Chiara Ludovisi viola - Conservatorio della Svizzera italiana
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MARTEDÌ ORE 01.09.20 10:00 Aula Magna Entrata libera Chiara Ludovisi viola Recital per il conseguimento del Master of Arts in Music Performance Conservatorio della Svizzera italiana Scuola universitaria di Musica Via Soldino 9 CH-6900 Lugano T +41 (0)91 960 23 62 eventi@conservatorio.ch
Chiara Ludovisi Consegue presso il Conservatorio di Latina il Biennio di II Livello- Discipline Musicali in Violino e successivamente in Viola. Si perfeziona con i Maestri M. Fiorini, D. Waskiewicz, F. Fiore e S. Briatore. Durante gli anni di formazione orchestrale nell’Orchestra Giovanile Italiana e Orchestra Giovanile L. Cherubini ha l’occasione di esibirsi sotto la guida di grandi maestri in prestigiose tournée italiane ed internazionali in Spagna, Oman, Emirati Arabi, Turchia e Azerbaijan. Collabora come viola di fila nell’Orchestra Colibrì di Pescara, Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Pomeriggi Musicali di Milano, Orchestra Filarmonica di Torino. Ha brillantemente conseguito nel 2018 il Master of Arts in Music Pedagogy͟ presso il Conservatorio della Svizzera italiana sito in Lugano, nella classe del M° Yuval Gotlibovich. Dello stesso ha eseguito, in occasione del recital finale, la prima assoluta Svizzera della Sonata per Viola e Pianoforte. Collabora con il Conservatorio della Svizzera italiana in qualità di docente nella sezione Scuola di Musica e Pre-College, nonché come assistente dello stesso Gotlibovich. Appassionata ed attiva nell’ambito della Musica da Camera, si è esibita in diverse formazioni per prestigiose stagioni di concerti (Palazzo Medici di Firenze, Festival Musica sull’Acqua di Colico, Stagione dell’Università della Tuscia, Concerti nelle Terre di Pedemonte –Cavigliano CH-, La Hall in Musica- Lac Lugano). Nell’A.A. 2017-18 è stata selezionata tra gli allievi più meritevoli del Conservatorio di Lugano dal M° Saiko Sasaki, per partecipare ad un progetto di ricerca e musica da camera sul Quartetto op. 26 di Brahms. Nel mese di Aprile 2018 tale progetto si è concluso con un concerto all’interno di Villa Brahms a Lubecca, dove si è esibita con il Quartetto Ambra nell’ambito del Festival dedicato al celebre compositore. Nell’estate del 2018 ha ricevuto una borsa di studio dalla Hilty Foundation per prendere parte al progetto di formazione musicale MACH (Music Art Creativity Hub) a Colico, in collaborazione con musicisti delle Orchestre Simon Bolivar, Luzerne Festival, Mozart. Dal 2019 collabora con il Quartetto Echos, esibendosi con questa formazione per importanti associazioni concertistiche come la Società del Quartetto di Milano, Accademia Filarmonica di Bologna, le Dimore del Quartetto, con collaborazioni con il Quartetto Indaco e il Quartetto di Cremona. Nello stesso anno è stata selezionata come Viola solista per eseguire il brano “The Viola in my life IV” di Morton Feldman con l’Enemble 900 del Conservatorio della Svizzera italiana, sotto la direzione del M° Francesco Bossaglia, esibendosi in diretta live per la Radio Svizzera Italiana. È stata ammessa al CAS (Course of Advanced Studies) presso l’università Zürcher Hochschule der Künste nella classe del M° Lawrence Power.
Clara Schumann Tre Romanze op. 22 1819 – 1896 per viola e pianoforte I. Andante molto II. Allegretto: Mit zartem Vortrage III. Leidenschaftlich schnell Rebecca Clarke Morpheus 1886 – 1979 per viola e pianoforte Ben moderato Luciano Berio Naturale 1925 – 2003 per viola, percussioni ed elettronica Valerio Petrantoni percussioni Leonardo Bartelloni pianoforte Classe di viola di Yuval Gotlibovich
Clara Wieck Schumann (1819- 1896) — 3 Romanze op. 22, per Viola e Pianoforte Rilevante figura artistica del Romanticismo tedesco, Clara Wieck fu una celebre concertista, compositrice e didatta. Non si trovò mai costretta a scegliere tra la famiglia e la carriera, in quanto fu perfettamente in grado di gestire entrambi gli aspetti della sua vita: partorì ben otto figli, pur continuando l’attività concertistica e compositiva, e gestendo per di più l’attività musicale del marito Robert Schumann, del quale rimase per tutta la vita musa ispiratrice, restando sempre al suo fianco anche con il subentro dei primi problemi di squilibrio mentale. La composizione delle romanze risale al 1853, periodo in cui Clara era completamente affascinata e impegnata nella scrittura di Lieder, genere che coniugava il canto al pianoforte e che esprimeva gli ideali tipici della concezione romantica. Erano parallelamente gli anni in cui Robert aveva già manifestato evidenti problemi con numerosi episodi di amnesia e mancanza di lucidità, che causarono problemi nel lavoro in ambito compositivo con conseguenti e continui licenziamenti. Nonostante questo, Clara continuò a lavorare alla stesura delle Romanze, che vennero pubblicate nel 1855, giusto qualche mese dopo il tentativo di suicidio di Robert e dell’internamento in manicomio. Dedicate ad un giovane e ancora non troppo conosciuto violinista di nome Joseph Joachim, le Romanze op. 22 (scritte originariamente per violino e pianoforte) possono considerarsi l’ultima e più matura composizione di Clara, rendendo così giustizia ad una carriera indipendente e, quantomeno per la sua epoca, decisamente inusuale. Così come tipico di questo genere, le Romanze sono brevi e di carattere tendenzialmente meditativo e riflessivo, unendo un peculiare intimismo ad un intreccio virtuoso tra i due strumenti. Il motivo per cui spesso vengono eseguite anche con la Viola può essere ricondotto alla pratiche tipiche della musica eseguita in salotti e sale da concerto nella Germania dell’800, ovvero alle tecniche di trascrizione e parafrasi. Infatti, essendo gli anni dello sviluppo del virtuosismo e della ricerca di sempre nuove possibilità timbriche, i brani scritti per un determinato organico venivano molto spesso eseguiti con strumenti diversi.
Rebecca Clarke (1886- 1979) — Morpheus per Viola e Pianoforte Rebecca Clarke, nata a Londra nel 1886, affiancò all’attività di violista in ambito solistico e cameristico quella di compositrice. Fu tra le prima donne a compiere studi di composizione e ad essere assunta come orchestrale di professione, e quindi ad essere indipendente economicamente sin dalla prima giovinezza, in seguito al perfezionamento con il celeberrimo Lionel Tertis. Sono questi gli anni in cui la Viola inizia ad essere considerato a tutti gli effetti uno strumento con uniche e peculiari caratteristiche timbriche ed espressive. Allo sviluppo di questa idea contribuì la diffusione dell’opera più celebre della Clarke, ovvero la Sonata per Viola e Pianoforte composta nel 1919, che segnò in assoluto una svolta nella visione del ruolo della donna nella composizione. Da non dimenticare che proprio nel Regno Unito in quegli anni le donne iniziavano a vedere i primi frutti delle numerose e spesso violente manifestazioni per la parità di diritti. Tuttavia la Clarke, che aveva assistito alla lotta delle suffragette che durava ormai da decenni, trascorse quegli anni negli Stati Uniti, dove rimase bloccata nel 1916 in seguito allo scoppio della Grande Guerra. Fu lì che iniziò ad intraprendere la carriera di compositrice seppur con uno pseudonimo maschile. Piena di insicurezze e patologicamente attenta ai giudizi esterni che le provocarono numerosi episodi di depressione, alternò negli anni l’attività compositiva a quella concertistica, pur dedicandovisi nel tempo sempre meno, soprattutto in seguito al matrimonio e alla maternità. Il brano per Viola e Pianoforte Morpheus venne alla luce nel 1917, come uno studio preliminare in cui l’artista iniziò a sviluppare le prime idee liriche e tematiche che caratterizzeranno la Sonata, composta nell’anno successivo. La storia vuole che il Morpheus venne inserito, per la prima esecuzione, all’interno di un concerto dedicato esclusivamente ad opere della Clarke, tuttavia il brano (eseguito dalla stessa compositrice alla Viola) fu l’unico a riportare la firma dello pseudonimo maschile, mentre gli altri brani riportavano la firma originale, e fu anche l’unico ad ottenere parere estremamente positivo dalla critica. Tornando brevemente alla descrizione del brano, sono evidenti le influenze impressioniste di Debussy, da cui molti autori dell’epoca rimasero affascinati, tra cui appunto la Clarke e Frank Bridge, altro compositore a regalare alla Viola diversi capolavori entrati a far parte del repertorio strumentale autentico. Il Morpheus risponde precisamente ai canoni dell’impressionismo: il carattere onirico ed etereo (Morfeo era un dio greco associato al sonno e ai sogni), l’attenzione per le qualità timbriche, per la comunicazione non più nitida e “con
contorni” così come era stata quella romantica, ma più astratta, soprannaturale. L’utilizzo della pentatonia è un’altra caratteristica che troverà poi la sua più estesa espressione nella Sonata. (Nell’immagine, una manifestazione per i diritti delle donne negli anni subito precedenti allo scoppio della Prima Guerra Mondiale). Luciano Berio (1925- 2003)- Naturale per Viola, Percussioni ed Elettronica Luciano Berio nacque ad Oneglia in Liguria nel 1925, e si avvicinò durante l’infanzia allo studio del pianoforte. Dopo essersi ferito alla mano durante la leva militare nella seconda guerra mondiale, decise di concentrarsi sulla composizione, studiando prima a Milano e in seguito negli Stati Uniti con Luigi Dallapiccola. Da sempre interessato di musica elettronica, fondò in Italia lo Studio di Fonologia Musicale Rai (primo studio di musica elettronica in Italia), e collaborò come direttore del dipartimento di elettroacustica presso l’IRCAM di Parigi (Institut de Recherche et Coordination Acustique/ Musique). Fu docente presso la Juliard School di New York e la Harvard University. Continuò la sua attività di compositore, direttore d’orchestra, insegnante e promotore di stagioni concertistiche fino alla morte, avvenuta a Roma nel 2003. La caratteristica sempre presente nelle composizioni di Berio è la continua ricerca e sperimentazione delle varie peculiarità timbriche degli strumenti, di nuove forme e possibili combinazioni. La necessità era dunque quella di trovare nuovi linguaggi, nuove tipologie di comunicazione musicale. Questo pensiero innovativo nasceva tuttavia da una forte consapevolezza della tradizione, e da uno spiccato interesse per il folklore. Naturale rappresenta in questo senso uno degli esempi più compiuti. Composto nel 1985 e dedicato al violista Aldo Bennici, il brano è costruito su un’alternanza e talvolta sovrapposizione tra melodie tradizionali tipiche della tradizione folkloristica siciliana- canti d’amore, barcarole, ninne nanne- e abbagnate, ossia i canti dei venditori ambulanti. Le registrazioni della voce ebbero luogo a Palermo, dove Berio incontrò Peppino Celano (descritto da lui stesso come “forse l’ultimo vero cantastorie siciliano”) alla fine degli anni ’60.
La successione di questi “episodi” avviene senza soluzione di continuità, attraverso continui scambi tra la viola e la voce, accompagnate dagli interventi della percussione che ne sottolineano l’ambientazione, e attraverso transizioni che portano, come in un cambio scena teatrale, da un’atmosfera all’altra. Interessante anche il sottotitolo apposto al brano: “Azione musicale su melodie siciliane”. Dunque, come riportato dallo stesso autore “Naturale è un pezzo concepito per la danza ed è in parte derivato da un lavoro più complesso del 1984 (Voci, per viola e due gruppi strumentali)”. Infatti nella prima rappresentazione, avvenuta a Taormina nel 1986, oltre ad Aldo Bennici alla viola e Danilo Grassi alle percussioni -anch’essi veri e propri personaggi in azione sul palcoscenico- prese parte alla performance anche il corpo di ballo della compagnia Aterballetto. (Nell’immagine: “Abbanniaturi” al mercato di Palermo)
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