Gasificare zostera marina piuttosto che bruciare alberi

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Gasificare zostera marina piuttosto che bruciare alberi
Isomorph srl

                     Gasificare zostera marina piuttosto che bruciare alberi

                            Hans Grassmann, Univ. of Udine and Isomorph srl1
                                             24.12. 2022

Solitamente la pianta zostera marina non è considerata un combustibile a causa della sua scarsa
infiammabilità. Di seguito presenteremo per la prima volta la gasificazione della zostera marina in
un gasificatore per carbone solare.

    1. Introduzione
    Nella maggior parte dei paesi ogni anno grandi quantità di biomasse vengono prodotte e lasciate
    a decomporsi in CO2, rilasciando energia termica. Questa biomassa viene in gran parte prodotta
    dal settore agrario –solo circa la metà della biomassa prodotta in agraria è cibo. Ci sono anche
    altre risorse di “biomassa di scarto”, come ad esempio gli scarti del giardinaggio accumulati nei
    centri abitati, o la zostera marina che si accumula sulle spiagge di molti centri costieri per le
    vacanze. Dato che il prezzo al chilo per il materiale combustibile è approssimativamente alto
    tanto quanto quello del materiale consumabile come cibo, il valore di questa energia persa come
    “biomassa di scarto” è circa pari a quello dell’intera produzione agraria.
    Ciò nonostante, queste biomasse non vengono utilizzate o perché non bruciano bene o perché
    richiedono operazioni costose ed inefficienti per essere trasformate in combustibile utilizzabile.
    Per esempio, la pirolisi può trasformare biomassa in biocarbone [1], riscaldando la biomassa a
    una temperatura oltre i 300°C in assenza di ossigeno. Per ottenere questo calore parte della
    biomassa viene bruciata, tipicamente il 30%: questa è una prima causa di inefficienza. Inoltre,
    quando portata ad alte temperature, la parte volatile della biomassa viene rilasciata, portando via
    con se’ almeno la metà del suo contenuto energetico. Quindi alla fine la produzione di
    biocarbone raggiunge un’efficienza di non più del 30% (a seconda della temperatura).
    Perlopiù, sia la produzione che la combustione di biocarbone sono costose. Di conseguenza,
    fino ad oggi la biomassa che viene usata più spesso per produrre energia termica è il legno.
    Per sostituire il legno con un altro materiale combustibile, è necessario trovare un modo più
    efficiente per utilizzare le “biomasse di scarto”, e in più definire un materiale standard che possa
    essere usato facilmente in un sistema standard di combustione (in maniera simile a come i
    carburanti fossili possono essere bruciati con metodi standard indipendentemente dalla loro
    provenienza).

    2. Il carbone solare
    È vero che anche con una fiamma libera il biocarbone brucia ad alte temperature e producendo
    poco fumo, mentre il materiale grezzo da cui viene prodotto brucerebbe con una fiamma più
    fredda e con una maggiore produzione di fumo.
    In un gasificatore invece quello stesso materiale grezzo può anche esso essere bruciato con una
    fiamma ad alta temperatura e pulita, sempre che sia gasificabile.
    Molti tipi di biomasse nel loro stato naturale ovviamente non possono essere processati in un
    gasificatore di questo genere, come ad esempio residui verdi del giardinaggio, patate, yogurt,
    residui di caffe o letame. Ma è sufficiente torrefare o tostare a basse temperature (circa 130-
1   hans.grassmann@uniud.it, University of Udine, DPIA, via delle scienze 206, I-33100 Udine.

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    150°C) questo tipo di materiali perché sia poi possibile gasificare anche essi, come verrà
    approfondito nella Sezione 4.
    La torrefazione della biomassa può essere fatta molto semplicemente, usando aria riscaldata con
    energia solare, fornita per esempio da un sistema di Specchi Lineari [2],[3]. Un primo sistema
    per la torrefazione solare di biomasse, adatto a una piccola industria (con un potere termico di
    25 kW) è già stato costruito e ha dato ottimi risultati [4]. Questa nuova tecnologia è stata
    presentata e discussa in occasione di ESOF2020 (science in the city) più in dettaglio [5]. Dato
    che il materiale torrefatto, insieme al gasificatore adatto, possono sostituire i carburanti fossili,
    lo chiameremo “carbone solare” [6].
    Durante la torrefazione solare nessuna parte del materiale viene persa per la combustione e
    nessuna sostanza volatile viene emessa: di conseguenza è molto efficiente dal punto di vista
    energetico.
    Inoltre, l’immagazzinamento dell’energia solare per lunghi periodi di tempo è in questo modo
    semplice.

    3. Obiettivo di questo studio
    Il nostro obiettivo è torrefare differenti tipi di biomasse, ciascuno a una temperatura tale da
    poter ottenere un materiale utilizzabile come carbone solare, che possa poi essere gasificato in
    un gasificatore standard indipendentemente dalla sua provenienza. Per fare un esempio, con del
    legno di alta qualità la torrefazione potrebbe non essere necessaria, mentre per materiali con una
    bassa infiammabilità potrebbe essere necessaria una torrefazione ad alte temperature per
    ottenere un combustibile con la stessa qualità del legno.
    Come primo passo per avvicinarci a questo studio tanto complesso vogliamo verificare se un
    tipo di biomassa considerato come un cattivo combustibile, può invece diventare un
    combustibile di ottima qualità dopo essere stato tostato a una temperatura moderata e gasificato
    nel nostro gasificatore per carbone solare. Per questo primo test, abbiamo scelto l’erba marina
    “zostera marina”. Questa è così difficile da infiammare da essere stata certificata come materiale
    di costruzione usato per isolare le case [7]. Se è possibile gasificare la zostera, viene difficile
    immaginare una biomassa per cui non lo sia.
    In molte località balneari la zostera costituisce un vero problema [8]. Per esempio, a Grado
    vengono raccolti ogni anno 7.000 tonnellate di materiale (non solo zostera) nella zona battigia
    con un costo di 400.000 € [9]. Con questa stessa quantità di Zostera si potrebbe invece fornre 3
    MW di energia termica per 100 giorni per anno, risparmiando l’equivalente di 750 tonnellate di
    olio combustibile fossile.

    4. Setup del test
    Per il nostro test abbiamo costruito un gasificatore molto semplice, fornito di una coclea che
    trasporta la biomassa dentro il volume di gasificazione, che si trova alla fine del tubo
    trasportatore, appena dopo la coclea. Il design come anticipato è appunto estremamente
    semplice, così come lo è quello dello Specchio Lineare.
    Tre sensori per la temperatura sono posizionati in tre luoghi diversi in modo da essere in
    contatto con la parete del gasificatore. Questi vengono letti da un plc Siemens “Logo”, che usa
    questa informazione per controllare la coclea, muovendola in modo da mantenere la temperatura
    in condizioni di operabilità standard.

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    Il gasificatore è anche fornito di un container che viene riempito a mano. Il flusso di aria per la
    gasificazione viene fornito da due ventilatori RLF35 della serie ebm-papst, con un input
    elettrico dalla potenza di 8.6 W che genera un flusso di 10 m3/h alla pressione di 120 Pa.

Figura 1: gasificatore per carbone soalre,
potenza termica 25 kW.

    In questo nostro setup, il gas risultante dalla gasificazione viene bruciato da una fiamma
    all’esterno del gasificatore, come mostrato in Figura 2. Questa fiamma ha una temperatura di
    1200°C e non produce del fumo visibile. Secondo gli ingegneri della compagnia A2A, essa
    potrebbe essere utilizzata per sostituire la fiamma che si ottiene nelle centrali a carbone
    convenzionali dalla combustione del carbone fossile [9].

Figura 2: fiamma del gasificatore

    Abbiamo raccolto un campione di zostera marina dalla spiaggia di Staranzano (Monfalcone,
    Italia). Questa zostera è stata poi riscaldata a 130°C, senza di un qualunque tipo di lavorazione
    iniziale (come il lavaggio per la rimozione del sale o della sabbia). Dopo la tostatura, la zostera
    è stata lavorata con una cippatrice, dato che altrimenti la coclea avrebbe avuto problemi a
    trasportarla in maniera omogenea.

    5. Risultati
    Per fare un paragone, abbiamo in primo luogo gasificato del pellet di legno, registrando la
    temperatura dei tre sensori, come mostrato in Figura 3. Dopo 80 minuti questo era
    completamente consumato, così abbiamo inserito al suo posto la zostera marina, senza dover
    interrompere il funzionamento del gasificatore.

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                                                                  gasification of wood and zostera
                                                        700

                           temperatere (deg. Celsius)
                                                        600
                                                        500
                                                        400
Figura 4: temperature                                   300                                    zostera
nel        gasificatore                                 200
durante              la
                                                        100
gasificazione di legno
(primi 80 minuti) e                                      0
zostera marina                                                0     20   40    60    80    100      120   140   160
                                                                              time (minutes)

    Quando nel gasificatore è stata inserita la zostera al posto del pellet, il suo funzionamento non
    ha mostrato alcun cambiamento, e anche la temperatura registrata non ha mostrato variazioni
    significative. Questo mostra che la zostera –che ha un contenuto energetico molto simile a
    quello del legno- è un materiale eccellente per la produzione di carbone solare.
    E’ possibile che la zostera produca più cenere rispetto al legno. Per studiare meglio questo
    fenomeno, in futuro useremo un ciclone. Nonostante anche questa sia una misura importante,
    non ci aspettiamo che sia di diretta rilevanza per il processo di gasificazione in se’, perlomeno
    per questo tipo di gasificatore.

    Conclusioni

    Abbiamo gasificato con successo un campione di zostera marina tostata per la prima volta.
    Questa e’ risultata gasificarsi molto bene in un semplice gasificatore fatto per lavorare con il
    carbone solare. In questo primo stadio dei nostri studi sembrano non esserci differenze
    significative rispetto alla gasificazione del pellet di legno.
    L’obiettivo del nostro lavoro è l’introduzione di un nuovo materiale standardizzato di carbone
    solare, così come ora i combustibili fossili sono standardizzati. Per raggiungere questo risultato
    sono necessari molti più test. Dato che la zostera marina è stata finora considerata un pessimo
    combustibile, difficile da infiammare, il primo test ci suggerisce che molti altri tipi di biomasse
    potrebbero essere adatte alla produzione di carbone solare, e che quindi trovare un materiale
    che carbone solare standardizzato sia possibile.
    La produzione, così come l’utilizzo, del carbone solare riproducono in parte il ciclo chiuso della
    vita nel nostro pianeta, quindi sono in maniera evidente in armonia con la natura. Hanno anche
    vantaggi per l’economia, visto che milioni di tonnellate di “biomassa di scarto” vengono già
    prodotte ogni anno per poi essere però buttate via come rifiuti.
    Inoltre la tecnologia del carbone solare può essere integrata con altre già esistenti tecnologie,
    per esempio per rendere gli impianti a carbone convenzionali CO2 neutri senza pero di tagliare
    le foreste.

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References

[1] https://www.sector-project.eu / The Production of Solid Sustainable Energy Carriers from
Biomass by Means of Torrefaction

[2] Grassmann, H., et al., First Measurements with a Linear Mirror Device of Second Generation.
Smart Grid and Renewable Energy, 4 (2013), 253-258.
https://doi.org/10.4236/sgre.2013.43030

[3] H. Grassmann, M. Citossi,, Development and Test of a New Solar-Air Heat Exchanger for the
Linear Mirror II System, Smart Grid and Renewable Energy, 10 (2019), 155-164. doi:
10.4236/sgre.2019.105010.

[4] H.Grassmann et al., First Results from a Solar-Biomass Hybrid System for the Production of
Solar     Carbon,         Smart    Grid   and    Renewable    Energy,   2020,     11,   21-28,
https://doi.org/10.4236/sgre.2020.112002

[5] physics&art against CO2, presented by the University of Udine at ESOF2020 – science in the
city, https://linearmirror-scienceinthecity.uniud.it/

[6] web site of Isomorph Production srl, https://www.isomorph-production.it

[7] http://nova-institut.de/pdf/10-05-12%20Wikiprojekt%20Nawaro%20IV.pdf
https://datenbank.fnr.de/index.php?id=7025&idprodukt=1582
https://www.oekologisch-bauen.info/baustoffe/naturdaemmstoffe/seegras.html

[8] https://www.comunegrado.it/amministrazione-trasparente/456-informazioni-ambientali/misure-
a-protezione-dell-ambiente-e-relative-analisi-di-impatto/gestione-delle-fanerogame-e-delle-alghe-
spiaggiate
https://www.comunegrado.it/attachments/article/643/AvvisoGara_CER200303.pdf

[9] https://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2015/09/02/news/blitz-dei-noe-sulle-alghe-ributtate-a-
mare-1.12024761
https://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2016/03/15/news/l-arenile-di-grado-salvato-grazie-al-
riciclo-delle-alghe-1.13130982

[9] private communication

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