FRANCIA - Ministero dello Sviluppo Economico

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Istituto nazionale per il Commercio Estero

                                         FRANCIA

1.   QUADRO MACROECONOMICO

a)   Andamento congiunturale e rischio paese
La Francia è la quarta economia mondiale in termini di prodotto interno lordo (PIL), dopo gli
Stati Uniti, il Giappone e la Germania. Nel 2002 il PIL della Francia è stato pari a € 1.523 mld,
pari a € 24.930 per abitante.
Il contributo alla formazione del PIL riflette la struttura tipica delle economie più avanzate: la
quota preponderante spetta ai servizi (70,4 per cento), seguiti dall’industria (26,5 per cento) e
dall’agricoltura (3,1 per cento).
Il grado di apertura al commercio internazionale, dato dalla somma di importazioni ed
esportazioni in rapporto al PIL, era pari al 52 per cento nel 2002 (stime OCSE). La Francia è il
quarto esportatore mondiale, dopo gli Stati Uniti, il Giappone e la Germania, con una quota di
circa il 5 per cento delle esportazioni mondiali di beni e servizi.
Essa occupa altresì un ruolo di primo piano come paese sia di origine sia di destinazione degli
investimenti diretti esteri. Secondo la United Nations Conference on Trade and Development
(UNCTAD) nel 2001 la Francia era al quarto posto nel mondo (dietro gli Stati Uniti, il
Belgio/Lussemburgo e il Regno Unito) per i flussi di investimenti in entrata e al terzo (dietro gli
Stati Uniti e il Belgio/Lussemburgo) per quelli in uscita. A fine 2002 lo stock di investimenti
diretti esteri della Francia era pari a circa € 833 mld, rispetto ai € 1.051 di un anno prima; alla
stessa data, gli investitori esteri detenevano in Francia attività per € 522 mld, contro € 604 a fine
2001. Entrambi gli aggregati, calcolati al valore di mercato, hanno risentito del forte
apprezzamento dell’euro rispetto al dollaro nel 2002 (le variazioni al netto dell’effetto di cambio
risultano entrambe, seppur moderatamente, positive).
Nel 2003 è proseguito l’accumulo di stock: nei primi 11 mesi dell’anno i flussi verso l’estero
hanno superato di € 17,5 mld i flussi in entrata; entrambi gli aggregati risultano in diminuzione
rispetto al corrispondente periodo del 2002, ma non è al momento possibile quantificare l’effetto
di cambio, benché sia innegabile l’influenza su tali grandezze dell’apprezzamento dell’euro sui
mercati valutari. Dopo un periodo di crescita a ritmi intensi (tra il 1997 e il 2001 il PIL ha
registrato in media tassi di incremento pari al 3 per cento) la Francia ha subito un notevole
rallentamento congiunturale negli ultimi due anni, da attribuirsi in buona misura a fattori
esogeni. Tuttavia, l’economia francese ha dato prova di una sorprendente capacità di resistenza,
subendo i contraccolpi della crisi internazionale in misura decisamente minore rispetto ai
principali partner europei. Essa si è giovata della notevole robustezza manifestata dalla
domanda interna, in particolare i consumi delle famiglie e, in misura minore, della pubblica
amministrazione.

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero                              2^ sem. 2003
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Allo sviluppo dei consumi delle famiglie hanno contribuito l’incremento dei salari lordi e i vari
alleggerimenti fiscali varati negli ultimi anni, anche se alcuni economisti contestano que-
st’ultimo fattore e fanno notare che le riduzioni di imposta sono state concentrate sui
contribuenti più abbienti, la cui propensione marginale al consumo è probabilmente inferiore
alla media.
L’incremento del reddito disponibile che ne è derivato ha più che compensato la riduzione dei
proventi delle attività finanziarie, sui quali ha inciso il forte ridimensionamento delle quotazioni
borsistiche, aggravato dalla quota storicamente elevata di azioni detenute, spesso indirettamente,
dalle famiglie. L’incremento dei redditi nominali è stato solo leggermente eroso dal moderato
tasso di inflazione che, fino al 2002, risultava inferiore alla media europea.
A partire dalla seconda metà del 2002, tuttavia, il quadro congiunturale è andato
progressivamente deteriorandosi. L’economia francese è cresciuta solo dell’1,2 per cento nel
2002 e per il 2003 si prospetta un incremento del PIL che, con tutta probabilità, non supererà lo
0,2 per cento. Tra gli ultimi mesi del 2002 e la prima metà del 2003 l’attività ha manifestato
anzi segni di contrazione, facendo emergere la possibilità di una recessione (tecnicamente
definita come due trimestri consecutivi di crescita negativa), poi fugata dalla ripresa evidenziata
nel terzo trimestre 2003 (fig. 1).

                                           Fig. 1 - Evoluzione del PIL
                                      Variazione % sul trimestre precedente
    1,4
    1,2
    1,0
    0,8
    0,6
    0,4
    0,2
    0,0
    -0,2
    -0,4
    -0,6
                                                                                             Q4*

                                                                                                   Q1**

                                                                                                          Q2**
           Q1

                Q2

                       Q3

                            Q4

                                 Q1

                                       Q2

                                            Q3

                                                 Q4

                                                       Q1

                                                            Q2

                                                                 Q3

                                                                       Q4

                                                                              Q1

                                                                                   Q2

                                                                                        Q3

                    2000                2001                 2002                   2003             2004

    * stima
    ** previsione
    Fonte: INSEE

Tale ripresa è il frutto di una buona dinamica della domanda interna e del commercio con
l’estero. I consumi delle famiglie hanno fatto segnare un incremento dello 0,4 per cento – dopo
lo 0,1 per cento del secondo trimestre– e contribuiscono da soli alla metà della crescita
complessiva; gli investimenti fissi lordi, dal canto loro, sono aumentati dello 0,3 per cento.

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Le esportazioni, dopo tre trimestri consecutivi di crescita negativa, registrano un forte
incremento (+1,1 per cento) mentre le importazioni sono rimaste sostanzialmente stabili:
l’effetto congiunto di queste due variabili fa sì che il commercio con l’estero contribuisca alla
crescita per 0,3 punti percentuali, dopo aver agito da freno sul PIL nei quattro trimestri
precedenti.
Va rilevato, infine, come prosegua il processo di riduzione delle scorte, la variazione delle quali
incide negativamente per 0,4 punti percentuali sulla crescita; evidentemente le imprese non si
sentono ancora abbastanza fiduciose sul vigore della ripresa economica da investire in misura
massiccia. Il tasso di utilizzo della capacità produttiva nell’industria manifatturiera, benché in
lieve crescita, rimane su livelli modesti (fig.2).

                                            Fig. 2 - Produzione industriale
        88                                                                                                     122

        87                                                                                                     121

        86                                                                                                     120

        85                                                                                                     119

        84                                                                                                     118

        83                  % Utilizzo capacità produttiva (sx)                                                117
                            Indice produzione industriale (dx)

        82                                                                                                     116
             01/00 04/00 07/00 10/00 01/01 04/01 07/01 10/01 01/02 04/02 07/02 10/02 01/03 04/03 07/03 10/03
        Fonte: INSEE

Proprio il basso livello delle scorte, secondo alcuni osservatori, potrebbe indurre all’ottimismo:
le imprese dovranno, infatti, investire maggiormente nei prossimi mesi per ricostituire il
magazzino, se la ripresa dovesse confermarsi e la domanda dei consumatori rimanesse sui livelli
raggiunti nel terzo trimestre 2003. L’indice che rileva il clima di fiducia degli imprenditori ha
mostrato un deciso rialzo negli ultimi mesi (fig.3).

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                              Fig. 3 - Clima di fiducia degli operatori
         10                                                                                -15
                                               Imprese (scala di
          0                                    sinistra)                                   -18
        -10                                    Famiglie (scala di                          -21
                                               destra)
        -20                                                                                -24
        -30                                                                                -27
        -40                                                                                -30
        -50                                                                                -33
        -60                                                                                -36
              12/02 01/03 02/03 03/03 04/03 05/03 06/03 07/03 09/03 10/03 11/03 12/03

Idealmente, gli investimenti dovrebbero sostituirsi ai consumi nel fare da “locomotiva” per la
ripresa economica. Inoltre, favorendo indirettamente un miglioramento del mercato del lavoro
(anche se la recente esperienza americana suggerisce cautela su questo punto) essi avrebbero un
effetto di stimolo sui consumi delle famiglie e si riformerebbe il circolo virtuoso degli ultimi
anni dello scorso decennio.
Se è vero che gli indicatori congiunturali mostrano segnali più positivi rispetto al passato, la
ripresa resta, tuttavia, caratterizzata da elementi di fragilità, legati alla propensione delle
famiglie a continuare a spendere pur in presenza di un tasso di disoccupazione che ha toccato il
9,7 per cento, alla situazione degradata delle finanze pubbliche e, last but not least,
all’andamento dei mercati valutari, in particolare del rapporto di cambio tra euro e dollaro.
A quest’ultimo riguardo, non pochi analisti temono che il recente apprezzamento dell’euro sul
dollaro, incidendo negativamente sulle esportazioni francesi, possa, se protratto nel tempo,
creare gravi ostacoli alla ripresa appena delineatasi. Secondo le stime più accreditate, un rialzo
del 10 per cento dell’euro sui mercati valutari amputa la crescita economica di circa 0,6 punti
percentuali dopo un anno.
Per il momento, comunque, le previsioni del governo, sostanzialmente avallate dall’OCSE,
evidenziano un tasso di crescita dell’1,7 per cento nel 2004, che dovrebbe accelerare al 2,5 per
cento nel 2005. Va rilevato che il risultato del 2004 trarrà forte giovamento da due effetti
statistici:
       dato che il ritmo di crescita nel 2003 è stato molto più accentuato nella seconda metà
        dell’anno rispetto alla prima, l’effetto di “trascinamento” del 2003 sul 2004 sarà pari
        allo 0,4 per cento del PIL (ossia, perfino nell’ipotesi in cui nel 2004 si registrassero
        quattro trimestri a crescita zero, la crescita media del PIL sarebbe pari allo 0,4 per cento
        rispetto al 2003);
       il cosiddetto effetto di calendario: ben 4 giorni festivi cadranno nel 2004 di sabato o
        domenica, e il più elevato numero di giorni lavorativi comporterà un incremento nella
        produzione stimato pari a un ulteriore 0,4 per cento del PIL.

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L’evoluzione congiunturale avrà un impatto determinante sull’equilibrio delle finanze
pubbliche, che risentono della mancanza di interventi strutturali negli scorsi anni, quando la
forte crescita economica avrebbe permesso di correggere alcuni squilibri senza eccessivi
sacrifici.
La Francia, che ha già registrato un disavanzo del settore pubblico allargato pari al 3,1 per cento
del PIL nel 2002, ha probabilmente chiuso il 2003 con un deficit pari al 4 per cento, il peggior
risultato dell’Unione Europea. Inoltre, è stato infranto un altro parametro: il debito pubblico, per
la prima volta, supererà il 60 per cento del PIL (figura 4).

                                Fig. 4 - Evoluzione delle finanze pubbliche
                                  Debito e deficit in percentuale del PIL
         5,0                                                                                    66
         4,5                                                                                    65
         4,0                         Deficit                                                    64
                                     Debito
         3,5                                                                                    63
         3,0                                                                                    62
         2,5                                                                                    61
         2,0                                                                                    60
         1,5                                                                                    59
         1,0                                                                                    58
         0,5                                                                                    57
         -                                                                                      56
                1998     1999       2000       2001     2002      2003*       2004**   2005**
         * Stima
         **Previsione
         Fonte: INSEE, MEFI, OECD

Il governo francese, d’altro canto, ha più volte chiaramente fatto intendere che subordina il
rispetto dei parametri di Maastricht al perseguimento delle politiche di stimolo economico
interno. Più precisamente, esso continua a mostrare una spiccata sensibilità alle tematiche
sollevate nel corso della campagna elettorale per le elezioni presidenziali del 2002: la legge
finanziaria per il 2004 prevede un’ulteriore riduzione del 3 per cento dell’imposta sul reddito
delle persone fisiche.
Come noto, nel novembre 2003 il Consiglio dei Ministri delle Finanze Europei ha, di fatto,
congelato l’applicazione delle sanzioni previste dal trattato di Maastricht per il mancato rispetto
degli equilibri di bilancio pubblico, evitando una multa a Francia e Germania. Contro tale
decisione la Commissione Europea ha presentato ricorso presso l’Alta Corte di Giustizia
Europea.

b)   Grado di apertura del Paese al commercio internazionale ed agli investimenti esteri
Nel 2002 le importazioni francesi (CIF/FOB, a prezzi correnti, escluse le commesse militari)
sono state pari a 326 miliardi di €uro con una contrazione del -2,7%. Detto calo è dovuto in gran
parte alla compressione delle commesse inter-industriali (sempre in rapporto al ciclo
economico) e all’interruzione degli acquisti presso l’americana Boeing.

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Sono rimaste, invece, sostenute le importazioni petrolifere, che sono cresciute sensibilmente
specialmente dai Paesi africani. Le proiezioni per il 2003 lasciano prevedere una ulteriore
contrazione delle importazioni del 3,7% che non dovrebbero superare i 314 miliardi di €uro.
I dati disponibili sembrano indicare che il 2003 segnerà anche per le esportazioni francesi una
riduzione del 3,85%, ossia più elevata di quella delle importazioni. La flessione delle
esportazioni é legata chiaramente al calo della domanda globale e, soprattutto, alla flessione
degli ordini di alcuni grandi clienti, come gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Germania. Durante
il 2002 alcune importanti commesse, soprattutto nel settore aeronautico, hanno permesso di
limitare tale evoluzione negativa, che, tuttavia, si è consolidata a fine anno. A metà del 2003 le
commesse per l'aeronautica civile hanno già subito un calo superiore al 18% rispetto al pari
periodo del 2002. Il saldo della bilancia commerciale francese nel 2002 è stato negativo: – 1,16
miliardi di €uro. Partendo dai dati dei 9 primi mesi dell'anno, il 2003 dovrebbe registrare un
peggioramento della situazione con un deficit di 1,49 miliardi di €uro, dovuto sostanzialmente
ad un rallentamento più pronunciato delle esportazioni.

I principali mercati d’approvvigionamento
Quasi il 62% delle importazioni francesi proviene dall’Unione Europea. Nel 2003, secondo le
proiezioni sui dati della Direzione delle Dogane francesi relativi ai primi 9 mesi, i principali
fornitori della Francia sono rimasti sostanzialmente gli stessi, rispetto al 2002, salvo alcuni
cambiamenti delle posizioni dopo l’Italia che si confermerebbe sempre al 2°posto (9,2% sul
totale dell’import) dopo la Germania (17,45%). La nuova classifica, infatti, secondo dette
proiezioni, vede dopo l’Italia nell’ordine Spagna (con il 7,72% dell‘import), Belgio-
Lussemburgo (7,01%), Regno Unito (6,92%) e Stati Uniti (6,72%)
Le variazioni dei valori importati dalla Francia in provenienza da questi due ultimi fornitori tra
il 2002 ed il 2003 continuano a riflettere le tensioni della crisi irakena: – 18,46% in provenienza
dagli Stati Uniti, e - 9,51% in provenienza dal Regno Unito. Unico fornitore, fra quelli
principali che, invece, riesce ancora ad aumentare il valore del suo export verso la Francia, la
Spagna ha segnato un + 3,25% rispetto al 2002, anno in cui, già aveva aumentato il suo export
verso la Francia del 2,8%. In aumento anche le importazioni da piccoli fornitori quali l'Irlanda
+ 5,37% (a 6,9 miliardi di €uro in proiezione per il 2003.
La Francia, infine, ha in parte modificato la propria rete di fornitori di materie prime energetiche
acquistando consistenti quantitativi di gas dalla Russia e di petrolio dall’Algeria e dalla Nigeria.

I principali mercati di sbocco
Secondo le proiezioni a tutto il 2003 la Germania dovrebbe rimanere il primo mercato di sbocco
della Francia con 46 295 milioni di €uro assorbendo il 14,82% delle esportazioni francesi,
seguita dalla Spagna (+ 1,55% rispetto al 2002, 10,32% del totale delle esportazioni francesi).
L'Italia arriva in terza posizione davanti al Regno Unito (- 12,56%: 9,41% del totale) ed al
Belgio–Lussemburgo, (- 5,37% a 7,68% del totale). Dovrebbero aumentare nel 2003 le
esportazioni in direzione di alcuni mercati di sbocco più piccoli quali Grecia (+ 6%), od Austria
(+ 1,4%).

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero                              2^ sem. 2003
Istituto nazionale per il Commercio Estero

                                    Bilancia commerciale per Paesi

                        IMPORTAZIONI FRANCESI CIF (escluso materiale militare)
                                    Dati lordi in milioni di €uro

                                                                  2003
                                                                           Variazione
                                    % variazione Quota / 2002 (proiezione             Quota / 2003
PAESI                       2002                                           prevista /
                                       / 2001       (%)        in base ai                 (%)
                                                                              2002
                                                             primi 9 mesi)
Unione Europea            195 397     - 0,89%      59,9%        194 015     - 0,70%      61,81
Germania                   56 321      0,4%        17,2%        54 758         - 2,78         17,45
Italia                     29 636      -3,1%        9,1%        29 030         - 2,04          9,2
Stati Uniti                25 862     - 12,7%       7,9%        21 089        - 18,46         6,72
Regno Unito                24 014      - 4,9%       7,4%        21 730         - 9,51         6,92
Spagna                     23 444      2,8%         7,5%        24 207          3,25          7,72
Belgio e
                           22 886      - 2,8%       7,0%        21 996         - 3,88         7,01
Lussemburgo
Olanda                     15 580      - 2,8%       4,8%        14 805         - 4,97         4,72
Giappone                   10 514      - 6,3%       3,2%        10 079         - 4,14         3,21

TOTALE                    326 068      - 2,7%       100%       313 888         - 3,74          100
Fonte Dogane Francesi

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero                                  2^ sem. 2003
Istituto nazionale per il Commercio Estero

                        ESPORTAZIONI FRANCESI FOB (escluso materiale militare)
                                      Dati lordi in milioni di €uro
                                                                       2003
                                             %                     (proiezione
                                                                               Variazione /
PAESI                          2002    variazione / Quota           in base ai                   Quota
                                                                                  2002
                                           2001                      primi 9
                                                                      mesi)
Unione Europea                205 533     - 0,1%        62,34%       197 986     - 3,67           63,38
Germania                         47 276      - 2,2%      14,6%         46 295        - 2,08       14,82
Regno Unito                      33 626       3,5%       10,3%         29 402        - 12,56       9,41
Spagna                           31 750       0,1%        9,8%         32 242         1,55        10,32
Italia                           29 482       1,4%        9,1%         29 970         1,66         9,59
Stati Uniti                      26 039      - 8,6%        8%          21 254        - 18,37       6,80
Belgio e Lussemburgo             25 346       0,8%        7,8%         23 986        - 5,37        7,68
Olanda                           13 072      - 1,7%        4%          12 548          -4          4,02
Giappone                          5 533       1,9%        1,7%          5 253        - 5,06        1,68

TOTALE                           324 903     - 1,2%       100%         312 402       - 3,85        100
Fonte Dogane francesi

                                     Bilancia commerciale per settori
                                  Import      Export       Saldo       *Import       *Export      *Saldo
                                   2002        2002        2002          2003         2003         2003

Fonti Energetiche                 30 642       9 350      - 21 292      32 204        9 427       - 22 777

Settore Agroalimentare            30 959      39 395       8 436        29 876        39 463       9 587

Beni Strumentali                  70 618      78 638       8 020        64 728        69 451       4 723

Beni Intermedi                    100 295     98 830      - 1 465       96 799        95 454      - 1 345
Prodotti dell’Industria
                                  36 826      47 896      11 070        35 913        47 786      11 873
Automobilistica
Beni di Consumo                   55 028      49 403      - 5 625       53 550        47 643      - 5 907
Fonte: Direzione Generale delle Dogane
Dati FOB/CIF, a prezzi correnti, escluse le commesse militari, in milioni di €uro.
*proiezioni in base ai 6 primi mesi

Dopo aver ‘scontato’ una pesante fattura energetica nel 2000, il 2001 aveva visto scendere il
prezzo del greggio, sia per un eccesso di offerta, che per un ciclo economico ancora stagnante. Il
2002 era partito da un deficit nella bilancia commerciale settoriale di circa 23 miliardi di €uro.
Tuttavia, grazie al calo della domanda dovuta ancora alla debole congiuntura economica ed
all’apprezzamento dell’€uro sul dollaro USA, la fattura energetica francese era leggermente
calata rispetto ai valori precedentemente visti, fissandosi a –21,3 miliardi di €uro.

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Istituto nazionale per il Commercio Estero

All’inizio del 2203, e fino all’intervento americano in Irak, il prezzo del greggio è aumentato
del 7,2% rispetto all’ultimo semestre 2002 anche a seguito della crescita delle tensioni in Medio
Oriente e dell’arresto della produzione in Venezuela (dicembre e gennaio). Il risultato,
nonostante la buona tenuta dell’€uro, è stato di portare la fattura energetica ad un importo che si
dovrebbe aggirare intorno ai 22,8 miliardi di €uro alla fine del 2003.
Il settore agro-alimentare aveva riportato un avanzo di circa 8,44 miliardi di €uro nel 2002.
Occorre peraltro considerare che detto avanzo è di poco superiore a quello dell'anno precedente
(7,37 miliardi di €uro : il più basso dal 1995). L'avanzo del 2002 è anche caratterizzato da una
crescita più contenuta dell’import (+2,1%) che dell’export (+4,2%).
Per quanto riguarda il 2003, in base a quanto avvenuto nei primi 6 mesi, le vendite di prodotti
alimentari francesi all'estero dovrebbero rimanere stabili rispetto a quelle del 2002 a meno che
durante il secondo semestre 2003 il calo delle esportazioni di vino (principalmente dovuto a
minori acquisti degli Stati Uniti) incida in modo significativo e sugli introiti complessivi del
settore.
La contrazione delle importazioni (vero ‘motore’ del saldo attivo) dovrebbe raggiungere il 3,5%
rispetto al 2002. Cosi, fatte salve le riserve espresse per le esportazioni di bevande, si aspetta un
surplus della bilancia settoriale dei pagamenti di 9,6 miliardi di €uro, +13,64% rispetto al 2002.
I beni intermedi (materie prime diverse dall’energia e semilavorati) sia in export che in import
hanno segnato nel 2002 un consistente calo rispetto al 2001 (–2,7 % in uscita e -4,3% in
entrata). Questa flessione si é prolungata durante il primo semestre di quest'anno con – 3,42%
delle esportazioni e – 3,49% delle importazioni. Come avvenuto nello scorso anno, il calo ha
colpito in particolare le attrezzature elettriche ed elettroniche ed il tessile). Il saldo della bilancia
settoriale per la prima metà del 2003 è anch’esso negativo (- 647 milioni di €uro), ma la
tendenza sembra lasciar prevedere una riduzione di questo deficit pari al 8,2% sull'intero anno,
rispetto ai - 1 465 milioni di €uro registrati nel 2002.
Il saldo commerciale dei beni strumentali pur eccedente di circa 8 miliardi di €uro nel 2002,
aveva comunque subito il rallentamento congiunto sia delle importazioni (-7,9%) sia delle
esportazioni (- 6,4%) dopo una leggera crescita di queste ultime nel 2001.
Assestatosi a 2,4 miliardi di €uro sul primo semestre del 2003, si conferma la flessione di questo
aggregato rispetto ai 3,6 miliardi di €uro del primo semestre del 2002. I dati negativi dell’import
e dell’export si spiegano in rapporto alla congiuntura non particolarmente propizia agli
investimenti, all'utilizzo degli stocks, ed alle dinamiche negative dei grandi partner commerciali
della Francia. Per l'export, si aggiunge il fattore aggravante della non competitività
dell'Euro€uro, sensibile nei settori dell'informatica e dell'aeronautica, dove è viva la
concorrenza dei Paesi della zona del Dollaro USA.
Nel 2004, la ripresa negli Stati Uniti ed in Asia correlata ad un livello medio di stock ormai
basso dovrebbe permettere di ridare al settore dei beni strumentali qualche possibilità di
sviluppo. Già nel corso del 2002 Il settore automobilistico, era ancora venuto a compensare
parzialmente la staticità o le difficoltà di altri aggregati dell'economia segnando un +3%
nell’export rispetto al 2001. Ciò rappresentava un avanzo record di più di 11 miliardi di €uro ed
un ammontare complessivo di vendite per 47,9 miliardi di €uro. Anche le importazioni erano
cresciute l'anno scorso: +4% rispetto al 2001, circa 1,4 milioni di €uro.
L’eccedenza nella bilancia commerciale (5,3 miliardi di €uro durante il primo semestre 2003) è
stata la più elevata sull'insieme di tutti i comparti dell'economia francese e permette di auspicare
sull'intero anno delle performance al pari a quelle raggiunte nel 2002.

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Questo non deve tuttavia nascondere il calo, durante lo stesso periodo, delle vendite di veicoli
sul mercato interno (-8%), nonché di quelle effettuate in direzione dei Paesi Anglosassoni (-17%
verso il Regno Unito e –5% verso gli Stati Uniti). Per quanto riguarda le importazioni sono
altresì calate rispetto a quelle effettuate durante lo stesso periodo del 2002.
I beni di consumo hanno registrato nel 2002 un deficit di circa 5 miliardi di €uro (contro i quasi
6 dell’anno precedente) a fronte di un incremento sia nell’import, +2,7%, sia nell’export, +3, %,
(trainato dal settore farmaceutico e dal sempre dinamico sistema moda francese).
Nel corso del primo semestre 2003 questo aggregato ha subito un calo sia dell'export (- 2,9%)
che dell'import (- 2,6%). I prodotti farmaceutici, (meno elastici a livello di prezzi) hanno ancora
contribuito con +1,1% a limitare il peggioramento dei risultati globali mentre gli apparecchi per
la casa e quelli legati alle nuove tecnologie hanno pesantemente contribuito al deficit.
Per quanto riguarda le importazioni, la variazione negativa più sensibile è venuta dai prodotti
legati alle nuove tecnologie. In effetti, nei periodi di crisi come quelli registrati per l'anno 2003 i
tagli nei consumi delle famiglie si fanno prima su questi prodotti ritenuti di "comodità".
I dati della WTO – World Trade Organisation – confermano la Francia anche nel 2002 al quarto
posto nel commercio mondiale di beni per quanto riguarda le esportazioni ed al quinto posto per
le importazioni. Gli ultimi dati provvisori della WTO, relativi al 2003, confermano la Francia
nelle posizioni del 2002 con un’ulteriore flessione sia nelle esportazioni che nelle importazioni.
La Francia inoltre rappresenta per tradizione consolidata una delle aree geografiche più ricettive
degli investimenti internazionali. Il quadro complessivo delle principali Economie mondiali per
il 2002 presenta un generale declino degli investimenti esteri e la Francia, con una diminuzione
del 6,6%, si colloca al terzo posto assoluto dopo il Lussemburgo e prima della Germania.
Si riportano qui di seguito alcune tabelle illustrative dei flussi degli Investimenti Diretti Esteri
(IDE), dei principali Paesi investitori e dei settori oggetto degli investimenti.

                             Flusso degli IDE in entrata e in uscita
                            Europa occidentale                  UE                       Francia
                            2001          2002         2001           2002          2001         2002
Flussi in entrata*         400.813       384.391      389.432        347.380       55.190       51.505

Variazione %                -43,5          -4,9        -72,3           -3,8         27,6         -6,6
Flussi in uscita*          468.807       411.665      451.911        394.146       92.974       62.547

Variazione %                 -0,46        -12,2        -0,44          -12,7         -0,47        -32,7
*: milioni di dollari
Fonte: World Investment report 2003, UNCTAD, Juin 2003, Annex Table B.1 FDI inflows, by host region and
economy, 1991-2002 e Annex Table B.2 FDI outlows, by host region and economy

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Istituto nazionale per il Commercio Estero

        Ripartizione geografica dei flussi di investimento diretti stranieri in Francia
                                        (flussi in milioni di Euro)
Paese                              2000                   2001                2002                2002
                                                                                                 (in %)
Unione Europea                  42.955             53.369             42.834                       78,3
Belgio                            806              12.683               731                         1,3
Germania                         4.247              7.443             11.151                       20,4
Italia                           1.181              2.108               344                         0,6
Paesi Bassi                     19.949             11.835              3.522                        6,4
Gran Bretagna                   16.721             12.915             16.769                       30,6
Stati Uniti                      3.060              6.555              5.307                        9,7
Totale flussi IDE verso la      46.945             61.674             54.727
Francia
in % del PIL                     3,3%               4,2%               3,6%
Fonte: Banque de France – Direction de la Balance des paiements, mai 2003, Tableau 2.4, elaborazione
ICE.

   Distribuzione settoriale degli investimenti francesi all’estero (flussi in milioni di €uro)
Settore                                         1999              2000            2001            2002
Servizi alle imprese e Immobiliare             -52.292           -59.135         -50.619         -22.650
di cui:
- Attività di consulenza, giuridiche e         -42.609           -56.496         -36.322         -17.052
     management
- Informatica                                    -446              -641            -276            -256
Industria manifatturiera                       -15.349           -19.186         -13.635         -11.792
di cui:
- Industria chimica                             -1.316            -2.769         -1.942           -1.733
- Industria dei materiali di trasporto*         -4.409            -6.702         -2.347           -3.589
- Tessile e meccanica                             -90              -297           -519             -545

Trasporti e comunicazioni                       -2.351           -53.328          1.174           -2.014
di cui:
- Telecomunicazioni                              -808             -739           -51.968          -767

   Totale flussi IDE verso la Francia          -119.069          -192.600       -103.900         -66.465

*: compreso settore automobilistico
Fonte: Banque de France – Direction de la Balance des paiements, mai 2003, Annexe 4, Flux des
Investissement directs par pays et par secteurs economiques de 1998 a 2002, elaborazione ICE.

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Istituto nazionale per il Commercio Estero

     Distribuzione settoriale degli investimenti stranieri in Francia (flussi in milioni di €uro)
Settore                                       1999           2000           2001            2002
Servizi alle imprese e Immobiliare           25.616         14.558      33.832 (+%)     30.793 (+%)
di cui:
- Attività di consulenza, giuridiche e       19.055         10.010      23.048 (+%)     23.244 (+%)
     management
- Informatica                                  927           1.705       476 (-%)        625 (-%)
Industria manifatturiera                      8.131         14.897      11.906 (-%)     12.992 (-%)
di cui:
- Industria chimica                            698            836        1.466 (+%)      5.282 (+%)
- Industria dei materiali di trasporto*       1.440          7.527       1.702 (-%)      2.217 (-%)
- Tessile e meccanica                          410           1.026        455 (-%)         313 (%)
Trasporti e comunicazioni                     -286           1.881       5.882 (+%)     424 (+198%)
di cui:
- Telecomunicazioni                           -360           1.536        4.551 (+)         42 ()

     Totale flussi IDE verso la Francia      43.668         46.952          61.67          54.725

*: compreso settore automobilistico
Fonte: Banque de France – Direction de la Balance des paiements, mai 2003, Annexe 4, Flux des
Investissement directs par pays et par secteurs economiques de 1998 a 2002, elaborazione ICE.

c)     Andamento dell’interscambio commerciale con l’Italia e degli investimenti diretti
       esteri bilaterali
Italia e Francia hanno una forte tradizione di rapporti commerciali. L'Italia è il secondo Paese
fornitore della Francia dietro la Germania, ed il suo terzo cliente dietro la Germania e la Spagna.
L’anno scorso l’Italia ha esportato in Francia 29.636 milioni di €uro di beni mantenendo una
quota sull'import totale pressoche stabile tra il 2001/2002 (9,1%), con una previsione di 9,2%
per il 2003.
Secondo le proiezioni effettuate sulla base dei dati relativi ai primi 9 mesi dell’anno, a fine 2003
le esportazioni francesi verso l’Italia dovrebbero essere aumentate dell'1,66% mentre le
importazioni dall’Italia dovrebbero diminuire del 2,4%; la bilancia commerciale fra i due Paesi
dovrebbe registrare a fine anno un avanzo per la Francia di 940 milioni di €uro contro il deficit
di 154 milioni di €uro riportato nel 2002.
Detti risultati negativi delle nostre esportazioni sono in parte sicuramente dovuti alla difficile
congiuntura internazionale ma, considerando i risultati migliori riportati dagli altri Paesi
concorrenti, sono probabilmente anche sintomo di un diminuito dinamismo da parte delle nostre
aziende esportatrici e di una reale perdita di competitività di alcuni nostri prodotti sul mercato
francese.

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero                               2^ sem. 2003
Istituto nazionale per il Commercio Estero

                                         L'interscambio con l'Italia

                                                         2001               2002          Proiezione 2003

                                                        29.074            29. 482              29 970
Esportazioni della Francia verso l'Italia
                                                       (+0,7%)            (+1,4%)             (+1,66%)
                                                        30.594             29.636               29 030
Importazioni della Francia dall'Italia
                                                       (+3,9%)             (-3,1%)            (- 2,04%)
Saldi per la Francia                                    -1.520              - 154                940

Quota dell'Italia Export                                 8,8%               9,1%                9,59

Quota dell'Italia Import                                 9,1%               9,1%                9,2%
Fonte : Dogane Francesi
(valori CIF/FOB in milioni di €uro e variazioni rispetto al periodo precedente corrispondente)

Importazioni francesi
Il settore più interessato dalle importazioni sia nel 2002 che durante la prima metà del 2003 è
stato quello degli apparecchi meccanici e caldaie. Nel dettaglio, secondo gli ultimi dati della
Direzione delle Dogane francesi, questi sono i settori in cui le importazioni dall’Italia hanno
avuto un peso fondamentale
        Macchine e apparecchiature meccaniche (17,8% del totale + 0,44% rispetto al 2002)
        Autoveicoli (10,95% - 0,9% rispetto al 2002)
        Macchine elettriche ed apparecchiature elettriche di precisione (6,17% - 0,44% rispetto
         al 2002)
        Materie plastiche e loro prodotti (5,88% + 0,12% rispetto al 2002)
        Mobilio (4,12% - 0,03% rispetto al 2002)
Le macchine e le apparecchiature meccaniche rappresentano il comparto più importante nel
commercio tra Italia e Francia. Le importazioni francesi di detti beni sono ammontate a 5,3
miliardi di €uro nel 2002 con un calo del 7,6% rispetto al 2001. Dovrebbero assestarsi per
l'intero 2003 a dei valori più o meno uguali (intorno ai 5 miliardi di€uro €).

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero                                    2^ sem. 2003
Istituto nazionale per il Commercio Estero

  Sotto-settori di maggiore rilevanza per le esportazioni italiane in Francia nel comparto
                    delle macchine e delle apparecchiature meccaniche
                                                                     Var      Proiezioni 2003     Quota del
                                              Var
                                                                   previste     in base ai 6     sottosettore
Prodotto                                   2002/2001   Val 2002
                                                                    2003 /    primi mesi (mln   sul comparto
                                              (%)
                                                                  2002 (%)        d'€uro)            in %
Attrezzature d'uso non domestico per la
                                             1,81       380,18       6,29         404,10             5,3
refrigerazione

Rubinetteria e valvole                       2,86       380,37      - 2,88        369,40             5,2

Pompe per liquidi ed elevatori a liquido     54,16      317,59       1,63         322,78             4,4

Macchine per il settore
                                             1,45       291,14      - 9,39        263,79             3,9
dell'imbottigliamento

Pompe e compressori                          3,64       244,31       8,80         265,81             3,3

Lavatrici                                    - 0,96     222,77        ---           ---              3,1

Parti di motori                              - 4,13     216,24      13,12         244,62             3
Fonte : Dogane Francesi

I veicoli stradali arrivano in seconda posizione fra i grandi comparti merceologici di
importazione della Francia dall'Italia. A fine 2003 la Francia avrà importato dal nostro Paese
veicoli stradali e parti di ricambio per 2,98 miliardi. €uro
Quasi la metà delle importazioni di questa voce sono assicurate dagli autoveicoli privati. Se
questa categoria merceologica è sempre stata preponderante nell'interscambio Francia – Italia
con un saldo commerciale sempre a favore della Francia, i due ultimi anni mettono purtroppo in
evidenza il peggioramento della situazione per il nostro paese. Tra il primo semestre 2001 ed il
primo semestre 2002, il calo delle importazioni francesi provenienti dall'Italia è stato infatti del
6,1%. Tra il primo semestre 2002 ed il primo semestre 2003, il calo delle importazioni ha
addirittura raggiunto il 24,8% mentre durante gli stessi periodi, l'export francese verso l'Italia è
aumentato rispettivamente del 10,2 e del 15,1%
Il relativo saldo commerciale a favore della Francia è cosi aumentato nella prima metà del 2003
del 37,4% rispetto a quello dello stesso periodo del 2002. A fine anno, questo saldo dovrebbe
ammontare a 2,4 miliardi di €uro.
Le importazioni di macchine ed apparecchiature elettriche e di precisione sono ammontate per il
2002 a circa 1.998 milioni di €uro. Anche se l'anno scorso detto aggregato settoriale ha
registrato un risultato complessivo nettamente negativo (-9,4 %) rispetto al 2001), la Francia
continua ad avere un peso importante come mercato di sbocco. Il 2003 dovrebbe, purtroppo, a
grandi linee confermare questo trend negativo con un ulteriore calo di pari portata (– 9,2%)
rispetto al 2002.
Si riporta qui di seguito la tabella dettagliata dei nostri sotto-settori più significativi sul mercato
francese nell’ambito del comparto delle macchine elettriche e di precisione.

Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero                                      2^ sem. 2003
Istituto nazionale per il Commercio Estero

  Sottosettori di maggiore rilevanza per le esportazioni italiane in Francia nel comparto
          delle macchine elettriche ed apparecchiature elettriche e di precisione
                                                                     Proiezioni 2003       Quota del
                                Var 2002 /     Val   Var 2003 /        in base ai 6       sottosettore
Prodotto
                                2001 (%)      2002   2002 (%)        primi mesi (mln     sul comparto
                                                                          €uro)               in %
Circuiti integrati              - 8,80       256,17 - 20,63         203,32              3,6

Materiale elettrico             - 2,12       227,64 3,69            236,06              3,1

Sistemi di riscaldamento        - 5,12       205,10 1,06            207,28              2,8

Fili e cavi isolati             3,17         185,40 - 2,69          180,42              2,6
Motori, generatori e
                                2,80         129,66 - 25,82         96,18               1,8
trasformatori elettrici
Lampade, tubi e valvole
elettroniche a catodo freddo,   - 6,97       95,29   - 41,88        55,38               1,3
caldo o a fotocatode
  Fonte : Dogane Francesi

Il comparto relativo alle materie plastiche e loro prodotti è il quarto settore di maggiore
rilevanza per l'import francese proveniente dall'Italia. Nel suo complesso il valore delle
importazioni è stato di 1.691 milioni di €uro nel 2002 con una flessione significativa del 8,4%
rispetto al 2001 la quale si dovrebbe limitare per l'intero 2003 a – 0,6%.
Il Sistema Casa, tradizionale punto di forza del "made in italy", attestatosi su di un valore di
1.169 milioni di €uro per il 2002, ha sofferto di una congiuntura negativa perdendo in
dinamicità ( – 2,5% rispetto al 2001). Il settore dell’arredamento ha perso anch’esso terreno nel
2002 in valore (968 milioni di €uro contro i 1.000 del 2001) ma detiene una quota del 23% sul
totale del comparto. Il calo è proseguito anche nel primo semestre 2003 essendo le consegne di
mobili italiani in Francia diminuite del 3,3% rispetto allo stesso periodo del 2002. Fino al 2001
la Francia è stata il secondo mercato di sbocco per le esportazioni italiane di mobili dopo la
Germania assorbendo una quota del 12% dell’export totale mentre al momento figura al terzo
posto, essendo stata superata dagli Stati Uniti divenuti il nostro primo nostro cliente.
Il Sistema Moda italiano, anche se in termini di valore dei singoli comparti non risulta tra i
primi cinque grandi macrosettori dell'export italiano in Francia, riveste un ruolo essenziale per
la nostra economia per l’alto valore simbolico e di immagine. I nostri vicini hanno importato nel
2002 dall’Italia 1.364 milioni di €uro in capi di vestiario, maglieria ed altre materie tessili, 834
milioni di €uro di calzature e prodotti in pelle e 327 milioni di gioielli.
Il "fashion system" italiano si è dimostrato quindi, nonostante le difficoltà congiunturali,
abbastanza dinamico esportando verso la Francia oltre 2,5 miliardi di €uro. Il saldo commerciale
di questo settore (tradizionalmente attivo per l'Italia) è stato di 1,44 miliardi di €uro nel 2002 e
di 592 milioni di €uro nel primo semestre 2003.
Va peraltro rilevato che dal 2001, la tendenza di questo comparto è di lentamente andare verso
un riequilibrio della bilancia commerciale tra i due Paesi. Nell'arco degli ultimi tre anni
(paragonando soltanto i primi semestri 2001 e 2003), l'Italia ha registrato un minor incasso di 80
milioni di €uro.

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Istituto nazionale per il Commercio Estero

Per quanto riguarda il comparto alimentare la Francia ha importato 2.214 milioni di €uro di
prodotti alimentari dal nostro Paese nel 2002 (con una quota del 7,5% sul totale). A fine anno il
saldo dell'interscambio è risultato ancora una volta in eccedenza per la Francia. Tuttavia, l'anno
scorso l'Italia ha superato il Regno Unito nella classifica dei principali Paesi fornitori della
Francia attestandosi in quinta posizione. Tra i concorrenti più vivaci la Spagna che supera il
Belgio e diventa il secondo fornitore della Francia. Durante il primo semestre 2003, l'import
dall'Italia è calato del 4,6% rispetto al pari periodo del 2002. I comparti maggiormente dinamici
per l'Italia nel suo interscambio con la Francia nella prima metà del 2003 sono stati :
       Pesci / crostacei + 35,9% rispetto al primo semestre 2002
       Cacao ed i suoi derivati + 25,7%
       Gomme, resine, sughi ed estratti vegetali + 14,2
       preparati alimentari vari +11,4%
La tendenza è sempre a favore di un rafforzamento del saldo commerciale della Francia, ma su
dei ritmi un po’ meno ‘frenetici’ (18,98% sul semestre precedente anziché 24,02% tra il 2001 ed
il 2002). Dei quattro comparti di cui la progressione è stata maggiore (vedasi sopra), solo i
preparati si ritrovano nella stessa classifica del periodo precedente. (anno 2002). Gli altri, tè,
caffè, spezie, preparati alimentari di carne / pesce e crostacei, preparati a base di cereali, farine,
amido hanno nel migliore dei casi registrato delle progressioni limitate, o addirittura delle
perdite consistenti (- 34,8% ad esempio per la seconda voce).
Possiamo notare peraltro una flessione significativa delle importazioni di bevande (a – 19,7%
per il primo semestre 2003), dei preparati di frutta e verdura (– 5,5%) dei latticini (– 8,8%), un
peggioramento delle esportazioni di frutta (– 7,2%) ed un rallentamento delle esportazioni di
carni e frattaglie commestibili (limitate a + 5,6% nel primo semestre 2003 rispetto ai 13,5% del
periodo precedente). Meritano inoltre di essere segnalate all'inizio del 2003 le "performances"
dell’industria della carta, +5,98% sul primo semestre 2003 del settore farmaceutico (+18,4%) e
di quello della chimica organica (+40,8%) e inorganica (+86,3%).

Esportazioni francesi
Nel 2002 la Francia ha esportato verso il nostro Paese beni per 29.482 milioni di €uro con un
lieve aumento rispetto all’anno precedente (+0,7%); nei primi 6 mesi 2003, le esportazioni
francesi sono state pari a 15.297 milioni di €uro con un aumento del 2,2% il che lascia
prevedere un valore totale di 30.113 milioni di €uro.
I comparti che maggiormente interessano l’Italia sono (in percentuale del totale export verso il
nostro Paese per il primo semestre 2003) :
       Autoveicoli (17,9% sul totale)
       Macchine e apparecchi meccanici (9,3%)
       Macchine elettriche e apparecchiature elettriche e di precisione (7,15%)
       Prodotti del settore siderurgico (5,7%)
       Materie plastiche e loro prodotti (4,5%)
       Prodotti farmaceutici (4,2%)

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Gli autoveicoli rimangono durante il primo semestre 2003 il principale prodotto francese
venduto in Italia con un valore di quasi 2,74 miliardi di €uro e una quota sul totale generale del
17,9%. Le esportazioni di questo settore, in diminuzione negli anni precedenti, hanno ripreso
significativamente quota (+10,34% rispetto al primo semestre 2002 e + 21,13% rispetto allo
stesso periodo del 2001). Peugeot, Citroën e Renault detengono circa il 16% del mercato
dell’auto italiano. I comparti merceologici di cui si è precedentemente indicata la quota sul
totale esportato dalla Francia verso l'Italia hanno subito durante il primo semestre 2003 le
seguenti variazioni rispetto al primo semestre 2002:
       Autoveicoli + 10,34%
       Macchine e apparecchi meccanici - 1,51%
       Macchine elettriche e apparecchiature elettriche e di - 10,56%
       Prodotti del settore siderurgico + 14,90%
       Materie plastiche e loro prodotti - 3,42%
       Prodotti farmaceutici + 11,40%
Quest’ultimo settore rappresenta già da tempo una quota considerevole dell’export francese con
1.066 milioni di €uro in valore e un peso sul totale del 3,6%.

Investimenti italiani in Francia
La Francia è la prima destinazione degli investimenti italiani in Europa. La partecipazione
italiana in Francia, secondo i dati del CNEL, si concretizza in 319 imprese (177 nel 1990), con
85.000 addetti ed un fatturato di 22.074 milioni di €uro.
Secondo il censimento realizzato dall’AFII (Agence Française pour les Investissements
Internationaux – censimento triennale), la presenza produttiva italiana, al 31 dicembre 2001,
sarebbe ancora maggiore: 394 società industriali francesi controllate da società italiane con
95.312 dipendenti, ripartiti su circa 553 siti di produzione. Rispetto ai dati del precedente
censimento del 1998 (332 società con 74.647 dipendenti e 474 siti) i valori sono aumentati per
numero di società, di siti produttivi e addetti.
Nel 2002, 438 progetti di investimento si sono concretizzati in Francia ed hanno portato alla
creazione di circa 22.860 posti di lavoro nell’industria e nel terziario avanzato (-10% rispetto al
2001). Dopo il 2001, anno di crisi per gli investimenti internazionali che aveva riscontrato una
diminuzione degli IDE in Franca del 25%, il 2002 segna una stabilizzazione del flusso di
investimenti. In questo contesto L’Italia, con circa 2.500 posti di lavoro, è stata nel 2002 il terzo
Paese investitore estero in Francia dopo Stati Uniti e Germania, e per la prima volta in più di 10
anni, prima del Regno Unito. Con 37 progetti di investimento, le aziende italiane hanno
confermato la tendenza all’investimento industriale all’estero e mantenuto la Francia come
prima destinazione degli investimenti italiani nel mondo.
Il 2002 segna il consolidamento delle posizioni italiane Oltralpe con la realizzazione di nuovi
insediamenti industriali e l’ampliamento di unità esistenti da parte di gruppi già presenti sul
territorio. Nel 2002 gli IDE francesi in Italia sono stati pari a 709 milioni di €uro.
Negli ultimi 5 anni sono stati più di 200 i progetti di investimento italiani che si sono
concretizzati in Francia permettendo la creazione di oltre 12.000 posti di lavoro nell’industria.

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Distribuzione settoriale degli investimenti italiani in Francia (flussi in milioni di €uro)
Settore                                           1999          2000           2001           2002
Servizi alle imprese e Immobiliare                456           -130           812            -187
di cui:
- Attività di consulenza, giuridiche e            179           -474           607            309
     management
- Informatica                                      1              40            1              28
Industria manifatturiera                          308            872           421            -101
di cui:
- Industria agricola e alimentare                  18             21            17             26
- Industria chimica                               276             45            52             28
- Industria automobilistica                        16            102            1               3
- Tessile e abbigliamento                          22             0             4             -17
- Industria meccanica                             -82            561            92             20
Trasporti e comunicazioni                         157             85           120             29
di cui:
- Telecomunicazioni                               148             79           110              3
Intermediazione finanziaria                       479            104           555             49

Commercio e riparazioni                            39            111            67            -238
     Totale flussi IDE verso la Francia          1.571          1.181         2.108           344
Fonte: Banque de France – Direction de la Balance des paiements, mai 2003, Annexe 4, Flux des
Investissement directs par pays et par secteurs economiques de 1998 a 2002, elaborazione ICE.

Tipologia degli investimenti italiani in Francia
Se nel 2001 le forme di intervento erano state prevalentemente acquisizioni (382 su un totale di
553 con circa 67.357 dipendenti occupati), nel 2002, cosí come era stato nel 2000, si è avuta una
forte crescita di progetti "greenfield" (vale a dire progetti di creazione ex-nihilo).
Più della metà dei progetti di investimento italiani in Francia (16 progetti di creazione ex-nihilo)
nel 2002 è stata di questa tipologia, 15 di ampliamento di siti industriali esistenti (sia da parte di
grandi gruppi come Eni o Barilla, che da parte di medie aziende come Conserve-Italia o
Nespoli) e i restanti, acquisizioni di società francesi in difficoltà (16% sul totale degli
investimenti italiani).
Dopo un periodo segnato dall’emergere di piccole imprese ad alto livello tecnologico, la
particolarità del 2002 é stata il ritorno in primo piano delle medie e grandi imprese di settori di
attività tradizionali, da 200 a 2000 dipendenti, a forte base tecnologica e a crescita sostenuta
quali Case New Holland (Gruppo Fiat), Magnetto, Barilla, Zucchi Bassetti. Riguardo ai settori
di investimento è prevalso la componentistica per il settore auto. Dopo l’uscita del Gruppo
Montedison dall’agroalimentare francese, il 2002 segna il ritorno dei grandi attori italiani del
settore come Conserve-Italia, il Gruppo Barilla con l’acquisizione di Kamps/Harrys. Riguardo
alla provenienza geografica dei progetti di investimento, 18 sono di origine lombarda, 8
piemontesi, 4 emiliani, 3 toscani.
Anche nel 2002 più di 1/3 degli investimenti italiani hanno avuto per oggetto le regioni del
nord-est della Francia (in particolare Nord-Pas-de-Calais, Piccardia, Lorena e Alsazia) con la
creazione di circa 1.190 posti di lavoro. I progetti localizzati nel Sud della Francia hanno invece
prodotto la creazione di 550 nuovi posti di lavoro.

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Investimenti francesi in Italia
Gli ultimi dati disponibili si riferiscono al censimento del CNEL del 2002 secondo il quale
opererebbero in Italia 1891 società a partecipazione estera attraverso 2955 impianti industriali e
una forza lavoro di 609.000 addetti per un fatturato annuale di 168 miliardi di Euro. In
particolare sono francesi 126 delle 1046 multinazionali presenti sul territorio .
La Francia è il terzo Paese investitore in Italia dopo Stati Uniti e Germania. Nel 2002 i flussi di
investimenti francesi in Italia sono stati pari a 709 milioni di €uro. I settori maggiormente
interessati sono quelli a più alto contenuto tecnologico quali l’industria alimentare, la
petrolchimica e la chimica fine e farmaceutica, le costruzioni, la sub-fornitura industriale, le
telecomunicazioni, auto ed altri mezzi di trasporto, elettronica, telefonia e l’informatica aero-
spazio, trattamento acqua, elettricità e gas, etc. Gran parte degli investimenti diretti francesi in
Italia ha luogo nelle regioni settentrionali (soprattutto Lombardia e Piemonte) mentre solamente
le catene della Grande Distribuzione coprono l’intero territorio italiano per raggiungere il
maggior numero di consumatori finali.

     Distribuzione settoriale degli investimenti francesi in Italia (flussi in milioni di €uro)
Settore                                            1999          2000             2001            2002
Servizi alle imprese e Immobiliare di cui:          -51         -1.554           -1.534            -69
- Attività di consulenza, giuridiche e              -18         -1.477           -1.294           -104
     management
- Informatica                                       -5            -36              -23             -26
Industria manifatturiera                           -279          -759             -166            -188
di cui:
- Industria agricola e alimentare                   389          -496              8               -10
- Industria chimica                                 -98           -15              2               -47
- Industria automobilistica e dei trasporti         -30           -10             -58               -2
- Tessile e abbigliamento                           -15           -14             -29              -12
- Industria meccanica                               -51           -14              4               -25
Trasporti e comunicazioni                           157            85             120               29
di cui:
- Telecomunicazioni                                148            79              110               3
Intermediazione finanziaria                        479           104              555              49
Commercio e riparazioni                            -184          -630             -393            -481
Elettricità; gas e acqua                            -20           -20             -744              5
Totale flussi IDE verso l’Italia                   -955         -3.354           -4.582           -709
Fonte: Banque de France – Direction de la Balance des paiements, mai 2003, Annexe 4, Flux des Investissement
directs par pays et par secteurs economiques de 1998 a 2002, elaborazione ICE.

2.    INDIVIDUAZIONE DELLE AREE DI INTERVENTO

a)    Valutazione della penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale
Il panorama francese è particolarmente fitto di manifestazioni fieristiche che assumono un
rilievo che spesso trascende il mercato interno rappresentando dei momenti di incontro di
assoluto interesse mondiale. Ciò vale soprattutto per comparti quali l’alimentare, la moda,
l’aeronautica, le macchine agricole, la sub-fornitura auto.

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Settori prioritari per il Made in Italy
        Settore agro-alimentare in genere con particolare riferimento ai cosiddetti prodotti della
         dieta mediterranea (pasta e riso, frutta e verdura, etc), nonché ai prodotti biologici che,
         benché di nicchia, registrano costanti crescite dei consumi. Di fronte ad una
         concorrenza sempre più vivace, in modo particolare dalla Spagna, è indispensabile
         svolgere azioni promozionali per le produzioni tipiche, che fanno da traino per
         l’insieme del Made in Italy alimentare. La Grande Distribuzione rappresenta lo
         strumento ideale di penetrazione e di sostegno per i prodotti italiani di qualità, dato che
         oltre il 70% degli acquisti alimentari effettuati dalle famiglie francesi avviene tramite la
         GDO. I prodotti biologici rappresentano un comparto in crescente sviluppo; attualmente
         un consumatore su due ha già acquistato un prodotto biologico.
        Beni di consumo con particolare riferimento al Sistema Persona (moda, confezioni e
         materie prime, area pelle, calzature ed accessori, etc.) e al Sistema Casa (mobili,
         illuminazione ed arredamento in genere, artigianato di buon livello, piastrelle, etc). È
         indispensabile potenziare l’intervento promozionale in un’area di fondamentale
         importanza per l’offerta italiana, privilegiando azioni quali partecipazione alle maggiori
         fiere, realizzazione di campagne di comunicazione e diffusione di buyers guides.
        Beni strumentali con particolare riferimento a macchine utensili, sub-fornitura,
         attrezzature contro l’inquinamento, macchine e prodotti per l’imballaggio, macchine per
         l’editoria, elettronica per aerei ed auto, sicurezza, macchine per agricoltura, impianti per
         l’industria alimentare, etc.. In attesa di un’auspicabile ripresa economica, che vedrà un
         ritorno degli investimenti in beni capitali, appare strategico realizzare interventi
         promozionali in un comparto che rappresenta la prima voce dell’export italiano.
        Alcuni beni intermedi quali quelli di chimica fine e farmaceutica

b)   Valutazione degli investimenti diretti da e verso l’Italia
Il flusso di IDE nei due sensi tra Italia e Francia ha seguito negli ultimi anni un “trend”
complessivamente di crescita. Recentemente il nostro Paese è divenuto, anzi, il terzo investitore
estero sul mercato francese con presenze produttive concentrate principalmente nei settori degli
autoveicoli, dei materiali da costruzione, assicurativo e finanziario, metallurgico, chimico e
della meccanica. La Francia occupa, anch’essa, la terza posizione tra i maggiori investitori esteri
in Italia, preceduta solo da Stati Uniti e Germania.
Per quanto riguarda i settori per i quali sviluppare azioni di attrazione degli IDE francesi, va in
primo luogo ricordato che l’azione di promozione più che interi comparti dovrebbe
essenzialmente riguardare concreti progetti industriali per la cui realizzazione vengono richiesti
apporti tecnologici e finanziari da parte francese. La maggiore o minore efficacia dell’intervento
promozionale in questo delicato settore dipende proprio dall’individuazione di specifiche
proposte di investimento da sottoporre ai potenziali interessati.
In ogni modo, puo’ dirsi che storicamente i settori dove maggiormente si sono concentrati gli
IDE francesi nel nostro paese sono stati quelli ad elevato contenuto tecnologico quali
telecomunicazioni, informatica, industria aerospaziale o chimica fine. Ad essi si aggiungono
altri settori più tradizionali tra i quali giova ricordare quelli automobilistico, alimentare,
elettrico, dell’industria delle costruzioni e della sub-fornitura industriale.

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Una sommaria analisi empirica dei settori di collaborazione proposti da soggetti italiani che
hanno realizzato azioni di attrazione degli investimenti francesi negli ultimi anni conferma
sostanzialmente le indicazioni di cui sopra, in particolare per cio’ che concerne i comparti più
avanzati sotto il profilo tecnologico (ICT, logistica, biotecnologie, e-security, ecc.). E’ su questi
settori che occorrerebbe, quindi, concentrare le iniziative promozionali, ferma restando la
necessità di poter disporre per ognuno di essi di concreti progetti industriali da proporre agli
investitori.

c)   Suggerimenti per l’attivazione degli strumenti di sostegno finanziario ed assicurativo
     pubblico per SACE e SIMEST
La Francia rappresenta una grande economia industrializzata, parte fondamentale dell’Unione
Europea. Date queste caratteristiche, la tematica del presente capitolo non è rilevante.

3.   POLITICA COMMERCIALE E DI ACCESSO AL MERCATO

a) Ostacoli alla libera circolazione delle merci
La Francia applica in queste materie la normativa comunitaria, con una conseguente totale libera
circolazione di beni. Da notare che il Paese è il regno della grande distribuzione organizzata,
cosa che può creare qualche difficoltà di inserimento ai piccoli produttori italiani.
La Francia rientra nella media dei Paesi europei in quanto ad applicazione delle normative
derivanti dagli obblighi internazionali previsti da accordi multilaterali. A titolo di esempio, la
Francia ha ratificato circa il 45% delle Convenzioni internazionali elaborate in ambito ONU in
materia di commercio internazionale. Per quanto riguarda l'Unione Europea, la Francia ha
qualche ritardo nell'applicazione di alcune Direttive, soprattutto in materia di libera concorrenza
nei settori energetici e telecomunicazioni.

b)   Ostacoli alla libera circolazione dei servizi, dei capitali e libertà di stabilimento delle
     imprese
La Francia è senza dubbio uno dei paesi all’avanguardia nelle politiche di attrattività. Con la
riforma varata nel 2001 è stata creata l’A.F.I.I. (Agenzia Francese per gli Investimenti
Internazionali) che lavora in stretto contatto con gli organismi e le amministrazioni regionali e
fornisce assistenza gratuita alle imprese estere intenzionate ad investire in Francia sotto tutti gli
aspetti. Inoltre è stata approvata una serie di agevolazioni fiscali che dipendono dalla natura,
dalla localizzazione e dalla dimensione dell’investimento. Non si ravvisano quindi particolari
ostacoli allo stabilimento di ditte italiane ed alla libera circolazione di servizi e capitali in
Francia che, vale la pena ricordare, è la prima destinazione degli IDE italiani.

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