sinonimo di "riservatezza" Abilitante, dall'inglese to enable, è diventato un aggettivo usato per qualificare qualsiasi cosa che ne consente di fare un'altra Sfidante, usato come aggettivo, dall'inglese challenging (un progetto, un'iniziativa sfidante) Educazione, impropriamente usato nel senso di "formazione", dall'inglese education 7 Edizione 2004-2005
Facoltà di Agraria Corsi di Laurea in Scienze Agrarie e Tecnologie alimentari Domestico, sempre più usato nel senso di "nazionale" Editare, verbo usato come sinonimo di battere un testo al computer, mentre in inglese to edit significa pensarlo e scriverlo. Di fatto, il linguaggio tecnico-scientifico prevede già numerosi termini mutuati dalle lingue straniere, perché privi di un esatto corrispondente in italiano. Bisognerà dunque fare attenzione a distinguere tra termini universalmente accettati e termini di uso poco comune, che possono essere ignoti al lettore medio e appesantiscono il testo. 2.4 Scegliere i caratteri Alcune tipologie di carattere sono usate solo in casi particolari: si tratta ad esempio del corsivo, del grassetto, del maiuscoletto e del sottolineato. Il corsivo (corsivo) è usato come elemento distintivo all'interno del testo, ma anche per i titoli e i sottotitoli, oppure per evidenziare una breve introduzione. Si distingue dalle virgolette, perché queste ultime evidenziano la parola in relazione al contenuto (quindi parole riportate, intento ironico, linguaggio figurato, uso particolare di una determinata espressione), mentre il corsivo evidenzia una parola solo in base alla sua presenza nel testo. In particolare, il corsivo viene usato per: • i termini tecnici o specialistici, scritti in corsivo la prima volta che compaiono nel testo, • le parole e le frasi straniere di uso non comune, non acquisite o di uso corrente nella lingua italiana o nel particolare contesto del discorso (è chiaro quindi che in ambito informatico, per esempio, né data warehousing né business continuity vanno scritti in corsivo), • le parole intese come tali (per esempio: "il termine centro elaborazione dati si può abbreviare in CED"), • enfatizzare una parola o una frase, • i titoli di opere d'arte (letteratura, musica, arti figurative, cinema, ecc.). Il grassetto (grassetto)si usa generalmente per i titoli e per dare maggiore enfasi; poiché comporta far "gridare" una parola all'interno del testo, va usato con molta parsimonia, e più per singole parole che per intere frasi. Il sottolineato (sottolineato) era molto usato quando si scriveva a macchina: il corsivo non esisteva e non c'era altro modo per evidenziare le parole. Oggi va usato il meno possibile, perché non ce n'è più ragione. Sul web indica le parole con collegamento ipertestuale. Il maiuscoletto (MAIUSCOLETTO) viene usato talvolta per i titoli delle illustrazioni e delle tabelle, ma appesantisce molto la lettura. Nel corpo del testo in genere non si usa. Impostando il testo, va scelta la forma grafica per ciascun tipo di titolo, per le didascalie di tabelle e figure, per il testo vero e proprio. Il tipo di carattere scelto e la sua dimensione dovranno poi essere sempre gli stessi in tutto il testo, comprese tabelle e figure. Per i testi destinati alla stampa su supporto cartaceo, quali una relazione o una tesi di laurea, i caratteri più usati sono: • Times New Roman 12, Arial 12 (usato in questo testo) o altri caratteri analoghi per dimensione nel testo vero e proprio, compreso il testo delle tabelle, • il medesimo carattere, ma più grande e/o in corsivo e/o in grassetto e/o in maiuscolo, per i titoli e i sottotitoli, 8 Edizione 2004-2005
Facoltà di Agraria Corsi di Laurea in Scienze Agrarie e Tecnologie alimentari • il medesimo carattere, ma più piccolo e/o in corsivo, per le didascalie di figure e tabelle. 2.4.1 Maiuscole e minuscole Nella comunicazione di impresa le maiuscole ormai dilagano: si vedono scritti con l'iniziale maiuscola gli aggettivi Italiano e Inglese, i mesi dell'anno, i nomi dei settori di mercato (Sanità, Servizi, Industria), i nomi di particolari attività, quali Systems Integration, Business Continuity, per non parlare di Presidente, Amministratore Delegato e altre cariche sociali, e persino la parola Cliente e i nomi dei prodotti. Il risultato è un effetto di estrema confusione: confusione di lettura, perché se tutto viene scritto maiuscolo, non si riesce più a capire quali sono le cose più importanti, e confusione visiva, perché il maiuscolo si evidenzia troppo nel testo e l'estetica ne risente. Una buona strategia è usare il maiuscolo solo per i nomi propri e per pochi altri casi particolari. Alla pagina www.agroselviter.unito.it/enviro/studenti.htm il file dà alcuni suggerimenti anche in merito all’uso delle maiuscole e minuscole. 2.4.2 Le unità di misura E’ molto facile commettere errori nell’uso delle unità di misura all’interno di un testo scritto; in caso di dubbio, è ottima regola verificare su un articolo scientifico o un libro di testo il modo in cui essi sono stati riportati. In generale, comunque, le unità di misura non si riportano utilizzando il segno di divisione, come si fa scrivendo a mano, bensì usando l’apice: non kg/ha, ma kg ha-1 Alcune unità di misura molto utilizzate, i metri quadri e i metri cubi, si scrivono m2 e m3, e non mq e mc. Il sistema di misura internazionale oggi non ammette più l’uso del quintale (q), unità di misura molto diffusa tra gli operatori del settore agricolo. Si deve prestare attenzione a non utilizzare la maiuscola dove essa non è prevista: “ettari” si scrive ha, non Ha. “chilogrammi” si scrive kg, non Kg. “chilometri” si scrive km, non Km. Dove è previsto l’uso dell’apice o del pedice, infine, è un errore non utilizzarlo; tutti i sistemi di videoscrittura permettono di inserirlo: non m2 né mq, ma m2 non H2O, ma H2O Trattando dati raccolti presso le aziende agricole, molto spesso ci si imbatte in unità di misura di uso locale, come le giornate piemontesi, le pertiche novaresi o simili. In un testo tecnico-scientifico queste unità di misura non vanno mai utilizzate, ma è sempre necessario convertirle in ettari. 9 Edizione 2004-2005
Facoltà di Agraria Corsi di Laurea in Scienze Agrarie e Tecnologie alimentari 2.5 Impaginare il testo Dopo aver tanto faticato per scrivere un testo conciso, usando parole chiare e unità di misura corrette ed evitando errori di ortografia e punteggiatura… perché stampare il testo cosi com’é, senza un piccolo sforzo per un’impaginazione di buona qualità? L’effetto finale sarà molto migliore, e si darà al lettore l’impressione di aver curato i particolari, di aver affrontato il lavoro con calma e di avere a cuore la leggibilità anche grafica del proprio testo. Un testo mal impaginato, infatti, dà un’impressione di sciatteria e di scarso rigore scientifico, oltre che di mancanza di senso estetico. Le principali linee-guida per l’impaginazione finale del testo sono le seguenti: • è preferibile che il testo sia giustificato, anziché allineato a sinistra, perché le righe di lunghezza uniforme migliorano la qualità visiva nella pagina; • ciascun paragrafo dovrebbe essere leggermente spaziato rispetto al precedente, perché ciò migliora la leggibilità del testo, soprattutto se il testo ha poche tabelle o figure. Per lo stesso scopo, si imposta in genere un piccolo rientro della prima riga di ciascun paragrafo. Va ricordato che un paragrafo non dovrebbe mai essere costituito di una sola frase, bensì dovrebbe raccogliere un insieme di frasi che analizzano più o meno compiutamente un certo aspetto del problema; • anche i titoli vanno leggermente spaziati rispetto al testo; le dimensioni dei caratteri dei titoli e sottotitoli dovrebbero venire scelte in modo coerente con il grado di subordine dei titoli. E’ preferibile numerare i titoli (come in questo testo); • un testo destinato alla stampa cartacea in genere ha interlinea singola (come questo testo) o al massimo di 1,5 righe; non si usa mai l’interlinea doppia, perché dà l’impressione di voler allungare artificiosamente il testo; • la scelta dei margini della pagina dipende dal tipo di rilegatura che il testo avrà: una rilegatura ad anelli richiede più spazio rispetto ad una rilegatura incollata a caldo. In genere si lasciano almeno 2,5 cm sopra e sotto il testo, e almeno 2 cm a destra e a sinistra del testo. Una buona strategia è misurare col righello le dimensioni dei margini di un testo che visivamente pare ben proporzionato, e adottarle nel proprio testo; • in genere, in un testo tecnico-scientifico è preferibile evitare di inserire note a piè di pagina, tipiche dei testi letterari; • come già detto all’inizio, un testo destinato alla stampa su carta non può e non deve avere una struttura ad ipertesto, accettabile solo in una pagina web o in un testo consultato a video. Ciò siginifica che tabelle e figure dovranno essere inserite esplicitamente nel testo, con la relativa didascalia, e non potranno venire semplicemente collegate da un link verso gli allegati. 10 Edizione 2004-2005
Facoltà di Agraria Corsi di Laurea in Scienze Agrarie e Tecnologie alimentari 3. Presentare i dati: tabelle e figure L'atteggiamento verso i dati è spesso scettico: cosa viene da pensare compilando il questionario del Censimento? Eppure in un testo tecnico-scientifico i dati sono fondamentali: quanto si dice e si scrive deve essere basato sui dati. Per presentare i dati in un testo tecnico-scientifico si utilizzano perlopiù le tabelle e le figure; le prime forniscono i dati in forma numerica, le seconde in forma grafica. Con il termine “figure” si intendono in genere anche le immagini fotografiche e le carte. 3.1 Testi o dati numerici? E’ necessario cercare sempre una giusta via di mezzo tra due estremi: da un lato testi ingolfati di tabelle chilometriche, dall'altro testi di solo testo con qualche raro numero perso tra le parole. Ma come valutare di volta in volta l’opportunità di mettere i dati nel testo o trattarli in forma di tabella? Osservando la tabella seguente: Tab. 22. Percentuale di popolazione con diploma di scuola secondaria o titolo superiore in due classi di età. Dati riferiti all’anno 1998 (OECD, 2000). 25-34 anni 55-64 anni Italia 55 19 Regno Unito 63 53 Francia 75 41 Germania 88 76 Giappone 93 57 Stati Uniti 88 80 sono supportate tutte queste affermazioni: • straordinaria diffusione dell'istruzione secondaria e terziaria in Italia negli ultimi 30 anni; • tutti diplomati o laureati in Germania, Giappone e Stati Uniti; • le differenze tra genitori e figli in Italia sono maggiori che altrove; • i progressi nella diffusione dell'istruzione sono stati maggiori in Italia che negli USA; • Italia: diploma e laurea erano solo per pochi; • Italia: un paese a bassa scolarizzazione. Va da sé che in molte comunicazioni (scritte o verbali) non c’è il tempo né la possibilità di osservare lo stesso dato sotto più angolazioni, e se ne deve scegliere una. E' però vero che se sono stati forniti i dati in forma di tabella, il lettore (o l’ascoltatore) potrà trovare un significato diverso, oltre le letture proposte qui sopra. Presentare il dato in forma di tabella presenta dunque alcuni svantaggi: • espone al rischio di smentite; • permette a chiunque di fare propri i dati che il lavoro del presentatore ha reso più chiari (ad esempio, la tabella sopra illustrata in origine aveva 200 dati, 41 righe per 5 colonne); 11 Edizione 2004-2005
Facoltà di Agraria Corsi di Laurea in Scienze Agrarie e Tecnologie alimentari • occupa spazio: almeno una dozzina di righe nel caso suesposto; • richiede lavoro; • più dati si presentano, più errori si possono commettere. D'altra parte, i vantaggi per il lettore sono evidenti. Una tabella infatti: • è un elemento visuale che interrompe la monotonia del testo; • è un’informazione riutilizzabile; • facilità il dibattito; • introduce ulteriori stimoli e spunti. Non sempre però una tabella è necessaria. Volendo articolare il discorso presentato nella tabella, ad esempio vedendo le differenze di genere per quanto riguarda il possesso di diploma o laurea in Italia, è sufficiente mostrare quattro dati: Tab. 23. Percentuale di popolazione con diploma di scuola secondaria o titolo superiore in due classi di età, per genere. Italia, dati riferiti all’anno 1998 (OECD, 2000). 55-64 anni 25-34 anni uomini 52 23 donne 57 16 In questo caso la tabella contiene solo quattro numeri, può quindi essere accantonata. Si potrebbe semplicemente scrivere: • mentre 30 anni fa il possesso di lauree e diplomi era maggiore tra gli uomini che tra le donne, oggi la situazione è invertita, oppure: • negli ultimi 30 anni lauree e diplomi si sono diffusi di più tra le donne che tra gli uomini, oppure: • 30 anni fa una donna su sei era diplomata (o laureata) contro un uomo su quattro, oggi il divario è a favore delle donne: 6 su 10 hanno un diploma o una laurea contro 5 su 10 tra gli uomini. Si noti anche come i dati riportati direttamente nel testo spesso non siano riutilizzabili, visto che non viene riportato un valore numerico esatto, ma solo un ordine di grandezza o una differenza. Cos'è meglio fare? In termini astratti è sempre preferibile la tabella al dato riportato nel testo, ma in concreto troppo spesso le tabelle non hanno alcuna reale utilità, e vengono presentate solo perché riempiono spazio e simulano un maggior grado di approfondimento del tema trattato. E’ necessario quindi essere sempre critici, e valutare bene se inserire o no una tabella. 3.2 Utilizzare tabelle e figure E’ necessario inserire nel testo esclusivamente ciò che è funzionale al discorso che si sta svolgendo nel testo, sia che si tratti di dati in tabelle o grafici, sia che si tratti di immagini fotografiche e carte. Un testo tecnico-scientifico infatti non è un album di fotografie, né un database: il testo deve illustrare i risultati del lavoro di elaborazione dei dati, non è quindi sensato presentare tutti i singoli dati grezzi. 12 Edizione 2004-2005
Facoltà di Agraria Corsi di Laurea in Scienze Agrarie e Tecnologie alimentari Molto spesso si vedono tabelle di dimensioni tali da rendere il testo illeggibile: questi dataset, se davvero è necessario ed utile averli nel testo, vanno inseriti in appositi Allegati, al fondo; nel testo sono ammissibili solo tabelle di dimensioni tali da occupare al massimo 20-25 righe. Se le righe della tabella sono più numerose, probabilmente essa si può spezzare in due tabelle distinte, che presentano aspetti diversi dello stesso tema, oppure i dati possono essere presentati in modo più riassuntivo, con un maggior grado di elaborazione. I dati che si intende inserire nel testo devono essere presentati in forma tabellare, oppure in forma grafica, ma mai sotto entrambe le forme; ciò significa che nel testo non è lecito presentare una tabella e un grafico che riportano i medesimi dati, ma ne va scelta una, la più efficace nell’evidenziare il tema che si sta trattando e la più ricca di informazioni. In un testo tecnico-scientifico, tabelle e figure devono essere sempre codificate da un numero e da un titolo, detto didascalia. La didascalia si può posizionare sopra o sotto, ma scelta la posizione, essa sarà la medesima in tutto il testo. Il numero è progressivo; se il testo è molto lungo e/o articolato, è preferibile che il numero codifichi anche il capitolo di appartenenza; nell’esempio seguente la tabella che presenta i dati di piovosità della stazione meteo di Carmagnola è la terza tabella del capitolo 3: Tab. 3.3 – Piovosità media a Carmagnola (TO) nel decennio 1990-2000. Le tabelle e le figure hanno una numerazione indipendente; ciascun capitolo avrà quindi una tabella 1 e una figura 1. Poiché col termine “figura” si intendono non solo i grafici, ma anche le immagini fotografiche e le carte, esse saranno tutte indicate come “figure”. Nell’esempio seguente, la prima figura è un grafico, la seconda è una carta, la terza è un’immagine fotografica : Fig. 2.1 – Andamento dell’ETP per la coltura di mais. Fig. 2.2 – Carta dei suoli del Piemonte (IPLA, 1998). Fig. 2.3 – Panoramica del campo sperimentale nel mese di luglio 2003. Se vengono riportati dati di fonte esterna (cioè dati che non sono frutto di autonoma elaborazione, ma derivano da un libro o da un articolo scientifico), nel titolo va sempre citata la fonte, che verrà poi riportata in bibliografia insieme alle altre citazioni (vedi anche il capitolo 4 “Riferimenti bibliografici”): Tab. 3 – Piovosità media a Carmagnola nel decennio 1990-2000. (Dati Regione Piemonte, 2002). Fig. 5 – Tenore proteico della dieta di bovine da latte in funzione del livello produttivo (rielaborato da Ketelaars e van der Meer, 2001). La tabella o la figura devono avere sempre un aggancio al testo, dove vengono presentate e/o commentate; non possono essere presenti tabelle o figure non trattate nel testo: Le principali colture presenti in azienda sono riportate in tabella 3. Le principali colture aziendali sono quelle foraggere (tab. 3). Ciò significa anche che esse devono venire posizionate con ragionevole contiguità con il testo che le illustra, compatibilmente con i vincoli di impaginazione. Non è corretto commentare i dati della tabella già nel titolo, come nel caso seguente: Tab. 2 – Geomorfologia dei suoli esaminati. La tessitura è in tutti i casi di tipo franco-limoso. Sia nelle tabelle che nei grafici devono essere sempre esplicitate le unità di misura di tutti i dati riportati. 13 Edizione 2004-2005
Facoltà di Agraria Corsi di Laurea in Scienze Agrarie e Tecnologie alimentari 3.2.1 Inserire le figure nel testo Come detto, con il termine “figure” si intendono i grafici, ma anche le immagini fotografiche e le carte. In particolare, nel caso delle carte va prestata attenzione ai seguenti aspetti: • va sempre riportata la scala a cui è rappresentata la carta; in genere è utile indicare anche il nord; • la porzione di carta che si riporta deve essere centrata rispetto al punto o ai punti che si vuole indicare, e a scala coerente con la porzione di territorio da individuare (è sensato riportare l’intera provincia di Cuneo quando si vuole indicare la posizione degli appezzamenti di una singola azienda agricola?); se la carta è più grande di una singola pagina A4, non andrà inserita nel testo, ma allegata in fondo; • se la carta riporta dei tematismi (ad esempio, una Carta dei suoli che riporta le tipologie di suolo) deve sempre essere presente una legenda che illustra ciò che è rappresentato nella carta. La legenda in genere viene posizionata all’interno della figura, in un angolo; in ogni caso deve essere contigua alla carta; • dal punto di vista informatico, è meglio copiare come immagine JPEG la carta, anziché inserirla come oggetto, perché altrimenti le dimensioni del file aumentano troppo. Nel caso dei grafici, va invece prestata attenzione ai seguenti aspetti: • l’uso di un tipo di grafico oppure un altro non è indifferente: la scelta dipende dal tipo di dati da presentare, e da cosa si vuole evidenziare (nel caso di un grafico che riporta la piovosità media relativa ad un Comune, si vuole commentarne l’andamento nel tempo, presentando con un grafico a linee i valori medi relativi a più anni, o si vogliono riportare i singoli dati mensili, con un grafico a barre?); • è preferibile che l’area del grafico non abbia alcuna cornice, perché visivamente appesantisce molto la pagina (vedi l’esempio sottostante); 160 160 liquame suino ) liquame suino ) -1 -1 intenzione dell'agricoltore (t ha liquame bovino intenzione dell'agricoltore (t ha liquame bovino 120 letame 120 letame 80 80 40 40 0 0 0 40 80 120 160 0 40 80 120 160 quantità misurate (t ha -1) quantità misurate (t ha -1) • Il titolo del grafico sarà riportato nella didascalia, e non come titolo all’interno dell’area del grafico; se si propongono due o più grafici congiuntamente (ad 14 Edizione 2004-2005
Facoltà di Agraria Corsi di Laurea in Scienze Agrarie e Tecnologie alimentari esempio per evidenziare diversi andamenti in funzione di diversi trattamenti) è consigliabile riportare una sola volta la legenda, in uno dei due grafici; • le linee di tendenza vanno inserite solo se sono funzionali al discorso, e solo se poi vengono commentate nel testo; se si inserisce l’intercetta, ne va riportata la formula; • dal punto di vista informatico, è meglio copiare come immagine il grafico, anziché inserire il grafico Excel tal quale nel testo, perché le dimensioni del file aumentano troppo; copiato come immagine, il grafico non è però più modificabile in Word. Nel caso delle immagini fotografiche, infine, va prestata attenzione ai seguenti aspetti: • sebbene le immagini possano rendere più piacevole la lettura, vanno inserite solo quelle che aggiungono davvero informazione al testo, o che chiariscono visivamente aspetti che nel testo sarebbe più difficile spiegare; • dal punto di vista informatico, è meglio copiare come immagine JPEG il file, perché con gli altri formati le dimensioni del file aumentano troppo. 3.2.2 Inserire le tabelle nel testo Le tabelle possono essere inserite centralmente alla pagina, oppure allineate a sinistra; la scelta di una posizione oppure l’altra dipende dai gusti personali, ma fatta la scelta tutte le tabelle del testo andranno inserite nello stesso modo. Le tabelle non vanno mai fatte debordare rispetto al margine del testo. E’ possibile (a meno che particolari convenzioni editoriali lo vietino) inserire le tabelle di maggiori dimensioni in orizzontale, in una pagina dedicata; è preferibile non abusare di questa soluzione, perché rende poco agevole la lettura, ma nel caso che se ne faccia ricorso, va ricordato che il numero della pagina (ed eventuali intestazioni e piè di pagina) andrà comunque in posizione verticale, e che la pagina orizzontale conterrà solo la tabella, non il testo (che ricomincerà nella prima pagina verticale disponibile). Oltre a riportare sempre le unità di misura, nelle tabelle deve essere sempre possibile identificare, dall’intestazione di colonna, di quali dati si tratta (ad esempio unendo alcune celle con la medesima unità di misura, come riportato sotto). I testi presenti nelle singole celle della tabella non vanno mai mandati a capo spezzando la parola, come in questo esempio: Tabella 5 –Deposizioni atmosferiche di N e P totali rilevate in Piemonte. località N P anni kg ha anno-1 -1 S. Maurizio 1996- 36 - C.se (TO) 1997 Carmagno- 1997- 53 1,5 la (TO) 2000 Fossano 2001- - 1,6 (CN) 2002 ma si deve adattare la dimensione delle colonne in funzione del loro contenuto, come in questo esempio: 15 Edizione 2004-2005
Facoltà di Agraria Corsi di Laurea in Scienze Agrarie e Tecnologie alimentari Tabella 5 –Deposizioni atmosferiche di N e P totali (kg ha-1 anno-1) rilevate in Piemonte. località N P anni kg ha anno-1 -1 S. Maurizio C.se (TO) 36 - 1996-1997 Carmagnola (TO) 53 1,5 1997-2000 Fossano (CN) - 1,6 2001-2002 Si noti come, all’interno della tabella: • i testi vanno allineati a sinistra, i numeri a destra; • i numeri con decimali adottano come separatore la virgola, non il punto; • se i numeri hanno molte cifre prima della virgola, è preferibile usare il separatore delle migliaia; viceversa, dopo la virgola è preferibile non utilizzare un numero esagerato di cifre (due cifre dopo la virgola in genere sono già troppe); • il titolo della didascalia non va inserito nella prima riga della tabella, ma è esterno alla tabella; • è preferibile che le intestazioni di colonna siano in caratteri minuscoli, anziché maiuscoli; • l’unità di misura si indica in una riga a parte, oppure tra parentesi, in coda all’intestazione di colonna. Dal punto di vista grafico, è preferibile evitare tabelle pesantemente bordate, come la seguente: Tabella 7 – Apporto di N derivante dalle leguminose nella fertilizzazione dei prati polifiti (kg N ha-1 anno–1). Trifoglio bianco (%) Cowling, 1982 Loiseau, 1985 Bodet et al., 2000 1-5 10 15 - 5-15 30 50 15-50 15-25 48 100 25-80 Meglio utilizzare le linee soltanto dove la loro presenza aiuta davvero a leggere con maggior scioltezza la tabella, come nell’esempio seguente: Tabella 7 – Apporto di N derivante dalle leguminose nella fertilizzazione dei prati polifiti (kg N ha-1 anno–1). Trifoglio bianco (%) Cowling, 1982 Loiseau, 1985 Bodet et al., 2000 1-5 10 15 - 5-15 30 50 15-50 15-25 48 100 25-80 In generale, se il testo è destinato ad essere stampato su carta è preferibile non utilizzare alcun colore di sfondo nelle tabelle. Anche per i caratteri è meglio non esagerare con l’uso del colore: in genere sono di più facile lettura le tabelle con caratteri standard, di colore nero, ed eventualmente con il colore rosso nei casi particolari (ad esempio quando si vuole evidenziare la presenza di numeri negativi in un dataset positivo). Aspetto non trascurabile, infine: più il testo è variopinto, maggiore sarà il ricorso alla stampante a colori, e meno visibili saranno eventuali fotocopie! 16 Edizione 2004-2005
Facoltà di Agraria Corsi di Laurea in Scienze Agrarie e Tecnologie alimentari 4. I riferimenti bibliografici Il testo tecnico-scientifico spesso fa riferimento a concetti o dati sperimentali derivati da testi, articoli, capitoli di libri di altri autori. Tali riferimenti devono essere sempre corredati del relativo riferimento bibliografico. Un lavoro tecnico-scientifico corretto richiede però fonti bibliografiche chiare e di buona qualità. “Chiaro” significa che l'autore indica in maniera precisa da dove ha tratto l'informazione che sta riportando; “di buona qualità” vuol dire che la fonte è attendibile e aggiornata. Se la fonte è chiara è possibile risalire ad essa e ritrovare con facilità l'informazione riportata nel testo; solo così si dà al lettore la possibilità di controllare ciò che viene riportato nel testo. Un esempio di fonte chiara è: "Bureau of the Census, 2000. Statistical Abstract of the United States, p. 125-127". Esempi di fonti poco chiare sono invece: "dati Censis" "secondo un'indagine Istat". Le fonti bibliografiche rivelano anche lo stile di lavoro dell'autore e la qualità di quanto scrive: un autore che indica sommariamente le proprie fonti rivela spesso carenza di capacità nell'organizzazione e gestione delle informazioni. Informazioni complete e chiare sulle fonti riflettono invece uno stile di lavoro intellettuale capace di creare e diffondere conoscenza, proprio di chi cerca la verifica da parte del lettore. Ma la chiarezza delle fonti non risolve la questione della loro bontà. Un buon autore dovrebbe usare solo buone fonti. "Buona" in questo caso significa attendibile. In generale, una fonte originaria (o primaria) è più attendibile di una fonte secondaria, cioè riportata da qualcuno. La regola base cui attenersi è semplice: non citare mai una citazione, ma risalire sempre alla fonte originaria citata. Il motivo è semplice: ogni citazione porta con sé un rischio di errore, e gli errori si possono sommare tra loro con risultati devastanti. Certo, anche una fonte primaria può essere poco attendibile. Il giudizio sull’attendibilità dei dati richiede però di conoscere la metodologia in base alla quale sono stati raccolti, rispondendo ad esempio a queste domande: • campione o universo: i dati si riferiscono ad un campione o ad un'intera popolazione (universo)? Se si tratta di un campione, sono soggetti ad un "errore della stima". • tasso di risposta: quanti dei soggetti contattati hanno risposto? si conoscono alcune caratteristiche dei non rispondenti? • periodo: il periodo di rilevazione del dato era "particolare"? • autore: chi ha effettuato la rilevazione? • modalità: lo strumento di rilevazione è un questionario postale, un'intervista telefonica o un’intervista diretta condotta a domicilio? • domanda: qual era la domanda cui si riferisce il dato? quante sono le mancate risposte a quella domanda? Alcuni pensano che la bontà di un dato dipenda dalla sua lunghezza. E’ assurdo. Forse che numeri lunghi e percentuali con due decimali sono migliori di numeri e percentuali arrotondati? Ecco allora un altro indicatore di bontà: diffidare di chi propone dati come 17 Edizione 2004-2005
Facoltà di Agraria Corsi di Laurea in Scienze Agrarie e Tecnologie alimentari 33,6784% e preferire chi si limita a 33,7%, soprattutto se queste percentuali si riferiscono ad un numero ridotto di casi esaminati. In concreto, come gestire dal punto di vista formale le fonti bibliografiche? Il testo deve prevedere sempre una sezione "bibliografia", nella quale riportare i riferimenti completi dei testi citati. Un riferimento bibliografico è completo se riporta tutte le informazioni necessarie affinché il lettore ritrovi autonomamente l’articolo o il capitolo del libro citati. SI indicheranno quindi autore, data, titolo, rivista o editore, pagine. Qui di seguito sono indicati alcuni esempi: Grignani, C., 1995. Razionalizzazione della concimazione azotata del frumento tenero attraverso il metodo del bilancio. Riv. Agronomia, 29 (3), 415-426. Sacco, D., 2000. Vulnerabilità ambientale di un territorio ad indirizzo produttivo foraggero- zootecnico. Uso integrato delle informazioni disponibili a diversa scala per la stima della lisciviazione dell’azoto. Tesi dott., Università di Torino, 165 pp. Spallacci, P., 1981. Nitrogen uptake by crops manured with pig slurry. In: Nitrogen losses and surface run-off from land spreading of manures, Kluwer Academic Publ., 178-180. Sacco, D., Zavattaro, L., Grignani, C., 2002. Bilancio dell’azoto in prati monofiti di erba medica e di dactylis glomerata. Atti Conv. “Ruolo agronomico dell’azotofissazione nelle leguminose foraggere e da granella”, 9-10 aprile, Torino. 73-75. Il primo riferimento bibliografico indica un articolo scientifico, il secondo una tesi di dottorato, il terzo un capitolo tratto da un libro, mentre il quarto è una comunicazione riportata negli atti di un convegno. Non sono citabili in bibliografia le tesi di laurea, né le dispense dei corsi. In ogni caso, l’autore è indicato dal cognome e dall’iniziale del nome, quindi dall’anno di pubblicazione e dal titolo; nel caso si tratti di un libro, potrà essere citato un solo capitolo (e in tal caso si riporterà sia il titolo del capitolo, che il titolo del libro), oppure l’intero libro. Seguono infine il nome della rivista (o dell’editore, nel caso dei libri) e il numero delle pagine. Queste ultime si riferiscono all’intero articolo scientifico o capitolo di libro (indicandone la pagina iniziale e quella finale), oppure ad una tesi o un intero libro (indicandone il numero totale delle pagine). Nel caso degli atti di un convegno, vanno indicati sempre il titolo, il luogo e la data del convegno. Si deve in ogni caso prestare attenzione all’uso corretto della punteggiatura, che va utilizzata conformemente agli esempi sopra esposti; alla pagina www.agroselviter.unito.it/enviro/studenti.htm è disponibile in consultazione il file , in cui compaiono esempi riferiti ad un grande numero di fonti bibliografiche. Nel testo, invece, il riferimento bibliografico verrà fatto riportando solo il cognome dell'autore e l’anno di pubblicazione. Nel brano che segue sono presenti due diverse forme di citazione bibliografica: “Per la gestione della fertilizzazione sono state molto usate in passato le curve di risposta della coltura a differenti livelli di concimazione (Boschi et al., 1982; Toderi e Giordani, 1982; Grignani, 1995; Briffaux, 1999). Esse però, come evidenziato da Giardini (1992), hanno un forte limite: dipendono strettamente dalle condizioni del suolo, dalle condizioni climatiche e meteorologiche, dalla cultivar, dalla tecnica colturale.” La citazione tra parentesi riporta il cognome dell’autore e l’anno di pubblicazione; nel caso gli autori siano due, si riportano entrambi, mentre se sono più di due si riporta solo il primo autore, seguito dalla dicitura “et al.”. La citazione nel testo corrente riporta allo stesso 18 Edizione 2004-2005
Facoltà di Agraria Corsi di Laurea in Scienze Agrarie e Tecnologie alimentari modo l’indicazione del o degli autori, mentre l’anno è indicato tra parentesi. In ogni caso, se le citazioni sono più di una, esse vanno ordinate in ordine cronologico, e a parità di anno di pubblicazione, in ordine alfabetico. Nel testo, quindi, si riportano solo autore e anno, mentre il dettaglio relativo all’articolo citato sarà consultabile nell’apposita sezione “bibliografia”. Gli standard formali utilizzati per indicare i riferimenti bibliografici possono talvolta presentare alcune disomogeneità rispetto agli esempi sopra riportati; si tratta in genere di scelte editoriali particolari: • autore: qualche autore è indicato con il nome proprio per esteso; • titolo: alcuni titoli di articoli sono riportati tra virgolette; • periodico: il titolo del periodico è indicato in modo diverso (Riv. Agronomia, Rivista di Agronomia); • editore: l’editore può essere indicato in modo diverso (Allemandi, F. Allemandi, Edizioni Allemandi, Allemandi Ed.); • pagine citate: possono essere indicate anche con pag., p., pagg.; • anno: è talvolta riportato dopo il numero delle pagine. Si ritengono universalmente accettate le indicazioni formali date in precedenza; in ogni caso, è sempre utile controllare che la sequenza dei campi (autore, titolo, periodico, editore, pagine e anno) sia sempre nello stesso ordine, che il formato grafico sia costante (ad esempio: per i titoli, Times New Roman 12 corsivo) e che editore e periodico siano indicati sempre nello stesso modo. Infine, una nota in merito alle citazioni tratte dal web. Purtroppo, questo strumento di diffusione della conoscenza soffre della mancanza assoluta di controllo della qualità delle informazioni che diffonde; chiunque può scrivere nella propria pagina web qualsiasi cosa! Occorre quindi particolare attenzione nel selezionare le fonti di qualità, riconoscibili perché si tratta di siti istituzionali (Enti pubblici, Centri di ricerca) o comunque di provata affidabilità. Altri aspetti importanti sono il grado di aggiornamento della fonte web (in moltissimi casi la pagina web nasce, ma poi non viene più aggiornata) e il rischio che la citazione, a distanza di tempo, non sia più sfruttabile, perché la pagina web non è più online. Ogniqualvolta è possibile, quindi, va preferito il riferimento bibliografico su supporto cartaceo. 19 Edizione 2004-2005
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