Calore ed energia: breve storia della
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Ultima revisione 25/03/2011 Calore ed energia: breve storia della termodinamica. PARTE I Questioni di Storia del Pensiero Scientifico a.a. 2010/2011 Docente Flavia Marcacci Bibliografia Y. Elkana, La scoperta della conservazione dell’energia, Feltrinelli, Milano 1977. V. Bacciarelli – P. A. Giustini, Immagini del mondo fisico, vol. 2°, Trevisini Editore, Milano 1988. E. Bellone, Caos e armonia, UTET, Torino 2004. M. Guillen, Le cinque equazioni che hanno cambiato il mondo. Potere e poesia della matematica, TEA, Milano 1997 NB. Il materiale qui illustrato è ad uso strettamente didattico e non utilizzabile ad altri scopi.
Parte II I principi della termodinamica
La sintesi di Thompson • Da Joule: quando quantità eguali di effetto meccanico vengono prodotte con qualsiasi mezzo a partire da sorgenti puramente termiche, oppure vanno perdute in effetti puramente termici, vengono distrutte o generate quantità eguali di calore. • Da Carnot e Clausius: una macchina ideale (o di Carnot) è in grado di ottenere un effetto meccanico massimo da due sorgenti a due temperature date, a meno di una perdita in rendimento.
Primo principio della termodinamica U = energia potenziale interna, ovvero energia interna del sistema e dipendente da due variabili (P e T, V e P, V e T). Qui interessa solo la sua U L variazione. • L’energia fornita al/dal sistema sottoforma di lavoro adiabatico (ovvero il lavoro di un sistema termicamente isolato) resta costante, trasformandosi in variazione di energia interna. In sistemi non adiabatici bisogna considerare la legge di “conservazione” per la termodinamica sotto un’altra forma: Q L U Dove Q indica una forma di energia, diversa dal lavoro, che viene scambiata tra sistema e ambiente: si tratta del “calore”.
Conseguenze • Gli scambi energetici tra un sistema e un altro avvengono sempre con conversione, mai con distruzione o creazione, dell’energia. Nessuna frazione di energia può scomparire o nascere dal nulla. Mai. • Non si possono costruire macchine che liberano più energia di quella che ricevono (moto perpetuo di 1° specie). • Non vengono distinte le varie forme di energia: soltanto la loro “somma” si conserva. • Il fattore di conversione dell’energia è quello trovato mediante le ricerche di Joule. PROBLEMA: perché il calore preferisca una direzione precisa, ovvero dal caldo al freddo? Perché, se resta rispettato il 1° principio, non può avvenire l’inverso?
Il secondo principio della termodinamica • 1° formulazione (lord Kelvin): è impossibile costruire una macchina a fuoco operante ciclicamente, che sia capace di convertire in lavoro meccanico “tutto” il calore assorbito da una sorgente a temperatura T1; una parte di tale calore, infatti, viene ceduto dalla macchina ad una seconda sorgente a temperatura inferiore T2 • Non tutta l’energia termica è di tipo “utilizzabile”, ovvero tale da poter essere tutta convertita in calore • 2° formulazione (Clausius): è impossibile costruire una macchina, operante ciclicamente, che sia capace di determinare, come effetto unico, il passaggio di una certa quantità di calore da un corpo a temperatura T2 ad un corpo a temperatura T1 più elevata.
Alcune conseguenze • Già Carnot si era accorto che una macchina termica reale ha sempre un rendimento inferiore ad 1 (cioè inferiore al 100%, cioè si ha sempre una qualche perdita in rendimento). • Dalla formula si evince che tale rendimento sarà tanto maggiore quanto maggiore sarà la differenza tra le temperature delle due sorgenti. Per Carnot tanto maggiore è T2 la differenza tra T1 e T2, 1 tanto più il calore “fluisce”. T1 Nel caso di una macchina che funzioni ripercorrendo inversamente il ciclo ideale di Carnot, si ottiene un “refrigeratore”: si sottrae calore dalla sorgente fredda mediante lavoro, e lo si cede a quella più calda. In questo caso il rendimento sarà maggiore quanto meno sarà la differenza tra T1 e T2.
…e soprattutto • Non si possono costruire macchine che, estraendo calore da una sorgente fredda, la comunichino (contro Clausius) ad una sorgente più calda e da questa la convertano tutta, in qualche modo, in lavoro (moto perpetuo di 2° specie) • Qualsiasi cambiamento, in un sistema, è sempre accompagnato da una diminuzione dell’energia utilizzabile.
Sintesi del I e II Principio • L’energia totale si conserva (1°) ma la sua qualità cambia (2°). • Tutte le volte che l’energia totale di un sistema passa ad una forma gerarchicamente inferiore, si ha l’immancabile trasformazione di una parte di questa energia totale in forme non utilizzabili.
L’entropia: ancora un po’ di storia • Il calore era ormai immaginato come movimento, e non come “calorico”. • Clausius (1857) cerca di dare una formulazione matematica del 2° principio. Nel caso di trasformazioni reversibili ottenne: dQ Trovata dopo aver constatato che in una trasformazione isoterma ci si trovava a lavorare 1 1 0 con una enigmatica grandezza Q( T2 T1 ) T L’integrale rappresenta la “somma” di tutte le trasformazioni infinitesime che avvengono in un processo ciclico. Nel caso di trasformazioni non reversibili questo integrale deve essere sempre positivo. Una specie di “principio di conservazione”. Ma cos’era quel dQ/t?
L’effetto del calore tende sempre ad indebolire il legame tra le molecole, facendo crescere in tal modo le loro reciproche distanze medie. Per poter rappresentare matematicamente tutto ciò, esprimeremo il grado di dispersione delle molecole di un corpo introducendo una nuova grandezza, che chiameremo disgregazione del corpo, per mezzo della quale potremo definire l’effetto del calore semplicemente come una tendenza all’aumento della disgregazione (Clausius, 1862)
Dalla disgregazione all’entropia • Pur considerando questa “disgregazione”, era necessario trovare una legge in cui divenisse evidente l’entità della conservazione. In quest’ottica il 2° principio era interpretabile come un “principio di trasformazione”. • La trasformazione dell’energia e la trasformazione della temperatura sono solo 2 aspetti dello stesso fenomeno: la VARIAZIONE DI ENTROPIA. Per diversi tipi di “energia” posso sommare le “entropie”. • Clausius (1862) definisce come entropia (dal greco εν, “dentro”, e τροπή, “cambiamento”, “punto di svolta”) la funzione S tale che dS=dQ/T. Cercheremo di dare un nome appropriato ad S. Possiamo dire che S indica il contenuto di trasformazione del corpo, così come diciamo che la quantità U è il contenuto di calore e lavoro del corpo stesso. Tuttavia, poiché sono dell’opinione che i nomi di quantità di questo tipo – che sono così importanti per la scienza – debbano essere ricavati dai linguaggi degli antichi al fine di introdurli senza modificazioni nei linguaggi moderni, propongo di chiamare la grandezza S col nome di “entropia” del corpo, partendo dalla parola greca “e tropé” che significa trasformazione. Intenzionalmente ho formato il termine entropia in modo tale da renderlo il più simile possibile al termine “energìa”: infatti entrambe queste quantità sono così strettamente connesse l’una all’altra dal punto di vista del significato fisico che mi pare utile una certa analogia anche nei loro nomi. (Clausius)
• Le trasformazioni dell’energia e le trasformazioni della temperatura erano solo due aspetti dello stesso fenomeno: erano variazione di entropia. • per diversi tipi di energia le “entropie” si potevano sommare. Ma in che modo? Qual era il risultato della loro somma?
Così Clausius otteneva una funzione S che andava ad indicare una funzione di stato per il sistema capace di equivalere al 2° principio. Otteneva così l’espressione riferita alla entropia di un sistema al momento iniziale 0 e al momento finale t t dQ St S0 0 T Entropia = funzione delle variabili che determinano lo stato interno di un corpo, ovvero rapporto fra la quantità di calore assorbita reversibilmente dall’ambiente in una trasformazione elementare reversibile e la temperatura assoluta del corpo durante la trasformazione stessa.
Conseguenze • La variazione totale di entropia, associata ad una qualsiasi trasformazione termodinamica, è sempre positiva o nulla. Nel primo caso la trasformazione è non reversibile, nel secondo caso è reversibile. • Una trasformazione spontanea avviene sempre in quella direzione che determina un aumento dell’entropia. La trasformazione finisce quando l’entropia raggiunge un massimo e il sistema è di nuovo in equilibrio. • Si potrebbe dire che in una trasformazione termodinamica aumenta il grado di “irreversibilità”. dStot 0
Principio di non conservazione dell’entropia • Il nostro universo è imperfetto e non può che invecchiare: la sua esistenza è a scapito della vita e la sua destinazione è la “morte termica” • È la vita la vera “sfida” alle leggi della natura • Clausius e la tragedia di Krakatoa (26 agosto 1883): solo l’universo ne ha tratto beneficio… • In quegli anni Freud cominciava a sostenere che lo scopo finale di tutte le forme di vita è la morte…
Nell’universo • L’energia è costante • L’entropia tende a un massimo • L’energia utilizzabile tende a un minimo = L’entropia aumenta L’energia resta costante L’energia utilizzabilediminuisce
Quale significato fisico? • Applicando il 2° principio all’intero universo, allora l’intero universo “degrada”, si volge verso uno “stadio finale” • Contemporaneamente dalla 1° legge si evince che l’energia di tutto l’universo è costante. • l’estensione dei due principi a tutti i fenomeni portava a connettere in maniera definitiva il principio di conservazione dell’energia con il principio della degradazione (o dissipazione). • il 1° principio era perfettamente in sintonia con la visione classica per cui l’intero universo è un meccanismo ad “orologeria”. Ma il 2°? Cosa comportava l’asimmetria, l’irreversibilità? Poteva davvero esistere una legge come quella dell’entropia??
PROBLEMI APERTI • Quale legame c’è tra movimento e calore? • Cosa significa fisicamente quella quantità dQ/T? • Cosa realmente possiamo dire sulla posizione del parametro T in questa formula? • si andò a studiare la relazione tra T e la vis viva delle molecole in movimento in un gas perfetto.
Parte III Teoria cinetica, probabilità, termodinamica
• 1738, Bernoulli già tentava di spiegare la relazione tra pressione e volume in termini di movimento molecolare (ipotesi cinetica, contro ipotesi statica). Ad esempio, la pressione esercitata da un gas sulle pareti del contenitore è data dagli urti delle molecole contro tali pareti. Deve dunque esserci una relazione tra la velocità delle molecole e la pressione (e dunque anche volume e temperatura) esercitata dal gas. • Krönig (1856): associare ad ogni molecole un moto rappresentabile mediante probabilità (ovvero, i moti medi delle molecole finissero per avere un andamento fra loro simile, quindi regolare). Questo consentiva di trattare facilmente il gas con metodi statistici. Però Krönig attribuiva alle molecole solo il moto traslatorio. Clausius obietterà, dicendo che le molecole potevano avere anche un moto vibratorio e rotatorio.
1857, modello di Clausius per un gas: Ogni singola molecola occupa nel gas uno spazio infinitesimo rispetto al gas Il periodo della collisione di due molecole va pensato infinitesimo rispetto all’intervallo tra due collisioni successive L’influenza delle forza intramolecolari deve essere trascurabile La velocità delle molecole è altissima. Così Clausius introduceva tre nuovi concetti: 1. Sfera d’azione. Quando 2 sfere di raggio r si urtano, i loro centri si trovano a distanza 2r; diremo in tal caso che la molecola urtante è circondata da una sfera di raggio d’azione 2r. Se poi tra due molecole in interazione esistono forze repulsive ed attrattive, il raggio della sfera d’azione sarà rappresentato dalla distanza alla quale tali forze si fanno equilibrio. 2. Sezione d’urto. Superficie del cerchio massimo della sfera d’azione (πs2). Se la traiettoria di una molecola penetra nella sezione d’urto di un’altra, è certo che tra le due è avvenuta un’interazione. 3. Cammino libero medio: distanza entro la quale una molecola può muoversi liberamente tra un’interazione e l’altra, prima di entrare nella sfera d’azione di una seconda molecola.
Il modello di Clausius, quindi, rappresentava un gas in relazione agli urti molecolari: 1. Gas ideale, ovvero con molecole di un ordine di grandezza infinitesimo rispetto al volume occupato 2. Collisioni istantanee, per cui tra l’una e l’altra deve scorrere molto tempo 3. Le uniche forze tra le molecole rilevabile sono quelle collisive (qualsiasi altra forza deve essere trascurabile) 4. Il legame tra pressione, volume, temperatura e velocità è: dove v è la velocità di traslazione media (poiché sopo l’urto il moto è comunque rettilineo)
Teoria cinetica e teoria termodinamica • Maxwell (1860) inventa una teoria per coniugare il modello di Clausius con alcune evidenze sperimentali ancora inspiegabili e “gestire” il movimento delle singole particelle. Questa teoria è nota proprio come distribuzione di Maxwell. • Clausius prende in considerazione il lavoro di Maxwell, pur criticandolo in molte sue parti. PROBLEMI APERTI: se le molecole si muovono a velocità tanto elevate, perché un gas mentre si diffonde è generalmente molto lento?
La distribuzione di Maxwell http://zazzetti.altervista.org/?p=42 Distribuzione delle velocità per diverse temperature. Le curve esprimono la probabilità di trovare ad una certa velocità una molecola del gas. Simulazione di un gas ideale: http://www.sas.upenn.edu/rappegroup/htdocs/Education/MB/MBjava.html
Il diavoletto di Maxwell • 1866, Maxwell raffina il modello del 1860 sfruttando l’idea che le molecole si respingevano in modo inversamente proporzionale alla potenza ennesima (5°?) della distanza. • Era allora sempre più necessario chiarire il significato tra fisica e probabilità. • “Abbiamo visto che in un contenitore pieno d’aria le molecole ad una temperatura uniforme si muovono con velocità per nulla uniformi (..). Se noi concepiamo un essere le cui facoltà sono così acute che può seguire ogni molecola nel suo corso, questo essere, le cui caratteristiche sono essenzialmente finite come le nostre proprie, sarebbe capace di fare ciò che attualmente per noi è impossibile”. Questo essere potrebbe afferrare le molecole più veloci in A e mandarle in B aprendo un forellino; potrebbe anche afferrare le particelle lente in B e gettarle in A. “Egli accrescerebbe, senza spesa di lavoro, la temperatura di B e abbasserebbe quella di A, in contraddizione con la seconda legge della termodinamica” (Maxwell, 1871). Immagine da http://it.wikipedia.org/wik i/Diavoletto_di_Maxwell
Altre strade • Le indagini di Rankine (1855) sui vortici molecolari contro la riesumazione di modelli epicurei-lucreziani. • Riflessioni epistemologiche di Rankine: cosa distingue una teoria astratta da una teoria fisica? Nella prima non sempre i termini hanno significato reale, al contrario della seconda. Inoltre, le teorie astratte partono sempre da proposizioni semplici, mentre le teorie fisiche possono partire da proposizioni complesse è necessario che concetti e formalizzazioni vadano usati con liceità in fisica.
La pista di Bolzmann Nell’esperimento mentale di Maxwell sia il mescolamento uniforme di molecole “calde” e molecole “fredde”, sia la loro separazione netta in due recipienti distinti e comunicanti sono eventi che possono verificarsi. Senza scomodare il diavoletto, è un semplice effetto probabilistico. Certo, pensare che per tante volte consecutive si ripetono passaggi identici, è altamente improbabile. Ma non impossibile.
Entropia e probabilità • L’entropia aumenta perché esprime la tendenza di un sistema a stabilirsi sulla sua conformazione corpuscolare (distribuzione molecolare) più probabile. • L’entropia è proporzionale alla probabilità dello svolgersi di un evento. Bolzmann (1872) cerca di completare il lavoro di Maxwell, partendo dalla funzione f di distribuzione delle velocità. Così dimostra che la distribuzione di Maxwell rappresenta il punto in cui un sistema si ferma, poiché quando f(x, t+τ) è la distribuzione di Maxwell si ha f 0 t
• Probabilità di un evento: rapporto tra il numero dei casi favorevoli (cf) e il numero dei casi possibili (cp). cf p cp Frequenza relativa = rapporto tra il numero di volte che si è verificato un certo evento e il numero delle prove totale. Se le prove sono tendenti all’infinito, allora la frequenza relativa coincide con la probabilità. Nella fisica che deve produrre teorie non si ha mai a che fare con eventi singoli…
Formulazione probabilistica del 2° principio • Un sistema termodinamico, formato da un numero elevato di individui, tende a raggiungere lo stato più probabile. • I processi spontanei avvengono sempre in modo tale che l’entropia, o il disordine molecolare, o la probabilità termodinamica aumentino. • L’entropia è la funzione che esprime il passaggio di un sistema da uno stato “ordinato” ad uno “disordinato”l’entropia indica il grado di disordine di un sistema.
I quanti di Bolzmann • Bolzmann dimostra la sua interpretazione probabilistica dei sistemi termodinamici mediante funzioni integrali (funzione E), dichiarando espressamente che tali integrali indicano sommatorie di successive condizioni in cui il sistema termodinamico si trova. In particolare Bolzmann va a studiare l’energia cinetica delle singole molecole del sistema in modo tale che essa possa avere solo valori multipli di una grandezza infinitesima. Durante una collisione il passaggio di energia cinetica tra le molecole avveniva sempre mediante quantità energetiche ben determinate, ovvero secondo una funzione discreta. • Come coniugare energia e discreto?
Termini e concetti • Termodinamica: disciplina che studia le leggi con cui i corpi scambiano (cedono o ricevono) lavoro o calore con l’ambiente che ci circonda. • Lavoro: prodotto di una forza per uno spostamento. • Gas perfetto o ideale: aeriforme che ubbidisce a determinate leggi (Boyle e Gay- Lussac) e con energia interna indipendente dal volume per qualunque valore della temperatura. • Gas reale: aeriforme fra le cui molecole operano forze di coesione e repulsione, oltre a quelle elastiche. • Calore specifico: quantità di calore che serve per variare di un grado la temperatura dell’unità di massa di un corpo a pressione costante o a volume costante. • Capacità termica: quantità di calore che serve per variare di un grado la temperatura di un corpo. • Sistema termodinamico: qualsiasi porzione percettibile di materia, perfettamente distinguibile dall’ambiente esterno e il cui stato è caratterizzato dal valore di un certo numero di grandezze fisiche direttamente misurabili
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