European Air Quality Index, monitoraggio

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European Air Quality Index,
il             monitoraggio
dell’inquinamento è attivo
La Comunità Europea ha particolarmente a cuore la qualità
dell’aria. L’inquinamento atmosferico è considerato la più
grande minaccia alla salute delle persone, monitorata e
studiata attraverso diversi mezzi. Tra questi figurano le
attività della European Environment Agency, che incentra il
suo lavoro sulle tematiche legate alla sostenibilità e
all’ambiente. Un secondo sono i dati dello European Air
Quality Index, risorsa liberamente consultabile online per
restituisce la situazione dei diversi paesi.

Lo European Air Quality Index
Nato nel 2017 come progetto della European Environment Agency,
registra e restituisce in tempo quasi reale i dati
sull’inquinamento in Europa attraverso oltre 200 punti di
rilevamento sparsi sul territorio continentale. L’aria viene
classificata in una scala con sei ‘gradini’ (extremely poor,
very poor, poor, moderate, fair, good) a seconda degli
inquinanti presenti. Le loro concentrazioni sono raffrontate
con i limiti fissati per ognuna dalla legislazione europea.

Sebbene i dati non siano formalmente ‘ufficiali’, sono
comunque in grado di fornire un quadro estremamente verosimile
dello stato dell’aria in Europa.

Gli     inquinanti     monitorati
dall’European Air Quality Index
L’Index rileva le concentrazione di cinque sostanze: il
particolato (PM10 e PM2.5), l’ozono, il biossido di azoto e il
biossido di zolfo (anidride solforosa). Sebbene si parli
maggiormente delle polveri sottili (in inverno) e dell’ozono
(in estate), ognuno di loro è pericoloso per la salute e gli
ecosistemi se presente in quantità eccessive nell’aria che si
respira.

Il particolato, frutto di processi di combustione, è la
principale componete dell’inquinamento invernale. È dannoso
perché le sue dimensioni gli permettono di depositarsi in
tutto l’apparato respiratorio, dal naso agli alveoli
polmonari.

L’ozono colpisce sopratutto le città e soprattutto d’estate
perché prodotto di una reazione catalizzata dalla radiazione
solare. Quantità eccessive nell’aria sono dannose sia per gli
animali e le piante che per gli esseri umani, a cui causa
irritazioni a occhi, mucose e apparato respiratorio e tosse.

Il biossido di azoto è anch’esso il frutto di un processo di
combustione. È potenzialmente pericoloso per la salute perché
ossidante e irritante e attacca soprattutto occhi, mucose e
polmoni.

Il biossido di zolfo è una sostanza dall’elevata solubilità in
acqua. Oltre a essere fortemente irritante, contribuisce al
fenomeno delle piogge acide, trasformandosi in anidride
solforica e in acido solforico reagendo con l’umidità presente
in atmosfera.

Le concentrazioni di queste sostanze devono mantenersi al di
sotto di soglie di pericolosità attentamente valutate e sono
costantemente monitorate. Il superamento dei limiti porta a
differenti provvedimenti, dipendenti localmente dalle singole
città.
I  dati   aggregati   sull’Italia
dell’European Air Quality Index
Lo European Air Quality Index consente di estrapolare molti
dati e di svariate tipologie. Le informazioni che raccoglie
possono essere aggregate, analizzate e ‘storicizzate’ e anche
essere restituite dalla European Environment Agency
all’interno di factsheet che oggi sono disponibili per ogni
nazione.

All’ultima elaborazione, risalente nel 2019, la situazione
dell’Italia era la seguente.

Particolato
Il trend nazionale del PM2.5 a partire dal 2008 vede un
progressivo calo con valori medi sempre al di sotto dal limite
di pericolosità stabilito dalla Comunità Europea (25 µg/mc).
Le situazioni delle singole città evidenziano tuttavia una
situazione diversificata. I record negativi sono segnati da
Torino (33,41 µg/mc) e Padova (33,84 µg/mc), mentre Milano
riesce a stare al di sotto dei 30 µg/mc. Situazioni mediamente
migliori si registrano al centro e al sud.

I dati dell’Index confermano che la maggioranza dei PM2.5
proviene dal costruito. Solo una piccola parte viene prodotta
dai veicoli, le cui emissioni segnano invece un costante calo,
mettendo ancora una volta in dubbio la reale utilità di misure
facili ma spesso controproducenti come i blocchi del traffico
per affrontare il problema.

I PM10, le polveri di maggiori dimensioni, segnano invece un
andamento oscillante attorno al valore soglia di 50 µg/mc. Le
aree che all’ultima rilevazione hanno superato i 75 µg/mc sono
molte, concentrate tra Torino e Milano. Torino è una ‘maglia
nera’ che spesso supera i 90 µg/mc.
Ozono
I suoi livelli sono pericolosi e quasi costantemente al di
sopra dei livelli massimi stabiliti dall’Europa, che fissa una
soglia di 120 µg/mc. La media nazionale si posiziona
lievemente al di sotto solo nel 2014. La situazione peggiore
si colloca nella vasta area di Pianura Padana compresa tra
Emilia e Lombardia con una media alle ultime rilevazioni
superiore ai 140 µg/mc.

Biossido di azoto
Dal 2014 la situazione nazionale segna valori costantemente in
discesa e al di sotto del limite fissato dall’EU, pari a 40
µg/mc. I centri urbani principali del paese (soprattutto
Milano, Roma, Torino e Napoli) all’ultima rilevazione annuale
hanno superato la soglia, Torino in particolare.

Biossido di zolfo
Anche considerando il biossido di zolfo la situazione
nazionale non sembra troppo negativa. La concentrazione media
è costantemente al di sotto della soglia fissata dall’UE, pari
a 1 ng/mc. Sempre variegate sono tuttavia le situazioni
locali, con le aree urbane maggiormente pericolose
(soprattutto Milano e Torino) insieme alla parte centrale del
Veneto.

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