FONDI AMUNDI PIR - Pioneer Fondi Italia
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Amundi SGR S.p.A. FONDI AMUNDI PIR Relazione Semestrale 30 giugno 2020 Pioneer Fondi Italia OICVM aperti di diritto italiano armonizzati alla Direttiva 2009/65/CE
Amundi PIR: Relazione Semestrale al 30 giugno 2020 Scenario macroeconomico Considerazioni generali L’epidemia di COVID-19 ha causato un drastico peggioramento delle prospettive economiche globali e tale deterioramento è destinato a concentrarsi proprio nel primo semestre di quest’anno. La pandemia ha infatti paralizzato per un certo periodo l’economia mondiale, agendo sia sull’offerta che sulla domanda di beni e servizi, nonché provocando una contrazione dei volumi di commercio globale. Le misure adottate dai governi di molti paesi allo scopo di contenere la diffusione del virus hanno contribuito a determinare un brusco calo dell’attività economica, sofferto dai principali paesi sviluppati soprattutto a cavallo tra il primo ed il secondo trimestre. Sebbene un processo di allentamento delle misure di contenimento abbia recentemente preso forma in diversi paesi, è probabile che tale processo si riveli in ogni caso graduale e che i relativi effetti di recupero dell’attività economica possano risultare alquanto differenti a seconda dei diversi settori economici. Soprattutto nel caso dell’attività economica delle economie emergenti hanno inoltre inciso negativamente la marcata flessione dei prezzi delle materie prime, il calo dei volumi di commercio globale ed in parte anche rilevanti deflussi di capitali. I dati attualmente disponibili confermano che le ricadute economiche delle misure di contenimento saranno drastiche e profonde sui tassi di contrazione della crescita: le nostre proiezioni macroeconomiche puntano, per quest’anno, ad una contrazione del PIL mondiale in termini reali tra il 3,0 ed il 4,0%. Ritmo ed entità di tale contrazione sono destinati a risultare alquanto marcati in relazione alle passate recessioni: in termini di aree, le attese puntano ad una contrazione tra il 6,0% ed il 7,5% per le aree sviluppate, mentre dalle economie in via di sviluppo ci si attendono numeri meno pesanti in termini di caduta, tra un -0,9 ed un -2,1%, tuttavia con un quadro molto differente a seconda dei paesi. In termini di dinamica, dopo la forte riduzione segnata nei primi due trimestri, è ragionevole attendersi che nel terzo trimestre del 2020 l’attività mondiale dovrebbe avviarsi verso la ripresa per proseguire poi la crescita nel 2021, con un rimbalzo atteso per il prossimo anno tra il 4,0% ed il 5,5%. La combinazione degli effetti della pandemia sulla crescita economica e del sensibile calo dei prezzi delle materie prime e dell’energia ha prodotto un comprensibile rallentamento delle spinte inflazionistiche a livello mondiale. L’inflazione è destinata a passare da un tasso di crescita di poco superiore al 3% dello scorso anno ad un 2,4% nel corso del 2020 e, al contrario di quanto ci si attende per la crescita economica, il recupero dell’inflazione nel 2021 appare destinato a risultare marginale. In termini di aree, quelle sviluppate appaiono destinate a mostrare un rallentamento marcato dell’inflazione (da 1,5% del 2019 a 0,7% quest’anno) mentre quelle in via di sviluppo dovrebbero evidenziare un rientro minore (dal 4,0% a 3,6%). All’inasprimento delle condizioni finanziarie per effetto dello profondo shock prodotto dalla pandemia sui mercati finanziari, hanno prontamente risposto le autorità di politica economica su scala globale. Le misure messe in campo sia dai governi che dalle banche centrali in termini di stimoli fiscali e monetari sono risultate in molti casi senza precedenti ed hanno dapprima contenuto i rischi di ulteriore peggioramento del quadro finanziario ed economico e poi sostenuto un parziale recupero dei mercati ed un ritorno delle condizioni finanziarie a livelli più vicini a quelli esistenti prima della crisi. Area Euro Nel primo trimestre del 2020 il PIL dell’area dell’euro è sceso del 3,8% in termini reali e i dati successivi hanno confermato un’ulteriore marcata flessione probabile nel secondo trimestre. Sia gli indicatori economici che i risultati delle indagini congiunturali condotte su imprese e famiglie confermano una drastica contrazione dell’economia dell’area dell’euro e un sensibile quanto rapido deterioramento delle condizioni nel mercato del lavoro. Sia il settore manifatturiero che quello dei servizi hanno sofferto gravi ripercussioni, con pesanti ricadute per la capacità produttiva dell’economia dell’area e per la domanda interna. Gli indicatori più recenti suggeriscono una lieve inversione della contrazione a maggio, grazie al graduale riavvio di parte dell’economia europea. Un’ulteriore distensione delle misure di contenimento dovrebbe sostenere il recupero atteso nel terzo trimestre. Il sostegno delle più favorevoli condizioni finanziarie e dei pacchetti fiscali approvati nei vari paesi dell’area, nonché il contemporaneo riavvio dell’attività economica in alcuni paesi partner commerciali dell’Europa sono tutti fattori che puntano ad un recupero nella seconda parte dell’anno, benché la rapidità e la portata della ripresa restino ancora molto incerte.
L’inflazione è destinata a rallentare significativamente nei prossimi mesi e complessivamente le attese puntano ad un dimezzamento della variazione dell’anno scorso, cioè ad un calo dall’1,2% del 2019 allo 0,6% per il 2020. Il calo risulterà diffuso a tutti i paesi dell’area, ma caratterizzerà soprattutto l’Italia (0,1% dallo 0,7% del 2019) e la Spagna (0,3% dallo 0,7% del 2019). Il quadro di contenute spinte inflazionistiche appare affermato anche per i prossimi anni, confermato dalle ultime stime pubblicate dalla BCE riguardo alla traiettoria attesa dalla banca centrale, inferiore ai target della stessa. Tutto ciò nonostante i notevoli stimoli monetari messi in campo dalla banca centrale, tra i quali, lo ricordiamo il varo di un nuovo programma di acquisti per contrastare la crisi (PEPP) ed il suo prolungamento a metà del prossimo anno, nonché l’inserimento di ingenti quantitativi di liquidità per il tramite delle operazioni di rifinanziamento con il sistema finanziario. Gran Bretagna Alla pari di quanto avvenuto nell’Eurozona, nel Regno Unito il quadro economico è sensibilmente peggiorato. Nel primo trimestre il PIL è diminuito del 2%, nonostante l’economia abbia subito il lockdown soltanto a partire dall’ultima decade di marzo, mentre l’inflazione è scesa allo 0,8% ad aprile, segnando un brusco calo rispetto all’1,5% del mese precedente. Sebbene l’impatto negativo sull’occupazione sia stato smorzato dal regime di ammortizzatori sociali, il mercato del lavoro ha subito un netto peggioramento. I dati sui beneficiari di prestazioni sociali ‒ che comprendono sia i sussidi di disoccupazione che quelli erogati nell’ambito del rapporto di lavoro ‒ indicano che a metà aprile oltre due milioni di cittadini avevano richiesto qualche forma di sussidio. Un ulteriore marcato deterioramento nel secondo trimestre è evidenziato dagli ultimi dati economici pubblicati, mentre la graduale riapertura dell’economia annunciata dal governo dovrebbe sostenere una progressiva ripresa nei prossimi mesi. Come nel caso delle altre banche centrali, anche la banca d’Inghilterra ha provveduto a metter in atto straordinari programmi di stimolo, non solo tagliando il costo del denaro ma anche per il tramite di rinnovati e rafforzati programmi di acquisto di titoli. Stati Uniti In base alle ultime stime rese note, il PIL statunitense si è contratto in termini reali del 5,0% su base annua nel primo trimestre. Gli ultimi dati mensili inoltre indicano, come previsto, che il rallentamento economico si è acuito particolarmente nel secondo trimestre, per effetto delle diffuse misure di contenimento in essere ad aprile, in parte poi gradualmente allentate nel mese successivo. Il rientro delle restrizioni dovrebbe favorire il recupero dell’attività economica nella seconda metà del 2020, recupero trainato dalla ripresa della domanda interna, a sua volta sostenuta dagli stimoli senza precedenti di natura fiscale e monetaria messi in atto tempestivamente dalle autorità di politica economica. Le stime macroeconomiche puntano ad un calo del PIL statunitense tra il 4,5 ed il 6,5% per quest’anno, concentrato soprattutto nel primo semestre. Per l’inflazione le stime puntano ad una traiettoria dell’indice dei prezzi contenuta, intorno all’1,0% sia nel 2020 che nel 2021, sebbene nell’ambito di dinamiche trimestrali molto volatili. Negli USA, infine, il contrasto alla crisi è giunto sia dalla politica fiscale, particolarmente di sostegno alle famiglie e ai settori più colpiti dal lockdown, sia da un ampio e profondo set di misure decise dalla Fed per mantenere allentate le condizioni finanziarie e garantire adeguati livelli di liquidità e di credito al sistema privato. Il bilancio della banca centrale è destinato a crescere non solo in termini di dimensione, ma anche in termini di categorie di differenti attivi. Giappone In Giappone l’economia è entrata in recessione nei primi mesi dell’anno: soprattutto a causa degli effetti della pandemia di COVID-19, il PIL si è contratto, riducendosi dello 0,9% nel primo trimestre del 2020. Per l’intero anno le stime puntano ad una sensibile contrazione del PIL, con una variazione negativa attesa in area 4%: tuttavia, il confronto con le altre principali aree sviluppate vede una contrazione stimata meno significativa. Il periodo di lockdown è risultato relativamente più breve che in molti altri paesi, con conseguenti minori impatti sulla domanda interna. Al contempo, tuttavia, l’economia nipponica ha risentito maggiormente degli impatti della crisi sui trend del commercio globale: in particolare, è risultata degna di nota la marcata flessione nelle esportazioni di servizi, che riflette anche il calo del turismo a causa delle restrizioni ai viaggi imposte dalla pandemia. In questo contesto, l’inflazione è attesa in sensibile rallentamento rispetto allo scorso anno. Anche le autorità giapponesi hanno approvato politiche di sostegno all’economia in difficoltà: la Banca del Giappone ha varato numerose misure, tra le quali l’innalzamento dei limiti all’acquisto di carta commerciale e di obbligazioni societarie, ed il potenziamento dei programmi di sostegno alle banche, finalizzato ad agevolare il credito alle piccole e medie imprese. Alla fine di maggio, inoltre, il governo giapponese ha approvato un secondo pacchetto di misure di stimolo fiscale, ampiamente comparabile, per dimensioni, a quello attuato ad aprile.
Emergenti Come già indicato in precedenza le economie emergenti dovrebbero mostrare nel loro complesso una contrazione della crescita economica meno marcata rispetto ai paesi sviluppati, ed anche sul versante dell’inflazione il rallentamento dovrebbe risultare più contenuto rispetto a quello atteso per le economie avanzate. Tuttavia, il quadro complessivo mostra una notevole divergenza di performance economica tra aree e paesi: in particolare, pur procedendo in un contesto difficile, la ripresa procede in Cina dopo i notevoli impatti dei primi mesi dell’anno e il PIL è atteso in limitata crescita positiva per l’intero anno, attorno al 2%, anche se in forte rallentamento rispetto al +6,2% dello scorso anno. Gli stimoli monetari e quelli derivanti dalle politiche attuate dalle autorità contribuiranno a sostenere l’attività economica nella seconda parte dell’anno. Nei paesi esportatori di materie prime è al contrario atteso un calo vertiginoso dell’attività economica: tra questi citiamo la Russia per la quale i recenti sviluppi del mercato dell’energia hanno frenato la domanda estera, ed allo stesso tempo, in seguito a un forte aumento dei contagi all’interno del paese, le misure di contenimento del virus sono state inasprite. In America Latina sono molti i paesi che hanno recentemente sofferto in modo significativo gli effetti della pandemia: in Brasile, in particolare, l’attività economica ha subito un brusco deterioramento a causa delle misure di lockdown, delle interruzioni delle catene di approvvigionamento, nonché di una più debole domanda estera. Al momento le stime puntano a contrazioni del PIL alquanto significative per l’intero 2020 sia per il Brasile (tra -5 e – 6,4%) che per il Messico (tra il - 7 ed il -8%), quest’ultimo soprattutto per la debolezza della domanda interna per consumi e investimenti. Il crollo dell’interscambio mondiale di beni sarà probabilmente amplificato dalle interruzioni subite dalle catene del valore regionali e globali, impattando su molti paesi emergenti. Al contempo, come nel caso delle aree sviluppate, la forte reazione delle autorità di politica fiscale e monetaria a livello globale ha contenuto l’impatto negativo della pandemia e dovrebbe sostenere un graduale recupero prospettico. Mercati L’estensione a livello globale del contagio da coronavirus ha avuto ripercussioni importanti sui mercati finanziari, in scia ai timori per gli effetti della paralisi di molte attività commerciali e industriali sulla crescita a livello mondiale. Il semestre è stato caratterizzato da un andamento molto volatile. I mercati azionari hanno accumulato perdite ampie nel primo trimestre, in parte recuperate nel secondo trimestre in risposta alle rilevanti misure di intervento monetario e fiscale adottate a livello mondiale. I rendimenti dei titoli di Stato core hanno evidenziato un calo, in scia alla debolezza del contesto macro e di inflazione e all’orientamento estremamente accomodante delle banche centrali mondiali. A complicare ulteriormente il contesto sono intervenute le tensioni sul settore energetico deflagrate nel mese di aprile, generate in una prima fase dallo scontro tra Arabia Saudita e paesi non-OPEC che ha impedito il raggiungimento di un accordo rapido sulla riduzione dell’offerta, e in una seconda fase dall’indebolimento della domanda globale. I due fattori hanno alimentato il gap tra domanda e offerta e portato al crollo in territorio negativo del prezzo del future WTI scadenza aprile per consegna maggio nella giornata del 20 aprile, conseguenza del raggiungimento della massima capienza dei magazzini in cui vengono materialmente stoccati i barili che regolano i contratti futures sul WTI. In calo i mercati azionari. Gli indici azionari hanno registrato performance negative a livello globale, pur se con andamenti divergenti nel primo trimestre e nel secondo trimestre. Dopo un avvio di anno già in salita, in seguito alla diffusione delle notizie sui contagi da coronavirus in Cina, nella settimana del 9 marzo, a seguito delle decisioni di isolamento più marcato ed esteso assunte dall’Italia, i mercati azionari hanno registrato cali raramente occorsi nella storia con tale violenza e velocità, complice anche la delusione per le decisioni adottate dalla BCE nella riunione del 12 marzo. I cali, generalizzati a livello globale, sono proseguiti nelle sedute successive, nonostante i ripetuti interventi della Fed e le nuove decisioni adottate dalla Bce il 19 marzo. Dopo un picco delle tensioni il 23 marzo, i mercati azionari hanno iniziato a rispondere alle terapie d’urto poste in essere dalle banche centrali e dai principali Governi, e hanno messo a segno recuperi diffusi. Il miglioramento si è esteso al secondo trimestre. Dopo le massicce dislocazioni di prezzo del trimestre precedente, i mercati azionari hanno risposto positivamente alle rilevanti misure di intervento monetario e fiscale adottate a livello mondiale e hanno via via prefigurato uno scenario benevolo caratterizzato dalla convinzione che il picco della pandemia sia ormai alle spalle, che una eventuale nuova ondata di contagi sarà meno forte e che una cura e un vaccino arriveranno presto. Supportati anche da dati reali e di fiducia via via migliori delle attese, i mercati azionari hanno registrato apprezzabili recuperi, in una prima fase soprattutto in Usa, dove l’indice S&P 500 ha quasi recuperato tutte le perdite da inizio anno sia in valuta locale che in euro, e in una seconda fase anche in Europa, complice l’annuncio del piano Next Generation EU da parte della Commissione Europea, la rotazione settoriale a favore dei ciclici e dei value a scapito dei difensivi e il ritardo accumulato.
Negli USA, l’indice tecnologico Nasdaq ha evidenziato un apprezzabile risultato positivo da inizio anno, beneficiando della performance di società meno impattate dalle conseguenze dell’epidemia. A livello di principali paesi dell’area Euro, il calo maggiore da inizio anno è stato registrato dalla Spagna, a seguire Francia, Italia e Germania. A livello settoriale, cali più consistenti per energetici, finanziari, immobiliare e consumi ciclici; in territorio positivo solo tecnologia e farmaceutici. Tra i paesi sviluppati, in calo sia in valuta locale che in euro il Giappone e l’Australia. Chiusura di semestre in territorio solo marginalmente negativo sia per la borsa coreana che per la borsa taiwanese, soprattutto in valuta locale per la prima; l’andamento di entrambi gli indici, pur condizionato dalla dinamica della pandemia, è stato sostenuto dalla sensibilità alla dinamica del settore tecnologico. L'area Emergente in aggregato ha chiuso il semestre in calo. A livello di aree geografiche, il calo più consistente è stato registrato dall’America Latina, dove si è messa in evidenza la debolezza del Brasile, fortemente colpito dalla diffusione della pandemia. Particolarmente debole l’Europa dell’Est, con la Russia appesantita dalla debolezza del prezzo del petrolio. In Asia, performance positiva della Cina, paese che, entrato prima nell’epidemia, ha via via beneficiato dell’allentamento delle restrizioni e della riapertura delle attività. Performance principali indici mondiali nel semestre (in Euro, al 30 giugno): MSCI Euro -12,4%, MSCI Usa -2,6%, MSCI Emerging Markets -9,8%, MSCI World -5,8%. In calo i rendimenti governativi; in ampliamento i differenziali societari e degli emergenti. Nelle fasi più acute della crisi legata alla pandemia, tra fine febbraio e marzo, i mercati obbligazionari core e i mercati del credito hanno riscontrato una volatilità persino superiore a quella delle borse, con movimenti infra- giornalieri mai registrati in precedenza. Tutti i segmenti a spread hanno sofferto, con il differenziale BTP-Bund in ascesa sopra 300 punti base nella parte centrale di marzo, da circa 180 di fine 2019, e i corporate in affanno ovunque. Dopo il picco delle tensioni del 23 marzo, lo spread BTP-Bund è sceso a 157 pb, aiutato dalla decisione della BCE di eliminare il limite del 33% per emittente per il nuovo piano di acquisti legato all’emergenza sanitaria. Sui corporate, si è assistito ad un restringimento degli spread dopo che avevano toccato livelli non più visti dal 2016. Nonostante il miglioramento del sentiment, nel corso del secondo trimestre, i rendimenti dei titoli di Stato core non hanno evidenziato movimenti al rialzo. Tutti i segmenti a spread hanno invece beneficiato del clima di fiducia. Il differenziale BTP-Bund, dopo aver registrato un incremento verso 260 punti base nella seconda metà di aprile, in avvicinamento alla riunione del Consiglio Europeo del 23 aprile e alla decisione sul rating di S&P del 24 aprile, si è poi ridimensionato fino a 170 punti base di fine semestre: le misure di politica monetaria, soprattutto, e la proposta del piano di investimenti europeo, sono state percepite credibili dal mercato, favorendo anche il ritorno di interesse sui titoli di Stato italiani da parte di investitori esteri. Sui corporate, si è assistito ad una riduzione progressiva degli spread. Anche il segmento HY USA, soprattutto nella sezione energia, dopo aver subito gli effetti delle tensioni sul mercato del petrolio di metà aprile, conseguenza del gap tra domanda e offerta e del raggiungimento della massima capienza dei magazzini in cui vengono materialmente stoccati i barili che regolano i contratti futures sul WTI, ha evidenziato un miglioramento. In Usa, la curva dei rendimenti ha evidenziato un generalizzato movimento al ribasso sul periodo, più marcato sulla parte a breve-medio termine rispetto a quella a lungo termine, tenuto conto dell’orientamento estremamente accomodante della Fed. Il tasso a due anni è passato da 1,57% di fine 2019 a 0,12% di fine giugno. Il tasso a dieci anni è sceso dall’1,88% allo 0,66%, con un minimo a 0,35% raggiunto a inizio marzo, in un contesto di preoccupazioni sulla crescita e in assenza di pressioni inflazionistiche. I titoli societari investment grade hanno evidenziato un calo del rendimento da 2,92% di fine 2019 a 2,26%, con spread in aumento di 60 punti base (a 160 punti base, dopo aver toccato il massimo da inizio anno a marzo al livello di 401 punti base). Sulle emissioni high yield, il rendimento medio ha chiuso il semestre al 6,98%, da 6,01%, con spread in ampliamente (+284 pb, a 644 pb, dopo aver toccato il massimo da inizio anno a marzo al livello di 1087 pb). Sul mercato obbligazionario europeo, l’assenza di azioni sul tasso di riferimento della BCE ha limitato i movimenti della parte a breve, con il tasso a due anni tedesco passato da -0,60% di fine 2019 a -0,69%. La debolezza del quadro macro ha determinato un ribasso ampio del tasso a dieci anni, che si è portato da -0,19% a -0,45%, con un minimo in area -0,85% raggiunto nel mese di marzo. I movimenti al ribasso sul periodo hanno coinvolto anche i titoli di Stato italiani, pur se con andamenti volatili nel periodo. Il rendimento a 2 anni è passato da 0,21% a 0,08; il tasso a dieci è passato da 1,41% a 1,26%. In calo anche il rendimento decennale spagnolo, passato da 1,42% a 0,45%. Con riferimento al debito societario, il rendimento medio dei titoli investment grade europei è passato da 0,62% a 0,90%, mentre lo spread ha evidenziato un rialzo a 147 pb (+ 54 pb), con un picco a 243 pb a marzo. I rendimenti delle emissioni societarie europee a più basso merito di credito sono saliti da 3,33% a 4,71%, con lo spread in aumento a 521 pb (+212), con un picco a 866 pb a marzo.
In ultimo, i titoli di Stato Emergenti in valuta forte hanno chiuso il periodo con il rendimento medio a 5,52%, da 4,19% di fine 2019. Il differenziale di rendimento rispetto ai Treasury Usa è aumentato da 281 punti base a 474 pb, con un picco a 721 punti base. Dollaro USA sostanzialmente stabile verso Euro Il dollaro USA verso l’Euro è passato da 1,123 a 1,124; lo yen contro Euro è invece passato da 121,96 a 121,23. Prospettive Globali I dati macro hanno certificato una recessione a livello globale, che si è estesa anche al secondo trimestre a causa della sequenzialità con cui le diverse aree sono entrate prima in lockdown e poi nella fase di ripartenza delle attività. I dati di fiducia, anticipatori, stanno evidenziando segnali di miglioramento nelle principali aree. Va tuttavia sottolineato che la durata della contrazione e la misura di quanta capacità produttiva e domanda si siano perse in via permanente dipenderanno dagli effetti di trascinamento dei lockdown locali e dall’efficacia degli stimoli di politica economica già adottati o ancora solo annunciati. Pur identificando nella graduale riapertura delle principali economie e nei passi avanti nel processo di integrazione europea con il piano proposto dalla Commissione Europea, due importanti elementi positivi, sottolineiamo l’assenza di miglioramenti sul fronte della visibilità sulla dinamica degli utili aziendali, confermando pertanto l’orientamento di investimento cauto, con approccio bilanciato e diversificato verso il rischio. Nel dettaglio, rimaniamo difensivi sui mercati azionari di Europa e Usa; in attesa di una valutazione degli utili su basi più solide nella seconda metà dell’anno, riteniamo opportuno il mantenimento di un alto livello di liquidità associato ad una rotazione settoriale a favore dei ciclici, che possa fornire una apprezzabile fonte di performance in caso di evoluzione positiva dello scenario. Rimaniamo neutrali sui paesi emergenti, con focus su Cina, Taiwan e Corea, per composizione settoriale degli indici (ad esempio, elevata esposizione alla tecnologia) e per le politiche di stimolo già adottate. Sul mercato obbligazionario governativo, ribadiamo la posizione di neutralità sulla duration. View costruttiva sui titoli di Stato Usa: i livelli storicamente bassi dei rendimenti statunitensi rendono oggi poco attraente questa asset class in termini di valutazione; essa tuttavia continua ad essere sostenuta dal ruolo di bene rifugio nelle fasi di tensione. In Europa, si conferma la preferenza per i titoli di Stato periferici, in particolare italiani. Il supporto credibile della BCE ha favorito il ritorno di interesse degli investitori esteri sul debito italiano, pur a fronte di una minore intensità di acquisti della BCE, sia via PEPP che via PSPP, nei mesi di aprile e maggio. Sul credito, segmento che richiede una attenzione particolare alla selezione e alla liquidità, si conferma la preferenza per il segmento investment grade europeo, sostenuto da fattori tecnici (QE della BCE, ricerca di carry). La persistente incertezza e le divergenze tra fondamentali e valutazioni sono alla base della view neutrale sul debito emergente, con preferenza per il segmento in valuta forte; le emissioni in valuta locale dovrebbero essere maggiormente guidate dalla dinamica valutaria, in un contesto caratterizzato da minori spazi di compressione dei tassi. Si mantiene, infine, una elevata liquidità nei portafogli. Forme di protezione da yen e oro. Forma e contenuto della Relazione semestrale La relazione semestrale di ciascun Fondo è redatta secondo le disposizioni previste dal provvedimento emanato da Banca d’Italia il 19 gennaio 2015, modificato con il provvedimento del 23 dicembre 2016 ed è composta da una situazione patrimoniale con allegato l’elenco analitico degli strumenti finanziari detenuti e da una nota illustrativa, volta a dare indicazioni sia sulla politica di investimento seguita nella gestione del patrimonio, sia sulle prospettive di investimento in relazione all’evoluzione dei mercati nei settori di interesse per il Fondo. Sono altresì dettagliati principi contabili e criteri di valutazione. Tutti gli importi indicati nella relazione semestrale sono espressi in unità di Euro, salvo ove diversamente specificato. Principi contabili e criteri di valutazione Nella redazione della relazione semestrale di ciascun Fondo sono stati applicati i principi contabili di generale accettazione per i fondi comuni di investimento ed i criteri di valutazione previsti dal provvedimento emanato da Banca d’Italia il 19 gennaio 2015 e successive modifiche. Tali principi sono coerenti con quelli utilizzati nel corso dell'esercizio per la predisposizione dei prospetti di calcolo giornalieri della quota. Gli schemi ed il contenuto dei singoli prospetti sono stati redatti nel rispetto delle disposizioni in materia emesse dalla Banca d'Italia.
Registrazione delle operazioni Le negoziazioni su titoli e sulle altre attività finanziarie sono contabilizzate nei portafogli dei singoli fondi sulla base della data di conclusione dei relativi contratti anche se non ancora regolati. Le commissioni di acquisto e vendita sono comprese nei prezzi di acquisto o dedotte dai prezzi di vendita dei titoli in conformità agli usi di borsa. I movimenti della liquidità a pronti trovano corrispettivo in movimenti di pari importo delle corrispondenti voci “pronti contro termine attivi e operazioni assimilate” o “pronti contro termine passivi e operazioni assimilate”. La differenza tra i prezzi a pronti e quelli a termine viene distribuita, proporzionalmente al tempo trascorso, lungo tutta la durata del contratto, come interessi. Nel caso di sottoscrizione di titoli di nuova emissione la contabilizzazione nel portafoglio ha luogo al momento in cui l'attribuzione dei titoli è certa ovvero, in ogni altro caso, nei termini previsti dal programma di offerta o dagli usi e consuetudini di borsa. Le opzioni acquistate / emesse sono computate tra le attività / passività al loro valore corrente. I differenziali su operazioni futures vengono registrati secondo il principio della competenza, sulla base della variazione giornaliera tra i prezzi di chiusura del mercato di contrattazione ed i costi dei contratti stipulati e/o i prezzi del giorno precedente. Gli interessi attivi e passivi e gli altri proventi ed oneri di natura operativa sono conteggiati secondo il principio della competenza temporale anche mediante rilevazioni di appositi ratei attivi e passivi. Gli interessi attivi sui conti correnti bancari sono rilevati al lordo della relativa ritenuta fiscale. I dividendi vengono contabilizzati nel momento in cui sono deliberati (data stacco) o, in mancanza di tale comunicazione certa, al momento dell’incasso. Gli utili e le perdite realizzati su cambi, vendite di divisa a termine e negoziazioni di titoli in divisa estera sono originati dalla differenza tra il cambio storico di conversione dei debiti, dei crediti, dei contratti in divisa, dei conti valutari e dei titoli in divisa, e il cambio rilevato alla chiusura delle rispettive posizioni. Gli utili e le perdite da realizzi risultano dalla differenza tra i costi medi ponderati di carico ed i valori realizzati dalle vendite. I costi ponderati di carico rappresentano i valori dei titoli alla fine dell’esercizio precedente, modificati dai costi medi di acquisto del periodo. Le plusvalenze e le minusvalenze su titoli sono originate dalla differenza tra il costo medio ponderato ed i valori determinati secondo i criteri indicati in precedenza, ossia prezzi di mercato o valutazioni applicati alla data della relazione di gestione dei singoli fondi. Le differenze di cambio derivanti dalla conversione delle voci espresse in valuta estera sono contabilizzate in voci separate nella relazione tenendo distinte quelle realizzate da quelle di valutazione. Sempre nella sezione riguardante il risultato della gestione cambi sono state registrate le componenti reddituali delle operazioni di copertura dal rischio di cambio. La rilevazione delle sottoscrizioni e dei rimborsi delle quote viene effettuata a norma del regolamento dei singoli fondi secondo il principio della competenza temporale. Criteri di valutazione Per la determinazione dei valori da applicare al portafoglio dei singoli fondi si osservano i seguenti criteri: i prezzi unitari utilizzati sono quelli del giorno di borsa aperta al quale si riferisce il valore della quota; per gli strumenti finanziari quotati, il prezzo è l'ultimo prezzo disponibile del giorno della o delle borse indicate nel regolamento. Nel caso di strumenti finanziari quotati presso più borse, si applica il prezzo della borsa più significativa in relazione alle quantità trattate; per gli strumenti finanziari ammessi alla negoziazione sui mercati regolamentati indicati dall'Organo di Vigilanza il prezzo è quello risultante dall'ultimo listino ufficiale disponibile, valutandone la significatività, per i valori trattati su più mercati, tenendo conto delle quantità ivi negoziate; per gli strumenti finanziari quotati o ammessi alla negoziazione sui mercati regolamentati indicati dall'Organo di Vigilanza, qualora sul mercato di negoziazione risultino contenuti gli scambi ed esistano elementi di scarsa liquidità, la valutazione tiene conto del presumibile valore di realizzo determinato sulla base delle informazioni reperibili sui circuiti internazionali di riferimento oggettivamente considerate dai responsabili organi della società. La società ha stabilito nell’apposito documento inerente i criteri di valutazione degli strumenti finanziari in portafoglio che si considerano “illiquidi” gli strumenti per i quali non sia possibile reperire con continuità un prezzo aggiornato dagli info provider o che presentino prezzi significativamente discordanti fra le valutazioni dei contributori messi a disposizione dalle fonti informative specializzate o la cui valorizzazione sia rimasta invariata per un congruo numero di giorni consecutivi; per gli strumenti finanziari e le altre attività finanziarie non quotati, la valutazione esprime il presumibile valore di realizzo sul mercato, individuato su un'ampia base di elementi di informazione, oggettivamente
considerati dagli organi responsabili della Società di Gestione, concernenti la peculiarità del titolo, la situazione patrimoniale e reddituale dell'emittente e la situazione del mercato con particolare riferimento all'andamento dei tassi; per gli strumenti finanziari individualmente sospesi dal listino la valutazione è effettuata sulla base dei criteri previsti per quelli non quotati; le poste denominate in valuta diverse da quelle di denominazione del Fondo sono convertite in quest'ultima valuta sulla base di tassi di cambio corretti alla data di riferimento della valutazione, accertati su mercati di rilevanza e significatività internazionale. Le operazioni a termine in valuta sono convertite al tasso di cambio a termine corrente per scadenze corrispondenti a quelle delle operazioni oggetto di valutazione; i contratti futures sono valutati sulla base delle quotazioni di chiusura dei rispettivi mercati, rilevate nel giorno di borsa aperta al quale si riferisce il valore della quota; le opzioni e i warrant trattati in mercati regolamentati sono valutati al prezzo di chiusura del giorno rilevato nel mercato di trattazione; nel caso di contratti trattati su più mercati, al prezzo più significativo, anche in relazione alle quantità trattate su diverse piazze; le opzioni e i warrant non trattati in mercati regolamentati sono valutati al valore corrente espresso dalla formula indicata dall'Organo di Vigilanza; per i titoli strutturati la valutazione viene effettuata procedendo alla valutazione distinta di tutte le componenti elementari. Per titoli strutturati si intendono, come indicato dalla vigente normativa, quei titoli il cui rimborso e/o la cui remunerazione dipendano in tutto o in parte dal valore di determinati titoli o altre attività, dall'andamento dei tassi di interesse, valute, indici o altri parametri o dal verificarsi di determinati eventi o condizioni, anche secondo meccanismi che equivalgono all'assunzione di posizioni in strumenti finanziari derivati. Soggetti che procedono al collocamento Il collocamento delle quote del Fondo avviene per il tramite dei soggetti collocatori – elencati nell’Allegato Parte I del Prospetto – i quali operano anche mediante tecniche di comunicazione a distanza (canale internet). La sottoscrizione delle quote direttamente presso la sede legale della SGR è consentita esclusivamente agli investitori professionali ai sensi dell’articolo 6, commi 2-quinquies e 2-sexies del D. Lgs. n. 58 del 24 febbraio 1998. Rapporti con società del Gruppo Amundi SGR S.p.A. è controllata al 100% da Amundi Asset Management SAS, a sua volta controllata da Amundi SA controllata da Crédit Agricole SA. Si evidenzia che la SGR, pur riservandosi il diritto di impartire istruzioni per ciascuno degli ordini e/o delle decisioni di investimento relative ai portafogli gestiti, al fine di conseguire maggiore efficienza nei processi produttivi e di avvalersi di specifiche competenze professionali, ha esternalizzato a Amundi Intermédiation SA, appartenente al gruppo del gestore, le attività riguardanti la trasmissione e/o l’esecuzione di ordini aventi ad oggetto gli strumenti finanziari (esclusi OICR) di taluni portafogli della gestione su base collettiva. L’investimento in azioni o obbligazioni (esclusi gli OICR) considerati in conflitto di interesse non è rilevante rispetto ai portafogli gestiti ed è in ogni caso in linea con quanto previsto dalla normativa vigente e dai regolamenti degli OICR medesimi. Gli investimenti in OICR considerati in conflitto di interesse sono conformi a quanto previsto dalla vigente normativa e dai Regolamenti degli OICR medesimi. Eventi che hanno interessato il Fondo Il Consiglio di Amministrazione di Amundi SGR S.p.A., nella riunione del 29 gennaio 2020, ha approvato talune modifiche regolamentari volte a recepire il mero “re-branding” degli indici “ICE BofAML” in “ICE BofA”, ove utilizzati. Le modifiche si ritengono approvate in via generale dalla Banca di Italia e sono entrate in vigore dal 20 febbraio 2020. Pertanto, dalla medesima data, la versione aggiornata dei Regolamenti unici “Amundi Fondi Italia”, “Amundi PIR”, “UniCredit Evoluzione” ed “UniCredit Soluzione Fondi”, disponibili anche sul sito Internet della SGR, saranno forniti gratuitamente ai partecipanti che ne faranno richiesta. Eventi successivi alla chiusura del periodo Non si segnalano eventi successivi alla chiusura del periodo.
Relazione Semestrale “Amundi Risparmio Italia” Nota illustrativa al 30 giugno 2020
Politiche di gestione Il fondo ha evidenziato le seguenti performance: Classe A: nel periodo 30 dicembre 2019 – 30 giugno 2020 performance pari a -4,37% rispetto ad una variazione di -4,14% del benchmark; Classe B: nel periodo 30 dicembre 2019 – 30 giugno 2020 performance pari a -4,50% rispetto ad una variazione pari a -4,14% del benchmark. Le performance del fondo e del relativo benchmark sono calcolate al lordo dell’effetto fiscale. La performance del fondo nel semestre è stata negativa in termini assoluti, indebolita dalla dinamica dei segmenti di mercato di riferimento, soprattutto azionari ma anche obbligazionari societari, in scia alla fase di risk-off causata dalla diffusione a livello globale dei contagi da coronavirus. La performance relativa è stata indebolita soprattutto dal sottopeso sui governativi europei che hanno sovraperformato le altre classi di riferimento del fondo. Con riferimento al segmento azionario, sul semestre, di supporto le scelte settoriali che soprattutto nella parte finale hanno beneficiato della rotazione settoriale del mercato a favore dei ciclici (positivo soprattutto il sovrappeso sul settore finanziario e, a seguire, il sovrappeso sul settore dei servizi di pubblica utilità, il sottopeso sul real estate e sui consumi di base; solo parziale compensazione dal contributo negativo del sovrappeso sul settore energetico e, a seguire, del sottopeso sul settore tecnologico, del sovrappeso sul settore farmaceutico, del sottopeso sui servizi di comunicazione, e, in ultimo, del sottopeso sul settore dei consumi discrezionali. A livello di capitalizzazione, di supporto il sovrappeso sulle large cap. Sul segmento obbligazionario, negativo il sottopeso dei titoli governativi a vantaggio dei corporate. A livello di selezione, di supporto il sovrappeso sui titoli di Stato italiani. Nel segmento corporate, negative le scelte nei settori finanziario e industriale. Il portafoglio ha evidenziato su tutto il periodo una esposizione ai titoli obbligazionari governativi core e semi-core su livelli particolarmente inferiori al benchmark, tenuto conto dei livelli compressi dei tassi di rendimento. Preferenza per i titoli di Stato italiani, seppur limata nel corso del semestre a vantaggio della liquidità; il segmento è sostenuto dal programma di acquisti e dalle misure di sostegno alla liquidità della BCE, ulteriormente rafforzate per fronteggiare la crisi legata alla pandemia, e dal carry interessante. Sul segmento societario, all’inizio della settimana del 24 febbraio, è stata incrementata l’esposizione al settore dei servizi di pubblica utilità, per una declinazione più conservativa del portafoglio, con sottopeso sui settori finanziario e industriale e sovrappeso sul settore dei servizi di pubblica utilità, posizionamento che si è esteso su tutto il semestre. Sul segmento finanziario, preferenza per le emissioni senior. Il livello di duration di fine giugno è pari a 2,79. Con riferimento al segmento azionario, dopo un avvio di anno caratterizzato da una esposizione all’asset class su livelli superiori al benchmark, all’inizio della settimana del 24 febbraio è stata ridotta l’esposizione su livelli inferiori al benchmark. Il calo è stato concentrato sul segmento large cap. A livello settoriale, la riduzione ha interessato le esposizioni sui comparti ciclici con incremento, di entità inferiore, del peso di servizi di pubblica utilità e telecomunicazioni. Successivamente, la gestione tattica ha portato ad un iniziale incremento dell’esposizione a metà marzo, sulla debolezza, e poi ad una successiva riduzione sul rialzo del mercato, con vendita di finanziari e industriali a favore di servizi di pubblica utilità. Nel mese di aprile è stato preso profitto sul settore finanziario. Nel mese di maggio, l’esposizione è stata riportata su livelli superiori al benchmark e ulteriormente incrementata nel mese di giugno, con una declinazione più ciclica del portafoglio. E’ stata pertanto ridotta l’esposizione ai farmaceutici e ai servizi di comunicazione a favore di industriali e finanziari. A fine semestre, esposizione maggiore a industriali, energetici, farmaceutici e servizi di pubblica utilità a scapito di tecnologia, servizi di comunicazione, consumi (sia di base che discrezionali), real estate. Su tutto il periodo, confermata l’esposizione a titoli di piccola e media capitalizzazione inferiore al benchmark a favore dei titoli a maggiore capitalizzazione per una efficiente gestione del rischio in un contesto di incertezza. I dati macro ad oggi disponibili certificano una recessione a livello globale, che, sviluppatasi nel primo trimestre, si è estesa anche al secondo trimestre a causa della sequenzialità con cui le diverse aree sono entrate prima in lockdown e poi nella fase di ripartenza delle attività. I dati di fiducia, anticipatori, stanno evidenziando segnali di miglioramento nelle principali aree. Ciò, unitamente all’orientamento estremamente accomodante della Bce e in generale delle principali banche centrali, alle azioni di politica fiscale adottate o annunciate e ai passi avanti che si stanno compiendo nel processo di integrazione europea (piano Next Generation Eu) contribuisce a supportare
l’ipotesi di prossimità al minimo del ciclo. Va tuttavia sottolineato che la durata della contrazione e la misura di quanta capacità produttiva e domanda si siano perse in via permanente dipenderanno dagli effetti di trascinamento dei lockdown locali e dall’efficacia degli stimoli di politica economica. A partire da tale contesto, pur riconoscendone gli elementi di incertezza e l’estrema variabilità e sottolineando la minore visibilità sugli utili, si ritiene che nel prossimo futuro gli indici azionari italiani, come quelli globali, possano continuare ad essere supportati dall’orientamento accomodante delle principali banche centrali globali e da una stabilizzazione del ciclo economico, proiettata per fine 2020. I mercati obbligazionari italiani dovrebbero, a loro volta, beneficiare del sostegno derivante dal piano di acquisti di asset finanziari da parte della BCE e dalla ricerca di rendimento da parte degli investitori globali. Alla luce di tali considerazioni, si conferma la focalizzazione sulla selezione dei titoli, ponendo l’enfasi sulla sostenibilità in termini di crescita degli utili, struttura del debito, modelli di business. La gestione del portafoglio nel corso del secondo semestre 2020 terrà pertanto in considerazione queste indicazioni di scenario e verrà modificata sulla base delle evoluzioni dei mercati finanziari.
Relazione Semestrale del Fondo Amundi Risparmio Italia Situazione patrimoniale al 30/06/2020 S ituazione al S ituazione a fine 30/06/2020 esercizio precedente ATTIVITA' Valore In percentuale Valore In percentuale complessivo del totale attività complessivo del totale attività A. S TRUMENTI FINANZIARI QUOTATI 1.373.575.596 96,02 1.328.679.197 88,59 A1. Titoli di debito 982.951.744 68,72 997.290.713 66,49 A1.1 titoli di Stato 47.714.100 3,34 166.828.773 11,12 A1.2 altri 935.237.644 65,38 830.461.940 55,37 A2. Titoli di capitale 303.029.067 21,18 331.388.484 22,10 A3. Parti di OICR 87.594.785 6,12 B. S TRUMENTI FINANZIARI NON QUOTATI 820.420 0,06 B1. Titoli di debito B2. Titoli di capitale 820.420 0,06 B3. Parti di OICR C. S TRUMENTI FINANZIARI DERIVATI C1. M argini presso organismi di compensazione e garanzia C2. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati quotati C3. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati non quotati D. DEPOS ITI BANCARI D1. A vista D2. Altri E. PRONTI CONTRO TERMINE ATTIVI E OPERAZIONI AS S IMILATE F. POS IZIONE NETTA DI LIQUIDITA' 47.148.498 3,30 163.463.780 10,90 F1. Liquidità disponibile 58.540.044 4,09 163.463.780 10,90 F2. Liquidità da ricevere per operazioni da regolare 655.932 0,05 F3. Liquidità impegnata per operazioni da regolare -12.047.478 -0,84 G. ALTRE ATTIVITA' 8.857.262 0,62 7.642.880 0,51 G1. Ratei attivi 8.846.664 0,62 7.642.880 0,51 G2. Risparmio di imposta G3. Altre 10.598 TOTALE ATTIVITA' 1.430.401.776 100 1.499.785.857 100
Relazione Semestrale del Fondo Amundi Risparmio Italia Situazione Patrimoniale al 30/06/2020 S ituazione al S ituazione a fine 30/06/2020 esercizio precedente PAS S IVITA' E NETTO Valore Valore complessivo complessivo H. FINANZIAMENTI RICEVUTI I. PRONTI CONTRO TERMINE PAS S IVI E OPERAZIONI AS S IMILATE L. S TRUMENTI FINANZIARI DERIVATI L1. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati quotati L2. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati non quotati M. DEBITI VERS O I PARTECIPANTI M 1. Rimborsi richiesti e non regolati M 2. Proventi da distribuire M 3. Altri N. ALTRE PAS S IVITA' -2.300.840 -3.915.554 N1. Provvigioni ed oneri maturati e non liquidati -2.284.784 -3.912.949 N2. Debiti di imposta N3. Altre -16.056 -2.605 TOTALE PAS S IVITA' -2.300.840 -3.915.554 VALORE COMPLES S IVO NETTO DEL FONDO 1.428.100.936 1.495.870.303 Valore complessivo netto (Classe A) 295.118.389 304.068.075 Numero delle quote in circolazione (Classe A) 55.913.899,340 55.095.903,057 Valore unitario delle quote (Classe A) 5,278 5,519 Valore complessivo netto (Classe B) 1.132.982.547 1.191.802.228 Numero delle quote in circolazione (Classe B) 217.960.670,551 218.943.191,082 Valore unitario delle quote (Classe B) 5,198 5,443 Movimenti delle quote nell'esercizio Classe A Classe B Quote emesse 3.762.316,454 7.917.323,800 Quote rimborsate 2.944.320,171 8.899.844,331
Elenco analitico dei titoli in portafoglio % sul totale cod IS IN Titolo Valore complessivo Attività FR0013221181 AM UNDI 3 M FCP 87.594.785 6,11% IT0005340929 ITALY 2.8% 12/2028 47.714.100 3,34% XS1699951767 UNIONE DI 0.75% 2022 22.927.090 1,60% XS1709374497 2I RETE GS 1.608% 27 22.217.660 1,55% XS1689739347 M EDIOBANCA 0.625% 22 21.171.229 1,48% XS1706921951 ESSELUNGA 0.875% 23 18.769.340 1,31% IT0005315046 M EDIOBAN 1.25% 11/29 18.520.271 1,29% XS1504194173 HERE SPA 0.875% 2026 18.470.520 1,29% XS1428773763 ASSICURAZIONI VAR 48 16.729.950 1,17% XS1765875718 SOCIETA IN 1.625% 28 15.516.270 1,08% XS1088274672 2I RETE GAS 3% 07/24 15.475.180 1,08% IT0005090300 INWIT 15.362.925 1,07% XS1508588875 SNAM 0% 20 15.294.033 1,07% XS1599167589 INTESA SAN VAR 2022 14.866.794 1,04% XS0842659426 ENEL FIN 4.875% 2023 14.755.260 1,03% XS1551068676 ENI SPA 1.5% 27 14.753.620 1,03% IT0005323438 CASSA DP PR 1.875%26 14.618.940 1,02% XS0996354956 ENI SPA 2.625% 11/21 14.460.740 1,01% XS1982819994 TELECOM 2.75% 2025 14.038.500 0,98% XS1627782771 LEONARDO SPA 1.5% 24 13.847.820 0,97% XS1401125346 BUZZI 2.125% 2023 13.775.151 0,96% XS0971213201 INTESASP6.625%09/23 13.642.920 0,95% IT0003128367 ENEL SPA 13.491.198 0,94% XS0954675129 ENEL SPA TF/TV 01/74 13.241.880 0,93% XS1551678409 TELECOM ITAL 2.5% 23 13.238.940 0,93% XS0552569005 SOCIETA INIZ 4.50%20 13.117.780 0,92% XS1178105851 TERNA SPA 0.875% 22 13.113.750 0,92% IT0000062957 M EDIOBANCA SPA 12.940.261 0,90% IT0003027817 IREN SPA 12.809.569 0,90% IT0001078911 INTERPUM P GROUP 12.311.178 0,86% XS1156024116 INTESA VAR PERP 12.193.800 0,85% IT0005117095 CDP RETI 1.875% 22 12.174.000 0,85% XS1568906421 SNAM SPA FRN 2022 11.957.400 0,84% XS1511781467 IREN SPA 0.875% 2024 11.741.725 0,82% XS1182150950 SACE SAP VAR PERP 11.699.400 0,82% XS2104967695 UNICREDIT 1.2% 2026 11.640.439 0,81% XS1750986744 ENEL FINAN 1.125% 26 11.016.075 0,77% IT0005162406 TECHNOGYM S.P.A 10.923.806 0,76% XS1615501837 M EDIOBANCA FRN 2022 10.906.170 0,76% XS1706922256 ESSELUNGA 1.875% 27 10.894.620 0,76% XS2197356186 IREN SPA 1% 07/30 10.816.850 0,76% XS2190134184 UNICREDIT 1.25% 6/26 10.561.628 0,74% IT0001049623 IM A 10.545.599 0,74% XS1004118904 FERROV 3.5% 13/12/21 10.427.000 0,73% IT0005273567 CASSA DEP 1.5% 24 10.267.200 0,72% XS2069960057 M CC SPA 1.5% 2024 10.146.105 0,71% IT0003115950 DE LONGHI 10.007.172 0,70% XS1077772538 INTESA 2% 18/06/21 9.648.200 0,67% IT0004056880 AM PLIFON 9.632.306 0,67% XS2090859252 M EDIOBANCA 0.875% 26 9.593.970 0,67% IT0001250932 HERA SPA 9.510.680 0,66% IT0005366767 NEXI SPA 9.313.258 0,65%
IT0000072618 INTESA SANPAOLO SPA 9.260.248 0,65% XS1753808929 EXOR NV 1.75% 2028 9.133.020 0,64% XS1300465926 CAM PARI M I 2.75% 20 9.011.700 0,63% IT0000062072 ASSICURAZI GENERALI 8.936.604 0,62% XS0954248729 FERROVIE 4% 07/2020 8.929.246 0,62% IT0005244402 BANCA FARM AFACTORING 8.822.920 0,62% XS1657785538 SNAM FRN 2024 8.742.960 0,61% XS1581375182 A2A SPA 1.25% 24 8.268.320 0,58% IT0005176406 ENA V SPA 8.031.033 0,56% NL0012059018 EXOR RG 8.010.910 0,56% IT0005090995 CASSA DE VAR 22 7.962.400 0,56% NL0010545661 CNH INDUSTRIAL N.V 7.922.116 0,55% XS1644438928 CREDITO VAR 2027 7.907.920 0,55% XS2066706818 ENEL FIN INTL 0% 24 7.906.160 0,55% NL0010877643 FIAT CHRYSLER AUTO 7.775.905 0,54% XS2107315470 ENI SPA 0.625% 01/30 7.726.277 0,54% XS1732400319 FERROVIE 0.875% 2023 7.533.225 0,53% XS1713463559 ENEL SPA VAR 11/2081 7.500.896 0,52% XS2192431380 ITALGAS 0.25% 06/25 7.343.760 0,51% XS1639488771 FERROVIE 1.50% 2025 7.310.560 0,51% XS2033351995 TERNA SPA 0.125% 25 7.223.861 0,51% TOTALE 975.665.098 68,20% Altri Titoli 398.730.918 27,88% TOTALE PORTAFOGLIO 1.374.396.016 96,08% TOTALE ATTIVITA' 1.430.401.776 I titoli elencati rappresentano almeno i 50 principali titoli in portafoglio, e comunque tutti quelli che superano lo 0,50% dell'attività del Fondo. L’OICR non presenta posizioni aperte relative ad operazioni di Prestito titoli, Pronti contro termine, repurchase transaction e Total return swap alla data di riferimento della relazione e non ha fatto ricorso a tali operazioni nel periodo di riferimento della relazione, ai sensi di quanto previsto dal regolamento (UE) 2015/2365/Regolamento SFT.
Relazione Semestrale “Amundi Sviluppo Italia” Nota illustrativa al 30 giugno 2020
Politiche di gestione Il fondo ha evidenziato le seguenti performance: Classe A: nel periodo 30 dicembre 2019 – 30 giugno 2020 performance pari a -18,76% rispetto ad una variazione di -16,79% del benchmark; Classe B: nel periodo 30 dicembre 2019 – 30 giugno 2020 performance pari a – 18,88% rispetto ad una variazione pari a -16,79% del benchmark. Le performance del fondo e del relativo benchmark sono calcolate al lordo dell’effetto fiscale. La performance del fondo nel semestre è stata negativa in termini assoluti, in scia alla debolezza dei segmenti di mercato di riferimento causata dalla diffusione a livello globale dei contagi da coronavirus. La performance relativa del fondo è stata indebolita dalla selezione titoli, principalmente dalle scelte nei settori servizi di pubblica utilità, industriale e consumi discrezionali. Positivo, ma di intensità inferiore, il contributo delle scelte nei settori servizi di comunicazione (anche per effetto dell’assenza di esposizione a titoli del segmento media), finanziario (nel segmento bancario, attenzione a nomi di carattere difensivo; limitata esposizione al segmento assicurativo) e, infine, tecnologico. A livello di scelte settoriali, il cui contributo è stato in aggregato marginalmente positivo, penalizzante soprattutto la sottoesposizione al settore dei servizi di pubblica utilità; di supporto invece la sottoesposizione al settore industriale e la sovraesposizione al settore dei consumi discrezionali. Il portafoglio è stato infine supportato dal sovrappeso sul segmento delle large cap che hanno registrato performance meno negative del segmento small- mid cap sul semestre. Il portafoglio ha evidenziato su tutto il periodo una esposizione ai titoli azionari di piccola e media capitalizzazione inferiore al benchmark a favore dei titoli a maggiore capitalizzazione sia come conseguenza delle scelte di investimento sia per una efficiente gestione del rischio in un contesto di persistente incertezza e di preoccupazioni sulla dinamica della crescita mondiale. Nella fase iniziale del periodo, date le crescenti incertezze, il portafoglio è stato orientato verso un assetto più prudente, con riduzione dell’esposizione agli industriali a favore dei servizi di pubblica utilità, incremento del peso dei finanziari più difensivi e, in generale, aumento dell’esposizione a emittenti meno esposti al ciclo economico. Nella fase di maggiore tensione, non è stata alterata l’impostazione di fondo del portafoglio, già focalizzato su titoli di elevata qualità; sono state tuttavia adottate scelte di investimento a protezione; nello specifico, sulla debolezza, sono state rafforzate o assunte posizioni su titoli (sia large che small/mid cap) ritenuti interessanti perché, per modello di business o capacità storica, si ritiene possano continuare a muoversi lungo trend di crescita (selezione nei settori dei servizi di comunicazione, tecnologico e finanziario) ed è proseguito l’incremento dell’esposizione al settore dei servizi di pubblica utilità. Nella seconda parte del periodo si è deciso di incrementare la ciclicità del portafoglio, con presa di profitto sui titoli che avevano manifestato una maggiore resilienza nella fase di tensione a favore di titoli ritenuti particolarmente penalizzati e più sensibili al ciclo (selezione nei settori consumi discrezionali, industriali, tecnologia; nel segmento finanziario, focalizzazione su titoli più sensibili all’andamento del mercato, pertanto caratterizzati da un livello di beta più alto). In apertura e chiusura di periodo, è stata incrementata l’esposizione ai titoli small cap, tenuto conto della nuova normativa PIR. In chiusura di periodo, sovrappesi maggiori su tecnologia, servizi di comunicazione, consumi di base, servizi alla persona; sottopesi maggiori su servizi di pubblica utilità, consumi discrezionali, materie di base. I dati macro ad oggi disponibili certificano una recessione a livello globale, che, sviluppatasi nel primo trimestre, si è estesa anche al secondo trimestre a causa della sequenzialità con cui le diverse aree sono entrate prima in lockdown e poi nella fase di ripartenza delle attività. I dati di fiducia, anticipatori, stanno evidenziando segnali di miglioramento nelle principali aree. Ciò, unitamente all’orientamento estremamente accomodante della Bce e in generale delle principali banche centrali, alle azioni di politica fiscale adottate o annunciate e ai passi avanti che si stanno compiendo nel processo di integrazione europea (piano Next Generation Eu), contribuisce a supportare l’ipotesi di prossimità al minimo del ciclo. Va tuttavia sottolineato che la durata della contrazione e la misura di quanta capacità produttiva e domanda si siano perse in via permanente dipenderanno dagli effetti di trascinamento dei lockdown locali e dall’efficacia degli stimoli di politica economica. A partire da tale contesto, pur riconoscendone gli elementi di incertezza e l’estrema variabilità e sottolineando la minore visibilità sugli utili, si ritiene che nel prossimo futuro gli indici azionari italiani, come quelli globali, possano continuare ad essere supportati dall’orientamento accomodante delle principali banche centrali globali e da una stabilizzazione del ciclo economico, proiettata per fine 2020.
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