Euro digitale: l'evoluzione del progetto della nuova moneta
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Tribunale Bologna 24.07.2007, n.7770 - ISSN 2239-7752 Direttore responsabile: Antonio Zama Euro digitale: l’evoluzione del progetto della nuova moneta Digital euro: evolution of the new currency project 18 Ottobre 2021 Elisa Vernagallo Abstract Lo scritto ha l’intento di analizzare il preliminare progetto del futuro euro in formato digitale, presentando quali siano le differenze con le altre valute già presenti nella scena e quali siano le caratteristiche forti, ma anche quelle più problematiche che ruotano attorno a questo nuovo strumento; non tralasciando tuttavia un confronto tra progetti di Paesi differenti. The paper would analyse the preliminary project about the future digital euro, by submitting what are the differences with other currencies that there are in the financial scene and what are the valid features and the problematic features about that new tool; will also be presented a comparison of projects from different countries. Sommario 1. Introduzione 2. Definizione di euro digitale 3. Differenza con i bitcoin e gli stablecoin 4. Il progetto per l’Europa 5. Il progetto per la Cina 6. Il progetto per gli Stati Uniti d’America 7. I benefici di un euro digitale 8. I rischi di un euro digitale 9. Conclusioni Summary 1. Introduction 2. Definition of digital euro 3. Differences with bitcoin and stablecoin 4. European project 5. Chinese project 6. American project 7. The advantages of a digital euro 8. The risk of a digital euro 9. Final reflections
1.Introduzione Il Consiglio direttivo della Bce ha deciso, in data 14 luglio 2021, di dare avvio alla fase istruttoria di un progetto sull’euro digitale. Dopo la prima pubblicazione sul tema, avvenuta nei mesi precedenti, sono stati effettuati analisi e studi, grazie anche e soprattutto al contributo offerto dai cittadini e dai professionisti dell’eurozona, i quali hanno spinto verso la decisione di un tentativo di emissione di questo nuovo tipo di moneta. Il tutto avrà inizio partendo da una preliminare fase di indagine, dalla durata di 24 mesi, e mirerà ad affrontare le questioni chiave riguardanti le caratteristiche di natura tecnica, definite sulla base delle preferenze degli utenti e delle indicazioni di commercianti e intermediari, e la distribuzione di questa nuova moneta non fisica. Nei prossimi mesi l’Eurosistema avrà dunque il compito di definire le possibili caratteristiche funzionali che l’euro digitale dovrà possedere. Nella fase di analisi saranno esaminati gli impieghi che esso dovrebbe assicurare in via prioritaria per conseguire i suoi obiettivi: una forma di moneta digitale di banca centrale, efficiente, accessibile e priva di rischi. Inoltre, verrà valutato l’impatto che tale nuova moneta potrà avere sul mercato, cercando di individuare al meglio le opzioni garantiste per un pieno diritto alla riservatezza e quelle che permetterebbero di evitare, senza ingenti danni collaterali, i rischi che cittadini e intermediari potrebbero correre. Verrà altresì definito un modello di business per gli intermediari vigilati nell’ecosistema dell’euro digitale. Sempre in questa fase si prenderà debito spunto dal rapporto di sperimentazione, analizzato più nel dettaglio nel proseguo di questo lavoro, pubblicato, dopo nove mesi di test, da parte della BCE e delle banche centrali nazionali dei Paesi membri. Ciò a cui l’Eurosistema auspica, in definitiva, è un euro digitale che soddisfi le esigenze dei cittadini e professionisti europei e che aiuti nella prevenzione di determinate attività illecite. Altresì l’obiettivo da raggiungere concerne anche di evitare qualsiasi impatto indesiderato sia sulla stabilità finanziaria sia sulla politica monetaria. Definizione di euro digitale Il futuro, probabilmente sempre più prossimo, euro digitale non sarà altro che un euro elettronico, ma con la stessa valenza del contante. Per definirlo con termini tecnici parliamo di central bank digital currencies ossia una valuta digitale della banca centrale. Una CBDC per le operazioni al dettaglio, che riproduce in parte alcune delle caratteristiche del contante, è definibile come quel mezzo di pagamento emesso dalla banca centrale, in forma digitale e disponibile per la vendita al dettaglio. L’euro digitale sarebbe un equivalente elettronico del nostro euro in contanti, in altra sostanza una moneta virtuale parallela alle banconote e soprattutto accessibile sia alle imprese sia ai cittadini. Tali forme digitali di monete ufficiali delle principali banche centrali della zona euro annoverano una serie di caratteristiche che fanno ben sperare in una loro futura e quanto più probabile emissione. L’euro digitale infatti gode di convertibilità, convenienza ed è sottoposto ad una solida regolamentazione nonché centralizzazione che lo lega alle monete fisiche “reali”. Detiene altresì il vantaggio di poter essere prodotto a basso costo, dato riscontrabile anche in termini di transazione. È sicuro, flessibile, stabile. In sintesi, esso sarebbe denaro della banca centrale reso disponibile in forma digitale per l’utilizzo da parte di cittadini ed imprese di pagamenti al dettaglio. Differenza con i bitcoin e gli stablecoin
Non basta dare una mera definizione di quello che sarà l’euro digitale e di quelle che sono le sue principali caratteristiche nonché elementi innovativi. A voler trovare il bandolo della matassa occorre fare chiarezza in riferimento ad una serie di terminologie che ruotano attorno non solo alla discussione in seno al progetto di un euro digitale, quanto più al mondo virtuale connesso alla finanza. Sono anni ormai che sentiamo parlare di bitcoin, da quando Satoshi Nakamoto, presunto singolare inventore, dato che forse dietro a tal nome si celano in realtà più soggetti, presentò il progetto nel 2008. Oggi possiamo definire bitcoin quelle rappresentazioni in forma digitale di valore che possono essere scambiate elettronicamente, non avendo un corrispettivo fisico. Essi agiscono nel mondo virtuale, senza essere però una valuta. Per quanto essi possano essere apparsi come la svolta in termini di pagamenti e guadagni, presentano tuttavia dei limiti che ne ledono la validità d’immagine. Se pensassimo di voler fare acquisti mediante bitcoin, dovremmo anche tener conto della mancata stabilità intrinseca di questi strumenti, che per contro hanno un valore estremamente volatile. Infatti, non essendo questi una valuta, quanto più un’attività speculativa, difettano di quella riserva di valore affidabile propria del denaro. Non sono inoltre garantiti da alcun soggetto non essendo emessi da un’autorità pubblica centrale. Altresì i bitcoin non sono una forma di pagamento accettata ovunque, sono infatti validi soltanto in alcuni ambiti ed anche in quei pochi casi di validità presentano tuttavia delle operazioni di pagamento onerose e non proprio celeri. Tutte queste caratteristiche non porgono garanzie agli utenti che ne fanno utilizzo, anzi proprio quest’ultimi non sono tutelati da nessuna autorità o istituzione. Gli stablecoin, letteralmente moneta stabile, rientrano invece nel novero delle criptoattività che, differentemente dai bitcoin, presentano un valore stabile. Gli emittenti le collegano a una tipologia di attività affidabile, senza però avere la certezza che quella sia una stabilità duratura o quanto meno realmente effettiva, mancando come nel caso dei bitcoin, un’autorità che vigili e che faccia da garante. Altra caratteristica di quelli che sono definiti anche anti-bitcoin è l’ancoraggio. Per intenderci parliamo di tasso di cambio fisso, per questo ancorato. Questo tasso è usato dalle banche centrali al fine di stabilizzare la valuta di un Paese, ovviando in questo modo ai casi in cui il valore della valuta si allontani da quello attribuito alla moneta. Gli stablecoin sono altresì definiti fiat pegged token ossia rappresentazioni digitali ancorate ad una moneta fiat, nazionale o internazionale come possono essere ad esempio l’euro e il dollaro statunitense. Tale ancoraggio può anche essere relativo ad una commodity, letteralmente materia prima, come l’oro. Per citare qualche esempio specifico di stablecoin possiamo trovare Basis, Tether, TrueUSD, Paxos, Standard.[1]
L’euro digitale si differenzia enormemente da entrambi gli strumenti sopra descritti, portando la sfida ai massimi livelli. Anzitutto è avanti rispetto alla criptovalute che non sono ancora abbastanza grandi da rappresentare un rischio sistemico per la stabilità finanziaria. Quello che si vorrebbe perseguire con l’euro digitale è l’occupazione di uno spazio prima che valute digitali private e criptovalute arrivino a conquistarlo. Non si parla tuttavia soltanto di mera differenza tra euro digitale e criptoattività e in particolare stablecoin, ma si presentano veri e propri vantaggi del primo rispetto ai secondi. Un euro digitale, in quanto moneta di una banca centrale perché da questa garantita, sarebbe priva di rischi. A garanzia di ciò ci sarebbe il fatto che le banche centrali hanno il mandato di preservare il valore della moneta, indipendentemente dalla sua forma, che sia essa digitale o fisica. Per contro, la stabilità e dunque l’affidabilità degli stablecoin dipendono dal soggetto emittente ed inoltre per le criptoattività ribadiamo l’assenza di un soggetto responsabile.[2] A voler continuare nell’elencazione di alcune delle caratteristiche, positive e aggiuntive, dell’euro digitale possiamo dire che le monete digitali sarebbero creato dalle Banche centrali. Anzi, stando proprio ad uno studio ad opera della Banca dei regolamenti Internazionali del 2019, circa l’80% delle banche centrali sta valutando seriamente l’ipotesi di valute digitali. Il progetto per l’Europa A voler confermare quanto appena scritto, il 2 ottobre del 2020 l’Eurosistema ha pubblicato un report sull’euro digitale in cui i principali aspetti analizzati concernono vantaggi e sfide che tale strumento porterebbe con sé, ma anche quale dovrebbe essere in concreto il progetto nascente. La presentazione, da parte della Banca Centrale europea, del piano di un futuro euro digitale concerne uno strumento di garanzia per i cittadini dell’euro zona che vogliano continuare ad avere accesso libero e gratuito ad un mezzo di pagamento delineato come semplice, accettato universalmente, sicuro ed affidabile. In sostanza, come anche già anticipato, l’euro digitale sarebbe come le banconote, soltanto in forma non fisica, bensì digitale. Infatti, esso non andrebbe a sostituire il contante, ma ad affiancarlo. Nel rapporto sull’euro digitale sono stati posti ad un pubblico variegato, composito non solo di professionisti, ma anche di comuni cittadini, 18 quesiti, al fine di conoscere ed approfondire le opinioni circa i benefici e le sfide dell’introduzione di questo nuovo tipo di moneta. Nello specifico, volendo attingere a dati di natura prettamente statistica, i partecipanti alla consultazione sono stati per il 94% cittadini e per il 6% professionisti, di cui un terzo imprese tecnologiche. Di questi la componente maschile ha costituito ben l’87% del totale. Da un punto di vista geografico invece, l’origine delle risposte proviene per il 47% dalla Germania, per il 15% dall’Italia e per l’11% dalla Francia. Paesi quali Spagna, Portogallo, Austria, Belgio e Paesi Bassi hanno fornito tra l’1% e il 5% delle risposte caduno. Infine, la componente anagrafica riporta moltissimi partecipanti compresi nella fascia di età tra i 35 e i 54 anni.[3]
Le risposte ricevute ammontano a 8221 e concernono aspetti quali la privacy, la sicurezza e la possibilità di effettuare pagamenti in tutta l’area euro. Proprio la prima è considerata da molti, sia tra i cittadini sia tra i professionisti, come l’aspetto maggiormente rilevante di un euro digitale. Coloro che si sono sottoposti al sondaggio hanno dovuto optare per una delle scelte proposte. La prima prevedeva un euro digitale offline incentrato sulla privacy; la seconda uno online con funzionalità innovative e servizi aggiuntivi; infine, un’ultima alternativa che proponeva una sorta di modello ibrido in quanto combinazione tra i due precedentemente presentati. La maggior parte dei cittadini si è espressa a favore della privacy, nonostante le limitazioni ad un utilizzo offline per le transazioni e all’alternativa di ricevere ulteriori servizi innovativi. Nondimeno le richieste reclamate dal pubblico riguardano anche la sicurezza, il basso costo e la facilità di utilizzo dell’euro digitale. I partecipanti al sondaggio sono stati altresì informati circa due approcci adottabili per il progetto di un euro digitale. Il primo richiedente intermediari per elaborare il processo di pagamento; il secondo, al contrario non richiedente queste figure. Qualora l’Eurosistema progettasse un euro digitale che non abbia bisogno della Banca Centrale o di un intermediario nel trattamento di ogni singolo pagamento, ciò vuol dire che utilizzando un euro digitale il soggetto si sentirebbe più vicino ai pagamenti in contanti, ma in forma digitale. A quel punto gli utenti sarebbero in grado di effettuare transazioni anche in assenza di una connessione a internet e la protezione della loro riservatezza, nonché dei dati personali, sarebbe maggiormente garantita. Nel secondo approccio il progetto di un euro digitale prevede la presenza di intermediari che registrino la transazione. Questo funzionerebbe online, permetterebbe un più ampio potenziale di servizi aggiuntivi per i cittadini e creerebbe innovazione e sinergie con i servizi esistenti. Trattando più nello specifico delle soluzioni tecniche, l’Eurosistema ha bisogno di identificare il giusto set di strumenti per garantire che questi possano essere forniti il più efficacemente possibile, offrendo agli utenti ciò di cui hanno bisogno e al contempo garantendo un livello di sicurezza, ed anche di efficienza, adeguato. Alla domanda, posta dell’Eurosistema, riguardo quali soluzioni tecniche potrebbero agevolare al meglio le caratteristiche del contante, la platea degli intervistati risponde in modi differenti. Quasi la metà dei cittadini ritiene che la miglior via da percorrere sia fornire adeguate soluzioni per gli utenti finali. Infatti, un quarto di essi preferisce soluzioni hardware, tra cui principalmente smart cards o elementi sicuri in dispositivi come gli smartphone; quasi un cittadino su dieci preferisce invece soluzioni di tipo software , come ad esempio un portafoglio o un’applicazione mobile che permetta un utilizzo simile al contante; soltanto una residua parte è a favore di una soluzione che combini le due precedenti; circa un terzo degli intervistati ritiene che le caratteristiche di liquidità dovrebbero essere sostenute dall’infrastruttura back-end , soprattutto nel caso in cui si consideri un’infrastruttura decentrata di tipo DLT o blockchain. Tra i professionisti, la maggior parte è dell’opinione che l’accesso permesso agli utenti finali è la miglior soluzione al fine di facilitare e riportare le caratteristiche simili al contante. Un terzo di essi propone una combinazione di tipo software e hardware, mentre circa un quinto specifica che le smart cards sarebbero il canale ideale. Tutte le attuali soluzioni hardware e software potrebbero essere adeguate per l’utilizzo di un euro digitale e rendere le operazioni di pagamento simili a quelle effettuate tramite contante, purché continuino a garantire sicurezza. Soluzioni hardware per gli utenti finali che comprendono schede (smart ) o un elemento di sicurezza in dispositivi come gli smartphone sono la migliore opzione tecnica per facilitare caratteristiche di tipo cash. Vi è comunque un altro terzo che preferisce una combinazione di soluzioni per l’utente finale con le back-end infrastrutture, molte delle quali si riferiscono ad infrastrutture decentrate.
Come preliminarmente citato è stato effettuato un lavoro di sperimentazione. Nello specifico nel rapporto circa l’ambito di sperimentazione e gli insegnamenti principali su un euro digitale vengono analizzate le caratteristiche che tale nuovo strumento potrebbe possedere. La c.d. fase di indagine avrà inizio ad ottobre 2021 e continuerà almeno fino al 2023. In essa verranno ipotizzate le possibili configurazioni dell’euro digitale nonché la sua distribuzione ai commercianti e cittadini. Verrà tuttavia tenuto anche conto del suo impatto sul mercato e delle eventuali, forse necessarie, modifiche alla legislazione europea. Alla fine di questa fase di indagine capiremo meglio se il progetto circa l’euro digitale sarà concretamente avviato. Già da adesso sappiamo che, grazie alle prime verifiche, non ci sono grosse limitazioni tecnologiche per l’emissione dell’euro digitale e che anzi esso potrebbe essere configurato in più modi differenti. Tuttavia, si dovrà valutare la fattibilità della sua distribuzione nel mondo retail considerando molti parametri. Questo report ha il ruolo di indirizzare le tematiche da discutere per quesiti tecnologici sulla soluzione da implementare, ma anche sulle decisioni politiche e legali da adottare. Il lavoro che inizia con questa fase recupera la sperimentazione già avviata nei mesi precedenti che ha visto la collaborazione delle banche centrali nazionali dei Paesi dell’area dell’euro, di rappresentanti del mondo accademico e di imprese private. In questo periodo il lavoro è stato focalizzato primariamente sulla tecnologia per un euro digitale (digital euro ledger), sulla privacy e su possibili azioni di contrasto ai rischi di riciclaggio di denaro, allo studio di specifici casi d’uso e di specifiche criticità come le modalità di accesso degli utenti finali in assenza di connessione a Internet e come garantire l’inclusività in termini di disponibilità di dispositivi.[4] Volendo entrare maggiormente nel dettaglio del rapporto in questione possiamo analizzare i quattro work stream che valutano le diverse caratteristiche di progettazione dell’euro digitale circa aspetti principali quali il registro dell’euro digitale; la riservatezza e l’antiriciclaggio; limiti alla circolazione dell’euro digitale e l’accesso agli utenti finali. Il primo lavoro che incontriamo concerne la possibilità di verificare se si possa utilizzare l’infrastruttura esistente per la distribuzione e gestione del digital euro. La portata attuale riguarda attività sperimentali circa una soluzione basata su account costruita su TIPS (e chiamata TIPS+). In primis valuta l’analisi comparativa del registro di regolamento, poi anche diverse forme di interazione con gli utenti finali, la funzionalità della privacy, la remunerazione del central bank digital currencies nonché le possibilità tecniche di scambio di informazioni. Questa prima sperimentazione ha due principali obiettivi da raggiungere: il primo concerne il test di una soluzione per l’emissione, il riscatto e la distribuzione dell’euro digitale che si basi su un nuovo impianto architettonico di rete che accresce ed estende la preesistente architettura, con gestione centralizzata, basata su un TIPS (sistema di pagamento istantaneo). Il secondo punto da raggiungere concerne l’esplorazione di come tale soluzione di un euro digitale back-end potrebbe essere integrata e come potrebbe interagire con il panorama attuale di pagamento.
Il secondo lavoro ha come obiettivo quello di controllare se sia fattibile l’utilizzo di un libro mastro centralizzato che permetta una distribuzione centralizzata della moneta. È stato infatti scelto un sistema a livelli di cui il primo è relativo agli enti come le banche centrali che emettono l’euro digitale e che garantiscono le transazioni; il secondo invece è destinato ai privati che distribuiscono l’euro digitale. In sostanza questo tipo di lavoro riguarda quella che viene definita la fattibilità combinata. Essa tratta due esperimenti: un primo denominato “approccio piatto” ed un secondo chiamato “approccio multilivello”. Tale lavoro ha lo scopo di indagare circa le diverse modalità di integrazione tra un registro centralizzato ed uno distribuito (DLT). Tra l’altro tale esperimento si è incentrato sulla programmabilità e sulle caratteristiche della privacy. Il primo approccio ha esplorato come la piattaforma basata su TIPS+ potrebbe essere completata da un’altra piattaforma, basata sul modello DLT, il quale sopperirebbe ad alcune caratteristiche mancanti nel primo. Al fine di mostrare diverse combinazioni di sistemi di risoluzione, circa differenti tipologie di problemi, e per soddisfare diversi requisiti, vengono analizzate due versioni della fattibilità combinata: la prima versione unisce TIPS+ con itCoin, il token basato su DLT che consente la creazione di un euro digitale online al portatore. Questa soluzione è la più idonea a soddisfare i requisiti delle caratteristiche del contante e quelle concorrenziali della relazione HLTF sull’euro digitale. La seconda versione, invece, combina TIPS+ con un DLT permesso e programmabile, basato sulla tecnologia Ethereum. Questo modello DLT abilita alla creazione di un euro digitale finalizzato a soddisfare esigenze di una maggiore efficienza digitale e caratteristiche concorrenziali. Il terzo lavoro, come riporta il nome stesso, prevede una nuova soluzione ossia l’analisi di utilizzabilità delle tecnologia blockchain combinata con identità digitale al fine di garantire elevati livelli di sicurezza durante le transazioni. Esso si basa su una soluzione di tipo blockchain assieme a dei gettoni, i c.d. tokens , con valoro fisso, chiamati fatture digitali. Questa sperimentazione inoltre valuta la possibilità di effettuare una combinazione tra la soluzione di tipo blockchain con sistemi esistenti per l’identità digitale degli utenti. Questo work stream analizza sia le prestazioni del registro sia le sue interazioni con diversi sistemi di identificazione e funzione della privacy. Infine, il quarto e ultimo esperimento di lavoro, definito strumento al portatore, valuta l’analisi di fattibilità di utilizzo dell’euro digitale offline con soluzioni al portatore. La ricerca condotta in questo tipo di lavoro si è focalizzata sulle soluzioni di pagamento fruibili offline, già presenti sul mercato o almeno già in via di sviluppo, che potrebbero facilitare l’uso dell’euro digitale come strumento al portatore.
Analizzando i risultati di questa prima fase di sperimentazione possiamo dedurre che i prototipi hanno mostrato che si possono processare migliaia, oltre 40.000, di transazioni al secondo per mezzo di pochissime emissioni energetiche, quindi il dispendio d’energia risulta essere irrisorio, e che sono realizzabili architetture dotate di elementi sia accentrati sia decentrati. Altresì è possibile effettuare transazioni offline, la cui sicurezza è garantita se tuttavia verranno stabilite delle tassative responsabilità legali dei vari nodi del network distributivo dell’euro digitale, in modo tale da sapere a chi rivolgersi in casi di incidenti o problemi di altro ordine. Circa la privacy, aspetto centrale, risulta che essa possa essere garantita completamente mediante varie soluzioni tecnologiche come, ad esempio, l’utilizzo di pseudonimi temporanei destinati agli utenti che effettuano operazioni. Tuttavia, un punto a sfavore, o per meglio dire su cui il dibattito è ancora irrisolto, concerne la possibilità di poter tracciare, ex post, le transazioni anche se effettuate offline. Vengono varate anche soluzioni per la limitazione dell’entità, in termini di somma di denaro, delle transazioni. Da ultimo, invece, riguardo l’accessibilità permessa agli utenti, l’utilizzo di strumenti connessi all’identità digitale facilita la sicurezza delle transazioni. Si nota purtroppo però che la detenzione delle identità digitali è ancora irrisoria in gran parte della popolazione dei principali Stati. In riferimento alle tecnologie di trasferimento di dati come, ad esempio, NFC e Bluetooth, sembra che queste possano presentare limiti per determinate transazioni. Nello specifico è fatto riferimento a quelle che implicano un massiccio spostamento di dati e informazioni.[5] Il progetto per la Cina
Sulla corsa verso una moneta elettronica concorre anche, tra i primi posti, la Cina. Il tutto ha avuto inizio il 2014 quando la Repubblica popolare cinese ha messo su carta il progetto dello yuan digitale. La scelta di dare avvio a questo disegno è stata dovuta al fatto che le valute virtuali hanno la caratteristica di essere tracciabili e dunque di rivelarsi strumenti ben idonei alla lotta contro il riciclaggio di denaro e altri crimini legati ad esso. In aggiunta, stando al fatto che la percentuale dei cittadini cinesi che detiene un conto bancario nonché la possibilità di poter accedere al credito e ai pagamenti è piuttosto irrisoria, l’emissione dello yuan digitale permetterebbe a questa fetta di popolazione di possedere tali strumenti senza la necessità delle infrastrutture bancarie né di quelle finanziarie tradizionali. Il progetto ideato prevede la sostituzione di denaro in circolazione e non di denaro depositato a lungo termine sui conti bancari. Il ruolo previsto per le banche concerne la distribuzione dello yuan digitale agli utenti. Affinché si possa espletare questa azione è necessario che sia depositata la medesima quantità delle loro riserve presso la People’s Bank of China (PBoC) dello yuan digitale che distribuiscono. Oggi sappiamo, date le prime sperimentazioni, come quella nell’aprile del 2020 quando la Banca Centrale Cinese coinvolse nei test pilota le città di Shenzhen, Chengdu, Suzhou e Xiongan oppure, una più recente, del novembre 2020, quando sono stati elaborati più di 4 milioni di transazioni per un valore di oltre 2 miliardi di yuan , che la distribuzione di tale moneta digitale avverrà su due livelli. Nel primo risiederà la People’s Bank of China con il ruolo di distributore di yuan digitale alle banche commerciali. Nel secondo livello, di natura operativa, invece, le protagoniste saranno proprio le suddette banche, le quali avranno un ruolo nella distribuzione della valuta digitale. Esse dovranno infatti cedere la valuta ai consumatori, i quali, mediante acquisti e transazioni, la immetteranno nel mercato. Per facilitare i cittadini nell’uso di questo nuovo strumento verranno introdotti dei servizi al fine di migliorare le prestazioni di scambio di monete e contanti con lo yuan digitale.[6] Il funzionamento della moneta cinese in forma digitale per mano dei cittadini prevede tecniche simili ai pagamenti digitali commerciali. Gli utenti, mediante il proprio smartphone , scaricano portafogli digitali in cui possono archiviare i propri fondi. Questi inoltre producono un codice QR, ormai a noi tutti noto, che permette così la scansione dai terminali di pagamento negli esercizi commerciali. In linea con questo aspetto Huawei, ad esempio, prevede nella produzione del suo nuovo smartphone l’inserimento di un portafoglio digitale in grado di accettare questa nuova valuta per i pagamenti. Inoltre, tra le iniziative volte ad incentivare i cittadini a pagare mediante la moneta digitale, vi è quella riguardante la creazione, da parte del governo cinese, di una lotteria che ha messo in palio, per circa 50 mila cittadini, un totale di 10 milioni di yuan digitali (1,2 milioni di euro) da spendere per le spese quotidiane. Coloro che sono risultati vincitori, ricevendo 200 yuan ciascuno, con un valore pari a 25 euro, possono utilizzare tale moneta via app, mediante la scansione, come visto prima, del codice QR che viene esibito al commerciante per concludere il pagamento.[7]
Nello scenario attuale lo yuan si presenta come la quinta valuta tra quelle in maggior uso. Essa, infatti è utilizzata nel 2% del totale dei pagamenti internazionali, ricordando che il dollaro copre invece ben il 38% dei pagamenti su scala internazionale. Ciò che infatti sembra spaventare i molti del mondo della finanza è il presagio di una sostituzione del dollaro, come valuta di riserva dominante, soppresso dal nascente yuan digitale. Ciò che in realtà, invece, vuole la Cina non riguarda questo, bensì l’abbattimento dell’egemonia del dollaro, in quanto visto dalla Repubblica del Sol Levante come minaccia per la sua stabilità economia e sociale. Nella visione di Pechino il sistema monetario internazionale perfetto dovrebbe ruotare attorno a tre, massimo quattro monete internazionali, determinando così una maggior liquidità ed anche un abbassamento del rischio che obiettivi di natura geopolitica del Paese emettente la principale moneta di riserva abbiano un impatto su tutto il resto del mondo. Il disegno cinese circa la moneta digitale prevede una progettazione che sia in grado di garantire la trasparenza e la tracciabilità delle transazioni al fine di ottenere un controllo maggiormente accurato sul sistema finanziario. Si eliminano così le criptovalute, funzionanti sfruttando l’anonimità e quindi non facilmente controllabili. In questo caso le valute digitali non godendo di questa caratteristica appena descritta saranno maggiormente controllabili da parte della Banca centrale cinese, la quale avrà così una piena visibilità dell’utilizzo dello yuan digitale nonché la possibilità di confermare o negare qualsivoglia transazione. La PBoC ha inoltre come intento l’abbattimento del dominio di Alipay e Wechat Pay , piattaforme che offrono pagamenti elettronici, nel panorama dei pagamenti digitali. Il progetto per gli Stati Uniti d’America Anche la Federal Reserve Bank, negli Stati Uniti, sta pensando di sviluppare una versione virtuale del dollaro e per farlo ha scelto di collaborare con il Massachusetts Institute of Technology. La risposta americana con oggetto le sperimentazioni su una moneta nazionale, in questo caso il dollaro, digitale è arrivata in seguito all’avvento dello e-yuan cinese. Tuttavia, non mancano delle perplessità circa numerosi aspetti legati alla sicurezza. Ricordiamo infatti che almeno fino a questo momento il dollaro americano è la valuta di riserva globale. Come prima forma di valutazione di un futuro dollaro digitale vi sono le dichiarazioni del presidente della Federal Reserve, Powell, e del Segretario dal Tesoro, Yellen. Il primo ammette di voler muoversi e misurarsi con cautela, essendo già restio sull’utilizzo delle monete digitali quali gli stablecoin. L’elemento che non piace a Powell concerne l’indipendenza che gli stablecoin e le monete simili hanno rispetto alle banche determinando così una chiara e netta separazione tra governo e denaro. Le banche, infatti non hanno né piena autonomia né potere su tali tipologie di valute. Essendo il mondo del digitale già colmo di competitors, ossia le criptovalute, per Powell l’avvento del dollaro digitale non farebbe altro che inserirsi in una competizione nella quale il tasso dei benefici non sembrerebbe superare di gran lunga quello dei costi. Non possono di certo mancare anche dubbi relativi al contesto normativo che dovrebbe adattarsi al nuovo strumento. Tuttavia, le voci americane circa il progetto del dollaro digitale non sono univoche. Vi è infatti il segretario del tesoro che definisce il dollaro digitale ricco di elementi favorevoli, quali la velocità, la sicurezza e il basso costo, per effettuare i pagamenti. Per quanto possa esserci un inevitabile impatto sul sistema finanziario, è indubbio che per contro vi possano essere notevoli vantaggi nella lotta ad attività illecite come il riciclaggio di denaro.
Gli Stati Uniti, dunque si sono già messi in moto vagliando una serie di opzioni per un futuro progetto sul dollaro digitale. Il lavoro di sperimentazione prevede cinque programmi pilota che si svolgeranno nei prossimi dodici mesi al fine di raccogliere dati ed informazioni utili per l’attuazione in concreto della valuta digitale americana. Gli Usa quindi seguono, senza superare, la Cina cercando di limitare al minimo il rischio di un avanzamento netto del colosso asiatico che comporterebbe l’utilizzo dello yuan digitale anche negli scambi commerciali quotidiano come l’e-commerce. Gli Stati Uniti, godendo della posizione da leader che hanno assunto, potrebbero sfruttare al meglio questo progetto, se decidessero di investirci molte più energie di quanto supposto, arrivando a solidificare ulteriormente la propria posizione sullo scenario economico-finanziario mondiale.[8] I benefici di un euro digitale Tornando al progetto europeo, un euro digitale continuerebbe l’efficienza di un mezzo di pagamento digitale con la sicurezza della moneta di banca centrale. Aiuterebbe a gestire le situazioni in cui il contante non è più la soluzione prescelta ed eviterebbe la dipendenza da mezzi di pagamento digitali emessi e controllati all’esterno dell’area dell’euro, suscettibili di minare la stabilità finanziaria e la sovranità monetaria. La tutela della privacy sarebbe una priorità fondamentale: l’euro digitale potrà così contribuire a preservare la fiducia nei pagamenti nell’era digitale. L’importanza del contante nel contesto attuale, nonché la sua possibile reticenza, da parte dei cittadini dell’area euro, a lasciarlo, è quasi strettamente connessa alla possibilità di pagamenti privi di costi che questo mezzo permette. Non dimenticando tuttavia il fatto che esso sia un sistema di pagamento sicuro e soprattutto accettato ovunque. L’euro digitale riuscirebbe tuttavia a riproporre i medesimi aspetti appena presentati. Infatti, si prevede che tali opzioni potranno comunque essere offerte anche per effettuare pagamenti online o con strumenti digitali. La portata innovativa nonché risparmiosa dell’euro digitale comporterebbe un costo ridotto delle transazioni, consentirebbe agli utenti di fare acquisti ovunque nell’area euro ed inoltre favorirebbe l’inclusione finanziaria, includendo nel circuito finanziario anche coloro i quali attualmente sono esclusi dai pagamenti digitali. Data la forte attenzione rivolta dagli utenti nei confronti del comparto di sicurezza di tale strumento, prima tra tutti la privacy, vi è da aggiungere ulteriormente un credito nei confronti della Banca centrale, rappresentato dall’euro digitale, privo di rischi quali quello di liquidità, di credito o di mercato. In questo modo l’euro digitale assumerebbe il ruolo di efficace strumento di difesa contro la diffusione dilagante delle criptovalute legate ad un pagamento di tipo privato. Altresì il nascente euro digitale, prodotto diretto della Banca centrale, garantirebbe la tutela della riservatezza, tanto auspicata dagli utenti, dei cittadini. L’accesso ai dati sensibili nonché alle informazioni sugli utenti sarà permesso solo ed esclusivamente alle Autorità atte al contrasto del riciclaggio di denaro o del finanziamento del terrorismo. Egualmente, trattando di lotta al money laundering, la medesima azione di deterrenza è valida anche nei confronti di attività legate alle criptovalute. Stando infatti alla pubblicazione della Relazione annuale dell’Unità di Informazione Finanziaria, si può ben notare come nel 2020 vi sia stato un incremento delle segnalazioni di operazioni sospette in materia di riciclaggio.
Per concludere l’euro digitale apporterebbe notevoli benefici quali in primis la spinta all’innovazione e alla concorrenza consentendo agli intermediari di dimensioni sia piccole sia grandi di migliorare la propria offerta di servizi. In aggiunta gli operatori europei, in qualità di fornitori di prodotti includenti l’accesso all’euro digitale, potrebbero aumentare il livello di qualità dei beni, messi a disposizione del pubblico, rimanendo competitivi nonostante la continua espansione dei giganti della tecnologia nei settori di servizi finanziari e di pagamento. L’euro digitale salvaguarderebbe il ruolo centrale della moneta della Banca centrale nel sistema dei pagamenti, rafforzando l’autonomia dell’Europa nell’era digitale. Annoverabile tra i vantaggi ci sarebbe senz’altro la possibilità di rafforzare i meccanismi di trasmissione di politica monetaria. Questo punto però presenta un’ambiguità tale da poter essere inserito anche nella discussione circa i rischi dell’emissione dell’euro digitale. Vi sono infatti dubbi riguardo questa probabilità. Il primo concerne il rischio di esporre i propri dati sensibili, seguito dal rischio di mettere a repentaglio la propria libertà e di essere controllati dai poteri forti. Un euro digitale, delineato sulla scia dello yuan digitale, implicherebbe la possibilità da parte del governo nazionale di controllare i movimenti finanziari con la possibilità di bloccare i fondi individuali a propria discrezione e programmare smart contract per obbligare o vietare determinate categorie di spesa. I rischi di un euro digitale Almeno nella fase preliminare e di sperimentazione dell’euro digitale si preannuncia non solo la presentazione e quindi l’analisi di aspetti positivi, ma anche di quelli negativi o comunque legati a possibili rischi connessi all’emissione del nuovo tipo di moneta. Primo tra tutti troviamo la quasi impossibilità d’identificazione dei portatori e dei beneficiari di monete del tipo strutturato; segue la disintermediazione del sistema bancario, dovuto al fatto che le nuove monete potrebbero essere caricate su supporti durevoli, portando ad un abbassamento delle giacenze nonché delle aperture di conti correnti; vi è poi l’aumento di rischio connesso a reati quali frode e riciclaggio di denaro sporco;[9] il problema della garanzia di un elevato livello di privacy. In aggiunta alcuni sostengono che una valuta digitale, basata su token , potrebbe non garantire il completo anonimato. Se ciò si dimostrasse, solleverebbe inevitabilmente problemi sociali, politici e legali. La Banca centrale europea stessa ha spiegato che l’introduzione di un euro digitale potrebbe avere dei risvolti molto seri sull’intero sistema finanziario. Privacy: circa la tutela della riservatezza garantita dall’euro digitale, per quanto sia l’aspetto maggiormente auspicato dai cittadini, vi sono ancora delle questioni irrisolte. Ciò che preoccupa di più e che soprattutto sembra scontrarsi con il principio di riservatezza concerne l’ipotesi in cui l’implementazione tecnica dell’euro digitale consenta l’identificazione degli utenti, non garantendo in questo modo l’anonimato. Nel progetto embrionale dell’euro digitale si prevede che vi sia un approccio diverso alla questione della privacy sulla base della tipologia di transazioni che si potranno effettuare, ossia online oppure offline . I punti cruciali da analizzare concernono in primis quale modalità, tra le due, scegliere, tenendo conto dei diversi rischi in cui si incorrerebbe in ciascuno di questi due livelli; in seconda istanza si tratta della questione relativa al rapporto tra diritto alla riservatezza e prevalenza dell’interesse pubblico, con attenzione al caso dell’intervento nelle transazioni di soggetti non appartenenti all’area euro.
Più nel dettaglio, nel caso di scelta di transazioni esclusivamente online la garanzia della privacy , sia che si tratti di un sistema centralizzato sia che si faccia ricorso a figure intermediarie, deve essere realizzata rispettando non solo la normativa e i vincoli preposti da parte dell’emittente, ma anche le regole generali descritte dalla BCE nel progetto preliminare. Inoltre, nel caso di intervento online da parte di un intermediario autorizzato e vigilato come ad esempio la banca, l’utilizzo dell’euro digitale non introduce sostanziali differenze da un punto di vista di tutela della privacy rispetto alla situazione di circolazione tradizionale dell’euro. Se invece si optasse per un modello offline si eviterebbe la condivisione di dettagli della transazione con soggetti diversi rispetto al pagatore e al beneficiario, ottenendo così un grado maggiore di tutela della privacy. In tale modo l’euro digitale affiancherebbe in tutto e per tutto il contante. Essendo a cuore di molti cittadini, futuri utenti, la questione del tracciamento dei dati durante le operazioni di transazione l’Eurosistema si esprime dichiarando che non è nel suo interesse la raccolta e il tracciamento dei dati sui pagamenti effettuati dai singoli fruitori del servizio. L’euro digitale anzi permetterebbe ai cittadini di effettuare pagamenti senza condividere i propri dati con soggetti terzi, se non nel caso in cui vi sia un chiaro sospetto di essere in presenza di qualche attività illecita e dunque la richiesta di abbassare la soglia di riservatezza e anonimità sarebbe dettata da esigenze preventive. Per avere un diritto alla riservatezza a trecentosessanta gradi, ad essere tutelati non dovranno essere soltanto i dati circa l’identificazione dell’utente, ma anche quelli sul pagamento e sui metadati relativi alla transazione. Vi è tuttavia la possibilità che gli utenti debbano rivelare la propria identità come nel caso del primo accesso al servizio dell’euro digitale. L’aspetto della privacy, per citare un caso simile oltreoceano, molto importante nonché molto sentito negli Usa, soprattutto in relazione alle monete digitali, rischia di frenare, o per meglio dire rallentare, il progetto di un futuro dollaro digitale.[10] Conclusioni Nonostante la moneta digitale, l’euro digitale per la precisione, sia ancora sottovalutazione, sono già state trovate valide giustificazioni per avallare l’emissione di questo nuovo tipo di valuta. Primo tra tutti troviamo la garanzia duratura della disponibilità di moneta, anche nei casi critici quali un eventuale declino del contante. Secondariamente l’euro digitale giungerebbe in quei luoghi, quali regioni o siti, dove solitamente già di per sé è irreperibile e che durante determinati eventi, di varia natura, risulta essere ancor più impossibile poterlo avere a disposizione. L’euro digitale inoltre fornirebbe un nuovo strumento di trasferimento di denaro tra reti ed intermediari e permetterebbe di far accedere al circuito finanziario anche quella fetta di popolazione che difficilmente riesce ad entrarvi. Altro punto importante, che arrecherebbe la moneta europea in forma digitale, riguarda un miglioramento delle transazioni di pagamento specie se oltre confine nonché un aiuto per quei trasferimenti che hanno ad oggetto fondi europei destinati ad aiutare Stati membri. Da ultimo, ma assolutamente non per importanza, il riferimento alla privacy, infatti, nonostante le dispute ancora in concorso circa questo argomento, pare che l’euro digitale possa salvaguardare il diritto alla riservatezza ovviamente laddove contemperata con le norme antiriciclaggio e nella lotta al finanziamento del terrorismo.[11]
Attenderemo i risultati, i quali, data la durata biennale della fase di indagine, dovrebbero arrivare per il 2023, certi che la Bce farà tutte le valutazioni del caso contemplando il possibile, se non quasi sicuro, impatto che tale moneta digitale potrebbe avere sul mercato, come configurarlo e come distribuirlo tra i professionisti ed i cittadini comuni. Alla fine di tale fase scopriremo se l’euro digitale sarà destinato a rimanere un mero progetto su carta o se diverrà concretamente reale, seppur virtuale. [1] Condemi J., Stablecoin: cosa sono i cosidetti “anti-bitcoin”, 21 dicembre 2020, in Network Digital 360, https://www.blockchain4innovation.it/criptovalute/stablecoin-cosa-sono-i-cosiddetti-anti-bitcoin/ [2]Risposte alle domande più frequenti sull’euro digitale, Banca centrale europea, Eurosistema https://www.ecb.europa.eu/paym/digital_euro/faqs/html/ecb.faq_digital_euro.it.html [3] Rapporto sulla consultazione pubblica di un euro digitale https://www.ecb.europa.eu/paym/digital_euro/html/pubcon.it.html [4] Eurosystem report on the public consultation on a digital euro, European Central Banck Eurosystem, https://www.ecb.europa.eu/pub/pdf/other/Eurosystem_report_on_the_public_consultation_on_a_digital_euro~539fa [5]Digital euro experimentation scoper and key learnings, European Central Banck Eurosystem, https://www.ecb.europa.eu/pub/pdf/other/ecb.digitaleuroscopekeylearnings202107~564d89045e.en.pdf [6] Zapponini Gianluca., Moneta digitale, l’Europa (via Bankitalia) alla sfida cinese, in Formiche, 13 aprile 2021 https://formiche.net/2021/04/eyuan-cina-moneta-digitale-bankitalia-usa-pechino/ [7] Il futuro del denaro. Dalla Cina all’Europa, ecco le nuove valute, in Db Magazine, 11 Novembre 2020 https://www.deutsche-bank.it/news/detail/dbmagazine-il-futuro-del-denaro-dalla-cina-all-europa-ecco-le- nuove-valute?language_id=1 [8] Lupi G., Anche gli Stati Uniti ragionano (e sperimentano) il dollaro digitale, in Istituto Analisi Relazioni Internazionali, 29 luglio 2021 https://iari.site/2021/07/29/anche-gli-stati-uniti-ragionano-e- sperimentano-il-dollaro-digitale/ [9] Razzante R., Un euro digitale. Per opporsi a Bitcoin & C., in Ore 12 economia https://ranierirazzante.it/wp-content/uploads/2021/05/Euro-digitale_Ore12.pdf [10] Pontani F.P.F., Euro digitale e tutela della privacy: i punti ancora aperti al dibattito, in Network Digital 360, 28 giugno 2021 https://www.cybersecurity360.it/legal/privacy-dati-personali/euro-digitale-e- tutela-della-privacy-i-punti-ancora-aperti-al-dibattito/ [11] Ivi p.10 Arriva l’euro digitale contro bitcoin e le criptovalute, 16 luglio 2021, in Qui Finanza https://quifinanza.it/economia/arriva-leuro-digitale-contro-bitcoin-e-le-criptovalute/510432/ Condemi J., Stablecoin: cosa sono i cosidetti “anti-bitcoin”, 21 dicembre 2020, in Network Digital 360, https://www.blockchain4innovation.it/criptovalute/stablecoin-cosa-sono-i-cosiddetti-anti-bitcoin/ Digital euro experimentation scoper and key learnings, European Central Banck Eurosystem, https://www.ecb.europa.eu/pub/pdf/other/ecb.digitaleuroscopekeylearnings202107~564d89045e.en.pdf Euro digitale: un contributo al dibattito sulle scelte tecnico progettuali, 26 luglio 2021, Banca d’Italia https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/mercati-infrastrutture-e-sistemi-di-pagamento/questioni- istituzionali/2021-010/N.10-MISP.pdf Eurosystem report on the public consultation on a digital euro, European Central Banck Eurosystem, https://www.ecb.europa.eu/pub/pdf/other/Eurosystem_report_on_the_public_consultation_on_a_digital_euro~539fa https://www.ipsoa.it/documents/impresa/banche/quotidiano/2021/07/26/euro-digitale-riduzione-costi- sicurezza-transazioni-benefici
Il futuro del denaro. Dalla Cina all’Europa, ecco le nuove valute, 11 Novembre 2020, in Db Magazine https://www.deutsche-bank.it/news/detail/dbmagazine-il-futuro-del-denaro-dalla-cina-all-europa-ecco-le- nuove-valute?language_id=1 Intervista con Fabio Panetta, membro del Comitato esecutivo della BCE, condotta da Martin Arnold, 20 giugno 2021, Banca centrale europea, Eurosistema https://www.ecb.europa.eu/press/inter/date/2021/html/ecb.in210620~c8acf4bc2b.it.html La Bce lancia il progetto di euro digitale: Lagarde: “si cambia marcia”, 14 luglio 2021, in Sole24Ore https://www.ilsole24ore.com/art/la-bce-lancia-progetto-euro-digitale-lagarde-si-cambia-marcia-AE1SvvW Lupi G., Anche gli Stati Uniti ragionano (e sperimentano) il dollaro digitale, 29 luglio 2021 https://iari.site/2021/07/29/anche-gli-stati-uniti-ragionano-e-sperimentano-il-dollaro-digitale/ Marchesoni E., Stablecoin: la valuta per l’economia del futuro, ma la strada è ancora lunga, 19 giugno 2019, in Network Digital 360, https://www.agendadigitale.eu/documenti/stablecoin-la-valuta-per- leconomia-del-futuro-ma-la-strada-e-ancora-lunga/ Pontani F.P.F., Euro digitale e tutela della privacy: i punti ancora aperti al dibattito, 28 giugno 2021, in Network Digital 360, https://www.cybersecurity360.it/legal/privacy-dati-personali/euro-digitale-e-tutela- della-privacy-i-punti-ancora-aperti-al-dibattito/ Prallini E., Euro digitale entro fine 2021? Ecco come funzionerà, 1 marzo 2021, in Forbes https://forbes.it/2021/03/01/euro-diventera-digitale-entro-fine-2021-come-funzionera/ Rapporto sulla consultazione pubblica di un euro digitale https://www.ecb.europa.eu/paym/digital_euro/html/pubcon.it.html Razzante R., Euro digitale versus criptovalute https://www.filodiritto.com/euro-digitale-versus-criptovalute Razzante R., Il vero pericolo? Le criptovalute, non la moneta,28 luglio 2021, in Filodiritto Razzante R., Un euro digitale. Per opporsi a Bitcoin & C., in Ore 12 economia Report on a digital euro, European Central Banck Eurosystem, https://www.ecb.europa.eu/pub/pdf/other/Report_on_a_digital_euro~4d7268b458.en.pdf#page=27 Risposte alle domande più frequenti sull’euro digitale, Banca centrale europea, Eurosistema https://www.ecb.europa.eu/paym/digital_euro/faqs/html/ecb.faq_digital_euro.it.html Subacchi P., Perché lo yuan digitale non è una sfida alla supremazia del dollaro, in Il Sole 24 Ore, 21 gennaio 2021. https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2021/01/21/yuan-digitale-sfida/ Un euro digitale, Banca centrale europea Eurosistema https://www.ecb.europa.eu/paym/digital_euro/html/index.it.html Zapponini Gianluca., Moneta digitale, l’Europa (via Bankitalia) alla sfida cinese, 13 aprile 2021, in Formiche https://formiche.net/2021/04/eyuan-cina-moneta-digitale-bankitalia-usa-pechino TAG: criptovalute, euro digitale, digital euro, Intelligence e sicurezza, moneta virtuale Avvertenza La pubblicazione di contributi, approfondimenti, articoli e in genere di tutte le opere dottrinarie e di commento (ivi comprese le news) presenti su Filodiritto è stata concessa (e richiesta) dai rispettivi autori, titolari di tutti i diritti morali e patrimoniali ai sensi della legge sul diritto d'autore e sui diritti connessi (Legge 633/1941). La riproduzione ed ogni altra forma di diffusione al pubblico delle predette opere (anche in parte), in difetto di autorizzazione dell'autore, è punita a norma degli articoli 171, 171-bis, 171- ter, 174-bis e 174-ter della menzionata Legge 633/1941. È consentito scaricare, prendere visione, estrarre copia o stampare i documenti pubblicati su Filodiritto nella sezione Dottrina per ragioni esclusivamente
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