Benvenuti al museo Le tappe di un viaggio di scoperta

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Benvenuti al museo Le tappe di un viaggio di scoperta
conTAKT-museo.ch

Benvenuti al museo
Le tappe di un viaggio di scoperta
Versione breve per il modello di narrazione

Realizzata nell'ambito del programma conTAKT-museo.ch da Prisca Senn, mediatrice culturale e
collaboratrice dei progetti di conTAKT-museo.ch, e dal prof. dott. Walter Leimgruber, Seminario di
scienze culturali ed etnologia europea dell'Università di Basilea.

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Benvenuti al museo Le tappe di un viaggio di scoperta
Indice

1.    Le mie esperienze e i miei consigli.................................................................................................... 3

2.    Introduzione ........................................................................................................................................ 5

3.    La raccolta di oggetti (Protostoria fino a circa il 1000 a.C.) ............................................................ 7

4.    Il primo museo (Ur, Babilonia, Mesopotamia ca. 530 a.C.) ............................................................ 8

5.    Il termine «museo» (Grecia ed Egitto / dal 1600 fino a ca. il 300 a.C.) ........................................ 10

6.    Il bottino di guerra (Grecia e Roma / dal 1600 a.C. fino a ca. il 70 d.C.) ..................................... 11

7.    Le collezioni di reliquie (Europa dal 1000 al 1500) ........................................................................ 12

8.    Le Wunderkammer (Europa dal 1500 fino al 1700) ...................................................................... 13

9.    Un palazzo per il museo (Europa dal 1700 fino al 1850) .............................................................. 14

10. Un solo museo non basta per contenere il mondo (Europa dal 1800 fino al 1900) ................. 16

11. Crescita e competizione (dal 1880 fino al 1945) ............................................................................ 17

12. L'eterogeneo paesaggio museale (dal 1900 fino al 1970) ............................................................ 19

13. I musei si aprono a nuove prospettive (dal 1970 ad oggi) ........................................................... 21

14. Il museo del futuro............................................................................................................................ 22

15. Perché la Svizzera ha così tanti musei? .......................................................................................... 23

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Benvenuti al museo Le tappe di un viaggio di scoperta
1.   Le mie esperienze e i miei consigli

Ho già raccontato questa storia alcune volte nell'ambito dei progetti di conTAKT-museo.ch: in una
cerchia di persone rifugiate in Svizzera da poco tempo o da molti anni. Alcuni di loro hanno già
visitato un museo, qui o nei loro paesi di origine, altri non ancora. Ogni volta abbiamo ascoltato
insieme una storia diversa, poiché una storia non è solo di chi la racconta, ma anche di chi la ascolta.

Questa storia è un viaggio di scoperta, alla quale contribuiscono anche coloro che condividono
l'esperienza. Maggiore è il numero delle persone coinvolte, più interattivo sarà il racconto, che
diventerà sempre più ricco, variegato e destinato ad avere un effetto più duraturo. Di seguito, alcune
idee su come raccontare la storia:

     1. Un'atmosfera piacevole è fondamentale per la narrazione. È opportuno sedersi formando un
        cerchio, in modo che tutti gli astanti possano vedere. In ogni caso, almeno chi racconta la
        storia deve avere il contatto visivo con le persone che ascoltano.

     2. Un linguaggio semplice, un ritmo di narrazione lento con parole ben scandite sono
        importanti in una situazione di questo genere. Parlare a braccio è molto più coinvolgente e
        comprensibile rispetto alla lettura ad alta voce di una storia.

     3. La persona che racconta è anche la moderatrice degli interventi e delle discussioni.

     4. Per rompere il ghiaccio si può chiedere:
        - Chi di voi ha già visitato un museo?
        - Quali musei conoscete?
        - Che cosa vi viene in mente quando pensate a un museo o ai musei che avete visitato?
        - Che cosa rappresenta per voi un museo?

     5. Ho sempre portato con me una carta geografica del mondo da mostrare alle persone
        presenti. A ogni tappa del viaggio, abbiamo cercato il paese e la località, contrassegnandoli
        con un bollino adesivo.

     6. Dare spazio ai ricordi personali e alle esperienze che ci hanno segnato. All'inizio ho sempre
        raccontato brevemente la mia storia personale e le mie esperienze con l'universo dei musei.
        Ad esempio i ricordi della prima volta che ho visitato un museo, all'età di circa cinque anni, i
        miei legami professionali, la scoperta dei più diversi tipi di museo durante i miei viaggi. Ho
        anche già portato un oggetto da mostrare. Condividere qualcosa con il resto del gruppo, un
        oggetto che ha un particolare significato e al quale diamo una particolare importanza, crea le
        premesse ideali per iniziare una narrazione di questo genere.

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Benvenuti al museo Le tappe di un viaggio di scoperta
7. In linea di massima tutti i contributi sono da accogliere benevolmente. Non devono essere
       commentati, ma possono anche essere proposti al gruppo per aprire una discussione
       comune. Un contributo gradito ad alcuni, può invece ricordare temi dolorosi ad altri (ad
       esempio il paese di origine, i musei che sono stati distrutti, i numerosi oggetti sottratti alla
       loro sede originaria). Raccomando vivamente di leggere le direttive dell'ICOM:

       https://www.museums.ch/it/assets/files/dossiers_i/Standards/I%20codice%20etico%20icom.p
       df

       I temi che ci sollecitano sono proprio quelli che arricchiscono il confronto. È tuttavia
       consentito non approfondire un contributo o una domanda, spiegandone brevemente il
       motivo (è un tema troppo complicato, mi devo prima informare, è una questione che
       richiederebbe troppo tempo, preferisco tornare in seguito sull'argomento ecc.).

    8. La narrazione può essere adeguata e/o modificata con esempi propri. Ho sempre stampato
       in formato grande il materiale fotografico, che può essere mostrato ponendolo al centro del
       gruppo disposto a cerchio o appeso a una parete divisoria. È possibile anche una proiezione.
       Personalmente preferisco la variante del tradizionale libro illustrato.

    9. L'interesse del narratore per il tema e il suo piacere di raccontare hanno un effetto anche su
       chi ascolta.

    10. Consiglio di leggere il testo delle didascalie, che fornisce informazioni dettagliate e rimanda
        alle fonti e alla bibliografia consigliata.

Prisca Senn, mediatrice culturale e collaboratrice del progetto del programma conTAKT-museo.ch.

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Benvenuti al museo Le tappe di un viaggio di scoperta
2.   Introduzione

Già da piccola ero affascinata dalle cose belle e speciali: pietre, conchiglie, bottoni, una spilla, una
vecchia fotografia, un fossile, lettere e cartoline, tutti oggetti che trovano nelle mie passeggiate o
durante le vacanze, o che ricevevo in regalo. Li conservavo in una scatola. A volte la aprivo, toglievo i
miei tesori e li disponevo su un panno, cercando l'ordine che più mi piaceva. Ammiravo le loro forme
e i colori, li annusavo per rivivere gli eventi e le storie che mi ricordavano. Tra questi oggetti ce
n'erano anche alcuni dei quali sapevo ben poco, che racchiudevano un segreto. Stimolavano la mia
fantasia e per questo erano ancora più preziosi. In molti musei ho poi vissuto esperienze che mi
hanno ricordato questo incanto infantile: la gioia e la meraviglia davanti alle cose belle e speciali,
anche misteriose, e l'interesse per la loro storia.

Da qui viene il mio desiderio di saperne di più sulle collezioni e sui musei. Da quando l'umanità
raccoglie cose e oggetti? Perché conserviamo le cose belle, interessanti, rare o bizzarre? Da quando
esistono i musei? Ma che cos'è un museo? Perché ammiriamo gli oggetti esposti, perché li studiamo?
Perché ci permettono di capire qualcosa di noi, sono fonte di insegnamento e ispirazione?

La ricerca delle possibili origini del museo ci porta in un tempo molto lontano e in luoghi remoti,
dove incontriamo le culture più diverse. Un simile viaggio di scoperta cambia a seconda del luogo di
partenza, del percorso e delle persone partecipanti. La nostra percezione è influenzata dalle storie
ed esperienze personali. Non tutto è comprensibile, le nuove conoscenze modificano il nostro
sapere, non possiamo capire tutto, alcune cose rimangono misteriose. Ed è giusto che sia così.

Con queste riflessioni iniziamo il nostro viaggio nel mondo dei musei. Apriamo la carta geografica del
mondo e partiamo sulle tracce dei musei, in un viaggio nel tempo e nello spazio.

Un museo raccoglie, da un lato, il patrimonio culturale materiale: oggetti di uso comune, oggetti
religiosi, arte e artigianato, animali, piante e molto altro ancora. Altrettanto importante è il
patrimonio culturale immateriale, ossia le storie dietro a questi oggetti. Si tratta dei valori tradizionali
di una cultura, come ad esempio le abilità artigianali, le feste, gli usi e costumi, la musica, i canti e le
danze. Oltre alla raccolta di oggetti, oggi il museo ha anche altri compiti: l'esposizione, la ricerca, la
documentazione e la trasmissione del sapere.

Prisca Senn, mediatrice culturale e collaboratrice del progetto del programma conTAKT-museo.ch.

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Benvenuti al museo Le tappe di un viaggio di scoperta
Mappa del mondo con tutti i luoghi menzionati

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3.   La raccolta di oggetti (Protostoria fino a circa il 1000 a.C.)

Immagine 1: la tomba del faraone Tutankhamon. Anticamera. Egitto, XIV sec. a.C. Alla parete lunga dell'anticamera troneggiano
tre grandi letti rituali dorati. I 48 recipienti di legno bianco sotto uno di questi letti zoomorfi contengono pezzi di carne per nutrire
il faraone nell'aldilà. Foto: bpk / Harry Burton

Originariamente si trattava della raccolta di riserve di cibo per garantire la sopravvivenza delle
persone. Poi si iniziò a raccogliere anche altre cose che non servivano al fabbisogno alimentare. Già
nelle tombe del periodo arcaico sono state scoperte collezioni di oggetti come gioielli, abiti o armi.
Questi corredi funerari sono le prime collezioni sicuramente destinate a una vita dopo la morte, per
continuare il percorso nell'aldilà. Come testimoniano numerosi reperti archeologici, i corredi funerari
sono comuni a molte culture antiche. Gli oggetti rinvenuti nelle tombe degli antichi egizi riempiono
intere sale; particolarmente impressionante è la ricchezza del corredo funerario del faraone
Tutankhamon.

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4.   Il primo museo (Ur, Babilonia, Mesopotamia ca. 530 a.C.)

Immagine 2: le rovine della città di Ur con la ziggurat (monumento religioso a gradoni) di Ur-Nammu. Sullo sfondo la periferia di
Nassiria. Foto: M.Lubinski from Iraq, USA. Fonte: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Ur-Nassiriyah.jpg (26.5.2020)

Le tracce di quello che probabilmente è ili primo museo portano a Babilonia, in Mesopotamia,
l'attuale Governatorato di Dhi Qar in Iraq. Nel 1925, durante gli scavi presso il complesso di templi e
palazzi di Ur, gli archeologi scoprirono decine di manufatti disposti ordinatamente in fila e corredati
da tavolette di terracotta con spiegazioni in tre lingue.

Questa collezione è certamente il primo museo di cui abbiamo conoscenza. Fu fondato da Ennigaldi-
Nanna, figlia del sovrano dell'Impero neo-babilonese Nabonide e sacerdotessa del dio della luna. Si
trattava di una raccolta di oggetti antichi della Mesopotamia, accuratamente esposti ed etichettati.

Sappiamo purtroppo molto poco della vita di Ennigaldi-Nanna e dei retroscena della sua passione di
collezionista. Numerosi oggetti del suo «museo» ora sono esposti al British Museum di Londra e al
Museo nazionale di Bagdad.

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Benvenuti al museo Le tappe di un viaggio di scoperta
Immagine 3: un bassorilievo di Nabonide in preghiera davanti alla triade astrale Sin, Shamash e Ishtar. 554-539 a.C. Nabonide,
considerato il primo archeologo, era il padre di Ennigaldi-Nanna, considerata la prima curatrice di un museo. Foto: The Trustees
of the British Museum

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5.   Il termine «museo» (Grecia ed Egitto / dal 1600 fino a ca. il 300 a.C.)

Immagine 4: le nove muse. Il cosiddetto «sarcofago delle muse» (II secolo d.C.), rinvenuto sulla Via Ostiense a Roma e oggi esposto
al Louvre di Parigi. Il bassorilievo marmoreo datato attorno al 160-170 d.C. si rifà direttamente al modello delle sculture greche
del V secolo a.C. Foto: 1993 RMN / Hervé Lewandowski

La collezione di Ur in origine non era definita un museo. Solo in seguito il concetto di «museo» verrà
associato al termine «museion», il luogo sacro alle Muse dell'antica Grecia, dove erano venerate le
nove Muse protettrici delle arti e delle scienze.

Il primo «museion» che era anche «museo» fu quello alla corte di Alessandria d'Egitto. Non era solo
un luogo di culto, ma anche un importante centro di ricerca che comprendeva inoltre una biblioteca
famosa in tutto il mondo. In questa sede si raccoglieva e conservava il sapere allora conosciuto,
rendendolo accessibile alla ricerca.

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6.   Il bottino di guerra (Grecia e Roma / dal 1600 a.C. fino a ca il 70 d.C.)

Immagine 5: Il trionfo di Tito. Bassorilievo marmoreo sulla volta del passaggio dell'arco di Tito nel Foro Romano a Roma, fine I
secolo d.C.
Durante il corteo del comandante supremo romano Tito per celebrare la vittoria sugli ebrei e la distruzione del tempio di
Gerusalemme nel 70 d.C., fu portato in trionfo il tesoro del tempio, con il grande candelabro a sette braccia e le trombe d'argento.
Foto: akg-images / Werner Forman

Gli oggetti preziosi e importanti servono anche a mostrare il proprio potere e prestigio. Le guerre
comportavano furti e saccheggi, i trofei conquistati venivano esibiti con orgoglio. I greci portavano il
bottino nei templi per offrirlo agli dei in segno di riconoscenza. E in tal modo anche questi luoghi
sono diventati sedi di collezioni. I doni e il bottino delle razzie servivano però anche a esprimere la
propria superiorità.

Nell'arco di Tito del Foro Romano è rappresentata una scena che si rifà a una simile razzia: dopo la
vittoria del comandante supremo Tito e la distruzione del tempio di Gerusalemme nel 70 d.C., il
tesoro del tempio sottratto agli ebrei viene esibito in un corteo trionfale.

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7.   Le collezioni di reliquie (Europa dal 1000 al 1500)

Immagine 6: i sandali di Cristo sono considerati tra le reliquie più importanti del Medioevo. Sono conservati nell'Abbazia di Prüm
(Germania). Foto: Manfred Nierstenhöfer Fonte: https://de.wikipedia.org/wiki/Reliquie#/media/Datei:6-
Reliquie_der_Sandalen_v.Jesus-k.jpg (26.5.2020)

Nel cristianesimo medievale la fede nei miracoli aveva una grande importanza. I cristiani
collezionavano reliquie, una pratica che a volte generò una vera e propria mania collezionistica. Tra il
1000 e il 1500 d.C. si andava sistematicamente alla ricerca dei resti mortali dei santi o di oggetti che
erano stati a diretto contatto con loro, considerati dei talismani in grado di proteggere dal male.

Le reliquie più ambite e preziose erano quelle che potevano essere messe in stretta relazione con la
vita di Gesù. Gli oggetti ritenuti sacri erano talmente ambiti da essere collezionati con zelo, scambiati
e spesso addirittura rubati.

Nell'Abbazia di Saint-Denis nelle vicinanze di Parigi, ad esempio, c'era un'apposita stanza, dove il
pubblico poteva ammirare le reliquie. Una simile collezione di oggetti esposti pubblicamente viene
definita una mostra.

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8.   Le Wunderkammer (Europa dal 1500 fino al 1700)

Immagine 7: Wunderkammer a Copenaghen. Veduta del museo Wormianum di Ole Worm, 1655.
Fonte: https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=471746 (26.5.2020)

L'era delle scoperte aprì nuovi mondi. Le persone erano affascinate dallo straordinario e dall'esotico.
Viaggiavano in paesi lontani e portavano a casa piante, animali, pietre, materiali, prodotti sconosciuti
e perfino esseri umani «diversi».

Studiosi, sovrani e regnanti collezionavano denti di drago, piante essiccate, coralli, fossili, corna
contorte, lingue di serpente, coccodrilli impagliati o pietre preziose. Allestivano in tal modo le loro
Wunderkammer o Kunstkammer private, le camere delle meraviglie o dell'arte. Le collezioni
consistevano in oggetti particolari, curiosi, rari. Al centro non c'era più la conferma del sapere biblico,
ma lo studio delle nuove scoperte.

Gli eruditi raccoglievano, catalogavano, sviluppavano teorie e inventavano nuovi strumenti. L'arte e le
scienze naturali diventavano sempre più importanti e prendevano progressivamente il posto della
religione.

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9.   Un palazzo per il museo (Europa dal 1700 fino al 1850)

Immagine 8: il cortile del Museo del Louvre. La piramide di vetro, costruita tra il 1985 e il 1989, funge da entrata principale del
museo. Fonte: https://de.wikipedia.org/wiki/Datei:Louvre_Museum_Wikimedia_Commons.jpg (26.5.2020)

La voglia di collezionare e il piacere di possedere oggetti belli, particolarmente rari o addirittura unici
crebbero enormemente. Con l'ampliarsi delle collezioni diventava sempre più difficile trovare gli
spazi adatti a ospitarle. Il Louvre di Parigi fu la residenza dei monarchi francesi per alcuni secoli. La
sua collezione d'arte non era accessibile al pubblico. Quando Luigi XIV trasferì la sua corte a
Versailles, gran parte del palazzo rimase inutilizzata. Come conseguenza della Rivoluzione francese, il
Louvre cambiò funzione e le ex collezioni reali divennero proprietà dello Stato. Il 10 agosto 1793, un
anno dopo l'abolizione della monarchia, l'Assemblea nazionale decretò che il Louvre, con la
collezione riportata nella sua sede originaria, doveva essere aperto al pubblico come «principale
museo d'arte della Repubblica». Era nato il primo museo accessibile anche alla borghesia.

Un altro importante collezionista fu Pietro il Grande, zar di Russia. Era rimasto affascinato dai
numerosi gabinetti delle curiosità e dalle raccolte di rarità che aveva visto in Europa occidentale.
Anche la Russia doveva avere qualcosa di simile. Fece costruire un nuovo palazzo per ospitare e
presentare la sua collezione di curiosità e rarità. E nel 1727 fu inaugurata la Kunstkamera di San
Pietroburgo, il primo museo russo. Pietro il Grande era dell'opinione che la volontà di formarsi una
cultura dovesse essere premiata. Per questo motivo, diversamente da quanto accade oggi, non
faceva pagare l'entrata al museo. Ricompensava anzi la visita, offrendo un piccolo rinfresco: un
bicchiere di wodka agli uomini e una tazza di tè con marzapane alle signore.

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Immagine 9: il palazzo barocco costruito nel 1734 ospita a tutt'oggi la Kunstkamera di San Pietroburgo.
Fonte: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Kunstkamera_SPB.jpg (26.2.2020).

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10. Un solo museo non basta per contenere il mondo (Europa dal 1800 fino al 1900)

Immagine 10: il British Museum di Londra. Fonte: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:British_Museum_from_NE_2.JPG

La rivoluzione industriale mise in atto un cambiamento a livello mondiale, dando il via alla modernità.
Le macchine erano in grado di produrre di più in meno tempo e la produzione delle merci aumentò
molto rapidamente. Le città crebbero in dimensioni e popolazione. Si moltiplicarono anche le
raccolte di cose e oggetti, con conseguenti problemi di spazio.

Il governo inglese decise di costruire un nuovo edificio per il già esistente «British Museum», in modo
da avere più spazio per le collezioni in costante crescita. La facciata principale del museo ricorda un
tempio greco. I musei costruiti in quel periodo dovevano rifarsi alla struttura degli edifici
dell'antichità classica, considerata la culla dell'Europa. L'architettura e le dimensioni dei musei
rappresentavano inoltre l'estensione del potere dell'Occidente che continuava a conquistare parti
sempre più grandi del mondo.

Nel XIX secolo in molti paesi europei ci fu un fiorire di musei nazionali. Queste strutture dovevano
rappresentare gli ancora giovani Stati, nonché creare e promuovere un sentimento nazionale. Ai
visitatori bisognava mostrare come un'origine, una storia, una lingua e una cultura comune avessero
portato alla nascita della nazione. Questi nuovi musei avevano lo scopo di indottrinare e influenzare
ampie fasce della popolazione.

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11. Crescita e competizione (dal 1880 fino al 1945)

Immagine 11: l'esposizione universale di Parigi nel 1900 (fotografo sconosciuto). Parigi ha ospitato le esposizioni universali del
1889 e 1900. Quella del 1889 coincise con le celebrazioni del centenario della Rivoluzione francese. L'esposizione e l'immagine
della città di Parigi furono caratterizzate dalla costruzione della Torre Eiffel e della Galleria delle macchine a Champ des Mars.
L'edizione del 1900 celebrò l'invenzione del cinema, con le grandi proiezioni dei fratelli Lumière. I visitatori potevano fare il giro
dell'area espositiva su un tapis roulant di legno, una sorta di marciapiede semovente. La Torre Eiffel e i padiglioni rimanevano
illuminati per tutta la notte. Fonte: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Expo_universelle_paris_1900.JPG?uselang=de

Sulla scia dell'industrializzazione, le società stavano cambiando molto rapidamente. Sorsero nuovi
tipi di professioni, di mondi del lavoro e la classe lavoratrice. Le fabbriche, le ferrovie e le nuove
abitazioni e forme di vita cambiarono l'aspetto delle città e del paesaggio. In quest'epoca di crescita
ed espansione gli Stati del mondo erano in competizione tra di loro. Nelle esposizioni universali e
nazionali presentavano con orgoglio le ultime conquiste della tecnica.

In tempi di grandi cambiamenti sociali, anche la storia e la tradizione acquisiscono però sempre un
valore speciale. Risalgono a quell'epoca anche i primi musei a cielo aperto: case smantellate nel loro
luogo originario e ricostruite altrove, per permettere al pubblico di farsi un'idea di come si viveva un
tempo. Il primo museo di questo tipo, lo Skansen, aprì a Stoccolma nel 1891.

Nell'era dell'industrializzazione, i musei delle arti e mestieri si occupavano inoltre della conservazione
delle antiche tecniche e pratiche artigianali, promovendo la ricerca di nuove tecnologie adeguate ai
tempi moderni.

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Immagine 12: il Museo all'aperto di Skansen di Stoccolma. Foto: Jonathan Lundkvist, Skansen

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12. L'eterogeneo paesaggio museale (dal 1900 al 1970)

Immagine 13: entrata del Museo di Valmaggia, Cevio TI. L'associazione omonima fu fondata nel 1962 per conservare e catalogare
i beni culturali materiali della valle, poiché dalla fine della Seconda guerra mondiale era in corso una rapida dispersione di questa
preziosa eredità storica. Dopo l'acquisto e il restauro di Palazzo Franzoni a Cevio, nel 1963 fu inaugurato in questo edificio il
primo museo etnografico regionale del Canton Ticino. Foto: Joachim Kohler. Fonte:
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Cevio_TI_Eingang_zum_%22Museo_di_Vallemaggia%22.jpg

Il progresso scientifico proseguiva senza sosta, le novità incalzavano e il sapere si frammentò in
numerose discipline diverse. Un solo museo non bastava più per ospitare i manufatti di un mondo
sempre più variegato e complesso. Sorsero così musei specializzati, dedicati a un tema specifico, a
un settore culturale, all'arte o alla natura.

I musei si aprirono inoltre progressivamente al vasto pubblico, non erano più prerogativa degli
studiosi, dei professionisti e della borghesia colta. Si introdussero orari di apertura prolungati e visite
guidate alle esposizioni. L'idea dei musei si affermò gradualmente in tutto il mondo. Il collezionismo
come status symbol si diffuse con l'avvento di nuovi centri del potere: nel XX secolo gli americani
facoltosi divennero tra i più influenti collezionisti. Da alcuni anni osserviamo simili sviluppi nei paesi
emergenti, ad es. in Asia e nel mondo arabo.

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Negli anni Settanta i musei ampliarono la loro missione, aprendosi a nuove fasce della popolazione e
mettendo l'accento sulla formazione. Ormai frequentati in misura sempre maggiore dal ceto medio
e dalle giovani generazioni, si orientarono alle esigenze dei nuovi fruitori. La nuova pedagogia
museale fece del museo un luogo di apprendimento.

Dappertutto sorsero nuovi tipi di museo: dell'orologeria, della tecnica, della medicina,
dell'agricoltura, dei dinosauri, dell'esercito, dei minerali, dei giocattoli, della posta, dei mulini, per
menzionarne solo alcuni.

L'apertura di musei dell'industria è un segno che anche quest'era stava volgendo al termine. Ma
soprattutto sorsero anche molti musei dedicati alle tradizioni di un paese o di una regione. Essi
presentano solitamente gli oggetti della vita quotidiana e raccontano la storia e la cultura locale, del
passato e del presente. La loro priorità non è esporre oggetti preziosi, ma mostrare la quotidianità di
un mondo che sta progressivamente scomparendo. Sono luoghi del ricordo. Una delle
responsabilità di questi musei è evitare una narrazione agiografica del passato.

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13. I musei si aprono a nuove prospettive (dal 1970 ad oggi)

Immagine 14: veduta esterna del Museo ebraico di Berlino, l'edificio progettato da Libeskind con il Giardino dell'esilio e la Torre
dell'Olocausto. Museo ebraico di Berlino. Foto: Burkhard Katz

Il boom economico comportò non solo un aumento del numero dei musei, ma anche nuove forme
di architettura e presentazione. L'architettura museale, la presentazione degli oggetti delle collezioni,
come pure la messa in scena delle esposizioni hanno costi sempre più elevati.

I musei sfruttano l'idea del palcoscenico. I visitatori possono immergersi in mondi diversi. Si ricorre a
visite guidate, eventi, atelier creativi, workshop e nuovi media per rendere accessibili i contenuti a un
pubblico ampio e variegato. E cresce costantemente anche l'offerta di beni di consumo negli shop,
nei caffè e nei ristoranti all'interno dei musei.

I musei guardano anche a se stessi: qual è la storia del nostro museo? Da dove vengono i nostri
oggetti? Come affrontiamo i temi spinosi? Il confronto critico è benvenuto.

In molti paesi, soprattutto del mondo occidentale, il ricordo delle guerre, degli orrori dell'Olocausto,
della persecuzione delle minoranze e dello sterminio delle culture indigene ad opera del
colonialismo sono diventati un importante tema di mostre e musei.

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14. Il museo del futuro

Immagine 15: una mediatrice culturale accompagna un gruppo di rifugiati nella visita all'esposizione nel Museum zu Allerheiligen
di Sciaffusa. Al centro ci sono la condivisione del percorso didattico e il confronto. Foto: Diostudio.ch

L'istituzione museo ha un compito di formazione e mediazione. Deve rivolgersi a quante più persone
possibile, coinvolgendo anche coloro che non hanno mai varcato la soglia di un museo. La priorità
non è più l'insegnamento, ma la discussione e il dibattito su ciò che è esposto e tematizzato nel
museo. Il pubblico è invitato a partecipare attivamente. Il sapere non è più calato dall'alto in modo
unilaterale, ma è condiviso in un percorso comune di esplorazione e scoperta. Alcuni musei invitano
i visitatori a proporre le proprie idee, contribuendo in tal modo a pensare il futuro dei musei.

I musei affrontano anche la questione etica su come comportarsi con le raccolte di dubbia
provenienza. Cosa fare con gli oggetti che sono passati di mano senza il consenso dei legittimi
proprietari, che sono stati rubati o che hanno lasciato il paese di origine senza la necessaria
autorizzazione? Le direttive etiche per i musei emanate dal Consiglio internazionale dei musei
(ICOM) sono attualmente la base dell'attività dei musei e dei loro curatori. Rispecchiano i principi
generali internazionalmente riconosciuti dai musei e circoscrivono i loro compiti.

Il museo deve aprire le porte a quante più persone possibile. Da tempio deputato all'ammirazione e
alla venerazione, il museo diventa dunque un luogo d'incontro, un forum, una sorta di «piazza del
mercato» in cui negoziare, confrontarsi e dibattere. Chi visita un museo deve sentirsi bene accolto, a
prescindere dalla sua origine e dal suo background.

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15. Perché la Svizzera ha così tanti musei?

Immagine 16: Museum Mühlerama, Zurigo.         Immagine 17: Ortsmuseum Zollikon (ZH). Foto: zVg
Mulini a cilindri con proiezioni di immagini
storiche. Foto: Martin Stollenwerk

La Svizzera ha oltre 1100 musei. Musei nazionali, cantonali, regionali e privati. Tra le collezioni e le
gallerie d'arte ce ne sono di grandi, medie e piccole.

Per vari motivi l'Europa è molto impegnata nel confronto con il proprio passato. Da un lato, perché
nella sua complicata storia ha dominato e controllato il mondo per molto tempo, collezionando
oggetti di ogni dove. Dall'altro, perché ha vissuto numerosi conflitti e guerre che hanno provocato
spaventose catastrofi (Guerre mondiali, Olocausto). Il progressivo sviluppo del turismo e del mercato
del tempo libero favorisce inoltre la costruzione di nuovi musei o l'ampliamento di quelli esistenti.

In Svizzera, paese piccolo ma culturalmente molto variegato, questo fenomeno è evidente
soprattutto nei musei locali e regionali, ma anche nei numerosi musei tematici. La struttura
federalista (il potere diviso tra Confederazione, cantoni e comuni) e il benessere favoriscono
l'apertura di nuovi musei e la ristrutturazione o l'ampliamento di quelli già esistenti. Ed è per questo
motivo che il paesaggio museale elvetico presenta la maggiore densità a livello mondiale.

Come cambierà l'universo museale nei prossimi anni? Come si svilupperà il nostro mondo? Che cosa
racconteranno di noi i nostri posteri?

Fonti e bibliografia
Tutte le fonti e i riferimenti bibliografici sono indicati nella versione più lunga del presente testo.

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