Fatti e cifre sul sondaggio nazionale "Penalizzazione a causa dell'età" - Pro Senectute Schweiz

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Fatti e cifre sul sondaggio nazionale "Penalizzazione a causa dell'età" - Pro Senectute Schweiz
Sondaggio nazionale «Penalizzazione a causa dell’età»: fatti e cifre
1° ottobre 2019
Agosto 2016, HIS

Fatti e cifre sul sondaggio nazionale «Penalizzazione a causa dell’età»
Nel dibattito sociale attualmente in corso sul futuro della previdenza per la vecchiaia, sui costi del
sistema sanitario e sulle prestazioni di trasferimento dai giovani agli anziani 1, questi ultimi
vengono sempre più spesso etichettati come un mero fattore di costo o un onere che grava sulla
società, mentre vengono ampiamente trascurati aspetti quali la possibilità di giungere a un’età
avanzata in buona salute e le prestazioni di trasferimento dagli anziani ai giovani, ad esempio
sotto forma di custodia dei bambini o di lavoro volontario prestato da pensionati a favore dei
cosiddetti «grandi anziani».
Una società che invecchia viene inoltre descritta dai media come una sfida o un problema e non
come un’opportunità2. Lo dimostra, tra le altre cose, anche l’impiego di locuzioni quali
«invecchiamento eccessivo» o «bomba a orologeria demografica».
Traendo spunto da queste formulazioni, espressione di stereotipi negativi riferiti all’età, Pro
Senectute ha incaricato gfs-zürich di svolgere un sondaggio per appurare se gli svizzeri si sentano
penalizzati a causa dell’età e quale sia, nelle diverse fasce anagrafiche, la percezione del grado di
considerazione riconosciuto sul piano pubblico.

    1. Setting dello studio

Tra il 20 marzo e il 13 aprile 2019 l’istituto di ricerche sociali e di mercato gfs-zürich ha condotto
per conto di Pro Senectute Svizzera un sondaggio rappresentativo3 in tutte le regioni del Paese,
interpellando persone di età compresa tra i 18 e i 99 anni.

gfs-zürich si è riproposto di appurare, mediante interviste telefoniche, se nei sei mesi precedenti
la popolazione adulta si fosse sentita penalizzata o esclusa a causa dell’età in relazione agli ambiti
«accesso alle informazioni», «assistenza sanitaria», «proposte per il tempo libero» e «ricerca di un
posto di lavoro». Agli intervistati è stato anche chiesto se e in che misura avessero avuto
interazioni con persone appartenenti ad altre generazioni e se si fossero sentiti penalizzati o
avvantaggiati sul piano pubblico a causa dell’aspetto legato all’età. affermazioni

1
  Bennett, J. Workshop nell’ambito dei Kappeler Kirchentage 2019 della Scuola universitaria professionale
di Berna.
2
  Torben-Nielsen, K. (2018). Es war einmal ein Land, das immer älter wurde. In Dossier Ageing Society.
Bulletin SAGW 2018/4:31, (bollettino dell’Accademia svizzera di scienze umane e sociali)
3
  gfs-zürich ha eseguito un sondaggio omnibus quantitativo con interviste telefoniche (1'311 persone: 646
uomini, 665 donne). Si tratta di una prima indagine sull’argomento dal 2012. Il sondaggio riguarda la
«penalizzazione percepita» e di conseguenza non può fornire in merito alle singole categorie intervistate,
affermazioni differenziate e basate su evidenze empiriche. Le persone intervistate erano libere di esprimere
la propria percezione di penalizzazione. Queste non corrispondono a dichiarazioni individuali a scopo
rappresentativo.
Pro Senectute Svizzera
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2. I principali risultati in breve

La grande maggioranza della popolazione in età compresa tra 18 e 99 anni non si sente
penalizzata a causa dell’età.

Tabella 1: Impressione di essere penalizzati a causa dell’età – Sguardo d’insieme

                                    Fonte: gfs-zürich, 2019

La ricerca di un posto di lavoro è la situazione in cui la percentuale più alta di intervistati (14%),
negli ultimi sei mesi, si è sentita penalizzata a causa dell’età, seguita dall’assistenza sanitaria
(11%) e dall’esclusione da determinate informazioni (8%). All’ultimo posto tra le cause di
penalizzazione, le limitazioni nella scelta di iniziative per il tempo libero (7%).

Sulla base dei dati relativi alla popolazione forniti dall’Ufficio federale di statistica, ciò significa che
circa 830 000 persone4 hanno avvertito una penalizzazione mentre erano alla ricerca di un posto
di lavoro e circa 765 0005 si sono sentite penalizzate nel ricevere assistenza sanitaria; l’esclusione
da determinate informazioni avrebbe invece riguardato 557 000 individui (dati estrapolati). Si

4
  La domanda riguardante la penalizzazione nella ricerca di un posto di lavoro è stata sottoposta solo a
persone di età compresa tra i 18 e i 70 anni. Il dato estrapolato relativo al numero di persone fa riferimento
alle cifre demografiche messe a disposizione dall’Ufficio federale di statistica. Riferimento: popolazione 18-
70 = 5 925 506 persone (UFS, 31.12.2017).
5
  Se non diversamente indicato, tutte le altre domande sono state sottoposte a soggetti di età compresa tra
18 e 99 anni. Il dato estrapolato relativo al numero di persone fa riferimento alle cifre demografiche messe a
disposizione dall’Ufficio federale di statistica. Riferimento: popolazione 18-99 = 6 961 639 persone (UFS,
31.12.2017).

Pro Senectute Svizzera                                                                                    2|9
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sono sentite penalizzate a causa di limitazioni nella scelta di iniziative per il tempo libero circa
487 000 persone (dati estrapolati).

Tabella 2: Interazione con persone appartenenti ad altre generazioni

                              Fonte: gfs-zürich, 2019

Quasi tutti gli intervistati (95%) si intrattengono almeno una volta al mese, a livello privato, con
persone appartenenti ad altre generazioni.

Tabella 3: Impressione di essere penalizzati/avvantaggiati sul piano pubblico a causa
dell’aspetto legato all’età

                                Fonte: gfs-zürich, 2019

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L’ampia maggioranza degli intervistati (79%) non si sente né avvantaggiata né penalizzata sul
piano pubblico a causa dell’aspetto legato all’età. Inoltre la percentuale di coloro che si sentono
avvantaggiati in virtù di questo elemento (14%) è più che tripla rispetto a quella di chi invece si
sente penalizzato.

    2.1.    Differenze tra le regioni linguistiche (D,F,I)

I dati raccolti e calcolati da gfs-zürich evidenziano le seguenti differenze tra le regioni linguistiche
(D,F,I):

Tabella 4: Penalizzazione percepita secondo aree tematiche e regioni linguistiche

   Fonte: gfs-zürich, 2019

– Escluso/a da determinate informazioni: la popolazione del Ticino si sente maggiormente esclusa
da determinate informazioni rispetto a quella delle altre regioni linguistiche.
– Penalizzato/a nel ricevere assistenza sanitaria: tendenzialmente, gli svizzeri tedeschi si sentono
maggiormente penalizzati a causa dell’età nel ricevere assistenza sanitaria rispetto ai connazionali
della Svizzera italiana o francese.
– Limitato/a nella scelta di iniziative per il tempo libero: la percentuale degli intervistati ticinesi
che si sentono limitati a causa dell’età nella scelta di iniziative per il tempo libero è pari al 12%,
quella degli svizzeri tedeschi è pari all’8% e quella degli svizzeri francesi al 5%.
– Penalizzato/a nella ricerca di un posto di lavoro: in Ticino una persona su cinque si è sentita
penalizzata a causa dell’età negli ultimi sei mesi nella ricerca di un posto di lavoro. Nella Svizzera
francese si è espresso analogamente il 15% della popolazione, nella Svizzera tedesca il 14%.
– Interazione tra generazioni diverse: per quanto riguarda l’interazione tra generazioni diverse, le
differenze tra le varie regioni linguistiche sono davvero esigue; in tutti i casi i valori sono molto alti,
nella Svizzera francese leggermente inferiori a quelli di Svizzera tedesca e Ticino.

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– Considerazione sul piano pubblico: svizzeri tedeschi e romandi si sono espressi in modo
sostanzialmente sovrapponibile al riguardo. In Ticino sono più numerose le persone che
dichiarano di essersi sentite avvantaggiate o penalizzate a causa dell’aspetto legato all’età.

    2.2.    Non si rilevano differenze significative in base al sesso degli intervistati

Ad eccezione della domanda 7 («Interagisce regolarmente a livello privato con persone
appartenenti ad altre generazioni?») e della domanda 9 («Ha l’impressione di essere penalizzato
oppure avvantaggiato sul piano pubblico a causa dell’aspetto che la sua età le conferisce?») non
sono state riscontrate differenze significative a livello statistico legate al sesso degli intervistati.

    3. I risultati in dettaglio

    3.1.    Esclusione da determinate informazioni

Secondo il sondaggio, man mano che l’età avanza ci si sente più esclusi da determinate
informazioni (cfr. tabella 2).

Tabella 5: Esclusione da determinate informazioni, in base alla fascia d’età

                                  Fonte: gfs-zürich, 2019

Affermazioni di persone che hanno risposto sì a questa domanda:
Chi ha risposto sì a questa domanda (vale a dire il 10% degli intervistati) afferma di sentirsi in
difficoltà quando le eventuali informazioni di approfondimento sono disponibili solo online o
quando occorre utilizzare le nuove tecnologie. Il 7% di questo gruppo si è sentito escluso da
determinate informazioni durante la ricerca di un posto di lavoro, il 6% in relazione ai social
media.

Circa una persona su due (57%) tra quanti si sentono esclusi da determinate informazioni a causa
dell’età cerca di procurarsele navigando in Internet: questa alternativa è ritenuta appropriata
soprattutto dai più giovani (18-39 anni). Seguono in ordine di preferenza, tra le fonti da cui gli
intervistati traggono le informazioni, i canali informativi classici, ovvero televisione e giornali (con
il 21% ciascuno), riviste (13%) e radio (8%). Un’altra possibilità che viene presa in considerazione
è chiedere a persone più giovani (10%).

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3.2.    Penalizzazione nel ricevere assistenza sanitaria

Sono in particolare i due gruppi dei 40-64enni e dei 65-79enni (con il 12% ciascuno) a sentirsi
vittima di limitazioni a causa dell’età nel ricevere assistenza sanitaria.

Affermazioni di persone che hanno risposto sì a questa domanda:
Tra quanti hanno risposto affermativamente a questa domanda, due persone su cinque si sono
sentite penalizzate a livello di costi (39%). Una su cinque (21%) che usufruisce di prestazioni
sanitarie, riferisce come esempio, di non venire presa sul serio come paziente a causa dell’età.
Una su otto (12%) invece esprime la sua percezione di non aver potuto accedere ad alcuni
trattamenti per il medesimo motivo.

    3.3.    Limitazione nella scelta di iniziative per il tempo libero

Anche da questa domanda emerge che la percezione di subire limitazioni aumenta man mano che
l’età avanza: il 12% dei 65-79enni e il 17% degli ultraottantenni ha risposto affermativamente.

Affermazioni di persone che hanno risposto sì a questa domanda:
Una persona su cinque (20%) tra quanti hanno risposto affermativamente alla domanda indica
come motivo di tale penalizzazione i problemi di salute. Il 17% afferma che le iniziative rivolte agli
anziani non sono sufficienti, mentre il 13% dichiara di sentirsi «fuori contesto» a causa dell’età.
Gli intervistati più giovani chiamano in causa soprattutto i problemi di tempo (5%). Solo nel 5%
dei casi la situazione finanziaria influisce in misura determinante – limitandola – sulla scelta di
iniziative per il tempo libero.

    3.4.    Penalizzazione nella ricerca di un posto di lavoro

Il gruppo in cui è più diffusa la percezione di essere penalizzato a causa dell’età nella ricerca di un
posto di lavoro è quello dei 40-64enni: nel complesso, il 18% di loro ritiene di aver subito una
discriminazione in tal senso negli ultimi sei mesi. Fra i 18-39enni la quota di quanti si sono sentiti
penalizzati a causa dell’età nella ricerca di un posto di lavoro è pari al 13%.

Affermazioni di persone che hanno risposto sì a questa domanda:
Tra quanti si sono sentiti penalizzati per motivi di età nella ricerca di un posto di lavoro, sei su dieci
(59%) sostengono che le aziende preferiscono assumere collaboratori più giovani. Una persona su
dieci afferma, a prescindere dall’età, di non essere mai stata nemmeno convocata per un colloquio
di presentazione. Il 9% reputa di comportare costi eccessivi per il datore di lavoro, il 6% dichiara di
non avere sufficiente esperienza e che ciò costituisce uno svantaggio nella ricerca di
un’occupazione.

    3.5.    Interazione regolare con persone appartenenti ad altre generazioni

Secondo l’indagine, un’interazione regolare nella sfera privata tra persone di generazioni diverse è
presente. Il 95% degli intervistati si intrattiene almeno una volta al mese, a livello privato, con
persone più anziane o più giovani.

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Affermazioni di persone che hanno risposto sì a questa domanda:
L’analisi delle risposte evidenzia che a prevalere sono i contatti all’interno della famiglia. Due
persone su cinque (38%) frequentano regolarmente i genitori, mentre una su cinque (19%)
incontra su base regolare i nipoti.
Il 49% di chi ha risposto affermativamente alla domanda vede con regolarità amici e conoscenti di
altre generazioni. Tra le interazioni esterne alla famiglia, la più importante (20%) è quella con i
vicini di casa, seguita dai contatti con membri di associazioni (14%). Sono invece piuttosto rari
(2%) i contatti con persone appartenenti ad altre generazioni nell’ambito del volontariato.
Le donne (21%) coltivano più assiduamente le relazioni con i nipoti rispetto agli uomini (17%).
Questi ultimi (19%), per contro, mantengono più spesso contatti con persone appartenenti a
un’associazione rispetto alle donne (9%).

   3.6.    Aspetto legato all’età: privilegi e vantaggi o penalizzazioni sul piano pubblico

Quattro persone su cinque (79%) non si sentono né avvantaggiate né penalizzate. Più
l’intervistato è anziano, più è probabile che si senta avvantaggiato sul piano pubblico a causa
dell’aspetto legato all’età (cfr. tabella 3).

Sono soprattutto le donne a sentirsi avvantaggiate (16%) o penalizzate (6%); tra gli uomini queste
percezioni sono meno diffuse (il 13% si sente avvantaggiato, il 2% si sente penalizzato).

Tabella 6: Privilegi/penalizzazioni sul piano pubblico a causa dell’aspetto legato all’età

      Fonte: gfs-zürich, 2019

Affermazioni di persone che si sentono avvantaggiate:
Le persone che si sentono avvantaggiate in virtù della propria età menzionano quali esempi di tale
situazione il fatto che venga loro ceduto il posto sui mezzi pubblici (18%) e l’atteggiamento
premuroso con cui sono trattati gli anziani (17%).

Affermazioni di persone che si sentono penalizzate:
Tra le persone che si sentono penalizzate sul piano pubblico a causa dell’aspetto legato all’età, il
16% afferma di non sentirsi più preso in considerazione.

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4. Conclusioni e interpretazione dei risultati da parte di Pro Senectute

    4.1.    La penalizzazione a causa dell’età non è un fenomeno di massa

Il sondaggio evidenzia che la grande maggioranza della popolazione anziana in Svizzera non si
sente penalizzata a causa dell’età, almeno per quanto riguarda i temi affrontati, vale a dire accesso
alle informazioni, assistenza sanitaria, ricerca di un posto di lavoro e accesso a iniziative per il
tempo libero. Un risultato positivo e incoraggiante.

    4.2.    Con l’avanzare dell’età penalizzazione ed esclusione pesano di più

Durante le circa 58 000 consulenze sociali prestate ogni anno, ai nostri collaboratori vengono
spesso esposte situazioni di discriminazione. Per quanto possa trattarsi di casi isolati – nella
scuola, all’ingresso nel mondo del lavoro, durante l’attività professionale oppure nell’anzianità –
per Pro Senectute anche una sola persona penalizzata è già troppo. L’esperienza
dell’emarginazione infatti tocca nel profondo chi ne è vittima, pregiudicandone il benessere e la
salute.
Nell’anzianità, peraltro, questo tipo di vissuto acquisisce una dimensione ancora diversa. Di
norma le persone anziane non hanno più un contesto lavorativo a cui riferirsi e con l’avanzare
degli anni anche i contatti sociali privati si riducono. In alcuni casi subentrano limitazioni anche
sul fronte della mobilità. Di conseguenza, vi sono maggiori difficoltà a compensare eventuali
penalizzazioni.

    4.3.    Gli anziani si sentono penalizzati nell’accedere al mercato del lavoro e nel ricevere
            assistenza sanitaria

Secondo il sondaggio, tra le persone di età compresa fra i 40 e i 64 anni, quasi una su cinque si
sente penalizzata nella ricerca di un posto di lavoro. Ciò può tradursi in fasi prolungate di
disoccupazione o perfino in un abbandono precoce dell’attività lavorativa, circostanze che – è
comprovato – aumentano il rischio di trovarsi in condizioni di povertà una volta diventati anziani.
In ambito sanitario, il 12% dei pensionati di età compresa tra i 65 e i 79 anni rispettivamente
l’11% di quanti hanno compiuto o superato gli 80 anni, si sentono penalizzati. Eppure, sono
proprio gli anziani a necessitare maggiormente di prestazioni e servizi sanitari. Gli esempi citati
dalle persone anziane riguardanti la percezione di non venir presi sul serio come pazienti oppure
l’impressione di essere penalizzati perché non possono accedere al alcuni trattamenti oppure a
prestazioni riabilitative6 a causa dell’aspetto legato all’età, vanno seguiti da vicino e con
attenzione. Un’eventuale mancanza o deficit di assistenza a causa di stereotipi legati all’età 7
provoca non solo drastiche conseguenze a livello personale, ma di norma si traduce anche in costi
successivi accresciuti (ad es. ricoveri o ingresso anticipato in strutture di cura).

    4.4.    Penalizzazione percepita

Oggetto dell’indagine di gfs-zürich era la percezione di essere penalizzati a causa dell’età, non la
penalizzazione quale dato di fatto. I risultati del sondaggio vanno quindi interpretati come ritratti
di uno «stato d’animo».

6
  Roulet-Schwab, D. (2018). Perceptions des personnes âgées dans les soins. In : Dossier Ageing Society.
Bulletin SAGW 2018/4: 33-34. (Bollettino dell’Accademia svizzera di scienze umane e sociali)
7
  Santos-Eggimann, B. 2005). Is there evidence of implicit rationing in the Swiss health care system?
Institut de Médicine Sociale et Préventive. Lausanne. In: Schweizerische Ärztezeitung 2007/88.
Rationierung im Schweizer Gesundheitswesen: Einschätzungen und Empfehlungen: 1435.

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4.5.    Un’immagine positiva dell’anzianità: una risorsa in termini di salute, spirito
            d’iniziativa e soddisfazione

Il sondaggio mostra che la maggioranza degli anziani in Svizzera si sente oggetto di premure sul
piano pubblico e valuta positivamente il grado di considerazione che ottiene. Per contro, le
formulazioni con cui ci si esprime – e i modelli di pensiero da cui esse sgorgano – riducono spesso
l’anzianità ai costi sociali che essa implica e a ciò che essa, inevitabilmente, ci fa perdere. È quindi
evidente quanto sia importante promuovere la diffusione di un’immagine positiva della terza età.
È infatti dimostrato che un’immagine dell’anzianità realistica e non appiattita in facili
generalizzazioni influisce positivamente, oltre che sulla percezione che si ha degli anziani e sul
modo con cui si interagisce con loro, anche sull’idea che gli stessi anziani hanno della fase della
vita che stanno attraversando.8

8
 Frauen und Männer in der zweiten Lebenshälfte – Älterwerden im sozialen Wandel. Zentrale Befunde des
Deutschen Alterssurveys (DEAS) 1996 bis 2017. Berlin: Bundesministerium für Familie, Senioren, Frauen
und Jugend (BMFSFJ).

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