Finlandia, coronavirus: economia a rischio decrescita del 5 percento
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La pandemia di coronavirus, CV, potrebbe provocare un calo della crescita dell’l’economia finlandese fino al cinque per cento quest’anno, secondo ETLA Economic Research (Etla), un’organizzazione finlandese di ricerca sostenuta da lobbies commerciali. Secondo l’Etla, il ciclo economico potrebbe contrarsi tra l’uno e il cinque percento quest’anno, osservando che l’impatto del CV potrebbe essere ridotto al minimo se l’epidemia verrà messa sotto controllo in Europa e se l’area si mettesse d’accordo per intraprendere misure di stimolo intensive. “Tuttavia, al momento lo scenario di base più positivo sembra improbabile. Stimiamo che l’estremità negativa della scala (contrazione del cinque per cento) sembra molto probabile ora“, ha dichiarato il capo del settore previsionale di Etla, Markku Lehmus.
Markku-Lehmus Secondo le stime del think tank, l’attività economica potrà contrarsi di circa il 10 per cento tra aprile e giugno, prima di riprendersi. Il CEO di Etla, Aki Kangasharju, ha affermato che la proiezione si basa sulle valutazioni in Occidente di come si è comportata l’economia cinese durante il picco della epidemia di coronavirus. “Secondo queste analisi, tra gennaio e febbraio, l’economia cinese si è ridotta fino al 13%, ma a marzo si è già ripresa. Partiamo dal presupposto che l’Europa e la Finlandia non adotteranno misure altrettanto solide per prevenire la diffusione
del virus, quindi l’economia non rallenterà tanto, ma l’impatto del virus sarà più duraturo “, ha dichiarato Kangasharju in una nota. Secondo ETLA, le azioni progettate per bloccare la diffusione di Covid-19, causeranno importanti costi finanziari. Usare le quarantene, spostare online le attività di aziende di servizi e quelle scolastiche, renderà difficile per i dipendenti espletare il rapporto al lavoro. Allo stesso tempo, la domanda di servizi, specialmente nei settori del turismo, dell’ospitalità e dell’intrattenimento, calerà, ha sottolineato il think tank, il che purtroppo sta verificandosi non solo in Finlandia. Per affrontare questo periodo di difficoltà, la banca Nordea ha deciso di offrire periodi fino a 6 mesi senza rate sui loro mutui a quei clienti privati e aziendali in tutti i paesi nordici che abbiano bisogno di sostegno a causa della pandemia. Per le piccole e medie imprese, Nordea ha disposto un periodo gratuito di 3 mesi ove necessario. “Siamo qui per supportare i nostri clienti in periodi buoni e difficili come partner finanziari forti e affidabili. Il CV si è diffuso rapidamente e ha un impatto sulle società nordiche e sui nostri clienti. Ecco perché abbiamo deciso di attuare una serie di azioni rapide per sostenere i clienti personali e le piccole e medie imprese nei paesi nordici. È ancora più importante aiutare a far funzionare
le economie nordiche in questi tempi eccezionali ”, ha dichiarato Frank Vang-Jensen, presidente e CEO del gruppo. I clienti privati che necessitano di un periodo senza rate, possono trovare informazioni su come fare domanda sul sito web di Nordea, mentre la clientela aziendale può trovare maggiori informazioni attraverso i normali canali bancari, e la banca li esorta a contattarla immediatamente, se si aspetta modifiche alle sue normali operazioni. Nordea consiglia alle aziende di elaborare previsioni realistiche di liquidità e chiari budget per i flussi di cassa. Se necessario, Nordea dispone di diverse modalità operative e strumenti disponibili per aiutare a rafforzare il capitale circolante e la liquidità. “La nostra è una banca molto ben capitalizzata con un bilancio solido e ci offre una solida piattaforma per aiutare i nostri clienti: stiamo prendendo tutte le misure possibili per aiutarli e consigliarli “, aggiunge Frank Vang- Jensen. Un autorevole sprone
IL PIL su base di 4 anni …..’crisi finanziaria’ _____Pessimista ____Ottimista Il Presidente Sauli Niinistö ha esortato i finlandesi a mostrarsi solidali tra loro nel mezzo dello stato di emergenza dichiarato lunedì in Finlandia.“Il mondo intero è in uno stato di emergenza. Nessuno può valutare l’esito, ma si può già vedere che gli effetti saranno profondi e di lunga durata. Le nostre vite quotidiane cambieranno inevitabilmente e ci troviamo di fronte a una realtà in cui i nostri pensieri e le nostre azioni sono dettati da salute, mezzi di sussistenza e assistenza reciproca “, ha scritto nel suo blog. Emergenza coronavirus, anche in Belgio partono le restrizioni
di Alessandro Butticé BRUXELLES – Dal 18 marzo, il Belgio, parte di quest’Europa a diverse velocità nell’arginare la pandemia covid-19, ha deciso
una restrizione, seppure soft, di limitazione all’uscita dalle proprie abitazioni. Con un decreto governativo del 13 marzo, tutte le attività a carattere privato o pubblico, di natura culturale, sociale, folcloristico, sportivo e ricreativo erano già state vietate fino al 3 aprile. Dopo aver osservato, a volte con una certa sorpresa o distacco la situazione italiana, negli ultimi giorni anche gli altri Paesi europei, seppure in ordine sparso e poco troppo coordinato, stanno cominciando ad utilizzare misure sempre più severe per cercare di arrestare l’avanzata del Covid-19 che , essendo una pandemia, non conosce frontiere sovraniste. È quindi illusorio per chiunque poter pensare di essere risparmiati da questo flagello, sanitario, economico e sociale, con la semplice chiusura delle proprie frontiere. La comunità italiana a Bruxelles segue dall’inizio la critica situazione in Italia e, non con minore preoccupazione, l’avanzata del virus in Belgio. Paese che, pur disponendo di ottime strutture sanitarie, non può non tenere conto dei problemi vissuti dal sistema sanitario lombardo. Che ha fama di essere uno dei migliori del mondo, e non solo di Europa. L’apprensione è quindi molta. Anche se dimostrata con lo spirito di una latitudine più nordica, e quindi sinora dando meno spazio alla manifestazione di emotività collettiva. Ma vorrei soffermarmi su alcuni atteggiamenti della comunità italiana, registrati in contatti interpersonali, ma anche sulla stampa ed i social. Distinguendo la comunità italiana in Belgio, tout court, da quella dei tanti italiani che lavorano invece nelle istituzioni europee. Gli italiani in generale sono molto condizionati e informati di quanto accade in Italia. E la maggior parte di essi – come chi scrive – da giorni cerca di adottare tutte le misure e i
protocolli ampiamente imposti o consigliati in Italia. Cercando quindi di restare il più possibile a casa ed evitare ogni contatto personale, se non con le precauzioni e le distanze note. Diversa è la reazione, e diversi sono i commenti social, ad alcune altalenanti manifestazioni emotive che giungono dall’Italia Italia. Tra la disperazione ed il risorgimento dell’unità nazionale e l’inneggiamento – con tifoseria e manifestazioni da stadio – nei confronti del nostro Paese. Alcuni, da quanto si può vedere soprattutto sui social, si uniscono ai cori nazionalisti e quasi festosi da tifo calcistico. Altri – forse più influenzati dal clima nordico che si respira da queste parti – sono piuttosto critici verso queste a volte esuberanti manifestazioni. Mostrando sorpresa per i flash mob e i canti dai balconi, preferiscono soprattutto esprimere la propria vicinanza e solidarietà per i tanti deceduti, per le loro famiglie, ed i tantissimi malati in Italia. C’è chi scrive ad esempio, firmando il post come “lo sfogo di un’italiana”: “Italia, Italia. Come se fossero i mondiali. Forse sono io che sto vivendo un lutto enorme, ma non capisco. Forse è un limite mio. Trombette come se fossimo allo stadio. Petardi come il 31 dicembre. Torce dei cellulari come consigliato da Barbara D’Urso in collegamento durante il TG5. Gente che canta grazie Roma, forza Lazio o bella ciao senza nessun motivo. Totalmente fuori contesto. Mentre c’è chi in ospedale muore. Chi non può dire addio alla mamma. Al papà. Al nonno. Mentre c’è chi non sa se riaprirà il proprio negozio tra un mese. Chi si ammala in corsia facendo il proprio lavoro. Trasformare una tragedia in una buffonata. In una carnevalata da due soldi in cui si finge di condividere ma in realtà non si condivide un c…. Andrà tutto bene? Col c…. Ci sono già più di mille morti e miliardi di euro bruciati. Passerà. Sicuramente. Ma non sta andando bene per niente. Ditelo a chi ha chiuso il negozio che andrà tutto bene. Ditelo
a chi ha perso un genitore. Non c’è niente di romantico nel confondere una tragedia con martedì grasso. Not in my name. Se ne esce con la consapevolezza. Con la compostezza. Con il rispetto. Non con lenticchie e cotechino. Mi isolo che è meglio. Triste e perplessa.» Da parte di alcuni dei tanti italiani che lavorano presto le istituzioni europee, invece, oltre alla preoccupazione personale per il virus (la Commissione europea da lunedì ha lasciato a casa in tele lavoro tutti i propri funzionari, salvo gli alti dirigenti, mentre il Parlamento Europeo aveva preso misure più restrittive già nelle settimane scorse), c’è quella per il ruolo dell’Europa per fronteggiare questa crisi. Soprattutto per la narrativa che viene riportata sulla stampa e i social, senza risposte credibili, con i fatti e con la comunicazione, da parte della Commissione europea. C’è ad esempio, come chi scrive, chi esorta tutti i funzionari europei italiani, e soprattutto i loro vertici, a metterci la faccia. Confrontandosi attraverso l’informazione con miriadi di concittadini che, approfittando della crisi, e ispirati dalla frustrazione ma anche dalla disinformazione, quando non da interessi politici, inneggiano persino alla secondo me suicidaria Italexit. Spiegando sui social il contributo che loro e l’UE stanno dando – seppur con poteri e risorse certamente limitate dall’egoismo nazionale che la governa, attraverso il Consiglio – per fronteggiare la crisi. Come, ad esempio, che la Commissione Europea è riuscita, grazie allo sforzo personale del commissario francese Thierry Breton, a fare sbloccare alla Francia e alla Germania le esportazioni di mascherine verso l’Italia, che potrà quindi aumentare il proprio approvvigionamento di uno strumento indispensabile per il personale sanitario. Ma quanto si è letta sui social e sui media questa notizia? Affogata dalle grida di protesta, inneggianti invece, magari, alla “generosità interessata” della Cina. Dopo che solo qualche giorno fa era stata dileggiata come “l’untore” dalla
volubile e volatile opinione pubblica italiana. Personalmente penso che quello che l’Europa sta facendo, dovrebbe dirlo e farlo sapere con azioni di comunicazione tipo Karshere, e non con l’annaffiatoio utilizzato nel deserto dell’atavica disinformazione sulle materie europee. E molti italiani a Bruxelles cominciano a pensare che l’UE si stia davvero giocando l’Italia. E se questo avvenisse sarebbe la fine dell’Unitá Europea. Come ha giustamente osservato il filosofo ed ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari. C’è quindi chi, tra i funzionari italiani, vorrebbe stimolare i propri colleghi – finché non ci riesce la Commissione Europea con i suoi strumenti, spesso troppo timidi, di comunicazione istituzionale – ad impegnarsi volontariamente e a livello personale sui social per spiegare (assieme alle foto dei propri cani, gatti e pesci rossi) cosa stanno facendo, e cosa sta facendo l’Europa per i cittadini in questo drammatico momento. Amplificando sulla rete semplici notizie che sono già di dominio pubblico, sui siti delle istituzioni europee. Ma spesso troppo nascoste, e poco diffuse. Spesso non tradotte in italiano. Quasi sempre ben poco spiegate (malgrado la loro frequente ermeticità che lo renderebbe necessario) e troppo poco diffuse con gli strumenti del XXI secolo. Attivissimi, in Belgio, sono stati invece gli organi diplomatici italiani, sin dall’inizio della crisi. Per far valere le ragioni italiane, come l’Ambasciatore Maurizio Massari presso l’Unione Europea, e l’Ambasciatrice presso il Belgio, Elena Basile. L’Ambasciatrice Basile è molto attiva anche sui social personali, oltre che su quelli istituzionali, senza nessun timore di mettere sempre la propria faccia sulle questioni anche più delicate. Cosa molto apprezzata dalla comunità italiana, che è molto fiera della sua rappresentante. Già il 5 marzo aveva incontrato la Ministra belga alla Sanità, Maggie De Block, che aveva voluto essere informata nel dettaglio di tutte le misure prese dall’Italia. Misure che, dopo essere
state ritenute esemplari dall’OMS, poco a poco ora tutti gli altri Paesi stanno introducendo. Il sito dell’Ambasciata d’Italia ha una pagina «Focus Covid-19» oltre alla pagina «l’Ambasciata d’Italia comunica» che viene aggiornato costantemente e poi rilanciato sui social media. Vi sono pubblicati l’indirizzo e i numeri di reperibilità, nonché le ultime informazioni su come raggiungere l’Italia dal Belgio, anche alla luce delle misure prese dagli altri Paesi. Pure il Rappresentante Permanente d’Italia alla NATO, l’Ambasciatore Francesco Talò, è stato sin dall’inizio molto attivo presso il Consiglio atlantico nel sensibilizzare anche tutti i suoi colleghi sull’emergenza italiana e la necessità di valorizzare gli sforzi che disciplinatamente gli italiani compiono a difesa di tutti, in un contesto che incide sulle nostre esigenze di sicurezza e sulla solidarietà transatlantica. Ha contribuito quindi a far sì che la Nato reagisse per impegnarsi ad assicurare la sicurezza del proprio personale nella sede di Bruxelles e nelle varie operazioni, in modo da garantire la continuità e la credibilità dell’azione dell’alleanza. È stato poi tra i primi ambasciatori alla NATO a mettere il proprio personale in telelavoro, riducendo così la presenza in ufficio degli effettivi della Rappresentanza attorno al 20%. I grandi sforzi dei nostri rappresentanti diplomatici hanno senza dubbio contribuito, ognuno nell’ambito di competenza, alla presa di coscienza dei nostri partner a non sottovalutare il loro rischio di vivere in diretta la stessa situazione italiana, senza sprecare l’esperienza che viene dal nord della penisola, e prendere quindi al più presto misure omogenee. Questo anche per non rendere vani gli sforzi e i sacrifici italiani, e prevenire al massimo l’effetto ping-pong tra diversi paesi, tipico delle infezioni.
Marsala, il sindaco chiede il potenziamento delle Forze di Polizia o l’esercito per far rispettare l’obbligo di restare a casa MARSALA (TP) – In una nota inviata al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, ai Ministri Luciana Lamorgese (Interno) e Lorenzo Guerini (Difesa), nonchè al Prefetto di Trapani Tommaso Ricciardi, il sindaco Alberto Di Girolamo richiama l’attenzione del Governo Italiano sulla necessità di potenziare l’organico delle Forze di Polizia per far rispettare l’obbligo di restare a casa. In alternativa, chiede l’intervento dell’Esercito (a.t.) Qui di seguito il testo della
lettera “Tutti ormai sappiamo che per bloccare il contagio da coronavirus, il cui picco a Marsala e in provincia di Trapani potrebbe arrivare nei prossimi giorni, è assolutamente necessario stare a casa ed uscire solo per vere necessità. Nonostante le disposizioni nazionali e regionali, gli appelli che ogni rappresentante delle varie Istituzioni sta facendo e i continui controlli delle Forze dell’Ordine, alcuni cittadini, incoscienti del pericolo che corrono e che fanno correre agli altri, escono da casa girovagando per la città e per i supermercati senza avere pregnanti motivazioni. Chiedo, pertanto, più Forze dell’Ordine (a Marsala numericamente insufficienti, così come verosimilmente in tutta la provincia di Trapani) o l’intervento dell’Esercito per far rispettare la necessità di stare a casa ed evitare, così, il rischio del diffondersi del contagio anche nella nostra provincia e nell’intera Sicilia. Cordialmente” Il Sindaco di Marsala – Alberto Di Girolamo #Iorestoacasa, anche il mondo del motociclismo scende in campo nella lotta al
coronavirus Successo per l’iniziativa #Moto-FlashMob che si è svolta la scorsa domenica e che ha visto scendere in campo, per promuovere l’hashtag #iostoacasa, migliaia di motociclisti da
tutta Italia oltre a un videomessaggio di un centauro newyorkese. E nei prossimi giorni, dai vari team delle più importanti realtà motociclistiche italiane partirà una raccolta di fondi per gli ospedali, che ne hanno bisogno. Una nuova iniziativa che coinvolgerà tutto il mondo motociclistico, anche con nomi importanti come Marco Lucchinelli, Fausto Ricci, Marco Melandri e tanti altri. Così i motociclisti hanno postato foto e video simpatici per mostrare sulla pagina Facebook Moto-FlashMob come vivono la moto a casa.
Un evento nato per contribuire all’importante opera di sensibilizzazione di restare a casa e uscire solo per lo strettamente necessario in questo periodo di grave emergenza sanitaria al fine di frenare il contagio da coronavirus e soprattutto di aiutare ospedali e medici a non andare in default.
L’iniziativa è stata promossa da Roberto Amich, Presidente di “Tuttinpista asd”, la scuola piloti del Circuito del Sele di Battipaglia, da un’idea della dottoressa Moira Pardo vice Primario del Pronto soccorso dell’ospedale Pellegrini di Napoli e anche motociclista, attualmente in prima linea nella lotta al Covid-19. La dr.ssa Moira Pardo vice Primario del Pronto soccorso dell’ospedale Pellegrini di Napoli Importantissimo per la riuscita dell’evento è stato il coinvolgimento di
grandi motoclub laziali, come gli “Scoordinati” di Anguillara Sabazia capitanati da Maximiliano Vittorini, i ” Moto Omnia Regit” di Roma pilotati da Mauro Del Bene e la grande realtà della “U.M.V Unione Motoclub Viterbese” cinque motoclub ognuno diverso dall’altro come tipologia di moto e modo di viverla, ma che da diversi anni che collaborano uniti per le cose importanti, come ad esempio l’iniziativa di domenica scorsa. E poi ancora l’Abruzzesi come i “Motociclisti Affiatati” dell’Aquila, diretti da Ilaria Arfè e Walter Di Carlo. In Campania si sono attivati i salernitani “M2moto” di Sergio Maddalo e “DobermannStyle” di Antonio Iovane, il blogger motociclistico sempre in prima linea per i più importanti eventi motoristici. Il Moto-FlashMob ha dunque avuto l’importante scopo di scuotere la coscienza di tutti quei motociclisti che ancora non hanno compreso l’importanza di rimanere a casa e di lasciare la propria moto in garage. Non prendere la moto, se non per stretta necessità, serve ad evitare anche di prendersi un semplice raffreddore, mal di gola o altro, abbassando così le nostre difese immunitarie. Il clima non è ancora caldo ed in moto è facile prendere un colpo di freddo. Altra riflessione importante è quella che in caso di incidente stradale, il motociclista si troverebbe in una situazione drammatica e paradossale. E in
caso di incidente grave, si potrebbe non trovare posto in rianimazione mentre negli altri casi il rischio di contagio ai Pronto Soccorso sarebbe elevato. #Moto-FlashMob ha rappresentato dunque un contributo fondamentale a quella che è una informazione necessaria per far riflettere, oltre ai motociclisti, chi ancora oggi non ha capito che l’unico modo di fermare questa pandemia è quella di limitarne il contagio restando a casa. Regione Lazio, esercizi commerciali: i nuovi orari limite per aperture e chiusure
È stata emanata dalla Regione Lazio l’ordinanza n Z00010 del 17.3.2020 che regolamenta l’apertura degli esercizi commerciali, stabilendo fino al 5 aprile nuovi orari limite per le aperture (dalle 8.30) e le chiusure serali (alle 19) e della domenica e festivi (entro le 15), eccezion fatta per farmacie e parafarmacie. L’ordinanza è rivolta a tutti gli esercizi la cui apertura è attualmente autorizzata (ossia quelli elencati nell’allegato 1, del DPCM dell’11 marzo 2020) È previsto l’obbligo per tutti i gestori di contingentare gli accessi della clientela, garantire gli spazi interpersonali e sanificare i luoghi di lavoro. I Cittadini sono quindi invitati anche ad evitare lunghi spostamenti per la spesa prediligendo presso gli esercizi commerciali presenti nel proprio quartiere di residenza o in quello in cui si svolge l’attività lavorativa.
Il provvedimento ribadisce, inoltre, che i gestori delle attività commerciali aperte devono garantire l’accesso agli esercizi con modalità contingentate e che comunque permettano di evitare assembramenti, in modo che sia garantita la distanza interpersonale di almeno un metro pena, come sanzione, la sospensione dell’attività in caso di violazione. In presenza di condizioni strutturali o organizzative che non consentano il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di un metro, gli esercizi dovranno essere chiusi. I gestori dovranno inoltre “garantire e incentivare le operazioni di sanificazione dei luoghi di lavoro, adottando protocolli interni di sicurezza e ricorrendo a qualsiasi dispositivo utile a limitare le forme di contagio”. L’ordinanza è in vigore dal 18 marzo fino al 5 aprile 2020 Allegato 1 al DPCM 1 marzo: elenco attività commerciali autorizzate ad aprire alle quali, ad eccezione di farmacie e parafarmacie, ora si applicano i nuovi orari Supermercati Discount di alimentari Minimercati ed altri esercizi non specializzati di alimentari vari Commercio al dettaglio di prodotti surgelati Commercio al dettaglio in esercizi non specializzati di computer, periferiche, attrezzature per le telecomunicazioni, elettronica di consumo audio e video, elettrodomestici Commercio al dettaglio di prodotti alimentari, bevande e tabacco in esercizi specializzati (codici ateco: 47.2) Commercio al dettaglio di carburante per autotrazione in esercizi specializzati Commercio al dettaglio apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni (ICT) in esercizi specializzati (codice ateco: 47.4) Commercio al dettaglio di ferramenta, vernici, vetro piano e materiale elettrico e termoidraulico Commercio al dettaglio di articoli igienico-sanitari Commercio al dettaglio di articoli per l’illuminazione Commercio al dettaglio di giornali, riviste e periodici Farmacie Commercio
al dettaglio in altri esercizi specializzati di medicinali non soggetti a prescrizione medica Commercio al dettaglio di articoli medicali e ortopedici in esercizi specializzati Commercio al dettaglio di articoli di profumeria, prodotti per toletta e per l’igiene personale Commercio al dettaglio di piccoli animali domestici Commercio al dettaglio di materiale per ottica e fotografia Commercio al dettaglio di combustibile per uso domestico e per riscaldamento Commercio al dettaglio di saponi, detersivi, prodotti per la lucidatura e affini Commercio al dettaglio di qualsiasi tipo di prodotto effettuato via internet Commercio al dettaglio di qualsiasi tipo di prodotto effettuato per televisione Commercio al dettaglio di qualsiasi tipo di prodotto per corrispondenza, radio, telefono Commercio effettuato per mezzo di distributori automatici. Viterbo, denunciato un ragazzo che imbrattava i treni alla stazione ferroviaria
I carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Viterbo, durante un servizio perlustrativo hanno sorpreso e fermato un giovane, che all’interno della stazione ferroviaria stava imbrattando le carrozze dei treni fermi in sosta, peraltro contravvenendo alle disposizioni previste dal decreto cosi detto “ corona virus” che prevede di uscire di casa solo con motivo giustificato; il giovane è stato quindi bloccato dai carabinieri, identificato e denunciato per imbrattamento di cose e per non avere ottemperato alle disposizioni di rimanere in casa Il virus entra in Atac, scatta la psicosi. Polemiche sulle mascherine e pulizia
mezzi Il Codiv-19 entra prepotentemente in Atac. «Caso positivo rimessa Grottarossa», questo il messaggio che circolava lunedì mattina nelle chat dei lavoratori, «moglie intubata a Rieti – autista positivo asintomatico – figlio negativo». Il passaparola è dirompente, come una slavina durante la vorticosa discesa. La tensione sale, qui e negli altri depositi di superficie e del metroferro. Nessuna comunicazione ufficiale dell’Azienda, anche se, ai primi rintocchi, funerei, ha subito attivato i protocolli sanitari e raccomandato ai dipendenti che rientrano di «non sostare nei locali della rimessa» una volta consegnata «tabella e foglio corsa». La giornata è interminabile. I lavoratori cercano e si
interrogano su chi, nei giorni passati, ha potuto avere contatti con il “dipendente zero”. E salta fuori un loro collega che, appena saputa la triste notizia, informa la centrale operativa e si mette in «malattia preventiva», pur non avendo né febbre né tosse. Per sua fortuna. Nel frattempo carabinieri e personale della ASL presidiano la rimessa, una delle più articolate, con all’incirca 1200 lavoratori, tra autisti, operai, addetti alla mensa e bar e gli amministrativi. Sono ore concitate, nelle quali si fa largo l’ipotesi di chiudere la baracca e passare per il momento le linee esercitate al deposito di Magliana. La richiesta formale arriva intorno alle 17 dalle RSU Cisl di Grottarossa: «in virtù delle ultime notizie riguardo alla positività di un nostro collega», recita la nota inviata tra gli altri al presidente Paolo Simioni e al direttore del personale Cristiano Ceresatto, «chiedono la totale messa in quarantena di tutti i dipendenti di questa rimessa, per la salvaguardia della salute dei colleghi stessi, delle loro famiglie nonché dell’utenza», nella speranza di «diminuire il contagio». «Qualora non venga applicato», concludono, «vi terremo responsabili dell’eventuale aumento dell’epidemia». L’istanza rimane però in sospeso, in quei precisi momenti infatti, si riuniscono in videoconferenza Atac e le segreterie di Cgil, Cisl, Uil e Ugl per attivare «una polizza assicurativa integrativa per la totalità
dei dipendenti in forza», con l’esclusione di quelli in aspettativa. Che prevede «un’indennità di 100 euro al giorno a partire dall’ottavo giorno di ricovero causato da infezione Codiv-19», «un’indennità di convalescenza pari a 3mila auro, corrisposta alla dimissione dall’istituto di cura a seguito di ricovero» e, infine, il «pacchetto di assistenza post ricovero per gestire al meglio il recupero della salute e la gestione familiare (es. collaboratrice familiare, baby-sitter, consegna spesa a domicilio, ed altro)». «Stiamo cercando soluzioni, in tutte le Aziende», spiegano i diretti interessati nel comunicato congiunto, «attraverso un tavolo di trattativa permanente, perché ogni lavoratore abbia la dovuta e necessaria tutela». Pungenti le reazioni: «Intervento buono ma tardivo, suona come una resa», commenta un autista, «l’Azienda riconosce implicitamente i suoi errori». «Siamo in emergenza dal 31 gennaio», dice un altro, «e questi stanno ancora parlando». Pesante il commento di Claudio De Francesco, segretario Faisa Sicel: «Troppo facile farlo dopo, la vita degli autoferrotranvieri costa 30 denari, come Guida. Grazie mille per il funerale pagato». Il botta e risposta prosegue, anche quando le stesse Segreterie regionali annunciano, in tarda serata, la costituzione del Comitato di Sicurezza Aziendale per fronteggiare l’emergenza. «Abbiamo
chiesto», sottolineano, «di intensificare l’igienizzazione su tutti i luoghi di lavoro e su vetture, treni, metro e tutto il materiale rotabile, facendo un controllo accurato sulle igienizzazioni, utilizzando i lavoratori volontari resi disponibili dalla sospensione temporanea delle attività. È stato proposto di valutare la possibilità di sanificare le metropolitane prima dei cambio turno del personale e i bus in piazza, utilizzando turni di lavoro il più possibile compatibili con la riduzione dei contatti». Inoltre, «sono stati richiesti i kit guanti e mascherine, gel igienizzante per tutti i lavoratori front-line, officine e anche per i lavoratori dell’indotto che igienizzano gli ambienti». «Prevenire è meglio che curare», riprende il segretario De Francesco, «lo avevamo detto prima che scoppiasse la pandemia. Bastava semplicemente sanificare tutti i bagni e parco mezzi a ogni capolinea. Mentre invece non si è fatto niente, non si è intervenuti per tempo a fornire i lavoratori con mascherine e guanti. Anzi», ricorda, «era uscita una disposizione dove si diceva che l’uso delle mascherine metteva in allarme i cittadini. Questa è l’incapacità manageriale messa dall’attuale Amministrazione: ad oggi i bagni ai capolinea sono fatiscenti». Le immagini e i video al riguardo, ricevuti e montanti dalla Redazione de l’Osservatore, lasciano effettivamente perplessi.
Nell’analizzarli si denota una carenza nella pulizia delle vetture – metro e bus – e dei bagni aziendali, tanto da giustificare l’allarme del personale. I riflettori quindi si spostano in Campidoglio. Nella diretta facebook la Sindaca Raggi afferma: «Sto sentendo la Protezione Civile regionale e nazionale per ottenere un primo stock di mascherine per le forze dell’ordine e gli autisti. Sapete come tutta Italia sia alla ricerca di queste mascherine che stanno arrivando un po’ per volta». Immediata la risposta di Svetlana Celli, consigliera comunale e capogruppo della lista civica RomaTornaRoma. «L’uscita della Sindaca ci sembra oltre modo tardiva», esordisce. «Il caso dell’autista Atac della rimessa Grottarossa riaccende i fari sulle criticità dei dipendenti aziendali front-line. È un campanello d’allarme, ma non del tutto inaspettato. Sono giorni e giorni che insieme ai rappresentanti sindacali e alle associazioni e ai comitati di pendolari chiedono mascherine e guanti, nel rispetto dei protocolli sanitari, delle direttive del Governo e della Regione Lazio. Perché i loro appelli sono rimasti inascoltati?» «Mentre a tutti i dipendenti è stato consegnato il gel antibatterico», sottolinea, «sembrerebbe che le mascherine siano state fornite ai soli macchinisti e ai capitreno delle ferrovie Roma- Lido e Roma-Viterbo, e per giunta sbagliate, tanto che l’azienda le avrebbe
sostituite di corsa. Per tutti gli altri poi consegne al lumicino: nessuna protezione per autisti, macchinisti delle metropolitane e della Roma-Giardinetti, capistazione, agenti di stazione, bigliettai, verificatori e ausiliari del traffico». E annuncia un’interrogazione urgente sulle «misure a protezione dei lavoratori e le modalità e tempistiche della igienizzazione e sanificazione di treni, bus, tram e filobus». Ma oltre alle mascherine inesistenti o sbagliate, nelle ultime settimane si è fatto largo un altro problema che investe gli autisti stessi: «Le direttive hanno imposto la chiusura dei bar e delle altre attività di ristorazione per contenere il contagio», racconta un conducente. «Bene, ma nessuno si è preoccupato di provvedere all’installazione di bagni chimici ai capolinea sprovvisti dei servizi igienici aziendali, e sono numerosi, in sostituzione a quanto gentilmente offerto dai commercianti, ora chiusi». E come fate? «Laddove è possibile utilizziamo i bagni di Cotral, fino a quando ce lo consentirà, altrimenti avvisiamo la centrale operativa e andiamo alla rimessa più vicina. Pensate a come si possono sentire le nostre colleghe». All’indomani iniziano le operazioni di igienizzazione nei locali della rimessa di Grottarossa. Ma numerose sarebbero le assenze per malattia, secondo le indiscrezioni circa 500 gli autisti sarebbero rimasti a casa, quasi
il 50%. I timori sono comprensibili, del resto i contagi sono in aumento nel territorio laziale e le previsioni sono piene di incognite. «I tempi per uscire dall’epidemia di coronavirus non saranno brevi e molto probabilmente la data del 3 aprile verrà superata», afferma l’assessore alla Sanità e integrazione sociosanitaria della Regione Lazio Alessio D’Amato. «Sul 3 aprile come data di ripresa di una vita normale non si può prevedere con certezza. Ma penso che questa data verrà superata». Agricoltura e grande caldo in arrivo: l’ANBI comincia a irrigare
L’agricoltura italiana, una delle poche certezze produttive al tempo del coronavirus, deve fare i conti con le disponibilità idriche per una stagione irrigua, che si preannuncia anticipata in molte zone a causa di temperature superiori alla media del periodo. E’ così nel Sud del Paese, dove è ormai emergenza: negli invasi meridionali, dove ci sono attualmente circa 2.100 milioni di metri cubi d’acqua, ne mancano all’appello circa 400 rispetto all’anno scorso, ma addirittura un migliaio, se confrontiamo il dato con il 2010. Se in Basilicata, il deficit sul 2019 è di 153 milioni di metri cubi d’acqua trattenuta (oggi sono 260 milioni ca., ma erano circa 711 nel 2010!), in Puglia (disponibili oggi, ca. 147 milioni di metri cubi), le riserve sono più che dimezzate rispetto ad un anno fa; percentualmente la crisi più evidente è, però, in Calabria: l’attuale disponibilità di circa 6 milioni di metri cubi è meno del 40% di un anno fa, ma
addirittura il 25% delle riserve idriche regionali nel 2010! In deficit idrico permangono complessivamente anche gli invasi della Sicilia (- 83 milioni di metri cubi d’acqua), così come in leggera sofferenza sono i bacini di Marche ed Umbria. I dati, resi noti dall’Osservatorio ANBI sullo Stato delle Risorse Idriche, testimoniano anche come al Nord la situazione, pur non ancora allarmante, necessiti di costante monitoraggio, soprattutto in prospettiva. “Risponde a questa esigenza, l’opportuna scelta, operata dall’Autorità Distrettuale del fiume Po, che ha reso permanente l’Osservatorio sulla carenza idrica – commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – La prossima riunione è già in calendario per mercoledì 8 Aprile.” Allo stato attuale, la situazione dei corsi d’acqua in Piemonte è di sufficiente copertura dei fabbisogni idrici propri del periodo invernale, essenzialmente legati agli usi idroelettrici ed industriali. Per quanto riguarda le previsioni future, se non interverranno significative precipitazioni e dovessero innalzarsi le temperature, si avrà un rapido scioglimento delle nevi, che si tradurrà in un aumento dei deflussi idrici verso valle con la rapida perdita delle riserve idriche immagazzinate, che termineranno in mare inutilizzate prima ancora dell’attivarsi delle derivazioni irrigue. “E’ un’ulteriore dimostrazione della necessità di un Piano Nazionale Invasi per trattenere le acque sul territorio ed utilizzarle al bisogno con evidenti benefici anche di carattere ambientale – evidenza Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Senza considerare le criticità idrogeologiche, che possono derivare da forti ed improvvisi afflussi idrici dalle aree di montagna.”
Per quanto riguarda le acque sotterranee, la rete di monitoraggio del comprensorio Est Sesia evidenzia livelli di falda inferiori di circa 20 centimetri rispetto a quelli della media del periodo negli ultimi 10 anni. A fronte della precaria situazione nivometrica va pertanto sottolineata l’importanza del lago Maggiore, che ha una possibilità di invaso pari a 315 milioni di metri cubi, che salgono a 420 milioni nel periodo invernale. La disponibilità di questo bacino è fondamentale per l’agricoltura e l’ambiente della pianura piemontese (vercellese e novarese), ma anche lombarda (lomellina, milanese e pavese). In Lombardia, la principale preoccupazione per la stagione irrigua interessa il livello di riempimento dei bacini montani e la quantità di neve ancora presente sulle Alpi; per quanto riguarda i grandi laghi, sotto la media del periodo sono i bacini di Como e di Iseo, mentre il Garda è abbondantemente sopra. Con le attuali disponibilità idriche sarà però difficile soddisfare pienamente le esigenze degli agricoltori; preoccupano specialmente le aree servite dai fiumi Adda e Oglio, ma anche da Brembo, Serio e Cherio. L’attenzione è comunque elevata in tutta la regione, poiché l’assenza di pioggia nei mesi di gennaio e febbraio ha reso le campagne secche ed abbassato il livello freatico. Situazione tranquilla, al momento, in Emilia-Romagna: il livello delle falde freatiche non desta preoccupazione ed il confronto con l’autunno 2018 non evidenzia variazioni significative di livello nel bacino del fiume Po, mentre sono evidenti situazioni localmente differenziate nel fiume Reno ed in quelli romagnoli; infine, vanno segnalate le scarse portate dei fiumi appenninici (Taro, Trebbia, Parma, Panaro, Lamone e Savio). In Veneto, infine, non si riscontrano particolari criticità ed anche gli sbarramenti antisale non sono ancora in funzione.
Germogli tricolore ai tempi del coronavirus: un videomessaggio di speranza da L’Osservatore d’Italia Anche noi de L’Osservatore d’Italia vogliamo contribuire nel lanciare l’appello a restare a casa in questi giorni di emergenza da coronavirus. Sconfiggiamo questo mostro! Non usciamo se non strettamente necessario e soprattutto atteniamoci alle regole dettate dal Governo. E’ l’unica arma che abbiamo al momento: Restare a casa!
Germogli tricolore ai tempi del coronavirus Ai tempi del Coronavirus mi ritengo fortunato perché io e la mia famiglia, dalle finestre vediamo il prato. E gli alberi che iniziano a germogliare mentre fuori il bilancio dei contagiati sale. E sale anche la paura e la tristezza, l’incertezza di un futuro che adesso è scuro. Poi mi perdo in un un abbraccio, l’unico che posso dare ai miei familiari e al mio cane. E studio e gioco a pallone contro un muro o con mio fratello sempre più sicuro che troverà in noi quel coraggio perso, dimenticato a causa di un decreto. E torno ad ammirare la natura e questa prigionia diventa meno dura. E la luce torna dopo un’altra notte passata, io e la mia famiglia siamo in casa. Uniti più di prima solo più consapevoli, a tavola col TG di fondo in attesa di un nuovo giorno. Emergenza coronavirus, Italia Nostra Lazio: “Riaprite il Forlanini” L’emergenza coronavirus in atto richiede da subito misure eccezionali. In questa ottica Italia Nostra Lazio condivide
l’appello del Professor Massimo Martelli per la pronta riapertura dell’ospedale Carlo Forlanini, chiuso da cinque anni. Il Forlanini, dismesso, purtroppo, come altri ospedali romani, cinque anni fa, è stato il polo di eccellenza per le patologie polmonari e punto di riferimento per pazienti di tutta Italia. Il Forlanini aveva chiuso i battenti a luglio del 2015 dopo che la struttura ospedaliera veniva utilizzata solo in parte e lasciata all’abbandono e al degrado e costava troppo tenerla in piedi. Per questi motivi, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti affermava all’epoca che l’imperativo era rimettere a nuovo la struttura e, con le idee dei cittadini, trasformarla in qualcosa di diverso. Oggi per contrastare il Covid-19 che impatta fortemente sulla funzionalità dei polmoni poter contare non solo sugli spazi ma anche sulle risorse umane che sono state alla guida di questo importante polo ospedaliero sarebbe un’arma in più nella battaglia che anche nel Lazio si sta portando avanti contro il coronavirus. Questa posizione è sostenuta, inoltre, da oltre 90mila firmatari della petizione per la riapertura lanciata sulla piattaforma online change.org ed entrata nel dibattito politico di questi giorni di piena emergenza. “Italia Nostra Lazio, – dichiarano in una nota – facendosi portavoce di tutte le sezioni locali del territorio, ritiene inoltre estremamente ragionevole l’opinione espressa dallo stesso Professor Martelli in una recentissima intervista di ridare funzionalità almeno agli spazi del terzo piano dell’ex nosocomio, che ospitava il reparto di chirurgia toracica, quale soluzione a più breve termine con la predisposizione in un tempo di un mese di almeno 50 posti dedicati. Il Forlanini
è peraltro adiacente all’ospedale Lazzaro Spallanzani, fulcro del contrasto all’epidemia”. Per tutte queste ragioni Italia Nostra Lazio lancia un appello alla Regione Lazio affinché sia presa in considerazione la proposta di un tempestivo ripristino della funzionalità del Forlanini, o di parte di esso, nell’ambito dei presidi dedicati al contrasto del Covid-19. Franco Medici, presidente di Italia Nostra Lazio, ritiene che il recupero funzionale del Forlanini o di una parte di esso, sia possibile in tempi rapidi, perché la struttura è già adatta allo scopo in quanto progettata come nosocomio, e presenta, inoltre, un involucro edilizio ancora in buone condizioni, in quanto l’ospedale è stato dismesso da soli cinque anni. “La nostra Associazione, – dichiarano da Italia Nostra Lazio – inoltre, aveva già avanzato, due anni fa, l’ipotesi che la struttura del Forlanini potesse essere utilizzata dall’ospedale Bambino Gesù, invece, essendo venuta a mancare questa possibilità, l’ ospedale pediatrico del Gianicolo, ha progettato di ampliare i suoi spazi allargando le strutture di Palidoro in un’ area di particolare rilevanza naturalistica all’ interno della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano”.
Viterbo, falsa autocertificazione disposizioni coronavirus: dice di andare a fare la spesa invece viene trovato con 20 grammi di hashish. Arrestato VITERBO – I carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della compagnia di Viterbo, durante un servizio perlustrativo finalizzato a verificare il rispetto delle restrizioni imposte dal cosi detto decreto sul “coronavirus”, hanno notato e controllato un pregiudicato straniero, di origini marocchine, che giustificandosi con autocertificazione, diceva di dovere andare a fare la spesa per alimenti in un negozio di generi alimentari.
I carabinieri, al termine del controllo lo hanno lasciato proseguire, ma insospettiti dall’atteggiamento, hanno deciso di attivare un servizio di osservazione a distanza, ed effettivamente, il pregiudicato , dopo avere fatto finta di prendere la strada per il supermercato, ha iniziato a fare vari giri fino a recarsi in prossimità di un parco in città. A quel punto i militari sono intervenuti di nuovo e lo hanno prima bloccato e poi perquisito, trovandolo in possesso di ben 20 grammi di hashish, pronti per essere spacciati: immediatamente lo hanno dichiarato in arresto e tradotto presso le camere di sicurezza della compagnia di Viterbo e lo hanno denunciato anche per avere commesso falsità ideologica con la falsa autocertificazione oltre all’inosservanza dei provvedimenti dell’autorità.
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