CARTESIO VITA E OPERE - Rescue School

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CARTESIO VITA E OPERE - Rescue School
CARTESIO
     VITA E OPERE
1596: NASCE A LA HAYE, FRANCIA SETTENTRIONALE,
      DA UNA FAMIGLIA ALTO BORGHESE E VIENE EDUCATO NEL COLLEGIO GESUITA DI LA
.     FLECHE
1616: SI LAUREA IN LEGGE, MA NON SI DEDICA ALL'AVVOCATURA: VUOLE VIAGGIARE PER
.     OSSERVARE "IL LIBRO DEL MONDO"
1618: PARTE PER LA GUERRA DEI 30 ANNI
       (MA IN REALTA' VIAGGIA IN EUROPA PER DIECI ANNI)
1619: DA TRE SOGNI RIVELATORI NASCE LA PRIMA INTUIZIONE DEL METODO
1628: DOPO ESSERSI TRASFERITO A PARIGI, ACQUISENDO FAMA COME FILOSOFO, SI
.      TRASFERISCE A LEIDA (OLANDA) PER CONCENTRARSI MEGLIO
1633: COMPLETA LA STESURA DI "LE MONDE", MA LA CONDANNA DI GALILEI LO DISSUADE
.      DALLA PUBBLICAZIONE DEL TRATTATO (SOSTENEVA IL COPERNICANESIMO)
1637: DECIDE ALLORA DI PUBBLICARNE SOLO 3 SAGGI (SU DIOTTRICA, METEORE E
.      GEOMETRIA) CON UNA PREFAZIONE, IL "DISCORSO SUL METODO"
1641: PUBBLICA LE "MEDITAZIONI SULLA FILOSOFIA PRIMA" CON OBIEZIONI E RISPOSTE
1649: ACCETTA L'INVITO DELLA REGINA CRISTINA DI SVEZIA DI TRASFERIRSI A STOCCOLMA,
.     MA SI AMMALA DI POLMONITE E LI' MUORE L'ANNO DOPO
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IL METODO (1)
CARTESIO NON VUOLE INSEGNARE QUANTO HA IMPARATO MA
DESCRIVERE SE STESSO (parla in prima persona)

Al termine degli studi presso la scuola di La Fleche ritiene di non aver
acquisito un criterio sicuro per distinguere il vero dal falso

Ricerca di un metodo, teoretico e pratico, unico e semplice
(che consenta di distinguere il vero dal falso in vista dei vantaggi per l'uomo)

LA MATEMATICA E' GIA' IN POSSESSO DI UN METODO EFFICIENTE:
eppure astrarre le regole della matematica e applicarle semplicemente al resto del sapere non basta:
BISOGNA GIUSTIFICARE IL METODO E LA POSSIBILITA’ DELLA SUA APPLICAZIONE UNIVERSALE,
RISPETTO AL SUO FONDAMENTO ULTIMO: L’UOMO COME SOGGETTO PENSANTE O RAGIONE

COMPITO DI CARTESIO:
1)Formulare le regole del metodo, tenendo presente soprattutto la matematica, dove già sono
applicate;
2) fondare con una ricerca metafisica il valore assoluto e universale del metodo scientifico
individuato;
3) dimostrare la fecondità del metodo nei vari rami del sapere.
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IL METODO (2)

Nella seconda parte del Discorso sul Metodo, Cartesio formula le
quattro regole del metodo:

1) EVIDENZA: accettare per vero solo quanto risulta chiaro e distinto;
2) ANALISI: suddividere ogni problema complesso in sotto-problemi
.           più semplici;
3) SINTESI: risalire progressivamente dalle conoscenze più semplici alle
.           più complesse;
4) ENUMERAZIONE E REVISIONE: controllo delle due regole
.                                   precedenti: l'enumerazione controlla
.                                   l'analisi, la revisione la sintesi.
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IL DUBBIO E IL COGITO (1)
                       Queste regole devono però ancora essere giustificate (il fatto
.                      che la matematica le usi con successo non significa che esse
.                      possano necessariamente essere applicate ad altri campi)
                       la loro giustificazione deve quindi direttamente risalire
.                      all'uomo, come SOGGETTIVITA' o RAGIONE
Trovare il fondamento del metodo è possibile solo con una critica radicale di tutto il
sapere già dato

DUBBIO METODICO: sospensione dell'assenso su ogni conoscenza comunemente
.                       accettata, dubitando di tutto: se si giungerà a un principio talmente
.                       saldo da resistere al dubbio, questo sarà il fondamento del metodo

Si dubita quindi: - delle conoscenze sensibili (i sensi possono ingannare: le sensazioni in
.                                                sogno sono le stesse)
                   - delle conoscenze matematiche (essendo state create da Dio, Egli
.                                                  avrebbe anche potuto far sì che 2+3
.                                                  non facesse 5)
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IL DUBBIO E IL COGITO (2)
Ipotesi del genio maligno: e se fossimo stati creati da una potenza
                             malvagia che ci inganna, facendoci          .
.                            apparire chiaro ed avidente ciò che è
.                            falso e assurdo?

Il dubbio metodico si estende: DUBBIO IPERBOLICO, o universale

Ma prima certezza: COGITO ERGO SUM!
(non so ancora nulla sui corpi, ma so con certezza di esistere come "res cogitans")

Esistenza del soggetto pensante:
PRINCIPIO CHE GARANTISCE
LA VALIDITA' DELLA CONOSCENZA
UMANA E L'EFFICACIA DELL'AZIONE
UMANA NEL MONDO
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DIO COME GIUSTIFICAZIONE
    METAFISICA DELLE CERTEZZE UMANE
Quindi, io esisto come sostanza pensante - ma le cose esterne?
                                       (la loro apparenza potrebbe ancora essere
.                                       il risultato dell'inganno del genio maligno)

                          Bisogna quindi dimostrare l'esistenza di un Dio
.                         buono che, in quanto tale, non inganni l'uomo

                          VALORE GNOSEOLOGICO: garanzia di ciò che l'uomo sa,
.                                               dell'esistenza del mondo

                          PROVE DELL'ESISTENZA DI DIO
                          PROCEDIMENTO A PRIORI, partendo dal cogito, e
.                         precisamente dall'analisi dei contenuti del pensiero
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PROVE DELL’ESISTENZA DI DIO

Ma com'è possibile che io, creatura finita e imperfetta, abbia potuto dare origine all'idea di
Dio (sostanza infinita, eterna, immutabile, onnipotente)?

Quest'idea (innata) deve appunto provenire da Dio       PRIMA PROVA DELL'ESISTENZA DI DIO

SECONDA PROVA: cogito, quindi non conosco in modo certo. Ma se sono un essere finito e
.              imperfetto, vuol dire che non sono io la causa di me stesso (altrimenti mi
.              sarei dato ogni perfezione) ma sono stato creato da un Essere perfetto.

TERZA PROVA: prova ontologica (Anselmo d’Aosta): essendo Dio assolutamente perfetto non
.            può che esistere (la non esistenza sarebbe un'imperfezione)
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LA VERITA’ E L’ERRORE
Dimostrata l’esistenza di Dio,
si ha la sicurezza sulla conoscenza
(Essendo perfetto, Dio non può ingannarmi)

Tutto ciò che è chiaro ed evidente, dev’essere vero

Ma da dove deriva l’errore?

L’errore deriva dalla possibilità di affermare o negare qualcosa che l’intelletto non
riesce a percepire chiaramente

(non ci sarebbe se ci si astenesse da dare giudizi su ciò che è poco chiaro)
Dipende unicamente dal libero arbitrio
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IL DUALISMO CARTESIANO

Ma come si uniscono?
(Nell’uomo, come si uniscono anima e corpo?)

Tramite la ghiandola pineale (oggi: epìfisi)
LA MORALE PROVVISORIA
Nella terza parte del Metodo, prima del dubbio metodico, Cartesio propone alcune
regole di "morale provvisoria"
(valida finchè non si disponga di conoscenze certe)

1) obbedire alle leggi e ai costumi del proprio paese
(distinzione tra due ambiti: vita pratica e contemplazione della verità)

                             si accontenta         necessita
                            della plausibilità    dell’evidenza
2) essere fermi e risoluti nell'azione e portare avanti anche opinioni dubbiose se
inizialmente le di ha accettate
(la vita spesso ci obbliga a prendere delle scelte anche in mancanza di elementi
certi: meglio procedere con decisione che titubare)

                      3) cercare di cambiare più se stessi che l'ordine del mondo
                       (niente ci appartiene come i nostri pensieri, che tramite il
.                       libero arbitrio possiamo improntare alla saggezza)
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