EFFETTO TERREMOTO SUI MONUMENTI DI ROMA

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EFFETTO TERREMOTO SUI MONUMENTI DI ROMA
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                                                                               TERREMOTO
                                                                                       SUI
                                                                               MONUMENTI
                                                                                  DI ROMA
                                                                                                          Fabrizio cantelMi
                        Danni causati dai terremoti Funiciello et alii 1998

                                                                              G
   I recenti eventi catastrofici nel Centro                                                li ultimi eventi sismici hanno risveglia-
                                                                                           to l’attenzione sul problema della fra-
        Italia, avvertiti anche dai romani,
                                                                                           gilità del nostro patrimonio monu-
    offrono lo spunto per ripercorrere la                                                  mentale e sulla necessità di azioni di
                                                                              prevenzione, anche in zone prive di sismicità lo-
      storia di millenni di attività tellurica
                                                                              cale, quale Roma, ma che possono subire dan-
    a Roma attraverso le ferite inferte ai                                    ni di un certo rilievo per effetto di eventi lontani.
  suoi monumenti. Infatti, nonostante la                                      Analizzando i cataloghi sia storici sia strumenta-
                                                                              li della sismicità del territorio italiano, è possibile
     modesta sismicità della Capitale, è                                      osservare come l’area romana sia stata sempre
 indubbia la fragilità del suo patrimonio                                     interessata da una sismicità di modesta intensi-
                                                                              tà, localizzata nelle immediate vicinanze. La città
   monumentale e la necessità di azioni                                       ha risentito, tuttavia, dei forti terremoti delle aree
   di manutenzione e di prevenzione, di                                       limitrofe che hanno provocato, nel corso della sua
                                                                              lunga storia, ingenti danni all’edificato urbano, sia
fronte al pericolo di danni disastrosi per                                    storico sia di recente costruzione.
 effetto di eventi lontani. Tra gli esempi,                                   Fonti epigrafiche e documentali testimoniano co-
                                                                              me la città, per effetto dei forti terremoti che si so-
il confronto dello stato di conservazione                                     no verificati in passato lungo la catena appennini-
    delle due Colonne imperiali, Traiana                                      ca, abbia subito danni importanti con risentimenti
                                                                              fino al VII-VIII grado d’intensità della scala macro-
   e Antonina e l’analisi dei danni subiti
                                                                              sismica Mercalli-Cancani-Sieberg (Mcs). I mag-
     dal Colosseo che, per la sua mole,                                       giori danni su Roma sono stati causati dal ter-
                                                                              remoto del 1091 e dagli eventi drammatici con
rappresenta il testimone principale della
                                                                              epicentro nell’Aquilano (nel 1349 e nel 1703) e
                  storia sismica di Roma.                                     nel Fucino (nel 508 e nel 1915). Il territorio roma-

                                                                                                                                71/17
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     Colonna Antonina, i rocchi dislocati                        Modo di vibrazione del suolo e delle colonne,
                                                                 sismogramma sintetico del sottosuolo delle colonne

      no, che un tempo fu sconvolto da un’intensa atti-          uno studio particolareggiato sui quartieri romani.
      vità vulcanica, si trova attualmente in fase di ripo-      Le analisi hanno dimostrato che i danni più rile-
      so in quanto i distretti vulcanici che lo contornano       vanti sono localizzati sui terreni sedimentari re-
      (Cimino-Vicano-Sabatino a NO e Laziale a SE)               centi, mentre sui terreni più rigidi i danni sono di
      hanno “scaricato” tutte le potenzialità eruttive al-       minore entità.
      meno 20.000 anni fa. Invece, dal punto di vista
      tettonico rappresenta una regione giovane, non             le coloNNe imPeriali
      ancora in equilibrio e, pertanto, soggetta a feno-         Una conferma della diversa trasmissione nel sot-
      meni di assestamento. Nella catena appenninica             tosuolo di Roma delle onde sismiche provenien-
      tuttora in continua trasformazione si genera un’e-         ti da eventi tettonici degli Appennini (distanti oltre
      nergia che, liberatasi, si propaga attraverso on-          100 Km) si ottiene confrontando lo stato di con-
      de sismiche che, se di discreta intensità, posso-          servazione delle due Colonne imperiali: la Tra-
      no raggiungere il sottosuolo di Roma.                      iana (113 d.C.) e quella di Marco Aurelio (193
      Il primo terremoto di cui si abbia notizia certa è         d.C.), detta anche Antonina. Queste colonne,
      quello avvenuto nel 461 a.C. descritto da Tito Li-         sono molto simili: situate a circa 700 metri in li-
      vio; statisticamente si è riscontrato che nell’A-          nea d’aria, ambedue sono costituite da tre par-
      gro romano si sono verificati eventi sismici di una        ti – base, fusto e capitello – sono pressoché co-
      certa rilevanza almeno una volta ogni 200 an-              eve e presentano configurazioni strutturali simili.
      ni (anche se appare assodato che nessun terre-             Uguale la tecnica costruttiva (rocchi cilindrici di
      moto sia stato veramente catastrofico). Le fonti           marmo bianco di Luni aventi altezza 150 cm, dia-
      storiche ne riportano descrizioni, anche se non            metro 360 cm, peso 30 tonnellate circa) e l’altez-
      sempre affidabili, sia dell’ampiezza del fenome-           za (circa 40 m), l’unica piccola differenza è che
      no sia dell’esatta ubicazione geografica. Molti dei        il fusto della colonna Traiana è leggermente ra-
      templi e delle costruzioni dell’antica Roma han-           stremato verso l’alto, mentre quello della colonna
      no subito nei secoli danneggiamenti e distruzio-           di Marco Aurelio è perfettamente cilindrico. Due
      ni dovuti a terremoti: il fenomeno sembrava in-            strutture di circa 1000 tonnellate, eguali per co-
      spiegabile, data la natura estremamente “soffice”          struzione ma appoggiate su terreni con caratte-
      del substrato alluvionale su cui poggiano molti di         ristiche geologiche differenti: la colonna di Traia-
      questi edifici, e per verificare la stretta correla-       no poggia direttamente sulle arenarie in quanto,
      zione tra i caratteri geologici del territorio e gli ef-   per allargare l’area del Foro, si operò uno sban-
      fetti del sisma l’Istituto Nazionale di Geofisica e        camento della sella (alta 30 metri) che congiun-
      Vulcanologia (in seguito INGV, ndr) ha condotto            geva il Quirinale con il Campidoglio; la colonna

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Colonne Traiana e di Marco Aurelio - Di Francesco 2008   Colonna di Traiano

di Marco Aurelio, invece, poggia su depositi sab-         della colonna, per cui anche sollecitazioni di mo-
biosi e limosi di notevole spessore. Per verifica-        derata entità possono produrre effetti rilevanti. Al
re la stretta connessione tra natura geologica del        contrario il sito della colonna di Traiano, su terre-
suolo e propagazione del sisma, l’INGV ha con-            ni più rigidi, non è soggetto ad alcuna amplifica-
dotto un’indagine mediante simulatori elettroni-          zione locale del moto. Il sisma che ha danneggia-
ci applicati a un modello bidimensionale che ri-          to la colonna di Marco Aurelio all’altezza del nono
produceva la situazione geologica della Valle del         rocchio è quello che ha interessato l’Italia centro-
Tevere. Lo studio di questi “sismogrammi sinte-           meridionale nel 1349. A Roma ha prodotto nume-
tici” ha evidenziato l’effetto valle, ossia la diffra-    rosi danni ad altri edifici storici, quali il campanile
zione delle onde di superficie ai bordi della valle       della Basilica di S. Paolo; la Torre dei Conti (crol-
con conseguente formazione di treni di onde lo-           lo della parte superiore), il Colosseo (crollo del-
cali che restano intrappolati entro la valle. Inoltre     la cerchia esterna meridionale) e la Basilica Co-
ha dimostrato che la presenza di un soffice stra-         stantiniana di S. Pietro (tetto e atrio).
to superficiale che poggia su un basamento rigido
amplifica il moto creando un picco nella frequen-         il coloSSeo
za compresa fra 1,2 e 1,5 hertz (quindi presso-           L’Anfiteatro Flavio, inaugurato nell’anno 80 d.C.,
ché coincidente con la frequenza di risonanza             rappresenta il testimone principale della storia
della valle del Tevere). Ebbene, non casuali ap-          sismica di Roma avendo subito, per la sua mo-
paiono gli spettacolari disallineamenti di alcuni         le, tutti gli effetti dei terremoti che hanno interes-
rocchi a metà circa della colonna di Marco Aure-          sato l’area romana. Già in epoca imperiale (443
lio, provocati da eventi sismici. Dalle simulazioni       d.C.) l’edificio subì seri danni, come ricorda un’e-
numeriche effettuate si ottengono sismogrammi             pigrafe “Decio Mario Venanzio, prefetto della cit-
sintetici che evidenziano una forte amplificazio-         tà, patrizio, console ordinario restaurò a proprie
ne del moto del terreno nel sito della colonna di         spese l’arena e il podio che la sciagura di uno
Marco Aurelio, provocata dallo strato a bassa ve-         spaventoso terremoto aveva abbattuto”. Ma po-
locità costituito dai depositi alluvionali della valle    chi anni dopo (484 d.C.) un altro sisma provocò
del Tevere. Purtroppo il periodo di risonanza del-        ancora danni. Il Colosseo è costruito in parte in
lo strato è pressoché uguale a quello del modo            corrispondenza di una limitata depressione che
fondamentale di vibrazione della colonna stessa.          ha ospitato il corso d’acqua di uno dei numerosi
Durante i terremoti la colonna di Marco Aurelio è         affluenti di sinistra del Tevere. Si tratta del Fosso
quindi eccitata da uno scuotimento sensibilmen-           Labicano che, procedendo parallelamente all’o-
te amplificato nella banda della frequenza propria        monima via, s’immetteva, sino all’inizio dello svi-

                                                                                                            71/17
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 Da sinistra: - Sottosuolo del Colosseo - Sismogramma sintetico del sottosuolo del Colosseo

                luppo urbanistico della città, nel Velabro Maggio-                            tà delle caratteristiche fisiche del terreno di fon-
                re, un affluente di ordine maggiore che confluiva                             dazione a minare la stabilità del pesante manu-
                direttamente nel Tevere. La scelta del sito è sta-                            fatto. Il Colosseo, infatti, risulta costruito su una
                ta, infatti, determinata dalla morfologia naturale                            base naturale che presenta un forte contrasto tra
                messa a disposizione dal Fosso Labicano, sbar-                                il settore settentrionale, fondato sui solidi terreni
                rato verso NW dal piccolo Colle della Velia che                               tufacei, e quello meridionale che poggia sui sedi-
                collegava il Palatino al Colle Oppio. I contor-                               menti alluvionali del vecchio Fosso Labicano. Da
                ni di questa morfologia si sono purtroppo perdu-                              ciò si deduce facilmente come la parte meridiona-
                ti a causa degli sventramenti degli anni Trenta                               le dell’edificio sia la parte più vulnerabile; i mag-
                del secolo scorso, che hanno fatto perdere an-                                giori danni, infatti, si sono ripetuti in questa zona.
                che il senso dell’originale forma della città impe-                           I crolli d’intere spalle della costruzione convin-
                riale. Il gomito del Fosso Labicano aveva avuto,                              sero i romani ad abbandonare l’anfiteatro (si ag-
                comunque, già dai romani un’utilizzazione sce-                                giunse così ai disastri naturali, l’opera di spolia-
                nografica artificiale. Sbarrato appena più a val-                             zione operata dall’uomo per recuperare le staffe
                le, era stato ridotto a piccolo bacino lacustre sul                           di bronzo e interi blocchi lapidei). Una simulazio-
                quale si affacciavano residenze di rilievo (tra cui                           ne numerica, effettuata dall’INGV, dell’incidenza
                la neroniana “Domus Aurea”). Il monumento, ol-                                di un’onda sismica impulsiva ha consentito di vi-
                tre che delle sistematiche spoliazioni e improprie                            sualizzare gli effetti indotti sul moto del suolo dal-
                utilizzazioni succedutesi negli anni dal Medioevo                             le eterogeneità degli strati geologici sottostanti il
                sino al diciottesimo secolo, ha risentito degli ef-                           Colosseo. I sismogrammi sintetici evidenziano
                fetti di scuotimento dovuti ai terremoti provenien-                           come la bassa velocità di propagazione delle on-
                ti dall’Appennino centrale almeno in quattro do-                              de sismiche nei sedimenti non consolidati del ba-
                cumentati eventi: nel V secolo, nel IX secolo nel                             cino provochi ampiezze del moto più elevate e
                1349 e nel 1703. Ad ogni scossa l’anfiteatro ha                               uno scuotimento più prolungato nei terreni sof-
                subito danneggiamenti più o meno gravi, ciò sia                               fici. Poiché la parte del monumento più danneg-
                per la gran mole del manufatto, sia per la consi-                             giata si trova in corrispondenza delle aree dove
                stenza del substrato di fondazione su cui poggia.                             lo scuotimento orizzontale risulta fortemente am-
                Una campagna di sondaggi effettuati dall’INGV                                 plificato, la geometria e le caratteristiche mecca-
                e dalle Università di Roma Tre e “La Sapien-                                  niche delle unità geologiche sottostanti appaiono
                za” ha consentito di ricostruire i principali carat-                          determinanti per lo stato di conservazione.
                teri geologici e geotecnici del sottosuolo nell’area
                del Colosseo. Sono soprattutto le disomogenei-                                                                     l’articolo segue a p. 21 >

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EFFETTO TERREMOTO SUI MONUMENTI DI ROMA
A T      T   U    A    L   I   T   à    21

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effetto terremoto sui monumenti di roma

                              Carta geologica sintetica del Vaticano.
                                     In azzurro i depositi alluvionali

  la baSilica di S. Pietro                                               coNcluSioNi
  La prima Basilica fu costruita nel 324 d.C. dall’im-                   Come abbiamo visto dall’antichità la storia di Ro-
  peratore Costantino sul terreno di sedime del                          ma ha registrato una lunga serie di terremoti che
  Circo di Caligola (completato da Nerone) per-                          hanno colpito l’Appennino centrale e che hanno
  ché nella adiacente necropoli era stato sepolto                        contributo a modificare in modo sensibile il pae-
  S. Pietro. L’antica chiesa subì danneggiamenti                         saggio urbano della Capitale, provocando dan-
  in occasione dei vari terremoti (e delle incursio-                     ni consistenti su numerosi edifici civili e su monu-
  ni barbariche) che colpirono Roma. Catastrofiche                       menti di grande rilievo.
  conseguenze subirono il campanile e la faccia-                         Pur in presenza di un quadro normativo in materia
  ta durante il terremoto del 1349: l’edificio diven-                    di miglioramento sismico dei monumenti, esiste
  ne pericolante tanto che il Papa, al ritorno da                        una certa disattenzione a livello politico che de-
  Avignone (1377), fu costretto a procedere alla de-                     termina un livello di manutenzione scarsa o spes-
  molizione della vecchia chiesa e alla costruzio-                       so assente nei confronti della sicurezza strutturale
  ne di una nuova Basilica di S. Pietro. Il progetto                     dei monumenti romani. Per scongiurare gli effet-
  della nuova struttura variò durante la realizzazio-                    ti catastrofici delle scosse sismiche su un patrimo-
  ne, con l’avvento dei diversi papi e dei numero-                       nio artistico e architettonico di immensa portata,
  si artisti di fama chiamati a dirigere i lavori (Bra-                  occorrono scelte politiche che tengano conto dei
  mante, Michelangelo, Maderno, Bernini). In base                        risultati delle ricerche scientifiche e che le sosten-
  all’esperienza acquisita dallo studio dei danni su-                    gano e applichino con investimenti ingenti per una
  biti dalla vecchia basilica, costruita in buona par-                   vera e propria “cultura della prevenzione”.
  te su lembi alluvionali, i vari progettisti cercarono                  Concludo ricordando le parole di Seneca e la sua
  di ancorare le nuove fondazioni sul solido sub-                        fiducia nel valore della conoscenza di fronte ai fe-
  strato costituito dalle “marne vaticane”, intaccan-                    nomeni della natura, tratte dalla sua opera “Que-
  do il Colle Vaticano. Anche in corso di costruzione                    stioni naturali”:
  furono necessari cambiamenti e riprogettazio-                           “Gioverà anche mettersi nella disposizione d’ani-
  ni ogni volta che la stabilità dell’opera appariva                     mo che gli dei non fanno niente del genere e che
  compromessa. È il caso delle due torri campana-                        gli sconvolgimenti del cielo e della terra non so-
  rie progettate dal Bernini alle estremità della fac-                   no le conseguenze della collera divina: questi fe-
  ciata (quindi verso il Tevere e poggianti, di con-                     nomeni hanno le loro cause … Per noi che igno-
  seguenza, su depositi alluvionali): dopo le crepe                      riamo la verità, sono terribili tutti i fatti la cui rarità
  createsi alla base della prima torre in costruzione,                   accresce la nostra paura … Poiché la causa del
  il progetto fu radicalmente mutato (1670) per non                      nostro timore è l’ignoranza, non vale la pena di
  appesantire le strutture verso il Tevere.                              sapere, per non avere più paura?”

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