PRODUZIONI 2017/2018 - Cantieri Teatrali Koreja

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PRODUZIONI 2017/2018 - Cantieri Teatrali Koreja
PRODUZIONI 2017/2018
PRODUZIONI 2017/2018 - Cantieri Teatrali Koreja
FRAME
PRODUZIONI 2017/2018 - Cantieri Teatrali Koreja
NUOVA PRODUZIONE

                    FRAME
progetto e ideazione Alessandro Serra
con Francesco Cortese, Riccardo Lanzarone, Maria Rosaria Ponzetta,
Emanuela Pisicchio, Giuseppe Semeraro
regia, scene, costumi e luci Alessandro Serra
realizzazione scene Mario Daniele
collaborazione ai movimenti di scena Chiara Michelini
un ringraziamento a Anna Chiara Ingrosso
tecnici Mario Daniele, Alessandro Cardinale
organizzazione e tournée Laura Scorrano e Georgia Tramacere
co-produzione Compagnia Teatropersona

Con lieve cuore, con lievi mani, la vita prendere la vita lasciare.
                                                                                              H. V. Hofmannsthal

Frame si ispira all’universo pittorico di Edward Hopper.
Ogni sua opera è stata trattata come un piccolo frammento di racconto dal quale distillare figure,
situazioni, parole.
Una novella visiva, senza trama e senza finale, direbbe Cechov, una porta semiaperta per un istante
su una casa sconosciuta e subito richiusa.
Di Hopper non mi interessano le indubbie qualità pittoriche quanto piuttosto la capacità di imprimere
sulla tela l’esperienza interiore. Ricrearla in scena. Farla vedere, anche solo per un istante.
Nei suoi quadri non vi è alcuna intenzione morale o psicologica, egli semplicemente coglie il quotidiano
dei giorni.
Opere straordinarie compiute attraverso l’ordinario. Quanto più consuete sono le ambientazioni, abitate
da figure semplici, tanto più si rivela la magia del reale.
Non c’è tempo per descrivere, tutto accade in un soffio. In un soffio si rappresenta la verità interiore.
C’è un dentro e c’è un fuori che osserva ma non vi è alcun intento voyeuristico, nessuna perversione.
Una castità e un pudore che si sprigionano quando si è riconciliati, calmi, scaldati dal sole.
Quando la frattura interiore è già avvenuta in noi e tutto scorre senza rimpianti, lasciando che la vita
che ci resta abbia il suo giusto decorso.
Nessun evento sensazionale. Semplicemente un attimo in cui tutto cambia, senza clamore.
Figure sempre ai margini di una soglia: una finestra, una vetrina di un bar, l’uscita di sicurezza di un
teatro, un sipario socchiuso, una porta, il finestrino di un treno.
In cerca di luce. Mentre fuori la vita, ferma, incombe.
Deserte le strade, quieti gli oceani.
E gli alberi, accesi dal sole, fanno schiera e creano sentieri bui.
                                                                                       Alessandro Serra

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PRODUZIONI 2017/2018 - Cantieri Teatrali Koreja
GUL
UNO SPARO NEL BUIO
PRODUZIONI 2017/2018 - Cantieri Teatrali Koreja
NUOVA PRODUZIONE

da un’idea di Gemma Carbone
con Gemma Carbone
scritto da Giancarlo De Cataldo, Gemma Carbone, Giulia Maria Falzea, Riccardo Festa
assistenti alla regia Giulia Maria Falzea e Riccardo Festa
musiche di Harriet Ohlsson
costumi di Marika Hansson
con la consulenza artistica di Salvatore Tramacere
ricerca attoriale in collaborazione con Marco Sgrosso
con il supporto di Konstnärsnämnden, ABF, Teatro Dimora Arboreto, Armunia - Centro di residenza
artistica Castiglioncello - Festival Inequilibrio e Residenza IDRA
Coproduzione Naprawski (SVE)
organizzazione e tournée Laura Scorrano e Georgia Tramacere

GUL UNO SPARO NEL BUIO
Questo spettacolo è un monologo.
Questo monologo è un giallo.
In particolare è un giallo svedese: c’è la neve, le giornate in cui non sorge mai il sole, un omicidio
violento, un complotto politico. In questo spettacolo tutti i personaggi sono biondi e molto alti. Alcuni
molto ricchi e importanti, altri soli e disperati. Nessuno è felice.
Il più infelice di tutti è O.P. che poi è anche la vittima. Di O.P. sappiamo tutto: chi era, cosa ha fatto,
cosa pensava – persino come si muovevano le sue gambe quando andava a correre nei boschi vicino
alla sua bella casa di Stoccolma. Quello che non sappiamo è l’identità del suo assassino, l’arma con
cui è stato ucciso e, soprattutto, sopra ogni altra memoria o elucubrazione, il perché.
GUL significa giallo in svedese. Questa storia coniuga due elementi distanti eppure pertinenti: il primo
è il genere, in letteratura comunemente conosciuto come giallo, appunto; il secondo è uno degli eventi
più traumatici della storia contemporanea europea: l’omicidio del premier svedese Olof Palme.
Nel 1986, l’assassinio di Olof Palme ha segnato la storia politica mondiale, esattamente come, quasi
vent’anni prima e in un altro continente, la morte di John Fitzgerald Kennedy sconvolse gli equilibri
politici del tempo. La questione politica dietro l’assassinio del premier social-democratico svedese
è immensa e, ad oggi, non totalmente chiarita: ci sono indizi che legano addirittura la CIA, la P2, e
Licio Gelli al complotto attorno all’omicidio, ma esistono tracce di coinvolgimenti dei servizi segreti
sudafricani, di terroristi curdi e neonazisti scandinavi. Nessuno ha un alibi, tutti hanno un movente.
L’omicidio di Olof Palme è un cold case per eccellenza.
Oggi, quello che ci rimane della sua vita non è altro che una storia densa di complotti e interessi
politici, un lutto nazionale, un assassino mai arrestato.
segreti, social-democrazia e sangue.

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PRODUZIONI 2017/2018 - Cantieri Teatrali Koreja
KATËR      I
IL NAUFRAGIO
             RADËS
PRODUZIONI 2017/2018 - Cantieri Teatrali Koreja
Musica Admir Shkurtaj (1969)                                      Admir Shkurtaj fisarmonica e oscillatori
libretto Alessandro Leogrande                                     analogici
(dal romanzo-reportage Il naufragio,                              Marco Ignoti clarinetto basso e clarinetto in sib
Feltrinelli 2011)                                                 Giorgio Distante tromba in sib e live electronics
regia Salvatore Tramacere                                         Jacopo Conoci violoncello
direzione Pasquale Corrado                                        Vanessa Sotgiu pianoforte
assistente alla regia Emanuela Pisicchio                          Pino Basile cupa cupe e percussioni
scene e luci Michelangelo Campanale                               Nazo Çelaj, Nikolin Likaj, Meleq Çela, Sali
costumi Stefania Miscuglio                                        Brahimaj, Valter Hodaj coro polifonico canti
realizzazione scene Mario Daniele                                 tradizionali albanesi
tecnici di compagnia Mario Daniele,
Alessandro Cardinale                                              opera da camera
                                                                  commissione la Biennale di Venezia
Simona Gubello soprano
                                                                  prima rappresentazione assoluta: 12 ottobre
Maria Luisa Casali/Margherita Pugliese soprano
                                                                  2014, Corderie dell’Arsenale nell’ambito
Stefano Luigi Mangia voce sperimentale
                                                                  del 58. Festival Internazionale di Musica
Alessia Tondo/Hersjana Matmuja voce popolare                      Contemporanea della Biennale di Venezia
Emanuela Pisicchio attrice
Anna Chiara Ingrosso attrice                                      organizzazione e tournée Laura Scorrano
Fabio Zullino attore                                              e Georgia Tramacere

COPRODUZIONE LA BIENNALE DI VENEZIA - KOREJA

KATËR      I
IL NAUFRAGIO
             RADËS
Katër i Radës non vuole essere semplicemente un’opera della memoria. È piuttosto il tentativo, attra-
verso la musica, di liberare l’universo umano di chi è andato incontro a una delle tante tragedie del
Mediterraneo: quella di una piccola motovedetta albanese, stracarica di uomini, donne e bambini,
affondata nel marzo del 1997 davanti alle coste italiane.
Nell’atto unico si affollano i sommersi e i salvati, chi è sopravvissuto e chi è scomparso, le loro voci, i
loro pensieri, e soprattutto il loro viaggio verso il buio, pieno di grandi ansie e piccoli desideri, sogni
e paure, digressioni, apparizioni, improvvise rammemorazioni.
                                                                                   Alessandro Leogrande

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PRODUZIONI 2017/2018 - Cantieri Teatrali Koreja
CODICE NERO
PRODUZIONI 2017/2018 - Cantieri Teatrali Koreja
CODICE NERO
regia Riccardo Lanzarone
con Riccardo Lanzarone, Giorgio Distante
musiche originali Giorgio Distante
disegno luci Michelangelo Volpe
dipinto Pietro Distante
costumi Bianca Maria Sitzia
assistente costumi Lilian Indraccolo
collaborazione artistica Giulia Falzea
organizzazione e tournée Laura Scorrano e Georgia Tramacere

Vincitore del Festival Young Station 8
Semifinalista Premio Scenario 2015
Finalista al Cassino Off 2017

Cosa succede quando un uomo qualunque è costretto a stare in ospedale?
Salvatore Geraci, ex artificiere siciliano, racconta la sua vita: un tempo sospeso e solitario fatto di
silenzi, sguardi, speranze e abbandono. Codice nero viola l’intimità del paziente che aspetta il suo
turno. L’attesa diventa l’anticamera perfetta di uno spazio personale dove rivelare chi si era prima
della malattia e supporre come andrà a finire. Il tempo di attesa è indefinito e informe: il protagonista
ci vive dentro in una costante altalena tra presente, passato e futuro. Si ricorda chi era e immagina
chi vorrà essere.
Salvatore attende e non smette di chiedere: “Tocca a me?” Intanto prepara un fuoco d’artificio che
deve esplodere in tempo o forse mai.
Cosa hanno in comune la sanità e la polvere da sparo?

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PRODUZIONI 2017/2018 - Cantieri Teatrali Koreja
LAOJCIEC
    PAROLA
         ТАТКО БАЩА
                    PADRE
LAOJCIEC
    PAROLA
         ТАТКО БАЩА
                    PADRE
drammaturgia e regia Gabriele Vacis
scenofonia e allestimento Roberto Tarasco
coordinamento artistico Salvatore Tramacere
con Irina Andreeva (Bulgaria), Alessandra Crocco (Italia), Aleksandra Gronowska (Polonia),
Anna Chiara Ingrosso (Italia), Maria Rosaria Ponzetta (Italia), Simona Spirovska (Macedonia)
assistente alla regia Carlo Durante
training Barbara Bonriposi
tecnici di compagnia Mario Daniele, Alessandro Cardinale
organizzazione e tournée Laura Scorrano e Georgia Tramacere

Premio Best Actress Apollon 2012 XI International Theatre Festival Apollon di Fier, Albania
Premio “Adelaide Ristori” (Mittelfest 2014) migliore attrice a tutte le interpreti

Sei ragazze. Sei giovani attrici selezionate durante un giro di seminari tenuti da Koreja nell’Europa
centro orientale. Sei giovani donne si incontrano in uno dei tanti crocevia del presente. Quei non
luoghi che frequentiamo senza vedere. Ola, Anna Chiara, Simona, Irina, Alessandra, Rosaria. Tre sono
italiane, una è polacca, una è bulgara, una è macedone.
Tutte parlano più o meno inglese. Quali sentimenti coltivano sei ragazze di nazionalità diverse, che
si parlano attraverso una lingua comune superficiale? Hanno memorie comuni? Che storie possono
raccontarsi e raccontare? E, soprattutto hanno una storia comune da raccontare? Immagini, danze,
musiche e parole che frullano identità impossibili, mobili, fluide. Scintille di senso imprevedibili.
Tutte hanno conti in sospeso con la loro patria, tutte hanno conti in sospeso con i loro padri.

Scusa papà… scusa… Volevo solo sapere quanto tempo mi rimane
Quanto tempo mi rimane da vivere… e come.

[…] Con le sei ragazze ho fatto lunghe interviste che ho ripreso in video. Più che interviste sono sedute
psicanalitiche. Ho chiesto loro di raccontarmi quando hanno avuto davvero paura, quando si sono
sentite al sicuro. La paura è il sentimento dominante del nostro tempo. Perché possediamo tanto.
Perlopiù cose. Quindi abbiamo paura che gli altri, che il resto del mondo, a cui abbiamo rubato il tanto
che abbiamo, ci presenti il conto. Abbiamo paura che ce lo portino via.
Alle sei ragazze ho chiesto di raccontare storie, non ho chiesto opinioni.
Sono venute fuori testimonianze diverse: se una ha vissuto sei, sette anni sotto il comunismo, ha paure
e desideri diversi da una che discende da Alessandro il Macedone.
Per queste ragazze è molto importante raccontare il padre. I loro padri…fino ad Alessandro il
Macedone. E la parola padre ha la stessa radice semantica della parola patria […]
Gabriele Vacis

Lo spettacolo è prodotto da Cantieri Teatrali Koreja nell’ambito del Progetto Archeo.S., finanziato dal Programma
di Cooperazione Transfrontaliero IPA Adriatico. Lead Beneficiary Teatro Pubblico Pugliese.

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IL MATRIMONIO
DA “IL MATRIMONIO” DI NIKOLAJ VASIL’EVIČ GOGOL’
idea e progetto Salvatore Tramacere, Lucio Diana
 adattamento e regia Salvatore Tramacere
 con Ivan Banderblog, Francesco Cortese, Giovanni De Monte, Carlo Durante,
 Erika Grillo, Anna Chiara Ingrosso, Emanuela Pisicchio, Fabio Zullino
 aiuto regia Giovanni De Monte
 scenografia e luci Lucio Diana
 realizzazione scene laboratorio Cantieri Teatrali Koreja
 aiuto allestimento Angela Chezzi
 tecnici di compagnia Mario Daniele, Alessandro Cardinale
 un grazie a Luca Cortina
 organizzazione e tournée Laura Scorrano e Georgia Tramacere

                                                                                  Quid rides?... De te fabula narratur.

                                                                                                  Che c’è da ridere?...
                                                                                     È una storia che ci riguarda tutti.
                                                                                             Orazio, Satire, I, 1, 69-70

 IL MATRIMONIO
DA “IL MATRIMONIO” DI NIKOLAJ VASIL’EVIČ GOGOL’
 La commedia in due atti composta da Gogol poco meno di due secoli fa, torna in teatro con i suoi
 personaggi divertenti, quasi buffi. Personaggi catapultati ai nostri giorni che nascondono inquietudini
 e abissi di solitudine. Al centro di questa rilettura del testo, ancora una volta, l’uomo e i suoi conflitti
 visti attraverso uno schermo: sembra di assistere ad una trasmissione televisiva dove uomini e donne
 cercano l’intimità grazie a un sensale mediatico e proprio come in una trasmissione televisiva dove
 tutto è finto, costruito alla perfezione, si confrontano a botte di colpi di scena e lasciano spazio alla
 spettacolarizzazione del pianto e della tragedia che diventa la vera protagonista.
 A questo punto il teatro non può far altro che interessarsi all’uomo e analizzarlo senza pietà.

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IL PASTO DELLA
TARANTOLA
IL PASTO DELLA
TARANTOLA
testi, video e regia Silvio Panini e Paolo Pagliani
con Anna Chiara Ingrosso e Ottavia Perrone
consulenza artistica Salvatore Tramacere
realizzazione scenografie Mario Daniele
organizzazione e tournée Laura Scorrano e Georgia Tramacere

L’allestimento dello spettacolo è costituito da una serie di postazioni per una degustazione individuale
guidata. Le attrici-cameriere accompagnano lo spettatore-avventore alla scoperta dei sapori tipici
salentini. I prodotti alimentari tipici rispecchiano e testimoniano la cultura (non solo materiale) da cui
sono nati. Proponiamo alla degustazione cinque prodotti tipici del Salento (mùscari, scapèce, pomo-
dori secchi sott’olio, africano e negroamaro). Chi non coglie lo stretto collegamento fra i sapori di tali
prodotti e la terra generosa che li produce? L’amarognola stratificazione del lampascione, il forte e
robusto sapore della scapece, la dolce acidità del pomodoro, la armoniosa vigoria del negroamaro
danno un tocco originale alla cucina salentina. Emerge la luce riverberante del Salento, la pietra te-
nera degli edifici barocchi, la condizione geografica della penisola salentina di vero fondo dell’Italia,
come dice Piovene, e il pellegrinaggio delle tarantolate, morse dal ragno soprattutto d’estate quando
le donne erano più impegnate nel lavoro dei campi. Insomma cultura e colture, saperi e sapori uniti
da un unico respiro che alimenta il miracolo di un territorio, il Salento, ricco di tradizione e di futuro.
La performance della durata di 20 minuti, rivolta ad un numero massimo di 30 persone, può essere
presentata più volte nell’arco della giornata.

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OPERASTRACCI
O DELL’EDUCAZIONE SENTIMENTALE
OPERASTRACCI
O DELL’EDUCAZIONE SENTIMENTALE

  da un’idea di Enzo Toma e Silvia Ricciardelli
  con Anna Chiara Ingrosso, Emanuela Pisicchio, Fabio Zullino
  regia, drammaturgia e costumi Enzo Toma
  scenografia e luci Lucio Diana
  cura della messa in scena Silvia Ricciardelli
  scene realizzate da Mario Daniele
  cura tecnica Alessandro Cardinale
  sarta di scena Angela Chezzi
  organizzazione e tournée Laura Scorrano e Georgia Tramacere

  Sulla base di quali modelli comportamentali e culturali i ragazzi vivono il proprio rapporto con i
  sentimenti? Quanto, nella loro quotidianità, incidono modelli fondati sul narcisismo, l’egoismo e talvolta
  la violenza?
  Operastracci è uno spettacolo sui sentimenti, un tentativo di raccontare il naturale rapporto con le
  emozioni e con il corpo che cambia: quadri teatrali che, pur senza parole e con l’aiuto delle più
  famose arie d’opera, mettono in scena quel complesso viaggio di crescita che è la vita.
  Nello spazio scenico simile ad un ring, una montagna di stracci, grazie agli attori, diventa veli, palloni,
  guantoni, pance, e addirittura bambole/marionette che si fanno carico di sentimenti forti come la
  tenerezza, il ricordo e l’elaborazione della perdita.
  Le arie del melodramma, sorreggono le atmosfere, le emozioni e persino i giochi, con la misteriosa
  magia con cui una voce lirica riesce sempre a coinvolgere chi l’ascolta.
  Occorrono 30 metri di stoffa per confezionare una sola delle marionette che nascono dalle mani degli
  attori sotto la vista degli spettatori. Ci vuole un’ora per tentare di raccontare i sentimenti di due ragazzi
  e il mistero dei legami, degli affetti.
  Dalla storia dell’arte al melodramma, dalla danza al teatro di figura e all’antica tecnica giapponese
  del Bunraku, uno spettacolo evocativo che attraversa i linguaggi delle arti e fa risuonare i vissuti
  quotidiani inquadrandoli in un contesto “altro” che, nella distanza, rende possibile affrontare temi
  delicati come i sentimenti, sempre più necessari ad una generazione digitale.

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PALADINI          DI   FRANCIA
 SPADA AVETE VOI, SPADA AVETE IO!
dedicato a Che cosa sono le nuvole?
                                                                                             di Pier Paolo Pasolini

PALADINI          DI   FRANCIA
 SPADA AVETE VOI, SPADA AVETE IO!
Vita, morte e disavventure di Orlando e altri strani paladini

di Francesco Niccolini
regia Enzo Toma
con Francesco Cortese, Carlo Durante, Anna Chiara Ingrosso, Emanuela Pisicchio
assistente alla regia Valentina Impiglia
ideazione scene Iole Cilento
realizzazione scene Porziana Catalano, Iole Cilento
musiche originali Pasquale Loperfido
voce di Carlo Magno Fabrizio Saccomanno
disegno luci Angelo Piccinni
tecnici di compagnia Mario Daniele, Alessandro Cardinale
organizzazione e tournée Laura Scorrano e Georgia Tramacere

Premio EOLO AWARDS come Miglior Spettacolo
Premio Associazione Nazionale Critici del Teatro
Premio speciale della Giuria come Miglior Performance per il sostegno
e lo sviluppo delle tradizioni The Great Petrushka, International Puppet Festival 2014 -
Ekaterinburg (Russia)
Premio come miglior regista Harmony Word Puppet Carnival 2014 - Bangkok-Thailand
Premio Internazionale “Il Teatro Nudo” di Teresa Pomodoro - Milano, Novembre 2016

Giochi di bambini. Giochi di guerra.
Marionette. Pupi. Roba vecchia e bellissima. Da spaccare in due a colpi di spada.
Sotto: corpi, metallo, amore e guerra. Sopra: fili, voci tonanti e un destino tragico.
Carlo Magno e i suoi paladini. Da ragazzo li odiavo quei personaggi, prototipi di conquistatori. Invece
amavo con tenerezza e batticuore le loro raffigurazioni morte, quelle marionette fatte a pezzi, legate
a un cielo di carta strappato.
Vent’anni dopo, quando vedo uomini e/o marionette morire sui campi di battaglia, ho capito che tutti
meritano compassione e i loro corpi vanno rispettati.
La storia comica e tragica dei paladini di Carlo Magno – dall’arrivo a corte della bella Angelica al
massacro di Roncisvalle – racconta la bellezza e la crudeltà della vita. E se da più di cinquecento
anni grandi poeti e oscuri teatranti continuano a provare un piacere immenso a raccontarla, un
motivo ci deve essere. Mi pare di essere nel teatrino delle marionette dove Pasolini fa raccontare a
Totò, Ninetto Davoli, Franco e Ciccio, la triste storia di Otello, Iago e Desdemona. Con quelle stesse
marionette vorrei raccontare di Rinaldo, Astolfo, Angelica, Bradamante, Fiordiligi, Orlando e, da ultimo,
il massacro di Roncisvalle, quella discarica assurda e insanguinata dove tutti quei corpi morirono e
furono abbandonati, occhi al cielo, a domandarsi che cosa sono le nuvole.
Francesco Niccolini

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SOGNO      IN
CARTOMETRAGGIO
               SCATOLA
SOGNO      IN
CARTOMETRAGGIO
               SCATOLA
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                                                                                        c’era una notte senza paura
                                                                                   c’era una notte di stelle e nuvole
                                                                              c’era una notte di mille e più lucciole
                                                                                 c’era una notte e forse c’è ancora
                                                                                            c’era anche un giorno…

progetto di Francesco Cortese e Ottavia Perrone
testo e illustrazioni di Ottavia Perrone
con Ottavia Perrone e Francesco Cortese
cura artistica Carlo Durante, Silvia Ricciardelli e Salvatore Tramacere
consulenza allestimento Lucio Diana
disegno luci Carlo Durante
allestimento tecnico Mario Daniele
organizzazione e tournée Laura Scorrano e Georgia Tramacere

Un nuovo modo di raccontare mediante l’invenzione del cartometraggio: tra rime, illustrazioni, scatole
e suoni si srotola una storia visionaria per ascoltare, guardare e immaginare.
Uno spettacolo per tornare a sognare e per restituire la dimensione dell’ascolto ai più piccoli.
Lontano dalle tecnologie, si svolge la storia di un bambino che gioca con le scatole e la sua
immaginazione.
Le scatole sono luoghi magici, dove i giochi prendono vita: aprirne una è una sorpresa infinita!
Una scatola può essere la stanza dove ogni bambino inventa la sua storia, può essere il mare, il cielo
e tutte le stelle. Di certo, una scatola è il posto sicuro dove custodire i segreti, raccogliere i sogni e
immaginare il mondo.

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ALICE
testo Francesco Niccolini
regia Salvatore Tramacere
con Alessandra Crocco, Giovanni De Monte, Carlo Durante, Riccardo Lanzarone
scene Iole Cilento
collaborazione all’allestimento Lucio Diana
costumi Enzo Toma
disegno luci Angelo Piccinni
realizzazione scene e cura tecnica Mario Daniele
organizzazione e tournée Laura Scorrano e Georgia Tramacere

                                                                      «Certe bambine hanno una sgradevolissima
                                                                                     tendenza a diventare grandi:
                                                                            spero che tu non farai niente di simile
                                                                             prima del nostro prossimo incontro.»
                                                                     Charles Lutwige Dodgson, alias Lewis Carroll

      ALICE
Alice inquieta e diverte da morire. Quando Carroll pubblicò “Alice nel paese delle meraviglie” un
quotidiano inglese scrisse che quel romanzo «possiede questo vantaggio, che non ha morale, e
che non insegna niente». Masolino D’Amico va oltre: «un libro di travolgente anarchia, un libro dove
l’autorità è mostrata come dispotica, capricciosa e intollerante, dove le istituzioni sono incomprensibili
e ingiuste, dove la divinità non è nominata neppure; un libro in cui gli insegnamenti tradizionalmente
porti ai fanciulli sono costantemente messi in ridicolo, dove le poesie edificanti, faticosamente mandate
a memoria a scuola, sono ridotte a non senso».
Come se tutto ciò non bastasse, il suo autore, Lewis Carroll, non esiste: è un nome di fantasia che
copre l’identità del reverendo Charles Lutwidge Dodgson, matematico discreto e balbuziente, nonché
fotografo eccezionale, ossessionato dall’inarrestabilità dell’infanzia. Nel senso che non puoi smettere
di crescere e diventare grande: Che cos’è Alice se non un libro per adulti stufi di crescere per niente?
Questo è il libro che ci riconcilia con la disgrazia più irrimediabile della vita: non essere mai adulti e
poi, improvvisamente, non essere più bambini.
In scena un coniglio bianco, un uovo saggio più di un dizionario, un gatto, una regina, un cappellaio,
delle margherite e due cavalieri. È un piccolo esercito di folli squilibrati per affrontare il grande enigma:
come mettere in scena questo capolavoro? Come porgerlo, centocinquanta anni dopo, a un nuovo
pubblico? Quale mondo alla rovescia può contaminare i nostri bambini e i bambini che dormono in
noi, ormai adulti? Non ha senso ‘tradurre’ alla lettera il testo di Carroll: nuovi nonsense, nuove vene di
follia e di divertimento, nuovi personaggi e meraviglie riempiono questa Alice, a cui applicare le regole
del teatro, quello vero, quello delle compagnie che per sorprendere ancora devono lavorare sodo.
                                                                                         Francesco Niccolini

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GIARDINI DI
   PLASTICA
GIARDINI DI
                                        PLASTICA
con Alessandra Crocco, Giovanni De Monte, Maria Rosaria Ponzetta
regia Salvatore Tramacere
tecnico luci Mario Daniele
collaborazione all’allestimento Maria Rosaria Ponzetta
organizzazione e tournée Laura Scorrano e Georgia Tramacere

Premio speciale “Festival Grand Prize”
Isfahan Theater Festival for Children & Young Adults - Iran

Lo spettacolo cattura gli sguardi, ma lascia libera la fantasia di correre a briglia sciolta. Chi decide
di subirne l’incantesimo, si prepari a un viaggio sorprendente alla scoperta di mondi magici dove
colori, luci e suoni assecondano i suoi desideri. Mondi a sé, ciascuno con le proprie meraviglie,
dove si possono incontrare extraterrestri, samurai, fate, angeli…Dove c’è posto per i ricordi, i sogni,
le emozioni. Di grande impatto visivo, le scene suggestionano anche chi bambino non è più, grazie
all’originalità delle trovate e alla forza evocativa di certe immagini. Tubi, abiti, copricapo, materiale
povero e riciclato di vario genere che grazie all’uso fantasioso delle luci si trasforma fiabescamente in
immagini, visioni strampalate e buffe, quadri plastici di un movimento della fantasia. Non c’è in ballo
una vera e propria storia che non sia quella inventata, lì al momento, dai tre attori in scena con le loro
trasformazioni. E la plastica? Koreja si è divertita a trasformarla, giocando con gli oggetti semplici di
ogni giorno. E lancia la sfida a riconoscerli.

“[…] Suggestioni orientali, ritmi e colori sudamericani, divertenti gag-battibecco, la fata degli uccelli
con i due cacciatori che si mettono fuorigioco da soli, Eva con la mela e il serpente che si muovono
sulle note di un motivo assai gradevole. A questo proposito vogliamo sottolineare la validità delle scelte
musicali, attentissime, particolari e molto belle. Anche una scelta assolutamente non prevedibile: un
brano di Battiato per intero che parla di problematiche dure, di politiche, di criminalità. Mentre la voce
racconta, gli attori sulla scena disegnano bolle di sapone di tutti i formati, che le luci colorano di blu,
o di rosso, trasformandone la superficie in una specie di ghirlanda di stelline. La fantasia, un effetto
davvero speciale”.

                                                                                                          Luisa Guarino

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MANGIADISK
HANSEL & GRETEL
di Francesco Niccolini
regia di Enzo Toma
con Alessandra Crocco, Carlo Durante, Silvia Ricciardelli
scene Iole Cilento
assistente alla scenografia Porziana Catalano
assistente alla regia Tonio De Nitto
light designer Marco Oliani
tecnico Mario Daniele
organizzazione e tournée Laura Scorrano e Georgia Tramacere

               MANGIADISK
                      HANSEL & GRETEL
Tutti i bimbi come me
Hanno qualche cosa che
Di terror li fa tremare
E non sanno che cos’è

Uno spettacolo contro la paura e la solitudine che due bambini possono provare se temono di
essere stati abbandonati. Uno spettacolo sul rischio degli equivoci e sul peso delle parole, e su
come – talvolta – basti un’ombra per cadere nell’angoscia.Uno spettacolo sullo straordinario potere
dell’immaginazione e della musica, che possono salvarti la vita e strapparti dalla paura e dal buio
della notte, in nome dell’amore.Uno spettacolo sul tempo che passa, sul rapporto tra fratelli e con
una nonna che invecchiando, torna bambina, e può accadere, stranamente, che i rapporti di cura, di
gioco, di tenerezza, tra generazioni ormai lontane si invertano e prendano nuova bellezza…
Due fratelli, ormai adulti, tornano nella vecchia casa delle vacanze, da una nonna che sta per lasciarli.
In quella casa magica di quando erano piccoli vivono vecchie paure ed emozioni che rischiavano
d’aver perso per sempre.Il tutto grazie a un mangiadischi, ad Hansel e Gretel e a quella nonna fatata.
E proprio nella casa della nonna, con il mangiadischi abbandonato lì, la vecchia storia di “Hansel e
Gretel” torna ad attraversare le loro vite, anzi la loro notte. Così capita di riscoprire tante cose: prima
di tutto che quella fiaba, insieme ai rumori, al buio, alle parole, al vento e a questa strana nonnina,
fa ancora paura. Non solo: messi in moto i ricordi, finalmente si esorcizzano i cattivi pensieri che
li hanno accompagnati quando eravano piccoli e la nonna, nell’ultima notte prima di andarsene, si
trasforma in un autentico ‘aiutante magico’, in grado di lasciare in eredità ai due nipoti beni preziosi…
molto preziosi.
“Mangiadisk” è uno spettacolo sulla paura, sugli equivoci, la voglia di giocare e sulla fine dell’infanzia,
ma soprattuto su quello che – con un po’ di cuore – si può salvare da quel feroce ‘diventare grandi’
che talvolta è molto peggio del naturale ‘invecchiare’.

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