Giordano Bruno. Lo specchio dell'infinito - Eugen Drewermann

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Giordano Bruno. Lo specchio dell'infinito
                                      Eugen Drewermann

Vi ringrazio di cuore per questi gentili saluti che mi sono stati rivolti e per le introduzioni che sono
state fatte, ma soprattutto vi ringrazio del vostro interesse per un cittadino di Napoli del XVI secolo
le cui opere sono ormai quasi sconosciute. Si tratta di un risarcimento; furono proprio i libri di
Giordano Bruno ad essere stati bruciati sugli scalini di San Pietro il 17 febbraio 1600. Ma non era
sufficiente bruciare vivo un essere umano, come era insufficiente far vedere ad una persona come il
fuoco dell’inferno avrebbe preso possesso della sua anima, se lui non fosse tornato nella Chiesa.
Insieme ai suoi libri si pensava di poter uccidere la sua anima. Si vietò a chiunque di leggerli e chi li
diffondeva era un avversario della Chiesa; fino al 1965 questi libri erano all’indice dei libri proibiti.
Stasera parliamo di Giordano Bruno, ma in realtà ci interroghiamo intorno alla nostra stessa
situazione spirituale.
Giordano Bruno era una persona che cercava religiosamente e per questo era pericoloso per i
potenti. Giordano Bruno era un poeta e quindi era pericoloso per i docenti ufficiali. Giordano Bruno
era una persona dall’animo libero, uno spirito libero e quindi era pericoloso per i teologi dei suoi
tempi e per i teologi di tutti i tempi. Era uno che si aggirava per il mondo spinto dalla necessità. Era
un vagabondo dello spirito, era un danzatore dei pensieri, in una parola, in mezzo al Rinascimento
era un uomo moderno. Un piccolo esempio potrà illustrare quanto fosse grande la paura di fronte al
potere della Chiesa. Uno scritto molto importante di Giordano Bruno ha a che fare con il concetto di
monade. Il grande filosofo Leibniz riprende questo concetto, come concetto centrale, per la sua
filosofia dell’armonia del mondo. E questo grande filosofo, il più grande filosofo del suo tempo,
Leibniz, si rifiutò di nominare Bruno e di dire quali fossero le fonti del suo pensiero. Commette un
plagio per paura della Chiesa cattolica. Si diventa un emarginato se solo si tocca Bruno, non solo se
lo si menziona. Ed è tutt’ora così. E' uno spirito ombra in qualche seminario di filologia romanza.
C’è un breve passo di Hegel che testimonia il fraintendimento di Bruno. Sembra che Bruno non sia
mai stato decisivo da nessuna parte. E tuttavia credo di poter dimostrare oggi quanto fosse
importante la via scelta, al bivio dove si trovava Giordano Bruno. La stessa Chiesa, separandosi da
Bruno, si è incamminata su una via che, percorsa con coerenza, non poteva che portare all’ateismo.
Magari posso presentare con pochi cenni la vita esteriore, concreta, materiale di Bruno. Bruno viene
al mondo nel 1548 a Nola, vicino Napoli. Il problema comincia con il fatto che è figlio di gente
povera, figlio di Gioan, soldato al servizio degli spagnoli. Questo significava che lui aveva bisogno
della Chiesa per poter studiare perché la Chiesa aveva il monopolio della cultura. Quando lui aveva
14 anni suo zio Agostino, che era un pescatore, lo fece abitare in casa sua a Napoli. All’età di 18
anni si fa frate domenicano a Napoli. A 24 viene ordinato sacerdote. E non è dire troppo se si
afferma che già da sei anni l’Inquisizione stava dietro a Bruno. Lui aveva osato togliere il crocefisso
dalla sua cella. E’ una doppia protesta. Questa è l’idea di Bruno: perché mai dovrebbe morire
qualcuno per riconciliare con il suo sangue Dio e liberare me, peccatore, dalla colpa? E poi come è
possibile fare immagini di Dio? Per giunta, non importa che Mosè lo aveva vietato? Per il giovane
Bruno è semplicemente un pensiero assurdo che il Dio infinito possa essere rappresentato con una
immagine fatta di legno o fatta di concetti. Ed è questo l’argomento che affrontiamo stasera. Forse
per la prima volta si corre un pericolo di vita, quando si vuole essere religiosi, ma si potrebbe
apprendere dall’esempio di Gesù. Bruno è un teologo, ma a ben vedere, in fondo, è un filosofo. Lo
stesso dogma della Chiesa non è in fondo un feticismo concettuale e quindi idolatria?
Non è forse necessario pensare Dio liberamente al di là dell’obbedienza ecclesiastica? Due anni
dopo la sua ordinazione a sacerdote Bruno dovette fuggire a Roma nel monastero di S. Maria sopra
Minerva. E’ lo stesso luogo in cui, due decenni più tardi, sarebbe stato stato incarcerato Galileo
Galilei. Ma Bruno non è sicuro presso i frati domenicani a Roma.
Fugge attraverso tutta l’Italia e finisce a Ginevra e lì si iscrive all’Università come studente. Non
dovete dimenticare che il periodo storico di cui stiamo parlando è quello del Concilio di Trento.
Roma si schiera ideologicamente e militarmente per la Controriforma. Il più grande giorno di
Lutero fu il giorno della Dieta di Worms e all’epoca erano passati quasi 50 anni. Carlo V disse: a me
non convince che un unico essere umano possa aver ragione contro tutta la cristianità. Ma proprio
questa possibilità inaudita che uno abbia ragione contro tutta la Chiesa, è questa la cosa che si
verifica nei profeti della Bibbia, si verifica in Gesù e si può verificare nell’esistenza cristiana. La
Riforma sa che mai più ci sarà una fede cristiana che non abbia la sua verità nell’uomo. Verso la
fine della sua vita pubblica, Bruno troverà a Wittenberg una sua patria personale. A Ginevra Bruno
incontra i calvinisti. Hanno assassinato il medico Serveto, e probabilmente lo stesso Calvino aveva
le mani in pasta. Bruno incontra Antoine de la Faye e deve fuggire ancora. A Tolosa fa il magister
artium in filosofia. A Parigi ha successo con le idee di Raimondo Lullo. Raimondo Lullo è un
monaco spagnolo del XIII secolo; ha scritto libri come Il libro dell’amico e dell’amato, in tedesco è
L’albero dell’amico e dell’amato e l’albero della scienza. L’amore e la scienza sono i contrasti, gli
antagonisti nel pensiero che si forma in Bruno, ma ciò che più stupisce la Corte parigina è la sua
memoria. Più tardi scriverà una serie di libri stranissimi sulla mnemotecnica, l’arte della memoria.
Non credo che qualche persona riuscì a migliorare la propria facoltà mnemonica con questi libri. La
questione è semplice: non potrete ricordare nulla se non siete convinti di averne bisogno.
Passeggiate sulla spiaggia e vedete le conchiglie e raccoglierete soltanto le poche conchiglie di cui
pensate di poter regalare a vostra moglie o che le possiate fare una collana o perché pensate che una
piccola conchiglia possa essere l’immagine di tutto il mondo. Tenete soltanto ciò che vi sembra
importante nella vostra personalissima concezione della vostra vita. Da questo dipende anche il
fatto che per un artista non è possibile scindere tra la vita privata e la vita del suo lavoro. Gli artisti
sanno fare qualcosa con tutto, e Bruno è un artista. Quando fugge a Londra ha due anni di
tranquillità presso l’ambasciatore francese Michel de Castelnau. In questi due anni londinesi
nascono i libri più importanti di Bruno e guarda caso li scrive in italiano. Si rifiuta di scrivere questi
libri in latino che era la lingua erudita del suo tempo. Bruno è italiano e soffre per l’alienazione e
non gliene importa nulla di essere compreso in tutta l’Europa, vuole essere compreso dal suo
proprio popolo.
Dopo due anni l’ambasciatore francese Michel de Castelnau viene accusato di tradimento nei
confronti della regina inglese e Bruno deve tornare a Parigi. Nel 1591 mentre si trova a Francoforte,
viene invitato dal nobile veneziano Mocenigo. Lui pensa di trovare in Bruno qualcuno che gli dia
ricchezza attraverso l’alchimia e attraverso la trasformazione dei metalli. E poi quando questo
pazzo, dopo quattro settimane, rimane ovviamente deluso, lo tradisce e lo denuncia all’Inquisizione.
Nel 1592, nel carcere di Venezia, Bruno viene interrogato e torturato dagli Inquisitori. Il 30 luglio
1592 è il giorno più buio della sua vita, lui collassa davanti all’Inquisizione. Implora per avere la
sua vita. Gli uomini, che hanno un corpo, sono abbandonati alla tortura e non possono resistere più
di tanto. Esiste un limite di sopportazione del dolore. Un uomo con un po’ di fantasia può
immaginare benissimo che non faranno altro che continuare sulla stessa strada. Basta avere un
corpo per essere in balia del nemico e a questo punto il corpo diventa un nemico dell’anima e
l’anima non potrà mai perdonarsi di aver capitolato. Ma in quel giorno Bruno si arrende, promette
di credere a tutte le dottrine della Chiesa, di credere a tutto quello che la Chiesa dice solo perchè le
dice, perché lui vuole soltanto salvare la sua vita. E a questo punto Bruno viene portato a Roma. A
Roma per più di sette anni non ci si interessa minimamente di Bruno, lo si abbandona in qualche
segreta romana e per poco non marcisce da vivo. Ma bisognava in qualche modo portare a termine
la cosa e una delle persone più importanti in questa causa divenne il Cardinale Bellarmino. Un
nome molto prezioso per i cattolici. E’ considerato il più grande dogmatico e teologo moralista del
XVI secolo. E sarà lui a firmare la sentenza capitale. L’esecuzione sarà fissata per il 12 gennaio, ma
verrà rinviata al 17 febbraio.
Che cosa rende quest’uomo così pericoloso per la Chiesa che a tutt’oggi non è possibile pronunciare
il suo nome? Vorrei evidenziarvi in tre punti quanto Bruno sia moderno e per quale motivo abbiamo
bisogno di lui.
La prima cosa è una scoperta fantastica: nel 1544 l’astronomo Copernico, sul letto di morte, dà in
mano al Papa le sue scoperte sui movimenti dei pianeti. I sei libri di Copernico sono assolutamente
illeggibili. Credo che lo stesso Bruno non li abbia letti e anche se ci avesse provato, ben presto li
avrebbe messi da parte. Del resto è anche indifferente quello che c’è dentro i calcoli di Copernico,
quello che è decisivo è una piccolezza: che la Terra gira intorno al Sole. E questo significa che
Aristotele non aveva ragione. L’universo non è fatto di sfere cristalline alle quali sono fissate, come
con dei chiodi, le stelle. Ma se la Terra si libra nello spazio libero, che cosa è lo spazio? Tutto il
periodo del Rinascimento ha un problema e questo problema è la rivoluzione dell’antica Grecia.
Forse sapete che intorno al 300 a.C. Aristarco di Samo ha pensato più o meno la stessa cosa che
pensò Copernico. E l’allessandrino Eratostene nel III secolo a.C. ha calcolato la circoferenza del
globo terrestre. Nel giorno dell’inizio della primavera ha semplicemente misurato l’inclinazione
dell’ombra in due posti, ad Assuan e ad Alessandria. E poi ha mandato uno schiavo a contare i passi
tra Assuan e Alessandria. Il resto è un calcolo geometrico da bambini. Se Cristoforo Colombo
avesse conosciuto Eratostene non sarebbe mai andato verso Occidente per andare in India e il
cristianesimo ha la colpa di tutta questa confusione. Nel XIX secolo lo stesso Nietzsche è di questa
idea. Come era possibile ridurre la combinazione tra empiria e matematica alla superstizione del
popolino greco? A questo punto c’è della suspence. Bruno pensa che lo spazio non abbia confini
naturali, ma se lo spazio è infinito ne deriva che la Terra non può occupare uno spazio particolare
nell’universo. E questo significa che è errato il nucleo stesso della dottrina cristiana. Il cristianesimo
era costretto a ridurre la dimensione dell’universo, come una mela si riduce nel forno, affinchè
l’uomo potesse stare al centro di tutto. Ma tutta questa prospettiva è errata secondo Bruno. L’uomo
non sta al centro del mondo, ma se l’uomo non sta al centro del mondo come poteva Dio diventare
Uomo nel mondo? Anche questa dottrina appare sbagliata. E se è sbagliata questa dottrina, è
sbagliata anche la teoria trinitaria, Dio non è Padre, Figlio e Spirito Santo. E chiederete subito al
Bruno: "Ma dove le hai trovate tutte queste cose, non si trovano in Copernico". La cosa incredibile
che Bruno non argomenta neanche in forma astronomica, lui non pose delle prove, delle
dimostrazioni, nel XVI secolo non c’erano queste prove. Bruno fa proprio quello che la Chiesa si
rifiuta di fare, scrive dialoghi e così sviluppa delle possibilità di pensiero. Una di queste possibilità
di pensiero è l’infinità del mondo nello spazio. E più ci si rifllette e più emerge che è questa la
possibilità più probabile. A questo punto emerge in Bruno la persona che cerca su un piano
religioso, il teologo. Lui afferma che il mondo deve essere infinito nello spazio perché il mondo è
stato creato da Dio. Se Dio è infinito, e questo è un concetto di fondo in Bruno, allora Dio deve aver
creato l’universo infinito. Se il mondo è lo specchio di Dio, lo specchio del Dio infinito, il mondo
deve essere infinito. Vedete che Bruno, per salvare l’idea di Dio, si vede costretto a dire che il
cristianesimo è troppo piccolo. Vedete la differenza tra Giordano Bruno e Galileo Galilei. La Chiesa
non avrebbe avuto bisogno di condannare Galilei. Galilei è l’inventore della meccanica moderna,
ma non si interessava alla religione. Galilei era contento quando poteva calcolare il movimento di
una palla che scendeva per una china. La visione del mondo meccanistica di Galilei non avrebbe
dovuto spaventare la Chiesa. Perché fiorisce un fiore? Perché esiste un gatto? Perché gli uomini si
amano? A tutto questo Galilei non dà nessuna risposta. Queste cose sono cambiate soltante nel 1859
con il libro di Darwin sulla nascita, la genesi delle specie. Fino a quel momento era impossibile
riflettere sulla natura senza credere in Dio. E fino ad allora, per capire come mai noi potessimo
muovere una mano, serviva l’idea dell’anima. Dio attraverso l’anima crea una mediazione tra
spirito e corpo.
Allora si poteva benissimo dire che era Dio a far sì che la Terra girasse intorno al Sole. Veramente
pericoloso è Giordano Bruno, perchè comprende che con Copernico deve esserci una svolta nella
coscienza religiosa. E con la sua genialità tutta particolare scopre una seconda cosa. Per noi oggi, ai
tempi di Albert Einstein, è scontato mettere insieme spazio e tempo. Oggi non diciamo che
l’universo è infinito, diciamo chè è finito, ma non ha confini, ma questo lo diciamo lungo le
dimensioni spazio-tempo. E’ Giordano Bruno a comprendere che l’infinità dello spazio richiede
necessariamente l’infinità del tempo. Di per sé spazio e tempo dovrebbero essere due grandezze
completamente separate, distinte, ma per Bruno sono invece identiche.
A questo punto ricomincia ancora una volta lo sradicamento dell’intera visione del mondo cristiana.
Pensate soltanto che fa parte della dottrina cristiana che Dio si è manifestato precisamente 3800
anni fa con Abramo e, ovviamente 2000 anni fa, con Gesù Cristo. Questo dunque è il lasso di tempo
di cui si occupano i teologi: 3800 anni. Con questo parametro temporale si concorda bene l’idea che
il mondo sia vecchio di 5700. Perfino lo stesso Newton pensò che il mondo fosse nato più o meno
6000 anni fa. Qualche vescovo irlandese è convinto di aver trovato il momento preciso in cui
nacque il mondo, pare che fosse di lunedì, verso le otto del mattino! Capite cosa significa quando
Bruno dice che l’universo è infinito nel tempo. Dio, essendo Creatore, ha creato un mondo senza
inizio e senza fine. Faccio una piccola parentesi nel campo della teoria evoluzionistica per farvi
vedere quanto sia moderna questa idea. Guardate la storia della nostra specie, l’homo sapiens
sapiens. Su per giù noi esistiano più o meno da 100.000 anni. Dai primi dipinti rupestri ritrovati
nelle caverne sono passati più o meno 35.000 anni. Qualsiasi persona a mio avviso non può reggere
di fronte a una storia di 35.000 anni, che è soltanto la storia della nostra specie. Per la biologia e la
teologia questi 35.000 anni sono un lasso di tempo brevissimo. Per i paleontologi l’umanizzazione,
la nascita del genere umano, risale a circa a 2.700.000 anni fa. Circa 2.000.000 di anni fa c’erano
degli esseri che i paleontologi dicono che erano umani e che erano cannibali e avevano qualcosa
come una coscienza magica. E, se non prima, 500.000 anni fa scoprirono il fuoco. Probabilmente il
fuoco era il loro primo Dio. E la stessa Chiesa cristiana non celebrerà la festa della resurrezione mai
con un rito diverso se con il rito del fuoco che nasce dalla pietra e la sua fede si distingue per il fatto
che ci si appropria della divinità mangiandola. Le concezioni sacramentali sono caratterizzate da
antichissime idee che derivano dall’appropriarsi di animali uccisi e di uomini uccisi.
Bruno non aveva la più pallida idea che gli umani si fossero sviluppati a partire dagli animali, ma
lui affermava che ci fosse un mondo in cui la vita esisteva ovunque. Ovunque ci sarebbero Soli e
pianeti, su cui vivrebbero degli umani. Bruno non aveva idea di che cosa veramente fosse un Sole,
lui concepisce una idea, uno sviluppo, una evoluzione infinita. Ovviamente non può esistere una
evoluzione infinità, il modo che tuttora l’induismo moderno propone. Al tempo del Rinascimento si
immaginava che il tempo fosse ciclico. E così tutto ritorna, quasi come nella visione del mondo di
Nietzsche, trecento anni dopo. Ne conseguono moltissime cose per la visione del mondo.
Se lo spazio è infinito, allora non esiste un luogo in cui possa esserci l’inferno, non esiste un luogo
in cui possa esistere il cielo, il paradiso. Paradiso e inferno diventano condizioni dell’uomo.
Non è possibile insegnare quello che si può leggere ancora nel catechismo mondiale del 1992, che
sostiene l’esistenza del diavolo, dell’inferno e del fuoco nell’inferno. Ho letto su un giornale, e
quasi non ci credevo, che certi gesuiti italiani avrebbero trovato le sostanze chimiche di cui
consisterebbe questo fuoco dell’inferno.
E così Dio sarebbe visto come un Dio che terrorizza gli uomini fino all’eternità. Bruno trae la
conclusione opposta, che se il mondo è infinito non può esistere alcun inferno. E tutti quei concetti
umani di buono e cattivo non possono essere applicati né a Dio, né all’uomo. Infatti se gli uomini
vivono una evoluzione infinita, lo stesso concetto di giusto e sbagliato dinventerebbe relativizzato.
C’è una affermazione di Meister Eckhart : "chiamare Dio buono o cattivo sarebbe una follia come
se lo si definisse come bianco o come nero". In questo modo Bruno risolve un problema che è
inevitabile - l’ateismo moderno - un problema, cioè, che porta inevitabilmente all’ateismo moderno.
La questione: come può un Dio buono creare un mondo con tanta sofferenza? I concetti morali
vengono confutati dalla realtà del mondo, questo è il problema della teodicea. Capite bene che in
ogni punto un dialogo sincero fra religione e scienze naturali dovrebbe essere rivisto. E devo
aggiungere quindi, come terzo punto, che Bruno concepisce tutto il mondo come un organismo.
Potrebbe aiutare i teologi ecologisti a comprendere il mondo come unità. Nell’universo bruniano
tutto è connesso con tutto. Non è possibile distruggere nulla a questo mondo, come non si può
togliere ad un uomo, ad un esssere umano, il fegato o i polmoni. E forse questa è la cosa più bella di
Bruno. Ho già citato Raimondo Lullo e l’idea dell’unità tra conoscenza e amore. Lo stesso S.
Agostino si espresso in questo senso.
Giordano Bruno all’età di trent'anni ha un’esperienza fondamentale che lo segnerà per tutta la vita.
Per lui il mito greco di Atteone assume un ruolo essenziale. Atteone era un cacciatore che con i suoi
cani incontrò Artemide. Artemide era così bella che lui si trasformò in un cervo. E i cani si
precipitarono su di lui e lo divorarono. Questa per Bruno diventò l’immagine del fallimento della
conoscenza umana. Gli uomini amano sempre e l’amore li spinge verso la conoscenza, ma quello
che riconoscono gli fa vedere anche quanto si siano sbagliati. Da questo punto di vista Bruno pensa
proprio come i romantici e come l’esistenzialismo moderno. L’infinitezza dell’ardente desiderio
coincide con il fallimento nel tempo. Nel De gli eroici furori l’oggetto dell’amore viene definito da
Bruno come Diana, la dea della caccia dei romani.
Nel mio libro su Bruno (cfr. Giordano Bruno, Milano, Rizzoli, 2000) ho riassunto una piccola
scena: "Chi è la tua amante? Mi chiedono; io tuttavia non conosco risposta oltre al mio stesso
rumoreggiante, smisurato amore. Esso rende la mia anima simile al sole, lo rende ampio quanto il
mare, mi estende sino all’orizzonte. O mia Diana, mia riva, mio mare, o mio sole sui flutti, o mio
bagliore di nubi di luce declinante, o vento che respira da lungi, o saluto dell’infinità, o quiete nel
tempo, o immobile bagliore nell’ondeggiare dell’onda – nei tuoi occhi scuri e malinconici risplende
il cielo, e tutte le stelle concorrono a formare, per forza propria, quel diadema che sono i tuoi
capelli; la tua bellezza è al di là del tempo, senza età, senza trascorrere, come la felicità che essa,
strappandoci dal fiume della mortalità, dona a noi che ci amiamo. In te si forma il mio essere, e tutte
le mie parole sono rivolte solo a te."
Nel De gli eroici furori Giordano Bruno ha elaborato più o meno settanta poesie d’amore come
figure poetiche filosofiche. Una di queste poesie l’ho composta io liberamente:
Già cadono le foglie dell'autunno,
gialli stanno i faggi,
svaniti sono i canti,
abbandonati bosco e lago.

Eppure è solo un riposare
ad attraversar le cose
sino a quando da bare oscure
rinascerà la vita.

Chè sempre i fiori azzurri
Tornano a sbocciare dalla neve
E gli uccelli verso casa volano
Superando terre e laghi.

Così è il tuo amore
Che ogni giorno doni
Come se i getti della primavera
dirigessi piano verso il sole.

E come dopo lunga attesa
Il mio cuore si risveglia in te,
così in mille modi esso
ti cerca, ancora e ancora.

Certo: sempre estate e inverno
fanno ritorno
ma il mio cuore e tutti i miei pensieri
per sempre sono tuoi.

Queste sono parole mie, ma dinanzi all’Inquisizione Giordano Bruno ha fatto la sua professione di
fede.
Alcune frasi di questa confessione di fede sono queste, e queste sono le parole che segneranno la
sua sentenza capitale: "Io tengo un infinito universo, cioè effetto dell’infinita divina potentia, perché
io stimavo cosa indegna per la divina bontà et potentia che, possendo produr, oltra questo mondo
un altro et altri infiniti, producesse un mondo finito. Sì che io ho dechiarato infiniti mondi
particulari simili a questo della terra. Di più, in questo universo metto una providenza universal, in
virtù della quale ogni cosa vive, vegeta et si move et sta nella sua perfettione; et la intendo in due
maniere, l’una nel mondo con cui presente è l’anima nel corpo, tutta in tutto e tutta in qual si
voglia parte, et questo chiamo natura, ombra et vestigio della divinità; l’altra nel mondo ineffabile
con il quale Iddio per essentia, presentia et potenzia è in tutto e sopra tutto, non come parte, non
come anima, ma in modo inesplicabile".
E poi Bruno insegna che Dio è onnipotente, onniscente e pieno di ogni bontà e con questa dottrina
si richiama a Tommaso D’Aquino. Ma l’infinità di questo pensiero giunge ad un brutale termine
temporale. Siamo giunti all’8 febbraio 1600. Nel palazzo del cardinale Madruzzi, il procuratore
Giulio Materenzi legge la sentenza capitale dinanzi a Bruno.
Forse avete in tutti i punti conservato dei vostri dubbi, potrete dire che Bruno in molti punti si è
sbagliato, lo abbiamo appena sentito. In fin dei conti è vissuto nel XVI secolo e due terzi della sua
esistenza li ha trascorsi in fuga e in carcere. Non ha nemmeno letto gli scritti di Keplero e di Galileo
Galilei. Bruno ci può dimostrare una cosa che è indicibile, incredibile perché si può dimostrare
soltanto con l’impegno della vita propria. Un uomo può sbagliare anche in tutto, ma c’è un
momento in cui non conta nemmeno questo.
Vi do un piccolo esempio tedesco: nel 1933 quando i nazisti presero il potere, urlarono contro un
ebreo di nome Karl. Dopo gli sconvolgimenti della prima guerra mondiale quest’uomo era
diventato pacifista e comunista per cui i nazisti lo mandarono al campo di concentramento. Di notte
lo chiamarono, rivolsero il fucile contro di lui, doveva cantare l’inno dei nazionalsocialisti "sulle
bandiere chiudete bene le file". Karl aprì la bocca e cantò l’Internazionale. Fecero sparare sopra alla
sua testa. Per loro era un gioco, per Karl era tutta la sua personalità. A questo punto conta davvero, è
davvero importante se ha ragione Freud o Marx o il Papa? Il punto è se siamo esseri umani o
creature. Karl voleva dimostrare che con lui non avrebbero avuto la meglio. Ogni martire che la
Chiesa o qualsiasi altro sistema assolutistico ha tormentato e torturato fino alla morte prova le stesse
cose.
Dicevo che si stava leggendo a Bruno la sentenza capitale e (è storicamente credibile) si racconta
che in quel momento Bruno balzò in piedi e disse la parola più importante della sua vita che va
assolutamente citata. Bruno la disse in latino:
Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam. (Forse tremate più voi nel
pronunciare questa sentenza che io nel riceverla).
 Bruno voleva dire: siete costretti ad uccidermi perché avete capito di essere morti. Solo perché
siete fatti soltanto di angoscia che non avete più nessun pensiero, siete costretti ad uccidere gli
uomini, ma dimostrerete soltanto una cosa, che voi negate la verità. L’anima dell’uomo, essendo
infinita, se è infinita, non può sopportare più a lungo la piccolezza del vostro spirito e la piccolezza
della vostra paura. Un uomo, una donna che impara ad attraversare la propria angoscia, è libero, è
libera. E nulla né in terra, né in cielo potrà mettervi paura.
E in quel momento Giordano Bruno è diventato immortale. Per il fuoco dei suoi assassini non è
altro che la luce della sua illuminazione.
Conferenza tenuta presso il Goethe Institut a Napoli, il 7 ottobre 1999
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