Finlandia, coronavirus: economia a rischio decrescita del 5 percento

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Finlandia, coronavirus: economia a rischio decrescita del 5 percento
Finlandia,      coronavirus:
economia a rischio decrescita
del 5 percento
Finlandia, coronavirus: economia a rischio decrescita del 5 percento
Finlandia, coronavirus: economia a rischio decrescita del 5 percento
La pandemia di coronavirus, CV, potrebbe provocare un calo
della crescita dell’l’economia finlandese fino al cinque per
cento quest’anno, secondo ETLA Economic Research (Etla),
un’organizzazione finlandese di ricerca sostenuta da lobbies
commerciali.

Secondo l’Etla, il ciclo economico
potrebbe contrarsi tra l’uno e il cinque percento quest’anno,
osservando che
l’impatto del CV potrebbe essere ridotto al minimo se
l’epidemia verrà messa
sotto controllo in Europa e se l’area si mettesse d’accordo
per intraprendere
misure di stimolo intensive.

“Tuttavia,
al momento   lo   scenario   di   base   più   positivo   sembra
improbabile. Stimiamo che
l’estremità negativa della scala (contrazione del cinque per
cento) sembra
molto probabile ora“, ha dichiarato il capo del settore
previsionale
di Etla, Markku Lehmus.
Finlandia, coronavirus: economia a rischio decrescita del 5 percento
Markku-Lehmus
Secondo le stime del think tank, l’attività economica potrà
contrarsi di circa il 10 per
cento tra aprile e giugno, prima di riprendersi. Il CEO di
Etla, Aki Kangasharju, ha affermato che la
proiezione si basa sulle valutazioni in Occidente di come si è
comportata
l’economia cinese durante il picco della epidemia di
coronavirus.

“Secondo
queste analisi, tra gennaio e febbraio, l’economia cinese si è
ridotta fino al
13%, ma a marzo si è già ripresa. Partiamo dal presupposto che
l’Europa e la
Finlandia non adotteranno misure altrettanto solide per
prevenire la diffusione
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del virus, quindi l’economia non rallenterà tanto,         ma
l’impatto del virus sarà
più duraturo “, ha dichiarato Kangasharju in una nota.

Secondo ETLA, le azioni progettate per
bloccare la diffusione di Covid-19, causeranno importanti
costi finanziari. Usare
le quarantene, spostare online le attività di aziende di
servizi e quelle
scolastiche, renderà difficile per i dipendenti espletare il
rapporto al
lavoro. Allo stesso tempo, la domanda di servizi, specialmente
nei settori del
turismo, dell’ospitalità e dell’intrattenimento, calerà, ha
sottolineato il think tank, il che purtroppo sta
verificandosi non solo in Finlandia.

Per affrontare questo periodo di
difficoltà, la banca Nordea ha deciso di offrire periodi fino
a 6 mesi senza
rate sui loro mutui a quei clienti privati e aziendali in
tutti i paesi nordici
che abbiano bisogno di sostegno a causa della pandemia. Per le
piccole e medie
imprese, Nordea ha disposto un periodo gratuito di 3 mesi ove
necessario.

“Siamo
qui per supportare i nostri clienti in periodi buoni e
difficili come partner
finanziari forti e affidabili. Il CV si è diffuso rapidamente
e ha un impatto
sulle società nordiche e sui nostri clienti. Ecco perché
abbiamo deciso di attuare
una serie di azioni rapide per sostenere i clienti personali e
le piccole e
medie imprese nei paesi nordici. È ancora più importante
aiutare a far funzionare
Finlandia, coronavirus: economia a rischio decrescita del 5 percento
le economie nordiche in questi tempi eccezionali ”, ha
dichiarato Frank Vang-Jensen, presidente e CEO del
gruppo.

I clienti privati che necessitano di un
periodo senza rate, possono trovare informazioni su come fare
domanda sul sito
web di Nordea, mentre la clientela aziendale può trovare
maggiori informazioni
attraverso i normali canali bancari, e la banca li esorta a
contattarla
immediatamente, se si aspetta modifiche alle sue normali
operazioni. Nordea
consiglia alle aziende di elaborare previsioni realistiche di
liquidità e
chiari budget per i flussi di cassa. Se necessario, Nordea
dispone di diverse
modalità operative e strumenti disponibili per aiutare a
rafforzare il capitale
circolante e la liquidità. “La nostra è
una banca molto ben capitalizzata con un bilancio solido e ci
offre una solida
piattaforma per aiutare i nostri clienti: stiamo prendendo
tutte le misure
possibili per aiutarli e consigliarli “, aggiunge Frank Vang-
Jensen.

Un autorevole sprone
Finlandia, coronavirus: economia a rischio decrescita del 5 percento
IL PIL su base di 4 anni
…..’crisi finanziaria’ _____Pessimista ____Ottimista
Il Presidente Sauli Niinistö ha esortato i finlandesi a
mostrarsi solidali tra loro nel mezzo dello stato di emergenza
dichiarato lunedì in Finlandia.“Il mondo intero è in uno stato
di emergenza. Nessuno può valutare l’esito, ma si può già
vedere che gli effetti saranno profondi e di lunga durata. Le
nostre vite quotidiane cambieranno inevitabilmente e ci
troviamo di fronte a una realtà in cui i nostri pensieri e le
nostre azioni sono dettati da salute, mezzi di sussistenza e
assistenza reciproca “, ha scritto nel suo blog.

Emergenza coronavirus, anche
in    Belgio   partono    le
restrizioni
Finlandia, coronavirus: economia a rischio decrescita del 5 percento
di Alessandro Butticé

BRUXELLES – Dal 18 marzo, il Belgio, parte di quest’Europa a
diverse velocità nell’arginare la pandemia covid-19, ha deciso
Finlandia, coronavirus: economia a rischio decrescita del 5 percento
una restrizione, seppure soft, di limitazione all’uscita dalle
proprie abitazioni.
Con un decreto governativo del 13 marzo, tutte le attività a
carattere privato o pubblico, di natura culturale, sociale,
folcloristico, sportivo e ricreativo erano già state vietate
fino al 3 aprile.

Dopo aver osservato, a volte con una certa sorpresa o distacco
la situazione italiana, negli ultimi giorni anche gli altri
Paesi europei, seppure in ordine sparso e poco troppo
coordinato, stanno cominciando ad utilizzare misure sempre più
severe per cercare di arrestare l’avanzata del Covid-19 che ,
essendo una pandemia, non conosce frontiere sovraniste.

È quindi illusorio per chiunque poter pensare di essere
risparmiati da questo flagello, sanitario, economico         e
sociale, con la semplice chiusura delle proprie frontiere.

La comunità italiana a Bruxelles segue dall’inizio la critica
situazione in Italia e, non con minore preoccupazione,
l’avanzata del virus in Belgio. Paese che, pur disponendo di
ottime strutture sanitarie, non può non tenere conto dei
problemi vissuti dal sistema sanitario lombardo. Che ha fama
di essere uno dei migliori del mondo, e non solo di Europa.

L’apprensione è quindi molta. Anche se dimostrata con lo
spirito di una latitudine più nordica, e quindi sinora dando
meno spazio alla manifestazione di emotività collettiva.

Ma vorrei soffermarmi su alcuni atteggiamenti della comunità
italiana, registrati in contatti interpersonali, ma anche
sulla stampa ed i social.
Distinguendo la comunità italiana in Belgio, tout court, da
quella dei tanti italiani che lavorano invece nelle
istituzioni europee.
Gli italiani in generale sono molto condizionati e informati
di quanto accade in Italia. E la maggior parte di essi – come
chi scrive – da giorni cerca di adottare tutte le misure e i
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protocolli ampiamente imposti o consigliati in Italia.
Cercando quindi di restare il più possibile a casa ed evitare
ogni contatto personale, se non con le precauzioni e le
distanze note.

Diversa è la reazione, e diversi sono i commenti social, ad
alcune altalenanti manifestazioni emotive che giungono
dall’Italia Italia. Tra la disperazione ed il risorgimento
dell’unità nazionale e l’inneggiamento – con tifoseria e
manifestazioni da stadio – nei confronti del nostro Paese.
Alcuni, da quanto si può vedere soprattutto sui social, si
uniscono ai cori nazionalisti e quasi festosi da tifo
calcistico. Altri – forse più influenzati dal clima nordico
che si respira da queste parti – sono piuttosto critici verso
queste a volte esuberanti manifestazioni. Mostrando sorpresa
per i flash mob e i canti dai balconi, preferiscono
soprattutto esprimere la propria vicinanza e solidarietà per i
tanti deceduti, per le loro famiglie, ed i tantissimi malati
in Italia.

C’è chi scrive ad esempio, firmando il post come “lo sfogo di
un’italiana”: “Italia, Italia. Come se fossero i mondiali.
Forse sono io che sto vivendo un lutto enorme, ma non capisco.
Forse è un limite mio. Trombette come se fossimo allo stadio.
Petardi come il 31 dicembre. Torce dei cellulari come
consigliato da Barbara D’Urso in collegamento durante il TG5.
Gente che canta grazie Roma, forza Lazio o bella ciao senza
nessun motivo. Totalmente fuori contesto. Mentre c’è chi in
ospedale muore. Chi non può dire addio alla mamma. Al papà. Al
nonno. Mentre c’è chi non sa se riaprirà il proprio negozio
tra un mese. Chi si ammala in corsia facendo il proprio
lavoro. Trasformare una tragedia in una buffonata. In una
carnevalata da due soldi in cui si finge di condividere ma in
realtà non si condivide un c…. Andrà tutto bene? Col c…. Ci
sono già più di mille morti e miliardi di euro bruciati.
Passerà. Sicuramente. Ma non sta andando bene per niente.
Ditelo a chi ha chiuso il negozio che andrà tutto bene. Ditelo
a chi ha perso un genitore. Non c’è niente di romantico nel
confondere una tragedia con martedì grasso. Not in my name. Se
ne esce con la consapevolezza. Con la compostezza. Con il
rispetto. Non con lenticchie e cotechino. Mi isolo che è
meglio. Triste e perplessa.»

Da parte di alcuni dei tanti italiani che lavorano presto le
istituzioni europee, invece, oltre alla preoccupazione
personale per il virus (la Commissione europea da lunedì ha
lasciato a casa in tele lavoro tutti i propri funzionari,
salvo gli alti dirigenti, mentre il Parlamento Europeo aveva
preso misure più restrittive già nelle settimane scorse), c’è
quella per il ruolo dell’Europa per fronteggiare questa crisi.
Soprattutto per la narrativa che viene riportata sulla stampa
e i social, senza risposte credibili, con i fatti e con la
comunicazione, da parte della Commissione europea.
C’è ad esempio, come chi scrive, chi esorta tutti i funzionari
europei italiani, e soprattutto i loro vertici, a metterci la
faccia. Confrontandosi attraverso l’informazione con miriadi
di concittadini che, approfittando della crisi, e ispirati
dalla frustrazione ma anche dalla disinformazione, quando non
da interessi politici, inneggiano persino alla secondo me
suicidaria Italexit. Spiegando sui social il contributo che
loro e l’UE stanno dando – seppur con poteri e risorse
certamente limitate dall’egoismo nazionale che la governa,
attraverso il Consiglio – per fronteggiare la crisi. Come, ad
esempio, che la Commissione Europea è riuscita, grazie allo
sforzo personale del commissario francese Thierry Breton, a
fare sbloccare alla Francia e alla Germania le esportazioni di
mascherine verso l’Italia, che potrà quindi aumentare il
proprio approvvigionamento di uno strumento indispensabile per
il personale sanitario.

Ma quanto si è letta sui social e sui media questa notizia?
Affogata dalle grida di protesta, inneggianti invece, magari,
alla “generosità interessata” della Cina. Dopo che solo
qualche giorno fa era stata dileggiata come “l’untore” dalla
volubile e volatile opinione pubblica italiana.
Personalmente penso che quello che l’Europa sta facendo,
dovrebbe dirlo e farlo sapere con azioni di comunicazione tipo
Karshere, e non con l’annaffiatoio utilizzato nel deserto
dell’atavica disinformazione sulle materie europee.

E molti italiani a Bruxelles cominciano a pensare che l’UE si
stia davvero giocando l’Italia. E se questo avvenisse sarebbe
la fine dell’Unitá Europea. Come ha giustamente osservato il
filosofo ed ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari. C’è quindi
chi, tra i funzionari italiani, vorrebbe stimolare i propri
colleghi – finché non ci riesce la Commissione Europea con i
suoi strumenti, spesso troppo timidi, di comunicazione
istituzionale – ad impegnarsi volontariamente e a livello
personale sui social per spiegare (assieme alle foto dei
propri cani, gatti e pesci rossi) cosa stanno facendo, e cosa
sta facendo l’Europa per i cittadini in questo drammatico
momento. Amplificando sulla rete semplici notizie che sono già
di dominio pubblico, sui siti delle istituzioni europee. Ma
spesso troppo nascoste, e poco diffuse. Spesso non tradotte in
italiano. Quasi sempre ben poco spiegate (malgrado la loro
frequente ermeticità che lo renderebbe necessario) e troppo
poco diffuse con gli strumenti del XXI secolo.

Attivissimi,   in   Belgio,   sono   stati   invece   gli   organi
diplomatici italiani, sin dall’inizio della crisi. Per far
valere le ragioni italiane, come l’Ambasciatore Maurizio
Massari presso l’Unione Europea, e l’Ambasciatrice presso il
Belgio, Elena Basile.
L’Ambasciatrice Basile è molto attiva anche sui social
personali, oltre che su quelli istituzionali, senza nessun
timore di mettere sempre la propria faccia sulle questioni
anche più delicate. Cosa molto apprezzata dalla comunità
italiana, che è molto fiera della sua rappresentante. Già il 5
marzo aveva incontrato la Ministra belga alla Sanità, Maggie
De Block, che aveva voluto essere informata nel dettaglio di
tutte le misure prese dall’Italia. Misure che, dopo essere
state ritenute esemplari dall’OMS, poco a poco ora tutti gli
altri Paesi stanno introducendo.

Il sito dell’Ambasciata d’Italia ha una pagina «Focus
Covid-19» oltre alla pagina «l’Ambasciata d’Italia comunica»
che viene aggiornato costantemente e poi rilanciato sui social
media. Vi sono pubblicati l’indirizzo e i numeri di
reperibilità, nonché le ultime informazioni su come
raggiungere l’Italia dal Belgio, anche alla luce delle misure
prese dagli altri Paesi.

Pure il Rappresentante Permanente d’Italia alla NATO,
l’Ambasciatore Francesco Talò, è stato sin dall’inizio molto
attivo presso il Consiglio atlantico nel sensibilizzare anche
tutti i suoi colleghi sull’emergenza italiana e la necessità
di valorizzare gli sforzi che disciplinatamente gli italiani
compiono a difesa di tutti, in un contesto che incide sulle
nostre esigenze di sicurezza e sulla solidarietà
transatlantica. Ha contribuito quindi a far sì che la Nato
reagisse per impegnarsi ad assicurare la sicurezza del proprio
personale nella sede di Bruxelles e nelle varie operazioni, in
modo da garantire la continuità e la credibilità dell’azione
dell’alleanza. È stato poi tra i primi ambasciatori alla NATO
a mettere il proprio personale in telelavoro, riducendo così
la presenza in ufficio degli effettivi della Rappresentanza
attorno al 20%.

I grandi sforzi dei nostri rappresentanti diplomatici hanno
senza dubbio contribuito, ognuno nell’ambito di competenza,
alla presa di coscienza dei nostri partner a non sottovalutare
il loro rischio di vivere in diretta la stessa situazione
italiana, senza sprecare l’esperienza che viene dal nord della
penisola, e prendere quindi al più presto misure omogenee.
Questo anche per non rendere vani gli sforzi e i sacrifici
italiani, e prevenire al massimo l’effetto ping-pong tra
diversi paesi, tipico delle infezioni.
Marsala, il sindaco chiede il
potenziamento delle Forze di
Polizia o l’esercito per far
rispettare    l’obbligo    di
restare a casa

MARSALA (TP) – In una nota inviata al Presidente del Consiglio
dei Ministri Giuseppe Conte, ai Ministri Luciana Lamorgese
(Interno) e Lorenzo Guerini (Difesa), nonchè al Prefetto di
Trapani Tommaso Ricciardi, il sindaco Alberto Di Girolamo
richiama l’attenzione del Governo Italiano sulla necessità di
potenziare l’organico delle Forze di Polizia per far
rispettare l’obbligo di restare a casa. In alternativa, chiede
l’intervento dell’Esercito (a.t.)

Qui     di     seguito          il     testo        della
lettera
“Tutti ormai sappiamo che per bloccare il contagio da
coronavirus, il cui picco a Marsala e in provincia di Trapani
potrebbe arrivare nei prossimi giorni, è assolutamente
necessario stare a casa ed uscire solo per vere necessità.

Nonostante le disposizioni nazionali e regionali, gli appelli
che ogni rappresentante delle varie Istituzioni sta facendo e
i continui controlli delle Forze dell’Ordine, alcuni
cittadini, incoscienti del pericolo che corrono e che fanno
correre agli altri, escono da casa girovagando per la città e
per i supermercati senza avere pregnanti motivazioni.

Chiedo, pertanto, più Forze dell’Ordine (a Marsala
numericamente insufficienti, così come verosimilmente in tutta
la provincia di Trapani) o l’intervento dell’Esercito per far
rispettare la necessità di stare a casa ed evitare, così, il
rischio del diffondersi del contagio anche nella nostra
provincia e nell’intera Sicilia.

Cordialmente”

Il Sindaco di Marsala – Alberto Di Girolamo

#Iorestoacasa, anche il mondo
del motociclismo scende in
campo    nella    lotta    al
coronavirus

Successo per l’iniziativa #Moto-FlashMob che si è svolta la
scorsa domenica e che ha visto scendere in campo, per
promuovere l’hashtag #iostoacasa, migliaia di motociclisti da
tutta Italia oltre a un videomessaggio di un centauro
newyorkese. E nei prossimi giorni, dai vari team delle più
importanti realtà motociclistiche italiane partirà una
raccolta di fondi per gli ospedali, che ne hanno bisogno. Una
nuova iniziativa che coinvolgerà tutto il mondo
motociclistico, anche con nomi importanti come Marco
Lucchinelli, Fausto Ricci, Marco Melandri e tanti altri.

Così i motociclisti hanno postato foto e video simpatici per
mostrare sulla pagina Facebook Moto-FlashMob come vivono la
moto a casa.
Un evento nato
per contribuire all’importante opera di sensibilizzazione di
restare a casa e
uscire solo per lo strettamente necessario in questo periodo
di grave emergenza
sanitaria al fine di frenare il contagio da coronavirus e
soprattutto di
aiutare ospedali e medici a non andare in default.
L’iniziativa
è stata promossa da Roberto Amich, Presidente di “Tuttinpista
asd”, la scuola
piloti del Circuito del Sele di Battipaglia, da un’idea della
dottoressa Moira
Pardo vice Primario del Pronto soccorso dell’ospedale
Pellegrini di Napoli e
anche motociclista, attualmente in prima linea nella lotta al
Covid-19.

La dr.ssa Moira Pardo vice Primario del Pronto soccorso
dell’ospedale Pellegrini di Napoli
Importantissimo
per la riuscita dell’evento è stato il coinvolgimento di
grandi motoclub laziali,
come gli “Scoordinati” di Anguillara Sabazia capitanati da
Maximiliano Vittorini, i ” Moto Omnia Regit” di Roma pilotati
da Mauro Del Bene e
la grande realtà della “U.M.V Unione Motoclub Viterbese”
cinque motoclub
ognuno diverso dall’altro come tipologia di moto e modo di
viverla, ma che da
diversi anni che collaborano uniti per le cose importanti,
come ad esempio l’iniziativa
di domenica scorsa. E poi ancora l’Abruzzesi come i
“Motociclisti Affiatati”
dell’Aquila, diretti da Ilaria Arfè e Walter Di Carlo.

In Campania
si sono attivati i salernitani “M2moto” di Sergio Maddalo e
“DobermannStyle” di Antonio Iovane, il blogger motociclistico
sempre
in prima linea per i più importanti eventi motoristici.

Il Moto-FlashMob
ha dunque avuto l’importante scopo di scuotere la coscienza di
tutti quei
motociclisti che ancora non hanno compreso l’importanza di
rimanere a casa e di
lasciare la propria moto in garage. Non prendere la moto, se
non per stretta
necessità, serve ad evitare anche di prendersi un semplice
raffreddore, mal di
gola o altro, abbassando così le nostre difese immunitarie. Il
clima non è
ancora caldo ed in moto è facile prendere un colpo di freddo.

Altra
riflessione importante è quella che in caso di incidente
stradale, il
motociclista si troverebbe in una situazione drammatica e
paradossale. E in
caso di incidente grave, si potrebbe non trovare posto in
rianimazione mentre
negli altri casi il rischio di contagio ai Pronto Soccorso
sarebbe elevato.

#Moto-FlashMob ha rappresentato dunque un contributo
fondamentale a quella che è una informazione necessaria per
far riflettere, oltre ai motociclisti, chi ancora oggi non ha
capito che l’unico modo di fermare questa pandemia è quella di
limitarne il contagio restando a casa.

Regione   Lazio,   esercizi
commerciali: i nuovi orari
limite   per   aperture   e
chiusure
È stata emanata dalla Regione Lazio l’ordinanza n Z00010 del
17.3.2020 che regolamenta l’apertura degli esercizi
commerciali, stabilendo fino al 5 aprile nuovi orari limite
per le aperture (dalle 8.30) e le chiusure serali (alle 19) e
della domenica e festivi (entro le 15), eccezion fatta per
farmacie e parafarmacie.

L’ordinanza è rivolta a tutti gli esercizi la cui apertura è
attualmente autorizzata (ossia quelli elencati nell’allegato
1, del DPCM dell’11 marzo 2020)

È previsto l’obbligo per tutti i gestori di contingentare gli
accessi della clientela, garantire gli spazi interpersonali e
sanificare i luoghi di lavoro.

I Cittadini sono quindi invitati anche ad evitare lunghi
spostamenti per la spesa prediligendo presso gli esercizi
commerciali presenti nel proprio quartiere di residenza o in
quello in cui si svolge l’attività lavorativa.
Il provvedimento ribadisce, inoltre, che i gestori delle
attività commerciali aperte devono garantire l’accesso agli
esercizi con modalità contingentate e che comunque permettano
di evitare assembramenti, in modo che sia garantita la
distanza interpersonale di almeno un metro pena, come
sanzione, la sospensione dell’attività in caso di violazione.

In presenza di condizioni strutturali o organizzative che non
consentano il rispetto della distanza di sicurezza
interpersonale di un metro, gli esercizi dovranno essere
chiusi. I gestori dovranno inoltre “garantire e incentivare le
operazioni di sanificazione dei luoghi di lavoro, adottando
protocolli interni di sicurezza e ricorrendo a qualsiasi
dispositivo utile a limitare le forme di contagio”.

L’ordinanza è in vigore dal 18 marzo fino
al 5 aprile 2020
Allegato 1 al DPCM 1 marzo: elenco attività commerciali
autorizzate ad aprire alle quali, ad eccezione di farmacie e
parafarmacie, ora si applicano i nuovi orari
Supermercati Discount di alimentari Minimercati ed altri
esercizi non specializzati di alimentari vari Commercio al
dettaglio di prodotti surgelati Commercio al dettaglio in
esercizi non specializzati di computer, periferiche,
attrezzature per le telecomunicazioni, elettronica di consumo
audio e video, elettrodomestici Commercio al dettaglio di
prodotti alimentari, bevande e tabacco in esercizi
specializzati (codici ateco: 47.2) Commercio al dettaglio di
carburante per autotrazione in esercizi specializzati
Commercio al dettaglio apparecchiature informatiche e per le
telecomunicazioni (ICT) in esercizi specializzati (codice
ateco: 47.4) Commercio al dettaglio di ferramenta, vernici,
vetro piano e materiale elettrico e termoidraulico Commercio
al dettaglio di articoli igienico-sanitari Commercio al
dettaglio di articoli per l’illuminazione Commercio al
dettaglio di giornali, riviste e periodici Farmacie Commercio
al dettaglio in altri esercizi specializzati di medicinali non
soggetti a prescrizione medica Commercio al dettaglio di
articoli medicali e ortopedici in esercizi specializzati
Commercio al dettaglio di articoli di profumeria, prodotti per
toletta e per l’igiene personale Commercio al dettaglio di
piccoli animali domestici Commercio al dettaglio di materiale
per ottica e fotografia Commercio al dettaglio di combustibile
per uso domestico e per riscaldamento Commercio al dettaglio
di saponi, detersivi, prodotti per la lucidatura e affini
Commercio al dettaglio di qualsiasi tipo di prodotto
effettuato via internet Commercio al dettaglio di qualsiasi
tipo di prodotto effettuato per televisione Commercio al
dettaglio di qualsiasi tipo di prodotto per corrispondenza,
radio, telefono Commercio effettuato per mezzo di distributori
automatici.

Viterbo,    denunciato   un
ragazzo che imbrattava i
treni     alla     stazione
ferroviaria
I carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della
compagnia di Viterbo, durante un servizio perlustrativo hanno
sorpreso e fermato un giovane, che all’interno della stazione
ferroviaria stava imbrattando le carrozze dei treni fermi in
sosta, peraltro contravvenendo alle disposizioni previste dal
decreto cosi detto “ corona virus” che prevede di uscire di
casa solo con motivo giustificato; il giovane è stato quindi
bloccato dai carabinieri, identificato e denunciato per
imbrattamento di cose e per non avere ottemperato alle
disposizioni di rimanere in casa

Il virus entra in Atac,
scatta la psicosi. Polemiche
sulle mascherine e pulizia
mezzi

Il Codiv-19 entra prepotentemente in Atac.
«Caso positivo rimessa Grottarossa», questo il messaggio che
circolava lunedì mattina nelle chat dei lavoratori, «moglie
intubata a Rieti –
autista positivo asintomatico – figlio negativo». Il
passaparola è dirompente,
come una slavina durante la vorticosa discesa. La tensione
sale, qui e negli
altri depositi di superficie e del metroferro. Nessuna
comunicazione ufficiale
dell’Azienda, anche se, ai primi rintocchi, funerei, ha subito
attivato i
protocolli sanitari e raccomandato ai dipendenti che rientrano
di «non sostare
nei locali della rimessa» una volta consegnata «tabella e
foglio corsa».

La giornata è interminabile. I lavoratori cercano e si
interrogano su chi, nei giorni passati, ha potuto avere
contatti con il
“dipendente zero”. E salta fuori un loro collega che, appena
saputa la triste
notizia, informa la centrale operativa e si mette in «malattia
preventiva», pur
non avendo né febbre né tosse. Per sua fortuna. Nel frattempo
carabinieri e
personale della ASL presidiano la rimessa, una delle più
articolate, con
all’incirca 1200 lavoratori, tra autisti, operai, addetti alla
mensa e bar e
gli amministrativi. Sono ore concitate, nelle quali si fa
largo l’ipotesi di
chiudere la baracca e passare per il momento le linee
esercitate al deposito
di Magliana.

La richiesta formale arriva intorno alle 17 dalle RSU Cisl di
Grottarossa: «in virtù delle ultime notizie riguardo alla
positività di un
nostro collega», recita la nota inviata tra gli altri al
presidente Paolo
Simioni e al direttore del personale Cristiano Ceresatto,
«chiedono la totale messa in quarantena di tutti i dipendenti
di questa rimessa,
per la salvaguardia della salute dei colleghi stessi, delle
loro famiglie
nonché dell’utenza», nella speranza di «diminuire il
contagio». «Qualora non venga applicato»,
concludono, «vi terremo responsabili
dell’eventuale aumento dell’epidemia».

L’istanza rimane però in sospeso, in quei precisi momenti
infatti, si riuniscono in videoconferenza Atac e le segreterie
di Cgil, Cisl, Uil e Ugl per
attivare «una polizza assicurativa integrativa per la totalità
dei dipendenti in forza», con l’esclusione di quelli in
aspettativa. Che
prevede «un’indennità di 100 euro al giorno a partire
dall’ottavo giorno di
ricovero causato da infezione Codiv-19», «un’indennità di
convalescenza pari a
3mila auro, corrisposta alla dimissione dall’istituto di cura
a seguito di
ricovero» e, infine, il «pacchetto di assistenza post ricovero
per gestire al
meglio il recupero della salute e la gestione familiare (es.
collaboratrice
familiare, baby-sitter, consegna spesa a domicilio, ed
altro)».

«Stiamo cercando soluzioni, in tutte le Aziende», spiegano i
diretti interessati nel comunicato congiunto, «attraverso un
tavolo di
trattativa permanente, perché ogni lavoratore abbia la dovuta
e necessaria
tutela». Pungenti le reazioni: «Intervento buono ma tardivo,
suona come una
resa», commenta un autista,          «l’Azienda     riconosce
implicitamente i suoi errori».
«Siamo in emergenza dal 31 gennaio», dice un altro, «e questi
stanno ancora
parlando». Pesante il commento di Claudio De Francesco,
segretario Faisa Sicel: «Troppo facile farlo dopo, la vita
degli
autoferrotranvieri costa 30 denari, come Guida. Grazie mille
per il funerale
pagato».

Il botta e risposta prosegue, anche quando le stesse
Segreterie regionali annunciano, in tarda serata, la
costituzione del Comitato
di Sicurezza Aziendale per fronteggiare l’emergenza. «Abbiamo
chiesto», sottolineano, «di intensificare l’igienizzazione su
tutti i luoghi di
lavoro e su vetture, treni, metro e tutto il materiale
rotabile, facendo un
controllo accurato sulle igienizzazioni, utilizzando i
lavoratori volontari
resi disponibili dalla sospensione temporanea delle attività.
È stato proposto
di valutare la possibilità di sanificare le metropolitane
prima dei cambio
turno del personale e i bus in piazza, utilizzando turni di
lavoro il più
possibile compatibili con la riduzione dei contatti». Inoltre,
«sono stati
richiesti i kit guanti e mascherine, gel igienizzante per
tutti i lavoratori
front-line, officine e anche per i lavoratori dell’indotto che
igienizzano gli
ambienti».

«Prevenire è meglio che curare», riprende il segretario De
Francesco, «lo avevamo detto prima che scoppiasse la pandemia.
Bastava
semplicemente sanificare tutti i bagni e parco mezzi a ogni
capolinea. Mentre
invece non si è fatto niente, non si è intervenuti per tempo a
fornire i lavoratori
con mascherine e guanti. Anzi», ricorda, «era uscita una
disposizione dove si
diceva che l’uso delle mascherine metteva in allarme i
cittadini. Questa è
l’incapacità manageriale messa dall’attuale Amministrazione:
ad oggi i bagni ai
capolinea sono fatiscenti». Le immagini e i video al riguardo,
ricevuti e
montanti dalla Redazione de l’Osservatore, lasciano
effettivamente perplessi.
Nell’analizzarli si denota una carenza nella pulizia delle
vetture – metro e
bus – e dei bagni aziendali, tanto da giustificare l’allarme
del personale.

I riflettori quindi si spostano in Campidoglio.
Nella diretta facebook la Sindaca Raggi afferma: «Sto sentendo
la Protezione Civile regionale e nazionale per ottenere un
primo stock di mascherine per le forze dell’ordine e gli
autisti. Sapete come
tutta Italia sia alla ricerca di queste mascherine che stanno
arrivando un po’
per volta». Immediata la risposta di Svetlana Celli,
consigliera
comunale e capogruppo della lista civica RomaTornaRoma.
«L’uscita
della Sindaca ci sembra oltre modo tardiva», esordisce. «Il
caso dell’autista
Atac della rimessa Grottarossa      riaccende   i   fari       sulle
criticità dei dipendenti
aziendali front-line. È un campanello d’allarme, ma non del
tutto
inaspettato. Sono giorni e
giorni che insieme ai rappresentanti       sindacali       e    alle
associazioni e ai
comitati di pendolari chiedono mascherine e guanti, nel
rispetto dei protocolli
sanitari, delle direttive del Governo e della Regione Lazio.
Perché
i loro appelli sono rimasti inascoltati?»

«Mentre a tutti i dipendenti è stato consegnato il gel
antibatterico», sottolinea, «sembrerebbe che le mascherine
siano state fornite
ai soli macchinisti e ai capitreno delle ferrovie Roma-
Lido e Roma-Viterbo,
e per giunta sbagliate, tanto che l’azienda le avrebbe
sostituite di corsa. Per
tutti gli altri poi consegne al lumicino: nessuna protezione
per autisti,
macchinisti delle metropolitane e della Roma-Giardinetti,
capistazione, agenti di stazione, bigliettai, verificatori e
ausiliari del
traffico». E annuncia un’interrogazione urgente sulle «misure
a
protezione dei lavoratori e le modalità e tempistiche della
igienizzazione e
sanificazione di treni, bus, tram e filobus».

Ma oltre alle mascherine inesistenti o sbagliate, nelle
ultime settimane si è fatto largo un altro problema che
investe gli autisti
stessi: «Le direttive hanno imposto la chiusura dei bar e
delle altre attività
di ristorazione per contenere il contagio», racconta un
conducente. «Bene, ma
nessuno si è preoccupato di provvedere all’installazione di
bagni chimici ai
capolinea sprovvisti dei servizi igienici aziendali, e sono
numerosi, in
sostituzione a quanto gentilmente offerto dai commercianti,
ora chiusi». E come
fate? «Laddove è possibile utilizziamo i bagni di Cotral, fino
a
quando ce lo consentirà, altrimenti avvisiamo la centrale
operativa e andiamo
alla rimessa più vicina. Pensate a come si possono sentire le
nostre colleghe».

All’indomani iniziano le operazioni di igienizzazione nei
locali della rimessa di Grottarossa. Ma numerose sarebbero le
assenze per malattia,
secondo le indiscrezioni circa 500 gli autisti sarebbero
rimasti a casa, quasi
il 50%. I timori sono comprensibili, del resto i contagi sono
in aumento nel
territorio laziale e le previsioni sono piene di incognite. «I
tempi per uscire
dall’epidemia di coronavirus non saranno brevi e molto
probabilmente la data
del 3 aprile verrà superata», afferma l’assessore alla Sanità
e integrazione sociosanitaria della Regione Lazio Alessio
D’Amato.
«Sul 3 aprile come data di ripresa di una vita normale non si
può prevedere con
certezza. Ma penso che questa data verrà superata».

Agricoltura e grande caldo in
arrivo: l’ANBI comincia a
irrigare
L’agricoltura italiana, una delle poche certezze produttive al
tempo del coronavirus, deve fare i conti con le disponibilità
idriche per una stagione irrigua, che si preannuncia
anticipata in molte zone a causa di temperature superiori alla
media del periodo.

E’ così nel Sud del Paese, dove è ormai emergenza: negli
invasi meridionali, dove ci sono attualmente circa 2.100
milioni di metri cubi d’acqua, ne mancano all’appello circa
400 rispetto all’anno scorso, ma addirittura un migliaio, se
confrontiamo il dato con il 2010.

Se in Basilicata, il deficit sul 2019 è di 153 milioni di
metri cubi d’acqua trattenuta (oggi sono 260 milioni ca., ma
erano circa 711 nel 2010!), in Puglia (disponibili oggi, ca.
147 milioni di metri cubi), le riserve sono più che dimezzate
rispetto ad un anno fa; percentualmente la crisi più evidente
è, però, in Calabria: l’attuale disponibilità di circa 6
milioni di metri cubi è meno del 40% di un anno fa, ma
addirittura il 25% delle riserve idriche regionali nel 2010!

In deficit idrico permangono complessivamente anche gli invasi
della Sicilia (- 83 milioni di metri cubi d’acqua), così come
in leggera sofferenza sono i bacini di Marche ed Umbria.

I dati, resi noti dall’Osservatorio ANBI sullo Stato delle
Risorse Idriche, testimoniano anche come al Nord la
situazione, pur non ancora allarmante, necessiti di costante
monitoraggio, soprattutto in prospettiva.

“Risponde a questa esigenza, l’opportuna scelta, operata
dall’Autorità Distrettuale del fiume Po, che ha reso
permanente l’Osservatorio sulla carenza idrica – commenta
Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei
Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle
Acque Irrigue (ANBI) – La prossima riunione è già in
calendario per mercoledì 8 Aprile.”

Allo stato attuale, la situazione dei corsi d’acqua in
Piemonte è di sufficiente copertura dei fabbisogni idrici
propri del periodo invernale, essenzialmente legati agli usi
idroelettrici ed industriali.

Per quanto riguarda le previsioni future, se non interverranno
significative precipitazioni e dovessero innalzarsi le
temperature, si avrà un rapido scioglimento delle nevi, che si
tradurrà in un aumento dei deflussi idrici verso valle con la
rapida perdita delle riserve idriche immagazzinate, che
termineranno in mare inutilizzate prima ancora dell’attivarsi
delle derivazioni irrigue.

“E’ un’ulteriore dimostrazione della necessità di un Piano
Nazionale Invasi per trattenere le acque sul territorio ed
utilizzarle al bisogno con evidenti benefici anche di
carattere ambientale – evidenza Massimo Gargano, Direttore
Generale di ANBI – Senza considerare le criticità
idrogeologiche, che possono derivare da forti ed improvvisi
afflussi idrici dalle aree di montagna.”
Per quanto riguarda le acque sotterranee, la rete di
monitoraggio del comprensorio Est Sesia evidenzia livelli di
falda inferiori di circa 20 centimetri rispetto a quelli della
media del periodo negli ultimi 10 anni.

A fronte della precaria situazione nivometrica va pertanto
sottolineata l’importanza del lago Maggiore, che ha una
possibilità di invaso pari a 315 milioni di metri cubi, che
salgono a 420 milioni nel periodo invernale. La disponibilità
di questo bacino è fondamentale per l’agricoltura e l’ambiente
della pianura piemontese (vercellese e novarese), ma anche
lombarda (lomellina, milanese e pavese).

In Lombardia, la principale preoccupazione per la stagione
irrigua interessa il livello di riempimento dei bacini montani
e la quantità di neve ancora presente sulle Alpi; per quanto
riguarda i grandi laghi, sotto la media del periodo sono i
bacini di Como e di Iseo, mentre il Garda è abbondantemente
sopra. Con le attuali disponibilità idriche sarà però
difficile soddisfare pienamente le esigenze degli agricoltori;
preoccupano specialmente le aree servite dai fiumi Adda e
Oglio, ma anche da Brembo, Serio e Cherio. L’attenzione è
comunque elevata in tutta la regione, poiché l’assenza di
pioggia nei mesi di gennaio e febbraio ha reso le campagne
secche ed abbassato il livello freatico.

Situazione tranquilla, al momento, in Emilia-Romagna: il
livello delle falde freatiche non desta preoccupazione ed il
confronto con l’autunno 2018 non evidenzia variazioni
significative di livello nel bacino del fiume Po, mentre sono
evidenti situazioni localmente differenziate nel fiume Reno ed
in quelli romagnoli; infine, vanno segnalate le scarse portate
dei fiumi appenninici (Taro, Trebbia, Parma, Panaro, Lamone e
Savio).

In Veneto, infine, non si riscontrano particolari criticità ed
anche gli sbarramenti antisale non sono ancora in funzione.
Germogli tricolore ai tempi
del      coronavirus:      un
videomessaggio di speranza da
L’Osservatore d’Italia

Anche noi de L’Osservatore d’Italia vogliamo contribuire nel
lanciare l’appello a restare a casa in questi giorni di
emergenza da coronavirus.

Sconfiggiamo questo mostro! Non usciamo se non strettamente
necessario e soprattutto atteniamoci alle regole dettate dal
Governo. E’ l’unica arma che abbiamo al momento: Restare a
casa!
Germogli tricolore ai tempi del
coronavirus
Ai tempi del Coronavirus mi ritengo fortunato perché io e la
mia famiglia, dalle finestre vediamo il prato. E gli alberi
che iniziano a germogliare mentre fuori il bilancio dei
contagiati sale. E sale anche la paura e la tristezza,
l’incertezza di un futuro che adesso è scuro. Poi mi perdo in
un un abbraccio, l’unico che posso dare ai miei familiari e al
mio cane. E studio e gioco a pallone contro un muro o con mio
fratello sempre più sicuro che troverà in noi quel coraggio
perso, dimenticato a causa di un decreto. E torno ad ammirare
la natura e questa prigionia diventa meno dura. E la luce
torna dopo un’altra notte passata, io e la mia famiglia siamo
in casa. Uniti più di prima solo più consapevoli, a tavola col
TG di fondo in attesa di un nuovo giorno.

Emergenza coronavirus, Italia
Nostra Lazio: “Riaprite il
Forlanini”

L’emergenza coronavirus in atto richiede da subito misure
eccezionali. In questa ottica Italia Nostra Lazio condivide
l’appello del Professor Massimo Martelli per la pronta
riapertura dell’ospedale Carlo Forlanini, chiuso da cinque
anni.

Il Forlanini, dismesso, purtroppo, come altri ospedali romani,
cinque anni fa, è stato il polo di eccellenza per le patologie
polmonari e punto di riferimento per pazienti di tutta Italia.

Il Forlanini aveva chiuso i battenti a luglio del 2015 dopo
che la struttura ospedaliera veniva utilizzata solo in parte e
lasciata all’abbandono e al degrado e costava troppo tenerla
in piedi. Per questi motivi, il presidente della Regione Lazio
Nicola Zingaretti affermava all’epoca che l’imperativo era
rimettere a nuovo la struttura e, con le idee dei cittadini,
trasformarla in qualcosa di diverso.

Oggi per contrastare il Covid-19 che impatta fortemente sulla
funzionalità dei polmoni poter contare non solo sugli spazi ma
anche sulle risorse umane che sono state alla guida di questo
importante polo ospedaliero sarebbe un’arma in più nella
battaglia che anche nel Lazio si sta portando avanti contro il
coronavirus.

Questa posizione è sostenuta, inoltre, da
oltre 90mila firmatari della petizione per la riapertura
lanciata sulla
piattaforma online    change.org   ed   entrata   nel   dibattito
politico di questi
giorni di piena emergenza.

“Italia Nostra Lazio, – dichiarano in una nota – facendosi
portavoce di tutte le sezioni locali del territorio, ritiene
inoltre estremamente ragionevole l’opinione espressa dallo
stesso Professor Martelli in una recentissima intervista di
ridare funzionalità almeno agli spazi del terzo piano dell’ex
nosocomio, che ospitava il reparto di chirurgia toracica,
quale soluzione a più breve termine con la predisposizione in
un tempo di un mese di almeno 50 posti dedicati. Il Forlanini
è peraltro adiacente all’ospedale Lazzaro Spallanzani, fulcro
del contrasto all’epidemia”.

Per tutte queste ragioni Italia Nostra Lazio lancia
un appello alla Regione Lazio affinché sia presa in
considerazione la proposta
di un tempestivo ripristino della funzionalità del Forlanini,
o di parte di
esso, nell’ambito dei presidi dedicati al contrasto del
Covid-19.

Franco Medici, presidente di Italia Nostra
Lazio, ritiene che il recupero funzionale del Forlanini o di
una parte di esso,
sia possibile in tempi rapidi, perché la struttura è già
adatta allo scopo in
quanto progettata come nosocomio, e presenta, inoltre, un
involucro edilizio
ancora in buone condizioni, in quanto l’ospedale è stato
dismesso da soli cinque
anni.

“La nostra Associazione, – dichiarano da Italia Nostra Lazio –
inoltre, aveva già avanzato, due anni fa, l’ipotesi che la
struttura del Forlanini potesse essere utilizzata
dall’ospedale Bambino Gesù, invece, essendo venuta a mancare
questa possibilità, l’ ospedale pediatrico del Gianicolo, ha
progettato di ampliare i suoi spazi allargando le strutture
di    Palidoro in un’ area di particolare rilevanza
naturalistica all’ interno della Riserva Naturale Statale del
Litorale Romano”.
Viterbo,              falsa
autocertificazione
disposizioni   coronavirus:
dice di andare a fare la
spesa invece viene trovato
con 20 grammi di hashish.
Arrestato

VITERBO – I carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile
della compagnia di Viterbo, durante un servizio perlustrativo
finalizzato a verificare il rispetto delle restrizioni imposte
dal cosi detto decreto sul “coronavirus”, hanno notato e
controllato un pregiudicato straniero, di origini marocchine,
che giustificandosi con autocertificazione, diceva di dovere
andare a fare la spesa per alimenti in un negozio di generi
alimentari.
I carabinieri, al termine del controllo lo hanno lasciato
proseguire, ma insospettiti dall’atteggiamento, hanno deciso
di attivare un servizio di osservazione a distanza, ed
effettivamente, il pregiudicato , dopo avere fatto finta di
prendere la strada per il supermercato, ha iniziato a fare
vari giri fino a recarsi in prossimità di un parco in città.

A quel punto i militari sono intervenuti di nuovo e lo hanno
prima bloccato e poi perquisito, trovandolo in possesso di ben
20 grammi di hashish, pronti per essere spacciati:
immediatamente lo hanno dichiarato in arresto e tradotto
presso le camere di sicurezza della compagnia di Viterbo e lo
hanno denunciato anche per avere commesso falsità ideologica
con la falsa autocertificazione oltre all’inosservanza dei
provvedimenti dell’autorità.
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