CORTE COSTITUZIONALE SEGNALAZIONI SULL'ATTUALITÀ COSTITUZIONALE STRANIERA - SERVIZIO STUDI - marzo 2019
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CORTE COSTITUZIONALE SERVIZIO STUDI Area di diritto comparato SEGNALAZIONI SULL’ATTUALITÀ COSTITUZIONALE STRANIERA a cura di Carmen Guerrero Picó Sarah Pasetto Maria Theresia Rörig Céline Torrisi con il coordinamento di Paolo Passaglia n. 23 (marzo 2019)
Avvertenza La Corte costituzionale ha la titolarità, in via esclusiva, dei contenuti del presente documento. La Corte costituzionale fa divieto, in assenza di espressa autorizzazione, di riprodurre, estrarre copia ovvero distribuire il documento o parti di esso per finalità commerciali. Il riutilizzo per finalità diverse è soggetto alle condizioni ed alle restrizioni previste nel contratto di licenza Creative Commons (CC by SA 3.0). Per informazioni e richieste, si invita a contattare il Servizio Studi, scrivendo al seguente indirizzo email: servstudi@cortecostituzionale.it.
SOMMARIO Spagna ATTI GIUDIZIARI – AVVISI TELEMATICI Il Tribunale costituzionale si pronuncia sugli avvisi telematici riguardanti le notificazioni giudiziali .................................................................................. 7 Stati Uniti GIURISDIZIONE – MORTE DI UN COMPONENTE DEL COLLEGIO GIUDICANTE Corte suprema, sentenza Jim Yovino, Fresno Country Superintendent of Schools v. Aileen Rizo, No. 18-272, 586 U.S. __ (2019), del 25 febbraio 2019, sugli effetti della morte di un giudice su una decisione in itinere .......... 11 Stati Uniti ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI – IMMUNITÀ Corte suprema, sentenza Jam et al. v. International Finance Corp., No. 17-1011, 586 U.S. ___ (2019), del 27 febbraio 2019, sull’immunità delle organizzazioni internazionali ................................................................. 13 Stati Uniti PROCESSO PENALE – DIFESA LEGALE Corte suprema, sentenza Garza v. Idaho, No. 17-1026, 586 U.S. ___(2019), __ del 27 febbraio 2019, sul contenuto del diritto all’assistenza legale .............. 17 Stati Uniti PENA DI MORTE – INCAPACITÀ MENTALE Corte suprema, sentenza Madison v. Alabama, No. 17-7505, 586 U.S. __ (2019), del 27 febbraio 2019, su capacità mentale e pena di morte ................ 19 Regno Unito RICHIEDENTE ASILO – TORTURE SUBITE Corte suprema, sentenza KV (Sri Lanka) (Appellant) v Secretary of State for the Home Department (Respondent) [2019] UKSC 10, del 6 marzo 2019, sulla prova delle torture subite da un richiedente asilo ................................... 21
Spagna PRESIDENTE DELLA CATALOGNA – INVESTITURA Il Tribunale costituzionale dichiara illegittime le investiture in absentia dei candidati alla presidenza del Governo catalano ........................................ 25 Francia CONSEIL CONSTITUTIONNEL – COMPOSIZIONE La nomina di tre nuovi membri del Conseil constitutionnel ........................... 31 Regno Unito UNIONE EUROPEA – RECESSO Brexit – Il Governo May sconfitto in Parlamento in merito alle concessioni ottenute dall’Unione europea .......................................................................... 33 Regno Unito UNIONE EUROPEA – RECESSO Brexit – Il Parlamento vota contro la possibilità di recesso dall’Unione europea senza un accordo ................................................................................ 37 Regno Unito UNIONE EUROPEA – RECESSO Brexit – Il Parlamento vota a favore della posticipazione del recesso dall’Unione europea oltre il 29 marzo 2019 .................................................... 41 Stati Uniti PRESIDENTE – POTERE DI VETO Il Presidente Trump oppone il veto contro il disegno di legge volto a superare la sua dichiarazione di stato di emergenza nazionale ...................................... 45 Germania DIRITTO DI VOTO – INCAPACITÀ Tribunale costituzionale federale, ordinanza del 29 gennaio 2019 (2 BvC 62/14) sulla privazione automatica del diritto di voto per incapacità ......................... 49 Germania CONDANNA PENALE – REVISIONE Tribunale costituzionale federale, ordinanza del 13 febbraio 2019 (2 BvR 2136/17) in materia di tutela legale effettiva e di revisione a seguito di una conciliazione davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo ............. 51
Stati Uniti STRANIERO – ESPULSIONE Corte suprema, sentenza Nielsen, Secretary of Homeland Security, et al. v. Preap et al., No. 16–1363, 586 U.S. __ (2019), del 19 marzo 2019, sulla detenzione degli stranieri in attesa di espulsione ................................... 53 Francia MINORE ETÀ – ACCERTAMENTO Conseil constitutionnel, decisione n. 2018-768 QPC del 21 marzo 2019, M. Adama S., sulla determinazione dell’età di un individuo mediante accertamenti radiologici .................................................................................. 55 Francia ORDINAMENTO GIUDIZIARIO – RIFORMA Il Conseil constitutionnel si pronuncia sulla riforma della giustizia con le decisioni n. 2018-778 DC, del 21 marzo 2019, Legge di programmazione per il 2018-2022 e di riforma della giustizia, e n. 2018-779 DC, del 21 marzo 2019, Legge organica relativa al rafforzamento dell’organizzazione delle giurisdizioni .................................................................................................... 59 Germania PARTITI POLITICI – FINANZIAMENTO Tribunale costituzionale federale, ordinanza del 12 marzo 2019 (2 BvQ 91/18), sulla modifica della normativa relativa al finanziamento dei partiti politici .. 67
SPAGNA ATTI GIUDIZIARI – AVVISI TELEMATICI Il Tribunale costituzionale si pronuncia sugli avvisi telematici riguardanti le notificazioni giudiziali 06/03/2019 La STC 6/2019 1, del 17 gennaio, ha respinto una questione sollevata in via incidentale sollevata dal Tribunale superiore di giustizia di Castiglia-León, avente ad oggetto l’ultimo paragrafo dell’art. 152, comma 2, della legge processuale civile (legge n. 1/2000, del 7 gennaio, Ley de Enjuiciamiento civil, d’ora in avanti LEC), novellato dalla legge n. 42/2015, del 5 ottobre. La disposizione denunciata riguarda gli avvisi delle notificazioni giudiziali che, ad oggi, sono effettuate in prevalenza per via telematica attraverso LexNet 2, piattaforma dell’amministrazione giudiziaria che garantisce lo scambio sicuro ed immediato di informazioni (atti di comunicazione, documenti e ricorsi) tra organi giurisdizionali ed operatori giuridici. Ai sensi dell’art. 152, comma 2, LEC, il destinatario di un atto di comunicazione giudiziale può fornire all’organo giudiziario i dati riguardanti un dispositivo elettronico, un servizio di messaggeria oppure un indirizzo email, affinché gli sia recapitato l’avviso della messa a disposizione di un atto di comunicazione giudiziale. Il recapito scelto non vale ai fini dell’effettuazione delle notifiche. La norma sancisce il dovere degli uffici giudiziari di inviare l’anzidetto avviso, a prescindere della forma (telematica o cartacea) in cui sia 1 Il testo della decisione è reperibile on line alla pagina https://www.boe.es/diario_boe/txt.php?id=BOE-A-2019-2032. Per un primo commento critico, v. D. GÓMEZ FERNÁNDEZ, El Tribunal Constitucional resuelve sobre la falta de aviso electrónico en Lexnet, in Diario La Ley, n. 9347, 29/01/2019, http://diariolaley.laley.es/Content/Documento.aspx?params=H4sIAAAAAAAEAB3IMQrAIAwAw N84ayYdnOoT7ANSjRAQLVEL_r6lNx7n7EPUH7AOjFUPyeDePGjjtIE_uOzQU9w3- YJ1kEqVUAJOOrBSyyg-yiKF1-h1TTqF_3gBEO-CbV0AAAA=WKE. 2 L’utilizzo di LexNet è obbligatorio dal 1º gennaio 2016. Per una presentazione delle caratteristiche e delle garanzie di questo sistema v. il FJ 4 della decisione passata in rassegna. Il Tribunale costituzionale si deve ancora pronunciare, nell’ambito del ricorso di amparo, sulle eventuali violazioni del diritto alla tutela giurisdizionale effettiva causate dal cattivo funzionamento della piattaforma. 7
realizzata la notifica, ma il legislatore ha stabilito che il mancato avviso di un atto di comunicazione giudiziale non impedisce che la notifica sia ritenuta pienamente valida. Il giudice a quo riteneva che l’ultima previsione potesse violare il diritto di difesa (art. 24, comma 1, Cost.). Nella specie, l’ufficio giudiziario non aveva inviato alcun avviso riguardante la notifica via LexNet di una sentenza e quando il professionista legale aveva fatto accesso alla piattaforma e scaricato la notifica dell’atto si erano già superati i termini legali per impugnare la decisione. Il plenum del Tribunale costituzionale ha respinto le doglianze, basandosi, in prima battuta, sulla diversa natura giuridica degli atti di comunicazione processuale e dell’avviso disciplinato dall’art. 152, comma 2, LEC 3. L’art. 149 LEC, nell’elencare i vari atti di comunicazione giudiziale (notificaciones, emplazamientos, citaciones, requerimientos, mandamientos e oficios), non ha incluso gli “avvisi di messa a disposizione”. L’avviso, che difetta della garanzia di autenticità che è propria, invece, dell’atto di comunicazione, è un atto processuale, realizzato dall’ufficio giudizio, di carattere accessorio, che agevola la conoscenza della avvenuta realizzazione di un atto di comunicazione, ma che non consente l’accesso all’atto, poiché per conoscere il contenuto dell’atto è necessario che il professionista acceda alla piattaforma telematica. L’ultimo paragrafo dell’art. 152, comma 2, LEC, che separa gli effetti giuridici del mancato avviso dalla validità dell’atto di comunicazione, è apparso al Tribunale costituzionale una misura strettamente necessaria per assicurare l’efficacia del sistema di giustizia elettronica nella sua configurazione attuale. Inoltre, la giurisprudenza costituzionale sul diritto a non subire indefensión riguarda gli atti di comunicazione giudiziale e, poiché agli avvisi non lo sono, non è applicabile al caso di specie. Il plenum ritiene che non sia sproporzionato né esorbitante il dovere del professionista di controllare se vi siano notificazioni giudiziali accedendo a LexNet, portale al quale può accedersi da differenti dispositivi elettronici, ovunque ci si trovi, e perfino da più persone, se autorizzate. Infine, il Tribunale costituzionale ha escluso la violazione del legittimo affidamento, poiché nessuna norma condiziona la produzione degli effetti propri delle notificazioni processuali realizzate mediante LexNet (o altre piattaforme simili) all’invio di un avviso sulla messa a disposizione dell’atto processuale. La sentenza reca l’opinione separata del giudice costituzionale Juan Antonio Xiol Ríos. A suo avviso, la questione doveva essere accolta, perché la 3 V. in particolare i FFJJ 5-6. 8
disposizione denunciata manca di ragionevolezza ed è contraria al divieto di arbitrio dei pubblici poteri. Carmen Guerrero Picó 9
STATI UNITI GIURISDIZIONE – MORTE DI UN COMPONENTE DEL COLLEGIO GIUDICANTE Corte suprema, sentenza Jim Yovino, Fresno Country Superintendent of Schools v. Aileen Rizo, No. 18-272, 586 U.S. __ (2019), del 25 febbraio 2019, sugli effetti della morte di un giudice su una decisione in itinere 06/03/2019 Il giudice Stephen Reinhardt, della corte di appello del Ninth Circuit, era deceduto il 29 marzo 2018. Tuttavia, la corte aveva tenuto conto del suo voto già espresso anche in casi per le quali le sentenze erano state depositate successivamente a quella data. Nel caso giunto davanti alla Corte suprema, il giudice Reinhardt era stato indicato come l’autore di una decisione della corte, riunitasi nel collegio plenario di dieci giudici, resa il 9 aprile 2018, undici giorni dopo la sua scomparsa. L’inclusione del voto del giudice aveva reso la pronuncia una opinion di maggioranza, con sei voti contro quattro, di talché avrebbe costituito un precedente giurisprudenziale vincolante, in futuro, per il Ninth Circuit. Se il suo voto non fosse stato contato, la sua opinion avrebbe ricevuto, invece, l’avallo di cinque giudici su dieci. La opinion dichiarava di essere stata depositata il 9 aprile 2018 e recava una nota a piè di pagina del seguente tenore: “[p]rima della sua morte, il giudice Reinhardt aveva pienamente partecipato al caso ed aveva redatto la presente opinion. La opinion della maggioranza e tutte quelle concorrenti erano pronte, e la votazione era stata completata dal collegio plenario prima della sua morte”. La Corte suprema federale ha sottolineato 1 che la corte di appello non aveva addotto alcuna spiegazione circa i motivi per cui aveva definito la opinion di Reinhardt alla stregua di una opinione di maggioranza nonostante non godesse del sostegno della maggioranza dei giudici in vita al momento della sua pubblicazione. Ciò significava, per implicito, che, secondo la corte inferiore, i voti ed i pareri erano stati fissati in maniera inalterabile almeno 12 giorni prima del deposito della pronuncia e della sua diffusione al pubblico. Si trattava di una 1 Il testo della decisione è reperibile on line alla pagina https://www.supremecourt.gov/opinions/18pdf/18-272_4hdj.pdf. 11
spiegazione incompatibile con giurisprudenza, prassi giudiziali e leggi federali ben consolidate. Per quanto riguarda la prassi giudiziale, non esistono regolamenti o decisioni del Ninth Circuit secondo cui i voti e le opinioni dei giudici debbano essere ritenuti immutabili in un momento anteriore rispetto alla diffusione al pubblico. Per contro, è ben noto che un giudice può cambiare avviso fino al momento stesso in cui si pubblica una decisione. La giurisprudenza federale 2 riguarda la section 46 del Title 28 dello United States Code, secondo cui solamente i giudici ancora in attività possono partecipare alla trattazione di un caso da parte del collegio plenario di una corte di appello; la previsione stabilisce inoltre che “[u]na maggioranza dei giudici autorizzati a costituire una corte o un collegio della stessa […] costituirà un quorum”. Diverse decisioni rese dalle corti di secondo grado federali stabiliscono che, nel caso in cui uno dei membri di un collegio di tre giudici viene meno (per morte, pensionamento o dimissioni) dopo che si sia svolta un’udienza o si sia sottoposta il caso alla decisione, i due giudici rimanenti possono prendere una decisione se sono d’accordo. Tuttavia, non esistono decisioni in cui un collegio di una corte di appello abbia emesso una decisione vincolante sostenuta, al momento della pubblicazione, da un numero di giudici inferiori rispetto al quorum di giudici in vita in quel momento. La Corte suprema ha ritenuto che la corte di appello del Ninth Circuit avesse errato nel tener conto della posizione del giudice deceduto ai fini del computo della maggioranza. Ciò aveva di fatto permesso ad un giudice di esercitare il potere giudiziale successivamente alla sua scomparsa, mentre “i giudici federali sono nominati a vita, non per l’eternità”. La Corte suprema ha annullato la decisione impugnata ed ha rinviato il caso alla corte del Ninth Circuit per ulteriori determinazioni alla luce della sua pronuncia. Sarah Pasetto 2 V., a livello federale, United States v. American-Foreign S. S. Corp., 3636 U.S. 685, del 1960, e Nguyen v. United States, 539 U:S. 69, del 2003. 12
STATI UNITI ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI – IMMUNITÀ Corte suprema, sentenza Jam et al. v. International Finance Corp., No. 17-1011, 586 U.S. ___ (2019), del 27 febbraio 2019, sull’immunità delle organizzazioni internazionali 06/03/2019 L’International Organizations Immunities Act, del 1945, concede alle organizzazioni internazionali “la stessa immunità dalla responsabilità civile […] di cui godono i governi stranieri” 1. All’epoca, tali governi godevano di immunità pressoché assoluta, in base ai principi della cortesia internazionale. Tuttavia, nel 1952, alla luce della crescente attività commerciale intrapresa dagli Stati stranieri e della volontà di permettere ai soggetti che vi si contrapponessero di agire in giudizio, là dove necessario, il Dipartimento di Stato aveva adottato una lettura più restrittiva dell’immunità, successivamente posto su base legislativa con il Foreign Sovereign Immunities Act del 1976, secondo cui i governi stranieri godevano della presunzione di immunità dalla responsabilità civile ad eccezione dei ricorsi relativi ad attività commerciali che presentassero un nesso sufficiente con gli Stati Uniti 2. La parte convenuta davanti alla Corte suprema, la International Finance Corporation (di seguito, IFC), era un’organizzazione internazionale con sede a Washington, impegnata nello sviluppo economico internazionale attraverso la concessione di finanziamenti ad imprese private per l’esecuzione di progetti nei paesi meno sviluppati. I destinatari dei finanziamenti erano tenuti ad osservare dei criteri tesi ad evitare, attenuare e gestire i rischi e l’impatto ambientale e sociale, a pena, se del caso, della revoca dei finanziamenti. Nella specie, era in questione il rapporto tra la IFC ed una società indiana, la Coastal Gujarat Power Limited, per la costruzione di una centrale elettrica a carbone nello stato indiano del Gujarat. I ricorrenti erano un gruppo di individui che vivevano vicino alla centrale elettrica ed asserivano che l’inquinamento da essa provocato aveva contaminato l’area circostante. In base alla relazione di revisione del progetto, essi avevano 1 Title 22 dello United States Code, Section 288a(b). 2 V. il Title 28 dello United States Code, Sections 1602 ss. 13
denunciato la IFC per vari illeciti, tra cui negligenza, sconfinamento e violazione di contratto. La IFC aveva invocato l’immunità dalla responsabilità civile prevista dall’International Organizations Immunity Act, argomentando che dovesse prevalere la concezione ampia dell’immunità vigente al momento dell’emissione dello stesso Act. Per contro, secondo i ricorrenti, alla IFC si applicava la “stessa immunità” dalla responsabilità civile di cui godono gli stati stranieri, e dunque l’immunità maggiormente restrittiva sancita dal Foreign Sovereign Immunities Act. La Corte suprema ha accolto le ragioni dei ricorrenti. La opinion della Corte 3 è stata redatta dal Chief Justice Roberts, al quale si sono uniti i Justices Thomas, Ginsburg, Alito, Sotomayor, Kagan e Gorsuch. Il Justice Breyer ha depositato una opinion dissenziente, mentre il Justice Kavanaugh non ha partecipato alla trattazione del caso. La formulazione impiegata nella redazione dell’International Organizations Immunities Act va interpretata nel senso di rendere le immunità di cui godono, da una parte, le organizzazioni internazionali, e dall’altra, gli Stati sovrani stranieri, equivalenti senza soluzione di continuità. A prescindere dal fine ultimo dell’immunità conferita alle organizzazioni internazionali, l’obiettivo immediato delle previsioni del summenzionato Act è formulato nei termini usualmente impiegati dal legislatore (v. ad esempio il Civil Rights Act del 1866), per compiere una tale equivalenza. Questa interpretazione era avallata dall’applicazione del canone interpretativo secondo cui, là dove una norma faccia riferimento ad un argomento generale, si considera che il riferimento vada al diritto nelle forme in cui è in vigore al momento in cui insorge una questione sulla norma. Per contro, se la norma fa riferimento ad un testo legislativo precisato, si ritiene che il riferimento riguardi il testo così com’era in vigore al momento dell’emanazione della norma che opera il rinvio, senza tener conto di eventuali modifiche successive. Si tratta di un canone interpretativo spesso utilizzato in sede di giudizio. Nella specie, il riferimento operato dall’International Organizations Immunities Act riguardava un corpus di diritto in possibile evoluzione, e non una previsione legislativa specifica. La locuzione “immunità di cui godono i governi stranieri” è un concetto con una portata ed un contenuto che si possono determinare solo con riferimento alle norme poste a disciplina dell’immunità degli Stati stranieri. Il fatto che, secondo lo stesso Act, il Presidente abbia il potere di modificare le norme sull’immunità è 3 Il testo della decisione è reperibile on line alla pagina https://www.supremecourt.gov/opinions/18pdf/17-1011_mkhn.pdf. 14
del tutto compatibile con la nozione secondo cui quelle stesse norme possono cambiare nel tempo, alla luce degli sviluppi nel diritto sull’immunità degli Stati stranieri. La Corte suprema ha riconosciuto che la concessione di una forma ristretta di immunità potrebbe rischiare di influire negativamente sulle banche internazionali per lo sviluppo, che utilizzano strumenti commerciali per adempiere alle proprie missioni. Tuttavia, ha sottolineato la Corte, le preoccupazioni al riguardo sono eccessive: l’International Organizations Immunities Act stabilisce solamente delle regole di base. La carta costitutiva dell’organizzazione internazionale può benissimo stabilire un diverso livello di immunità. Inoltre, non tutte le attività delle banche per lo sviluppo sono necessariamente da definirsi commerciali; peraltro, anche nei casi in cui siano così definibili, il Foreign Sovereign Immunities Act prevede altre condizioni che debbono essere soddisfatte prima di poter procedere in sede giudiziale. Sarah Pasetto 15
STATI UNITI PROCESSO PENALE – DIFESA LEGALE Corte suprema, sentenza Garza v. Idaho, No. 17-1026, 586 U.S. __ (2019), del 27 febbraio 2019, sul contenuto del diritto all’assistenza legale 06/03/2019 Il ricorrente di fronte alla Corte suprema, Garza, aveva sottoscritto due accordi di patteggiamento relativi ad imputazioni mosse nei suoi confronti in base al diritto statale. Entrambi gli accordi recavano una clausola secondo cui il firmatario rinunciava al diritto ad agire in appello. Poco dopo aver ricevuto la condanna, Garza aveva affermato più volte al suo difensore di voler ricorrere in appello; questi, però, invece di presentare ricorso, lo aveva informato che l’azione sarebbe stata “problematica” alla luce della rinuncia. Alla scadenza del periodo utile per intentare un ricorso, Garza aveva chiesto l’annullamento della condanna o la possibilità di agire in appello, asserendo che l’assistenza prestata dall’avvocato difensore era stata inefficace in quanto aveva omesso di promuovere l’appello nonostante le sue ripetute sollecitazioni. La richiesta era stata respinta in primo ed in secondo grado, nonché dalla Corte suprema dell’Idaho 1. In particolare, la massima corte statale aveva stabilito che Garza non era stato in grado di dimostrare una mancanza sufficientemente grave da parte della difesa, né il conseguente pregiudizio; la presunzione di pregiudizio riconosciuta nella sentenza Roe v. Flores-Ortega nei casi in cui il difensore avesse omesso di presentare il ricorso, contrariamente a quanto chiesto dal condannato, non si applicava, infatti, nei casi in cui il condannato avesse accettato di rinunciare al diritto di agire in appello. La Corte suprema ha accolto il ricorso di Garza. La opinion della Corte è stata redatta dalla Justice Sotomayor, alla quale si sono uniti il Chief Justice Roberts ed i Justices Ginsburg, Breyer, Kagan e Kavanaugh. Il Justice Thomas ha redatto una opinion dissenziente, alla quale si sono uniti i Justices Gorsuch e Alito (quest’ultimo solo relativamente alle prime due parti). La Corte ha confermato che la presunzione delineata nel caso Flores-Ortega si applica a prescindere dalla rinuncia al diritto ad agire in appello. 1 Il testo della decisione è reperibile on line alla pagina https://www.supremecourt.gov/opinions/18pdf/17-1026_2c83.pdf. 17
Secondo la sentenza Strickland v. Washington, resa dalla Corte suprema federale nel 1984, un imputato che asserisca l’inefficacia dell’assistenza presentata dal difensore deve dimostrare che quest’ultimo sia venuto meno ad un criterio oggettivo di ragionevolezza e che tale mancanza sia stata pregiudizievole. Si presume la sussistenza di un pregiudizio in determinati contesti in cui è coinvolto il VI Emendamento, tra cui ad esempio la situazione in cui l’inadempienza incostituzionale del difensore privi l’imputato della possibilità di agire in appello che avrebbe potuto altrimenti esercitare. Nella specie, la Corte suprema ha ribadito che la rinuncia al diritto ad agire in appello non costituisce un ostacolo assoluto all’impugnazione. Poiché l’accordo di patteggiamento è, essenzialmente, un contratto, esso non può impedire che vengano presentati ricorsi esorbitanti dalla sua portata, sia ad esempio perché il linguaggio utilizzato non è ostativo di qualunque tipo di ricorso, sia perché alcuni diritti sono irrinunciabili. Del resto, la richiesta di agire in appello è di natura essenzialmente burocratica, che non impone particolari oneri per l’avvocato difensore. La mancata richiesta di appello, nonostante le ripetute richieste di Garza, costituiva, dunque, un’inadempienza. Alla luce della possibilità che un imputato sollevi un ricorso in base a motivi che esorbitano dalla portata della rinuncia, la semplice deposizione di una richiesta di appello non costituisce, necessariamente, una violazione dell’accordo di patteggiamento. La decisione di appello, in ogni caso, è esclusivamente dell’imputato. Poiché, nella fattispecie, non vi era alcun dubbio circa la volontà di Garza di rivolgersi in appello, la Corte ha sottolineato che una applicazione diretta del disposto della pronuncia Flores-Ortega era sufficiente per risolvere il caso. In quella sentenza, si era ritenuto che la presunzione della sussistenza di un pregiudizio si applicasse nei casi in cui si fosse negata, all’accusato, una difesa legale in un momento “critico”; a maggior ragione, dunque, si può presumere la sussistenza del pregiudizio nei casi in cui la mancanza del difensore causi l’impossibilità dell’appello. Garza conservava il diritto di appello almeno riguardo ad alcune questioni; pertanto, aveva diritto all’appello, che gli era stato negato a causa dell’inadempienza del difensore. Sarah Pasetto 18
STATI UNITI PENA DI MORTE – INCAPACITÀ MENTALE Corte suprema, sentenza Madison v. Alabama, No. 17-7505, 586 U.S. __ (2019), del 27 febbraio 2019, su capacità mentale e pena di morte 06/03/2019 Nella sentenza Ford v. Wainwright, la Corte suprema aveva stabilito che il divieto di irrogare pene crudeli ed inusuali impediva che venisse effettuata l’esecuzione di un detenuto che avesse “perso la salute mentale” dopo la condanna; in Panetti v. Quarterman, aveva precisato che non si poteva comminare la pena capitale nei confronti di un individuo il cui “stato mentale fosse talmente distorto a causa di una malattia mentale” che non possiede alcuna “comprensione razionale” del motivo per cui lo Stato lo condannava a morte 1. Nella specie, il ricorrente davanti alla Corte suprema, Madison, era stato condannato a morte per omicidio. In attesa dell’esecuzione, aveva avuto diversi ictus che lo avevano reso malato di demenza vascolare. Nel 2016, aveva chiesto la sospensione dell’esecuzione della pena adducendo la sua incapacità mentale, poiché non era in grado di ricordarsi di aver commesso il reato per cui era stato condannato; la sospensione era stata negata perché Madison comprendeva razionalmente di aver commesso il reato, pur non avendone alcun ricordo. Inoltre, le sentenze di cui sopra non si applicavano, nella specie, poiché riguardavano il disturbo derivante da deliri, assente nel caso di specie. Il caso è giunto davanti alla Corte suprema, che ha rovesciato l’accoglimento, ad opera della corte di appello dell’Eleventh Circuit, dell’appello di Madison. In quel caso, la Corte suprema ha stabilito che, secondo il criterio “esigente” e “deferenziale” imposto dall’Antiterrorism and Effective Death Penalty Act del 1996, nessuna delle due sentenze citate sopra “stabilivano chiaramente” che un detenuto non potesse essere giustiziato perché non si ricordava di aver commesso il reato (sentenza Dunn v. Madison 2). Tuttavia, Dunn v. Madison non recava alcun giudizio sulla questione dell’idoneità all’esecuzione secondo criteri diversi da quello stabilito dall’Antiterrorism and Effective Death Penalty Act. 1 Ford v. Wainwright, 477 U.S. 399; Panetti v. Quarterman, 551 U.S. 930. 2 Dunn v. Madison, 583 U.S. __, del 2017. 19
Lo stato dell’Alabama aveva individuato una data nel 2018 per l’esecuzione di Madison. Su ricorso, una corte statale aveva stabilito che fosse mentalmente competente. La Corte suprema ha accolto il ricorso di Madison. La opinion della Corte 3 è stata redatta dalla Justice Kagan, alla quale si sono uniti il Chief Justice Roberts ed i Justices Ginsburg, Breyer e Sotomayor. Il Justice Alito ha depositato una opinion dissenziente, alla quale si sono uniti i Justices Thomas e Gorsuch. Il Justice Kavanaugh non ha partecipato alla trattazione del caso. La Corte suprema ha stabilito che, ai sensi delle sentenze Ford e Panetti, l’VIII Emendamento della Costituzione permette l’esecuzione anche se il detenuto non ricorda il crimine che ha commesso. In particolare, secondo il disposto nella sentenza Panetti, si considera solamente la capacità dell’individuo di comprendere i motivi per cui lo Stato impone la pena. Tuttavia, la perdita di memoria può comunque rilevare ai fini dell’analisi richiesta dalla sentenza: se, ad esempio, la perdita di memoria si intreccia ed incide su altre incapacità mentali, al punto da privare l’individuo della capacità di capire perché lo Stato impone la pena capitale, ciò è sufficiente per soddisfare il criterio Panetti. Secondo le sentenze Ford e Panetti, l’VIII Emendamento può vietare l’esecuzione di un detenuto anche se soffre di demenza od altro disturbo mentale, non solamente di deliri. Il criterio stabilito da Panetti impone di esaminare gli eventuali effetti di una turba psichica, ma non di accertarne le cause. Ai sensi delle due sentenze, il detenuto deve non essere in grado di capire perché è stato “scelto” per la morte; la tutela da esse approntata si applica a prescindere dalla condizione che causa l’incomprensione. La Corte suprema ha rinviato il caso alla corte statale per una nuova valutazione della competenza mentale di Madison, anche alla luce della brevità della pronuncia della stessa in cui si confermava la sua idoneità, di talché la Corte suprema non è stata in grado di accertarne le motivazioni. La sola questione che la corte statale deve considerare, ha sottolineato la Corte suprema, è se Madison sia in grado di capire razionalmente perché lo Stato lo vuole mettere a morte. Sarah Pasetto 3 Il testo della decisione è reperibile on line alla pagina https://www.supremecourt.gov/opinions/18pdf/17-7505_new_6kg7.pdf. 20
REGNO UNITO RICHIEDENTE ASILO – TORTURE SUBITE Corte suprema, sentenza KV (Sri Lanka) (Appellant) v Secretary of State for the Home Department (Respondent) [2019] UKSC 10, del 6 marzo 2019, sulla prova delle torture subite da un richiedente asilo 07/03/2019 Il ricorrente davanti alla Corte suprema, noto con le iniziali KV, era un cittadino dello Sri Lanka di etnia Tamil. Giunto nel Regno Unito nel febbraio 2011, aveva richiesto l’asilo. L’uomo presentava cicatrici sul braccio e sulla schiena che sosteneva fossero dovute alle torture subite ad opera del governo cingalese per il suo coinvolgimento con le Tigri Tamil, mentre il Ministro degli affari interni britannico riteneva che fossero state inflitte da una terza persona su richiesta di KV. Il Ministero degli interni aveva pertanto respinto la sua richiesta di asilo, così come il First-tier Tribunal e l’Upper Tribunal. In particolare, l’Upper Tribunal aveva riscontrato diverse incongruenze nel racconto di KV. Tuttavia, aveva riconosciuto che, qualora le ferite fossero state effettivamente provocate dalla tortura, allora vi sarebbe stata una reale possibilità che il suo racconto fosse veritiero. Il perito medico incaricato dal Tribunal aveva ritenuto che le cicatrici fossero compatibili con la versione dei fatti fornita da KV, ovvero che fossero state causate da spranghe di ferro roventi prima applicategli sulle braccia e poi, quando il dolore lo aveva privato dei sensi, sulla schiena. Il medico aveva concluso che i suoi riscontri clinici erano “altamente compatibili” con il resoconto della tortura fornito da KV e che era improbabile che le ferite fossero state inflitte su richiesta. L’Upper Tribunal aveva comunque rigettato la richiesta di KV, asserendo che “era clinicamente improbabile, dati i loro contorni netti, che le sue cicatrici potessero essere state inflitte se [KV] non fosse stato privo di sensi; e […] che era clinicamente improbabile che una persona potesse rimanere priva di sensi durante molteplici contatti con ferri roventi alle braccia ed alla schiena, a meno che non fosse stato anestetizzato”. In appello, una maggioranza della Court of Appeal aveva stabilito che la valutazione compiuta dall’Upper Tribunal rientrasse nelle sue facoltà e che non potesse essere ritenuta “perversa” o “irrazionale”. Inoltre, esorbitava dall’incarico 21
del perito medico dichiarare la propria opinione secondo cui le ferite erano “altamente compatibili” con il resoconto della tortura fornito da KV. La Corte suprema ha accolto il ricorso di KV ed ha rinviato il caso all’Upper Tribunal per una nuova valutazione. Il judgment è stato redatto da Lord Wilson 1. La Corte suprema ha ricordato che il Manuale per un’efficace indagine e documentazione di tortura o altro trattamento o pena crudele, disumano o degradante del 1999, noto anche come il Protocollo di Istanbul, suggerisce, ai periti medici, di indicare, per ciascuna ferita, il grado di compatibilità tra la lesione osservata e la forma di tortura denunciata dal paziente. Il Protocollo ricorda che, “[f]ondamentalmente, è la valutazione globale di tutte le lesioni che è importante nella valutazione della storia di tortura, e non la compatibilità di ogni lesione con una particolare forma di tortura”. Pertanto, il consulente medico aveva agito in maniera conforme al Protocollo di Istanbul nel formulare le sue conclusioni. Del resto – ha ricordato la Corte suprema – lo stesso Ministro degli interni aveva ritenuto di non essere in grado di sostenere la conclusione, della Court of Appeal, che il perito avrebbe ecceduto i termini del suo incarico. Il massimo giudice del Regno Unito ha sottolineato che, nel corso del difficile compito di valutare se le lesioni fossero state provocate dalla tortura, i decisori potevano legittimamente avvalersi dell’assistenza di periti medici che ritenessero di essere in grado di dare un parere circa la compatibilità tra i loro riscontri e la versione dei fatti del richiedente asilo circa il modo in cui le lesioni fossero state prodotte, parere che non doveva essere limitato al modo in cui fossero state provocate. D’altra parte, a meno che il perito non riscontri che il danno subito sia “non compatibile con” o sia “specifico de” l’asserita tortura, si esorbiterebbe dall’incarico se il perito dichiarasse di “credere” alla versione del richiedente. La conclusione circa l’affidabilità del richiedente è sempre di competenza del decisore, a seguito di un esame del materiale probatorio complessivo. Un tale approccio è coerente rispetto a quello adottato dalla stessa Court of Appeal in casi precedenti, nonché dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Nella specie, la Corte suprema ha stabilito che, alla luce delle gravi lacune nel racconto di KV, l’Upper Tribunal aveva agito correttamente nel valutare la possibilità che le lesioni fossero state inflitte su richiesta. Tuttavia, nel respingere del tutto l’ipotesi della tortura, il Tribunal aveva omesso di tener conto del fatto che l’autolesionismo con l’aiuto di un terzo fosse di per sé improbabile. Per un verso, il fatto che, all’epoca dei fatti, le autorità governative dello Sri Lanka 1 Il testo della decisione è reperibile on line alla pagina https://www.supremecourt.uk/cases/docs/uksc-2017-0124-judgment.pdf. 22
impiegavano metodi di tortura era ampiamente comprovato; per l’altro, le prove dell’autolesionismo con l’aiuto di un terzo erano praticamente inesistente. Ad avviso della Corte suprema, si sarebbe trattato infatti di una misura “estrema”; peraltro, con riferimento al caso di specie, se KV avesse realmente subito le ferite sulla schiena sotto anestesia, egli avrebbe dovuto far ricorso ad un individuo dotato di conoscenze ed apparecchiature mediche. Sarah Pasetto 23
SPAGNA PRESIDENTE DELLA CATALOGNA – INVESTITURA Il Tribunale costituzionale dichiara illegittime le investiture in absentia dei candidati alla presidenza del Governo catalano 11/03/2019 Il Tribunale costituzionale ha anticipato nella sua pagina web 1 il testo della sentenza del 12 febbraio 2019, che ha accolto il ricorso presentato ex art. 161, comma 2, Cost. dal Governo nei confronti delle risoluzioni del Presidente del Parlamento della Catalogna del 22 e del 25 gennaio 2018. Le anzidette risoluzioni proponevano Carles Puigdemont i Casamajó come candidato alla Presidenza del Governo catalano e convocavano per il 30 gennaio 2018 il Parlamento catalano in seduta plenaria per il dibattito e la votazione di investitura del candidato. La decisione di accoglimento è stata adottata all’unanimità. Com’è noto, il deputato Puigdemont era fuggito all’estero per evitare le eventuali conseguenze penali dell’indizione di un referendum indipendentista vietato dal Tribunale costituzionale, e su di lui gravava un mandato di arresto. In queste condizioni, l’investitura avrebbe potuto realizzarsi solo per interposta persona o attraverso mezzi telematici, opzioni che – ad avviso del Governo – sarebbero state in contradizione con i dettami della Costituzione. Per contro, i rappresentanti del Parlamento catalano ritenevano che il ricorso del Governo fosse di natura preventiva, poiché basato su situazioni ipotetiche, cioè sul rischio che le risoluzioni parlamentari potessero essere applicate in violazione della Costituzione o dello Statuto di autonomia catalano. Il Tribunale costituzionale aveva già respinto quest’ultima prospettazione con gli AATC 9/2018, del 29 aprile, e 60/2018, del 5 giugno, e lo stesso Presidente del Parlamento catalano aveva deciso di rinviare la seduta di investitura, perché avrebbe potuto risultare in contraddizione con l’ATC 5/2018 2, del 27 gennaio, che, nell’adottare le misure cautelari riguardanti questo processo, aveva stabilito 1 Il testo della decisione è reperibile on line alla pagina https://www.tribunalconstitucional.es/NotasDePrensaDocumentos/NP_2019_014/2018- 492STC.pdf. 2 V. la precedente segnalazione Il Tribunale costituzionale adotta misure cautelari relative ad un eventuale insediamento del candidato Puigdemont come Presidente della Catalogna, del 29/01/2018, https://www.cortecostituzionale.it/documenti/segnalazioni/Segnalazioni_201801.pdf, p. 67. 25
che non avrebbero potuto celebrarsi un dibattito ed una votazione di investitura del candidato Puigdemont attraverso strumenti telematici né mediante la designazione di un suo rappresentante fino ad una sua decisione sul merito. La successiva investitura del candidato Joaquim Torra i Pla, attuale Presidente della Generalitat, non ha comportato l’estinzione del processo perché le questioni di interesse generale che ha suscitato il ricorso hanno comunque giustificato una decisione del massimo interprete costituzionale 3. Il plenum, che ha escluso dal giudizio sulla legittimità le presunte intenzioni politiche del Presidente dell’Assemblea autonomica, perché irrilevanti 4, ha dichiarato quanto segue. i) Il candidato alla Presidenza della Generalitat ha il dovere di comparire personalmente davanti alla Camera autonomica 5 Nonostante la Costituzione e lo Statuto di autonomia catalano non sanciscano il dovere del candidato di presenziare alla seduta di investitura, il Tribunale costituzionale ha ritenuto che questa esigenza sia implicita. Lo impone la natura parlamentare del procedimento di investitura (a) e la stessa configurazione del procedimento (b). a) Di norma, l’esercizio delle funzioni di rappresentanza deve svolgersi in forma personale ed in presenza; la delega a terzi rompe il legame tra rappresentanti e rappresentati, interessando il diritto di cui all’art. 23, comma 1, Cost. Del pari, la presenza dei rappresentanti è un requisito necessario affinché si formi adeguatamente la volontà dell’assemblea. I regolamenti parlamentari possono ammettere deroghe riguardanti il voto degli assenti, qualora vi siano circostanze eccezionali o di forza maggiore, garantendo comunque che il voto emesso esprima la volontà del parlamentare assente e non quella del terzo che possa agire in suo nome. b) La natura dell’atto di investitura esige che questo procedimento non possa celebrarsi se il candidato è assente. L’art. 67 dello Statuto di autonomia catalano non prevede esplicitamente che il candidato presenti il suo programma e chieda la fiducia all’assemblea, come invece fa l’art. 99, comma 2, Cost. quando disciplina l’investitura del Presidente del Governo. Tuttavia, da questo silenzio non si può dedurre che l’investitura del Presidente catalano non debba essere un’investitura programmatica. 3 V. il FJ 2. 4 V. il FJ 3. 5 V. il FJ 4. 26
L’art. 152, comma 1, Cost., che definisce i tratti distintivi del sistema istituzionale delle Comunità autonome, ha istituito un sistema di governo parlamentare che si basa su un rapporto fiduciario tra l’Esecutivo ed il Parlamento. Ciò significa che l’elezione del Presidente della Generalitat deve avvenire mediante un’investitura analoga a quella che la Costituzione prevede per la Presidenza del Governo della nazione. È, pertanto, un requisito costituzionale che il candidato alla presidenza della Generalitat compaia davanti alla Camera autonomica per esporre il suo programma di governo e chiedere la fiducia, nonché per intervenire nel successivo dibattito; si tratta di un obbligo di natura personalissima. La presenza del candidato è un elemento essenziale affinché la Camera possa formare correttamente la sua volontà. Pertanto, non è possibile che un altro deputato lo sostituisca o agisca per suo conto in questo procedimento. L’art. 67, comma 8, dello Statuto di autonomia catalano esprime questo principio quando stabilisce che la mozione di fiducia non può essere presentata dalla persona che sostituisce il Presidente della Generalitat. D’altra parte, i mezzi telematici che possono utilizzarsi per effettuare un’investitura non in presenza potrebbero non riprodurre fedelmente quanto accade nei due luoghi in cui questa si svolge, così come una riproduzione integrale non garantisce che la seduta parlamentare si svolga come si sarebbe svolta qualora il candidato fosse stato presente. Una comparizione in via telematica non equivale ad una comparizione effettiva. Il procedimento parlamentare, espressione della democrazia, richiede l’interazione tra i presenti. Gli atteggiamenti o le reazioni del candidato nell’esposizione del programma di investitura potrebbero non essere le stesse che avrebbe avuto se lo avesse esposto personalmente davanti all’assemblea e, inoltre, l’assenza del candidato può comportare che il dibattito per l’investitura non si svolga con la fluidità e la spontaneità di un dibattito in presenza. Tutte queste sono circostanze che possono influenzare lo svolgimento della seduta parlamentare e, in ultima analisi, la formazione della volontà dell’assemblea. ii) L’esercizio della funzione parlamentare in un determinato spazio fisico ha anche una funzione simbolica 6 Il requisito che la funzione parlamentare sia esercitata nella sede del Parlamento non è unicamente volto a garantire che i parlamentari possano esercitare la loro funzione di rappresentanza in un luogo in cui non possano essere disturbati, ma riveste anche una funzione simbolica, poiché è l’unico luogo in cui 6 V. il FJ 5. 27
il soggetto immateriale che è il popolo si fa presente dinanzi alla cittadinanza come unità di imputazione e si evidenzia la centralità di questa istituzione. Come sancito dall’art. 55 dello Statuto di autonomia catalano, il Parlamento catalano rappresenta il popolo della Catalogna, esercita il potere legislativo, approva il bilancio della Generalitat, controlla l’azione politica e governativa ed è “il luogo in cui si esprime in via principale il pluralismo politico e si rende pubblico il dibattito politico”. Da questo punto di vista, non è irrilevante che il candidato alla Presidenza della Generalitat si rechi di persona alla sede del Parlamento per chiedere la fiducia. Tale requisito svolge la rilevante funzione di rendere visibile la differente posizione istituzionale in cui il candidato si trova in relazione al Parlamento, evidenziando la sua sottomissione alla volontà del popolo della Catalogna. Di conseguenza, un’investitura non in presenza del candidato sarebbe contraria al blocco di costituzionalità, perché violerebbe i principi che derivano dall’art. 99, comma 2, Cost., nonché dall’art. 67 dello Statuto di autonomia catalano e dall’art. 149 del regolamento 7 del Parlamento catalano, in quanto, nonostante tali disposizioni non abbiano esplicitamente previsto il carattere presenziale dell’investitura, si tratta di un requisito inerente alla natura del procedimento che disciplinano. iii) Una investitura non in presenza comporta, inoltre, una violazione dei diritti di cui all’art. 23 Cost. 8 Il diritto dei parlamentari all’esercizio della carica (art. 23, comma 2, Cost.) ed il correlativo diritto dei cittadini di partecipare alle funzioni pubbliche attraverso i loro rappresentanti (art. 23, comma 1, Cost.) possono risultare vulnerati quando non si rispettano le norme che disciplinano i procedimenti parlamentari e tali norme riguardino aspetti che formino parte del nucleo della funzione di rappresentanza. L’inosservanza della procedura parlamentare può determinare l’illegittimità dell’atto parlamentare se la formalità da cui si prescinde risulti essere un elemento necessario per la formazione della volontà dell’assemblea. Questa dottrina, che è 7 I regolamenti delle assemblee legislative sono parametro di legittimità nei casi in cui possano essere ritenuti norme interposte tra la Costituzione e le leggi, ad esempio quando il loro rispetto sia condizione della legittimità di queste ultime. Lo sono anche quando le norme del regolamento si ritengono l’attuazione diretta di una norma costituzionale o dello Statuto di autonomia che disciplina un procedimento parlamentare (legislativo o meno). Gli artt. 149 e 150 del regolamento del Parlamento catalano, poiché disciplinano la procedura di elezione del Presidente della Generalitat prevista dall’art. 67, comma 2, dello Statuto di autonomia, costituiscono un parametro di legittimità di questo procedimento parlamentare. 8 V. il FJ 6. 28
stata stabilita dal Tribunale costituzionale in relazione ai vizi del procedimento legislativo, è applicabile a qualsiasi procedimento parlamentare mediante il quale l’assemblea eserciti le funzioni che le spettano come organo costituzionale o statutario. Inoltre, il nucleo della funzione di rappresentanza è costituito da quelle facoltà che possono essere esercitate solo dai titolari di cariche pubbliche, in quanto espressione del carattere rappresentativo dell’istituzione, e tra queste figura la partecipazione al procedimento di investitura. Le risoluzioni del 22 e del 25 gennaio 2018 non contenevano alcun riferimento allo svolgimento di una seduta di investitura non in presenza del candidato Puigdemont ma, per le circostanze del caso, l’investitura non poteva che avere luogo con un candidato assente. Di conseguenza, gli atti impugnati non rispettavano le formalità necessarie per garantire il corretto svolgimento di questo procedimento 9, in concreto la comparizione personale del candidato Puigdemont dinanzi al Parlamento catalano, e per questo motivo hanno violano l’art. 23 Cost., l’art. 67 dello Statuto di autonomia catalano e l’art. 149 del regolamento del Parlamento catalano, donde la loro illegittimità. Carmen Guerrero Picó 9 V. il FJ 7. 29
FRANCIA CONSEIL CONSTITUTIONNEL – COMPOSIZIONE La nomina di tre nuovi membri del Conseil constitutionnel 12/03/2019 Nell’ambito della procedura di rinnovo di un terzo dei membri del Conseil constitutionnel che avviene ogni tre anni, ed in applicazione dell’art. 3 dell’ordonnance n. 58-1067 del 7 novembre 1958 sulla legge organica del Conseil constitutionnel, in data 11 marzo 2019 tre nuovi giudici, Jacques Mézard, François Pillet e Alain Juppé, hanno prestato giuramento davanti al Presidente della Repubblica. Sostituiscono Michel Charasse (nominato nel 2010 dall’allora Presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy), Lionel Jospin e Jean-Jacques Hyest, entrambi nominati nel 2015 in sostituzione dei defunti Jacques Barrot e Hubert Haenel. François Pillet, avvocato e parlamentare 1, e Alain Juppé, sindaco di Bordeaux ed ex Primo ministro 2, sono stati nominati, il 21 febbraio 2019, rispettivamente dal Presidente del Senato, Gérard Larcher, e dal Presidente dell’Assemblée nationale, Richard Ferrand. In data 22 febbraio 2019, il Presidente della Repubblica ha invece nominato Jacques Mézard. Avvocato di formazione, è stato parlamentare dal 2008 al 2017 e, successivamente, Ministro dell’agricoltura e dell’alimentazione e Ministro della coesione dei territori fino al 2018 3. La nomina di Alain Juppé come giudice costituzionale ha sollevato alcune critiche in ragione della sua condanna, nel 2004, a quattordici mesi di carcere con pena sospesa e ad un anno di ineleggibilità per prise illégale d’intérêt (ex art. 432- 12 del Codice penale) nell’ambito della c.d. affaire des emplois fictifs de la mairie de Paris. Tuttavia, a stretto diritto, nulla impediva la nomina dell’ex Primo ministro – che ha invocato il diritto all’oblio durante la sua audizione parlamentare – alla sua carica di giudice costituzionale. In effetti, avendo scontato la sua pena più di cinque anni fa, questa non figura più sulla sua fedina penale. In 1 La biografia completa è reperibile on line alla pagina https://www.conseil- constitutionnel.fr/membres/francois-pillet. 2 La biografia completa è reperibile on line alla pagina https://www.conseil- constitutionnel.fr/membres/alain-juppe. 3 La biografia completa è reperibile on line alla pagina https://www.conseil- constitutionnel.fr/membres/jacques-mezard. 31
ogni caso, per i membri del Conseil constitutionnel, una condanna all’ineleggibilità non impedisce la nomina, giacché essi non sono tecnicamente, degli “eletti”. Céline Torrisi 32
REGNO UNITO UNIONE EUROPEA – RECESSO Brexit – Il Governo May sconfitto in Parlamento in merito alle concessioni ottenute dall’Unione europea 13/03/2019 Il 12 marzo 2019, il Parlamento britannico ha votato contro il nuovo piano proposto dalla premier Theresa May circa il recesso dall’Unione europea (UE) con una maggioranza di 391 voti contrari e 242 favorevoli. La votazione sulla proposta, che consisteva essenzialmente in una serie di nuove garanzie ottenute dall’Unione europea, era necessaria a seguito della storica sconfitta subita dalla May lo scorso gennaio 1. Di conseguenza, oggi, 13 marzo 2019, il Parlamento voterà sull’opportunità del recesso dall’Unione senza alcun accordo (la c.d. no- deal Brexit). In caso di voto con esito positivo, il Regno Unito uscirà dall’UE senza alcun accordo il 29 marzo 2019, data originariamente prevista per la Brexit, in base alla notifica della volontà di recedere ex art. 50 del Trattato sull’Unione europea (TUE). Se, invece, la votazione respingerà questa possibilità, si avrà una terza votazione, il 14 marzo 2019, sull’opportunità di chiedere un’estensione del periodo di due anni previsto dall’art. 50 TUE per il recesso. Tale estensione dovrà però essere approvata dagli altri Stati Membri dell’UE 2 e potrebbe comportare la partecipazione del Regno Unito alle elezioni per il Parlamento europeo nonostante il recesso (teoricamente) imminente. La May aveva ottenuto, essenzialmente, delle rassicurazioni dalle autorità europee tese a rendere l’accordo per il recesso dall’UE più accettabile soprattutto per i parlamentari a favore di una c.d. hard Brexit 3, i quali chiedevano un limite 1 V. la segnalazione dal titolo “Brexit – La House of Commons vota contro l’accordo per il recesso dall’Unione europea”, a cura dell’Area di diritto comparato (16 gennaio 2019). 2 Assenso che non deve considerarsi automatico: Donald Tusk, Presidente del Consiglio europeo, avrebbe già ribadito la necessità per il Regno Unito di mostrare una richiesta motivata che dovrà includere giustificazioni credibili per l’estensione. 3 Ovvero una Brexit improntata ad evitare le regole e tariffe UE per poter formulare le proprie; ciò avrebbe la conseguenza di uscire dall’unione doganale e dal mercato unico; alcuni esponenti della c.d. ERG accetterebbero anche l’uscita senza accordo. La soft Brexit conserverebbe qualche elemento di “allineamento” con l’UE, ad esempio la permanenza nel mercato unico e/o l’unione doganale 33
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