CAREGIVER E OBESITA' INFANTILE: COMUNICAZIONE ALIMENTARE TRA VERITA' E VERIDICITA'
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Matr. N. MCPL01/05302 UNIVERSITA' CAMPUS BIO-MEDICO DI ROMA FACOLTA' DI MEDICINA E CHIRURGIA CORSO DI LAUREA TRIENNALE IN SCIENZE DELL'ALIMENTAZIONE E DELLA NUTRIZIONE UMANA CAREGIVER E OBESITA' INFANTILE: COMUNICAZIONE ALIMENTARE TRA VERITA' E VERIDICITA' Relatore: Prof.ssa M. Pennacchini Correlatore: Dott. C. Pensieri Laureando: Paolina de Toma ANNO ACCADEMICO 2012/2013
Indice 1 Introduzione............................................................................................5 2 Concetti di base......................................................................................7 2.1 Obesità infantile .............................................................................7 2.2 La crescita ponderale normale ........................................................9 2.3 Fattori che influenzano il peso corporeo ........................................9 2.4 Studio della composizione corporea ............................................10 3 Eziologia...............................................................................................12 4 Epidemiologia......................................................................................16 5 Conseguenze e complicanze ................................................................20 5.1 Conseguenze psicologiche dell'obesità infantile...........................20 5.2 Malattie associate all'obesità infantile...........................................20 5.3 Uno sguardo d'insieme..................................................................23 6 Caregiver..............................................................................................24 6.1 Caratteristiche del caregiver..........................................................24 6.2 Importanza del ruolo del caregiver................................................25 7 Alimentazione equilibrata ed abitudini alimentari...............................29 7.1 L'alimentazione come stile di vita per una buona salute...............29 7.2 Valori dietetici di riferimento e linee guida dietetiche..................37 8 Censimento ed analisi delle ricette dei programmi tv di cucina...........40 8.1 Benedetta Parodi...........................................................................40 8.2 Gordon Ramsay.............................................................................49
8.3 Buddy Valastro .............................................................................54 8.4 Calorie a confronto .......................................................................58 8.5 Conclusioni....................................................................................59 9 Letteratura............................................................................................60 9.1 Chefs, supermercati e ricette.........................................................60 9.2 Percezione del caregiver................................................................66 9.3 Interventi di prevenzione e cura da parte del caregiver e della scuola...................................................................................................68 9.4 Altri fattori legati all'obesità..........................................................72 10 Considerazioni etiche.........................................................................75 11 Bibliografia e Riferimenti...................................................................84 12 Ringraziamenti...................................................................................90
1 Introduzione La problematica dell'obesità infantile negli ultimi decenni ha assunto dimensioni e gravità preoccupanti per l'estesa incidenza, per la probabile persistenza in età adulta, e per le morbilità connesse. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito l'obesità un'epidemia globale presente nei Paesi industrializzati ed anche in quelli in via di sviluppo. 2 L'obesità era già un problema evidente negli Stati Uniti negli anni '80 e ha avuto una costante e diffusa progressione a livello mondiale. Fra il 1980 e il 2000 si è assistito a un aumento dei casi di obesità di circa 2 volte nei bambini di età compresa fra i 6 e gli 11 anni e di 3 volte negli adolescenti.3 Partendo dall'esame di tale fenomeno in crescita e sviluppando il tema della nostra tesi che sarà spiegato in seguito, abbiamo cercato conferme in letteratura, passando attraverso la lettura di alcuni articoli scientifici, soffermandoci su una pubblicazione del British Medical Journal nel dicembre 2012.4 Tale articolo ha posto a confronto il contenuto energetico e nutrizionale dei cibi preparati da Chefs celebri per i loro programmi televisivi con quello dei cibi pronti venduti nei supermercati. La tesi è stata sviluppata dunque lungo la seguente direzione: quanto possa essere importante il ruolo del caregiver (genitore/tutore) nella prevenzione e cura della patologia dell'obesità infantile, ma soprattutto nell'insegnamento di corretti stili di vita e abitudini alimentari, preoccupandoci di determinare, dal punto di vista etico, l'influenza di alcune trasmissioni televisive culinarie sul caregiver stesso. Siamo, pertanto, passati alla selezione di alcune puntate televisive di programmi culinari, nazionali (“I menù di Benedetta”) ed internazionali (Gordon Ramsay e Buddy Valastro), prendendo in considerazione e confrontando alcune ricette. Abbiamo, di conseguenza, cercato di valutare l'affidabilità dei messaggi televisivi nella comunicazione alimentare, attraverso le impressioni sensoriali, la qualità della 2 Caballero B., The global epidemic of obesity: An overview. Epidemiol Rev 2007; 29:1-5. 3 Obesità infantile: un problema 'in crescita', Alessandro Sartorio, John M.H. Buckler, Ed. Vita e Pensiero, 2008 (p.23) 4 Howard S., Adams J., White M., Nutritional content of supermarket ready meals and recipes by television chefs in the United Kingdom: cross sectional study, Newcastle University, UK, BMJ 2012;345:e7607. 5
preparazione e della presentazione dei piatti e il carisma dello chef, al fine di dedurne conclusioni che possano dare un adeguato quadro del valore della verità nell'informazione. 6
2 Concetti di base 2.1 Obesità infantile L'obesità infantile e adolescenziale è un problema importante per la salute, da valutare seriamente a causa della sua elevata incidenza sulla popolazione e delle malattie ad essa associate. Un aspetto altrettanto preoccupante è rappresentato dal fatto che tale condizione tende a permanere anche in età adulta, con tutte le inevitabili conseguenze metaboliche che rischiano di influenzare negativamente l'aspettativa di vita futura. Tra gli errori più gravi che un genitore può fare di fronte al figlio obeso, il primo è quello di sottovalutare il problema, confidando nel fatto che l'eccesso ponderale possa risolversi spontaneamente con la maturazione puberale; il secondo è quello di non consultare degli specialisti, ma seguire quelle diete 'fai da te' che sono destinate nel tempo a fallimenti altamente demotivanti per il bambino/a e la sua famiglia. La cura dell'obesità infantile, per certi versi ancor più di quella dell'adulto, deve prevedere un intervento multidisciplinare, capace di integrare diverse competenze specialistiche (pediatra, auxologo, dietologo, psicologo, insegnante Isef). Ovviamente, la scelta del tipo di approccio terapeutico deve tener conto del grado di sovrappeso, dell'età di insorgenza, della qualità dell'ambiente familiare ed extrafamiliare, del livello culturale, delle abitudini alimentari della famiglia e del dispendio energetico (ore di sonno, tempo trascorso in attività sedentarie, frequenza e tipo di attività sportive ecc.). La cura si scontra spesso (e fallisce) di fronte a una scarsa compliance del bambino, ma anche a causa del mancato coinvolgimento di tutti i familiari (compresi nonne/i e zie/i), che devono essere effettivamente convinti e motivati alla costante e fattiva collaborazione con gli specialisti.5 Sebbene l'obesità rivesta un ruolo di elevato interesse per la psicologia, nei principali manuali psichiatrici di classificazione diagnostica, ICD-10 (2001)6 e DSM-IV TR 5 Obesità infantile: un problema 'in crescita', Alessandro Sartorio, John M.H. Buckler, Ed. Vita e Pensiero, 2008 (pp.XI-XII introduzione) 6 International Classification of Diseases, in particolare, International Statistical Classification of Disease, Injuries and Causes of Death (Retrived from http://it.wikipedia.org/wiki/Classificazione_ICD) 7
(1994)7, non viene inserita nella categoria dei disturbi del comportamento alimentare. In quest'ultima rientrano invece: anoressia nervosa (AN), bulimia nervosa (BN), disturbo da alimentazione incontrollata (Binge Eating Disorder, BED) e i disturbi dell'alimentazione non altrimenti specificati (NAS). Recentemente alcuni studiosi hanno proposto di considerare tutti i disturbi della condotta alimentare come posti lungo un continuum, non per ometterne le innegabili caratteristiche distintive, ma piuttosto per descriverne meglio la complessità e coglierne i punti in comune, che si trovano soprattutto nei casi più sfumati.8 In questo senso si può descrivere una continuità funzionale tra anoressia, bulimia, aumento di peso ponderale e almeno alcuni tipi di obesità. Tuttavia, attualmente, l'obesità è considerata e descritta clinicamente come una condizione somatica, definita, su base morfologica, come un eccesso di massa grassa, non necessariamente associata a specifici disturbi di personalità o di comportamento.9 Per lungo tempo tale patologia, dai risvolti apparentemente solo organici e fisiologici, è stata, infatti, ricondotta quasi unicamente all'ambito medico. Solo negli ultimi decenni l'attenzione è stata riposta anche negli aspetti psichici e relazionali coinvolti nell'insorgenza, nello sviluppo e nel mantenimento dell'obesità.10 In particolare lo studio dell'obesità infantile e adolescenziale da un punto di vista psicologico è motivato dai riscontri nella pratica clinica, poichè solo in una piccola percentuale dei casi che giungono all'osservazione di pediatri e medici di famiglia, è possibile ricondurre l'eccesso ponderale a cause esclusivamente endogene e organiche (obesità sintomatiche e neuroendocrine). Nella maggior parte dei casi infatti, l'obesità è la risultante di molteplici fattori esogeni: socio ambientali, socio- culturali, familiari, psicogeni, fattori eziologici misti.11 7 Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (testo revisionato) (Retrived from http://it.wikipedia.org/wiki/Manuale_diagnostico_e_statistico_dei_disturbi_mentali#DSM-IV-TR) 8 Capovani B., Mauri M., Borri C., Baldassari S., Miniati M., Pacciardi B., Benvenuti A., Calderone A., Mengali F., Cassano G.B., Comorbidità nei disturbi della condotta alimentare, 5:1, 1999 9 Pruneti, C. Fante, F. Fontana, S. Buriani, L’importanza delle componenti depressive in età evolutiva: risultato di uno studio pilota, Pediatria preventiva e sociale, 2007 10 Molinari E., Riva G., Psicologia clinica dell'obesità, Bollati Boringhieri, 2004. 11 Maffeis C., Talamini G., Tatò L., Influence of diet, physical activity and parent's obesity on 8
2.2 La crescita ponderale normale E' difficile definire cosa si intende per crescita 'normale' di un bambino. I termini di crescita ponderale 'media' e 'normale' hanno un significato diverso, anche se una crescita media è di solito normale (tranne che di fronte a improvvisi arresti o aumenti ponderali). È anche vero che tanto più la crescita di un ragazzo si discosta dalla crescita media, tanto più probabilmente ci troviamo di fronte a una condizione patologica. La crescita è il risultato di interazioni multiple fra fattori genetici e ambientali, benessere emotivo, ormoni circolanti, sensibilità dei tessuti e apporti nutrizionali, che forniscono substrati ed energia per i tessuti in crescita. Ogni malattia grave o cronica che colpisce un bambino durante l'infanzia è in grado di determinare un significativo rallentamento della crescita corporea. Dal momento che una crescita normale si può avere solo se il bambino è sano, la valutazione della crescita staturo-ponderale è un indicatore sensibile dello stato di salute generale del bambino.12 2.3 Fattori che influenzano il peso corporeo Il peso di un individuo dipende dall'equilibrio tra le calorie assunte con gli alimenti (apporto energetico) e quelle consumate (dispendio energetico) dall'organismo con il metabolismo. Nell'infanzia l'equilibrio è positivo se la crescita è buona; se quanto viene introdotto è superiore alle richieste dell'organismo, questo eccesso si trasformerà in massa grassa. Nel caso della rara obesità endogena, lo squilibrio è dipendente da una causa interna all'organismo, più comunemente una malattia delle ghiandole endocrine. Al contrario, nella più frequente obesità esogena (alimentare), le alterazioni ormonali e metaboliche sono meno evidenti e difficili da riconoscere. In questi casi ci può essere una differenza nel grado di attività fisica o nel metabolismo basale, che permette di bruciare le calorie. La scarsa attività fisica può children's adiposity: a four-years longitudinal study. Int J Obes 1998;22:758-64 12 Obesità infantile: un problema 'in crescita', Alessandro Sartorio, John M.H. Buckler, Ed. Vita e Pensiero, 2008 (pp.3-4) 9
essere la causa e il risultato di un sovrappeso; i bambini obesi non solo fanno meno attività fisica e hanno spesso difficoltà nei movimenti, ma sono anche meno energici nel fare attività fisica (consumano di meno). L'attività fisica regolare durante l'infanzia e l'adolescenza si associa ad un aumento nel contenuto minerale osseo e nella massa ossea. Gli effetti positivi sono più evidenti nei ragazzi che fanno alcune attività sportive (ad esempio, corsa, calcio, ginnastica) rispetto ad altre (nuoto).13 A sostegno dell'importanza dell'attività fisica durante l'infanzia e l'adolescenza, è utile ricordare che la quantità di massa ossea acquisita durante l'infanzia e l'adolescenza rappresenta il principale determinante del contenuto minerale osseo in età adulta e senile.14 2.4 Studio della composizione corporea Gli strumenti disponibili per determinare la composizione corporea sono numerosi: plicometria, pesata idrostatica, determinazione del potassio marcato, densitometria a doppio raggio x (DEXA), analisi bioimpedenziometrica.15 Nella pratica clinica pediatrica gli strumenti maggiormente consigliati sono la DEXA, la BIA e la plicometria, a cui bisogna però affiancare il calcolo del BMI. Un indice utile per valutare il rapporto fra peso corporeo e altezza è l'indice di massa corporea (in inglese Body Mass Index, BMI), noto anche come indice di Quetelet, dal nome dell'antropologo belga che ne propose l'impiego nel secolo scorso. Il BMI si ottiene dividendo il peso corporeo espresso in kg per l'altezza in metri al quadrato [BMI = peso (in kg) / altezza (in m2)]. Per esempio, se consideriamo una persona che pesa 65 kg ed è alta 1.78 m, il BMI viene calcolato: 65 : (1.78 x 1.78) = 20.5 Il rapido aumento del BMI che si osserva durante gli anni dell'adolescenza dipende 13 Alimentazione, sport, dimagrimento, Le verità nascoste, Orazio Paternò (Retrived from http://www.nutrizionesport.com/attivit%E0%20fisica,%20salute%20e%20invecchiamento.html) 14 Obesità infantile: un problema 'in crescita', Alessandro Sartorio, John M.H. Buckler, Ed. Vita e Pensiero, 2008 (pp.12-13-14) 15 Stato nutrizionale, dieta mediterranea e attività fisica, Antonino De Lorenzo, Maurizio Sgroi, Ed. Scolastica Lombardi, 2011 (pp.52-85) 10
dalle accelerazioni di altezza e peso associate allo sviluppo puberale. Le variazioni del BMI sono più correlate con lo stadio puberale piuttosto che con l'età effettiva del bambino/a.16 Secondo l'OMS17 BMI Classificazione < 18.5 sottopeso 18.5-24.9 peso normale 25.0-29.9 sovrappeso 30.0-34.9 obesità di classe I 35.0-39.9 obesità di classe II > 40.0 obesità di classe III 16 Obesità infantile: un problema 'in crescita', Alessandro Sartorio, John M.H. Buckler, Ed. Vita e Pensiero, 2008 (pp.14-15) 17 World Health Organization (WHO), Technical report series 894: Obesity: Preventing and managing the global epidemic, Geneva 2000 11
3 Eziologia La American Academy of Child and Adolescent Psychiatry18 ha schematicamente suddiviso l'obesità infantile in due grandi gruppi: l'obesità essenziale e l'obesità secondaria. Mentre quest'ultima, più rara, è determinata esclusivamente da cause endogene, di tipo endocrino e genetico, la forma essenziale, quella più diffusa, riconosce vari fattori di tipo esogeno, quali eccessivo apporto calorico, fattori familiari, fattori psicogeni. Nell'obesità endogena, la cura è praticamente impossibile da ottenere solo con una restrizione calorica o con l'aumento dell'attività fisica giornaliera.19 Si parla di un'eziologia multifattoriale che chiama in causa fattori genetici, alimentazione, sedentarietà, e fattori ambientali. Negli ultimi anni la ricerca ha portato alla luce il contributo genetico della familiarità nello sviluppo dell'obesità. L'avere uno o entrambi i genitori obesi è il fattore di rischio più importante per la comparsa dell'obesità in un bambino. Studi su gemelli omozigoti e soggetti adottati, attraverso la correlazione del peso dei soggetti stessi e dei genitori adottivi e naturali, hanno dimostrato che il grado di ereditabilità del sovrappeso varia dal 60 al 70%.20 Osservando le famiglie dei bambini obesi, si è visto quindi che avere uno o entrambi i genitori obesi aumenta la probabilità di sviluppare questa condizione.21 E' stata ipotizzata l'esistenza di un legame tra sviluppo di obesità in età evolutiva e allattamento al seno: bambini allattati al seno mostrano un rischio più basso di essere in sovrappeso da adolescenti ed adulti, in modo proporzionale alla durata 18 Woolston J., Obesity of Infancy and Childhood, in Wiener J.M., Textbook of child & adolescent psychiatry, American Psychiatric Press, 1997 19 Obesità infantile: un problema 'in crescita', Alessandro Sartorio, John M.H. Buckler, Ed. Vita e Pensiero, 2008 (p.28) 20 Verdich C., Clement C., Sorensen TIA, Nutrient-gene interactions in the control of obesity Functional foods, ageing and degenerative disease, 2004; 223-251 Woodhead Publishing Cambridge UK 21 Brescianini S., Gargiulo L., Gianicolo E., Eccesso di peso nell'infanzia e nell'adolescenza, 2002, Paper presented at the Istat Conference Convegno Istat, Rome 12
dell'allattamento.22 Tra i diversi aspetti dell'alimentazione si sta cercando di capire quali contribuiscano in modo particolare all'eccesso ponderale. Oltre all'aumentato consumo di cibi ricchi di energia e di grassi, la generale tendenza alla sedentarietà ha contribuito in modo notevole al vistoso incremento della prevalenza dell'obesità. Questo nuovo stile di vita è favorito dal rilancio tecnologico che riduce al minimo sforzo ogni attività della giornata: uso del PC, trasporti automatizzati, ascensori, scale mobili, ecc... La riduzione dell'attività fisica quotidiana, causa importante dello sviluppo del sovrappeso, è progressiva con l'aumentare dell'età soprattutto nelle ragazze.23 Alcuni studi hanno confrontato i livelli di attività fisica tra i ragazzi che vanno a scuola a piedi o in bicicletta e quelli che utilizzano invece l'auto o il motorino ed è emerso che i primi risultano essere fisicamente più attivi durante tutta la giornata.24 Nell'ambito delle attività giornaliere, televisione e computer occupano molte ore con effetti importanti: riduzione del metabolismo, visione di pubblicità alimentari, invito a mangiare, sottrazione di tempo ad attività più dispendiose.25 È stata più volte sottolineata la correlazione tra ore trascorse davanti alla televisione e il grado di sovrappeso, logica conseguenza di uno squilibrio tra introito e dispendio energetico e della modificazione delle preferenze alimentari indotta dall'esposizione a spot alimentari anche di brevissima durata. Secondo recenti analisi ne viene trasmesso uno ogni 5 minuti.26 Un altro fattore importante che può influenzare lo sviluppo dell'obesità 22 Ryan A.S., Brestfeeding and the risk of childhood obesity, Coll Antropol. 2007; 31(1):19-28 23 Chehab L.G., Pfeffer B., Vargas I., Chen S., Irigoyen M., “Energy up”: a novel approach to the weight management of inner-city teens, J. Adolesc Health, 2007; 40(5):474-6 24 Dollman J., Norton K., Norton L., Evidence for secular trends in children's physical activity behaviour, Br J Sports Med. 2005; 39(12):892-7 25 Campbell K.J., Crawford D.A., Ball K., Family food environment and dietary behaviours likely to promote fatness in 5-6 year-old children, Int J Obes (Lond), 2006; 30(8):1272-80. Epub 2006 26 Wieche J.L., Peterson K.E., Ludwig D.S., Kim J., Sobol A., Gortmaker S.L., When children eat what they watch: impact of television viewing on dietary intake in youth, Arch Pediatr Adolesc Med. 2006; 160(4):436-42 13
nell'adolescenza è la bassa classe sociale della famiglia di appartenenza, con l'utilizzo di alimenti di scarsa qualità, basso consumo di fibra ed elevato apporto di grassi. Anche il sonno è un fattore di rischio importante: da alcuni studi è emerso che i bambini obesi generalmente dormono meno.27 Il meccanismo con cui meno ore di sonno aumentano il rischio di sviluppare il sovrappeso non è ancora stato definito; tuttavia il minor tempo dedicato al riposo può essere associato ad un aumento del tempo trascorso guardando la televisione ed a più occasioni di mangiare fuori pasto durante la serata.28 L'associazione tra sonno e introito energetico ha anche basi biologiche. Negli adulti, un sonno breve è correlato ad un'alterazione degli ormoni che regolano l'appetito e che aumentano il senso di fame.29 Inoltre è possibile che gli individui meno attivi, quindi fisicamente meno stanchi, possano dormire meno; questo suggerisce un'interazione tra bassi livelli di attività fisica e riposi brevi con il rischio di eccessivo incremento della massa grassa.30 Negli ultimi anni si è arrivati alla conclusione che il miglior trattamento sia comunque la prevenzione: sebbene tutti gli esperti concordino sull'importanza di questo approccio, c'è poca ricerca in questo settore e pochi studi riguardanti l'efficienza delle diverse strategie d'intervento. In attesa di programmi di prevenzione diffusi a livello capillare sul territorio, la Società Italiana di Pediatria ha stilato il seguente decalogo per prevenire il rischio di sovrappeso e obesità: 27 Chaput J.P., Brunet M., Tremblay A., Relationship between short sleeping hours and childhood overweight/obesity: results from the 'Quebec en Forme' Project, Int J Obes (Lond), 2006; 30(7):1080- 5. Epub 2006 28 Rennie K.L., Livingstone M.B., Wells J.C., McGloin A., Coward W.A., Prentice A.M., Jebb S.A., Association of physical activity with body-composition indexes in children aged 6-8 y at varied risk of obesity, Am J Clin Nutr. 2005; 82(1):13-20 29 Spiegel K., Tasali E., Penev P & Van Cauter E., Brief communication: Sleep curtailment in healthy young men is associated with decreasedleptin levels, elevated ghrelin levels, and increased hunger and appetite, Annals of Internal Medicine, 2004; 141,846-850 30 Rennie K.L., Wells J.C., McCaffrey T.A., Livingstone M.B., The effect of physical activity on body fatness in children and adolescents, Proc Nutr Soc. 2006; 65(4):393-402 14
• Controllare il peso e la statura con regolarità (almeno ogni sei mesi). • Fare cinque pasti al giorno evitando i “fuoripasto”. • Consumare almeno cinque porzioni di frutta o verdura al giorno. • Bere molta acqua limitando le bevande zuccherate. • Ridurre i grassi a tavola, in particolare salumi, fritti, condimenti, dolci. • Evitare di utilizzare il cibo come “premio”. • Privilegiare il gioco all'aperto, possibilmente almeno un'ora al giorno. • Camminare a piedi in tutte le occasioni possibili. • Praticare uno sport con regolarità. Non importa essere campioni a tutti i costi, l'importante è fare esercizio fisico e divertirsi. • Limitare la “videodipendenza” durante il tempo libero: massimo 2 ore al giorno.31 Inoltre fin dal 1986 l’INRAN, Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, con la collaborazione di numerosi rappresentanti della comunità scientifica nazionale, ha predisposto e diffuso le prime “Linee guida per una sana alimentazione italiana”, di cui l'ultima revisione risale al 2003. Il motivo per cui le Linee guida sono state diffuse è quello di fornire al consumatore semplici informazioni e indicazioni per mangiare meglio e con gusto, nel rispetto delle tradizioni alimentari del nostro Paese, proteggendo contemporaneamente la propria salute. I punti su cui vertono tali Linee sono: il controllo del peso corporeo, la relazione peso-salute, i suggerimenti per mantenere il peso nella norma, l'importanza dell'attività fisica in contrapposizione ad uno stile di vita ormai sedentario e di un'alimentazione corretta ed equilibrata.32 31 Stato nutrizionale, dieta mediterranea e attività fisica, Antonino De Lorenzo, Maurizio Sgroi, Ed. Scolastica Lombardi, 2011 (pp.26-27-28-29-30) 32 INRAN, Linee guida per una sana alimentazione italiana (Retrived from http://www.corriere.it/salute/pdf/lineeguida.pdf) 15
4 Epidemiologia L'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) definisce l'obesità “come una condizione caratterizzata da eccessivo peso corporeo per accumulo di tessuto adiposo, in misura tale da influire negativamente sullo stato di salute”.33 Si tratta di una condizione cronica, ad eziologia multifattoriale accompagnata da un aumento di rischio di morbilità e mortalità. A oggi rappresenta uno dei più diffusi disturbi dell'accrescimento e della nutrizione in età pediatrica e adolescenziale nei Paesi economicamente sviluppati, assumendo i connotati di una vera e propria epidemia, per la quale è stato coniato il termine “globesity”. È stato stimato che nel mondo oltre 22 milioni di bambini al di sotto dei 5 anni sono in sovrappeso ed un bambino su dieci è obeso, con prevalenza media ben al di sotto del 10% in Africa e Asia, e ben oltre il 20% in America ed in Europa.34 Negli ultimi decenni, in Italia, come negli altri Paesi ad alto tenore di vita, si è assistito ad un progressivo incremento del peso medio della popolazione, che ha interessato anche bambini ed adolescenti. Nei Paesi industrializzati si valuta che circa il 30-50% delle persone superi il peso ideale e che tale condizione si manifesti in età sempre più precoce. Sebbene sia difficile stabilire metodologie di misura e soglie comuni, è indubbio che nella popolazione pediatrica (almeno in Nord America ed Europa occidentale): • cresce il rapporto fra peso e altezza; • aumenta rapidamente la percentuale di soggetti obesi ed in sovrappeso; • l'obesità ha un esordio sempre più precoce. La maggior prevalenza è collocata nell'America settentrionale e nei Paesi dell'Europa meridionale35; quelli che si affacciano sul bacino del Mediterraneo raggiungono valori del 20-40% contro il 10-20% dell'Europa del Nord. 33 Caballero B., The global epidemic of obesity: An overview. Epidemiol Rev 2007; 29:1-5. 34 Kosti R.I., Panagiotakos D.B., The epidemic of obesity in children and adolescents in the world, Centr Eur J Public Health, 2006; 14(4):151-9 35 Lobstein T., Frelut M.L., Prevalence of overweight among children in Europe. Obesity reviews 2003; 4:195-2000 16
Secondo dati recenti la quota dei bambini/adolescenti in sovrappeso ed obesi è pari al 13% in Finlandia, al 18% in Svezia e arriva al 31% in Grecia, che condivide con Spagna e Italia la più alta prevalenza di obesità.36 Una simile distribuzione tra Nord e Sud è mantenuta all'interno dei singoli Paesi. In Italia, dove la prevalenza generale di sovrappeso e obesità infantile è del 36% circa, i bambini del Sud sono più in sovrappeso (23%) rispetto ai loro coetanei del Nord (15%).37,38 Secondo i dati dell'ISTAT, relativamente all'anno 2009, complessivamente in Italia si stimano in circa 6 milioni le persone adulte obese e più di 1 milione di bambini tra i 6 e gli 11 anni in sovrappeso od obesi.39 Il problema interessa soprattutto la fascia di età 6-13 anni e “predilige” i maschi rispetto alle coetanee. Nel nostro Paese il “primato” di Regione con la più alta presenza di bambini e adolescenti in eccesso di peso (sovrappeso/obesità) spetta alla Campania (36%), mentre la minor presenza si osserva in Valle d'Aosta (14,3%). I risultati di un'indagine promossa dal Ministero della Salute (1998-2000) indicano che all'età di 9 anni in città campione di Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Campania, Puglia e Calabria il 23,9% dei bambini è in sovrappeso e il 13,6% è obeso. Anche questo studio ha confermato che la più elevata prevalenza di obesità è nelle regioni del sud (16% a Napoli) rispetto al nord (6,9% a Lodi).40 Poichè si ritiene importante acquisire informazioni sulla situazione nutrizionale e 36 Livingstone M.B., Robson P.J., Measurement of dietary intake in children, Proc Nutr Soc. 2000; 59(2):279-93 37 Cacciari E., Dilani S., Balsamo A., Dammacco F., De Luca F., Chiarelli F., Pasquino A.M., Tonini G., Vanelli M., Italian cross-sectional growth charts for height, weight and BMI (6-20y), European J Clin Nutr 2002; 56:171-180 38 Stato nutrizionale, dieta mediterranea e attività fisica, Antonino De Lorenzo, Maurizio Sgroi, Ed. Scolastica Lombardi, 2011 (pp.22-23) 39 Ministero della Salute, la situazione sanitaria del Paese, malattie metaboliche (Retrived from http://www.salute.gov.it/rssp/paginaParagrafoRssp.jsp?sezione=situazione&capitolo=malattie&id) 40 Stato nutrizionale, dieta mediterranea e attività fisica, Antonino De Lorenzo, Maurizio Sgroi, Ed. Scolastica Lombardi, 2011 (pp.23-24-26) 17
sull’eccesso di peso in funzione della salute, le autorità sanitarie si impegnano a seguirne l’andamento nei bambini, negli adulti e negli anziani. A questo fine in Italia sono attivi alcuni sistemi di “sorveglianza epidemiologica” che forniscono informazioni importanti per dirigere la promozione della corretta alimentazione nelle varie fasce di età e predisporre interventi efficaci di prevenzione. In riferimento ai bambini sono disponibili i dati sull’alimentazione e l’attività fisica forniti dal sistema di sorveglianza OKkio alla Salute e relativi a oltre 40 mila scolari di 8-9 anni. Il 22,9% dei bambini risulta sovrappeso e l’11,1% obeso, anche qui con una distribuzione prevalente nelle regioni del Centro e del Sud. Si può calcolare che, tra gli alunni delle elementari, siano circa 1 milione e 100 mila quelli in eccesso ponderale e quasi 400 mila gli obesi. Invece, per quanto riguarda gli adolescenti italiani, a undici anni è sovrappeso od obeso il 29,3% dei maschi e il 19,5% delle femmine, a quindici anni il 25,6% dei maschi e il 12,3% delle femmine. Lo confermano i dati dello studio Hbsc (Health Behaviour in School-aged Children) raccolti su oltre 77.000 ragazzi di 11-15 anni.41 Popolazione di 8-9 anni 11% Normopeso Sovrappeso 23% Obesi 66% 41 IPASVI, l'alimentazione come stile di vita per una buona salute (Retrived from http://www.ipasvi.it/per-il-cittadino/click-salute/l-alimentazione-come-stile-di-vita-per-una-buona- salute-id4.htm) 18
Popolazione di 11 anni in eccesso di peso 20% Normopeso Maschi Femmine 51% 29% Popolazione di 15 anni in eccesso di peso 12% Normopeso Maschi Femmine 26% 62% 19
5 Conseguenze e complicanze 5.1 Conseguenze psicologiche dell'obesità infantile Se il problema 'peso' è legato o è parte del quadro clinico di una malattia sottostante (la cosiddetta obesità patologica o endogena) si rendono necessari degli esami e una terapia specifica. Nelle ricche società occidentali i bambini/adolescenti obesi hanno generalmente anche problemi psicologici: infatti possono essere discriminati in quanto diversi ed essere emarginati dai coetanei, specie le ragazze nella fase di sviluppo puberale (quando l'immagine corporea diventa così importante!). Per contro, nei Paesi in via di sviluppo come la Cina e alcuni Paesi africani, la collettività sembra dare un giudizio meno negativo nei confronti dei soggetti obesi, che quindi sono meno discriminati.42 5.2 Malattie associate all'obesità infantile Secondo l’Atlante delle malattie cardiache e dell’ictus cerebrale pubblicato dall’OMS, l’alimentazione scorretta e la sedentarietà sono i maggiori responsabili (preceduti solo dal fumo) dei 17 milioni di morti per malattie circolatorie cardiache e cerebrali. Un grosso contributo negativo è dato indubbiamente dall’eccesso di grassi, specialmente da quelli di origine animale (cioè grassi saturi e colesterolo) che aumentano i livelli di lipidi pericolosi nel sangue (LDL) e riducono il colesterolo buono (HDL), favorendo cosi i processi di aterosclerosi. Gli alimenti più ricchi di acidi grassi saturi e colesterolo sono la carne, gli insaccati, i formaggi e gli oli da frittura. Se al consumo di questi alimenti si somma una condizione di sovrappeso o di obesità il rischio per il cuore è incrementato. L’alimentazione influenza anche il rischio di cancro. È stata dimostrata infatti una evidente relazione tra tumori dello stomaco e dell’esofago e un’alimentazione ricca di carne rossa.43 Esiste poi un aggiuntivo rischio di neoplasie dell’apparato digerente 42 Obesità infantile: un problema 'in crescita', Alessandro Sartorio, John M.H. Buckler, Ed. Vita e Pensiero, 2008 (pp.36-37) 43 Porceddu E., Spadoni M.A., Alimentazione. Patologie connesse con l'alimentazione, Enciclopedia 20
connesso all’assunzione di alcol. Più incerte sono le relazioni tra dieta e tumore della prostata, del rene, della vescica e della mammella. Dopo molte analisi, l’American Institute of Cancer Research (AICR) e il World Cancer Research Fund (WCRF), due autorevoli società scientifiche statunitensi, hanno dunque messo a punto un decalogo di raccomandazioni per la prevenzione del cancro a tavola.44 Durante il periodo dell'adolescenza è già evidente che i bambini più grassi tendono ad avere livelli più elevati di pressione arteriosa, glicemia, insulina e lipidi, in particolare elevati livelli di trigliceridi e di colesterolo a bassa e molto bassa densità (colesterolo cattivo), mentre sono ridotti i livelli di colesterolo ad alta densità (quello buono o protettivo). Anche nell'adolescente sono descritte situazioni di aterosclerosi in rapporto all'obesità addominale e alla resistenza patologica dei vasi periferici. Tale situazione determina una maggiore gittata e una ipertrofia cardiaca, con conseguente ridotta capacità funzionale motoria. La maggior richiesta cardio-respiratoria del bambino obeso fa sì che la sua capacità di camminare sia ridotta a 2/3 rispetto ai controlli normopeso. L'obesità infantile, al pari di quella dell'adulto, determina una ridotta sensibilità insulinica e un aumento dei livelli di insulina, una ridotta tolleranza glucidica e livelli elevati di glicemia a digiuno e post-prandiale. Circa 1/4 dei bambini obesi prepuberi ha una ridotta tolleranza ai carboidrati e un 4% diabete silente. Va ricordato che la ridotta tolleranza ai carboidrati può essere il primo passo verso il successivo sviluppo di diabete di tipo 2 non insulino-dipendente. Le complicanze muscolo-scheletriche non sono frequenti nei bambini con obesità di grado elevato, ma i problemi ortopedici aumentano a lungo termine il rischio di artrosi. Questi bambini sono più spesso soggetti a dolori articolari alle anche, ai piedi e alle caviglie. della Scienza e della Tecnica, 2007 (Retrived from http://www.treccani.it/enciclopedia/alimentazione- patologie-connesse-con-l-alimentazione_(Enciclopedia_della_Scienza_e_della_Tecnica)/) 44 IPASVI, l'alimentazione come stile di vita per una buona salute (Retrived from http://www.ipasvi.it/per-il-cittadino/click-salute/l-alimentazione-come-stile-di-vita-per-una-buona- salute-id4.htm) 21
I problemi respiratori e la dispnea da sforzo possono essere di diverso tipo. L'ostruzione delle vie aeree superiori è motivo di seria preoccupazione. I sintomi più evidenti sono russamento notturno, sonno non riposato, respiro pesante o rumoroso, dispnea a letto, frequente risveglio durante le ore notturne. I sintomi diurni sono cefalea al mattino, stanchezza e sonnolenza durante la giornata, scarsa resa scolastica, scarsa attenzione, problemi di apprendimento e memoria, facile irritabilità. La sindrome può anche determinare uno scompenso cardiaco e ipertensione. Infatti, l'obesità si associa a un aumento dell'iperreattività bronchiale e al reflusso gastro-esofageo. Si determina una riduzione del volume polmonare, un'espansione del torace e un alterato pattern respiratorio, caratterizzato da un'aumentata frequenza respiratoria e da un ridotto volume degli scambi gassosi. I bambini con obesità di grado elevato sono ad alto rischio di sviluppare malattie a carico del fegato e calcoli della colecisti, che possono essere presenti già nel ragazzo adolescente. L'obesità si associa anche a depressione (anche se questa è generalmente una causa piuttosto che una conseguenza), ansietà e altri disturbi psicologici, ridotta autostima, possibilità di scherno da parte dei coetanei e fenomeni di bullismo.45 Secondo Paul Thompson, professore di neurologia della UCLA, in California, l'obesità causerebbe anche una “grave degenerazione” del cervello. Le persone sovrappeso hanno il 4% di tessuto cerebrale in meno e il loro cervello sembrerebbe più vecchio di 8 anni. Thompson ha trovato perdita di tessuto nelle aree addette al ragionamento più elaborato: problem-solving, controllo del linguaggio e degli impulsi, memoria e navigazione spaziale, apprendimento e funzioni motorie.46 45 Obesità infantile: un problema 'in crescita', Alessandro Sartorio, John M.H. Buckler, Ed. Vita e Pensiero, 2008 (pp.37-38-39) 46 Stato nutrizionale, dieta mediterranea e attività fisica, Antonino De Lorenzo, Maurizio Sgroi, Ed. Scolastica Lombardi, 2011 (p.12) 22
5.3 Uno sguardo d'insieme Conseguenze e complicanze dell'obesità47 Mal di schiena Disturbi ortopedici Aumentato carico meccanico Apnee del sonno e disturbi respiratori Scarsa tolleranza all'esercizio fisico Calcolosi biliare Gastrointestinali Steatoepatite Dislipidemie, Diabete di 2° tipo Morbilità e mortalità cardiovascolare Ipertensione Alterazioni cutanee Policistosi ovarica (femmine) Influenza sullo sviluppo puberale Ipogonadismo (maschi) Compromissione della fertilità Aumento della velocità di crescita Bassa autostima Psico-sociali Depressione Disturbi del Comportamento alimentare Rischio aumentato per alcune neoplasie Perdita di tessuto nelle aree addette al Degenerazione del cervello ragionamento più elaborato 47 Stato nutrizionale, dieta mediterranea e attività fisica, Antonino De Lorenzo, Maurizio Sgroi, Ed. Scolastica Lombardi, 2011 (p.33) 23
6 Caregiver 6.1 Caratteristiche del caregiver Dall'inglese “persona che presta le cure” ossia un individuo responsabile che si prende cura di un soggetto dipendente e/o disabile. Si distinguono il caregiver formale (figure professionali) e il caregiver informale o primario (coniuge, figlio/a, genitore, più raramente un altro familiare, a volte un amico). Nell'80% dei casi, per il suo ruolo sociale e la sopravvivenza più elevata, il caregiver è una donna.48 Da Vivalavita Onlus: 49 48 Il caregiver, Sabrina Pellachin, AOU San Giovanni Battista, Torino 49 La centralità del caregiver, l'obiettivo dell'azione di Viva la Vita (Retrived from http://www.wlavita.org/01_associazione/caregiver.html) 24
6.2 Importanza del ruolo del caregiver Ai fini della comprensione dell'importanza del ruolo del caregiver all'interno del rapporto sociale con il bambino, ci sembra giusto citare la figura di John Bowlby. Bowlby e la Teoria dell'attaccamento John Bowlby (Londra, 1907 – Isola di Skye, 1990) è stato uno psicologo e psicanalista britannico che ha elaborato la “Teoria dell'attaccamento”, interessandosi in particolare agli aspetti che caratterizzano il legame madre-bambino e quelli legati alla realizzazione dei legami affettivi all'interno della famiglia. Il rapporto per l'Organizzazione Mondiale della Sanità Nel 1950 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si rivolse a Bowlby per affidargli la direzione di una ricerca su bambini che avevano perso la propria famiglia. Il rapporto, redatto nel 1951 con il titolo “Maternal Care and Mental Health”, era fondato su due concetti: l’insufficienza di cure materne e la mancanza di cure materne. Bowlby dimostrava che, se un bambino vive l'esperienza di privazione e di carenza totale di cure materne, la sua crescita fisica, cognitiva ed emotiva, rimane segnata anche nell’età adulta; uno sviluppo appropriato dell’Io si verifica solo se i legami relazionali si caratterizzano con soddisfacimento, stabilità e durevolezza, poiché lo sviluppo dell'Io è funzionalmente legato alla natura delle prime relazioni significative del bambino. L'opera principale: “Attaccamento e Perdita” Una volta concluso il lavoro per l’OMS, gli studi di Bowlby si volsero ad indagare quali potessero essere le caratteristiche e lo sviluppo del legame che si instaura fra madre e bambino. Le ricerche, rigorose e confermate sperimentalmente, portarono Bowlby a formulare la Teoria dell’Attaccamento; i tratti peculiari di questa teoria vennero dapprima pubblicati sul “The International Journal of Psychoanalysis” in tre articoli, che, in seguito ulteriormente ampliati, diventarono i volumi della trilogia 25
“Attaccamento e Perdita”. La teoria Il termine “attaccamento” può essere interpretato in tre diversi modi: a) comportamento di attaccamento; b) sistema comportamentale di attaccamento; c) legame d'affetto. Il termine rimanda alla condizione di “attaccamento relazionale” di un soggetto: il sostenere che un bambino “ha un attaccamento” vuol dire che egli avverte il bisogno di percepire la vicinanza ed il contatto fisico con una persona di riferimento. Uno degli aspetti più importanti della teoria è il riconoscimento della componente biologica del legame di attaccamento. Il comportamento di attaccamento ha infatti come funzione quella di garantire la vicinanza e la protezione della figura di attaccamento. Tali legami svolgono quindi una funzione fondamentale per la sopravvivenza dell'individuo. Secondo Bowlby, l’attaccamento è un qualcosa che, non essendo influenzabile da situazioni momentanee, perdura nel tempo dopo essersi strutturato nei primi mesi di vita intorno ad un'unica figura; è molto probabile che tale legame si instauri con la madre, dato che è la prima ad occuparsi del bambino, ma, come Bowlby ritiene, non sussiste nessun dato che avalli l’idea che un padre non possa diventare figura di attaccamento nel caso in cui sia lui a dispensare le cure al bambino. La qualità dell'esperienza definisce la sicurezza d'attaccamento in base alla sensibilità e disponibilità del caregiver e quindi la formazione di modelli operativi interni (MOI), che andranno a definire i comportamenti relazionali futuri. Fasi dello sviluppo dell'Attaccamento Bowlby riteneva che l’attaccamento si sviluppasse attraverso alcune fasi, e che potesse essere di tipo “sicuro” o “insicuro”. Un attaccamento di tipo sicuro si ha se il bambino sente di avere dalla figura di riferimento protezione, senso di sicurezza, affetto; in un attaccamento di tipo insicuro invece il bambino riversa sulla figura di riferimento comportamenti e sentimenti 26
come instabilità, prudenza, eccessiva dipendenza, paura dell’abbandono.50 Il periodo sensibile (termine preso a prestito dall’etologia) durante il quale il bambino costruisce il legame di attaccamento è quello del primo anno di vita. Dal punto di vista teorico, tale assunto stabilisce che il bambino costruisce una relazione con i suoi caregivers non spinto dalla fame o da altri bisogni fisiologici legati agli istinti, ma fondamentalmente da quella relazione che gli fornisce un contesto per “sentirsi al sicuro”. Per raggiungere tale equilibrio il bambino mette in atto un insieme di comportamenti innati, detti comportamenti di attaccamento, che tendono a far sì che l’adulto si avvicini e stabilisca un contatto diretto utilizzando segnali come il sorriso, la vocalizzazione, il pianto, il sollevare le braccia, azioni tutte volte alla ricerca della sicurezza/base sicura, che va oltre al vincolo amorevole tra genitore e figlio, e quindi, non collocabile solamente nell’area dei bisogni. La necessità di individuare i tipi di attaccamento durante la prima infanzia ha portato una ricercatrice, Mary Ainsworth, ad elaborare una procedura standardizzata, in cui il bambino è sottoposto a situazioni di stress non familiare (Strange situation).51 Altre teorie e studi In letteratura si rileva la presenza di molti studi volti a comprendere la correlazione tra l’instaurarsi di stili di attaccamento di tipo insicuro o disorganizzato e comportamenti alimentari disfunzionali, con particolare riferimento alla patologia anoressica e a quella bulimica52; sono invece relativamente poche le ricerche che hanno indagato questa correlazione riguardo l’obesità. È opportuno fare una breve digressione sul significato che il nutrimento assume fin dalla nascita all’interno della diade madre-bambino. Sander (1964; 1977; 1988) elabora la teoria della regolazione del Sé durante 50 Frank C.P. Van der Horst (2012), John Bowlby: dalla psicoanalisi all'etologia. Milano, Raffaello Cortina Editore (Retrived from http://it.wikipedia.org/wiki/John_Bowlby) 51 Attaccamento madre-bambino, attaccamento e modelli operativi interni (Bowlby) (Retrived from http://www.giovannibertanza.it/glossario/attaccamento_madre-bambino_3.php) 52 Oshaugnessy R., Dallos R., Attachment research and eating disorders: a rewiew of the literature Denford, Clinical Child Psychology and Psychiatry,2009; 14(4):559-574 27
l’infanzia, ipotizzando che i ritmi biologici (fra cui quello di fame-sazietà) vengano regolati in senso diadico attraverso il ruolo decisivo del caregiver. Sulla stessa linea teorica, Stern (1998) parla di “sintonizzazione affettiva”, riferendosi alla capacità materna di cogliere ed entrare in sintonia con gli stati d’animo del bambino. L’autore considera la nutrizione un’attività vitale per l’instaurarsi di una relazione tra madre e bambino, in quanto costituisce una delle prime attività sociali ricorrenti, un’occasione che permette ripetuti contatti faccia a faccia della madre con il bambino. Tra i teorici dell’attaccamento, già Mary Ainsworth riconosce all’alimentazione il primo stimolo comunicativo tra mamma e figlio, attribuendovi un significato interpersonale. Infatti alla base dell’assunzione di cibo vi sarebbe sempre una necessità di cooperazione con un’altra persona, in questo caso la madre.53 53 Ainsworth M.D., Bell S. M., Attachment, exploration, and separation: illustrated by the behavior of one-year-olds in a strange situation, child Development, 1970; 41:49-67 28
7 Alimentazione equilibrata ed abitudini alimentari 7.1 L'alimentazione come stile di vita per una buona salute Lo stretto legame del binomio “alimentazione e buona salute” è sottolineato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che considera nutrizione adeguata e salute diritti umani fondamentali. L’alimentazione è uno dei principi che maggiormente influenzano lo sviluppo, il rendimento e la produttività delle persone, la qualità della vita e le condizioni psico-fisiche con cui si sostiene l’invecchiamento. Inoltre una dieta corretta è un ottimo strumento per la prevenzione e il trattamento di molte malattie. Diffusione nel mondo delle abitudini alimentari non corrette Il termine “globesity”, coniato per indicare una “globale e crescente epidemia di sovrappeso e obesità” che minaccia la salute della popolazione mondiale è dovuto alla diffusione crescente del sovrappeso e dell’obesità nel mondo. In Europa, l’OMS segnala che la frequenza dell’obesità è triplicata negli ultimi due decenni e ha ormai raggiunto proporzioni epidemiche. A peggiorare la situazione c’è poi la sedentarietà. Sempre l’OMS stima infatti che circa il 41% degli europei non svolga alcuna attività fisica moderata durante la settimana e questo incrementa il rischio di malattie croniche.54 Fattori di un’alimentazione non corretta Lo squilibrio tra apporto calorico e dispendio energetico, che consiste in un eccesso relativo del primo e che conduce all’accumulo di grasso è l’errore alimentare più comune. Un importante contributo all’aumento del peso è dato da uno stile alimentare tipico dei fast food: porzioni molto abbondanti e a poco prezzo a difetto della qualità degli alimenti, con mancanza di frutta e verdura e alimenti freschi. E’ stato dimostrato che gli alimenti più preziosi per la salute (frutta e verdura, in generale tutti gli alimenti freschi) incidono sulla spesa domestica e le persone economicamente svantaggiate sono portate a scegliere alimenti meno costosi 54 Caballero B., The global epidemic of obesity: An overview. Epidemiol Rev 2007; 29:1-5. 29
(conservati e quindi con alto contenuto di grassi saturi e sale). Un’altra abitudine alimentare non salutare, ma della quale le persone hanno poca consapevolezza (iperconsumo passivo), è il consumo fuori pasto di cibi altamente energetici e di bevande zuccherate che non è in risposta ad una reale necessità dell’organismo ma è legata alla costante offerta di alimenti e bevande proposta dalla pubblicità, specie della televisione, che promuove selettivamente alimenti calorici, ricchi di grassi, sale e zuccheri e bevande zuccherine. Soprattutto i bambini e le classi sociali svantaggiate rappresentano il bersaglio di queste forme di approvazione di abitudini alimentari non corrette. D’altra parte sono sempre più evidenti le prove che le abitudini alimentari acquisite nell’infanzia permangono solitamente per tutta la vita. La famiglia (in particolare la figura materna) e la scuola hanno quindi un ruolo determinante nell’influenzare le scelte alimentari future. La scuola può collaborare distribuendo una merenda bilanciata a metà mattina, impostando menù sani nelle mense scolastiche, eliminando spuntini e bevande caloriche dai distributori automatici ed effettuando almeno le due ore di attività motoria suggerite dal curriculum scolastico a tutti gli alunni. Nell'ambiente scolastico sta assumendo sempre più importanza il cosiddetto obesity bias, ossia l'abitudine di giudicare negativamente una persona in sovrappeso e ciò ha come conseguenze derisione e critiche emotivamente dannose per i bambini e gli adolescenti coinvolti. Alimenti da preferire e da limitare per una dieta sana I grassi sono un importante elemento della dieta, ma bisogna limitarne la quantità e soprattutto sceglierne la qualità. I grassi rappresentano circa un terzo delle calorie da assumere quotidianamente, e di questi vanno privilegiati i grassi essenziali insaturi (omega-3 e omega-6 presenti negli oli di semi e d'oliva e nel pesce) e limitati i grassi animali. Per quel che riguarda i carboidrati, è raccomandato soprattutto il consumo di quelli complessi (ricchi di amido e contenuti nei cereali, pasta, riso, legumi secchi e patate) e la limitazione dei carboidrati semplici (il glucosio, il saccarosio e il fruttosio presenti in dolci, merendine e snack). L’eccessiva assunzione di zuccheri semplici 30
nell’infanzia e il mancato consumo della colazione devono essere corretti perchè rappresentano, insieme alla sedentarietà e allo scarso introito di frutta e verdura, un fattore di rischio per sovrappeso e obesità. Numerosi studi indicano che un intenso consumo di frutta e verdura fresca, ma anche di cereali e legumi, riduce il rischio cardio e cerebrovascolare (e la mortalità per queste cause), nonchè la probabilità di insorgenza di tumori del colon-retto e del polmone. Parte dei benefici derivanti dagli ortaggi è legata anche alla presenza di fibra alimentare, il cui apporto raccomandato è circa 30 g al giorno. La fibra alimentare regola l’assorbimento di zuccheri e grassi e quindi i livelli di glucosio e grassi ematici, inoltre aumenta il senso di sazietà. Infine, con la frutta e la verdura, è importante l’apporto di micronutrienti, quali vitamine, sostanze antiossidanti e sali minerali. Si calcola che se ogni cittadino dell’Unione Europea consumasse 600 grammi di frutta e verdura al giorno, si eviterebbero più di 135 mila morti all’anno per malattie cardiovascolari. La quantità minima consigliata è una soglia di 400 grammi al giorno, corrispondente a circa 5 porzioni (five a day).55 55 IPASVI, l'alimentazione come stile di vita per una buona salute (Retrived from http://www.ipasvi.it/per-il-cittadino/click-salute/l-alimentazione-come-stile-di-vita-per-una-buona- salute-id4.htm) 31
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