Cosa significa Shoah e differenze col significato di Olocausto
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Circolo ACLI LAMBRATE Via Conte Rosso 5 - Milano - tel/fax 022157295 email:acli.lambrate@libero.it – www.circoloacli-lambrate.it Domenica 27 GENNAIO 2019 Cosa significa Shoah e differenze col significato di Olocausto COSA SIGNIFICA SHOAH E DIFFERENZE COL SIGNIFICATO DI OLOCAUSTO Il Giorno della Memoria 2019 celebrato il 27 Gennaio, è una giornata che non può e non deve passare inosservata, una giornata in cui il significato di parole come Shoah e Olocausto, spesso usate in modo del tutto intercambiabile per indicare il genocidio perpetrato dalla Germania nazista e dai suoi alleati contro gli ebrei d’Europa durante la Seconda Guerra Mondiale e prima, deve essere compreso a fondo e analizzato. Le parole hanno un significato preciso e non devono essere utilizzate in maniera scorretta, quindi, oggi chiariamo la valenza semantica di questi due termini, Shoah e Olocausto, che hanno una valenza molto profonda e complessa, quasi sacra e che non sono l’una il sinonimo dell’altra. COSA SIGNIFICA SHOAH: LA DEFINIZIONE Il termine Shoah – significa letteralmente tempesta devastante (dalla Bibbia, per es. Isaia 47, 11): ha un significato neutro legato al lessico biblico ed è collegato all’idea di distruzione. Questa parola ricorre molto spesso nel libro di Giobbe, nella lingua del profeta Isaia e in alcuni Salmi. Per comprendere il significato di Shoah bisogna tornare indietro nel tempo, alcuni anni prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, quando il popolo ebreo iniziò ad essere confinato nei cosiddetti ghetti. Non solo gli Ebrei: anche i Rom, gli omosessuali e i disabili furono vittime innocenti di questa ferocia che prese poi il nome di Olocausto (spiegheremo di seguito il vero significato e poi le differenze tra Shoah e Olocausto). Dopo le leggi di Norimberga, l’odio razziale crebbe: le atrocità culminarono nella cosiddetta notte dei cristalli, avvenuta tra l’8 e il 9 novembre 1938, quando in tutta la Germania le sinagoghe furono date alle fiamme e i negozi ebraici devastati. Alla Conferenza di Wannsee, nel gennaio 1942, si decise di porre fine alla questione ebraica attraverso il genocidio sistematico di tutto il popolo ebreo. Dopo essere stati emarginati nei ghetti, il più famoso dei quali fu il ghetto di Varsavia, gli Ebrei furono condotti nei campi di concentramento. Il significato di Shoah indica dunque le vittime dei campi di sterminio.
COSA SIGNIFICA OLOCAUSTO:ORIGINE DEL TERMINE Olocausto ha un significato molto più ampio: il termine, mutuato dal greco e successivamente dal latino, si riferisce ad un contesto culturale legato ai sacrifici di animali. Il termine deriva da ?λ?καυστος, tradotto con “completamente bruciato”, una parola composta formata da ?λος (“tutto intero”) e κα?ω (“brucio”). I Greci, gli Ebrei e molti altri popoli antichi, nei loro riti religiosi, sacrificavano un agnello, una capra o altro animale, lasciandolo bruciare tutta la notte dopo averlo immolato alla divinità. La lingua greca traduce il sacrificio ebraico detto olah, ossia innalzamento, come un atto dove un animale, la vittima sacrificale, dopo esser stato ucciso, viene “tutto bruciato” sopra un altare, e il fumo che sale dalla terra è odore “gradito al Signore”. Questa parola indica anche un sacrificio volontario, come quello di Gesù Cristo, il quale si offrì in olocausto per salvare tutti gli uomini. La parola Olocausto, veicolata tramite la lingua inglese con il lemma Holocaust, prese piede ed arrivò ad indicare lo sterminio degli ebrei. Probabilmente, quando si associò lo sterminio degli ebrei all’offerta sacrificale del Giudaismo antico si volle indicare il popolo ebraico come vittima sacrificale e associare il fumo dei campi di sterminio e quello della vittima sacrificale. DIFFERENZE TRA SHOAH E OLOCAUSTO I due termini sono spesso usati per indicare indistintamente lo sterminio degli Ebrei, ma vi è una differenza importante: con il termine Shoah si indica lo sterminio del popolo ebraico durante il Secondo conflitto mondiale; è il vocabolo che bisogna usare per denotare il genocidio ebraico e si preferisce ad Olocausto, che invece richiama una attività culturale antica legata ai sacrifici rituali. Sono entrambe parole con una valenza fortissima, due termini che non bisogna dimenticare, pur rispettando il loro significato. Ovviamente però quando sentiamo o pronunciamo la parola Olocausto (quello con la lettera maiuscola), il pensiero va al numero impressionante di ebrei che hanno perso la vita, quindi nella sua accezione semantica di “Sacrificio totale, completo” viene, a partire dal XX secolo, usato per antonomasia per indicare lo sterminio degli ebrei compiuto dal nazismo. PER DOMENICA 27 GENNAIO 2019 “GIORNATA DELLA MEMORIA” STIAMO PROGRAMMANDO ALCUNE INIZIATIVE CHE SI TERRANNO AL CIRCOLO Se questo è un uomo Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango Che non conosce pace Che lotta per mezzo pane Che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, Senza capelli e senza nome Senza più forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d'inverno. Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per via, Coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa, La malattia vi impedisca, I vostri nati torcano il viso da voi. (Primo Levi, Se questo è un uomo, 1947) Vizio di forma "Erano cento Erano cento uomini in arme. Quando il sole sorse nel cielo, Tutti fecero un passo avanti. Ore passarono, senza suono: Le loro palpebre non battevano. Quando suonarono le campane, Tutti mossero un passo avanti. Così passò il giorno e fu sera, Ma quando fiorì in cielo la prima stella, Tutti insieme fecero un passo avanti. "Indietro, via di qui, fantasmi immondi: Ritornate alla vostra vecchia notte": Ma nessuno rispose, e invece. tutti in cerchio, fecero un passo avanti." PRIMO LEVI incipit di "Vizio di forma" Shoa "Difficile da riconoscere, ma era qui. Qui bruciavano la gente. Molta gente è stata bruciata qui. Si, questo è il luogo. Nessuno ripartiva mai di qui. I camion a gas arrivavano là... C'erano due immensi forni... e dopo, gettavano i corpi in quei forni, e le fiamme salivano fino al cielo. Fino al cielo? Si. Era terribile. Questo non si può raccontare. Nessuno può immaginare quello che è successo qui. Impossibile. E nessuno può capirlo. e anche io, oggi... Non posso credere di essere qui. No, questo non posso crederlo. Qui era sempre così tranquillo. Sempre. Quando bruciavano ogni giorno 2000 persone, ebrei, era altrettanto tranquillo. Nessuno gridava. Ognuno faceva il proprio lavoro. Era silenzioso. Calmo. Come ora." tratto da 'SHOAH' di CLAUDE LANZMA Dal diario di Anna Frank
Così scriveva Anna pochi giorni prima che i tedeschi irrompessero nell' alloggio segreto.... 15 luglio 1944 ...Ecco la difficoltà di questi tempi: gli ideali, i sogni, le splendide speranze non sono ancora sorti in noi che già sono colpiti e completamente distrutti dalla crudele realtà. È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’ intima bontà dell’uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte il rombo l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità. Intanto debbo conservare intatti i miei ideali; verrà un tempo in cui forse saranno ancora attuabili". la tua Anna Soffiando nel vento (traduzione di Blowin' in the wind) Quante strade deve percorrere un uomo prima di essere chiamato uomo? E quanti mari deve superare una colomba bianca prima che si addormenti sulla spiaggia? E per quanto tempo dovranno volare le palle di cannone prima che verranno abolite per sempre? La risposta, mio amico sta soffiando nel vento, la risposta sta soffiando nel vento Per quanto tempo un uomo deve guardare in alto prima che riesca a vedere il cielo? E quanti orecchie deve avere un uomo prima che ascolti la gente piangere? E quanti morti ci dovranno essere affinché lui sappia che troppa gente è morta? La risposta, mio amico sta soffiando nel vento, la risposta sta soffiando nel vento Per quanti anni una montagna può esistere
prima che venga spazzata via dal mare? E per quanti anni può la gente esistere prima di avere il permesso di essere libere E per quanto tempo può un uomo girare la sua testa fingendo di non vedere La risposta, mio amico sta soffiando nel vento, la risposta sta soffiando nel vento (Blowing in the wind - Bob Dylan) Auschwitz Son morto ch’ero bambino son morto con altri cento passato per il camino e adesso sono nel vento. Ad Auschwitz c’era la neve il fumo saliva lento nel freddo giorno d’inverno e adesso sono nel vento. Ad Auschwitz tante persone ma un solo grande silenzio che strano non ho imparato a sorridere qui nel vento. Io chiedo come può l’uomo uccidere un suo fratello eppure siamo a milioni in polvere qui nel vento. Ancora tuona il cannone ancora non è contenta
di sangue la bestia umana e ancora ci porta il vento. Io chiedo quando sarà che l’uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare e il vento si poserà Nomadi - La Canzone del Bambino nel Vento (Auschwitz) Terezin Terezin è un villaggio a 60 Km da Praga. E’ diventato tristemente famoso poiché fu trasformato in un ghetto dove venivano raggruppati i bambini ebrei prima di essere smistati nei vari campi di sterminio. Nel ghetto di Terezin fu concentrato il maggior numero di prigionieri- bambini, compresi i neonati. I bambini di Terezin scrivevano soprattutto poesie. Dei 15.000 bambini transitati per il campo di Terezin se ne salvarono meno di un centinaio: la maggior parte di essi morì nel corso del 1944 nelle camere a gas di Auschwitz Filo Spinato Su un acceso rosso tramonto, sotto gl'ippocastani fioriti, sul piazzale giallo di sabbia, ieri i giorni sono tutti uguali, belli come gli alberi fioriti. E' il mondo che sorride e io vorrei volare. Ma dove? Un filo spinato impedisce che qui dentro sboccino fiori. Non posso volare. Non voglio morire. Peter, bambino ebreo ucciso dai nazisti nel ghetto di Terezin Infanzia miserabile Infanzia miserabile, catena che ti lega al nemico e alla forca. Miserabile infanzia, che dentro il
suo squallore già distingue il bene e il male. Laggiù dove l’infanzia dolcemente riposa nelle piccole aiuole di un parco laggiù, in quella casa, qualcosa si è spezzato quando su me è caduto il disprezzo: laggiù, nei giardini o nei fiori o sul seno materno, dove io sono nato per piangere... Alla luce di una candela m’addormento forse per capire un giorno che io ero una ben piccola cosa, piccola come il coro dei 30.000, come la loro vita che dorme laggiù nei campi, che dorme e si sveglierà, aprirà gli occhi e per non vedere troppo si lascerà riprendere dal sonno... Zanus Zachenburg 19/07/1929 – Auschwitz 18/12/1943 La paura Di nuovo l’orrore ha colpito il ghetto, un male crudele che ne scaccia ogni altro. La morte, demone folle, brandisce una gelida falce che decapita intorno le sue vittime. I cuori dei padri battono oggi di paura e le madri nascondono il viso nel grembo. La vipera del tifo strangola i bambini e preleva le sue decime dal branco. Oggi il mio sangue pulsa ancora, ma i miei compagni mi muoiono accanto. Piuttosto di vederli morire vorrei io stesso trovare la morte. Ma no, mio Dio, noi vogliamo vivere! Non vogliamo vuoti nelle nostre file. Il mondo è nostro e noi lo vogliamo migliore. Vogliamo fare qualcosa. E’ vietato morire! Eva Picková - anni dodici - morta il 18/12/1943 La farfalla
L'ultima, proprio l'ultima, di un giallo così intenso, così assolutamente giallo, come una lacrima di sole quando cade sopra una roccia bianca così gialla, così gialla! l'ultima volava in alto leggera, aleggiava sicura per baciare il suo ultimo mondo. Tra qualche giorno sarà già la mia settima settimana di ghetto: i miei mi hanno ritrovato qui e qui mi chiamano i fiori di ruta e il bianco candeliere del castagno nel cortile. Ma qui non ho visto nessuna farfalla. Quella dell'altra volta fu l'ultima: le farfalle non vivono nel ghetto. Pavel Friedman (1921 – 1944) al Circolo ACLI Lambrate ore 17.00 “PER NON DIMENTICARE l lettura di poesie e canzoni c chitarra e canzoni con Claudio Sambiase
ore 18.00 Luigi Borgomaneri presenta il suo ultimo libro sulle “STRAGI NAZISTE e FASCISTE” i illustrazione del sito web contenente la banca dati delle stragi ore 21 Proiezione del film CORRI RAGAZZO CORRI dal regista premio oscar PEPE DANQUART
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