Cinque Terre: si passa dalla pergola al filare
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Avviata una riconversione sperimentale Cinque Terre: si passa dalla pergola al filare Stefano Tronfi Servizio Provinciale Agro-Alimentare di La Spezia ____________________________ Il comprensorio vitivinicolo delle Cinque Terre nella Provincia di La Spezia risulta caratterizzato, tra le altre cose, da un sistema di allevamento della vite alquanto particolare consistente in pergole sollevate da terra non più di 1,5 mt.metri (ma sovente anche più basse) con la vegetazione che si appoggia su un graticcio metallico a maglie quadrate o addirittura su una intelaiatura di canne (Foto2). L'incompatibilità di questo sistema non solo con le moderne tecniche, ma anche con i normali interventi colturali (zappatura nei controllo intestanti, trattamenti antiparassitari, vendemmia, ecc. ...) risulta evidente. Basti pensare che la gestione del vigneto, nella maniera tradizionale cosi descritta richiede dalle 1000 alle 1500 ed anche più ore lavorative per anno per ettaro senza considerare i termini fisici della fatica che le operazioni colturali eseguite in tale situazione comportano. Prendendo atto di questa critica situazione nonché dell'incessante, continuo, invecchiamento degli addetti nonché della diminuzione della manodopera disponibile il Servizio Provinciale Agroalimentare di La Spezia della Regione Liguria ha messo in atto a partire dal 1985 una sperimentazione volta a valutare l'opportunità, nonché l'efficacia tecnica ed economica della riconversione del sistema di allevamento dalla pergola al filare. Foto 1-2: II sistema di allevamento tradizionale consiste in una pergola bassa sostenuta da un graticcio metallico oppure da un'intelaiatura di canne. Foto 3: Si individua nella terrazze le file originali.
Materiali e metodi Sono state al riguardo impostate due prove sperimentali in ambienti diversi, con caratteristiche microclimatiche e pedologiche sensibilmente dissimili del Comune di Riomaggiore. L'una, in località Val di Serra, iniziata nel 1986 e conclusa nel 1990 caratterizzata da una giacitura sensibilmente scoscesa con terreno ricco di scheletro, terreno lavorabile non superiore ai 50-60 cm, pH molto acido (4,5), esposizione N-W sensibilmente ventosa ad un'altezza sul mare di circa 250 metri; l'altra in località Porciana, iniziata nel 1988 e tutt'ora in corso, caratterizzata da una giacitura molto meno pendente rispetto al caso precedente, terreno più protondo, pH attorno a 5-5,5, esposizione Sud, molto ventosa ad un'altezza sul mare di circa 400 metri. La motivazione che ha mosso verso questo tipo di sperimentazione è quella di mettere a punto una tecnica tale da consentire di sostituire il sistema di allevamento a pergola con quello a filare senza necessariamente espiantare e reimpiantare exnovo il vigneto stesso ciò che comporterebbe un Foto 4: Sulle piante vengono praticati tagli di ritorno. periodo improduttivo, e quindi una mancanza di reddito di circa 3 anni oltre alle notevoli difficoltà pratiche, legate all'orografia del comprensorio. Ci si propone cioè di passare gradualmente dal sistema di allevamento a pergola a quello a filare senza avere interruzioni nel ciclo produttivo. Tale necessità nasce dall'esigenza di ridurre i costi di gestione e facilitare le operazioni manuali. Con la controspalliera, infatti, è possi bile introdurre una seppure minima meccanizzazione delle operazioni colturali che consentono di ridurre notevolmente le ore lavorative necessarie alla normale conduzione del vigneto. Il sistema di allevamento proposto è una controspalliera mantenuta relativamente bassa (metri 0,80) con orditura di 4-5 fili in acciaio inox e sostegni costituiti da pali in legno dislocati a circa 5-6 metri sul filare. Tale sistema di allevamento, che garantisce un sesto d'impianto di circa 1,50 ^ 1,60 X 1,00 ovverosia 6.000-6.250 p./ha, ha dimostrato, in una apposita sperimentazione istituita da questo Servizio, in collaborazione con l'Università di Torino e il C.N.R. sempre in loc. Porciana del Comune di Riomaggiore, di non risentire negativamente della ventosità della zona. Il sistema di potatura adottato durante e dopo la riconversione
è il guyot. La tecnica della riconversione da pergola a filare di vecchi vigneti nel comprensorio delle Cinque Terre è relativamente semplice sia dal punto di vista concettuale che manuale. Concettualmente si tratta di abbassare la pianta eliminando gran parte del legno vecchio che si estende per svariati metri sull'intelaiatura della pergola portando i tralci produttivi più vicini al terreno e soprattutto alle radici. Si evita in tal modo di spossare inutilmente la pianta .costringendola a «spingere» la linfa grezza per così lunghi tratti ed a mantenere inutilmente del legno di fatto non necessario. Si tende cioè a ringiovanire nonché a rinvigorire la pianta stessa. Figure 5 -6 -7: L'intelaiatura di pali e fili che costituiva la vecchia pergola viene rimossa e si metto- no in opera i pali e i fili della controspalliera
. Foto 8-9: Si allevano i ricacci meglio posizionati per ulteriori tagli di ritorno. Dal punto di vista manuale si tratta di individuare, all'interno della terrazza da riconvertire, le file originali, quelle lungo le quali era stato realizzato l'impianto inizialmente (foto 3). Vengono altresì eliminate tutte le piante che si trovano nell'interfila rispetto alle file originarie. Lungo le file viene praticato, laddove necessario, un diradamento graduale delle piante fino ad avere una distanza tra di esse di circa 90 cm - 1 mt. A questo punto, nelle piante rimaste lungo le file, vengono praticati tagli di ritorno tali da consentire di adagiare la pianta sulla controspalliera eliminandone tutte le biforcazioni, garantendone altresì un'adeguata produzione (foto 4). Successivamente viene rimossa tutta l'intelaiatura di pali e fili che costituiva la vecchia pergola e si provvede a mettere in opera i pali ed i fili della controspalliera (foto 5-6-7). Foto 10-11: Operazioni di potatura di riforma: prima (10) e dopo (11) l'intervento. Durante la primavera-estate si sviluppano, in prossimità dei tagli ed anche al di sotto di essi, dei ricacci che opportunamente allevati (foto 8-9) potranno consentire negli anni successivi ulteriori tagli di ritorno (foto 10 - 11) tali da ottenere il completo ringiovanimento e sbassamento della
pianta. Nelle foto 14 - 15 si può osservare in successione, la ripresa dopo l'intervento nei mesi di maggio e agosto. Relativamente alle normali pratiche colturali da sottolineare la necessità di intervenire durante gli anni della riconversione con adeguate concimazioni organiche e chimiche. Foto 12-13: Operazioni di potatura di riforma: prima (12) e dopo (13) l'intervento. Risultati e discussione Nelle tabelle 1 e 2 che seguono sono riportati i dati tecnici relativi alle due sperimentazioni compiute l'una in località Val di Serra a 250 mt. sul livello del mare con esposizione ovest su vitigno Albarola durante gli anni 1985-1990 e l'altra in località Porciana a mt. 400 sui livello dal mare con esposizione S. su vitigni Bosco e Albarola tutt'ora in corso. Come si può osservare dai gl'alici e dalle tabelle riportate le opera/ioni di potatura non hanno assolutamente causato cali produttivi anzi, nei caso pecili- co di Vai di Serra, si è passati dagli 0,5 kg di uva/pianta, con 13.000 p./ettaro del 1985 prima della riconversione, a ben 2,37 kg di uva/pianta, con 9.500 p/ettaro del 1986 anno della riconversione, con un sensibile ridimensionamento nel 1987 con 2 kg uva/pianta con 7.600 p./ettaro.
I sorprendenti risultati del 1986 sono legati ad una serie di concause quali: annata particolarmente favorevole, viti in buone condizioni, laute concimazioni organiche ed azotate. La sperimentazione svolta in Porciana ha avuto risultati meno eclatanti solo perché le vendemmie 1988 e 1989 sono state falsate, nel primo caso da un consistente attacco oidico tardivo, e nel secondo caso da ben tré, violente, grandinate, nel periodo estivo con riduzione delle rese, rispettivamente del 30% e del70% su tutto il comprensorio. Tabella 6 Manodopera Ricavo Altri Costi Reddito ore/ha costo resa Lire q.li/Ha Coltivazione Tradizionale 1500 21.750.000 75 15.000.000 10% Plv 1.500.000 — 8.250.000 (pergola) Anno della 1060 15.370.000 80 16.000.000 15% Plv 2.400.000 — 1.770.000 riconversione Vigneto 400 5.800.000 90 18.000.000 15% Plv 2.700.000 + 9.500.000 Riconvertito (controspalliera) Sotto questa luce nella sperimentazione di Porciana l'essere passati dagli 0,5 Kg uva/pianta del 1987 prima della riconversione, con 7333 p./ha agli 0,49 kg uva/pianta del 1988 anno della riconversione con 6.700 p/ha non è certamente un fatto negativo in quanto considerando il calo medio del 30% si può in questo caso registrare un incremento produttivo rispetto al 1987 del 40%. Lo stesso dicasi per la vendemmia 1989 dove a fronte di un danno medio del 70% si è passati da 0,49 kg uva/pianta del 1988 a 0,46 kg uva/pianta del 1989 con un incremento quindi del 42,8%. Analoghe considerazioni valgono, relativamente a quegli anni, per la sperimentazione di Val di Serra. Nel 1990, ultima vendemmia, si sono registrate produzioni di kg 1,44 di uva/pianta in Val di Serra con 6250 p./ha a Kg 1,29 di uva/pianta in Porciana sempre con la stessa densità, con un incremento rispetto alla situazione iniziale del 188% per Val di Serra e del 158% per Porciana passando da una resa media di 75 q.li/ha a 90 ql./ha nel primo caso e dai 38 ql./ha agli 80 ql./ha nel secondo caso. Dal punto di vista fitosanitario le piante hanno risposto molto positivamente infatti, grazie al diradamento ed allo sfoltimento sono risultate molto meno sensibili a certe malattie quali ad esempio l'escoriosi e l'oidio. Ultima considerazione deve essere fatta relativamente alla manodopera; analizzando la Tab. 3 si evince come per la normale gestione di 1 ha di vigneto nelle Cinque Terre sono necessario circa 1500 ore lavorative/anno. A fronte di ciò, dalle Tabb. 4 e 5 si può rilevare come la riconversione di 1 ha di vigneto da pergola a filare compresa la gestione annuale comporta circa 1060 ore lavorative mentre la gestione del vigneto negli anni successivi alla riconversione richiede solamente 390-400 ore/anno con un risparmio, quindi, di oltre il 70% rispetto alla situazione tradizionale. Se tutto ciò, viene visto nell'ottica della continua diminuzione di manodopera disponibile e del progressivo invecchiamento degli addetti senza che vi siano adeguati ricambi generazionali si intuisce quanto importante sia questo aspetto. Dal punto di vista del reddito (Tab. 6) considerando una resa media del comprensorio di 75 ql./ha ed il prezzo di mercato dell'uva di L. 200.000/q.le con un costo della manodopera pari a L. 14.500/ora può osservarsi, come, nella tipica coltivazione tradizionale a fronte di un ricavo di L. 15.000.000 si deve sopportare un costo di sola manodopera pari a L. 21.750.000. Ciò significa che se il coltivatore dovesse remunerare la propria manodopera non riusciremmo assolutamente ad ottenere un reddito positivo. Nell'anno della riconversione, invece, a fronte di un costo di manodopera di L.
15.370.000 si ottiene, considerando, come visto, una resa media di 80 ql./ha un ricavo pari a L. 16.000.000 che consente quindi, indipendentemente dagli altri costi di coltivazione (acquisto prodotti e concimi) un certo utile. Questo utile aumenta notevolmente e va sicuramente a coprire tutti i costi di coltivazione negli anni successivi alla riconversione dove a fronte di un costo di manodopera pari a L. 5.800.000 si ottiene un ricavo di L. 18.000.000 (resa di 90 ql./ha); considerando che i costi relativi agli acquisti di prodotti antiparassitari, concimi, agli ammortamenti ecc. non superano mai, di solito, il 10- 15% della P.l.v. e cioè L. 2.700.000 si nota subito come l'azienda possa contare, in questo caso, su di un utile netto di circa L. 9.500.000/ettaro. Concludendo si può affermare che la riconversione del sistema di allevamento della vite nelle Cinque Terre dalla pergola al filare, ottenuta gradualmente nel corso di 2-3 anni, consente di ringiovanire e razionalizzare il vigneto senza ricorrere all'espianto ed al reimpianto, consente altresì di ridurre notevolmente la manodopera necessaria alla gestione del vigneto con un miglioramento della qualità della stessa; il tutto riflettendosi, ovviamente, in un sensibile miglioramento del reddito aziendale soprattutto a livello della riduzione dei costi.
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