Couturissime e il futurismo contemporaneo di Thierry Mugler

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Couturissime e il futurismo contemporaneo di Thierry Mugler
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Couturissime e il futurismo contemporaneo di Thierry Mugler

Reportage fotografico di Giusy De Ceglia

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Couturissime e il futurismo contemporaneo di Thierry Mugler
Galleria Fembot & Couture Futuristica della mostra

Galleria Fembot & Couture Futuristica della mostra

Galleria Fembot & Couture Futuristica della mostra

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Couturissime e il futurismo contemporaneo di Thierry Mugler
Manfred Thierry Mugler e Thierry-Maxime Loriot aprono la mostra

Manfred Thierry Mugler e Thierry-Maxime Loriot aprono la mostra

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Couturissime e il futurismo contemporaneo di Thierry Mugler
Manfred Thierry Mugler alla Press Opening della mostra

Manfred Thierry Mugler e Thierry-Maxime Loriot alla Press Opening della mostra

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Couturissime e il futurismo contemporaneo di Thierry Mugler
Galleria Fembot & Couture Futuristica della mostra

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Couturissime e il futurismo contemporaneo di Thierry Mugler
La fotografa Dominique Issermann all'inaugurazione della mostra

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Couturissime e il futurismo contemporaneo di Thierry Mugler
La top model iconica Debra Shaw

Lo stilista Dennis Diem e le sue modelle

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Couturissime e il futurismo contemporaneo di Thierry Mugler
Lo stilista Ronald van der Kemp all'inaugurazione della mostra

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Couturissime e il futurismo contemporaneo di Thierry Mugler
Manfred Thierry Mugler fotografato da Helmut Newton

La mostra "Thierry Mugler Couturissime"

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Couturissime e il futurismo contemporaneo di Thierry Mugler
La mostra "Thierry Mugler Couturissime"

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La mostra "Thierry Mugler Couturissime"

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La mostra "Thierry Mugler Couturissime"

La Mostra "Thierry Mugler Couturissime" alla Kunsthal di Rotterdam

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La mostra "Thierry Mugler Couturissime"

La mostra "Thierry Mugler Couturissime"

La mostra "Thierry Mugler Couturissime"

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La mostra "Thierry Mugler Couturissime"

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La mostra "Thierry Mugler Couturissime"

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La mostra "Thierry Mugler Couturissime"

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La mostra "Thierry Mugler Couturissime"

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La mostra "Thierry Mugler Couturissime"

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Performance dell'artista Leon Dziemaszkiewicz

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Performance dell'artista Leon Dziemaszkiewicz

Philipp Fürhofer alla galleria Fembot & Couture Futuristica creata da lui per la mostra "Couturissime"

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Thierry-Maxime Loriot

La Mostra "Thierry Mugler Couturissime" alla Kunsthal di Rotterdam

Thierry-Maxime Loriot e Philipp Fürhofer

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Thierry-Maxime Loriot e Emily Ansek, direttrice della Kunsthal di Rotterdam

La mostra "Thierry Mugler Couturissime"

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Andreas Bernhardt, Holger Zill e altri ospiti speciali all'inaugurazione della mostra

La première europea della mostra “Thierry Mugler: Couturissime” è stata inaugurata nei giorni scorsi presso la Kunsthal di
Rotterdam, dopo aver riscosso grande successo presso il Museo delle Belle Arti di Montrèal, da cui è partita nel Febbraio di
quest’anno.

Curata da Thierry-Maxime Loriot con supervisione di Nathalie Bondil, direttrice e curatrice principale del Museo delle Belle
Arti di Montreal, la mostra presenta oltre 150 ensembles creati tra il 1977 e il 2014, di cui molti esposti per la prima volta in
assoluto, includendo accessori, costumi di scena, clip e video, documenti d’archivio e schizzi originali. In esposizione anche un
centinaio di opere dei più grandi fotografi di moda contemporanei come Avedon, Bourdin, Goude, LaChapelle, Newton, Ritts
e Issermann. Le gallerie ad immersione completa sono state progettate da artisti di fama internazionale come Michel Lemieux
e Philipp Fürhofer e dallo studio di effetti speciali Rodeo FX. Il designer londinese Tord Boontje ha creato lampadari di
cristallo Swarovski per una delle gallerie, mentre i manichini sono stati realizzati su misura dalla Hans Boodt Mannequins di
Rotterdam. “Couturissime” ci rivela la carriera di un genio che ha rivoluzionato la moda con tagli morfologici e futuristici,
silhouette glamour, scultoree ed eleganti, linee rigorose e spalle da supereroine, non da meno i corsetti che sublimano donne
sensuali, forti e in costante evoluzione.

LA RIVOLUZIONE SENZA TEMPO DI UN VISIONARIO DELLA MODA Philipp Fürhofer, artista visuale di Berlino, ha
realizzato la scena della parte della mostra più iconica, ovvero quella dedicata ai Fembot e alla Couture Futuristica. Sia lui che
Thierry-Maxime Loriot hanno un legame emotivo molto forte con uno dei temi della mostra, un filo comune che li unisce. Lo
stesso Loriot lo conferma: «Siamo entrambi dei sopravvissuti in un certo senso perché abbiamo avuto tutti e due problemi di
cuore. Ecco perché si sente il battito del cuore in sottofondo in questo spazio della mostra. Philipp è un giovane artista di
grande successo e talento e per me è importante che la gente scopra nuove realtà. Lui non ha niente a che fare con la moda,
ma questo lavoro va oltre, perché la sua arte parla un linguaggio universale e coinvolge il corpo, le emozioni e il modo in cui gli
esseri umani sono collegati alla tecnologia e viceversa. Ho pensato potesse essere molto significativo coinvolgere un artista in
grado di far vedere cosa avrebbe potuto creare Mugler nel 2019». L’intervento di Philipp Fürhofer è ancora più specifico: «Ero
molto interessato al lavoro di Mugler, al concetto dell’essere umano sublimato fino a raggiungere altre dimensioni. Visivamente
l’ho realizzato usando metalli vecchi e corrosi, tubi e cavi presi da una fabbrica in rovina, trasformandoli in qualcosa di nuovo
per renderli eterni. Ho realizzato metalli trapassati dalla luce che diventano un cosmo pieno di stelle e disposto sette abiti in uno
spazio in modo da potersi riflettere in orizzontale e in verticale fino a sembrare un esercito, interpretando il concetto caro a
Mugler del voler uniformare i volumi del corpo umano attraverso la mia tecnica dell’infinito». Poi, confida: «Ho avuto un trapianto
di cuore parziale sette anni fa, mentre studiavo all’Accademia dell’Arte di Berlino, e non sapevo se sarei sopravvissuto. Sono
stato a letto per settimane, sempre a fissare una scatola di raggi-x che mi avevano collegato al torace. Questa esperienza ha
influenzato il mio modo di fare arte. Ho preso ciò che la gente di solito considera spazzatura e l’ho trasformata in qualcosa di
nuovo ed eterno. Queste scatole luminose si accendono e si spengono come fossero battiti di un ritmo techno o elettronico,
dando la vita ma a volte anche distruggendola. Esattamente come la scatola che era collegata al mio cuore, a dimostrare che
spesso gli esseri umani hanno bisogno della tecnologia per sopravvivere». Ci sarà mai un nuovo Mugler? «È impossibile,
sarebbe come cercare di scoprire la nuova Madonna», risponde Thierry Loriot. «Mugler è diventato Mugler perché non c’era
nessun altro come lui». Ma quale sarà allora la sua l’eredità artistica? «Mi viene in mente una conversazione che ho avuto
con Viktor&Rolf. Mi hanno spiegato che nella moda vige una legge mai messa nero su bianco e stabilisce che nessuno proverà
mai più a creare abiti che rappresentino robot o insetti, perché Mugler lo ha già fatto in modo talmente perfetto da dover
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rimanere intoccabile. Quando si parla, per esempio, di Dior o Chanel ci si riferisce a un’era specifica della moda, ma nel caso di
                                   Mugler devi leggere le etichette degli abiti per sapere quando sono stati realizzati, proprio perché sembrano così moderni.
                                   Mugler verrà ricordato per i suoi robot e e il suo modernizzare l’alta moda, raggiungendo una dimensione eterna».

                                   THIERRY MUGLER: MUSE PASSATE E PRESENTI, ISPIRAZIONI E SOGNI NEL CASSETTO Thierry Mugler concede
                                   pochissime interviste ed è notoriamente riservato. Incontrarlo e parlargli è un’occasione più unica che rara. Quando ci si trova
                                   davanti a un genio che ha fatto la storia della moda è facile emozionarsi. Ma il couturier e il suo Manager, Jean-Baptiste
                                   Rougeot, sanno come mettere a proprio agio gli interlocutori, con humor e gentilezza.

                                   Tra tutti quelli che ha creato, si sono abiti con un significato speciale, per lei? «Onestamente mi piacciono tutti, sono tutti
                                   diversi ma finiscono nel convergere nella stessa direzione. Non riesco a sceglierne uno in particolare. Alcuni mi stanno a cuore,
                                   come gli abiti robotici, perché sono delle creazioni incredibili e altri perché sono fatti interamente a mano. Ci sono voluti tante
                                   notti e mesi per realizzarli».

                                   Vestite dai suoi abiti meravigliosi, tutte le modelle con cui ha lavorato sono sembrate creature oniriche, quasi di
                                   un’altra dimensione. Ha mai avuto delle muse che abbiano indossato i suoi abiti, elevandoli a perfezione? «Sì, ho avuto
                                   diverse muse. Tra quelle con cui ho lavorato in studio, la modella che indossava l’abito couture col piercing ai capezzoli (in
                                   riferimento a un abito da sera in chiffon nero presentato durante la sfilata di Alta Moda Primavera/Estate 1998 a Parigi, ndr). Ho
                                   rifatto quell’abito in uno stile molto couture per non farlo sembrare sadomaso, facendo indossare alla modella una collana di
                                   perle per bilanciare il look. Poi Violeta Sanchez, che ha indossato un abito couture stile serata di gala sul davanti, ma che nel
                                   retro mostrava il suo lato b nudo (presentato anche nella sfilata di Alta Moda Autunno 1995, ndr). Laurence Pellagot, che ha
                                   indossato l’incredibile corsetto che ho realizzato con Pearl (noto produttore di corsetti con cui Mugler ha dato vita a una
                                   collaborazione sfociata in una collezione straordinaria, ndr). Lei è stata una mia musa per 15 anni e aveva un corpo
                                   assolutamente perfetto, oltre alla pazienza, la generosità e il volersi donare a me completamente per permettermi di realizzare
                                   le mie creazioni artistiche. In passerella erano tante le mie preferite, come Jerry Hall, Iman, Pat Cleveland e la mia amata
                                   Madonna. Senza dimenticare Delphine, che incarnava l’immagine della donna francese piccola e graziosa alla perfezione.
                                   Attualmente ho una nuova musa che ha un corpo perfetto in grado di dare forma allo stesso tempo al passato, all’antichità e al
                                   futuro, ovvero Kim Kardashian West. Kim mi ispira tanto perché è una vera musa, ama essere una musa e mi ha detto “Io
                                   sono il tuo oggetto”, dimostrandomi la sua generosità e fiducia».

                                   Manfred Thierry Mugler ha ispirato intere generazioni di stilisti, artisti e fotografi. Ma da chi è stato ispirato quando era
                                   giovane e agli inizi della carriera? «Travis Banton, il famoso costumista di Hollywood che lavorava per la Paramount e ha
                                   creato tanti costumi per Malena e Adrian, costumista altrettanto famoso che lavorava per la Metro-Goldwyn-Mayer e ha vestito
                                   anche Joan Crawford. Edith Head (costumista americana che ha vinto otto Oscar nella sua carriera) che ho avuto la fortuna di
                                   conoscere personalmente ed era una donna molto forte, con un look deciso. Non posso dimenticare poi Cristóbal Balenciaga
                                   e Charles James, due grandi esempi. Mi sono riconosciuto nel loro lavoro, che era puramente architettonico ma allo stesso
                                   tempo minimalista e incredibilmente visionario».

                                   Sarebbe disponibile a fare un ritorno in passerella come quello fatto da Christian Lacroix, che ha collaborato con Dries
                                   van Noten alla sua collezione primavera/estate presentata a Parigi durante la settimana della moda? In altre parole: se
                                   un giovane designer o anche un designer affermato le chiedesse di lavorare insieme, cosa risponderebbe?
                                   «Assolutamente sì, se riconoscessi in lui o lei un talento vero, una visione autentica e interessante. Ma dovrebbe essere molto
                                   preparato, qualcuno che conosce la tecnica a fondo. Non credo comunque che possa competere con me! Sarei bravo a capire il
                                   suo lavoro in profondità, ma sono certo che gli farei presente cosa non funziona nella sua visione e mi direbbe “È vero, hai
                                   ragione”. È già successo tante volte, anche con attrici o dive o cantanti famose, quando continuavano a ripetermi quanto una
                                   loro canzone o interpretazione fosse perfetta. Rispondevo: “Sì, certo, ma che ne dici di provare a farla in quest’altro modo?“. E
                                   dopo avermi ascoltato, mi hanno sempre dato ragione».

                                   Al creatore di sogni per eccellenza, non si poteva non chiedere, infine, se anche lui ha ancora un sogno da realizzare: «Certo,
                                   tanti. Sono un grande sognatore. Voglio continuare a lavorare sui miei tatuaggi e soprattuto passare molto tempo da solo con
                                   l’amore della mia vita, il mio fidanzato Leon Dziemaszkiewicz (esibitosi durante l’apertura ufficiale della mostra, ndr). È
                                   fantastico quest’uomo, è un genio. Noi due insieme bastiamo per riempire l’universo intero».

                                   I LAVORI FOTOGRAFICI DI MUGLER IN MOSTRA A PARIGI Lo stilista si congeda con un’ultima anticipazione: la mostra
                                   retrospettiva del suo lavoro fotografico che verrà inaugurata il 7 Novembre a Parigi, presso la Galleria Policka. Non tutti lo
                                   conoscono come fotografo e questa sarà un’occasione per scoprire questo aspetto inedito del suo genio infinito. In esposizione
                                   ci saranno 40 anni di fotografia dal 1978/79 ad oggi, incluse foto e diapositive del tutto inedite. 150 foto in totale che verrano
                                   anche pubblicate sul catalogo a cura delle Edizioni de La Martinière, in versione francese e inglese.

                                   La mostra “Thierry Mugler: Couturissime” resterà aperta al pubblico alla Kunsthal di Rotterdam fino all’8 Marzo 2020. Un
                                   must see assoluto per chi vuole ammirare il genio da vicino e per chi apprezza la vera bellezza. Non per nulla, lo stesso Mugler
                                   ama ripetere che «La bellezza è l’unica cosa che conti in questo mondo. Non ci rendiamo neanche conto di quanta bellezza ci
                                   circonda. Il minimo che possiamo fare è ringraziare il Cosmo e con le mie creazioni è proprio alla bellezza che io voglio rendere
                                   omaggio». Del resto, la bellezza pura non conosce limiti e brilla in eterno. Proprio come Mugler e le sue stelle.

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