Dante, l'Islam e i poeti arabi di Sicilia. Un incontro fra culture

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  MODULO INTERCULTURALE
  Dante, l’Islam e i poeti arabi di
  Sicilia. Un incontro fra culture

   1                    Europa cattolica e cultura islamica nel Medioevo

Per tutto il Medioevo il rapporto dell’Europa cat-                   dominazione araba in Sicilia nei secoli IX-XI è em-
tolica con il mondo arabo-islamico è stato sostan-                   blematica per comprendere il filo rosso che ha sto-
zialmente un rapporto tra pari. Potremmo anzi dire                   ricamente legato l’Oriente islamico all’Occidente
che nei secoli dell’Alto Medioevo il mondo arabo                     cristiano. Essa ha rappresentato il transito della gran-
espresse una decisa superiorità in termini di pro-                   de civiltà araba in Occidente. L’influenza araba è
gresso civile, scientifico e culturale. Nessuno dei                  stata fondamentale per campi come l’astronomia,
due campi, in ogni caso, riuscì militarmente e po-                   la geometria, l’algebra, la matematica, la filosofia,
liticamente a sottomettere l’altro e pure negli anni                 l’arte, la letteratura. La riscoperta del pensiero di
di più intenso conflitto, quando l’Occidente cristia-                Aristotele e il pensiero di Averroè hanno fornito la
no decise di intraprendere le crociate, l’equilibrio                 base alla riflessione politica di Dante e di altri nostri
delle forze rimase invariato.                                        intellettuali, fino all’Umanesimo. La civiltà araba
Più ancora conta poi la profondità degli scambi rea-                 ha prodotto, tra le altre cose, una fiorente scuola
lizzati tra le due culture: senza di essi non sarebbe                poetica che anticipa la nascita della lirica siciliana
immaginabile l’Europa moderna. L’esperienza della                    alla corte di Federico II.

                                                                                                  Mappa dei sette climi da un
                                                                                                  manoscritto arabo. Oxford,
                                                                                                  Bodleian Library.

Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese   il nuovo LA SCRITTURA E L’INTERPRETAZIONE - EDIZIONE ROSSA    [G. B. PALUMBO EDITORE]
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   2                     I poeti arabi di Sicilia

Nel 1987 l’arabista Francesca Maria Corrao ha cu-
rato un’antologia di poeti arabi di Sicilia tradotti
da importanti poeti italiani del Novecento. Si è trat-
tato di un’operazione doppiamente interculturale:
per la conoscenza dell’ambiente arabo-siciliano,
ponte tra la cultura araba e quella romanza, e per
il tipo di traduzione, affidata a poeti italiani con-
temporanei che recuperano, all’interno delle loro
differenti sensibilità, temi e linguaggi di quell’antica
poesia (cfr. T1, e T2, p. 4). In questa opera di tra-
duzione, che in realtà è spesso rifacimento, poeti
come Luzi, Fortini, Sanguineti, Zanzotto, Giudici,
Magrelli e altri tentano di gettare un ponte tra testi
di diversa provenienza culturale, un ponte che per-
mette il transito di parole e di esperienze. È questo
d’altra parte uno dei compiti delle traduzioni, le
quali costituiscono un prodotto intimamente inter-
culturale (cfr. SI1).

Miniatura di un manoscritto arabo-maghrebino probabilmente
del XII secolo. Roma, Biblioteca Vaticana.

                 SCHEDA INFORMAZIONI
SI1
                 La Sicilia e la cultura araba

 Sono qui riportati alcuni stralci della densa introduzione          silenziose notti siciliane. Questo e altro affiora dalle
 di Francesca Maria Corrao all’antologia dei poeti arabi             poesie della scuola araba siciliana, degna erede della
 di Sicilia. Viene ricostruita la ricchezza di un momento            grande tradizione letteraria mediorientale.
 storico in cui tra il mondo arabo-musulmano e il mondo                  Tra i conquistatori di Spagna e di Sicilia non vi
 europeo cristiano-giudaico avevano spazio, insieme a                erano soltanto i fautori di eventi sanguinosi ma anche
 quelli del conflitto, anche i valori della convivenza civile        i latori dello straordinario patrimonio di una grande
 e della tolleranza religiosa.                                       civiltà. La poesia arabo-andalusa accoglie e rielabora il
                                                                     patrimonio della lingua araba classica inaugurando
 I poeti arabi di Sicilia vissero negli anni mille ed oltre,         quell’intenso periodo di vita culturale che durerà sette
 tra giardini di cui ora ci giunge il vago ricordo. Attor-           secoli in Andalusia e quasi tre secoli in Sicilia. Il mo-
 no al principe si raccoglieva una raffinata corte di                mento più fecondo per la produzione poetica siciliana
 intellettuali ed artisti. Il lontano fragore delle battaglie        è approssimativamente databile a partire dalla metà
 giungeva filtrato dai versi ritmati del poeta. Ogni gio-            del X secolo e coincide con la presa del governo da
 ioso o addolorato fremito veniva armoniosamente                     parte degli emiri kalbiti (947-1053), emissari degli sci-
 assorbito dalle rime. Negli allegri simposi1 notturni,              smatici califfi fatimiti d’Egitto. Da allora, e sicuramente
 ministri, segretari e gli stessi principi si improvvisava-          quale risultato della grande autonomia politico-ammi-
 no verseggiatori e in gara con i poeti animavano le                 nistrativa goduta dai principi siciliani, si ebbe una sin-

 1 simposi: banchetti.

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      SI1 La Sicilia e la cultura araba

 golare fioritura di poeti e rimatori, che raggiunse l’apo-               della fusione delle conoscenze geografiche raggiunte
 geo all’epoca di Yusuf Thiqat ad-Dawlah (990-998). Più                   dagli arabi nella metà del XII secolo. Questa opera,
 di un secolo era passato da quando un insigne giure-                     realizzata con la collaborazione di una commissione di
 consulto di Qairawàn, Sinan Asad Ibn al-Furat, aveva                     esperti, al di là del valore intrinseco, è significativa per
 guidato la sistematica conquista della Sicilia (827).                    il risultato che ha conseguito: il superamento, in nome
      Per rintracciare alcune delle ragioni che favoriro-                 della scienza, di ogni irrigidimento confessionale.
 no la pacifica convivenza tra gli immigrati, i neocon-                        Nella Palermo degli eredi di Ruggero la comunità
 vertiti, gli ebrei e i cristiani, bisogna guardare oltre le              araba continuava a prosperare. Alla corte di Guglielmo
 battaglie e le scorrerie per soffermarsi sui vantaggi nel-               II (1153 ca.-1189), al-Musta’izz bi-llah (chi cerca potenza
 l’incremento urbanistico, commerciale, e nel miglio-                     in Dio), risuonavano ancora le rime arabe, e pare che
 rato assetto agricolo delle campagne. Nel crescente                      il poeta di Alessandria, Ibn Qalaqis, gli dedicò dei versi
 benessere economico la coesistenza e la collaborazio-                    encomiastici. Guglielmo parlava la lingua del Corano
 ne, sul piano sociale e amministrativo, tra cristiani e                  e amava circondarsi di eruditi di ogni paese. Un accre-
 musulmani fu garantita dall’assenza nell’Islam di qual-                  ditato esponente della triplice cultura di corte, greca,
 siasi forma di proselitismo programmato e dalla con-                     araba e latina, fu l’ammiraglio Eugenio che dall’arabo
 suetudine acquisita dai musulmani a vivere a contatto                    revisionò una versione greca del Kalilah wa Dimnah (fa-
 di genti di razze e religioni diverse. Gli scambi cultura-               mosa raccolta di apologhi indiani). Sempre in quel pe-
 li tra gli intellettuali siciliani e il resto del mondo                  riodo fu tradotta dall’arabo in latino l’Ottica di Tolomeo.
 arabo, nel periodo che va dal X all’XI secolo, erano                     Ma il momento di massimo splendore per la scuola di
 favoriti dai pellegrinaggi verso i luoghi santi del-                     traduzione della corte siciliana si ebbe all’epoca di Fe-
 l’Islam. Molti letterati si recavano alla Mecca e tornava-               derico II (1194-1250), il sovrano che fu iniziato da un
 no nella Palermo emirale 2 ricchi delle esperienze                       dotto musulmano alla conoscenza della cultura islamica.
 acquisite durante il soggiorno in Oriente.                               Mecenate e cultore di scienze, rivide personalmente la
      È noto quanto sia vasta la produzione di ispirazio-                 traduzione di un trattato arabo di falconeria, che con-
 ne arabo-islamica in Occidente, ma non potendo qui                       sultò per il suo De arte venandi.
 elencare tutti i nomi e i dati mi limiterò a ricordarne                       Sotto il suo regno famosi traduttori di Toledo,
 alcuni. Sono degni di menzione i non pochi versi di                      come l’astrologo e filosofo Michele Scoto (1175-
 ispirazione araba che si trovano nel Westostlicher Divan                 1236), realizzarono versioni delle opere di Avicenna e
 [Divano occidentale-orientale] di Goethe e una sua                       Averroè. All’imperatore, che anche in politica si avval-
 frammentaria versione di una poesia preislamica, le                      se delle sue conoscenze islamiche, va riconosciuto il
 Orientales di Victor Hugo, e le imitazioni di al-Muta-                   merito di essere riuscito a conquistare la corona di
 nabbi del polacco Mickiewicz. E per finire le remini-                    Gerusalemme per vie diplomatiche.
 scenze del mondo poetico islamico che affiorano nella                         Le curiosità intellettuali di Federico erano soprat-
 lirica di Poe e nei racconti di Borges. L’idea di fare tra-              tutto note in Oriente, dove il sultano d’Egitto al-Malik
 durre le poesie arabe di Sicilia è nata come atto di                     al Kamil (1218-1238) lo accolse con un seguito di
 omaggio verso autori che hanno contribuito, anche se                     dotti. In questa occasione, e altrove inviando missive,
 indirettamente, all’evoluzione della nostra cultura.                     ebbe modo di porre questioni di ottica, cosmologia,
      Per dare un’idea di quanto fosse diffusa e sentita                  metafisica e filosofia. In particolare, il filosofo mistico,
 l’arte del comporre versi nella Sicilia araba basta ricor-               Ibn Sab’in (morto nel 1271), per rispondere ad alcuni
 dare che nelle citate antologie figurano i rappresen-                    quesiti sollevati da Federico, stese un trattato sulla
 tanti di tutte le categorie sociali: gli stessi principi                 natura e sull’immortalità dell’anima.
 mecenati, capi militari, giudici, lessicografi,3 gramma-                      Dalle testimonianze delle fonti arabe apprendiamo
 tici, e funzionari dell’amministrazione.                                 che Federico conosceva l’arabo. Sappiamo che dalla
      Ruggero II (1095-1154), il re che usava fregiarsi del               sua cancelleria, molto probabilmente per mano di Teo-
 titolo arabo al-Mu’tazz bi-llah (il possente per grazia di               doro d’Antiochia, partivano missive infiorate di versi
 Dio), era un uomo di straordinaria cultura, sensibile e                  di al-Mutanabbi, di cui è lecito supporre che anche il
 tollerante. Nel suo palazzo riecheggiava il canto del                    sovrano conoscesse l’opera. A corte l’arabo era praticato
 muezzìn, per i paggi del seguito e per le donne del suo                  con la stessa frequenza del greco e del latino.
 harem. Ruggero, come i suoi successori, si serviva del                        In questo ambiente, che qui abbiamo rapidamente
 cerimoniale e della cancelleria araba. Sul piano culturale               tratteggiato, nasce la scuola poetica siciliana. Alla
 la convergenza dell’Islam e del Cristianesimo visse il                   corte di Federico affluiscono i Provenzali e Ciullo d’Al-
 suo momento più esaltante con l’arrivo a Palermo del                     camo4 compone i primi versi in lingua volgare.
 geografo arabo al-Idrisi (1100-1165). Autore del Libro                     da F. M. Corrao (a cura di), Poeti arabi di Sicilia, intr. di L. Anceschi, Mondadori,
 di Ruggero, che è da considerare il più insigne risultato                                                  Milano 1987, pp. XXV-XXXV e XL-XLII, con tagli.

 2 emirale: da emiro, principe, governatore.     colgono in opere sistematiche, come ad                Cielo d’Alcamo (XIII sec.), poeta siciliano, au-
 Nel mondo islamico, titolo dei discendenti di   esempio i vocabolari, il patrimonio lessicale         tore del contrasto poetico Rosa fresca au-
 Muhammad e dei capi tribù arabi.                di una lingua.                                        lentissima, tra un seduttore e una fanciulla
 3 lessicografi: sono gli studiosi che rac-      4 Ciullo d’Alcamo: conosciuto anche come              che prova a resistergli.

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                                ’Ali-al-Ballanubi
  T1                            «Gioisci delle arance che raccogli»

                                La poesia che segue, presentata qui nella traduzione di Valerio   • la bellezza delle arance è un dono
                                Magrelli, unisce la semplicità della gioia per la bellezza di un    prezioso
                                dono naturale (le arance) e la raffinatezza delle *metafore: le
                                arance sono definite «guance dei rami» per la loro forma tondeggiante, e sono definite «stelle» e poi
                                «oro» per il loro rilievo cromatico.

         da F. M. Corrao                Gioisci delle arance che raccogli:
  (a cura di), Poeti arabi
      di Sicilia, intr. di L.           dalla loro presenza viene gioia.
  Anceschi, Mondadori,
            Milano 1987.
                                        Oh, siano benvenute
                                        queste guance dei rami,
                                  5     benvenute le stelle di quest’albero.

                                        Si direbbe che il cielo abbia versato oro,
                                        e che per noi la terra abbia forgiato pomi.

                                Ibn Hamdis
  T2                            «La civettuola, eccola»

                                La poesia che segue viene presentata nella traduzione di                • una donna che tormenta con il suo
                                Andrea Zanzotto, uno dei maggiori poeti contemporanei. La                 disinteresse l’uomo che la ama
                                raffigurazione di una fanciulla che si diverte a tormentare il suo
                                spasimante richiama la semplicità e l’intensità emotiva dei lirici greci antichi. Quasi ogni coppia di versi
                                presenta una contrapposizione: ora fra l’indole della donna e quella del poeta (vv. 1-2, 5-6), ora su
                                aspetti diversi della donna stessa (vv. 3-4), ora tra la dura realtà presente e la possibile felicità futura (vv.
                                7-8), ora infine tra la colpa della donna e la sua impunità (vv. 11-12).

         da F. M. Corrao                La civettuola, eccola, che non molla dal far giocare
  (a cura di), Poeti arabi
            di Sicilia, cit.            la sua indole asprigna contro la mia dolce indole

                                        Com’è slanciata nel suo muovere, col rametto di salice che le dà grazia,
                                        ma nel muovere è pur flessuosa con la duna di sabbia
                                  5     Quando persiste nel non darmi bado, né inclina
                                        al trepidare che unisce, persisto io nel voler unire

                                        E mi dico forse al disdegno seguirà almeno uno sguardo
                                        e quanta mai verzura crebbe dopo lo sterile secco

                                        Tu che annullasti il mio sonno e il mio sangue versasti,
                                 10     che il nodo scorsoio stringesti dicendo “sì” alla mia morte

                                        Con il tuo raggiante occhio volutamente m’hai messo a morte
                                        e non c’è nemmeno taglione per chi d’occhi uccide.

5 non darmi bado: non badarmi.                         emozioni che determinano il legame d’amore.     8 verzura: vegetazione.
5-6 né inclina…unisce: e non si presta alle            7 disdegno: disprezzo.                          12 taglione: punizione.

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5

   3                    Dante e l’influenza della cultura araba:
                        Il libro della Scala

L’influenza della cultura araba in Occidente è par-                  sulmana nella Divina Commedia, l’ostilità dei dantisti
ticolarmente visibile nell’opera di Dante, un autore                 e dei romanisti italiani fu pressoché totale: il testo
che rischiamo sempre di considerare, erroneamen-                     di Palacios è stato tradotto in italiano solamente nel
te, come il frutto misterioso di un periodo storico                  1994, settantacinque anni dopo la sua pubblicazione
semibarbaro e di una cultura chiusa in se stessa. In                 in spagnolo (si pensi che in Gran Bretagna esso ven-
realtà, come innumerevoli studi critici hanno do-                    ne pubblicato tradotto in inglese già nel 1926!). Alla
cumentato, l’impianto filosofico e teologico della                   pubblicazione dell’opera di Palacios, d’altra parte,
Commedia e l’intera produzione di Dante sarebbero                    si era alla vigilia delle commemorazioni per il sesto
incomprensibili senza considerare il contributo dei                  centenario della morte di Dante (1321-1921) e l’am-
filosofi arabi Ibn Sina (Avicenna, 980-1037) e Ibn                   missione di un’influenza della tradizione arabo-isla-
Rushd (Averroè, 1126-1198), che storicamente me-                     mica nella composizione della Commedia suonava co-
diarono e arricchirono in maniera originale la gran-                 me una doppia accusa di lesa maestà, religiosa e in-
de tradizione filosofica greca, rappresentando un                    sieme culturale. Eppure le tesi dello studioso spa-
ponte culturale fondamentale tra Oriente e Occi-                     gnolo non mettevano affatto in dubbio l’apparte-
dente. Ugualmente determinante, e riconosciuto                       nenza di Dante al “campo cristiano”, né offuscavano
da Dante stesso, fu d’altra parte l’influsso di alcuni               la potente e originale immaginazione artistica del
pensatori influenzati dall’averroismo, come il filo-                 poeta fiorentino. Esse richiamavano, però, alcuni
sofo fiammingo Sigièri di Brabante (ca. 1235-1282),                  dei modelli letterari, filosofici e religiosi che la tra-
commentatore insigne di Aristotele, che propugna-                    dizione arabo-musulmana offriva a Dante. Il quale,
va una netta separazione tra scienza e fede, e che,                  proprio per la sua spiccata propensione ad accoglie-
per questa ragione, fu condannato per eresia. La                     re i più diversi materiali culturali (classici, biblici,
stessa architettura del poema dantesco presenta più                  romanzi), utilizzò anche quelli di matrice musulma-
di un punto di contatto con i modelli musulmani                      na, pervenendo a quell’originale sintesi tra culture
della leggenda dell’ascensione di Muhàmmad (570-                     che la Commedia rappresenta, al di là, quindi, di chiu-
632) in Cielo (cfr. IL1), più nota, dopo il ritrova-                 sure territoriali e nazionalistiche, storicamente im-
mento di due manoscritti in latino e in francese nel                 proponibili nel Trecento ed estranee al cosmopoli-
1949, come Il libro della Scala.                                     tismo intellettuale di Dante.
Tuttavia, l’idea di un influsso della cultura islamica               D’altra parte sarebbe singolare che un intellettuale
sulla Commedia dantesca è stata accolta con molte re-                curioso e aperto ai diversi apporti del sapere, come
sistenze in Italia per tutto il Novecento. Quando nel                Dante, potesse ignorare il contributo che la cultura
1919 fu pubblicato lo studio dell’orientalista spagno-               arabo-islamica continuava a offrire alla civilizzazione
lo Miguel Asín Palacios (un sacerdote cattolico pro-                 del Mediterraneo. Scrittori, viaggiatori, monaci, pel-
fessore di arabo all’Università di Madrid), sui rap-                 legrini, mercanti, nobili cavalieri e semplici soldati,
porti tra Dante e l’Islam, dal titolo L’escatologia mu-              dotti traduttori, principi mecenati conoscevano di-

                 ITINERARIO LINGUISTICO
IL1
                 Il nome del Profeta: Muhàmmad o Maometto?

 Abbiamo utilizzato nel testo il nome arabo del profeta              mologico negativo: Maometto deriva da Malcometto
 Muhàmmad per rispetto nei confronti della sua figura                (‘commetto il male’), un modo per denigrare nel Medioe-
 storica e della civiltà che lo ha espresso. Infatti il nome         vo il profeta dell’Islam, considerato, in prospettiva cat-
 italianizzato Maometto implica un distorto legame eti-              tolica, un eretico.

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rettamente l’Oriente e permettevano la circolazione                             cia come matrici islamiche del poema dantesco (cfr.
di idee, di mode, di prodotti culturali nell’Occiden-                           SI3, p. 7) sembravano inquinare il presunto carat-
te cristiano.                                                                   tere “italiano” dell’opera di Dante. A eccezione degli
Uno tra i maestri di Dante, Brunetto Latini, ammirato                           studi di Bruno Nardi sulle influenze averroistiche
e riverito nel canto XV dell’Inferno, era autore di due                         riscontrabili nella filosofia dantesca, una consolidata
componimenti enciclopedici, il Tesoro e il Tesoretto, il                        tradizione nazionale – oggi diremmo eurocentrica
primo dei quali conteneva pure una biografia di Mu-                             e italocentrica – aveva studiato con rigore e profon-
hàmmad. Nel 1260 Brunetto era stato ambasciatore                                dità le radici classiche, giudaico-cristiane e romanze
dei guelfi fiorentini presso la Corte di Alfonso X il                           del poema, ma quasi mai si era occupata di quelle
Saggio: un particolare probabilmente decisivo per la                            arabo-islamiche (fa eccezione la fondamentale ope-
trasmissione delle fonti arabe a Dante (cfr. SI2).                              ra di Enrico Cerulli, Il «Libro della Scala» e la questione
La guida che risolve i dubbi al pellegrino, la natura                           delle fonti arabo-spagnole della «Divina Commedia», Città
allegorica dell’ascensione in Cielo come purifica-                              del Vaticano 1949). Eppure per tutto il Medioevo
zione dell’anima, la cosmografia e tanti altri innu-                            la presenza degli arabi nel Mediterraneo era un
merevoli dettagli che l’orientalista spagnolo rintrac-                          dato storicamente perfino ovvio.

                 SCHEDA INFORMAZIONI
SI2
                  Brunetto Latini, cultura araba e Dante

 Si riporta qui un brano dell’arabista e dantista spagnolo                      sua ambasceria non gli lasciassero tempo libero suffi-
 Miguel Asín Palacios in cui si riflette sulla funzione di                      ciente per occuparsi dei suoi interessi letterari e per
 mediatore avuta da Brunetto Latini tra Dante e la cultura                      soddisfare le sue curiosità di erudito, avendo davanti
 araba.                                                                         agli occhi ogni giorno, a Toledo e a Siviglia, sede della
                                                                                corte in quel periodo, l’esempio vivente dei traduttori
 Brunetto poté acquisire quella cultura araba e islamica                        e dei maestri cristiani e musulmani, che nella scuola
 non come altri, di seconda mano, mediante libri stu-                           toledana e nell’università interconfessionale2 di Sivi-
 diati lontano dal principale centro in cui venivano tra-                       glia redigevano incessantemente le loro opere scientifi-
 smessi nelle lingue europee, ma convivendo con gli                             che e letterarie, e che quattro anni prima avevano fini-
 stessi traduttori toledani, conoscendo e frequentando                          to la traduzione in volgare dell’Historia arabum dell’ar-
 personalmente re Alfonso il Saggio, mecenate e diret-                          civescovo Don Rodrigo, opera che contiene la leggen-
 tore di quella brillante scuola di corte. In effetti risulta                   da del mi’rag?3 Il fatto è che, al suo ritorno dalla Spa-
 che Brunetto Latini fu inviato dal partito guelfo di                           gna, non potendo rientrare a Firenze, dove i suoi nemi-
 Firenze come ambasciatore alla corte di Alfonso il Sag-                        ci ghibellini in quel momento avevano il sopravvento,
 gio, per invocare da questi, che era stato eletto impera-                      si trattenne in Francia per qualche tempo; e lì, quasi
 tore di Germania, il suo aiuto contro i ghibellini, difesi                     subito, redasse i suoi due principali libri enciclopedici,
 da Manfredi, re di Sicilia. Tale ambasciata ebbe luogo                         il Tesoretto e il Tesoro. In questo non mancano tracce
 nel 1260, cinque anni prima della venuta al mondo del                          delle fonti arabe che poté utilizzare, a Toledo e a Sivi-
 poeta fiorentino [Dante]; e per quanto non si conosca-                         glia, più che in ogni altro luogo. C’è persino chi suppo-
 no i particolari del viaggio di Brunetto, né della sua                         ne che Brunetto dedicasse ad Alfonso il Saggio il suo
 residenza in Spagna, il fatto stesso basta per suggerirci                      poema allegorico didascalico Tesoretto, il cui prologo è
 la profonda impressione che dovettero produrre, nello                          un entusiastico elogio del re di Castiglia. Tutto dunque
 spirito colto e curiosissimo di quel letterato erudito e                       tende a suggerirci che non fu superficiale l’impronta
 appassionato di ogni branca dell’umano sapere, lo                              impressa nello spirito di Brunetto dalla corte letteraria
 spettacolo brillante della corte toledana, satura di cul-                      di Castiglia e che non è una congettura astrusa immagi-
 tura islamica, la frequentazione con i consiglieri e i                         nare che il maestro di Dante potesse essere il veicolo
 ministri di quel re, sapiente come nessun altro dell’Eu-                       che trasmise al suo discepolo alcuni degli elementi isla-
 ropa medievale, e la visione diretta di quell’ibrida                           mici, se non tutti, che nel nostro studio abbiamo sco-
 società in cui le tradizioni della scienza classica e cristia-                 perto trovarsi nella Divina Commedia.
 na vivevano in simbiosi con il nuovo bagaglio delle let-
 tere semitiche.1 Chi potrebbe dire che i negoziati della                        da M. Asín Palacios, Dante e l’Islam, Pratiche Editrice, Parma 1994, pp. 375-377.

 1 semitiche: riferito ai semiti (da Sem, figlio di Noè). Popoli affini         vivenza di diverse confessioni religiose, in questo caso la cristiana,
 del Vicino Oriente antico per origini e lingua. Le principali lingue se-       l’ebraica e la musulmana.
 mitiche sono l’aramaico, l’arabo e l’ebraico.                                  3 mi’rag: leggende musulmane relative all’ascensione di Muhàmmad
 2 interconfessionale: che accoglieva e favoriva l’intreccio e la con-          in Paradiso.

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                 SCHEDA INFORMAZIONI
SI3
                 La Commedia e il modello del Libro della Scala

 I tratti di somiglianza tra Il libro della Scala e la Comme-           alzai e subito tutti i profeti mi salutarono e mi tributarono
 dia dantesca sono innumerevoli e concernono sia sin-                   grandi onori, e abbracciandomi mi annunziarono buone
 goli episodi sia «l’idea organizzativa del poema» (M.                  novelle sul grandissimo bene che Dio aveva in serbo per
 Corti). La struttura dell’Inferno, per esempio, presenta               me e per tutto il mio popolo. E tutti vollero sapere di me,
 notevoli analogie con l’Inferno islamico del Libro della               e non ci fu nessuno che non mostrasse aperto desiderio
 Scala, dove si trova «una precisa partizione dell’Inferno,             che Dio mi colmasse di beni e di onori; e a tale fine lo
 anche in rapporto con una classificazione dei peccati»                 pregarono tutti».
 (C. Segre).
 Tra i molti commenti alla Commedia, l’unico che riporti                Inferno, XXXI, vv. 86-88. Dante, nel pozzo che collega
 in maniera sistematica i riferimenti danteschi al Libro                l’ottavo cerchio al nono, descrive il gigante Fialte, che
 della Scala è quello curato da Bianca Garavelli con la su-             sfidò Zeus e ora è incatenato e impossibilitato a muo-
 pervisione di Maria Corti (Bompiani, Milano 1993). Da                  versi: «el tenea soccinto / dinanzi l’altro e dietro il brac-
 questo commento riportiamo le corrispondenze che se-                   cio destro / d’una catena che ’l tenea avvinto». La posi-
 guono.                                                                 zione di Fialte è identica a quella di Satana nel Libro del-
                                                                        la Scala (149): «Sappiate che in queste terre c’è il seggio
 Inferno, IV, vv. 80 e 100. L’onore tributato nel Limbo a               e l’abitazione e il regno del demonio. E lì inoltre si trova-
 Dante e Virgilio da parte dei poeti della «bella scola» –              no le sue milizie e le sue genti. Ma in verità lui è legato.
 Omero, Orazio, Ovidio, Lucano – richiama un passo del                  Infatti, nell’istante stesso in cui disubbidì a Dio, gli angeli
 Libro della Scala (IV, 10), dove Muhàmmad viene onora-                 buoni precipitarono lui e i suoi dal cielo; e poi lo presero
 to dai profeti biblici nel tempio di Gerusalemme (compa-               e lo legarono con catene di ferro, una mano davanti e
 iono per altro nella versione latina del Libro, il verbo la-           l’altra dietro; e in modo simile i piedi». Poiché i giganti
 tino honorare, e due volte il sostantivo corrispondente).              sono una anticipazione di Lucifero, è probabile che la
 Come Muhàmmad riceve in quella circostanza l’investi-                  posizione incatenata del Satana arabo (a sua volta crea-
 tura di profeta, Dante qui quella di poeta. Ecco il passo              tura gigantesca) abbia contribuito, come suggestione di
 del Libro della Scala: «Dopo esser entrato con Gabriele                contorno, alla loro raffigurazione.
 nel tempio, ecco che io, Maometto, vidi nel suo interno
 tutti i profeti che Dio aveva fatto uscire dalle loro tombe,           Paradiso, XXXI, vv. 13-15. Nell’Empireo è così descritto
 adunandoli lì affinché mi onorassero. Essi stavano tutti               da Dante l’aspetto esteriore degli Angeli: «Le facce tutte
 ad attendermi in piedi. E come mi videro cominciarono                  avean di fiamma viva / e l’ali d’oro, e l’altro tanto bianco,
 tutti a pregare. Allora Gabriele mi disse: “Vieni dinanzi a            / che nulla neve a quel termine arriva». Oltre ad alcuni
 me, Maometto, e guida tu la preghiera, poiché tu sei il re             luoghi dell’Antico e Nuovo Testamento, un accostamen-
 di tutti i profeti e il signore di tutte le genti”. Ed io, uden-       to molto simile a quello di questi versi, tra due elementi
 do ciò, mi feci avanti e compii due brevi orazioni. Poi mi             tra loro incompatibili eppure associati nella figura ange-
                                                                        lica, fiamma e neve, è presente nei capitoli IX e XXIX del
                                                                        Libro della Scala, dove viene descritto un Angelo nella
                                                                        cui figura fuoco e neve coesistono senza annullarsi a vi-
                                                                        cenda: «vidi un angelo di fuoco e di neve, ma era fatto
                                                                        in modo tale che il fuoco non scioglieva la neve, né la
                                                                        neve estingueva il fuoco»; «vidi un angelo che stava di
                                                                        fronte a Dio, mirabile a vedersi. Il suo corpo era infatti
                                                                        metà neve e metà fuoco ardente. Ed era fatto in modo
                                                                        tale che la neve non estingueva il fuoco, né il fuoco scio-
                                                                        glieva la neve».

                                                                        Questa straordinaria incisione, conservata al British Museum
                                                                        di Londra, ci mostra Muhàmmad che cavalca la giumenta
                                                                        Boraq e attraversa le sfere celesti ornate dai segni delle
                                                                        costellazioni e dei pianeti. La tradizione islamica descrive i
                                                                        viaggi celesti di Muhàmmad che l’arcangelo Gabriele va a
                                                                        prendere nella sua casa per fargli percorrere la scala dei
                                                                        diversi cieli.

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   4                    Dalla convivenza tollerante
                        alla discriminazione razzista

La nazione dove più forti e durature furono le in-                   Si pensi, per esempio, alla stagione politica e cultu-
fluenze arabo-islamiche è senz’altro la Spagna. Du-                  rale inaugurata dal sovrano Alfonso X di Castiglia
rante la dominazione araba, che in forme diverse                     detto il Saggio (1221-1284), mecenate coltissimo e
abbracciò i secoli VIII-XIII (ma Granada fu espu-                    animatore di una corte cosmopolita frequentata da
gnata solo nel 1492, durante il regno di Ferdinando                  intellettuali ebrei, musulmani e cristiani. Fu proprio
d’Aragona e Isabella di Castiglia), la Spagna conob-                 il sovrano iberico a commissionare a un medico
be un periodo di intenso sviluppo civile e culturale,                ebreo, Abraham Alfaquim, la versione spagnola,
i cui emblemi restano le splendide architetture di                   dall’originale arabo andato perduto, del racconto
Cordova, Granada e Siviglia. Ma anche nel periodo                    del “mi’rag” (cioè dell’“ascensione”) di Muhàmmad
della reconquista a opera dei nuovi stati cristiani di               in Cielo, un importante testo ritrovato in due codici
Navarra, León, Castiglia e Aragona, in particolare                   a Oxford e a Parigi nel 1949 e conosciuto con il ti-
a partire dall’XI secolo, l’eredità araba ebbe modo                  tolo Il libro della Scala di Maometto. La versione latina
di manifestarsi in diversi campi.                                    dell’opera deve la sua conservazione al fatto che una

                 SCHEDA INFORMAZIONI
SI4
                 La Toledo di Alfonso il Saggio, un’esperienza di tolleranza
                 interculturale
 Nel brano che segue, Miguel Asín Palacios ricostruisce              ambiente di cultura semitica, prende nelle proprie
 il clima di tolleranza interculturale che ha caratterizzato         mani, salendo al trono, la direzione suprema di quei
 Toledo, nel centro della Spagna, durante il regno di Al-            lavori di traduzione, per renderli più fecondi e siste-
 fonso il Saggio.                                                    matici mediante il patrocinio ufficiale. Poliglotta e
                                                                     appassionato della letteratura musulmana, prende
 Toledo era già stata, durante il secolo XII, il punto               parte lui stesso agli studi che promuove. Con una tol-
 focale di una profonda assimilazione delle scienze e                leranza che è il fedele riflesso della psicologia sociale
 delle lettere arabe al retroterra cristiano. Nella prima            della sua epoca, il re riunisce nella sua corte sapienti
 metà di tale secolo, appena strappata la città dalle                delle tre religioni3 per cooperare all’impresa. Senza
 mani dei musulmani, l’arcivescovo Raimondo comincia                 abbandonare l’orientamento colto ed erudito della
 a patrocinare la traduzione delle opere più celebri                 scuola dei traduttori toledani, lo rafforza, facendo tra-
 della scienza araba: libri di matematica, astronomia,               durre nuove opere di fisica e di astronomia, accanto
 medicina, alchimia, storia naturale, metafisica, psico-             ad altre di carattere più popolare e meno tecnico, ap-
 logia, logica, morale e politica; tutta l’opera di Ari-             partenenti alla letteratura di evasione, morale, storica
 stotele, glossata o compendiata1 dai filosofi dell’Islam,           e religiosa.
 da Al-Kindi, Al-Farabi, Al-Gazali e Averroè; le opere                   In tale clima di tolleranza e di convivenza, il re
 fondamentali dei matematici, astronomi e medici della               castigliano decise di dare forma ufficiale alla confluen-
 Grecia, Euclide, Tolomeo, Galeno, Ippocrate, com-                   za delle due culture, l’islamica e la cristiana, attraverso
 mentate e ampliate da sapienti musulmani, Al-Hwa-                   la fondazione in Siviglia di uno Studio e Scuola gene-
 rizmi, Al-Battani, Avicenna, Averroè, Ar-Razi, Al-Bitrugi,          rale di latino e di arabo, in cui, al fianco dei professori
 furono tradotte a Toledo dall’arabo, tramite interpreti             cristiani, c’erano musulmani che insegnavano la medi-
 mudejares2 ed ebrei, che mettevano in castigliano ciò               cina e le scienze. Tale Università interconfessionale è
 che poi veniva tradotto in latino dai dotti cristiani,              un emblema della stretta relazione che i due popoli
 non solo spagnoli ma anche stranieri, che affluivano                avevano stretto nella prima metà del secolo XIII.
 alla corte toledana dai più remoti paesi dell’Europa.
 Alfonso il Saggio, educato fin dalla fanciullezza in tale                               da M. Asín Palacios, Dante e l’Islam, cit., pp. 362-364.

 1 glossata o compendiata: commentata o riassunta.
 2 mudejares: musulmani convertiti.
 3 tre religioni: ebraica, cristiana, islamica.

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sua copia si trova inserita in un codice (il Vaticano                mettere al bando quanti fossero stati in qualche mo-
Latino 4072) nel quale si trova la Collectio Toledana,               do contaminati dal sangue impuro di ebrei e mori-
una importantissima raccolta di testi scientifici e fi-              scos, altro non sono che le premesse delle moderne
losofici arabi tradotti in latino a partire dal secolo               teorie razziste del colonialismo, del fascismo e del
XII e che costituisce l’esempio più significativo del                nazismo. Non è senza significato che il 1492 – data
passaggio di conoscenze dal mondo islamico a quello                  della scoperta-conquista del Nuovo Mondo, con il
cristiano. Si tratta di un’opera che nasce all’interno               conseguente genocidio delle popolazioni indigene
di una cultura segnata dalla tolleranza religiosa e                  – coincida anche con l’espulsione delle diversità
dal desiderio di confronto culturale (cfr. SI4, p. 8).               dall’Europa: i nascenti stati nazionali si dovevano
Purtroppo questo clima di civile convivenza fu in-                   costituire come omogenei per razza, lingua, cultura
terrotto con la cacciata degli ebrei e dei musulmani                 e religione. La modernità, che sancisce l’inizio del
dalla Spagna a partire dal 1492 a opera dei re cat-                  predominio europeo sul mondo, nasce con un atto
tolici: un evento tragico, che preannunciava future                  di feroce intolleranza verso l’Altro. Da allora si in-
disgrazie. Le teorizzazioni e le discussioni sulla lim-              nalza una barriera tra mondo arabo e mondo occi-
pieza de sangre (la ‘purezza del sangue’), per decidere              dentale, ancora oggi causa di pregiudizi e incom-
chi fosse autenticamente cristiano e castigliano, per                prensioni.

                                                                                        L’ascensione di Muhàmmad in cielo.
                                                                                        Miniatura da un codice turco. Venezia,
                                                                                        Biblioteca Marciana.

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   5                    La necessità di un punto di vista
                        interculturale oggi

Leggere Dante senza trascurare questo punto di vi-                   e la storia in maniera meno superficiale di quanto
sta interculturale, riflettere sui legami e sugli scambi             non sia avvenuto finora.
profondi tra le civiltà può favorire una prospettiva                 L’odierna percezione dell’Islam continua, invece,
“mediterranea” che permetta di rivalutare la tradi-                  a essere caratterizzata da disinformazione e da paure
zione arabo-islamica non come un esotico ed estra-                   non sempre giustificate: spesso il mondo arabo-isla-
neo mondo culturale, ma come un elemento costi-                      mico è visto in Occidente solo come minaccia e co-
tutivo della nostra storia, come un fattore in qualche               me barbarie. La guerra santa, il velo, il fanatismo,
misura interno al nostro patrimonio culturale.                       la sottomissione delle donne, il terrorismo sembre-
Tutto ciò è tanto più importante oggi di fronte alla                 rebbero gli unici eventi attraverso cui guardare quel
presenza in Italia di oltre mezzo milione di cittadini               mondo. La diversità musulmana è vista e vissuta co-
stranieri di religione musulmana. Per la prima volta                 me una diversità astorica, dai caratteri atemporali,
nella storia d’Italia, dai tempi della conquista araba               come un dato quasi di tipo antropologico, come se
della Sicilia, un nucleo consistente di musulmani                    si trattasse di qualcosa di assolutamente estraneo e
(non solo arabi, ma anche persone provenienti                        inconoscibile. «Evidentemente – come ha scritto lo
dall’Africa nera) si è insediato in Italia. Naturalmente             storico Franco Cardini – siamo di fronte ad una di-
tra di loro vi sono differenze sociali, nazionali, cul-              versità che è in gran parte frutto di un’incompren-
turali che sarebbe superficiale pensare del tutto ri-                sione storica non antica, bensì recentissima. Nel
composte dalla comune appartenenza religiosa al-                     mondo medievale i musulmani e i cristiani ogni tan-
l’Islam. Ma d’altra parte la comune matrice religiosa                to si combattevano e se le davano di santa ragione,
si traduce in forme diverse anche nei paesi in cui                   ma si comprendevano benissimo. L’Occidente non
l’Islam è religione dominante e spesso dietro la ban-                sarebbe nato senza Avicenna, Averroè, le traduzioni
diera musulmana si nascondono interessi economici,                   arabe di Aristotele; l’Islam è una delle levatrici, tal-
conflitti sociali, progetti politici, anche ben lontani              volta violente, che stava al capezzale dell’Europa
dalla pacifica tolleranza di Alfonso il Saggio.                      quando questa ha partorito l’Occidente. L’incom-
Resta il fatto che l’Islam, con tutto ciò che ha rap-                prensione è venuta dopo a seguito dell’atteggia-
presentato nei suoi quattordici secoli di storia e che               mento bifronte – colonialismo da una parte, esoti-
oggi rappresenta per centinaia di milioni di persone                 smo e orientalismo dall’altra – che ha trascurato di
nel mondo, concorre a determinare l’identità di                      comprendere l’Islam, ritenendo che fosse una dot-
migliaia di nuovi concittadini, così che diviene in-                 trina di colonizzati in via di estinzione; cosicché ha
dispensabile conoscerne le caratteristiche principali                dimenticato di leggerlo e di studiarlo».

                                                                                                            La Mecca. Veduta
                                                                                                            del Santuario
                                                                                                            durante i riti del
                                                                                                            pellegrinaggio.

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                                                            verifiche

                        Conoscenze
         1              Durante il Medioevo
                         A    l’Occidente e l’Oriente si ignorarono
                         B    ebbero un rapporto tra pari
                         C    l’Europa si impose sull’Oriente
                         D    la cultura islamica fu totalmente assorbita da quella occidentale

         2              In quali parti d’Europa si affermò una fiorente civiltà islamica?

         3              In che modo l’Occidente medievale venne a conoscenza della filosofia greca?

         4              Quali filosofi arabi gettarono un ponte tra Oriente e Occidente e perché?

                        Capacità
         5              Quando finisce in Spagna la convivenza pacifica tra cristiani e musulmani? Ad opera di chi?

         6              Individua le ragioni che fanno di Toledo, nel XIII secolo, il più importante centro di scambi culturali
                        d’Europa.

         7              Maometto è un termine dispregiativo per indicare il profeta, infatti significa
                        .................................................................................
                        .................................................................................

                        Competenze
         8              Nell’Europa delle crociate, Federico II mantenne vivo il dialogo con la cultura araba. Con quali
                        conseguenze sul piano letterario, e politico? (SI1)

         9              Dove e perché Brunetto Latini, il maestro di Dante, ebbe contatti diretti con la cultura islamica?

         10             Attraverso quali vie l’infuenza culturale araba giunge fino a Dante? Con quale aspetto della
                        Commedia, e della mentalità medievale, si integra?

         11             Per quali ragioni l’idea di un influsso islamico sulla Commedia ha suscitato tanta resistenza nel
                        Novecento?

                                                    Proposte di scrittura

                                                        LA RELAZIONE
     Rifletti su § 3, SI2 e SI3 e sui versi finali del canto XV del Paradiso (cap. VIII, T7). Non c’è contraddizione tra
     un Dante cosmopolita e un Dante difensore delle crociate? Argomenta la risposta in una breve relazione.

                                               LA TRATTAZIONE SINTETICA
     Confronta l’opera di Alfonso il saggio (sec. XIII) con quella di Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia
     (sec. XV). Perché con la nascita dello Stato nazionale si innalza una barriera tra Occidente e Islam? (SI4, §§ 4,
     5) Tratta sinteticamente l’argomento.

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