Dickinson Scholar Dickinson College
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Dickinson College Dickinson Scholar Student Honors Theses By Year Student Honors Theses Spring 5-17-2020 Una donna contro il patriarcato: Gli spazi simbolici nel romanzo di Sibilla Aleramo Natura Sant Foster Dickinson College Follow this and additional works at: https://scholar.dickinson.edu/student_honors Part of the Italian Language and Literature Commons Recommended Citation Sant Foster, Natura, "Una donna contro il patriarcato: Gli spazi simbolici nel romanzo di Sibilla Aleramo" (2020). Dickinson College Honors Theses. Paper 381. This Honors Thesis is brought to you for free and open access by Dickinson Scholar. It has been accepted for inclusion by an authorized administrator. For more information, please contact scholar@dickinson.edu.
DICKINSON COLLEGE Dipartimento di Studi Italiani Una donna contro il patriarcato: Gli spazi simbolici nel romanzo di Sibilla Aleramo Tesi Finale per il Conseguimento della Laurea con Lode (Honors) in Studi Italiani Laureanda Natura Sant Foster Relatrice Nicoletta Marini-Maio Associate Professor of Italian and Film Studies
Sant Foster 2 Anno Accademico 2019/2020 Indice Ringraziamenti 3 Capitolo 1 - La scrittura femminile e il patriarcato nel XX secolo 5 Capitolo 2 - Sibilla Aleramo: La scrittrice nel contesto del patriarcato 13 e del nascente movimento femminista Capitolo 3 Una donna: gli spazi e gli spostamenti della soggettività 17 Parte I: Lo spazio dell’infanzia a Milano 20 Parte II: Lo spazio dell’adolescenza – “Laggiù” 22 Parte III: Lo spazio della prigione domestica 30 Parte IV: A Roma: l’affidamento e la liberazione 36 Riflessione conclusiva di “una donna” di oggi 43 Bibliografia 45
Sant Foster 3 Ringraziamenti L’italiano significa per me molto più di una lingua e un corso di studio. Prima di entrare nella scuola media, avevo già scelto quale lingua volevo studiare. Vengo da una famiglia italiana da parte di madre, e avevo già studiato lo spagnolo per alcuni anni, quindi pensavo che fosse una buon’idea imparare una nuova lingua, specialmente quella dei miei antenati. Mi è sempre piaciuta la lingua italiana e nelle classi d’italiano mi sentivo molto felice ed entusiasta di sentire i suoni strani che mi uscivano dalla bocca, e come a poco a poco, potevo pensare indipendentemente in italiano. Senza il sostegno dedicato della mia professoressa d’italiano al liceo, Fiorella Bologno, non sarei qui, oggi, a scrivere questa tesi. Anche se la professoressa mi ha buttato fuori dalle lezioni perché ridevo e chiacchieravo troppo con i miei compagni di classe, mi ha sempre sostenuta fortemente come studentessa e come giovane donna e le sarò sempre così grata per il rapporto che abbiamo creato, basato sulla nostra adorazione comune della lingua e della cultura italiana. Lei ha sempre incoraggiato il mio spirito e il mio entusiasmo, anche se ho disturbato le lezioni un paio di volte… Ho sempre in mente tutti i bei momenti in cui abbiamo chiacchierato insieme davanti ad un caffè. Il dipartimento d’italiano a Dickinson è diventato un gruppo di persone che ora considero un’estensione della mia famiglia. Anche prima di venire al Dickinson, ricordo di avere parlato con i Professori Luca Lanzilotta e James McMenamin dell’opportunità di studiare l’italiano sia a Carlisle che a Bologna. Sapevo di voler continuare a studiare l’italiano all’università, però in quel momento non potevo capire che l’italiano sarebbe diventato una parte inseparabile della mia persona. Vorrei ringraziare il Prof. McMenamin per essere stato il mio advisor per tre anni, per avermi aiutato nei corsi in cui ero la studentessa più giovane, e anche per avermi tenuta sempre aggiornata di cosa sta facendo mio zio pizzaiolo.
Sant Foster 4 Grazie anche ai Professori Luca Trazzi e Bruno Grazioli, per avermi spinto a sfidare me stessa e a realizzare le mie capacità. Grazie alla Professoressa Antonella Francini, la mia professoressa di letteratura a Syracuse University a Firenze, che mi ha fatto conoscere la scrittura di Natalia Ginzburg, che ho anche letto durante il mio studio indipendente del semestre scorso a Dickinson. Vorrei ringraziare la Professoressa Sara Gelmetti del Johns Hopkins SAIS per avermi dato la possibilità di studiare con studenti che facevano la laurea magistrale e per avermi aiutato a migliorare significativamente la mia conoscenza grammaticale. Devo ringraziare profondamente la Professoressa Elisabetta Cunsolo, che mi ha sempre sostenuta e che mi sta aiutando moltissimo a tornare in Italia. La sua passione per l’arte e la sua grande conoscenza artistica mi ispira continuamente. Sono riconoscente a tutti i professori che mi hanno sostenuto mentre ho passato l’anno all’estero in Italia. L’abilità di usare in modo pratico la lingua che ho studiato per più di dieci anni era incredibile, e spero di poter tornare presto in Italia per poter migliorare anche di più. Infine, sarebbe stato impossibile completare questo progetto immenso senza il sostegno, l’assistenza e la dedizione della incredibile Professoressa Nicoletta Marini-Maio. Sebbene ci siamo conosciute solo quest’anno, il legame che abbiamo formato attraverso le discussioni profonde di Una donna, Lessico famigliare, e L’amica geniale, gli innumerevoli meeting che abbiamo fatto per discutere la direzione di questa tesi, e il tempo che la professoressa ha passato a fare le revisioni e a scrivere commenti per aiutarmi a completare questo lavoro rimarrà con me per sempre. Ogni volta che penso a questo lavoro, penso sempre a tutto quello che ha fatto per farmi vedere quanto sono capace di fare.
Sant Foster 5 Capitolo 1 La scrittura femminile e il patriarcato nel XX secolo Per secoli e in ogni parte del paese, essere una donna in Italia ha significato avere meno importanza di un uomo. Ha significato sapere e credere nella disuguaglianza e perpetuarla nelle generazioni seguenti. Ha significato non lottare contro gli ostacoli posti dal sistema patriarcale e rimanere in una posizione subordinata. Grazie al lavoro faticoso e risoluto del movimento femminista, che è iniziato in modo deciso in Italia nella seconda metà dell’Ottocento con la scrittura di Anna Maria Mozzoni (1837-1920), la lotta contro il mondo androcentrico continua ancora oggi.1 Il pregiudizio dell’incapacità e della debolezza della donna oggi non persiste così fortemente e le opportunità economiche, sociali e di famiglia per le donne sono migliorate significativamente riguardo a perfino un secolo fa. Se non fosse stato per la disperazione di rivendicare l’autorità e il possesso del proprio corpo e per la determinazione di raggiungere questi obiettivi, che è cominciata in Italia in modo mirato e organizzato alla fine dell’ottocento e l’inizio del novecento, le donne sarebbero rimaste nella stessa posizione subordinata. L’oppressione delle donne era sostenuta dal sistema legale che è esistito in Italia per secoli ed è iniziato a cambiare solo al volgere del ventesimo secolo. È importante notare le leggi che hanno oppresso significativamente i diritti delle donne e come il sistema e la società patriarcale erano fondati su tale soggezione femminile. È anche necessario definire il patriarcato perché il termine sarà usato spesso in questa tesi. Il patriarcato indica un sistema socio-economico e di potere che favorisce gli uomini, ponendoli in cima alla gerarchia sociale e mettendo nella posizione subordinata la popolazione femminile.2 Il potere legale, politico, e sociale rimane maggiormente nelle mani degli uomini, 1 Maria Elena Dalla Gassa, “Anna Maria Mozzoni,” Enciclopedia delle donne, accessed April 19, 2020, http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/anna-maria-mozzoni/ 2 Jane Pilcher and Imelda Whelehan, 50 Key Concepts in Gender Studies, (London: Sage, 2004), 93.
Sant Foster 6 conseguentemente il sistema serve i loro desideri e interessi. Nel 1990, la sociologa inglese Sylvia Walby (1953- ) ha scritto Theorizing Patriarchy, in cui sottolinea le strutture e le pratiche sociali che sostengono l’oppressione e lo sfruttamento delle donne dagli uomini. Cita sei strutture che mantengono il potere maschile sulle donne: “household production”, “culture”, “sexuality”, “violence”, “state”, and “paid work”.3 Farò riferimento a questi fenomeni per mostrare quanto la vita di Sibilla Aleramo, la protagonista di Una donna (1906), è stata definita e oppressa da tali strutture patriarcali. È anche necessario analizzare la centralità della famiglia nella cultura italiana per capire come le istituzioni hanno costretto le donne a rimanere in casa per prendersi cura della famiglia. Prima della prima ondata del femminismo, era quasi impossibile per una donna perseguire i suoi interessi e le sue passioni al di fuori della casa; esistevano poche opportunità e poco interesse a lasciare partecipare le donne alla vita pubblica. Dato che le donne partoriscono i bambini, sembrava naturale che fossero loro a crescerli. Allora, l’identità della donna diventava esclusivamente quella di madre e di moglie, perché nella tradizione cristiana era vietato per una donna avere figli senz’essere sposata. Quindi, per via del matrimonio, la donna perdeva la sua soggettività e capacità di agire in quanto donna, perché doveva onorare le responsabilità dei ruoli di moglie e madre. La maggioranza dei matrimoni servivano come patti legali e religiosi che sostenevano il potere maschile di controllare e di usare la donna come oggetto procreativo, citando le Sacre Scritture della Bibbia e l’essenzialismo dei generi per affermare i loro convincimenti misogini. Infatti, l’importanza secondaria della donna è asserita chiaramente nel Nuovo Testamento: Non permetto a nessuna donna d’insegnare, né di comandare al marito; le donne devono starsene tranquille. Perché? Perché Dio creò per primo Adamo e poi Eva. E non fu Adamo a lasciarsi ingannare da Satana, ma Eva, che si rese colpevole di peccato. Perciò Dio mandò alle donne i dolori del parto. Tuttavia salverà la loro anima, a condizione che perseverino nella fede, nell’amore e nella sottomissione a Dio.4 3 Sylvia Walby, Theorizing Patriarchy (Oxford: Blackwell, 1998): Contents. 4 2. Tim. 1:12-15 NIV
Sant Foster 7 Non è affatto sorprendente che una società cattolica, fondata saldamente sulle Sacre Scritture della Bibbia, sia anche una società che mette la donna in una posizione subordinata rispetto a un uomo, dato che la misoginia è chiaramente presente in parecchie parti delle Scritture, ed esplicitamente nei versi sopracitati. Un concetto sociale e legale ancora più antico di quelli scritti nella Bibbia è quello di pater familias, che dominava completamente la vita familiare durante questo periodo. A vari livelli, esiste ancora oggi. Il concetto di pater familias, un termine latino che viene dai tempi romani, si riferisce all’organizzazione patriarcale che definiva la struttura della famiglia. Oggi, la parola rappresenta il potere autoritario che il patriarca romano esercitava sulla famiglia (i figli, la moglie, e gli schiavi) e il controllo della sua proprietà.5 Anche se sono passati due millenni dai tempi dei romani, lo stesso tipo di proprietà patriarcale continua a essere sostenuto legalmente nella vita di Sibilla Aleramo. Il padre/marito come proprietario dei membri della famiglia è un concetto che guida la realtà della storia di Aleramo, e per comprendere il perché del suo trattamento per mano degli uomini nella sua vita è necessario capire l’uomo nel ruolo irrefutabile del capo che si basa sulla tradizione romana. Due altre leggi molto discriminatorie erano quelle del delitto d’onore e il matrimonio riparatore. I termini della legge sono delineati nell’ex-articolo 587 del Codice penale: Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell'atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d'ira determinato dall'offesa recata all'onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona, che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella. Se il colpevole cagiona, nelle stesse circostanze, alle dette persone, una lesione personale, le pene stabilite negli articoli 582 e 583 sono ridotte a un terzo; se dalla lesione personale deriva la morte, la pena è 5 Richard P. Saller, “Pater Familias, Mater Familias, and the Gendered Semantics of the Roman Household,” Classical Philology 94, no. 2 (1999): 182, 184. L’uso oggi del termine è meno complesso della realtà del pater familias nei tempi romani, in cui il pater non doveva essere specificamente un padre, e non necessariamente poteva controllare la moglie (dipendeva dai termini del contratto matrimoniale). Il pater della familias non necessariamente esercitava un potere autoritario sulla famiglia, e non era neanche necessario che il pater fosse sposato. Pater si riferisce solo a colui che non aveva un altro pater a cui apparteneva; il titolo era più importante per definire chi nella società poteva essere un proprietario. Oggi, però, pater familias ha un significato più severo e più limitato. In questa tesi, faccio riferimento alla definizione moderna del termine, come fanno altri accademici e storici.
Sant Foster 8 della reclusione da due a cinque anni. Non è punibile chi, nelle stesse circostanze, commette contro le dette persone il fatto preveduto dall'articolo.6 Il delitto d’onore era definito come una riduzione di pena legale per colui che uccideva o assaliva un membro della famiglia (che di solito era femmina, cioè una madre, moglie, figlia o sorella) che avesse un’amante. La legge riconosceva una riduzione di pena legale anche per l’uccisione dell’amante, a patto che lui sorprendesse gli amanti nel bel mezzo dell’atto carnale.7 Inutile dire che la vittima non era spesso un uomo della famiglia, ma una donna; sebbene la legge delineasse il diritto della donna di fare la stessa cosa, le costrizioni sociali della società patriarcale spingevano le donne a non esercitarlo, visto nel fatto che c’era “una casistica quasi esclusivamente maschile.”8 La legge che sosteneva il delitto d’onore è stata abrogata non prima del 5 agosto 1981.9 Questa legge, legata a una tradizione patriarcale e misogina, fino a quarant’anni fa teneva la famiglia (soprattutto le donne) sotto la minaccia dell’omicidio se si fosse scoperta una relazione extraconiugale. È importante notare anche che l’articolo è stato approvato il 19 ottobre 1930, durante il regime fascista di Mussolini, in cui i diritti e la libertà delle donne erano limitati gravemente. In aggiunta, c’era anche il matrimonio riparatore, che esisteva per cancellare il reato di violenza carnale fatto da uno stupratore contro una minorenne tramite il matrimonio. L’articolo 544 (che è stato abrogato nel 1981) dice: Per i delitti preveduti dal capo primo e dall'articolo 530, il matrimonio, che l'autore del reato contragga con la persona offesa, estingue il reato, anche riguardo a coloro che sono concorsi nel reato medesimo; e, se vi è stata condanna, ne cessano l'esecuzione e gli effetti penali.10 Nell’ex-articolo 530 (che è stato abrogato nel 1996), a cui l’articolo 544 fa riferimento dichiara: 6 Il Sole 24 Ore, “Omicidio e Lesione Personale a Causa Di Onore,” Guida al Diritto, accessed April 19, 2020, https://www.diritto24.ilsole24ore.com/guidaAlDiritto/codici/codicePenale/articolo/716/art-587-omicidio-e-lesione- personale-a-causa-di-onore-abrogato-.html?refresh_ce=1. 7 Mariano Acquaviva, “Delitto D'onore: Cos’è?,” La Legge per Tutti, last modified September 19, 2018, https://www.laleggepertutti.it/232029_delitto-donore-cose - Delitto_donore_lo_stato_dira. 8 Acquaviva, “Delitto D'onore.” 9 Maria Antonella Cocchiara, “Il Diritto e La Violenza. Le Tappe Di Una Lentissima Evoluzione,” inGenere.it, last modified November 25, 2013, https://www.ingenere.it/articoli/il-diritto-e-la-violenza-le-tappe-di-una-lentissima-evoluzione. 10 Il Sole 24 Ore, “Causa Speciale Di Estinzione Del Reato,” Guida al Diritto, accessed April 19, 2020, https://www.diritto24.ilsole24ore.com/guidaAlDiritto/codici/codicePenale/articolo/657/art-544-causa-speciale-di- estinzione-del-reato-abrogato-.html.
Sant Foster 9 Chiunque, fuori dei casi preveduti dagli articoli 519, 520 e 521, commette atti di libidine su persona o in presenza di persona minore degli anni sedici, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. Alla stessa pena soggiace chi induce persona minore degli anni sedici a commettere atti di libidine su sé stesso, sulla persona del colpevole, o su altri. La punibilità è esclusa se il minore è persona già moralmente corrotta.11 Il ragionamento dietro all’articolo era la protezione dell’onore della famiglia che era intrecciata con l’illibatezza della figlia. Nel caso sfortunato dello stupro della figlia, per salvare l’onore della famiglia, era necessario che lo stupratore e la vittima si sposassero, in modo che la donna conservasse la sua purezza esclusivamente per il futuro marito (che in questo caso sarebbe lo stupratore)12. Il trauma che si può immaginare per la vittima di violenza sessuale poteva perciò continuare per tutta la vita. Per di più, la legge faceva diventare questa donna anche proprietà legale e domestica di colui che l’aveva violentata. È stato grazie al coraggio di una donna, la siciliana Franca Viola, che si è riusciti a far revocare la legge del matrimonio riparatore. Il 26 dicembre 1965, Viola fu rapita da un gruppo di giovani sotto la guida di Filippo Melodia, che desiderava sposarsi con Viola. Pensando al matrimonio riparatore, Melodia l’ha violentata, sapendo che lei si sarebbe sposata con lui per proteggere l’onore della famiglia. Sebbene questa fosse la regola nella sua società, Viola ha rifiutato la proposta di matrimonio con il sostegno della sua famiglia.13 Invece di passare il resto della vita accanto al suo stupratore, si è seduta davanti a lui in tribunale. Alla fine del processo, Melodia è stato condannato a undici anni di prigione.14 Questo processo ha segnato la prima volta che un uomo è stato processato per lo stupro di una donna che non ha poi accettato la proposta di matrimonio riparatore. È quasi impossibile pensare che poco più di cinquant’anni fa ci sia stato uno dei primi esempi del rifiuto delle donne a rimanere proprietà di 11 “Art. 530 Codice Penale - Corruzione Di Minorenni,” Brocardi.it, last modified November 27, 2019. https://www.brocardi.it/codice-penale/libro-secondo/titolo-ix/capo-ii/art530.html. 12 Cocchiara, “Il Diritto e La Violenza.” 13 Cullen, Niamh, "Where Violence and Love Meet: Honour and Italian Society," In Love, Honour, and Jealousy: An Intimate History of the Italian Economic Miracle, (Oxford: Oxford University Press, 2019): 125. 14 Cullen, “Where Violence and Love Meet,” 123.
Sant Foster 10 un uomo. Il processo di Viola e Melodia mostra come stava cambiando, a poco a poco, l’atteggiamento degli italiani nei confronti della liberazione e dei diritti delle donne. Inoltre, fino al 1 dicembre 1970, anche il divorzio in Italia era illegale, quindi per una coppia sposata era impossibile separarsi legalmente. L’articolo 898 del codice civile, conosciuto come la Legge Fortuna-Baslini, dice: Il giudice pronuncia lo scioglimento del matrimonio contratto a norma del codice civile, quando, esperito inutilmente il tentativo di conciliazione di cui al successivo articolo 4, accerta che la comunione spirituale e materiale tra i coniugi non può essere mantenuta o ricostituita per l'esistenza di una delle cause previste dall'articolo 3.15 Dopo vari tentativi di revocare la Legge Fortuna-Baslini, nel 1974 c’è stato il Referendum sul Divorzio, in cui alla popolazione italiana è stato chiesto di decidere tra abrogare la legge o lasciarla stare. Il sessanta percento degli italiani che hanno votato hanno scelto di lasciarla in vigore.16 Tale risposta positiva della popolazione italiana alle domande femministe mostra un grande spostamento nella mentalità nei confronti della parità dei generi e dei diritti delle donne. Tutte le leggi sopra menzionate mostrano nella storia italiana sia il consenso dell’uso della violenza contro le donne che il rifiuto di dare alle donne libertà o potere nella famiglia (o entrambi). Queste leggi servivano a mantenere l’onore, l’ordine sociale e il potere del patriarcato e per sostenere la disuguaglianza dei generi che rende possibile una società patriarcale. Non era così semplice per le donne italiane chiedere il rispetto e la libertà da una società che è stata fondata su quelle leggi e tradizioni patriarcali che opprimono le donne. Siccome questo obiettivo non era raggiungibile attraverso il sostegno degli uomini, le donne italiane hanno dovuto creare i propri spazi spesso separati, o almeno distinti, da quelli maschili. Anna Maria Mozzoni, una delle prime 15 Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, “Disciplina Dei Casi Di Scioglimento Del Matrimonio,” Normativa, accessed April 19, 2020, https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1970-12-1;898!vig. 16 Registro Stampa del Tribunale di Varese, “Il Primo Dicembre 1970 L'introduzione Del Divorzio in Italia,” Luino Notizie, last modified December 1, 2019, https://www.luinonotizie.it/anniversario/2019/12/01/il-primo-dicembre- 1970-lintroduzione-del-divorzio-in-italia/153834.
Sant Foster 11 attiviste femministe dei tempi moderni, ha sviluppato il concetto del “risorgimento delle donne” e ha fondato la Lega Promotrice degli interessi femminili, la quale ha promosso gli interessi specifici della popolazione femminile, ossia la lotta contro la discriminazione, la donna nella forza lavoro (e la propria paga), i diritti civili, l’istruzione, la famiglia, e la moralità.17 Un’altra voce femminile importante dello stesso periodo era quella della veneta Alaide Gualberta Beccari (1842-1906), fondatrice della rivista La Donna. Pubblicata durante gli anni settanta e ottanta dell’Ottocento, la rivista ha parlato fortemente della questione dei diritti delle donne in Italia e ha promosso l’attivismo sociale che le donne in altri paesi del mondo stavano già effettuando. La rivista era letta anche da un pubblico maschile, ma è nata dal fatto che gli spazi pubblici e privati in Italia erano divisi fra i generi, e che per iniziare a parlare delle domande che riguardano la vita delle donne, è stato necessario creare una rivista separata invece di cercare di pubblicare le proprie opinioni e osservazioni in una rivista o giornale diretto dagli uomini. Questi spazi a cui faccio riferimento non erano sempre fisici, ma erano anche psicologici, emotivi o letterari, come nel caso della scrittrice Sibilla Aleramo, il cui romanzo Una donna è il centro di questa tesi. Dopo Aleramo, molte scrittrici italiane, come per esempio Natalia Ginzburg (1916- 1991) e, ai tempi nostri, Elena Ferrante, hanno rivendicato uno spazio per esprimersi attraverso l’atto di scrivere, sia nella narrazione della propria storia che nella creazione di storie di personaggi fittizi che si battono per gli obiettivi femministi della liberazione e autorealizzazione femminile. Ogni scrittrice che si può considerare femminista struttura in modo unico i propri spazi personali, che sono spesso anche domestici e familiari, usando la voce e la prospettiva femminile per ridefinire la percezione della storia “ufficiale”, ossia quella registrata nei libri di testo e nella memoria collettiva. Grazie a queste e ad altre scrittrici, la storia e la realtà cambiano, diventando più complesse e ricche e aggiungendo altre 17 Jennifer S. Uglow, Frances Hinton, and Maggy Hendry, eds., “Mozzoni, Anna Maria,” The Palgrave Macmillan Dictionary of Womens Biography, 4th ed. (New York, NY: Palgrave Macmillan, 2005).
Sant Foster 12 voci al canone letterario e storico, il quale è storicamente definito dalle prospettive e dagli eventi dominati dagli uomini. Aleramo sviluppa la voce narrante della sua storia attraverso le sfide che la protagonista confronta e la consapevolezza di sé che scopre nel corso del viaggio raccontato. L’io narrante guida insieme la protagonista del romanzo e la lettrice18 nella strada verso la consapevolezza, tra varie riflessioni che emergono e si svolgono insieme ai racconti. Per l’autrice, scrivere è essenziale per la propria identità e rappresenta un elemento centrale nel modo in cui commemoriamo e capiamo l’eredità delle scrittrici femministe del passato nei nostri tempi. È anche importante notare come le scrittrici donne, come Aleramo, abbiano vissuto l’esperienza di scrivere come opportunità, libertà, e salvezza dall’oppressione del patriarcato. La mia analisi investiga come, attraverso l’atto di scrivere e di raccontare nonché attraverso la creazione di una voce narrante e una protagonista che si ribella al patriarcato, nel romanzo Una donna Sibilla Aleramo crei uno spazio per la propria voce e i propri pensieri (visti nella creazione dell’io narrante) in cui, come donna, è riuscita a trovare la propria soggettività e realizzazione. 18 Uso la versione femminile della parola “lettore” (“lettrice”) perché i romanzi - Una donna (1906) di Sibilla Aleramo, Lessico famigliare (1963) di Natalia Ginzburg, e L’Amica geniale (2011) di Elena Ferrante – hanno un’audience principalmente femminile e sono particolarmente significativi per quelle che si identificano come donne.
Sant Foster 13 Capitolo 2 Sibilla Aleramo: La scrittrice nel contesto del patriarcato e del nascente movimento femminista Sibilla Aleramo, pseudonimo di Martina Felicina “Rina” Faccio è stata una scrittrice, giornalista, attivista e femminista della prima ondata, nata nel 1876 ad Alessandria in Piemonte e morta a Roma nel 1960. La vita di Aleramo era circondata dal potere patriarcale che definiva la società italiana all’inizio del Novecento. Le leggi particolarmente oppressive che ho elencato nell’introduzione hanno avuto un impatto significativo sulla vita di tante donne del tardo Ottocento e dell’inizio del Novecento, compresa Aleramo. La scrittrice ha usato gli eventi della propria vita per dare forma alla protagonista e alla voce narrante in Una donna, che è al centro di questa tesi. Rina Faccio era la figlia di una famiglia della borghesia piemontese. Aveva un rapporto molto stretto con suo padre, Ambrogio Faccio, che aveva cresciuto in lei il proprio senso di individualismo e libertà nella sua gioventù. Il padre era laureato in scienze e credeva fortemente nell’empirismo, denunciando la religione (soprattutto il cattolicesimo) e proclamandosi ateo. Sua madre, Ernesta, era cattolica e amava la musica e la poesia. Era una madre e moglie tipica della borghesia tradizionale del periodo: tacita, remissiva e senza un senso di legittimazione personale. Benché Rina Faccio sia stata una famosa scrittrice e intellettuale, ha smesso di andare a scuola dopo le elementari.19 Nel 1888, si è trasferita con la sua famiglia a Porto Civitanova nelle Marche per via del lavoro del padre, che era diventato il dirigente di una fabbrica di vetro. Rina ha continuato a studiare, ma solo per passione. Per un periodo durante l’adolescenza, ha lavorato nella fabbrica del padre come contabile. Aveva una vita molto diversa delle altre ragazze nelle Marche, perché la sua situazione economica era molto più agiata dal resto dei paesani che lavoravano nei campi o nella fabbrica di suo padre come operai. Un senso di 19 Anna Folli, Prefazione di Una Donna, 59th ed. (Milano: Feltrinelli, 2018), 7.
Sant Foster 14 isolamento è cresciuto dentro di lei a causa della grande differenza tra lo stile di vita della famiglia Faccio e il resto del paese. Nella fabbrica Rina conobbe un operaio, Ulderico Pierangelo, che aveva circa trent’anni, mentre lei ne aveva circa sedici.20 Pierangelo ha violentato la giovanissima Rina, ma seguendo il principio del matrimonio riparatore, i due si sono sposati nel gennaio 1893 quando Rina aveva solo sedici anni e mezzo.21 La giovane donna è andata a vivere con lui, una transizione che si è rivelata essere estremamente difficile e dannosa per la sua salute. Nel periodo prima della nascita del suo primo e solo figlio, Walter, nato il 3 aprile 1895, Rina passò molto tempo leggere. Ha letto Il trionfo della morte di Gabriele d’Annunzio nell’estate di 1894, il cui tema mortuario probabilmente l’ha spinta, almeno parzialmente, a un tentativo di suicidio nel maggio 1897.22 Dopo essersi a poco a poco ripresa, Rina ha iniziato a riflettere sulle questioni sociali e politiche, e sulla la “questione muliebre” di cui avrebbe scritto appassionatamente negli anni seguenti. Ha considerato le idee del socialismo, dell’umanitarismo, e dell’emancipazionismo che circolavano a quell’epoca. Aveva una buona opinione del femminismo, come dimostra la sua scrittura: “Credo fermamente che il femminismo sia una delle leve che rigenereranno il nostro vecchio mondo”.23 Il femminismo sarebbe diventato centrale alla sua identità come donna e tema centrale della sua scrittura. Nel 1898, ha inviato le sue osservazioni e commenti ai giornali “Vita Moderna” e “La Vita Internazionale”. Con la fondatrice della rivista “Italia Femminile”, Emilia Mariani (1854-1917), la giovane Rina Faccio ha trovato un sostegno importantissimo, creando un rapporto di affidamento che l’ha spinta a procedere nel perseguimento della propria scrittura e dell’attivismo femminista.24 20 University of Chicago Library, “Sibilla Aleramo,” Italian Women Writers, accessed April 19, 2020, http://artflsrv02.uchicago.edu/cgi-bin/efts/textdbs/iww/authoridx.pl?auth_code=A0002&showfullrecord=ON. 21 Folli, Prefazione di Una donna, 7. 22 Folli, Prefazione di Una donna, 8. 23 Folli, Prefazione di Una donna, 8. 24 Folli, Prefazione di Una donna, 8.
Sant Foster 15 Dopo il licenziamento del marito ad opera del padre, Rina si trasferisce a Roma con marito e figlio. Lì continua gli studi letterari e il suo coinvolgimento con il movimento femminista leggendo e scrivendo recensioni di nuovi testi femministi. Invece di tornare con il marito a Porto Civitanova nel febbraio 1902, rimane a Roma con una sua sorella. Pochi mesi dopo, in giugno, inizia scrivere il suo capolavoro, Una donna, il romanzo al centro di questa tesi, che è stato pubblicato il 3 novembre 1906. Con l’uscita del romanzo è nato anche lo pseudonimo Sibilla Aleramo, che la scrittrice avrebbe usato per il resto della sua carriera.25 Dopo l’abbandono della casa coniugale, Sibilla Aleramo ha avuto numerosi amanti, tra cui c’erano lo scrittore e giornalista Giovanni Cena (1870-1915), l’artista e futurista Umberto Boccioni (1882-1916), e il poeta Dino Campana (1885-1932). Ha avuto anche un rapporto intimo con la studentessa Cordula (Lina) Poletti. Si sono conosciute nel 1908 a un congresso femminista e sono diventate amanti.26 L’aspetto dell’omosessualità (o bisessualità) è di grande interesse nel capire la complessità della sua identità.27 Aleramo ha scritto di tale rapporto nel suo libro Il passaggio (1919). In questo romanzo, ammette che Una donna, che ha scritto in uno stile quasi-autobiografico, racconta una versione della sua vita non completamente vera, pensando che alcuni dettagli avrebbero potuto causare una grande controversia.28 La “seconda vita” di Aleramo è iniziata dopo la separazione dal marito e l’abbandono dei tre figli per liberarsi dalla vita domestica che l’ha imprigionata. Sibilla si è immersa nel servizio pubblico e 25 “A Woman,” Encyclopedia.com, last modified March 27, 2020, https://www.encyclopedia.com/arts/culture- magazines/woman. Giovanni Cena, il primo amante di Aleramo a Roma, ha influenzato considerevolmente la carriera emergente di Aleramo come scrittrice. Le ha consigliato di usare uno pseudonimo (Sibilla Aleramo) e di cambiare alcuni dettagli della sua vita reale nei racconti di Una donna, specialmente quelli che fanno riferimento alla loro relazione amorosa. 26 Robert Aldrich, “Aleramo, Sibilla (1876-1966),” In Who's Who in Gay and Lesbian History, ed. Garry Wotherspoon (London: Routledge, 2002). 27 Sebbene quest’aspetto della sua identità sia interessantissimo, non mi concentrerò su questo argomento perché non è visibile nel testo di Una donna. Sicuramente, la bisessualità avrebbe potuto avere un impatto sulla sua vita prima che lei potesse esprimere questi desideri (ossia nella casa della famiglia o nella casa matrimoniale), però il centro della mia tesi è basato sulla sua formazione degli spazi per sé tramite la scrittura. 28 “A Woman,” Encyclopedia.com.
Sant Foster 16 nei movimenti femministi, particolarmente l’Unione Femminile, fondata nel 1899 a Milano, e ha pubblicato un mensile dal 1901 al 1905.29 Il coinvolgimento con l’Unione le ha fatto conoscere un altro membro del gruppo, Anna Celli, che ha spinto la scrittrice a fare “le esperienze quasi missionarie negli ambulatori dei quartieri popolari, l’opera di alfabetizzazione dei contadini dell’Agro Romano, [e] l’impresa dei soccorsi ai terremotati di Messina”.30 In aggiunta, Sibilla ha partecipato come attivista al partito comunista dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.31 Sibilla Aleramo è stata una donna che si è ribellata ai confini del suo genere e delle costrizioni della società patriarcale. Tramite lo studio personalissimo della letteratura e la scrittura appassionata delle sue opinioni e osservazioni, è riuscita ad occupare un posto accanto ad altri intellettuali notevoli del mondo artistico e letterario d’Italia e del mondo nella prima metà del Novecento. Per capire meglio il significato della storia nel romanzo Una donna è importante vedere quanto la sua vita sia stata affascinante e non-lineare: era complicata, difficile, e dolorosa, ma anche libera, complessa, e ricca di rapporti con altre persone influenti e progressiste. Anna Folli dice che Aleramo era “una collezionista di incontri”, cosa che è visibile nel modo in cui parla con attenzione di ogni persona che entra nella sua vita, e nel modo in cui questi incontri hanno avuto un impatto importante sulla sua formazione del sé. 29 Unione Femminile Nazionale, “Breve Storia Dell’Unione Femminile Nazionale,” accessed April 20, 2020, https://unionefemminile.it/la-nostra-storia/. 30 Folli, Prefazione di Una donna, 9. 31 Folli, Prefazione di Una donna, 10.
Sant Foster 17 Capitolo 3 Una donna: gli spazi e gli spostamenti della soggettività Ora che ho delineato la figura di Sibilla Aleramo e il contesto generale del mondo in cui ha vissuto, possiamo discutere come Aleramo ha superato le limitazioni per le donne sia negli spazi privati che quelli pubblici, e come narra queste limitazioni in Una donna. Dato che non esistevano spazi liberi per le donne in quel periodo, a causa delle leggi sessiste che costringevano le donne a essere proprietà di un uomo, non era così semplice liberarsi dall’oppressione. Perciò, donne come Aleramo hanno dovuto trovare modi per ribellarsi contro il patriarcato mentre esistevano in esso. Questo saggio analizza come Aleramo è riuscita a usare la scrittura per affermare sia la sua presenza e autorità letteraria come scrittrice che la sua presenza e autorità soggettiva come voce narrante e protagonista del romanzo autobiografico che racconta, e afferma, le sue esperienze vissute come donna. Queste azioni coraggiose hanno contributo a darle uno spazio per ritrovare la soggettività che il patriarcato cercava di toglierle e per realizzarsi alle sue condizioni. Nella mia analisi, uso la metafora dello spazio che ho sviluppato per esplorare la struttura della narrazione di Aleramo. Ho notato che attraverso la storia, la sua posizione fisica cambia, come risulta dalla narrazione dei numerosi traslochi che fa sia con la famiglia, sia con il marito, sia da sola. Ogni volta che Sibilla si trasferisce in un nuovo posto, non solo lo spazio intorno a lei cambia, ma cambiano anche il suo spazio mentale, la sua prospettiva, il suo atteggiamento. È necessario notare l’effetto che questi spazi variabili hanno sulla protagonista, ma soprattutto, come lei stessa riesca a definire gli spazi dove spesso non sceglie di andare. Il rapporto reciproco tra lo spazio e la mentalità di Sibilla costituisce il centro del mio argomento. Per capire la complessità della narrazione di Una donna, è utile parlare dei vari attori che esistono in un racconto scritto in prima persona. Prima di tutto, c’è la scrittrice stessa, Sibilla Aleramo.
Sant Foster 18 Però in questa identità c’è già una dualità nello pseudonimo di Martina Faccio. Allora, sono esistite due identità dentro la stessa donna; Martina era quella che agiva e viveva, Sibilla32 era quella che raccontava tale vita. Poi, dentro il libro stesso, esistono due entità che guidano la storia. C’è la narratrice che dà voce alle azioni della protagonista, che costituisce l’altra parte della donna dentro la storia. È necessario tenere in mente il fatto che Sibilla-scrittrice era consapevole di tutto quello che era già successo nella sua vita mentre scriveva il romanzo, dato che ha iniziato a scriverlo nel 1902 dopo che tutti gli eventi raccontati si erano già verificati. Sibilla-scrittrice ha creato per Sibilla-narratrice una prospettiva ingenua che riflette il processo di presa di coscienza che ha subito per raggiungere l’abilità, sia letteralmente (nel senso di essere liberata dal suo imprigionamento fisico dentro lo spazio famigliare), che mentalmente (nel senso di aver potuto realizzare la propria soggettività), di scrivere Una donna. In altre parole, Sibilla-scrittrice è consapevole del potere che la scrittura le dà mentre racconta di se stessa e della sua formazione, dall’infanzia alla conquista della soggettività. Nello scrivere Una donna, Aleramo ha elaborato le esperienze e riflessioni teoriche che stava già esplorando e su cui stava già scrivendo da alcuni anni. Dopo essersi separata dal marito ed essersi trasferita a Roma per vivere con l’amante Giovanni Cena, Aleramo si è unita al movimento femminista della prima ondata che era appena nascente. Aleramo ha scritto vari articoli all’inizio del Novecento sulla questione della donna, sottolineando la necessità di tenere unite la vita e la propria arte, perché l’identità femminile ha un impatto significativo sulla produzione artistica.33 Dato che non esisteva una tradizione letteraria per le donne, Aleramo ha deciso di usare l’autobiografia come punto di partenza per l’investigazione dell’esistenza femminile. Come spiega Ann Caesar, per Sibilla Aleramo, writing was the process by which she recuperated her own, a woman's history, to offer it, all its exemplariness, to others. Although defined and structured as a novel, she saw her book's strength as a 32 Barbara Spackman, “Puntini, Puntini, Puntini: Motherliness as Masquerade in Sibilla Aleramo's Una Donna,” MLN 124, no. 5 (December 1, 2009): 219. La scelta di usare Sibilla per lo pseudonimo fa riferimento alle sibille della mitologia greca, le quali portavano i messaggi degli dei alla gente e servivano come profetesse. La natura simbolica della scelta di questo nome può significare come Sibilla Aleramo abbia voluto raccontare la sua storia alle donne d’Italia e del mondo, nella speranza che si rendessero contro della loro oppressione e la necessità di liberarsi da essa. 33 Ann Caesar, “Italian Feminism and the Novel: Sibilla Aleramo's ‘A Woman,’” Feminist Review 5, no. 1 (July 1, 1980): 81.
Sant Foster 19 feminist document to rest in the story's authenticity, as description of its narrator's own experience.34 Divulgare così apertamente e coraggiosamente la sua storia di sofferenza, di abuso, e di emancipazione afferma la presenza e l’autorità della visione di Aleramo, che in questo modo conquista per se stessa una posizione nel mondo letterario. Il tema centrale del romanzo è la progressiva presa di coscienza della donna della propria oppressione, e come questa consapevolezza si acquisisce attraverso un processo lento e non lineare.35 La costruzione dei propri spazi si attua in modo progressivo: gli spazi diventano più concreti ogni volta che si verifica un nuovo evento e la protagonista supera un altro ostacolo che le impediva di pensare liberamente e di affermare la sua soggettività. L’esperienza della lettrice di Una donna segue lo stesso percorso alterno di Sibilla-narratrice mentre cerca di capire e riesce ad accettare non solo la realtà oppressiva della vita sotto il potere maschile, ma anche la necessità di combatterlo e di superarlo in qualsiasi modo possibile. Vorrei sottolineare alcune tecniche narrative che usa Sibilla-scrittrice e i temi centrali che discute Sibilla- narratrice nel romanzo. Come già menzionato, penso che sia importante notare come l’autrice abbia strutturato la narrazione in termini ingenui per accrescere il percorso di presa di coscienza delle lettrici, portate a identificarsi nel percorso interiore intrapreso da Sibilla personaggio per raggiungere l’autorealizzazione. I momenti di consapevolezza coincidono con i punti di svolta e insieme formano dei passaggi figurativi che portano sia Aleramo che la lettrice a incamminarsi in un percorso ascendente di illuminazione e liberazione. Inoltre, i temi e le domande su cui Una donna si concentra sono soprattutto quelli che riguardano l’identità, specialmente nel confronto con le strutture patriarcali che ancora definiscono l’identità della donna riguardo ai suoi rapporti con gli uomini, ossia il ruolo di moglie, figlia, o madre. Sibilla cerca di definirsi fuori dal contesto patriarcale che le rende impossibile essere simultaneamente 34 Caesar, “Italian Feminism,” 82. 35 Caesar, “Italian Feminism,” 82.
Sant Foster 20 una donna, una madre, e una moglie. Dunque, com’è rivelato alla fine del libro, Sibilla-personaggio deve scegliere tra essere una madre/moglie e una donna, e sceglie quest’ultima. Questa scelta dimostra che, al tempo di Aleramo, l’unico modo in cui la donna poteva reclamare la propria vita era nell’abbandonare del tutto qualsiasi ruolo che avesse a che fare con la subalternità femminile e il controllo maschile.36 Parte I: Lo spazio dell’infanzia a Milano Il concetto dello spazio, come detto nel capitolo precedente, esiste sia nel senso fisico che nel senso psicologico. Per Sibilla Aleramo, sono esistiti degli spazi diversi che hanno determinato le varie fasi della sua vita. Innanzi tutto, c’era lo spazio della casa dell’infanzia, definita dalla dicotomia tra il padre e la madre. Dentro la casa, esistevano due spazi separati: lo spazio femminile (che apparteneva alla madre) e quello maschile (che apparteneva al padre). Sibilla-personaggio sembra appartenere più a quello maschile, perché, avendola il padre cresciuta quasi come se fosse un maschio, il suo rapporto con il padre era diventato molto stretto e quasi di identificazione. Gli aggettivi che Sibilla-narratrice usa nel descrivere la sua infanzia sono “libera”, “gagliarda” e “forte”. Consapevole di essere la figlia preferita del padre e che il potere del padre, che sembra onnipotente nel modo deciso e raggiante con cui lo descrive, si trasferisce a Sibilla, la narratrice racconta come “esercitavo senza timore la mia prepotenza sulle due sorelline e sul fratello” e com’è cresciuta “sempre migliore”. Neppure la madre poteva opporsi a lei, il che mostra come la manifestazione del potere patriarcale nella piccola Sibilla derivasse dal rapporto privilegiato con il padre.37 La maggior parte delle parole che la scrittrice usa per definire la propria gioventù sono spesso usate nei contesti maschili. “Esercitavo” si può vedere nel contesto militare (esercito), che è sempre 36 Caesar, “Italian Feminism,” 82. 37 Sibilla Aleramo, Una donna, 59th ed., (Milano: Feltrinelli, 2018), 1.
Sant Foster 21 stato un’entità maschile. “Gagliardo” significa robusto, vigoroso, anche violento o forte. Spesso queste parole sono usate al maschile per descrivere un giovane pieno di energia e forza. Lo spazio dell’infanzia di Sibilla-personaggio è caratterizzato nel romanzo da una posizione di privilegio nel mondo maschile del padre che le ha dato anche la possibilità di studiare; è a questo punto che è iniziata la sua passione per leggere, scrivere e studiare, una passione che è durata per il resto della sua vita. Curiosamente, questa passione per le attività intellettuali, che hanno formato le fondamenta della sua carriera come scrittrice, attivista e femminista, le è stata instillata dal padre, che Aleramo presenta come figura pienamente patriarcale che opprime e controlla tutto ciò che considera di sua proprietà. Lo spazio femminile della casa di Sibilla-narratrice da ragazza è raccontato in termini molto diversi. Il centro della femminilità è qui la madre, per cui Sibilla non ha tanto rispetto né interesse. Al contrario dell’intellettualismo del padre, c’è la sentimentalità della madre, che “si ripeteva ogni tanto qualche strofa carezzevole e nostalgica, o modulava colla voce appassionata spunti di vecchie romanze; ma sempre quando il babbo non c’era.”38 Questo dualismo39 tra gli interessi scientifici e accademici del padre e quelli letterari della madre è descritto come forze che si oppongono, a tal punto che la mamma non osa parlare dei suoi interessi di fronte al marito. Tale descrizione mostra come gli spazi distinti dei generi nella casa siano sia fisici che psicologici. L’effetto sulla piccola Sibilla di questo rapporto squilibrato di rispetto e adorazione per il padre è di pensare alla madre con disprezzo, disinteresse, con un “disagio invincibile”.40 La forza della sua associazione con il padre rende l’amore verso la madre difficile41, perché lo spirito maschile e quello femminile sono tenuti ben separati nella casa. Questa distinzione severa tra le caratteristiche “femminili” della madre e quelle “maschili” del 38 Aleramo, Una donna, 3. 39 Carol Mastrangelo Bové, “Translating the Unconscious: Aleramo’s and Delmar’s A Woman,” Symplokē 27, no. 1-2 (January 1, 2019): 146-147. 40 Aleramo, Una donna, 4. 41 Afferma Sibilla: “Due, tre anni dopo, a questo timore succedeva in me la coscienza di non riuscire ad amar mia madre come il mio cuore avrebbe desiderato.” Aleramo, Una donna, 4.
Sant Foster 22 padre sottrae Sibilla dall’ammirazione e amore per la madre e la mantiene dalla parte del padre, una tecnica consolidata di perpetuare la struttura del patriarcato tramite il sostegno femminile. L’impatto di questa educazione sessista crea in Sibilla una scissione interna che la scrittrice avrebbe cercato di capire e poi riparare per il resto della sua vita. Parte II: Lo spazio dell’adolescenza - “Laggiù” Lo spostamento della famiglia dal nord alla terra “laggiù” simbolizza il primo grande spostamento nella vita di Sibilla. Il periodo coincide con l’inizio della sua adolescenza, e i cambiamenti significativi nel senso fisico e mentale dell’adolescente avrebbero avuto un impatto importante sulle domande esistenziale che Sibilla-narratrice propone nel racconto. Quando Sibilla e la sua famiglia arrivano nel nuovo paese “laggiù”, Sibilla vede un paesaggio assai diverso da quello della Lombardia, dove la natura regna con una forza che sente simile alla sua. La ragazza gioia: Sole, sole! Quanto sole abbagliante! Tutto scintillava, nel paese dove io giungevo: il mare era una grande fascia argentea, il cielo un infinito riso sul mio capo, un’infinita carezza azzurra allo sguardo che per la prima volta aveva la rivelazione della bellezza del mondo… Mi pareva ad ogni istante di essere per trasformarmi in uno dei grandi uccelli bianchi che radevano il mare e sparivano all’orizzonte. Non somigliavo loro?42 Quasi istantaneamente, Sibilla sente il cambiamento mentale che viene dal nuovo ambiente fisico. Sibilla si inserisce metaforicamente nel nuovo ambiente, domandandosi se anche lei potesse diventare uno di quei uccelli liberi. Questo esempio di metamorfosi che si presenta all’inizio del libro mostra come la scrittrice narri poeticamente le esperienze della protagonista, usando una conoscenza posteriore per illuminare l’importanza di questi eventi. Gli spazi intorno a lei avrebbero avuto un grande impatto sulla formazione del suo carattere, e questa riflessione iniziale getta le basi per le seguenti riflessioni nel libro. I nuovi spazi che Sibilla-protagonista incontra “laggiù” sono quelli del paese stesso, dentro cui 42 Aleramo, Una donna, 9.
Sant Foster 23 c’è la nuova casa della famiglia e la fabbrica di vetro dove lavora con suo padre. Dentro ogni spazio fisico, ci sono vari spazi mentali e sociali che definiscono l’aspetto soggettivo dell’esperienza. Per esempio, Sibilla inizia a lavorare per il padre nella fabbrica, e descrive il proprio aspetto fisico che cambia per via di questa nuova vita. Dice: Ricordo una mia fotografia dell’anno dopo. Ero già in fabbrica come impiegata regolare… Indossavo un abbigliamento ibrido, una giacchetta a taglio diritto, con tanti taschini per l’orologio, la matita, il taccuino, sopra una gonnella corta. Sulla fronte mi si inanellavano, tagliati corti, i capelli, dando alla fisonomia un’aria di ragazzo. Avevo sacrificata la mia bella treccia dai riflessi dorati cedendo alla suggestione del babbo.43 Quest’influenza del padre sui vari aspetti della vita di Sibilla si rivela più limpidamente, e le parole che usa la scrittrice segnalano come quest’influenza diventi ancora più manipolatoria. L’ultima frase è piena di tristezza, poiché la narratrice inquadra il taglio dei capelli, che lei amava, nella lente del sacrificio: i capelli di Petrosinella, lunghi e dorati, rappresentano l’essenza della bellezza femminile, ma alla “suggestione” del padre, che probabilmente non era affatto una suggestione, sono stati tagliati i capelli. Si tratta, metaforicamente, di una parte di se stessa che Sibilla ha ceduto all’ordine del padre. È interessante pensare a questo passo come esempio del modo in cui il padre controlla Sibilla tramite l’imposizione dei ruoli genere. Come già detto nella parte precedente, Sibilla vede se stessa sempre in termini maschili, identificandosi con caratteristiche di ragazzo e sentendosi molto lontana dalla madre per il fatto che è così legata al padre. Questa scena rivela come questa manifestazione di genere ambigua soffochi la femminilità di Sibilla, e serva per continuare l’alleanza maschile con il padre che perpetua il disprezzo per la madre, e per l’essere donna in generale. In un articolo di Ann Caesar, si sostiene che quando Sibilla indossa l’“abbigliamento ibrido” dimostra l’ambiguità del suo passaggio dalla gioventù all’essere donna matura; è un spostamento che simbolizza il suo distacco dal mondo maschile del padre che la costringe piuttosto che farla sentire più forte.44 43Aleramo, Una donna, 10-11. 44Ann H. Caesar, “Confinement, and Shifting Boundaries in Post-Unification Writing by Women,” In Italian Women Writers, 1800–2000: Boundaries, Borders, and Transgression, ed. Patrizia Sambuco (Madison: Fairleigh Dickinson University Press, 2014): 6.
Sant Foster 24 Già nelle pagine precedenti vediamo riferimenti a questa tendenza del padre a comandare gli altri, però questo esempio segnala la prima volta in cui Sibilla sente come il potere del padre la limiti e renda la sua persona un prodotto dei “suggerimenti” del padre, nonostante i propri desideri che sono opposti a quello che desidera il padre. È qui che nasce lo scetticismo di Sibilla verso il padre: i confini tra gli spazi maschili e femminili iniziano a crollare, mentre Sibilla capisce più la posizione della madre che prima le era estranea perché era completamente affascinata e adorata dal padre. È la prima volta che Sibilla si rende conto di come il padre usi la propria autorità per tenere tutti quelli intorno a lui, ossia i figli, la moglie, e gli impiegati, sotto il suo potere. A parte i cambiamenti che Sibilla subisce nell’ambito lavorativo e nella dimensione pubblica, una serie di eventi scuotono la normalità della sua famiglia dentro la casa. Prima, c’è il terrificante tentativo di suicido della madre di Sibilla45 che scuote l’atmosfera emotiva della casa e fa ripensare a Sibilla il rapporto con entrambi i genitori. Sibilla-narratrice racconta: Qualcosa di sinistro s’andava aggravando sulla casa… I bimbi non comprendevano, subivano semplicemente la tristezza dell’ambiente; io notavo con disagio, poi con spavento… certi eccessi nelle manifestazioni d’affetto o d’antipatia per i circostanti… ero occupata in modo da non poter troppo indagare le sensazioni nuove e varie che si alternavano in me… Ero certa ora d’amarli entrambi, ma con una nuova inquietudine e con la sensazione, che sempre più mi penetrava, di essere ormai sola, sola con la mia anima, e ignorando due anime che amavo, che compiangevo e che temevo di giudicare.46 L’attenzione che la scrittrice presta alla complessità emotiva e allo smarrimento interno che seguono tale evento scioccante dimostra che scrivendo delle sulle emozioni, Aleramo ha potuto affermare per se stessa la propria soggettività, la quale non aveva sua madre, e che le ha spinto alla pazzia. Sono palpabili la tensione tra i membri della sua famiglia, la confusione, la tristezza e lo squilibro che ora dominano l’atmosfera della casa. È importante notare il sentimento di solitudine che Sibilla-narratrice nota in se stessa, un sentimento che evidenzia il movimento verso un nuovo spazio che Sibilla occupa da sola: si tratta di uno spazio che non è definito né dall’influenza materna né da quella paterna. Dice 45 Aleramo, Una donna, 17-18. 46 Aleramo, Una donna, 18-19.
Puoi anche leggere