Educare nei nidi d'infanzia: dagli spazi creativi e di gioco agli apprendimenti
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Educare.it - SCUOLA Educare nei nidi d’infanzia: dagli spazi creativi e di gioco agli apprendimenti Maria Buccolo Dottore di ricerca in Progettazione e Valutazione dei processi formativi, è docente a contratto di Didattica Generale e DSA presso la Facoltà di Scienze della Formazione Primaria dell’Università La sapienza di Roma, già docente di discipline pedagogiche presso il Dipartimento di scienze della formazione dell’Università degli Studi di Roma Tre. Coordina le attività didattiche al Master di “Servizi Educativi per la prima infanzia” presso l’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare di Roma. È formatore e consulente all’interno di diverse organizzazioni sia pubbliche che private e tiene corsi di forma-zione e aggiornamento per docenti di ogni ordine e grado di scuola sul tema della gestione delle emozioni. Tra le sue pubblicazioni: L’educatore emozionale. L’alfabetizzazione emotiva per tutta la vita, Franco Angeli 2019; Formar-si alle professioni educative e formative. Università, Lavoro e Sviluppo dei Talenti, Franco Angeli 2015. L’articolo focalizza l’importanza dell’educazione nel bambino, sin dai primi mesi di vita, ed approfondisce la valenza pedagogica e culturale del nido come primo luogo di apprendimento. I vari aspetti che caratterizzano tale servizio educativo vengono affrontati in modo organico, sia dal punto di vista della ricerca pedagogica che dalle recenti normative che ne potenzia- no l’identità e la preziosa valenza educativa. Introduzione tari rivolti all'infanzia, gli asili nido, favori- scono la continuità educativa con la fami- Il nido è il servizio educativo progettato glia, l'ambiente sociale e gli altri servizi esi- per sostenere il bambino in una fase della stenti. Ogni asilo nido è organizzato in spazi sua crescita particolarmente preziosa per lo differenziati per rispondere ai bisogni delle sviluppo psico-fisico. E’ anche un servizio di diverse età, ai ritmi di vita dei singoli bam- interesse pubblico che accoglie senza alcuna bini, alla percezione infantile dello spazio, distinzione di sesso, cultura, etnia e religio- alla necessità di riferimenti stabili, alle atti- ne. Lo scopo è di offrire ai bambini un luogo vità (Gilardini, 2012). di socializzazione e di stimolo delle loro po- Nel nostro paese, le istituzioni pubbliche tenzialità cognitive, affettive e sociali nella per la prima infanzia, a gestione comunale, prospettiva del loro benessere e del loro ar- sono nate con la legge 6.12.1971, n. 1044 che monico sviluppo (Buccolo, 2019). detta le disposizioni generali e stabilisce i Nell'ambito della massima integrazione principi fondamentali entro i quali le Regio- con gli altri servizi educativi, sociali e sani- ni possono emanare le loro norme e delega- © Educare.it (rivista on line - ISSN: 2039-943X) - Vol. 20, n. 4 – Aprile 2020 61
URL: https://www.educare.it/j/temi/scuola/scuola-e-dintorni/3957 re ai Comuni - quali enti locali più vicini ai identifica con il diritto alla conoscenza e alla bisogni della comunità - la gestione ed il creatività; il nido offre al bambino occasioni controllo degli asili nido. di socializzazione e di apprendimento La classificazione dei servizi rivolti ai (Dewey, 2009). bambini di età compresa tra i 3 mesi ed i 6 L’idea è quella di nido aperto alle colla- anni esistenti in Italia identifica i diversi tipi borazioni con il territorio, ma anche tra se- di risposta per fascia d’età (3 mesi-3 anni, 3- zioni e tra gli educatori, dove far trasparire 6 anni) e intensità di cura. una programmazione rivolta al piano istitu- Oggi la realtà dei servizi educativi per zionale (degli enti locali) e al piano pedago- l’infanzia 0- 6 anni è in via di sviluppo in gico (dei servizi per l’infanzia). Per Frabboni seguito al D.Lgs n. 65/2017 “Decreto sul si- lavorare come educatori al nido, significa stema integrato di istruzione ed educazione essere dei professionisti che assumono un da 0-6 anni”. determinato modello di intervento chiaro e Concettualmente il nido diventa uno spa- definito, nella piena consapevolezza di dove zio speciale, ritagliato a misura di bambino, e perché si sta intervenendo. il quale abbandona la visione “assistenziale” Anche Susanna Mantovani (1990, p. 44) di un tempo, per mettere al centro insiste sull’importanza della programma- dell’obiettivo lo sviluppo psicologico, fisico zione al nido, ponendola come esigenza di e sociale. qualunque intervento educativo al di là di quelle che sono le pretese cognitive. L’idea è La pedagogia del nido quella di una programmazione “dinamica”, quindi un’azione educativa basata su teorie Nel secolo scorso, diversi autori contri- e conoscenze continuamente adattate alla buirono ad arricchire il dibattito pedagogico realtà, dove l’educatore diventa un ricerca- sulla programmazione del nido e sulla fun- tore in azione in base alle esigenze che si zione educativa della struttura della prima propongono. Egli, infatti, dovrebbe essere in infanzia. Frabboni (1990) sostiene la necessi- possesso di strumenti che consentono di co- tà di pensare a modalità di lavoro che per- struire e interpretare informazioni e dati, a mettano ai bambini di “poter scrivere e leg- partire da conoscenze teoriche precise che gere i propri linguaggi” e quindi il proprio gli consentano una programmazione dina- mondo esistenziale, sociale e culturale. Sulla mica, seppur rigorosa e pensata (Frabboni, base di ciò, il bambino non dovrebbe essere 1990). asservito allo stile di vita “consumistico”, La programmazione al nido è stata for- imposto dal modello culturale dominante, temente sostenuta da Catarsi, facendo rife- ed inserito entro modelli di vita lontani dalle rimento ad un’idea libera da rigidità e esperienze della prima infanzia. Frabboni schematismi, evolutiva, in grado di svilup- considera il nido d’infanzia come il luogo parsi secondo continui aggiornamenti, veri- che garantisce tale diritto, in quanto lo rico- fiche e ridefinizioni (Catarsi, Fortunati, nosce “soggetto di conoscenza e creatività 1989). Incidere sul futuro e promuovere il fin dalla nascita” (Frabboni, 1990, p. 12). cambiamento delle persone è una delle fun- L’autore riprende il programma pedago- zioni dell’educatore della prima infanzia. gico di Dewey, secondo cui l’infanzia si © Educare.it (rivista on line - ISSN: 2039-943X) - Vol. 20, n. 4 – Aprile 2020 62
URL: https://www.educare.it/j/temi/scuola/scuola-e-dintorni/3957 Al nido si impara attraverso Un nido a misura di bambino l’esplorazione e la scoperta, che costituisco- L'evolvere della vita psichica dell'infanzia no le basi della pedagogia attiva. Il bambino è una dimensione difficile da individuare e viene curato in ogni aspetto della sua vita: i da esplorare: conoscenze, affetti, percezioni, bisogni fisiologici, il gioco e le relazioni. Il emozioni del mondo infantile, rappresenta- bambino scopre che il nido è un luogo di re- no un pianeta sconosciuto dove le categorie lazioni, dove si incontrano i coetanei e anche di spazio, di tempo, la memoria e l'attesa adulti che hanno una funzione simile a quel- hanno connotati difficilmente comprensibili la dei genitori (cura, accudimento, protezio- dagli adulti. ne, affetto), ma con mansioni e ruoli diffe- Tutto questo contribuisce allo sviluppo renti, con specifica valenza sociale, cogniti- dell’identità del bambino, che costituisce va, affettiva e relazionale. Il contesto del ni- uno degli elementi principali del progetto do d’infanzia deve essere accogliente, deve pedagogico del nido: si promuove prestare attenzione ad alcuni momenti signi- l’autoconsapevolezza attraverso il processo ficativi come ad esempio le routine quotidia- di separazione/distinzione fra il sé ed il fuori ne, attraverso le quali si trasmettono cono- di sé mediante la relazione educativa. scenze, valori, consuetudini e modelli ad- Il nido rappresenta, pertanto, uno spazio dottati sia dalla famiglia che dal contesto so- ricco di relazioni diversificate fra adulti e ciale di appartenenza. Oltre bambini e fra coetanei, ha delle caratteristi- all’interiorizzazione delle routine giornaliere, che peculiari difficilmente rinvenibili in altre l’inserimento al nido rappresenta un mo- esperienze di relazione e socializzazione del mento complesso, delicato e fondamentale bambino. Il nido, configurandosi come espe- basato sugli stili di attaccamento dei bambi- rienza quotidiana, consente la possibilità di ni, come aveva chiarito lo studio di Bowlby stabilire e sperimentare rapporti "regolari" e (1979). "abituali" che, in quanto tali, sono prevedibi- Si tratta di agire con gradualità, evitando li da parte del bambino. Routine, azioni, ge- il distacco improvviso del bambino dalla sti, parole, ritmi nel loro alternarsi e ripetersi madre ed adottando delle strategie persona- scandiscono l'esperienza al nido. Tale pre- lizzate al fine di rendere questa esperienza vedibilità, in quanto realizzazione di un'a- positiva. Il distacco affettivo e la cura hanno spettativa, agisce positivamente sulla co- forti implicazioni psicologiche e riguardano struzione del sé. la soddisfazione dei bisogni primari come Tenere conto delle modalità attraverso le l’alimentazione, la prevenzione delle malat- quali si forma, si struttura e si elabora la co- tie, oppure bisogni direttamente fisici come scienza e l'esperienza del sé, nel bambino da la pulizia del corpo. Oggi gli educatori sono zero a tre anni, non significa accostarsi ad molto più esperti nell’attenzione ai problemi un problema teorico solo in termini conosci- relativi alla crescita e allo sviluppo grazie ai tivi o puramente astratti, ma analizzare con contributi che si sono avuti dagli studi sulla quali modalità, nel nido, i bambini svilup- prima infanzia. pano la rappresentazione del sé. Essa costi- tuisce una costellazione di fattori interdi- pendenti, che prende fisionomia e si orga- © Educare.it (rivista on line - ISSN: 2039-943X) - Vol. 20, n. 3 – Marzo 2020 63 63
URL: https://www.educare.it/j/temi/scuola/scuola-e-dintorni/3957 nizza correlando, in maniera organica, i Un progetto ed una programmazione propri linguaggi interni a quelli dell'ambien- educativa legati al concetto di strutturazione te. dell'identità, -quindi alla consapevolezza di Tale analisi deve essere tenuta presente e un intervento che abbia presente la globalità comportare una chiarezza di impostazione dell'esperienza infantile e l'unicità del bam- nella programmazione educativa, dove si bino- deve mirare ad offrirgli occasioni che individuano gli obiettivi pedagogici, si ela- lo aiutino ad elaborare l'immaginario, a co- borano metodologie di intervento, si metto- struire oltre la soglia del reale. no in atto strategie organizzative, si struttu- rano spazi, ritmi e routine di vita confluenti Il gioco al nido agli obiettivi fissati. Nel mosaico del patrimonio pedagogico La programmazione educativa deve tene- del nido e all'interno della programmazione re conto della necessità di agevolare, nel educativa, grande rilevanza ha l'esperienza processo di sviluppo del bambino, una di vita collettiva. I bambini sperimentano "conversazione" intesa come scambio, atto un'articolata rete di relazioni, con adulti di- circolare, processo sociale dove le risposte versi da quelli che incontrano in famiglia e dell'ambiente aiutano a definire sé stesso, a con coetanei. Il gruppo dei coetanei diventa strutturare la propria permanenza nel corso occasione di socialità, di gioco che si arric- dell'evoluzione temporale, nonostante i suoi chisce e complessifica nelle relazioni. mutamenti di carattere fisico, motorio, intel- Alcune ricerche condotte all’interno del lettuale e sociale. nido rilevano che, durante l'interazione di La consapevolezza della propria perma- gioco, che si svolge attraverso lunghe se- nenza significa sperimentare il sentimento quenze, i bambini sembrano non solo con- di identità all'interno di due contesti diversi, dividere un'attività con il coetaneo, ma ad- quello familiare e quello del nido, che non dirittura comprendere di svolgerla in comu- vanno né confusi né percepiti come separati, ne (Macinai, 2011). Le modalità di scambio ma vissuti con il senso della continuità, af- fra bambini hanno inoltre un’enorme in- finché il bambino organizzi la sua mappa af- fluenza sullo sviluppo socio-affettivo e fettiva e cognitiva in maniera non disgrega- quindi esiste una stretta correlazione fra in- ta. Avere presente l'obiettivo della struttura- terazioni reciproche, imitazione e sviluppo zione dell'identità significa, per gli educatori cognitivo. del nido, dare al bambino il senso della pro- Nel gioco collettivo l'attività dell'uno è pria efficacia, cioè percepirsi come capace di determinata dall'azione degli altri. Queste autonomia, centro di iniziativa che produce indicazioni definite "organizzatrici" nascono effetti sulla realtà che lo circonda e sugli al- dalla conservazione della realizzazione fatta tri. Se gli atteggiamenti degli educatori sono dal compagno. Tale osservazione amplifica di continua disconferma, o contraddittori, progressivamente l'azione iniziale del bam- possono non solo provocare incertezza e bino che risulterà essere la rielaborazione confusione, ma determinare nel bambino la della propria attività confrontata ed elabora- percezione di una propria incapacità di su- ta, utilizzando l'esperienza dell'altro. scitare atteggiamenti positivi. © Educare.it (rivista on line - ISSN: 2039-943X) - Vol. 20, n. 4 – Aprile 2020 64
URL: https://www.educare.it/j/temi/scuola/scuola-e-dintorni/3957 Nel gioco con l'altro, come nella conver- di restare soli con sé stessi e pensare, consi- sazione e in qualunque attività o esperienza derare, rielaborare, fantasticare. A tale scopo condivisa, il bambino del nido acquisisce la concorrono luoghi personali come cassetti in nozione di "contingenza interpersonale", cui riporre oggetti familiari, come il ciuccio, cioè sviluppa la capacità di tenere conto il bavaglino etc. dell'altra persona e può far dipendere e mo- Quanto detto ci fornisce le indicazioni dificare i propri comportamenti da quelli fondamentali per l'organizzazione degli degli altri, realizzando non solo il supera- spazi al nido e soprattutto per la loro conno- mento del proprio egocentrismo, ma una tazione. Gli spazi non possono essere indif- competenza comunicativa determinata ferenziati perché non sarebbero distinguibili dall'educazione al rapporto che è uno degli dal bambino; non possono essere neutri ma obiettivi principali del nido (Cera, 2009). significativi; non possono essere, infine, pur nella loro flessibilità, non strutturati. Ogni Il nido d’infanzia come spazio di ap- ambiente, da quello igienico a quello dedica- prendimento inter-attivo to al riposo o alle attività, deve essere con- notato con gli elementi che consentono al Il nido d’infanzia rappresenta uno spazio bambino di riconoscerne la specificità. Tale materiale dove un insieme di elementi inte- specificità, se da una parte deve rispondere ragiscono fra di loro come la forma, gli arre- all'impianto pedagogico adottato dagli edu- di, gli oggetti, la luce, gli angoli strutturati e catori e ai criteri di funzionalità del nido, ha non. E’ presente anche una componente soprattutto il valore di costituire un ambien- immateriale ed è determinata dal modo in te differenziato che favorisce un funziona- cui gli educatori e i bambini vivono quel mento psicologico e comportamentale più contesto educativo in termini di gioco ed at- articolato. tività quotidiane. In definitiva, al nido la strutturazione del- L'importanza dell'organizzazione dello lo spazio ha una marcata funzione educati- spazio nei nidi d’infanzia nasce dal fatto che va, a partire dalla sua configurazione archi- per i bambini rappresenta l'immagine del tettonica e dall'ambiente in cui è inserito mondo esterno che essi hanno rispetto (Borghi, Guerra, 2006). all'ambiente familiare. Nella progettazione Non è ininfluente strutturare il nido in un degli spazi del nido si deve garantire ai unico ambiente grande ed indifferenziato o bambini luoghi in cui possano sentirsi pro- suddividere lo spazio in sezioni; creare un tetti, spazi come gli angoli "morbidi" con sistema di illuminazione piuttosto che un al- tappeti e cuscini, pupazzi e bambole, oggetti tro; operare una previsione della percorribi- affettivamente rassicuranti. lità interna o lasciarla al caso; prevedere l'in- Parallelamente si deve creare opportunità sonorizzazione o meno degli ambienti, stu- affinché i bambini imparino a dominare lo diare la razionalità dei tragitti per gli adulti spazio e a non subire costrizioni ed impe- e il rapporto tra esterno ed interno. dimenti da esso (Restiglian, 2012). La stessa articolazione in sezioni, relative Inoltre, è importante consentire al bambi- a gruppi di bambini scelti per età omogenea, no di passare da momenti di socializzazione dovrebbe essere fatta attorno ad un punto a tempi e spazi nei quali è possibile scegliere nodale di incontro, che può essere rappre- © Educare.it (rivista on line - ISSN: 2039-943X) - Vol. 20, n. 3 – Marzo 2020 65 65
URL: https://www.educare.it/j/temi/scuola/scuola-e-dintorni/3957 sentato da un ambiente comune che offra Ulteriori opportunità possono essere of- possibilità di incontro libero tra bambini di ferte ai bambini articolando spazi non strut- età diversa. turati per il gioco libero e di avventura. Se si analizzano gli spazi esterni al nido, spesso si presentano privi di attenzione pe- Considerazioni conclusive dagogica, come se i bambini fossero destina- Il senso più profondo di questa riflessione ti a vivere solo all'interno del nido, quando sul nido d’infanzia è insito nel suo essere invece dovrebbero consentire molteplici “luogo” di relazioni ed apprendimento ludi- esperienze. Per questo motivo la loro strut- co. Al centro c’è l’intervento educativo che turazione deve orientarsi a creare zone pro- pone lo sviluppo di relazioni significative tette ed organizzate, come quelle chiamate tra adulti e bambino e tra i bambini. “ponte” che collegano l'interno con l'esterno, La pedagogia dell’ascolto, degli affetti, accessibili con autonome uscite dalle varie delle relazioni e dell’organizzazione degli sezioni. In queste zone si possono ricreare, spazi di apprendimento viene così a fondare in spazi protetti con opportunità di giochi un segmento fondamentale delle scienze tranquilli, di attenzione, letture di libri e so- dell’educazione che devono oggi sempre più prattutto anche occasioni di relax come dife- dialogare con le istituzioni per aiutare il sa della propria identità e del bisogno di evi- bambino a “vivere una vita buona” (Mon- tare intrusioni degli altri che possono spez- tessori) sin dalla più tenera età. zare i magici momenti di irrealtà fantastica. Riferimenti bibliografici Borghi B. Q., Guerra L., Star bene al Nido d’Infanzia. Strumenti per la gestione organizzativa ed educativa dell’asilo nido, Junior, Bergamo, 2006. Bowlby J., Attaccamento e Perdita, Bollati Boringhieri, Torino, 1979. Buccolo M., L’educatore emozionale, percorsi di alfabetizzazione emotiva per tutta la vita, Franco Angeli, Milano, 2019. Catarsi E., Fortunati A. (a cura di), La programmazione-progettazione nell’asilo nido, La Nuova Italia, Firenze, 1989. Cera R., Pedagogia del gioco e dell'apprendimento. Riflessioni teoriche sulla dimensione educativa del gioco, Franco Angeli, Milano, 2009. Dewey J., Dewey e l’educazione progressiva, Carocci, Roma, 2009. Frabboni F. (a cura di), Programmare al nido. I problemi, le procedure, gli strumenti, La Nuova Italia, Firenze, 1990. Galardini A.L. (a cura di), Crescere al Nido, Gli spazi, i tempi, le attività, le relazioni, Carocci, Roma, 2012. Macinai E., Nido dei bambini e delle bambine. Formazione e professionalità per l'infanzia, ETS, Pisa, 2011. Mantovani S., “La programmazione al nido” nella prospettiva interattivo-costruzionista, in F. Frabboni (a cura di), Programmare al nido. I problemi, le procedure, gli strumenti, La Nuova Italia, Firenze, 1990. Restiglian E., Progettare al nido. Teorie e pratiche educative, Carocci Faber, Roma, 2012. © Educare.it (rivista on line - ISSN: 2039-943X) - Vol. 20, n. 4 – Aprile 2020 66
Puoi anche leggere