CAREGIVER E OBESITA' INFANTILE: COMUNICAZIONE ALIMENTARE TRA VERITA' E VERIDICITA'

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CAREGIVER E OBESITA' INFANTILE: COMUNICAZIONE ALIMENTARE TRA VERITA' E VERIDICITA'
Matr. N. MCPL01/05302

                       UNIVERSITA'
                CAMPUS BIO-MEDICO DI ROMA

               FACOLTA' DI MEDICINA E CHIRURGIA
                 CORSO DI LAUREA TRIENNALE IN
                SCIENZE DELL'ALIMENTAZIONE E
                   DELLA NUTRIZIONE UMANA

         CAREGIVER E OBESITA' INFANTILE:
          COMUNICAZIONE ALIMENTARE
            TRA VERITA' E VERIDICITA'

Relatore:
Prof.ssa M. Pennacchini

Correlatore:
Dott. C. Pensieri
                                                    Laureando:
                                                    Paolina de Toma

                        ANNO ACCADEMICO 2012/2013
CAREGIVER E OBESITA' INFANTILE: COMUNICAZIONE ALIMENTARE TRA VERITA' E VERIDICITA'
CAREGIVER E OBESITA' INFANTILE: COMUNICAZIONE ALIMENTARE TRA VERITA' E VERIDICITA'
Indice

1 Introduzione............................................................................................5

2 Concetti di base......................................................................................7

   2.1 Obesità infantile .............................................................................7

   2.2 La crescita ponderale normale ........................................................9

   2.3 Fattori che influenzano il peso corporeo ........................................9

   2.4 Studio della composizione corporea ............................................10

3 Eziologia...............................................................................................12

4 Epidemiologia......................................................................................16

5 Conseguenze e complicanze ................................................................20

   5.1 Conseguenze psicologiche dell'obesità infantile...........................20

   5.2 Malattie associate all'obesità infantile...........................................20

   5.3 Uno sguardo d'insieme..................................................................23

6 Caregiver..............................................................................................24

   6.1 Caratteristiche del caregiver..........................................................24

   6.2 Importanza del ruolo del caregiver................................................25

7 Alimentazione equilibrata ed abitudini alimentari...............................29

   7.1 L'alimentazione come stile di vita per una buona salute...............29

   7.2 Valori dietetici di riferimento e linee guida dietetiche..................37

8 Censimento ed analisi delle ricette dei programmi tv di cucina...........40

   8.1 Benedetta Parodi...........................................................................40

   8.2 Gordon Ramsay.............................................................................49
CAREGIVER E OBESITA' INFANTILE: COMUNICAZIONE ALIMENTARE TRA VERITA' E VERIDICITA'
8.3 Buddy Valastro .............................................................................54

   8.4 Calorie a confronto .......................................................................58

   8.5 Conclusioni....................................................................................59

9 Letteratura............................................................................................60

   9.1 Chefs, supermercati e ricette.........................................................60

   9.2 Percezione del caregiver................................................................66

   9.3 Interventi di prevenzione e cura da parte del caregiver e della
   scuola...................................................................................................68

   9.4 Altri fattori legati all'obesità..........................................................72

10 Considerazioni etiche.........................................................................75

11 Bibliografia e Riferimenti...................................................................84

12 Ringraziamenti...................................................................................90
CAREGIVER E OBESITA' INFANTILE: COMUNICAZIONE ALIMENTARE TRA VERITA' E VERIDICITA'
1 Introduzione
La problematica dell'obesità infantile negli ultimi decenni ha assunto dimensioni e
gravità preoccupanti per l'estesa incidenza, per la probabile persistenza in età adulta,
e per le morbilità connesse.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito l'obesità un'epidemia
globale presente nei Paesi industrializzati ed anche in quelli in via di sviluppo. 2
L'obesità era già un problema evidente negli Stati Uniti negli anni '80 e ha avuto una
costante e diffusa progressione a livello mondiale. Fra il 1980 e il 2000 si è assistito a
un aumento dei casi di obesità di circa 2 volte nei bambini di età compresa fra i 6 e
gli 11 anni e di 3 volte negli adolescenti.3
Partendo dall'esame di tale fenomeno in crescita e sviluppando il tema della nostra
tesi che sarà spiegato in seguito, abbiamo cercato conferme in letteratura, passando
attraverso la lettura di alcuni articoli scientifici, soffermandoci su una pubblicazione
del British Medical Journal nel dicembre 2012.4 Tale articolo ha posto a confronto il
contenuto energetico e nutrizionale dei cibi preparati da Chefs celebri per i loro
programmi televisivi con quello dei cibi pronti venduti nei supermercati.
La tesi è stata sviluppata dunque lungo la seguente direzione: quanto possa essere
importante il ruolo del caregiver (genitore/tutore) nella prevenzione e cura della
patologia dell'obesità infantile, ma soprattutto nell'insegnamento di corretti stili di
vita e abitudini alimentari, preoccupandoci di determinare, dal punto di vista etico,
l'influenza di alcune trasmissioni televisive culinarie sul caregiver stesso.
Siamo, pertanto, passati alla selezione di alcune puntate televisive di programmi
culinari, nazionali (“I menù di Benedetta”) ed internazionali (Gordon Ramsay e
Buddy Valastro), prendendo in considerazione e confrontando alcune ricette.
Abbiamo, di conseguenza, cercato di valutare l'affidabilità dei messaggi televisivi
nella comunicazione alimentare, attraverso le impressioni sensoriali, la qualità della
2 Caballero B., The global epidemic of obesity: An overview. Epidemiol Rev 2007; 29:1-5.
3 Obesità infantile: un problema 'in crescita', Alessandro Sartorio, John M.H. Buckler, Ed. Vita e
Pensiero, 2008 (p.23)
4 Howard S., Adams J., White M., Nutritional content of supermarket ready meals and recipes by
television chefs in the United Kingdom: cross sectional study, Newcastle University, UK, BMJ
2012;345:e7607.

                                                5
preparazione e della presentazione dei piatti e il carisma dello chef, al fine di dedurne
conclusioni che possano dare un adeguato quadro del valore della verità
nell'informazione.

                                           6
2 Concetti di base
2.1 Obesità infantile
L'obesità infantile e adolescenziale è un problema importante per la salute, da
valutare seriamente a causa della sua elevata incidenza sulla popolazione e delle
malattie ad essa associate. Un aspetto altrettanto preoccupante è rappresentato dal
fatto che tale condizione tende a permanere anche in età adulta, con tutte le
inevitabili conseguenze metaboliche che rischiano di influenzare negativamente
l'aspettativa di vita futura.
Tra gli errori più gravi che un genitore può fare di fronte al figlio obeso, il primo è
quello di sottovalutare il problema, confidando nel fatto che l'eccesso ponderale
possa risolversi spontaneamente con la maturazione puberale; il secondo è quello di
non consultare degli specialisti, ma seguire quelle diete 'fai da te' che sono destinate
nel tempo a fallimenti altamente demotivanti per il bambino/a e la sua famiglia.
La cura dell'obesità infantile, per certi versi ancor più di quella dell'adulto, deve
prevedere un intervento multidisciplinare, capace di integrare diverse competenze
specialistiche     (pediatra,     auxologo,         dietologo,   psicologo,     insegnante      Isef).
Ovviamente, la scelta del tipo di approccio terapeutico deve tener conto del grado di
sovrappeso, dell'età di insorgenza, della qualità dell'ambiente familiare ed
extrafamiliare, del livello culturale, delle abitudini alimentari della famiglia e del
dispendio energetico (ore di sonno, tempo trascorso in attività sedentarie, frequenza e
tipo di attività sportive ecc.). La cura si scontra spesso (e fallisce) di fronte a una
scarsa compliance del bambino, ma anche a causa del mancato coinvolgimento di
tutti i familiari (compresi nonne/i e zie/i), che devono essere effettivamente convinti
e motivati alla costante e fattiva collaborazione con gli specialisti.5
Sebbene l'obesità rivesta un ruolo di elevato interesse per la psicologia, nei principali
manuali psichiatrici di classificazione diagnostica, ICD-10 (2001)6 e DSM-IV TR

5 Obesità infantile: un problema 'in crescita', Alessandro Sartorio, John M.H. Buckler, Ed. Vita e
Pensiero, 2008 (pp.XI-XII introduzione)
6 International Classification of Diseases, in particolare, International Statistical Classification of
Disease,        Injuries        and       Causes          of       Death         (Retrived        from
http://it.wikipedia.org/wiki/Classificazione_ICD)

                                                     7
(1994)7, non viene inserita nella categoria dei disturbi del comportamento alimentare.
In quest'ultima rientrano invece: anoressia nervosa (AN), bulimia nervosa (BN),
disturbo da alimentazione incontrollata (Binge Eating Disorder, BED) e i disturbi
dell'alimentazione non altrimenti specificati (NAS). Recentemente alcuni studiosi
hanno proposto di considerare tutti i disturbi della condotta alimentare come posti
lungo un continuum, non per ometterne le innegabili caratteristiche distintive, ma
piuttosto per descriverne meglio la complessità e coglierne i punti in comune, che si
trovano soprattutto nei casi più sfumati.8 In questo senso si può descrivere una
continuità funzionale tra anoressia, bulimia, aumento di peso ponderale e almeno
alcuni tipi di obesità. Tuttavia, attualmente, l'obesità è considerata e descritta
clinicamente come una condizione somatica, definita, su base morfologica, come un
eccesso di massa grassa, non necessariamente associata a specifici disturbi di
personalità o di comportamento.9 Per lungo tempo tale patologia, dai risvolti
apparentemente solo organici e fisiologici, è stata, infatti, ricondotta quasi
unicamente all'ambito medico. Solo negli ultimi decenni l'attenzione è stata riposta
anche negli aspetti psichici e relazionali coinvolti nell'insorgenza, nello sviluppo e
nel mantenimento dell'obesità.10
In particolare lo studio dell'obesità infantile e adolescenziale da un punto di vista
psicologico è motivato dai riscontri nella pratica clinica, poichè solo in una piccola
percentuale dei casi che giungono all'osservazione di pediatri e medici di famiglia, è
possibile ricondurre l'eccesso ponderale a cause esclusivamente endogene e
organiche (obesità sintomatiche e neuroendocrine). Nella maggior parte dei casi
infatti, l'obesità è la risultante di molteplici fattori esogeni: socio ambientali, socio-
culturali, familiari, psicogeni, fattori eziologici misti.11

7 Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (testo revisionato) (Retrived from
http://it.wikipedia.org/wiki/Manuale_diagnostico_e_statistico_dei_disturbi_mentali#DSM-IV-TR)
8 Capovani B., Mauri M., Borri C., Baldassari S., Miniati M., Pacciardi B., Benvenuti A., Calderone
A., Mengali F., Cassano G.B., Comorbidità nei disturbi della condotta alimentare, 5:1, 1999
9 Pruneti, C. Fante, F. Fontana, S. Buriani, L’importanza delle componenti depressive in età evolutiva:
risultato di uno studio pilota, Pediatria preventiva e sociale, 2007
10 Molinari E., Riva G., Psicologia clinica dell'obesità, Bollati Boringhieri, 2004.
11 Maffeis C., Talamini G., Tatò L., Influence of diet, physical activity and parent's obesity on

                                                    8
2.2 La crescita ponderale normale
E' difficile definire cosa si intende per crescita 'normale' di un bambino. I termini di
crescita ponderale 'media' e 'normale' hanno un significato diverso, anche se una
crescita media è di solito normale (tranne che di fronte a improvvisi arresti o aumenti
ponderali). È anche vero che tanto più la crescita di un ragazzo si discosta dalla
crescita media, tanto più probabilmente ci troviamo di fronte a una condizione
patologica.
La crescita è il risultato di interazioni multiple fra fattori genetici e ambientali,
benessere emotivo, ormoni circolanti, sensibilità dei tessuti e apporti nutrizionali, che
forniscono substrati ed energia per i tessuti in crescita.
Ogni malattia grave o cronica che colpisce un bambino durante l'infanzia è in grado
di determinare un significativo rallentamento della crescita corporea. Dal momento
che una crescita normale si può avere solo se il bambino è sano, la valutazione della
crescita staturo-ponderale è un indicatore sensibile dello stato di salute generale del
bambino.12

2.3 Fattori che influenzano il peso corporeo
Il peso di un individuo dipende dall'equilibrio tra le calorie assunte con gli alimenti
(apporto energetico) e quelle consumate (dispendio energetico) dall'organismo con il
metabolismo.
Nell'infanzia l'equilibrio è positivo se la crescita è buona; se quanto viene introdotto
è superiore alle richieste dell'organismo, questo eccesso si trasformerà in massa
grassa. Nel caso della rara obesità endogena, lo squilibrio è dipendente da una causa
interna all'organismo, più comunemente una malattia delle ghiandole endocrine. Al
contrario, nella più frequente obesità esogena (alimentare), le alterazioni ormonali e
metaboliche sono meno evidenti e difficili da riconoscere.
In questi casi ci può essere una differenza nel grado di attività fisica o nel
metabolismo basale, che permette di bruciare le calorie. La scarsa attività fisica può

   children's adiposity: a four-years longitudinal study. Int J Obes 1998;22:758-64
12 Obesità infantile: un problema 'in crescita', Alessandro Sartorio, John M.H. Buckler, Ed. Vita e
Pensiero, 2008 (pp.3-4)

                                                  9
essere la causa e il risultato di un sovrappeso; i bambini obesi non solo fanno meno
attività fisica e hanno spesso difficoltà nei movimenti, ma sono anche meno energici
nel fare attività fisica (consumano di meno).
L'attività fisica regolare durante l'infanzia e l'adolescenza si associa ad un aumento
nel contenuto minerale osseo e nella massa ossea. Gli effetti positivi sono più
evidenti nei ragazzi che fanno alcune attività sportive (ad esempio, corsa, calcio,
ginnastica) rispetto ad altre (nuoto).13 A sostegno dell'importanza dell'attività fisica
durante l'infanzia e l'adolescenza, è utile ricordare che la quantità di massa ossea
acquisita durante l'infanzia e l'adolescenza rappresenta il principale determinante del
contenuto minerale osseo in età adulta e senile.14

2.4 Studio della composizione corporea
Gli strumenti disponibili per determinare la composizione corporea sono numerosi:
plicometria, pesata idrostatica, determinazione del potassio marcato, densitometria a
doppio raggio x (DEXA), analisi bioimpedenziometrica.15 Nella pratica clinica
pediatrica gli strumenti maggiormente consigliati sono la DEXA, la BIA e la
plicometria, a cui bisogna però affiancare il calcolo del BMI.
Un indice utile per valutare il rapporto fra peso corporeo e altezza è l'indice di massa
corporea (in inglese Body Mass Index, BMI), noto anche come indice di Quetelet,
dal nome dell'antropologo belga che ne propose l'impiego nel secolo scorso.
Il BMI si ottiene dividendo il peso corporeo espresso in kg per l'altezza in metri al
quadrato [BMI = peso (in kg) / altezza (in m2)].
Per esempio, se consideriamo una persona che pesa 65 kg ed è alta 1.78 m, il BMI
viene calcolato:
65 : (1.78 x 1.78) = 20.5
Il rapido aumento del BMI che si osserva durante gli anni dell'adolescenza dipende
13 Alimentazione, sport, dimagrimento, Le verità nascoste, Orazio Paternò (Retrived from
http://www.nutrizionesport.com/attivit%E0%20fisica,%20salute%20e%20invecchiamento.html)
14 Obesità infantile: un problema 'in crescita', Alessandro Sartorio, John M.H. Buckler, Ed. Vita e
Pensiero, 2008 (pp.12-13-14)
15 Stato nutrizionale, dieta mediterranea e attività fisica, Antonino De Lorenzo, Maurizio Sgroi, Ed.
Scolastica Lombardi, 2011 (pp.52-85)

                                                 10
dalle accelerazioni di altezza e peso associate allo sviluppo puberale. Le variazioni
del BMI sono più correlate con lo stadio puberale piuttosto che con l'età effettiva del
bambino/a.16

                                       Secondo l'OMS17
                     BMI                                         Classificazione
                     < 18.5                                         sottopeso
                   18.5-24.9                                      peso normale
                   25.0-29.9                                       sovrappeso
                   30.0-34.9                                    obesità di classe I
                   35.0-39.9                                   obesità di classe II
                     > 40.0                                    obesità di classe III

16 Obesità infantile: un problema 'in crescita', Alessandro Sartorio, John M.H. Buckler, Ed. Vita e
Pensiero, 2008 (pp.14-15)
17 World Health Organization (WHO), Technical report series 894: Obesity: Preventing and managing
the global epidemic, Geneva 2000

                                                11
3 Eziologia
La American Academy of Child and Adolescent Psychiatry18 ha schematicamente
suddiviso l'obesità infantile in due grandi gruppi: l'obesità essenziale e l'obesità
secondaria. Mentre quest'ultima, più rara, è determinata esclusivamente da cause
endogene, di tipo endocrino e genetico, la forma essenziale, quella più diffusa,
riconosce vari fattori di tipo esogeno, quali eccessivo apporto calorico, fattori
familiari, fattori psicogeni.
Nell'obesità endogena, la cura è praticamente impossibile da ottenere solo con una
restrizione calorica o con l'aumento dell'attività fisica giornaliera.19
Si parla di un'eziologia multifattoriale che chiama in causa fattori genetici,
alimentazione, sedentarietà, e fattori ambientali.
Negli ultimi anni la ricerca ha portato alla luce il contributo genetico della familiarità
nello sviluppo dell'obesità. L'avere uno o entrambi i genitori obesi è il fattore di
rischio più importante per la comparsa dell'obesità in un bambino.
Studi su gemelli omozigoti e soggetti adottati, attraverso la correlazione del peso dei
soggetti stessi e dei genitori adottivi e naturali, hanno dimostrato che il grado di
ereditabilità del sovrappeso varia dal 60 al 70%.20 Osservando le famiglie dei
bambini obesi, si è visto quindi che avere uno o entrambi i genitori obesi aumenta la
probabilità di sviluppare questa condizione.21
E' stata ipotizzata l'esistenza di un legame tra sviluppo di obesità in età evolutiva e
allattamento al seno: bambini allattati al seno mostrano un rischio più basso di essere
in sovrappeso da adolescenti ed adulti, in modo proporzionale alla durata

18 Woolston J., Obesity of Infancy and Childhood, in Wiener J.M., Textbook of child & adolescent
   psychiatry, American Psychiatric Press, 1997
19 Obesità infantile: un problema 'in crescita', Alessandro Sartorio, John M.H. Buckler, Ed. Vita e
Pensiero, 2008 (p.28)
20 Verdich C., Clement C., Sorensen TIA, Nutrient-gene interactions in the control of obesity
Functional foods, ageing and degenerative disease, 2004; 223-251 Woodhead Publishing Cambridge
UK
21 Brescianini S., Gargiulo L., Gianicolo E., Eccesso di peso nell'infanzia e nell'adolescenza, 2002,
Paper presented at the Istat Conference Convegno Istat, Rome

                                                  12
dell'allattamento.22
Tra i diversi aspetti dell'alimentazione si sta cercando di capire quali contribuiscano
in modo particolare all'eccesso ponderale.
Oltre all'aumentato consumo di cibi ricchi di energia e di grassi, la generale tendenza
alla sedentarietà ha contribuito in modo notevole al vistoso incremento della
prevalenza dell'obesità.
Questo nuovo stile di vita è favorito dal rilancio tecnologico che riduce al minimo
sforzo ogni attività della giornata: uso del PC, trasporti automatizzati, ascensori,
scale mobili, ecc...
La riduzione dell'attività fisica quotidiana, causa importante dello sviluppo del
sovrappeso, è progressiva con l'aumentare dell'età soprattutto nelle ragazze.23
Alcuni studi hanno confrontato i livelli di attività fisica tra i ragazzi che vanno a
scuola a piedi o in bicicletta e quelli che utilizzano invece l'auto o il motorino ed è
emerso che i primi risultano essere fisicamente più attivi durante tutta la giornata.24
Nell'ambito delle attività giornaliere, televisione e computer occupano molte ore con
effetti importanti: riduzione del metabolismo, visione di pubblicità alimentari, invito
a mangiare, sottrazione di tempo ad attività più dispendiose.25
È stata più volte sottolineata la correlazione tra ore trascorse davanti alla televisione
e il grado di sovrappeso, logica conseguenza di uno squilibrio tra introito e dispendio
energetico e della modificazione delle preferenze alimentari indotta dall'esposizione
a spot alimentari anche di brevissima durata. Secondo recenti analisi ne viene
trasmesso uno ogni 5 minuti.26
Un altro fattore importante che può influenzare lo sviluppo dell'obesità
22 Ryan A.S., Brestfeeding and the risk of childhood obesity, Coll Antropol. 2007; 31(1):19-28
23 Chehab L.G., Pfeffer B., Vargas I., Chen S., Irigoyen M., “Energy up”: a novel approach to the
weight management of inner-city teens, J. Adolesc Health, 2007; 40(5):474-6
24 Dollman J., Norton K., Norton L., Evidence for secular trends in children's physical activity
behaviour, Br J Sports Med. 2005; 39(12):892-7
25 Campbell K.J., Crawford D.A., Ball K., Family food environment and dietary behaviours likely to
promote fatness in 5-6 year-old children, Int J Obes (Lond), 2006; 30(8):1272-80. Epub 2006
26 Wieche J.L., Peterson K.E., Ludwig D.S., Kim J., Sobol A., Gortmaker S.L., When children eat
what they watch: impact of television viewing on dietary intake in youth, Arch Pediatr Adolesc Med.
2006; 160(4):436-42

                                                 13
nell'adolescenza è la bassa classe sociale della famiglia di appartenenza, con l'utilizzo
di alimenti di scarsa qualità, basso consumo di fibra ed elevato apporto di grassi.
Anche il sonno è un fattore di rischio importante: da alcuni studi è emerso che i
bambini obesi generalmente dormono meno.27 Il meccanismo con cui meno ore di
sonno aumentano il rischio di sviluppare il sovrappeso non è ancora stato definito;
tuttavia il minor tempo dedicato al riposo può essere associato ad un aumento del
tempo trascorso guardando la televisione ed a più occasioni di mangiare fuori pasto
durante la serata.28
L'associazione tra sonno e introito energetico ha anche basi biologiche. Negli adulti,
un sonno breve è correlato ad un'alterazione degli ormoni che regolano l'appetito e
che aumentano il senso di fame.29
Inoltre è possibile che gli individui meno attivi, quindi fisicamente meno stanchi,
possano dormire meno; questo suggerisce un'interazione tra bassi livelli di attività
fisica e riposi brevi con il rischio di eccessivo incremento della massa grassa.30
Negli ultimi anni si è arrivati alla conclusione che il miglior trattamento sia
comunque la prevenzione: sebbene tutti gli esperti concordino sull'importanza di
questo approccio, c'è poca ricerca in questo settore e pochi studi riguardanti
l'efficienza delle diverse strategie d'intervento.
In attesa di programmi di prevenzione diffusi a livello capillare sul territorio, la
Società Italiana di Pediatria ha stilato il seguente decalogo per prevenire il rischio di
sovrappeso e obesità:

27 Chaput J.P., Brunet M., Tremblay A., Relationship between short sleeping hours and childhood
overweight/obesity: results from the 'Quebec en Forme' Project, Int J Obes (Lond), 2006; 30(7):1080-
5. Epub 2006
28 Rennie K.L., Livingstone M.B., Wells J.C., McGloin A., Coward W.A., Prentice A.M., Jebb S.A.,
Association of physical activity with body-composition indexes in children aged 6-8 y at varied risk of
obesity, Am J Clin Nutr. 2005; 82(1):13-20
29 Spiegel K., Tasali E., Penev P & Van Cauter E., Brief communication: Sleep curtailment in healthy
young men is associated with decreasedleptin levels, elevated ghrelin levels, and increased hunger and
appetite, Annals of Internal Medicine, 2004; 141,846-850
30 Rennie K.L., Wells J.C., McCaffrey T.A., Livingstone M.B., The effect of physical activity on
body fatness in children and adolescents, Proc Nutr Soc. 2006; 65(4):393-402

                                                  14
•     Controllare il peso e la statura con regolarità (almeno ogni sei mesi).
     •     Fare cinque pasti al giorno evitando i “fuoripasto”.
     •     Consumare almeno cinque porzioni di frutta o verdura al giorno.
     •     Bere molta acqua limitando le bevande zuccherate.
     •     Ridurre i grassi a tavola, in particolare salumi, fritti, condimenti, dolci.
     •     Evitare di utilizzare il cibo come “premio”.
     •     Privilegiare il gioco all'aperto, possibilmente almeno un'ora al giorno.
     •     Camminare a piedi in tutte le occasioni possibili.
     •     Praticare uno sport con regolarità. Non importa essere campioni a tutti i costi,
           l'importante è fare esercizio fisico e divertirsi.
     •     Limitare la “videodipendenza” durante il tempo libero: massimo 2 ore al
           giorno.31
Inoltre fin dal 1986 l’INRAN, Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la
Nutrizione, con la collaborazione di numerosi rappresentanti della comunità
scientifica nazionale, ha predisposto e diffuso le prime “Linee guida per una sana
alimentazione italiana”, di cui l'ultima revisione risale al 2003.
Il motivo per cui le Linee guida sono state diffuse è quello di fornire al consumatore
semplici informazioni e indicazioni per mangiare meglio e con gusto, nel rispetto
delle tradizioni alimentari del nostro Paese, proteggendo contemporaneamente la
propria salute.
I punti su cui vertono tali Linee sono: il controllo del peso corporeo, la relazione
peso-salute, i suggerimenti per mantenere il peso nella norma, l'importanza
dell'attività fisica in contrapposizione ad uno stile di vita ormai sedentario e di
un'alimentazione corretta ed equilibrata.32

31 Stato nutrizionale, dieta mediterranea e attività fisica, Antonino De Lorenzo, Maurizio Sgroi, Ed.
Scolastica Lombardi, 2011 (pp.26-27-28-29-30)
32       INRAN,   Linee    guida    per    una      sana   alimentazione   italiana   (Retrived   from
http://www.corriere.it/salute/pdf/lineeguida.pdf)

                                                    15
4 Epidemiologia
L'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) definisce l'obesità “come una
condizione caratterizzata da eccessivo peso corporeo per accumulo di tessuto
adiposo, in misura tale da influire negativamente sullo stato di salute”.33
Si tratta di una condizione cronica, ad eziologia multifattoriale accompagnata da un
aumento di rischio di morbilità e mortalità.
A oggi rappresenta uno dei più diffusi disturbi dell'accrescimento e della nutrizione
in età pediatrica e adolescenziale nei Paesi economicamente sviluppati, assumendo i
connotati di una vera e propria epidemia, per la quale è stato coniato il termine
“globesity”.
È stato stimato che nel mondo oltre 22 milioni di bambini al di sotto dei 5 anni sono
in sovrappeso ed un bambino su dieci è obeso, con prevalenza media ben al di sotto
del 10% in Africa e Asia, e ben oltre il 20% in America ed in Europa.34
Negli ultimi decenni, in Italia, come negli altri Paesi ad alto tenore di vita, si è
assistito ad un progressivo incremento del peso medio della popolazione, che ha
interessato anche bambini ed adolescenti.
Nei Paesi industrializzati si valuta che circa il 30-50% delle persone superi il peso
ideale e che tale condizione si manifesti in età sempre più precoce.
Sebbene sia difficile stabilire metodologie di misura e soglie comuni, è indubbio che
nella popolazione pediatrica (almeno in Nord America ed Europa occidentale):
     •   cresce il rapporto fra peso e altezza;
     •   aumenta rapidamente la percentuale di soggetti obesi ed in sovrappeso;
     •   l'obesità ha un esordio sempre più precoce.
La maggior prevalenza è collocata nell'America settentrionale e nei Paesi dell'Europa
meridionale35; quelli che si affacciano sul bacino del Mediterraneo raggiungono
valori del 20-40% contro il 10-20% dell'Europa del Nord.

33 Caballero B., The global epidemic of obesity: An overview. Epidemiol Rev 2007; 29:1-5.
34 Kosti R.I., Panagiotakos D.B., The epidemic of obesity in children and adolescents in the world,
Centr Eur J Public Health, 2006; 14(4):151-9
35 Lobstein T., Frelut M.L., Prevalence of overweight among children in Europe. Obesity reviews
2003; 4:195-2000

                                                16
Secondo dati recenti la quota dei bambini/adolescenti in sovrappeso ed obesi è pari al
13% in Finlandia, al 18% in Svezia e arriva al 31% in Grecia, che condivide con
Spagna e Italia la più alta prevalenza di obesità.36
Una simile distribuzione tra Nord e Sud è mantenuta all'interno dei singoli Paesi.
In Italia, dove la prevalenza generale di sovrappeso e obesità infantile è del 36%
circa, i bambini del Sud sono più in sovrappeso (23%) rispetto ai loro coetanei del
Nord (15%).37,38
Secondo i dati dell'ISTAT, relativamente all'anno 2009, complessivamente in Italia si
stimano in circa 6 milioni le persone adulte obese e più di 1 milione di bambini tra i
6 e gli 11 anni in sovrappeso od obesi.39
Il problema interessa soprattutto la fascia di età 6-13 anni e “predilige” i maschi
rispetto alle coetanee.
Nel nostro Paese il “primato” di Regione con la più alta presenza di bambini e
adolescenti in eccesso di peso (sovrappeso/obesità) spetta alla Campania (36%),
mentre la minor presenza si osserva in Valle d'Aosta (14,3%).
I risultati di un'indagine promossa dal Ministero della Salute (1998-2000) indicano
che all'età di 9 anni in città campione di Lombardia, Toscana, Emilia Romagna,
Campania, Puglia e Calabria il 23,9% dei bambini è in sovrappeso e il 13,6% è
obeso.
Anche questo studio ha confermato che la più elevata prevalenza di obesità è nelle
regioni del sud (16% a Napoli) rispetto al nord (6,9% a Lodi).40
Poichè si ritiene importante acquisire informazioni sulla situazione nutrizionale e
36 Livingstone M.B., Robson P.J., Measurement of dietary intake in children, Proc Nutr Soc. 2000;
59(2):279-93
37 Cacciari E., Dilani S., Balsamo A., Dammacco F., De Luca F., Chiarelli F., Pasquino A.M., Tonini
G., Vanelli M., Italian cross-sectional growth charts for height, weight and BMI (6-20y), European J
Clin Nutr 2002; 56:171-180
38 Stato nutrizionale, dieta mediterranea e attività fisica, Antonino De Lorenzo, Maurizio Sgroi, Ed.
Scolastica Lombardi, 2011 (pp.22-23)
39 Ministero della Salute, la situazione sanitaria del Paese, malattie metaboliche (Retrived from
http://www.salute.gov.it/rssp/paginaParagrafoRssp.jsp?sezione=situazione&capitolo=malattie&id)
40 Stato nutrizionale, dieta mediterranea e attività fisica, Antonino De Lorenzo, Maurizio Sgroi, Ed.
Scolastica Lombardi, 2011 (pp.23-24-26)

                                                 17
sull’eccesso di peso in funzione della salute, le autorità sanitarie si impegnano a
seguirne l’andamento nei bambini, negli adulti e negli anziani. A questo fine in Italia
sono attivi alcuni sistemi di “sorveglianza epidemiologica” che forniscono
informazioni importanti per dirigere la promozione della corretta alimentazione nelle
varie fasce di età e predisporre interventi efficaci di prevenzione.
In riferimento ai bambini sono disponibili i dati sull’alimentazione e l’attività fisica
forniti dal sistema di sorveglianza OKkio alla Salute e relativi a oltre 40 mila scolari
di 8-9 anni. Il 22,9% dei bambini risulta sovrappeso e l’11,1% obeso, anche qui con
una distribuzione prevalente nelle regioni del Centro e del Sud. Si può calcolare che,
tra gli alunni delle elementari, siano circa 1 milione e 100 mila quelli in eccesso
ponderale e quasi 400 mila gli obesi.
Invece, per quanto riguarda gli adolescenti italiani, a undici anni è sovrappeso od
obeso il 29,3% dei maschi e il 19,5% delle femmine, a quindici anni il 25,6% dei
maschi e il 12,3% delle femmine. Lo confermano i dati dello studio Hbsc (Health
Behaviour in School-aged Children) raccolti su oltre 77.000 ragazzi di 11-15 anni.41

                                     Popolazione di 8-9 anni

                                              11%

                                                                       Normopeso
                                                                       Sovrappeso
                                                             23%       Obesi

                    66%

41 IPASVI, l'alimentazione come stile di vita per una buona salute (Retrived from
http://www.ipasvi.it/per-il-cittadino/click-salute/l-alimentazione-come-stile-di-vita-per-una-buona-
salute-id4.htm)

                                                  18
Popolazione di 11 anni
       in eccesso di peso

                        20%

                                     Normopeso
                                     Maschi
                                     Femmine
51%

                              29%

      Popolazione di 15 anni
        in eccesso di peso

                 12%

                                     Normopeso
                                     Maschi
                                     Femmine
                               26%

62%

                   19
5 Conseguenze e complicanze
5.1 Conseguenze psicologiche dell'obesità infantile
Se il problema 'peso' è legato o è parte del quadro clinico di una malattia sottostante
(la cosiddetta obesità patologica o endogena) si rendono necessari degli esami e una
terapia specifica.
Nelle ricche società occidentali i bambini/adolescenti obesi hanno generalmente
anche problemi psicologici: infatti possono essere discriminati in quanto diversi ed
essere emarginati dai coetanei, specie le ragazze nella fase di sviluppo puberale
(quando l'immagine corporea diventa così importante!). Per contro, nei Paesi in via
di sviluppo come la Cina e alcuni Paesi africani, la collettività sembra dare un
giudizio meno negativo nei confronti dei soggetti obesi, che quindi sono meno
discriminati.42

5.2 Malattie associate all'obesità infantile
Secondo l’Atlante delle malattie cardiache e dell’ictus cerebrale pubblicato
dall’OMS, l’alimentazione scorretta e la sedentarietà sono i maggiori responsabili
(preceduti solo dal fumo) dei 17 milioni di morti per malattie circolatorie cardiache e
cerebrali.
Un grosso contributo negativo è dato indubbiamente dall’eccesso di grassi,
specialmente da quelli di origine animale (cioè grassi saturi e colesterolo) che
aumentano i livelli di lipidi pericolosi nel sangue (LDL) e riducono il colesterolo
buono (HDL), favorendo cosi i processi di aterosclerosi.
Gli alimenti più ricchi di acidi grassi saturi e colesterolo sono la carne, gli insaccati, i
formaggi e gli oli da frittura. Se al consumo di questi alimenti si somma una
condizione di sovrappeso o di obesità il rischio per il cuore è incrementato.
L’alimentazione influenza anche il rischio di cancro. È stata dimostrata infatti una
evidente relazione tra tumori dello stomaco e dell’esofago e un’alimentazione ricca
di carne rossa.43 Esiste poi un aggiuntivo rischio di neoplasie dell’apparato digerente
42 Obesità infantile: un problema 'in crescita', Alessandro Sartorio, John M.H. Buckler, Ed. Vita e
Pensiero, 2008 (pp.36-37)
43 Porceddu E., Spadoni M.A., Alimentazione. Patologie connesse con l'alimentazione, Enciclopedia

                                                20
connesso all’assunzione di alcol. Più incerte sono le relazioni tra dieta e tumore della
prostata, del rene, della vescica e della mammella.
Dopo molte analisi, l’American Institute of Cancer Research (AICR) e il World
Cancer Research Fund (WCRF), due autorevoli società scientifiche statunitensi,
hanno dunque messo a punto un decalogo di raccomandazioni per la prevenzione del
cancro a tavola.44
Durante il periodo dell'adolescenza è già evidente che i bambini più grassi tendono
ad avere livelli più elevati di pressione arteriosa, glicemia, insulina e lipidi, in
particolare elevati livelli di trigliceridi e di colesterolo a bassa e molto bassa densità
(colesterolo cattivo), mentre sono ridotti i livelli di colesterolo ad alta densità (quello
buono o protettivo).
Anche nell'adolescente sono descritte situazioni di aterosclerosi in rapporto
all'obesità addominale e alla resistenza patologica dei vasi periferici. Tale situazione
determina una maggiore gittata e una ipertrofia cardiaca, con conseguente ridotta
capacità funzionale motoria.
La maggior richiesta cardio-respiratoria del bambino obeso fa sì che la sua capacità
di camminare sia ridotta a 2/3 rispetto ai controlli normopeso.
L'obesità infantile, al pari di quella dell'adulto, determina una ridotta sensibilità
insulinica e un aumento dei livelli di insulina, una ridotta tolleranza glucidica e livelli
elevati di glicemia a digiuno e post-prandiale. Circa 1/4 dei bambini obesi prepuberi
ha una ridotta tolleranza ai carboidrati e un 4% diabete silente.
Va ricordato che la ridotta tolleranza ai carboidrati può essere il primo passo verso il
successivo sviluppo di diabete di tipo 2 non insulino-dipendente.
Le complicanze muscolo-scheletriche non sono frequenti nei bambini con obesità di
grado elevato, ma i problemi ortopedici aumentano a lungo termine il rischio di
artrosi. Questi bambini sono più spesso soggetti a dolori articolari alle anche, ai piedi
e alle caviglie.
della Scienza e della Tecnica, 2007 (Retrived from http://www.treccani.it/enciclopedia/alimentazione-
patologie-connesse-con-l-alimentazione_(Enciclopedia_della_Scienza_e_della_Tecnica)/)
44 IPASVI, l'alimentazione come stile di vita per una buona salute (Retrived from
http://www.ipasvi.it/per-il-cittadino/click-salute/l-alimentazione-come-stile-di-vita-per-una-buona-
salute-id4.htm)

                                                  21
I problemi respiratori e la dispnea da sforzo possono essere di diverso tipo.
L'ostruzione delle vie aeree superiori è motivo di seria preoccupazione. I sintomi più
evidenti sono russamento notturno, sonno non riposato, respiro pesante o rumoroso,
dispnea a letto, frequente risveglio durante le ore notturne. I sintomi diurni sono
cefalea al mattino, stanchezza e sonnolenza durante la giornata, scarsa resa
scolastica, scarsa attenzione, problemi di apprendimento e memoria, facile
irritabilità.
La sindrome può anche determinare uno scompenso cardiaco e ipertensione.
Infatti, l'obesità si associa a un aumento dell'iperreattività bronchiale e al reflusso
gastro-esofageo. Si determina una riduzione del volume polmonare, un'espansione
del torace e un alterato pattern respiratorio, caratterizzato da un'aumentata frequenza
respiratoria e da un ridotto volume degli scambi gassosi.
I bambini con obesità di grado elevato sono ad alto rischio di sviluppare malattie a
carico del fegato e calcoli della colecisti, che possono essere presenti già nel ragazzo
adolescente.
L'obesità si associa anche a depressione (anche se questa è generalmente una causa
piuttosto che una conseguenza), ansietà e altri disturbi psicologici, ridotta autostima,
possibilità di scherno da parte dei coetanei e fenomeni di bullismo.45
Secondo Paul Thompson, professore di neurologia della UCLA, in California,
l'obesità causerebbe anche una “grave degenerazione” del cervello. Le persone
sovrappeso hanno il 4% di tessuto cerebrale in meno e il loro cervello sembrerebbe
più vecchio di 8 anni. Thompson ha trovato perdita di tessuto nelle aree addette al
ragionamento più elaborato: problem-solving, controllo del linguaggio e degli
impulsi, memoria e navigazione spaziale, apprendimento e funzioni motorie.46

45 Obesità infantile: un problema 'in crescita', Alessandro Sartorio, John M.H. Buckler, Ed. Vita e
Pensiero, 2008 (pp.37-38-39)
46 Stato nutrizionale, dieta mediterranea e attività fisica, Antonino De Lorenzo, Maurizio Sgroi, Ed.
Scolastica Lombardi, 2011 (p.12)

                                                 22
5.3 Uno sguardo d'insieme

                         Conseguenze e complicanze dell'obesità47
                                                   Mal di schiena
                                                   Disturbi ortopedici
Aumentato carico meccanico
                                                   Apnee del sonno e disturbi respiratori
                                                   Scarsa tolleranza all'esercizio fisico
                                                   Calcolosi biliare
Gastrointestinali
                                                   Steatoepatite
Dislipidemie,
Diabete di 2° tipo                                 Morbilità e mortalità cardiovascolare
Ipertensione
Alterazioni cutanee
                                                   Policistosi ovarica (femmine)
Influenza sullo sviluppo puberale                  Ipogonadismo (maschi)
                                                   Compromissione della fertilità
Aumento della velocità di crescita
                                                   Bassa autostima
Psico-sociali                                      Depressione
                                                   Disturbi del Comportamento alimentare
Rischio aumentato per alcune neoplasie
                                                   Perdita di tessuto nelle aree addette al
Degenerazione del cervello
                                                   ragionamento più elaborato

47 Stato nutrizionale, dieta mediterranea e attività fisica, Antonino De Lorenzo, Maurizio Sgroi, Ed.
Scolastica Lombardi, 2011 (p.33)

                                                 23
6 Caregiver
6.1 Caratteristiche del caregiver
Dall'inglese “persona che presta le cure” ossia un individuo responsabile che si
prende cura di un soggetto dipendente e/o disabile.
Si distinguono il caregiver formale (figure professionali) e il caregiver informale o
primario (coniuge, figlio/a, genitore, più raramente un altro familiare, a volte un
amico).
Nell'80% dei casi, per il suo ruolo sociale e la sopravvivenza più elevata, il caregiver
è una donna.48

Da Vivalavita Onlus:
49

48 Il caregiver, Sabrina Pellachin, AOU San Giovanni Battista, Torino
49 La centralità del caregiver, l'obiettivo dell'azione di Viva la Vita (Retrived from
http://www.wlavita.org/01_associazione/caregiver.html)

                                                24
6.2 Importanza del ruolo del caregiver
Ai fini della comprensione dell'importanza del ruolo del caregiver all'interno del
rapporto sociale con il bambino, ci sembra giusto citare la figura di John Bowlby.

Bowlby e la Teoria dell'attaccamento
John Bowlby (Londra, 1907 – Isola di Skye, 1990) è stato uno psicologo e
psicanalista britannico che ha elaborato la “Teoria dell'attaccamento”, interessandosi
in particolare agli aspetti che caratterizzano il legame madre-bambino e quelli legati
alla realizzazione dei legami affettivi all'interno della famiglia.

Il rapporto per l'Organizzazione Mondiale della Sanità
Nel 1950 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si rivolse a Bowlby per
affidargli la direzione di una ricerca su bambini che avevano perso la propria
famiglia.
Il rapporto, redatto nel 1951 con il titolo “Maternal Care and Mental Health”, era
fondato su due concetti: l’insufficienza di cure materne e la mancanza di cure
materne.
Bowlby dimostrava che, se un bambino vive l'esperienza di privazione e di carenza
totale di cure materne, la sua crescita fisica, cognitiva ed emotiva, rimane segnata
anche nell’età adulta; uno sviluppo appropriato dell’Io si verifica solo se i legami
relazionali si caratterizzano con soddisfacimento, stabilità e durevolezza, poiché lo
sviluppo dell'Io è funzionalmente legato alla natura delle prime relazioni significative
del bambino.

L'opera principale: “Attaccamento e Perdita”
Una volta concluso il lavoro per l’OMS, gli studi di Bowlby si volsero ad indagare
quali potessero essere le caratteristiche e lo sviluppo del legame che si instaura fra
madre e bambino. Le ricerche, rigorose e confermate sperimentalmente, portarono
Bowlby a formulare la Teoria dell’Attaccamento; i tratti peculiari di questa teoria
vennero dapprima pubblicati sul “The International Journal of Psychoanalysis” in tre
articoli, che, in seguito ulteriormente ampliati, diventarono i volumi della trilogia

                                            25
“Attaccamento e Perdita”.

La teoria
Il termine “attaccamento” può essere interpretato in tre diversi modi:
a) comportamento di attaccamento;
b) sistema comportamentale di attaccamento;
c) legame d'affetto.
Il termine rimanda alla condizione di “attaccamento relazionale” di un soggetto: il
sostenere che un bambino “ha un attaccamento” vuol dire che egli avverte il bisogno
di percepire la vicinanza ed il contatto fisico con una persona di riferimento.
Uno degli aspetti più importanti della teoria è il riconoscimento della componente
biologica del legame di attaccamento. Il comportamento di attaccamento ha infatti
come funzione quella di garantire la vicinanza e la protezione della figura di
attaccamento. Tali legami svolgono quindi una funzione fondamentale per la
sopravvivenza dell'individuo.
Secondo Bowlby, l’attaccamento è un qualcosa che, non essendo influenzabile da
situazioni momentanee, perdura nel tempo dopo essersi strutturato nei primi mesi di
vita intorno ad un'unica figura; è molto probabile che tale legame si instauri con la
madre, dato che è la prima ad occuparsi del bambino, ma, come Bowlby ritiene, non
sussiste nessun dato che avalli l’idea che un padre non possa diventare figura di
attaccamento nel caso in cui sia lui a dispensare le cure al bambino.
La qualità dell'esperienza definisce la sicurezza d'attaccamento in base alla sensibilità
e disponibilità del caregiver e quindi la formazione di modelli operativi interni
(MOI), che andranno a definire i comportamenti relazionali futuri.

Fasi dello sviluppo dell'Attaccamento
Bowlby riteneva che l’attaccamento si sviluppasse attraverso alcune fasi, e che
potesse essere di tipo “sicuro” o “insicuro”.
Un attaccamento di tipo sicuro si ha se il bambino sente di avere dalla figura di
riferimento protezione, senso di sicurezza, affetto; in un attaccamento di tipo insicuro
invece il bambino riversa sulla figura di riferimento comportamenti e sentimenti

                                           26
come instabilità, prudenza, eccessiva dipendenza, paura dell’abbandono.50
Il periodo sensibile (termine preso a prestito dall’etologia) durante il quale il
bambino costruisce il legame di attaccamento è quello del primo anno di vita.
Dal punto di vista teorico, tale assunto stabilisce che il bambino costruisce una
relazione con i suoi caregivers non spinto dalla fame o da altri bisogni fisiologici
legati agli istinti, ma fondamentalmente da quella relazione che gli fornisce un
contesto per “sentirsi al sicuro”.
Per raggiungere tale equilibrio il bambino mette in atto un insieme di comportamenti
innati, detti comportamenti di attaccamento, che tendono a far sì che l’adulto si
avvicini e stabilisca un contatto diretto utilizzando segnali come il sorriso, la
vocalizzazione, il pianto, il sollevare le braccia, azioni tutte volte alla ricerca della
sicurezza/base sicura, che va oltre al vincolo amorevole tra genitore e figlio, e quindi,
non collocabile solamente nell’area dei bisogni.
La necessità di individuare i tipi di attaccamento durante la prima infanzia ha portato
una ricercatrice, Mary Ainsworth, ad elaborare una procedura standardizzata, in cui il
bambino è sottoposto a situazioni di stress non familiare (Strange situation).51

Altre teorie e studi
In letteratura si rileva la presenza di molti studi volti a comprendere la correlazione
tra l’instaurarsi di stili di attaccamento di tipo insicuro o disorganizzato e
comportamenti alimentari disfunzionali, con particolare riferimento alla patologia
anoressica e a quella bulimica52; sono invece relativamente poche le ricerche che
hanno indagato questa correlazione riguardo l’obesità.
È opportuno fare una breve digressione sul significato che il nutrimento assume fin
dalla nascita all’interno della diade madre-bambino.
Sander (1964; 1977; 1988) elabora la teoria della regolazione del Sé durante

50 Frank C.P. Van der Horst (2012), John Bowlby: dalla psicoanalisi all'etologia. Milano, Raffaello
Cortina Editore (Retrived from http://it.wikipedia.org/wiki/John_Bowlby)
51 Attaccamento madre-bambino, attaccamento e modelli operativi interni (Bowlby) (Retrived from
http://www.giovannibertanza.it/glossario/attaccamento_madre-bambino_3.php)
52 Oshaugnessy R., Dallos R., Attachment research and eating disorders: a rewiew of the literature
Denford, Clinical Child Psychology and Psychiatry,2009; 14(4):559-574

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l’infanzia, ipotizzando che i ritmi biologici (fra cui quello di fame-sazietà) vengano
regolati in senso diadico attraverso il ruolo decisivo del caregiver.
Sulla stessa linea teorica, Stern (1998) parla di “sintonizzazione affettiva”,
riferendosi alla capacità materna di cogliere ed entrare in sintonia con gli stati
d’animo del bambino. L’autore considera la nutrizione un’attività vitale per
l’instaurarsi di una relazione tra madre e bambino, in quanto costituisce una delle
prime attività sociali ricorrenti, un’occasione che permette ripetuti contatti faccia a
faccia della madre con il bambino.
Tra i teorici dell’attaccamento, già Mary Ainsworth riconosce all’alimentazione il
primo stimolo comunicativo tra mamma e figlio, attribuendovi un significato
interpersonale. Infatti alla base dell’assunzione di cibo vi sarebbe sempre una
necessità di cooperazione con un’altra persona, in questo caso la madre.53

53 Ainsworth M.D., Bell S. M., Attachment, exploration, and separation: illustrated by the behavior of
one-year-olds in a strange situation, child Development, 1970; 41:49-67

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7 Alimentazione equilibrata ed abitudini alimentari
7.1 L'alimentazione come stile di vita per una buona salute
Lo stretto legame del binomio “alimentazione e buona salute” è sottolineato
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che considera nutrizione adeguata
e salute diritti umani fondamentali. L’alimentazione è uno dei principi che
maggiormente influenzano lo sviluppo, il rendimento e la produttività delle persone,
la qualità della vita e le condizioni psico-fisiche con cui si sostiene l’invecchiamento.
Inoltre una dieta corretta è un ottimo strumento per la prevenzione e il trattamento di
molte malattie.

Diffusione nel mondo delle abitudini alimentari non corrette
Il termine “globesity”, coniato per indicare una “globale e crescente epidemia di
sovrappeso e obesità” che minaccia la salute della popolazione mondiale è dovuto
alla diffusione crescente del sovrappeso e dell’obesità nel mondo. In Europa, l’OMS
segnala che la frequenza dell’obesità è triplicata negli ultimi due decenni e ha ormai
raggiunto proporzioni epidemiche.
A peggiorare la situazione c’è poi la sedentarietà. Sempre l’OMS stima infatti che
circa il 41% degli europei non svolga alcuna attività fisica moderata durante la
settimana e questo incrementa il rischio di malattie croniche.54

Fattori di un’alimentazione non corretta
Lo squilibrio tra apporto calorico e dispendio energetico, che consiste in un eccesso
relativo del primo e che conduce all’accumulo di grasso è l’errore alimentare più
comune.
Un importante contributo all’aumento del peso è dato da uno stile alimentare tipico
dei fast food: porzioni molto abbondanti e a poco prezzo a difetto della qualità degli
alimenti, con mancanza di frutta e verdura e alimenti freschi.
E’ stato dimostrato che gli alimenti più preziosi per la salute (frutta e verdura, in
generale tutti gli alimenti freschi) incidono sulla spesa domestica e le persone
economicamente svantaggiate sono portate a scegliere alimenti meno costosi
54 Caballero B., The global epidemic of obesity: An overview. Epidemiol Rev 2007; 29:1-5.

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(conservati e quindi con alto contenuto di grassi saturi e sale).
Un’altra abitudine alimentare non salutare, ma della quale le persone hanno poca
consapevolezza (iperconsumo passivo), è il consumo fuori pasto di cibi altamente
energetici e di bevande zuccherate che non è in risposta ad una reale necessità
dell’organismo ma è legata alla costante offerta di alimenti e bevande proposta dalla
pubblicità, specie della televisione, che promuove selettivamente alimenti calorici,
ricchi di grassi, sale e zuccheri e bevande zuccherine. Soprattutto i bambini e le
classi sociali svantaggiate rappresentano il bersaglio di queste forme di approvazione
di abitudini alimentari non corrette.
D’altra parte sono sempre più evidenti le prove che le abitudini alimentari acquisite
nell’infanzia permangono solitamente per tutta la vita. La famiglia (in particolare la
figura materna) e la scuola hanno quindi un ruolo determinante nell’influenzare le
scelte alimentari future.
La scuola può collaborare distribuendo una merenda bilanciata a metà mattina,
impostando menù sani nelle mense scolastiche, eliminando spuntini e bevande
caloriche dai distributori automatici ed effettuando almeno le due ore di attività
motoria suggerite dal curriculum scolastico a tutti gli alunni. Nell'ambiente scolastico
sta assumendo sempre più importanza il cosiddetto obesity bias, ossia l'abitudine di
giudicare negativamente una persona in sovrappeso e ciò ha come conseguenze
derisione e critiche emotivamente dannose per i bambini e gli adolescenti coinvolti.

Alimenti da preferire e da limitare per una dieta sana
I grassi sono un importante elemento della dieta, ma bisogna limitarne la quantità e
soprattutto sceglierne la qualità. I grassi rappresentano circa un terzo delle calorie da
assumere quotidianamente, e di questi vanno privilegiati i grassi essenziali insaturi
(omega-3 e omega-6 presenti negli oli di semi e d'oliva e nel pesce) e limitati i grassi
animali.
Per quel che riguarda i carboidrati, è raccomandato soprattutto il consumo di quelli
complessi (ricchi di amido e contenuti nei cereali, pasta, riso, legumi secchi e patate)
e la limitazione dei carboidrati semplici (il glucosio, il saccarosio e il fruttosio
presenti in dolci, merendine e snack). L’eccessiva assunzione di zuccheri semplici

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nell’infanzia e il mancato consumo della colazione devono essere corretti perchè
rappresentano, insieme alla sedentarietà e allo scarso introito di frutta e verdura, un
fattore di rischio per sovrappeso e obesità.
Numerosi studi indicano che un intenso consumo di frutta e verdura fresca, ma anche
di cereali e legumi, riduce il rischio cardio e cerebrovascolare (e la mortalità per
queste cause), nonchè la probabilità di insorgenza di tumori del colon-retto e del
polmone.
Parte dei benefici derivanti dagli ortaggi è legata anche alla presenza di fibra
alimentare, il cui apporto raccomandato è circa 30 g al giorno. La fibra alimentare
regola l’assorbimento di zuccheri e grassi e quindi i livelli di glucosio e grassi
ematici, inoltre aumenta il senso di sazietà. Infine, con la frutta e la verdura, è
importante l’apporto di micronutrienti, quali vitamine, sostanze antiossidanti e sali
minerali.
Si calcola che se ogni cittadino dell’Unione Europea consumasse 600 grammi di
frutta e verdura al giorno, si eviterebbero più di 135 mila morti all’anno per malattie
cardiovascolari. La quantità minima consigliata è una soglia di 400 grammi al
giorno, corrispondente a circa 5 porzioni (five a day).55

55 IPASVI, l'alimentazione come stile di vita per una buona salute (Retrived from
http://www.ipasvi.it/per-il-cittadino/click-salute/l-alimentazione-come-stile-di-vita-per-una-buona-
salute-id4.htm)

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